Avvertenze! I personaggi di Slam Dunk appartengono al mitico Takehiko Inoue e alla I.T.Planning Inc., tutti i diritti riservati, e alla Planet Manga per l'edizione italiana yadda yadda yadda...


LA LETTERA

di Ria-chan

 

La busta non aveva nè intestazione, nè mittente.

Era bianca e liscia, come le altre 4 che aveva ricevuto fino a quel momento.

Aggrottò la fronte, rigirandola tra le mani. Non emanava profumo, non c'erano disegnati fiori, cuori o altre sciocchezze femminili. Non era neanche la classica lettera di sfida, e poi chi avrebbe voluto sfidare un tranquillo giocatore di basket?

Era a disagio, non sapeva che cosa fare da quando era cominciata quella storia la settimana precedente.

"Sempai! Oi Jin!" un rumore di passi in corsa e una frenata improvvisa alle sue spalle.

Sorrise condiscendente, sapeva benissimo chi era arrivato, l'energia di Nobunaga era inesauribile.

"Jin! Che cosa stai facendo, imbambolato davanti al tuo armadietto?" lo aggirò, piazzandosi di fronte a lui con le mani sui fianchi "Ehi! Un'altra lettera!" si scostò con impazienza i capelli lunghi dagli occhi.

Jin lo osservò con affetto, anche quando era fermo Nobunaga sembrava comunque in movimento, come se i suoi muscoli non smettessero nemmeno per un attimo di lavorare. Dava l'impressione di uno di quei cuccioli irrequieti che rompevano sempre tutto.

"Allora che cosa fai?"

La domanda riportò la sua attenzione sulla lettera e il sorriso scomparve dal suo volto "Questa è la quinta."

Nobunaga fischiò sorpreso "E' insistente!"

"Già..."

"Ma non sai chi è?"

Jin abbassò lo sguardo su di lui e scrollò le spalle senza una parola, poi strappò la lettera in due e la gettò nel vicino bidone.

Battè una mano sulla spalla di Nobunaga "Andiamo, Maki ci starà aspettando." colse lo sguardo dell'altro fisso sul cestino dove aveva gettato la lettera.

"Non le hai mai aperte?" gli chiese con voce incerta. Jin lo fissò incuriosito, era normale che Nobunaga gli facesse il terzo grado sulla sua vita sentimentale, c'era abituato. Tutti si erano abituati a quel ciclone pieno d'energia, rumoroso ed egocentrico. Aveva portato una ventata di freschezza nella squadra ultraseriosa e un po' stucchevole del Kainan. Ma quell'interesse per le lettere, quelle lettere in particolare, era strano.

"No. Sai benissimo come la penso, non apro nessuna delle lettere che mi arrivano. Se qualcuno ha qualcosa da dirmi, può benissimo dirmelo di persona e guardandomi in faccia." gli sorrise.

"Sei inflessibile, pensa se una ragazza non trova il coraggio di dirtelo, perchè è troppo timida..." suppose.

Il sorriso di Jin si spense e gli occhi si rabbuiarono "Se vuoi veramente qualcosa o qualcuno, il coraggio si trova sempre." tagliò corto. Per lui era un argomento penoso, di cui preferiva non parlare. Gli faceva ancora troppo male. Tutto risaliva alla sua prima cocente delusione d'amore, in seconda media.

Si era innamorato di una ragazza della sua classe, e poi d'improvviso aveva cominciato a ricevere bigliettini anonimi farciti di cuori e stelline e nella sua ingenuità aveva pensato che fossero da parte di Kazumi-chan, solo per sentirsi ridere in faccia, quando alla fine aveva trovato il coraggio di chiederle di andare al luna-park. Aveva poi scoperto che erano da parte di Makoto-chan, la migliore amica di Kazumi, che non trovava il coraggio di dirglierlo apertamente.

