Disclaimer:I personaggi non sono di mia creazione ma appartengono all’inimitabile papà Inoue…

 


Lettera dal cuore

di Ele-chan



Il profumo di salsedine mi riempie le narici, sulla sabbia le orme del mio passaggio vengono lentamente cancellate dal mare che avanza imperterrito. Lo stridere dei gabbiani e il rumore del treno fanno da sfondo ai miei pensieri, che più passa il tempo e più non mi danno pace.

Mi siedo non molto lontano dal mare, la superficie sotto di me è leggermente umida e mi sta piano piano bagnando i vestiti. Appoggio il volto tra le ginocchia mentre una mano penetra nella sabbia e racchiudendone un po’ tra le sue dita la lascia ricadere lentamente.

E’ ciò che sta succedendo a me, tutto ciò in cui credevo mi sta sfuggendo e non riesco più a trattenerlo. Prima l’infortunio alla schiena, la morte di mia madre e poi, proprio nel momento in cui lo avrei voluto con me, la partenza di Rukawa per gli Stati Uniti. Se ci penso mi brucia ancora il cuore. Rammento il primo periodo qui allo Shohoku e mi viene quasi da ridere, eravamo davvero ridicoli.

Ci odiavamo, o almeno era quello che credevo fino a quando entrambi ci saimo resi conto che ciò che ci univa era molto più profondo di una semplice antipatia giovanile, era un calore che ci rubava il cuore ogni qual volta ci trovavamo uno di fronte all’altro. Improvvisamente ero stato sbalzato in una realtà che forse non ero ancora pronto ad affrontare… e in fondo chi riuscirebbe a vivere il tutto con serenità?

Forse solo lui.

Ma poi veramente non lo era, quella era solo la sua solita maschera che come un’abile sarta aveva filato lentamente durante anni di sofferenze.

Pensavo di averlo cambiato.

Veramente, lo pensavo davvero, ma forse mi sopravvalutavo, cioè sopravvalutavo il suo amore per me, se così si può chiamare.

Ora che vengo qui ogni giorno penso a lui e alla sua decisione di partire per gli Stati Uniti, non capisco perché mi abbia tenuto tutto nascosto e nemmeno un accenno o un avvertimento… né un saluto. Non chiedevo poi molto solo un semplice bacio, non mi sembra eccessivo dal mio amante, colui che non riusciva a dormire la notte se non sentiva il calore del mio corpo sul suo. Chissà se in queste notti mentre te ne stai sdraiato nel tuo bel letto a chilometri di distanza da qui pensi mai a noi, se desidereresti ancora avermi tra le tue braccia…

*****

Guardo il soffitto della mia piccola camera nel  pensionato di uno dei college più prestigiosi di Boston, appesa proprio sopra il mio letto la fotografia fatta alla fine del campionato interscolastico, ancora tutti insieme noi dello Shohoku. La mia prima vera grande vittoria quella, ero riuscito a mostrare a tutti di che pasta era fatto il grande Kaede Rukawa, la matricola numero uno, il numero uno del Giappone. Ma poi questa opportunità mi si è presentata così inaspettatamente che rifiutare sarebbe stato da stupidi.

L’America… era sempre stato il mio sogno segreto fin da piccolo, venire qui a potenziare il mio gioco e magari entrare a far parte di una grande squadra!

Giocare nell’NBA…il sogno di una vita.

O forse sono stato solamente egoista, pensando a me stesso senza nemmeno tener presente che avrei abbandonato colui che, ora, mi rendo conto di amare più del Giappone stesso e quasi quanto il basket, il mio do’aho, la mia scimmia rossa, il grande tensai.

Se mi concentro bene sento ancora la sua voce stridula urlare:”Teme kitsune teme, come puoi chiamare do’aho il tensai?” ma il suono della sua voce a volte mi sfugge, viene confuso tra le intonazioni di altre mille voci, eppure non avrei mai creduto che solo quelle sue stupide urla mi sarebbero mancate così tanto.

Mi alzo dal letto affacciandomi alla finestra.

La città è illuminata da milioni di luci artificiali che la fanno somigliare ad un cielo colmo di stelle brillanti, ma la mia stella ora non può essere qui con me e solo per colpa mia.

Come al solito non sono riuscito a non essere egoista a mettere al primo posto lui e non me stesso, me ne rendo conto ora ripensando a tutto quello che il mio Hanamichi ha saputo darmi senza volere mai nulla in cambio se non il mio amore.

E’ questo di cui parlo, amore.

Fino a un mese fa credevo di provare una semplice attrazione, colmata forse da una massiccia dose d’affetto ma nulla di più.

