Life must go on

Parte II

di Hymeko


Un dolore lancinante gli attraversò la testa, mentre gli occhi si aprivano prudentemente cercando di mettere a fuoco il luogo dove si trovava...il suo sguardo venne intralciato da decine di piccole gemme luminose che danzavano irritanti davanti a lui, brillando su uno sfondo nero come la pece, incuranti dei giramenti di capo che gli provocavano col loro ondeggiare cadenzato. 
Chiuse gli occhi, tentando di non vomitare. Sapeva che non doveva farlo, che lì...c'era qualcun altro. Inconsciamente ne avvertiva il calore, e le sue narici trovavano sollievo in un profumo che aveva sempre amato, nell'aroma misterioso e affascinante della vaniglia. 
Socchiuse ancora le palpebre, stavolta con più lentezza, dando modo ai suoi sensi di riassettarsi. Le scintille sparirono lentamente, e Rukawa si trovò a pochi centimetri dal viso di Hanamichi...di nuovo. Era tutto diverso, però. Non sentiva vibrare nell'aria quella rabbia o l'ira che si era sprigionata durante il litigio...c'era solo un'inspiegabile silenzio, rotto solo dallo sciabordio dell'acqua. 
'Acqua? Perché sento l'acqua così vicina?' 
Si guardò intorno, cercando di capire. Il bus era steso su un lato, vedeva l'acqua del fiume scorrere sotto il vetro laterale. 
Era successo qualcosa. 
Erano sdraiati in una strana posizione, ancora incastrati ma quasi in verticale rispetto al suolo...dell'acqua gocciolava impudente sul suo capo per poi corrergli lungo il viso, infradiciandogli i capelli e la pelle. 
Ma di questo si poteva preoccuparsi marginalmente, la sua attenzione si concentrava sul volto del compagno, su cui del sangue tracciava una scia carminio che imbrattava la fronte e gli occhi, una chiazza rosso rubino che l'acqua aveva appena iniziato a lavare. 
Rukawa inghiottì la saliva, tentando di parlare. La gola gli doleva, gonfia e bollente, e arida. Provò a muovere le braccia. Il suo arto sinistro era ancora incastrato dal corpo del rossino, ma muovendolo piano riuscì a liberare il destro. 
Raccolse un po' d'acqua nell'incavo della mano e se la portò alle labbra, tentando di quietare l'incendio che gli divampava nella gola. 
Tossì, e pregò che le corde vocali lo sostenessero. 
"Ehi...svegliati..." 
A lui stesso la sua voce somigliò al gracchiare graffiante di un corvo, ma una volta scaldata essa tornò bassa e sicura. 
"Svegliati, do'hao...dai..." 
Scosse lievemente l'altro, tentando di farlo rinvenire. Era sicuramente vivo, sentiva i battiti del cuore attraverso la stoffa sottile, ma poteva essere in coma...scosse scioccamente la testa, e si maledisse, mentre il dolore gli squarciava di nuovo il cervello. 
Non era in coma...non lo doveva essere...non avrebbe saputo come comportarsi. E non ce l'avrebbe fatta da solo. 
Un gemito del ragazzo gli fece tirare il fiato. Si stava svegliando. 
"Avanti, apri gli occhi" 
Quasi obbedendo all'altro, Hanamichi socchiuse lentamente gli occhi, fissando Rukawa senza vederlo realmente. Sbatté le palpebre tentando di mettere a fuoco, poi le spalancò, distinguendo chiaramente la realtà. 
"Ru...Rukawa?" 
Anche la sua voce era debole e malferma. 
Tentò di alzarsi, ma il volpino lo fece star giù spingendolo col suo corpo. 
"Stai fermo, non ti muovere, sei ferito" 
Hanamichi lo guardò confuso, poi si rilassò abbandonandosi senza forze. 
"Che cosa è successo? Non mi sento bene..." 
"Sanguini dalla fronte, probabilmente hai un taglio sul cuoio capelluto" 
Il rossino si toccò la testa e osservò il liquido rosso ormai addensatosi che gli macchiava i polpastrelli, poi scosse il capo: 
"No, il sangue non è mio, deve essere tuo...hai un brutto taglio un po' più in alto del sopracciglio sinistro...probabilmente abbiamo sbattuto la testa..." 
Rukawa spalancò gli occhi, e si portò automaticamente la mano alla fronte. 
"Fermati, scemo!" 
Hanamichi gli afferrò la mano, stringendola forte tra le dita. 
"Potrebbe infettarsi..." 
mormorò, in preda alla stanchezza. 
Rukawa annuì piano, sciogliendo la mano dalla stretta del compagno. 
Rimase a fissarlo per qualche momento mentre chiudeva gli occhi e li massaggiava, poi si costrinse di nuovo a parlare: 
"Dobbiamo alzarci, e scoprire cos'è successo" 
Hanamichi annuì, senza aprire gli occhi. 
"Dai, vediamo di slegarci" 
Rukawa si sollevò di una decina di centimetri, ma una fitta acuta gli trapassò il polpaccio destro. Dalle sue labbra fuoriuscì incontrollato un gemito che fece sobbalzare Hanamichi, che si ritrovò il ragazzo ansimante accasciato sul petto. 
"Rukawa! Cos'hai? Rispondimi!" 
Trascorsero interminabili istanti di silenzio, poi Rukawa si risollevò piano, facendo leva sulla gamba sana. Provò a spostare il peso sull'altro arto, ma vi rinunziò con una smorfia. 
"Credo di avere una gamba rotta..." 
Hanamichi sbiancò, poi strinse gli occhi, intuendo che toccava a lui guidarlo nei movimenti. 
"Forza, fai piano, ti aiuto io" 
Il rossino inarcò la schiena, e finalmente anche il braccio sinistro di Rukawa si liberò. La volpe lo massaggiò un po', poi Hanamichi lo aiutò a spostarsi. L'operazione non fu facile, poiché le spalle dei sue ragazzi sbattevano contro gli spigoli dei sedili o le maniglie e i posacenere, ma alla fine i due riuscirono a sedersi sui fianchi di due posti, leggermente inclinati in avanti per non sbattere. 
La scena che si presentò ai loro occhi abbatté il loro morale. Il bus era rotolato dalla strada giù nella scarpata, infrangendosi contro una grosso scoglio appuntito che spuntava solitario dal letto del fiume, e che aveva aperto lo stesso, recidendo senza difficoltà le lamiere sottili spezzando il mezzo in due tronconi...l'altra metà era scivolata oltre la parete della roccia, e non si vedeva...il vetro sotto di loro si era infranto, seminando schegge taglienti sul letto del fiume e sui sedili, e l'acqua [C1]torbida schiumava rabbiosa quasi fosse adirata con l'intruso. 
I ragazzi si fissarono in silenzio. 
Ognuno dei due lesse negli occhi dell'altro la stessa paura...dovevano raggiungere la metà che ospitava i loro compagni. Non si chiesero neppure come avessero fatto loro a salvarsi. 
Rukawa tentò di gattonare verso lo squarcio, ma Hanamichi lo bloccò. 
"Aspetta, lasciami vedere il taglio e la gamba" 
Sembrava preoccupato. 
Il moro lo guardò un secondo, poi acconsentì, allungando le gambe sui sedili. 
Hanamichi scivolò lentamente accanto a lui, e visitò con calma la gamba infortunata. 
Rukawa strinse i denti ma non gridò. 
Il rossino gli rivolse un sorriso stanco e rassicurante, mentre massaggiava il muscolo. 
"Non credo sia rotta, altrimenti staresti gridando. Penso che ti facesse male per la botta e per l'intorpidimento, l'avrai mossa troppo in fretta" 
"Hn" 
"Ora diamo uno sguardo al taglio" 
Gli sollevò con delicatezza i capelli, scostandoli dalla ferita. 
"Uhm...non è profonda, a prima vista sembrava peggio...penso che un po' di disinfettante e un cerotto basteranno" 
"Sopra la tua testa" 
"Scusa?" 
"C'è la scatola del Pronto Soccorso" 
"Ah? Sì, è proprio qui..." 
Hanamichi si allungò per prendere la cassetta, mordendosi le labbra. 
A Rukawa non sfuggì quel gesto: 
"Cos'hai?" 
"Sono pieno di lividi e ammaccature" 
"Hn" 
'Si è preoccupato prima di me che di sé stesso...' 
Il ragazzo pulì la ferita col disinfettante, poi gli fece chiudere gli occhi e spruzzò del cicatrizzante. 
"Non ti preoccupare, non rimarrai sfigurato" 
"Idiota" 
"Stupida volpe...stai fermo che ti metto il cerotto...speriamo che tenga..." 
"Ah!" 
"Male?!" 
"Un po'..." 
"Femminuccia!" 
"Carciofo!" 
Hanamichi lo fissò un secondo e poi rise, sorvolando sull'insulto. 
"Sei fortunato che non abbia voglia di litigare, volpe. Aspettami qui, vado in bagno a prendere dalla carta per togliere il resto del sangue" 
Rukawa lo guardò andare carponi verso il bagno, e si concesse un piccolo sorriso. Trovava quell'aspetto del suo carattere davvero piacevole, in fondo, gli aveva appena dimostrato che teneva a lui. Forse non lo odiava...o era solo molto preoccupato. 
'Non è il momento. Dobbiamo pensare agli altri. Spero che stiamo bene...' 
Chiuse gli occhi, concentrandosi sui rumori che lo circondavano. Sapeva che era un'impresa disperata, ma doveva tentare di sentire i gemiti degli altri...in fondo erano a meno di dieci metri... 