Da quel momento aveva sviluppato un'allergia profonda per qualunque tipo di lettera. Non le apriva punto e basta, anche se c'era indicato chiaramente chi gliele mandava. Tramite lettera si poteva fingere, dichiarare sentimenti che non si provavano veramente, parlandosi a tu per tu, era più difficile.

Nobunaga abbassò gli occhi, serio in volto.

"Ehi! E' anche un ottimo modo perchè le ragazze non ti riempiano l'armadietto di lettere o altre sciocchezze!" scherzò, dandogli di gomito. Ma Nobunaga continuava a rimanere scuro in volto, fissando come ipnotizzato i pezzi della lettera stracciata.

"Sei sicuro di non averle mai lette?"

"Certo! Che ti prende?" lo guardò più attentamente "Conosci chi me le ha scritte?" con sua sorpresa lo vide arrossire, sotto la carnagione scura, e mordersi il labbro inferiore imbarazzato.

"Io... io..."

"Ehi! Sai qualcosa, dì la verità, brutto..." scherzò afferrandolo per un braccio, ma Nobunaga si divincolò con violenza, spingendolo lontano.

"Dobbiamo andare!" corse via, come se avesse avuto il diavolo alle calcagna e Jin rimase a fissarlo confuso e ferito.

Che cosa stava succedendo?

Dopo un attimo, con un gesto deciso raccolse i pezzi della lettera e se li mise in tasca. Il mistero cominciava da lì.

"Allora Nobunaga! Più svelto con quelle gambe! Hai i piedi incollati al pavimento?" Maki non aveva fatto altro che urlare per tutta la seduta di allenamento, irritandosi sempre di più. E il capitano irritato non era uno spettacolo divertente. Soprattutto per chi si trovava ad essere la causa della sua irritazione.

Nobunaga non vedeva l'ora che l'allenamento finisse, non ce la faceva quasi più.

Non si era accorto che i compagni lo osservavano un po' preoccupati dal suo strano comportamento. Era stato zitto per tutto il tempo, limitandosi a sbuffare e a giocare meccanicamente, non era decisamente da lui. Neanche nominare Rukawa, il suo rivale per la conquista del titolo di rookies, era riuscito a scuoterlo da quella condizione.

Il più preoccupato di tutti, anche se non lo dava a vedere, era senz'altro Jin. C'era qualcosa che non andava in Kiyota, ma era quasi sicuro che non si sarebbe confidato, come faceva di solito. Si era accorto già da un po' di tempo che il suo giovane amico aveva qualcosa che gli ribolliva dentro, ma aveva sempre respinto tutte le offerte di parlarne e si era chiuso sempre di più in se stesso. Che c'entrassero in qualche modo quelle lettere? Che fossero di qualche ragazza di cui era innamorato Nobunaga, senza essere ricambiato? Sarebbe stata una storia tristemente nota per lui, solo che quella volta si sarebbe trovato dall'altra parte.

Anche lui non vedeva l'ora che finissero gli allenamenti, quel giorno.

La lettera strappata gli bruciava in tasca e voleva finalmente fare luce su quel mistero.

Si asciugò il sudore dalla fronte e sospirò di sollievo quando Maki decretò la fine di quel pomeriggio. Gli restavano ancora i soliti 100 canestri da 3 punti da fare e poi avrebbe potuto andare a casa e gli venne un'idea...

Palleggiando distrattamente si avvicinò a Maki che stava facendo la predica a Nobunaga, ma quel giorno, neanche i rimbrotti del capitano producevano il loro effetto sull'iperattivo giocatore.

"... che cosa ti è preso oggi Nobunaga! Non è da te!" stava sottolineando Maki con voce calma e fredda.

"... io..."

"I tuoi problemi personali non devono interferire con il gioco! Non è così che si comportano i giocatori del grande Kainan! Siamo intesi!?" sottolineò con un velato tono di minaccia.

Nobunaga deglutì visibilmente e abbassò gli occhi demoralizzato.

"Wakatta."

"Jin." Maki salutò con un cenno del capo il suo avvicinarsi.