Rimanevo di stucco a volte quando mi rendevo conto che lui era ciò che riempiva le mie giornate… ma non ci davo molto peso.

Credevo che lui sarebbe sempre stato al mio fianco, che mi avrebbe assecondato e pure quando sono partito ho creduto che prima o poi mi sarebbe arrivata una sua lettera, invece nulla!

Ci voleva proprio questo lungo viaggio per darmi la possibilità di guardarmi dentro?

E ora… non posso cercarlo, farei la parte dello stupido e lui mi disprezzerebbe ancora di più. E non voglio che succeda!

*****

Sono appena tornato dall’allenamento, il gorilla oggi era particolarmente nervoso e ci ha fatto lavorare sodo.

Il signor Anzai ha parlato di Rukawa prima di iniziare, ma io non ho voluto ascoltarlo. Me ne sono stato in disparte a testa bassa con lo sguardo fisso sul pallone, ciò che oltre al nostro amore ci teneva uniti.

Il basket!

Non riesco a capire, non voglio capire, non voglio vedere ciò a cui tu mi hai messo di fronte. Mi hai mostrato il vero Rukawa Kaede quello che ama solo la sua persona ed il basket ovviamente.

È ancora troppo difficile per me accettare di non averti più nella mia vita.

 

Ora stringo tra le mani una lettera scritta in bella grafia, la carta liscia profuma di quell’intensissimo misto di sandalo e incenso che è il suo profumo. E in un attimo è come se lui fosse di fronte a me, come se non mi avesse abbandonato mai!

Inspiro profondamente sentendo quel dolce aroma penetrarmi fino nell’anima… piango.

Leggere lacrime scivolano veloci sopra la pelle rosata delle mie guance mentre le mani si serrano strette come in una morsa.

Osservo quella busta, il mio nome è scritto ordinatamente, la carta è un po’ sgualcita a causa dei giorni di viaggio per giungere qui, dietro il suo indirizzo scritto invece velocemente.

Non riesco ad aprirla, la paura mi assale. Una stretta allo stomaco mi fa rabbrividire mentre le lacrime scese cominciano ad asciugarsi lentamente.

Decido di appoggiarla nuovamente sulla scrivania dove l'ho trovata, per ora rimarrà lì in attesa di una mia decisione.

 

Non riesco a dormire e l’agitazione che mi ha causato l’arrivo di quella lettera certamente non mi aiuta.

Mi siedo sul letto fissando le luci che si riflettono fioche attraverso le persiane. Ricordo che lui odiava questi bagliori, diceva che rovinavano la notte, e quando ce ne stavamo insieme in questo letto faticava ad addormentarsi a causa di essi.

“Ok Hanamichi, tanto vale alzarsi e leggerla quella maledettissima lettera invece di startene qui a torturarti”.

La prendo tra le mani e mi ributto tra le lenzuola.Il cuore perde un battito alla lettura di quelle poche parole:

 

“PERDONAMI…TI AMO!”

 

Non so come mi sento in questo momento, come svuotato e gettato via lontano, assente, staccato dal mondo.

Avrei preferito non mi amasse più, queste parole mi fanno stare ancora peggio sento il mio cuore rotto a metà e poi ancora e ancora fino ad essere ridotto a minuscoli frammenti sanguinanti.Che devo fare ora, ditemi per favore che devo fare!

*****

Ho spedito da quasi una settimana la lettera, dovrebbe essere arrivata, anzi, sicuramente.

Credo proprio di aver fatto una cosa stupida, avrei dovuto lasciarlo in pace. Dovevo dargli la possibilità di cancellarmi dal suo cuore, ma questa prospettiva mi faceva soffrire ancora di più.

Ora probabilmente non c'è più nulla che possa fare. L’ho ferito talmente gravemente che non se la sente nemmeno di ribattere, di insultarmi mandandomi un’altra lettera.

Mi ignora.

Ed è la cosa più brutta che possa farmi!!

Io ti amo Hanamichi e anche se non me ne ero mai accorto prima, ora lo so, me ne rendo conto. Lo sento chiaramente dentro il cuore, dentro me stesso. Se amare significa risentire della tua mancanza, se amare significa non volerti veder star male, soffrire terribilmente pensando a te con qualcun altro… no!

Non voglio perderti.

E anche se tu ora mi odi, io te lo giuro prima o poi riconquisterò il tuo cuore perché io e te siamo fatti per stare insieme come le metà di una mela, perfettamente compatibili.

Io non mi do per vinto amore mio, non lo farò mai.

*****

Sono le tre, non posso dormire.

