TITOLO: Le Syriane

AUTORE: Marty.

SERIE: Slam Dunk

PARTE: 18/18 + Epilogo (e le due o tre side stories ^^’’’)

PERSONAGGI: Kaede Rukawa - Hanamichi Sakuragi

RATING: Songfic, angst, NC-17 in alcuni capitoli.

DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: a Niane, sempre, per il prestito dell’Iguana e naturalmente alle mie sisters, a tutte coloro che hanno letto, commentato e sostenuto questa storia (e la sua autrice) e a tutti coloro che la leggeranno solo quando sarà finita (per prima Fiore di Girasole ^^)

Weeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeé, è finita…..ç____ç

DISCLAIMERS: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io sono sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc, anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…

La storia prende spunto da una serie di canzoni della cantante Syria.

Per qualsiasi commento ( accio ) la mia mail è marty_rurulove@yahoo.it !

NOTE: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! Ah, dato che in ML non si vede il corsivo (non ho mai avuto questo problema, non utilizzando i testi ç_ç) mi limiterò a piazzare le strofe solitarie in mezzo a righe vuote…dovreste capire quali sono ^^

NOTE 03: andate tutti a leggere la saga dell’Iguana Club di Niane!!! È qualcosa di davvero fantastico, e poi qualcosa le devo in cambio del prestito no? ^^

ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la pubblichino pure! Mi faranno solo felice!

Spero vi piaccia!

 

Un baci8 a tutti!

Marty

 

UN PASSO INDIETRO: in questo spazio, metterò il riassunto del capitolo precedente e le mie annotazioni.

Nello scorso capitolo, i nostri eroi si pensano, si cercano, si aspettano…e quando poi si incontrano…

Cosa diavolo ci fai tu qui?”

 

 

 

Le Syriane

-capitolo diciottesimo-

 

- Aria -

 

La domanda del rossino rimase sospesa in un vuoto irreale.

I due ragazzi si guardarono per un interminabile istante e, forse per la prima volta da quando si erano conosciuti, si VIDERO davvero.

Hanamichi osservava il moro in piedi davanti a lui.

Quanto era bello?

Infinitamente.

Era infinitamente bello.

Aveva pensato che sarebbe stato semplice: avrebbe preso quello che voleva da lui, fregandosene di come quest’ultimo avrebbe reagito.

Una vendetta, amara e dolce allo stesso tempo, che si sarebbe preso su tutti i rifiuti che gli avevano sbattuto in faccia senza preoccuparsi di quanto avrebbe potuto soffrire.

Avrebbe voluto comportarsi come quelle ragazze, con Rukawa.

Ma qualcosa era andato storto: le cose non erano state facili come si era aspettato.

Per dirla con una metafora, era inciampato e caduto rovinosamente.

Si era rialzato quasi subito, naturalmente, visto che il “cadere” era diventata ormai un’abitudine per lui, però…qualcosa in lui era cambiato.

Si era chissà come reso conto del fatto che non aveva fatto altro che seguire l’ala piccola.

Lo aveva studiato, prima cercando di capire cosa la sorella del capitano trovasse in lui, poi per scoprire suoi eventuali punti deboli o segreti che lo avevano portato al livello cui ora lui stesso aspirava.

Infine aveva cercato di mettersi nei suoi panni, e si era ritrovato a scontrarsi con un mondo parallelo al suo. Certo, il volpino non aveva i SUOI problemi, ma ci si avvicinava parecchio.

Quando non aveva più potuto ignorare quello che sentiva, quando aveva realizzato di colpo che non sarebbe riuscito a cambiare i suoi sentimenti e neppure quelli di Kaede, era fuggito.

Vigliaccamente, con la coda fra le gambe.

Altro che Tensai!

Aveva ragione il moro, a dargli dell’idiota!

Do’hao.

Quell’insulto che aveva assunto toni sempre più simili ad una parola d’amore, per le sue orecchie.

E solo ora, che ce lo aveva davanti, riusciva ad accettare fino in fondo quello che significava per lui quel ragazzotto pallido: aria.

Rukawa era il suo ossigeno, il suo cielo, la brezza estiva ed il tifone urlante.