"Maki, non ti preoccupare per Nobunaga..." lo difese, sorridendo conciliante al capitano "... si ferma ancora un po' con me ad aiutarmi nei miei soliti canestri."

Maki annuì soddisfatto, non c'era coppia peggio assortita di Jin e Nobunaga, tanto uno era calmo e tranquillo, quanto l'altro era iperattivo e rumoroso, ma sul campo funzionavano sorpredentemente bene, e anche la loro stretta amicizia aveva qualcosa di miracoloso.

Nobunaga si irrigidì. Era in trappola, non avrebbe potuto scusarsi ed andarsene con il capitano presente e dopo aver giocato in modo così schifoso. Se non avesse consciuto Jin così bene, avrebbe giurato che lo avesse fatto apposta, ma Jin non era una persona maliziosa o maligna. Aveva una natura buona e generosa, era così pacifico, non se la prendeva mai per qualsiasi cosa, era per questo che lui... Si riscosse e riportò la sua attenzione su Maki.

"Va bene, cerca di fargli rientrare un po' di buon senso in quella zucca vuota! Ci vediamo domani!"

Jin osservò il lento svuotarsi della palestra, aspettando il momento opportuno per cominciare a grigliare Nobunaga. Non era nel suo carattere imporsi od insistere, ma quella volta era veramente preoccupato per il suo amico.

Cominciò a tirare rilassato, mentre Kiyota gli passava la palla. Svish! Svish! Svish! Ogni tiro un canestro, l'unico in grado di eguagliarlo nei canestri da 3 punti era Mitsui dello Shohoku.

Nobunaga non aveva più detto una parola, continuava a passargli la palla in silenzio, ma si vedeva che era distratto e non prestava nessuna attenzione al gioco.

All'ennesimo passaggio, invece di tirare a canestro, Jin lanciò la palla su di lui, colpendolo in testa.

"Ite! Jin! Accidenti a te! Guarda dove tiri!" si fregò la parte dolorante, con aria offesa, scostandosi i capelli ribelli dagli occhi.

"Io ho guardato dove tiravo e infatti ho centrato il bersaglio." lo rimbeccò "Sei tu che dovresti fare più attenzione a quello che stai facendo!"

L'espressione di Nobunaga divenne ancora più corrucciata.

"Si può sapere che cosa ti sta succedendo? Siamo tutti preoccupati, sai?" gli appoggiò una mano sulla spalla. "Non sei più tu da qualche tempo. Io... non so se ti posso aiutare... ma se vuoi parlare con qualcuno... lo sai che puoi contare su di me..." offrì con esitazione. Non sapeva neanche lui come comportarsi con un Nobunaga che agiva così fuori dai suoi schemi.

Nobunaga si scostò e la mano di Jin ricadde lungo il fianco.

"Non c'è proprio niente! Continuamo l'allenamento, così potrò finalmente tornarmene a casa!" tagliò corto con rabbia malcelata. Perchè Jin era diventato così insistente? Non capiva che voleva essere lasciato in pace?

Nessuno lo poteva aiutare! Proprio lui, poi! Se non fosse stato così depresso gli sarebbe scappato da ridere.

"Nobunaga..." era sorpreso da quello scoppio di rabbia, Kiyota poteva essere iperattivo e una vera spina nel fianco a volte, ma era un ragazzo allegro e sorridente. Ed era anche ferito che avesse rifiutato il suo gesto di conforto. Si era abituato in fretta alla presenza rumorosa e ingombrante di Nobunaga nella sua vita. Illuminava le sue giornate e faceva sembrare meno noioso persino lui, il classico ragazzo della porta accanto, studente modello, giocatore modello, figlio modello... una noia mortale, insomma!

"Nobunaga..." ripetè.

"Lasciami perdere, Jin!"

"Come faccio? Sei il mio migliore amico... e gli amici si aiutano tra loro."