Da quando lui è partito non faccio che fare brutti incubi la notte, lui era come il mio angelo custode, mi proteggeva e fra le sue braccia io mi sentivo al sicuro.

Forse era il suo modo spavaldo di mostrarsi agli altri sempre così sicuro e menefreghista, mi faceva quasi credere che accanto a lui anche il ragazzino più indifeso sarebbe riuscito a sentirsi forte.

Stringo tra le braccia il cuscino quasi per compensare questa sua mancanza, ma non risolvo poi molto.

Non ne posso più di questa situazione assurda…basta non ce la faccio più e che nessuno mi dica che nella vita si soffre, che le storie finiscono e che non ci si può far nulla.

Io posso risolvere qualcosa ancora.

Ce la devo fare!

*****

 

Mi sono alzato presto questa mattina ancora prima che la luna calasse, volevo vedere l’alba che si impadroniva della città.

Rammento le mattine a Kanagawa quando affacciato al balcone di casa sua osservavo il nascere del nuovo giorno.

Quando lui si svegliava riuscivo ad osservare il sole attraverso i suoi occhi, la mia luce, la mia aria, il mio Hanamichi.

Chiudo bene il cappotto e aggiusto la sciarpa.

I capelli vengono scompigliati dal vento gelido che a stento mi fa tenere gli occhi aperti… è da quando sono partito che sento freddo un gelo che si diffonde fino al cuore, che me lo intacca facendolo quasi tremare. Chiudo gli occhi per un istante e mi rivedo in bicicletta mentre percorro la strada che costeggia il mare, con quell’aria salmastra che mi assopiva.

A volte la nostalgia di casa si fa sentire, la voglia di lui mi fa venir voglia di urlare.

 

*****

Scendo lentamente le scalette.

“Accidenti che freddo che c’è qui”

Rammento di non essermi portato molti maglioni da casa. Vabbè non importa… non so nemmeno io dove abbia trovato il coraggio di partire di punto in bianco lasciando la squadra, la scuola, la mia vita in Giappone per incontrarlo ancora una volta, per potergli urlare in viso quanto lo odi profondamente per quello che mi ha fatto.

Forse è stata l’esasperazione a condurmi fino a qui.

Non riuscivo più a vivere la mia vita serenamente con questo peso…e ora eccomi qui a risolverlo, sempre che lui sia disposto a chiedermi scusa.

Prendo un taxi consegnando l’indirizzo del pensionato all’autista, durante tutto il viaggio osservo la bellezza architettonica della città e la moltitudine di gente che cammina per le strade.

Ad un tratto mi prende la paura, sale, sale fino a farmi mancare il fiato…mi sento soffocare.

È come se percepissi la sua vicinanza, le nostre distanze che si accorciano.

Eccomi qui, il campus è molto grande, circondato da un enorme giardino ben tenuto. I ragazzi ridono e scherzano seduti sui muretti adiacenti all’entrata, scruto attentamente cercando di vederlo ma nulla.Dopo aver pagato il taxi entro e chiedo al portinaio il numero della sua stanza.

Mentre percorro le scale che portano alla sua camera cerco di ripassare il discorso preparato in aereo da fare appena lo vedrò, non voglio perdere nemmeno una parola. Deve chiedermi scusa o altrimenti mi perderà per sempre.

201…202…203…eccola la 204, dietro questa porta c’è lui.

Sento il cuore uscirmi dal petto.

*****

 

Oggi non ho partecipato alle lezioni, non mi sentivo in vena di stare ad ascoltare cose delle quali non mi importa proprio nulla così me ne sono stato al campetto da basket vicino al parco.

Da due giorni gli allenamenti sono sospesi, il coach ha avuto dei problemi di salute e così non ho nemmeno il basket a consolarmi.

Mi sdraio sul letto osservando divertito la fotografia che poggia sul comodino, eccoci noi due insieme. Sembriamo  due bambini in questa istantanea, probabilmente lo stavo insultando, lo deduco dal suo viso arrabbiato.

Mi viene da ridere a pensare ai nostri battibecchi.

Chiudo gli occhi per trattenere il mare di tristezza che sta calando lentamente sopra di me… ora non voglio pensare più a nulla, basta ricordi!!!

Un rumore mi fa alzare di scatto, hanno bussato alla porta.

Mi metto seduto sul letto e grattandomi la testa mi dirigo verso di essa, la apro.

Il mio cuore si ferma, ho quasi paura che non batterà mai più dopo di questo.

C’è lui di fronte a me, bello come non lo avevo mai visto prima nella sua giacca nera che sottolinea le ampie spalle, lo osservo senza fiatare poi gli volto le spalle e faccio cenno d’entrare.

