Disclaimer: I pucci non sono miei ma di mister Inoue sensei (ho fatto pure la rima ^o^)
Ringraziamenti: Grazie cugi per averla letta :*****
Note: E' un AU su questo non si discute, è un po' particolare come ficci, non so neanche come sia nata, mi sono messa al pc e l'ho scritta, di getto.
E' triste e dolce allo stesso tempo (almeno io la vedo così ^^;;;), ma mi piace, forse più delle altre che ho scritto. Spero che piaccia anche a voi, si accettano C&C, ma evitate ortaggi e roba varia, il mio frigo è già pieno eheheh ^o^

Tra "..." Hana
Tra <...> Yohei
Tra *...* Provate a capire chi è ^^


  


Life & Death

di Natsume


Piove...

La pioggia sembra lavare tutta la mia sofferenza, mentre mi lascio trascinare da questo mare burrascoso e caldo, in profondo contrasto con le gocce gelide che, fine, cadono sul mio corpo in balia dei flutti.

In principio ero entrato solo per nuotare, per ripulire queste mie membra disgustose; poi.... la tempesta.

Il cielo si è aperto, confondendo le lacrime della mia anima con le sue.

Ora sono qui, mi lascio trasportare dalla corrente, tra queste onde alte e impervie che, a volte, mi coprono la vista dei lampi che squarciano il cielo.

Sento una morsa gelida, che mi trascina tra le acque, lascio che accada senza opporre la minima resistenza.

Stufo di lottare, anche se questa lotta è dolce e serena; felice di perderla, così finalmente sarò libero e verrò purificato.

'"No non fatelo vi prego... non voglio..."'

Parole che mi squarciano la mente e che mi riportano le memorie di quella notte lontana...

Ricordo ancora le loro mani su di me, che mi frugavano, mi marchiavano; ricordo le loro risa, i lori visi sconvolti dal piacere mentre mi possedevano in tutti i modi possibili e immaginabile, mentre le lacrime bagnavano il mio viso, mentre gridavo dal dolore e dalla vergogna che mi facevano provare; tutto iniziato come un gioco, uno stupido gioco che mi ha rovinato la vita.

Sento ancora i loro respiri su di me, dentro me, sulla mia pelle bagnata da una miriade di goccioline salate.

Usato, sottomesso, manovrato... come un giocattolo tra le loro mani... pensavo che tutto si sarebbe concluso quella sera, in quella notte tremenda che ha visto cadere per prima la mia innocenza... poi invece.... quella porta che si apre, ogni notte, lasciandoli passare indisturbati, non curandosi affatto dell'uscio chiuso a chiave, che in seguito venne fatta sparire; dei mobili che la bloccano, scostati come se niente fosse; di me, seduto sul letto, rannicchiato su me stesso per sfuggire ai loro sguardi, preso, sbattuto a terra, denudato.... come se non avessi volontà, come se dovessi sottostare a tutti i loro comandi.
Fuggire, scappare lontano da loro, da tutto e tutti, non so più chi sia mio amico e chi no, mi sento tradito e insicuro, mi sento solo.

Una solitudine più profonda di quella che ho sempre provato, peggio della morte dei miei genitori, peggio di ogni cosa, come un piccolo granello di polvere che viaggia nello spazio infinito, tradito dalla persona più cara, tradito dall'amore...

Amore... pensavo che mi amasse veramente, lo pensavo sul serio, per questo, pur sentendomi un verme, una nullità, ho lasciato correre, non ho dato molto peso a quella prima volta, mi sono detto che erano ubriachi e che non capivano cosa stessero facendo, ma poi.... poi non erano più ubriachi e i loro occhi pieni di passione e desiderio fissi su di me mi terrorizzavano, mi spaventano come non mai.

Ho tentato di fuggire, ci ho provato, ma non so come sapevano sempre dove rintracciarmi e mi riportavano lì, tra quelle mura bianche, piene del sangue uscito dalle mie ferite invisibile, delle mie lacrime silenziose, dei mille cocci della mia anima.