"Piantala!" sbuffò con derisione, palleggiò svogliatamente il pallone e lo infilò a canestro con un tiro perfetto.

"Che cos'è che ti tormenta, Kiyota?" gli chiese in tono così basso, che quasi non sentì la domanda.

Nobunaga si voltò improvvisamente a guardarlo con gli occhi fiammeggianti di rabbia.

"Non molli mai, eh sempai!" sibilò "Vuoi proprio sapere che cos'è che mi rode? Che non mi fa dormire la notte? Che mi fa comportare come un perfetto idiota?!" fece una pausa per riprendere fiato "E' qualcosa che se solo voi lo sapeste, scappereste via tutti inorriditi e non vorreste più rivolgermi la parola!" finì con un singhiozzo.

Jin rimase a fissarlo, stupito dall'improvviso sfogo, ma cercando di restare calmo per il bene di Nobunaga. Qualsiasi cosa gli avesse detto, doveva reagire nel modo giusto, per fargli sentire che gli era vicino anche in quel momento difficile.

"Come fai a dire una cosa del genere Nobunaga, sono tuo amico..."

"Hai letto le lettere!" lo accusò all'improvviso, arrossendo un'altra volta.

"No... ti ho detto di no... che cosa c'è di così importante in quelle lettere?" chiese calmo.

"Niente... lascia stare..."

"Nobunaga..."

"Smettila sempai! Vuoi sapere che cosa c'è?!" gli urlò quasi in faccia, mentre gli occhi scuri diventavano lucidi per le lacrime trattenute "C'è che sono GAY!! Sono un fottuto omosessuale!! Sei più contento adesso?! Sei soddisfatto di sapere che cos'è che mi rode!" gli voltò le spalle per la vergogna e per nascondergli quelle lacrime che non volevano saperne di smettere di scendere. *Bel colpo Kiyota!* si complimentò *Bel modo per far sapere al tuo migliore amico che cos'è che ti tormenta! Adesso non vorrà neanche più guardarti in faccia, giocare con te o tantomeno rimanere solo con te negli spogliatoi.* Il cuore gli faceva male al pensiero di aver perso l'amicizia e la compagnia di Jin. Chi lo avrebbe ascoltato blaterare a vanvera come faceva di solito, chi lo avrebbe aiutato nei compiti, chi lo avrebbe consolato quando sbagliava qualcosa, si chiese. Perchè la vita doveva essere così maledettamente ingiusta!?

Un silenzio mortale era sceso tra di loro. Non gli restava altro che andarsene, prima che fosse lo stesso Jin a mandarlo via.

"Io... devo andare sempai..." mormorò a fatica con voce resa rauca dalle lacrime.

"No..." lo aveva mormorato così piano che quasi Nobunaga non lo aveva sentito, si irrigidì, ma non osò voltarsi, non voleva vedere il disgusto dipinto sul volto del suo migliore amico.

"E'... meglio per tutti..."

"Aspetta!" gli ordinò Jin con decisione.

Poi una mano che si posava sulla sua spalla gli fece trattenere il fiato.

"Nobunaga... guardami..." lo costrinse dolcemente a voltarsi e gli si strinse il cuore nel vedere il suo volto solitamente allegro, rigato di lacrime, con gli occhi pieni di angoscia e di vergogna. In quel momento doveva concentrarsi solo su Nobunaga "... non importa quello che senti dentro... rimani sempre il mio migliore amico... e sei sempre lo stesso Nobunaga che conosco... oh no?" Nobunaga annuì lentamente "... certo che mi hai colto di sorpresa..." ironizzò "... e potevi sicuramente trovare un modo migliore per farmelo sapere!" lo prese in giro sorridendo, l'altro arrossì ancora di più e soffocò una risatina che si trasformò in un singhiozzo.

"Vieni sediamoci, così potremo parlare con calma." si sedettero sugli scalini delle gradinate. Jin rimase a fissare il capo chino in segno di sconfitta dell'amico, e adesso che cosa doveva dirgli? Di tutte le varie possibilità che aveva ipotizzato, questa non era proprio entrata nei suoi pensieri. Come doveva parlargli? Aveva paura che Nobunaga interpretasse male le sue parole e si sentisse respinto.