Gli era indispensabile.

Aprì la bocca, per dirglielo, ma Kaede, senza preavviso, gli sferrò un pugno tremendo alla mascella.

Non lo aveva mai colpito così forte, e per un momento Hanamichi rimase intontito senza rispondere al colpo.

Il moro emise un basso ringhio prima di scaraventarglisi di nuovo contro, e a quel punto al nostro Sakuragi andò il sangue alla testa.

I due finirono avvinghiati sul parquet, ma non certo per una romantica riconciliazione.

Sembravano due bottiglie di plastica accartocciate e gettate sul pavimento, tanto si contorcevano per evitare i colpi e per incassare quelli nonostante tutto incassati.

Eppure, nonostante la rabbia che dardeggiava negli occhi profondi di Kaede, il rossino se ne sentiva attratto più che mai.

Certo, una parte di lui lo odiava ferocemente: come aveva osato lasciarlo come uno stupido ad aspettare una risposta e poi addirittura picchiarlo senza ragione?! Era lui quello che aveva diritto a volersi vendicare, non Rukawa!

C’era però un’altra parte, che veniva travolta dal profumo intenso emanato dal moro ogni qualvolta questo si avvicinava, e, quando alcune gocce del suo sudore gli scivolarono lungo le labbra, Hanamichi non riuscì a trattenersi dal leccarle con voluttà.

Il sapore salato della pelle di Kaede e quello metallico del proprio sangue, che colava dal naso tumefatto, inebriarono i suoi sensi.

Certo che quando volevano farsi del male erano proprio bravi…

Poi, di colpo, come era iniziata la tempesta passò.

Il moro gli stava sopra, col fiato corto (lo aveva sempre detto, lui, che la volpaccia aveva poca resistenza!), e il suo pugno era partito verso di lui.

Ma non lo raggiunse.

Hanamichi, che aveva chiuso gli occhi in attesa dell’inevitabile impatto, li riaprì sorpreso.

E Rukawa lo strinse in un abbraccio.

Oddio, abbraccio è un eufemismo.

Lo strinse in una MORSA.

Lo strinse così forte che il rimbalzista per qualche istante fece fatica a respirare, inalando a più riprese il respiro dell’altro, che però sembrò non accorgersene.

Quando Kaede lo lasciò andare, il rosso lo fissò.

Non capiva.

 

***

 

La prima volta che Hanamichi lo aveva spogliato, in quella stessa palestra, mentre la sua bocca scendeva affamata lungo i suoi fianchi, lui aveva avuto come l’impressione che fosse più la rabbia a guidarlo che l’amore o una sua qualche pallida imitazione.

Il suo sguardo diceva “Guardatemi, anch’io posso fare sesso, ci sono riuscito anch’io!”

Era come una rivalsa, probabilmente nei confronti di tutte quelle ragazzine che, negli anni, lo avevano respinto e deriso.

Ma non era quello il momento di crogiolarsi nei ricordi, nelle ipotesi, nelle domande.

Doveva fargliela pagare, a quell’idiota.

Lo aveva fatto aspettare per oltre quattro ore, e quando poi finalmente si era presentato tutto quello che aveva saputo dire era stato “Cosa diavolo ci fai qui?”

Probabilmente non si aspettava di trovarlo ancora lì, in attesa.

Qualunque fosse la ragione, nessuno si prende gioco di Kaede Rukawa, neanche il primo (e probabilmente ultimo) grande amore della sua vita.

Così il moro aveva deglutito il magone che gli si era formato in gola al rivederlo e lo aveva colpito.

E invece di sbraitare, insultarlo o rispondergli, Hanamichi era rimasto immobile con aria smarrita.

Non si aspettava neanche questo, evidentemente.

Approfittando della sua distrazione, Kaede lo aveva colpito di nuovo e ed erano finiti a lottare rabbiosamente sul parquet.

Il futuro MVP non riusciva comunque a concentrarsi più di tanto, ed erano molti di più i colpi a vuoto che quelli davvero efficaci.

La colpa era tutta della scimmia: come riusciva ad essere così maledettamente sensuale anche mentre prendeva parte ad una scazzottata?!