I ricordi si fanno avanti, ma io non voglio lasciarli passare, non voglio assolutamente risentire le loro voci suadenti che mormorano alle mie orecchie il loro amore, non voglio sentire i loro gemiti di piacere e goduria, non voglio ricordare che sono diretti a me, provocati da me, voglio dimenticare tutto, i loro visi, il loro profumo... per quanto mi lavi quest'odore non va via, questa sensazione di sudiciume che mi perseguita è ancora qui, a monito...

E mi lascio trasportare dalle onde, seguire la corrente sperando che mi porti via al più presto, in un posto dove non mi possano raggiungere, dove io possa sfuggire alla loro morsa convulsa, voglio la pace e me la prendo.

Una pace perpetua dove, finalmente, sarò al sicuro....

<Non mi lasciare...>

Un mormorio indistinto che mi riscuote dal sogno in cui sono caduto.

<Ti amo>

Parole che ho sentito e risentito mille volte e a cui non credo più.
<Resta con me>
Non voglio più essere solo un oggetto inanimato, non voglio più sentirmi una cosa senza alcun valore.

<Sei la cosa che più desidero al mondo...>

No no no.... il mio cuore sanguina, trafitto da mille stiletti immaginari, non sono una cosa, non sono una cosa, la mia anima grida di dolore a queste parole.

<...che non potrò mai avere...>

Sono turbato... non capisco chi mi stia accanto, chi mormora nella mia mente stanca, pensavo fosse uno di loro.

<...non sai neanche che esisto>

No, non è uno di loro, chi sei, cosa vuoi da me?

Cerco di socchiudere gli occhi per guardare dove mi trovo, provo a muovere le mie membra intorpidite, ma non ci riesco, non ho nessun controllo sul mio corpo, la cosa non mi spaventa, il sonno eterno è vicino e io sono grato alla nera signora che vedo, come un'ombra, alle spalle di questo giovane che mi è accanto e che, con mia somma sorpresa, mi tiene una mano cercando di trattenermi.

Si aggrappa a me come un naufrago che ha trovato un pezzo di legno  per salvarsi la vita.

Provo pena per lui e dolore, perché non capisce che la nave sta affondando inesorabilmente, che niente la riporterà indietro.

La dama scura si avvicina e mi accarezza una guancia.

Alzo il volto impercettibilmente tanto che, il ragazzo piangente, non si è accorto di niente.

La guardo e mi accorgo che non è una lei, ma un lui... e mi sorride con calore...

E' così bello nella sua eterea bellezza e nella sua dolorosa sofferenza.

*Vieni*

Mi tende una mano e io allungo la mia per prenderla.

*Vieni con me dolce angelo*

Sfioro le sue dita e sento un brivido scorrermi lungo il corpo indifeso.

*Saremo insieme per sempre*

Il mio cuore sussulta di gioia...

Paura...

La porta si apre di scatto e loro sono qui, si avvicinano a me e mi osservano.

I loro occhi sono pieni di colpa e tristezza che scivola lenta lungo le loro guance.

*Il mio compagno in eterno*

La sua voce mi distoglie dai miei aguzzini.

Mi specchio nei suoi occhi rossi, la stessa sfumatura dei miei capelli.

*Siamo le facce di una stessa medaglia ora finalmente ricongiunte*

Stringo le sue dita con più fermezza.

Sento un sussulto al mio fianco e vede quello strano ragazzo avventarsi sui miei carcerieri, colpirli con i pugni chiusi cercando di fargli male.

<Perchèèèèèèèèè!!!!!! E' solo colpa vostra, voi l'avete ridotto così>

Colpisce e ancora, ancora, ancora... finché non cadono a terra sotto i suoi colpi senza neanche reagire, senza neanche provare a difendersi.

<Cosa siete venuti a fare qui, avete sempre detto di amarlo ed ora siete qui a guardare il lavoro finito. Ditemi, era questo che volevate, questo....>

Parole dure, dette con disprezzo e con dolore.

Distolgo l'attenzione dal mio dolcissimo signore e li guardò negli occhi, come non ho più fatto da quel giorno immemore.

Vedo il mio amore passato a terra, una lieve scia rossa scivola lungo la sua mascella da un taglio sul labbro, il suo sguardo è vuoto, come quello di una bambola, dov'è tutto il tuo sangue freddo volpe...