Lui mi guarda con viso contrariato ma mi segue. Dopo aver chiuso la porta dietro di se mi si avvicina e mi tira un pugno che mi fa quasi perdere i sensi.

Ora è troppo, non vuoi parlare do’aho, non vuoi urlarmi che mi odi…fai come vuoi ma non colpirmi mai più!

Alzo lo sguardo verso di te e inaspettatamente vedo ciò che non avrei mai voluto.

I tuoi occhi scuri resi lucidi da quelle fini lacrime che rigano la tua pelle arrossata dal freddo.

Avvicino la mia mano e col palmo le asciugo, mugoli in segno di protesta poi ti metti a sedere sul letto… aspetto una tua parola.

“Perché non mi hai scritto prima?”

“………”

“Non farmi incazzare baka, che ti ho fatto per meritare un simile trattamento?”

Mi spiazzi con queste parole non so che risponderti, forse anche perché mi rendo conto che una parola sbagliata potrebbe distruggere  quel piccolo filo che ancora tiene legati i nostri due cuori.

“Non hai fatto nulla, è successo e basta!”

Mi rendo conto di essere stato eccessivamente freddo ma in fondo non è del tutto falso ciò che sto dicendo.

Lui tace, quando lo osservo vedo rabbia e odio, tiene i pugni stretti, le mani tremano.

All’improvviso sento il suo peso su di me, mi ha buttato a terra e mi colpisce con tutta la forza che ha in corpo.

Mi difendo ricambiano i pugni ma non con molta forza, fortunatamente riesco a ribaltare le posizioni.

Ora sono io sopra di lui e lo posso tenere fermo fermandogli le braccia sopra la testa… lui ansima stanco sotto di me.

Un sussulto…”Allora perché mi hai mandato quella lettera?”

“…perché ti amo…”

Silenzio.

Se ne sta col volto girato verso un lato del corpo evitando in tutti i modi di guardarmi negli occhi.

“Non mi ami!”

Mi arrabbio, lo percuoto ripetutamente mentre delle finissime lacrime mi bagnano il viso, mi osserva attonito

“Non ti ho mai visto piangere kitsune…”

“…Piango solo per ciò a cui tengo!”

Non so bene se questa parole siano azzeccate ma mi sono venute istintivamente, forse perché ricordo di aver pianto solo per le persone che amavo, al divorzio dei miei genitori, alla morte di mia madre, alla partenza di mio padre per l’Europa e poi per te Hanamichi Sakuragi, l’unico che sia mai riuscito a smuovere il mio cuore e per questo ti devo ringraziare amore mio.

Sento il calore delle tua mano tra i capelli, mi mancavano le tue mani…

Ti avvicini a me guardandomi negli occhi dici:

“Pensavo non ti importasse nulla di me, ma forse sbagliavo”

Mi prendi tra le tue braccia stringendomi con tutta la tua infinita dolcezza. Sento le tue mani sul mio viso mentre le tue morbide labbra si posano sulle mie come un dolce soffio primaverile.

Ti amo mio do’aho e probabilmente tu non saprai mai quanto ma ti chiedo solo di non dubitarlo mai!

 

 

Mi affaccio al balcone del pensionato, voltando lentamente lo sguardo alle mie spalle posso scorgere distintamente  attraverso il vetro chiuso i contorni del suo corpo candido disteso tra le lenzuola.

Assomiglia ad uno stupendo angelo il mio Kaede e più lo osservo e più lo sento parte indelebile di me stesso.

Mi hanno colpito le sue parole oggi, ma soprattutto le sue lacrime.

Mi sento privilegiato, solo io posso vedere quelle lacrime, solo io posso godere del suo sorriso, solo io posso toccare questo corpo e baciare queste sue labbra.

Io e nessun altro.

Frugo nella tasca del giubbino infilato velocemente e ritrovo quel piccolo foglio di carta che mi ha spinto a giungere fino a qui, la sua lettera.

Non avevo creduto a queste parole, ma non mi ero reso realmente conto di quanto difficile doveva essere stato per lui dimostrare a cuore aperto tutta la sua fragilità, mostrarsi nudo di fronte ai mie occhi, rischiando di essere respinto e soffrire ulteriormente.

È come se queste poche e semplici parole fossero giunte direttamente dal suo cuore e trascritte nelle loro complessità su questo pezzo di carta quadrettata.

Ti ringrazio mio amore per questo stupendo regalo, non so se te ne sei reso conto ma hai messo nelle mie mani il tuo cuore.

 

owari

 


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