"Ci hai pensato bene?"

"Non ho fatto altro, da una settimana a questa parte..."

Jin aggrottò la fronte, mentre un campanello d'allarme gli risuonava nella testa.

"E come hai fatto a giungere a questa conclusione?" lo vide arrossire e se possibile chinare ancora di più la testa, in modo che i capelli lunghi nascondessero la sua espressione.

"Io..."

"Ne sei sicuro? Potrebbero anche essere gli ormoni impazziti dell'adolescenza sono molto difficili da controllare, sai, io ho appena superato la fase critica!"

"Sempai... grazie... ma ne sono assolutamente certo."

"Perchè, se non sono indiscreto, credi di essere gay?"

"Beh... perchè..." se possibile la testa gli si incastrò ancora di più nelle spalle "... perchè mi piacciono i ragazzi..." borbottò vergognoso.

"Ne hai parlato con qualcun altro?"

Nobunaga scosse la testa "No! Come faccio ad affrontare un argomento simile!"

"Nobunaga, non vorrei sembrarti noioso ma... ne sei veramente sicuro?"

"Senti sempai!" sbottò d'improvviso alzando la testa e fissandolo dritto negli occhi con rabbia malcelata "Sono... innamorato di un ragazzo!" gli urlò quasi in faccia "Quindi al 99% sono quasi sicuro di essere gay, d'accordo?!"

Jin rimase a fissare allibito la faccia paonazza dell'amico, così la prossima volta imparava a stuzzicarlo troppo...

"Beh... io... non so che cosa dire..."

"Promettimi solo che non lo dirai a nessuno, sempai..." lo pregò.

"Te lo prometto." Non sapeva bene come si sentiva dopo la dichiarazione di Nobunaga, ma certamente era un po' turbato, in tutto il tempo che lo aveva frequentato non si era mai accorto di nulla. Non che si comportasse in modo diverso da prima, ma...

"Mi dispiace solo di essermi comportato come un idiota, prima..." stava dicendo Nobunaga "... ma era un po' che continuavo a rimuginarci sopra..."

"Già non deve essere facile." commentò comprensivo, fissandosi le mani intrecciate. Chissà chi era il fantomatico amore di Nobunaga, ma gli sembrava troppo sfacciato chiederglielo apertamente, dopo che l'altro era arrivato ad aprirsi così con lui. Era anche un po' strano pensare che fosse un altro ragazzo l'oggetto dell'affetto di Nobunaga, ma non ne era sconvolto più di tanto, a parte lo shock iniziale. Ad essere sinceri era un po' geloso, perchè gli avrebbe portato via l'amicizia di Kiyota, non avrebbero più potuto andare al luna park, a fare shopping, a vedere le partite di basket... Poi si riscosse, ma che cosa andava a pensare?

"Beh, è un ragazzo fortunato!" scherzò per alleggerire la tensione, ma il viso di Nobunaga divenne ancora più cupo.

"Non lo sa, sempai. Non sa niente. E' solo una inutile cotta da parte mia. E non dirmi che dovrei dirglielo, Jin, perchè credo che ti picchierò!"

Jin soffocò la risata che stava per scappargli e tossicchiò "Beh... certo... non è una situazione... normale... ma non credi che ti sentiresti meglio se gli confessassi i tuoi sentimenti?"

"Per essere pestato a sangue? No, grazie!" sbuffò.

"Non è detto che lui ti picchi... può darsi che la tua dichiarazione lo sorprenda, ma potrebbe anche fargli piacere..."

Nobunaga rise senza allegria "Certo! Infatti nevica d'agosto!"