Sposto i miei occhi sul secondo carnefice, le sue iridi azzurre sono piene di sofferenza e guardano rei quell'assalitore inaspettato; strano, i suoi capelli ricadono attorno al suo viso privi del solito gel, come se non avesse la forza per sistemarli eppure ci tiene così tanto a quella stramba pettinatura...

Ed ora l'ultimo, ma non il meno importante, pensavo che fossimo amici anche se ci siamo sempre presi in giro a vicenda, ricordo ancora quella tua irruzione in palestra, mi hai fatto penare, ma alla fine ti ho battuto. Con tutta la mia forza non sono stato in grado di contrastarti quella volta... e tutte quelle seguenti, forse perché sei un teppista o ero io ad essere troppo debole...

Siete tutti e tre qui, riuniti per me, prostrati ai miei piedi dal mio fedele cavaliere senza macchia ed io non provo nulla, odio, rancore, rabbia.... tutto è scivolato via, non ho neanche più paura e ringrazio queste dita decise e affusolate che stringono le mie in una dolce morsa.
Il mio protettore è a terra e mi guarda sconsolato, ora lo vedo.... il mio amico di sempre, l'unica persona che mi è stata vicina nel bene e nel male.

Lascio la presa su quella mano candida e mi avvicino a lui, mi inginocchio al suo fianco e lo prendo tra le braccia, lo sento tremare come un cucciolo spaventato.

Le mani gli coprono il viso, dagli spazzi scoperti vedo scivolare gocce inarrestabili di acqua.

Appoggio la mia fronte contro la sua, accentuando la mia stretta.

"Ti voglio bene"

Un sussurro sulle sue labbra prima di chinarmi a baciarle, un piccolo sfregamento di petali.

Quando riapro gli occhi mi scontro con i suoi, spalancati e sorpresi.

<Ha..Hana...>

Un sussurro.

Un soffio tiepido contro la mia faccia.

Sembra meravigliato di trovarmi qui accanto a lui.

Dei sussulti escono dalle bocche dei presenti quando una mano diafana si posa sulla mia spalla in un tocco leggero.

Mi volto e la bacio con devozione, poi vi poggio sopra la guancia e torno a guardarli.

I miei tre carcerieri sono alle spalle del mio migliore amico e mi... anzi ci osservano stralunati.

Non deve essere facile per loro vedere una persona identica a me nell'aspetto, ma dai colori diversi...

Le loro buffe espressioni mi fanno scoppiare a ridere, ora li ho definitivamente shockati.

E da tanto che non rido, mi mancava questo suono argentino.

Il mio sorriso si fa più malizioso quando mi rendo conto che loro sono frastornati non tanto per il mio gemello, ma per vederci qui, vicini a Yohei, mentre il mio corpo giace inerme ancora su quel letto, pieno di tubi e aghi.

Riporto il mio sguardo sul mio migliore amico.

Lo stringo di nuovo al mio petto.

Un calore che non provavo da molto mi scivola nelle membra liquefacendole.

Vedo i suoi occhi confusi riempirsi d'amore quando le nostre labbra si uniscono di nuovo, un tocco delicato prima, via via più appassionato, pieno di un sentimento dolce e puro.

Ci stacchiamo piano, lentamente, le bocche che ancora si sfiorano, le mie mani intorno al suo corpo e le sue allacciate al mio collo.

"Ti amo"

Un soffio lieve al suo orecchio.

Fiammelle di speranza si accendono nei suoi occhi d'onice, bruciandomi e dilaniandomi il cuore.

«mi dispiace...»

Lo penso.

"Mi dispiace..."

Lo dico.

*E' troppo tardi*

Questa suadente e bassa voce somiglia molto alla mia, il mio nero fratello mi stringe la spalla dolcemente.

Le braccia ricadono lungo i fianchi, mi stacco dal suo tepore per incontrarne un'altro che mi avvolge alla vita e mi stringe a sé con passione.

Il suo volto trova spazio nell'incavo del mio collo e lo bacia, come un battito d'ali.