Hanamichi scivolò con cautela sui sedili, afferrandosi ai braccioli per non cadere. 
Soffocò molti gemiti. Avvertiva le ossa gridare mentre pesava sui supporti in plastica dura, i muscoli intorpiditi obbedivano di malavoglia ai suoi ordini, intralciandogli il cammino, e la sua testa stava girando ancora, senza sosta... 
Aveva il fiatone. Dopo tre o quattro metri, era già ko. Ridacchiò. Il Gorilla non ne sarebbe stato contento. 
"Già, il Gorilla...e gli altri..." 
Alzò lo sguardo verso il cielo. Sebbene fossero più o meno le tre del pomeriggio, in fondo a quel canalone la luce faticava ad arrivare, e la pioggia non contribuiva a rallegrare l'ambiente...nuvole color cenere aleggiavano basse sulle pendici dei monti, e le foreste grondanti d'acqua si mostravano nel loro lato oscuro. 
Dalle lamiere contorte pendevano grosse gocce, come liquidi festoni su un albero metallico. 
Avanzò ancora di qualche passo. Il bagno giaceva davanti a lui, chiuso, mentre la porta posteriore del pullman era stata sfondata da una roccia. L'acqua infiltratasi formava una piccola pozza torbida, scura come petrolio. 
Hanamichi si allungò per aprire la porta. Afferrò la maniglia e tirò. Nulla. La porta cedette leggermente, ma non si aprì del tutto. 
'Merda...mi bagnerò le scarpe!' 
Si calò nel vano, si puntellò contro il fondo e tirò, sbloccando la porta. 