"Beh... " controbattè per l'ennesima volta Jin, cercando di tirare su di morale l'amico "... " ma rimase a corto di parole, poi si illuminò "E se anche lui fosse come te... cioè... voglio dire... e non avesse il coraggio di dirlo a nessuno? Sprecheresti un'occasione, no?"

"Ti ho fatto qualcosa di male, ultimamente sempai?"

"No." rispose Jin stupito da quella domanda che non c'entrava niente con la loro discussione.

"Perchè sembra proprio che tu voglia vedermi morto."

"Ma Nobunaga... pensa se lui fosse gay!" voleva farlo sentire meglio a dispetto di tutto. Sapeva di stare comportandosi al limite del ridicolo, ma voleva vedere tornare il sorriso sul volto del suo amico... sarebbe stato disposto a fare qualunque cosa.

Nobunaga rimase un attimo a fissarlo, indeciso se strangolarlo seduta stante oppure scoppiare a ridere nonostante tutto. Era divertente vedere come cercava di arrampicarsi sugli specchi per cercare di farlo stare meglio.

Indubbiamente gli voleva bene, ma sarebbe stato meglio se la loro conoscenza fosse rimasta casuale, molto meglio...

"Non ho mai detto che lo sia, sempai. Anzi, da quel poco che so, è più dritto di una freccia."

"E'... Rukawa?" azzardò con voce flebile Jin.

"NANI?!!" il volto gli si fece paonazzo "Ma... cosa... che..."

"Beh... parli continuamente di lui, dicendolo di volerlo battere, che sei tu il rookie n. 1..."

"E infatti lo sono!" protestò indignato "Ma non toccherei quel brutto idiota neanche con un bastone!"

"Allora è Sakuragi..."

"Che cosa?!!! Lo stesso discorso vale per quella scimmia rossa!! E poi quei due stanno insieme, malgrado le risse e tutto il resto." rimase a fissare l'espressione scioccata di Jin, beh almeno lo aveva distratto "Hai una opinione veramente molto bassa dei miei gusti! Comunque è qualcuno della nostra stessa scuola, se questo può servire a farti smettere di propormi ogni giocatore di basket di tutte le squadre della prefettura!"

Fu la volta di Jin di arrossire imbarazzato "Gomen ne, Nobunaga, la mia curiosità ha avuto il sopravvento... ma Rukawa e Sakuragi..." scosse la testa ancora incredulo, ma resistette alla tentazione di chiedere a Nobunaga come faceva a saperlo, c'era ben altro in gioco adesso che qualche pettegolezzo sui loro rivali...

"Non importa..." Kiyota scrollò le spalle indifferente e si fissò le mani.

"Ma Nobunaga..."

Conosceva quel tono, significava che neanche all'inferno avrebbe lasciato perdere. Ma ora ne aveva veramente abbastanza, si girò di scatto verso di lui, i capelli che si agitavano furiosi, gli occhi luccicanti di un misto di pena e di rabbia.

"Mettiamola così, sempai. Se io ti venissi davanti e ti dicessi che mi sono innamorato di te, tu che cosa faresti?" gli lanciò, alzando il mento con aria di sfida, inchiodandolo con lo sguardo.

Jin deglutì a disagio. Ecco dove lo aveva portato la sua curiosità. E adesso doveva rispondergli sinceramente, evitando sia di ferirlo che di scoprirsi troppo...

"Non sai dire niente, eh sempai?" lo prese in giro sarcastico "Solo perchè sei mio amico, eviti di picchiarmi o peggio, di andare a dire a tutta la scuola che sono..."

"Finiscila, Nobunaga!" lo interruppe, arrabbiato quanto l'altro. Ed era la prima volta che Kiyota lo vedeva veramente arrabbiato, con gli occhi incupiti e i pugni stretti. "E' ora che la finisci di commiserarti, in questo modo!" si alzò in piedi infervorato.

"Ti posso solo dire una cosa, o ti sei innamorato di un perfetto idiota... ma stimandoti credo che il ragazzo che tu ami sia veramente speciale... oppure sei tu che sei un vigliacco e non hai il coraggio dei tuoi sentimenti!" concluse.