Le mie mani si posano sulle sue e mi abbandono contro il suo forte petto lasciandomi cullare dal suo amore.

La sua pelle è così fredda al tatto, eppure io la sento bollente perché lui è così tenero solo con me.

*Lui mi appartiene ora*

Un fumo bianco si alza dal pavimento e piano piano ci ricopre, nascondendoci quasi alla vista.

<Ti prego... non portarmelo via.. ti prego...>

Un baluginio sinistro negli occhi, sulle sue labbra si disegna un sorriso possessivo, ma prima che possa far del male a Yohei la mia voce si alza forte e chiara e lo sorprende.

"Yohei..."

Quando le sue pupille nere si allacciano alle mie riprendo a parlare.

"...ricorda sempre che, se pur per un breve istante, il mio cuore ti è appartenuto, non scordarlo... non scordarmi..."

Stille chiare mi scivolano di nuovo sul volto, lasciando scie umide e brillanti sotto la luce d'orata che ci sta circondando.

*Vieni mio tenero amante, finalmente di nuovo insieme...*

"Già, se non ricordo male abbiamo una partita in sospeso"

*A dire il vero l'hai appena persa*

"Hai ragione, ma possiamo sempre reiniziarla un'altra, che ne pensi"

Così vicini, così intimi che i respiri si confondono e i mormorii si alternano ai baci che ci scambiamo, ancora stretti in un tenero abbraccio scompariamo dalla stanza e il mio corpo terreno evapora in mille goccioline di luce.

Nella camera d'ospedale rimangono solo le quattro presenze che hanno girato intorno alla mia vita...

Mi risveglio in una camera senza pareti, dove predomina il bianco soffice di una nuvola, in contrasto con i mobili scuri che mi circondano.

Sono steso in un letto, ricoperto di morbida seta nera che scivola sul mio corpo non appena mi siedo e subito mi sento avvolgere da due braccia forti, mentre la sua bocca cerca la mia con voracità, come se non gli fosse bastato quello che già abbiamo fatto.

Sorrido e arrossisco al ricordo della nostra unione.

*Questo posto non era più lo stesso senza di te*

Un sussurro al mio orecchio, prima che le sue labbra si impadroniscano delle mie e che le sue mani scorrano ingorde sulla mia pelle risvegliando il desiderio che si era sopito.

"...Ahh... mi...mi sentivo sperduto... mmm... privo del tuo contatto"

La sua lingua scivola sul mio corpo lasciando una scia bollente dietro di se nei punti che tocca, brividi si spandono nel mio corpo mentre l'adrenalina sale al livello massimo.

*Basta con le scommesse, non mi va di perderti di nuovo*

La sua bocca scende sul mio addome, sino a trovarsi difronte il mio sesso ormai eretto, le sue labbra lo avvolgono e le porte del Paradiso si aprono ai miei occhi.

Sono succube del piacere che riesce a darmi, mentre una sua mano sale a stuzzicarmi i capezzoli e l'altra scende ad insinuarsi al mio interno.

"Non... ahhhh!!!... non  voglio più allontanarmi.....ahhh.... dal tuo fianco"

Mormoro al suo orecchio mentre mi abbandono al suo possesso.
 
Mi penetra piano, cancellando tutto il dolore passato, mi lascia il tempo di adattarmi alla sua intrusione per poi iniziare a spingere con calma ed ardore.

Mi sento pieno di lui e sono al settimo cielo, vorrei che questa unione non terminasse mai, ma sento l'estasi di nuovo vicina.

*Non... te lo permetterò... più*

I nostri occhi si allacciano, le nostre labbra si uniscono, le mani si intrecciano, mentre l'orgasmo ci coglie in contemporanea, lasciandoci spossati e soddisfatti.

Mi alzo e mi avvicino allo specchio, nel suo riflesso rivedo Yohei, allungo una mano per toccarlo... ma mi fermo prima che ciò avvenga.

Il mio posto ora è qui.

*Ti va di fare una partita a scacchi, mia vita*

Le sue braccia mi circondano di nuovo da dietro e io mi giro per guardarlo negli occhi.

"Mmm... una partita con la morte... non c'è niente di più eccitante..."

Owari ^^





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