Il suo respiro caldo che gli si infrangeva addosso gli rendeva tutto confuso e indistinto, impedendogli pertanto di vedere dove colpiva.

A un certo punto il rosso si era leccato via il sangue dal labbro, e lui era rimasto a fissarlo estasiato.

Non era riuscito a continuare oltre la rissa, e lo aveva stretto a sé.

Quando aveva udito un lieve rantolo, però, aveva capito che forse lo stava stringendo troppo e lo aveva lasciato andare.

 

***

 

Hanamichi respirò a fondo, due, tre volte prima di portare il suo sguardo furioso su di lui.

“Ma sei impazzito, kitsune?! Che diavolo ti è preso?!”

“Hn, la colpa è solo tua, do’hao. Qualcuno doveva insegnarti prima o poi ad essere puntuale agli appuntamenti.”

Gli occhi nocciola dell’ala grande si spalancarono a dismisura.

“Che cosa vai blaterando! Hai battuto la testa, per caso?” si informò poi, mentre il suo tono irato sfumava nella preoccupazione.

“No” rispose il moro, seccamente “sono solo stufo di venir trattato come un pupattolo da te. Non puoi andare e venire come ti pare ed aspettarti poi che io non mi incazzi! Smettila di giocare con i miei sentimenti!”

Kaede si alzò da terra sistemandosi la maglia stropicciata.

“Fa maledettamente male, Hanamichi” aggiunse in un sussurro.

Il rosso stava iniziando ad arrabbiarsi davvero.

“TI SEI BEVUTO IL CERVELLO?! MA DI CHE PARLI?! GUARDA CHE SE C’E’ QUALCUNO CHE GIOCA CON I SENTIMENTI DEGLI ALTRI QUELLO SEI TU!” urlò in faccia al pallido compagno.

“Co…” si provò a ribattere quest’ultimo, interrotto però da Hanamichi che sembrava un fiume in piena.

“HAI CAPITO PERFETTAMENTE! CREDI CHE SIA STATO FACILE CONFESSARTI TUTTI I MIEI SBAGLI, I MIEI SENTIMENTI, I MIEI PENSIERI PIU’ INTIMI?! E’ STATO UN INCUBO, KITSUNE, UN INCUBO! E COME PENSI CHE MI SIA SENTITO OGNI GIORNO, DAVANTI ALLA CASSETTA DELLA POSTA, ASPETTANDO UNA RISPOSTA CHE NON E’ MAI ARRIVATA?!”

L’eco delle urla del rosso si ripercosse nella palestra per qualche minuto ancora, prima di spegnersi definitivamente.

Ansimando per lo sforzo sostenuto, Hanamichi strinse i pugni, aspettando la reazione del moro, ma Kaede rimase immobile.

Teneva la testa china, ed il suo viso era coperto da lunghe ciocche corvine.

“Una…risposta” mormorò, mentre le sue spalle iniziavano a tremare.

“Una…risposta” ripeté un po’ più forte, mentre il tremito si propagava in tutto il suo corpo.

Il rimbalzista allungò una mano verso di lui, ma prima che potesse raggiungerlo Kaede scoppiò.

Dapprima era un suono sottile, come il ronzio di una mosca, poi crebbe d’intensità fino a tramutarsi in un boato scrosciante che lo gettò a terra.

Hanamichi non sapeva cosa pensare.

Sotto il suo sguardo attonito la volpaccia artica, il re dei ghiacci, il freezer con le gambe…

Era piegato in due dalle risate.

E non accennava a voler smettere, anzi, più i minuti passavano più il suo riso diventava incontrollabile.

Le lacrime gli inondavano copiosamente il volto, mentre con le mani il moro si reggeva la pancia.

Continuava a balbettare qualcosa, tra un singulto e l’altro, e ad Hanamichi sembrò di riconoscere la parola “risposta”.

Il maledetto rideva di lui e del suo dolore?!

Rideva dell’ansia e della sua sciocca preoccupazione?!

Rideva per il suo sguardo che, seppur arrabbiato, non smetteva di guardarlo con amore?!