Anche Nobunaga si alzò in piedi a fronteggiarlo, era già più basso di lui, ma seduto, si sentiva ancora più intimidito... "Non è vero che non ho il coraggio dei miei sentimenti! Infatti gli ho scritto una l..." poi si zittì improvvisamente, rendendosi conto di quello che aveva appena confessato senza volerlo, mentre gli occhi gli si riempivano di panico.

Jin lo fissò un attimo interrogativo e poi fu come se un puzzle si componesse finalmente nel suo cervello. Infilò la mano in tasca ed estrasse la lettera strappata in due, ma non ebbe tempo di dire altro, perchè Nobunaga era già fuggito verso l'uscita.

Lo raggiunse proprio sulla porta e lo bloccò contro la parete, torreggiando su di lui.

"Lasciami andare, sempai..." lo pregò con voce tremante.

Jin scosse la testa, in silenzio, appoggiando le mani ai due lati della sua testa "Che cosa c'era scritto in quelle lettere, Kiyota?" chiese piano.

"Non mi prendere in giro, sempai!"

"Non ti sto prendendo in giro, non mi permetterei mai... ma sai che non amo le lettere d'amore..." gli sorrise dolcemente, senza alcuna traccia di malizia negli occhi "... preferisco sentire con le mie orecchie e vedere con i miei occhi..."

"... io..." Nobunaga chiuse gli occhi, sfinito. Sarebbe riuscito a trovare il coraggio di dirgli finalmente quello che provava? E poi perchè insisteva in quel modo? Avrebbero potuto fare finta di niente e continuare come prima...

"Perchè stai facendo questo, sempai?" aveva bisogno di saperlo, prima di mettere a nudo definitivamente il suo cuore.

"Forse perchè sei il mio unico vero amico, il mio confidente, il mio giullare, la persona che mi è vicina più di qualsiasi altra... Ti basta?"

"Ma... ma... Jin... tu non sei... gay..."

"E se fossi innamorato del mio migliore amico? Questo non mi renderebbe automaticamente gay?" si rese conto mentre le stava pronunciando che quelle parole erano vere, era veramente innamorato di Nobunaga, e la cosa non lo preoccupava neanche un po'! Non aveva idea di quando e come era successo, ma sapeva che non poteva più fare a meno di lui. Come compagno di squadra, come confidente, come amico e adesso anche come qualcos'altro... Qualcosa che avrebbero dovuto scoprire insieme, un passo alla volta.

"Non sei gentile a trattarmi così, sempai, non c'è bisogno che tu menta per farmi stare meglio..." commentò amaro Nobunaga.

"Ma io non sto mentendo, Kiyota, è la verità!"

"Davvero?"

Jin annuì in silenzio. Lasciando che i suoi occhi mostrassero tutto l'amore che provava per lui e arrivassero dove le parole non erano riuscite.

Esitante Nobunaga alzò le mani per incorniciargli il viso e lo fissò dritto negli occhi. Aveva aspettato, sognato, temuto per mesi quel momento, anche se una parte di lui continuava a ripetergli che non sarebbe mai accaduto. Ma adesso era lì, e non era un sogno, e poteva finalmente dare voce alle parole che custodiva da tempo nel suo cuore, che aveva aspettato di dire davanti alla persona giusta "Jin... suki da ..." gliele soffiò sulle labbra, alzandosi sulla punta dei piedi, per depositargli un lieve bacio sulla bocca e sorrise, finalmente in pace con se stesso, nel sentire le braccia di Jin stringersi intorno a lui, avvolgerlo protettivamente nel calore del suo corpo, mentre la voce di Jin gli sussurrava all'orecchio

"Suki da, Kiyota..."

OWARI



Per chi non conosce il giapponese:
sempai = compagno di scuola avanti di una classe
wakatta = ho capito
ite = che male/fa male
suki da = ti voglio bene/mi piaci


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