Rukawa riprese a massaggiarsi la gamba. Il rossino aveva ragione...non gli faceva più molto male. E le altre ferite potevano aspettare. In fondo, erano per lo più lividi e graffi, nulla di grave. Si girò fissando l'intercapedine dov'erano stati immobilizzati fino a poco prima. Si erano salvati solo per quello....bloccati saldamente, non avevano sbattuto abbastanza forte da procurarsi lesioni mortali...grazie alla loro lite, avevano rimediato solo qualche livido e dei tagli. Roba da niente, picchiandosi si erano fatti più male. 
Sospirò. Se ne sarebbero occupati più tardi. Era una fortuna che avesse capito dove si trovavano, e che conoscesse il luogo. Dovevano chiamare dei soccorsi...gli altri potevano non essere stati tanto fortunati. 
Un rumore sordo attirò la sua attenzione. 
'Sta tornando' 
pensò senza alzare gli occhi. 
Il ragazzo si fermò accanto a lui, senza dire nulla. 
Rukawa continuò a ignorarlo per qualche attimo, poi lo guardò. 

Hanamichi non prese la carta. 
Solo chiuse la porta. 
Non disse nulla. 
Si girò. Risalì. Tornò da Rukawa senza badare al dolore. 
Si accoccolò davanti a lui. 
Aspettò in silenzio. 

Rukawa sussultò, e un ansito sorpreso gli sfuggì dalle labbra. 
"Cos'è successo?" 
Era seduto di fronte e lui, i capelli bagnati, il volto ancora sporco, gli occhi innaturalmente spalancati. 
Rukawa si affrettò a raggiungerlo, zittendo le fitte. 
Hanamichi non diede segno di accorgersene. 
"Ehi..." 
Rukawa gli scostò delicatamente una ciocca dai capelli. 
Il rossino non reagì. Fissava con occhi senz'anima il vetro in fondo al bus, incurante dei tentativi della volpe di svegliarlo dal suo torpore. 
"Dai carc...Sakuragi...reagisci...che cosa c'è?" 
Non cambiò nulla su quel volto statico. 
Il moro rimase ad osservarlo affascinato per qualche secondo. Poi guardò il mondo riflesso nei suoi occhi. 
'Siamo così simili, ora...di solito sono io l'inespressivo, ma adesso...capisco ciò che vogliono dire quando mi ripetono che non ho espressività...ma che cosa può essere successo per ridurlo così?' 
Rukawa si morse le labbra, gettando un'occhiata alla porta chiusa del bagno. 
'È cominciato tutto da lì...' 
Gli carezzò un braccio, asciugandolo dalle gocce d'acqua. . 
"Ascoltami, vado a vedere cosa c'è nel bagno, d'accordo? Tu rimani qui, non ti preoccupare, ci penso io" 
Si voltò, cercando una via agevole per ripercorrere il tragitto del rossino. 
"No" 
Una voce persa lo fermò, e qualcosa gli afferrò un braccio. Era la mano di Sakuragi. 
Rukawa si riaccostò a lui. Ora aveva chiuso gli occhi. Si guardò intorno, poi strappò il lembo di una tendina e lo deterse dal sangue. 
Hanamichi non reagì. 
"Che cosa c'è?" 
"N-n-non andare...nel bagno..." 

Fine capitolo secondo
[C1]Metterci che vengono sfiorati dall'acqua e dagli spruzzi. 




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