Per cosa cazzo stava ridendo?!

“La vuoi piantare sì o no?!” sbottò il rossino alla fine.

Continuando ad emettere suoni strozzati simili a singhiozzi, finalmente il moro riuscì a calmarsi abbastanza da far capire anche al suo compagno di squadra la botta di sfiga che gli si era abbattuta contro.

“Io…ti avevo…risposto, Hanamichi” articolò a fatica “ci avevo…messo…due giorni, a decidere…cosa scriverti” continuò, mentre il volto abbronzato del rimbalzista si illuminava progressivamente “ti avevo dato…appuntamento…qui, oggi alle tre…” una consapevolezza improvvisa si fece strada tra i lineamenti marcati del rossino “…e così…quando sei arrivato…non ci ho visto più…”

Il moro si alzò da terra appoggiandosi al muro e, mentre tentava di riprendere fiato, Hanamichi si grattò la nuca, riordinando mentalmente tutte le informazioni ricevute fino a quando finalmente tutto gli fu chiaro.

Si voltò lentamente verso il moro e con tono incredulo e scioccato gli disse “Vuoi dire che ce le siamo date di santa ragione solo per colpa di uno stupido gatto nero?!”

Stavolta fu Kaede a guardarlo sbalordito, ma il rossino neppure se ne accorse, preso com’era a borbottare tra sé.

“Io l’avevo detto a Yohei di fare un’altra strada, ma lui no, lui deve fare il superfigo e dire con tono saccente ‘Hana, non sarai superstizioso vero?’ e poi farmi passare sotto la scala, dicendo che la sfiga si annulla da sola, e rompe gli specchi fottendosene dei sette anni di disgrazia e…”

Ma non riuscì a finire l’elenco, perché Rukawa era stato preso da un altro attacco.

La fronte corrugata di Hanamichi che scavava nel suo passato per risalire alle cause della propria sfortuna era troppo per il suo autocontrollo.

Senza che il povero rossino capisse cosa ci fosse di tanto buffo, ecco che il rookie numero uno di Kanagawa si rotolava di nuovo a terra in preda all’ilarità.

“Smettila…Hana…ti prego…o mi farai…morire…!” lo implorò Kaede a cui ormai dolevano tutti i muscoli, soprattutto quelli facciali, sottoposti ad uno stress inusuale.

Finalmente la crisi passò ma il volpino, stremato, si accasciò a terra cercando di riprendere fiato.

Visto che il moro non sembrava in condizioni di andarsene da solo, Hanamichi lo afferrò per un braccio aiutandolo a rimettersi in piedi per poi cingerlo sui fianchi appoggiandolo a sé.

“Forza, stupida volpe, andiamo. Ti accompagno a casa, non riusciresti a fare neanche due passi di fila” gli intimò con tono autoritario.

Ma Kaede non aveva nessuna intenzione di spostarsi o di rifiutare il suo aiuto.

Quello era il vecchio Kaede.

Il nuovo Kaede invece non vedeva l’ora di essere a casa con il suo do’hao. Avevano tanto da dirsi, e tanto da recuperare.

E così, mentre le stelle iniziavano ad apparire nel cielo estivo, due ombre camminavano vicine verso una nuova vita.

Insieme.

Con la consapevolezza che, per quanto buia possa apparire la notte, il sole sorgerà l’indomani.

Basta tenere duro fino ad allora.

 

*OWARI*

 

BWAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA ç____ç
è finitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ç___________ç

 

Olly: ma no, dai, ci sono ancora l’epilogo e le side stories!

 

Però….(sigh, sob,sniff)…LA FIC E’ FINITAAAAAAA ç___ç

 

Olly: ^___^

 

Beh, che dirvi….sono davvero distrutta. È stata la mia prima long fic, e spero che vi sia piaciuta.

Io ci ho messo tutta l’anima, nello scriverla.

Vi do appuntamento all’epilogo, “Essere in te”, e alle side stories su Sendoh (poverino, gli devo qualcosa ^^) e sui nostri due piccioncini più avanti nel tempo.

 

A presto!

(Spero)

Marty ç______ç