TITOLO: Le Syriane

AUTORE: Marty.

SERIE: Slam Dunk

PARTE: 17/18 (ho rivisto la storia e unito due capitoli. Sono previste però due o tre side stories, fra MOLTO tempo…)

PERSONAGGI: Kaede Rukawa - Hanamichi Sakuragi

RATING: Songfic, angst, NC-17 in alcuni capitoli.

DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: a Niane, sempre, per il prestito dell’Iguana e naturalmente alle mie sisters, nonché a Nuel Kira ed Aurora (la riabilito, dai, lo so che mi vuole bene!) che commentano puntualmente ^^ questo capitolo in particolare lo dedico a Lal sperando che prima o poi legga tutta la fic ç_ç

DISCLAIMERS: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io sono sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc, anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…

NOTE 01: RuHanaRu forever! Ma adoro anche Mituccio, Hisashi (che è di Yukari ^^)…e chi più ne ha più ne metta!

La storia prende spunto da una serie di canzoni della cantante Syria.

Per qualsiasi commento ( accio ) la mia mail è marty_rurulove@yahoo.it !

NOTE 02: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! Ah, dato che in ML non si vede il corsivo (non ho mai avuto questo problema, non utilizzando i testi ç_ç) mi limiterò a piazzare le strofe solitarie in mezzo a righe vuote…dovreste capire quali sono ^^

NOTE 03: andate tutti a leggere la saga dell’Iguana Club di Niane!!! È qualcosa di davvero fantastico, e poi qualcosa le devo in cambio del prestito no? ^^

ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la pubblichino pure! Mi faranno solo felice!

Spero vi piaccia!

 

Un baci8 a tutti!

Marty

 

UN PASSO INDIETRO: in questo spazio, metterò il riassunto del capitolo precedente e le mie annotazioni.

Nello scorso capitolo, Kaede decide di dare ad Hana un’ultima possibilità, e gli scrive una lettera di risposta con un appuntamento. La lettera però purtroppo non raggiungerà mai il nostro rossino…

 

 

 

Le Syriane

-capitolo diciassettesimo-

 

- Maledetto il giorno -

 

POV Ru

 

Sono sul treno che mi riporta a Kanagawa. Il mio cuore batte forte, come da troppo non faceva. Sono molto nervoso. Avrai accettato la mia offerta? Verrai a offrirmi la tua mano per ricominciare a camminare insieme?

Pieno di domande e di aspettativa, scendo dalla carrozza e corro a casa.

Mi faccio una doccia veloce, indosso pantaloncini e canotta, prendo le chiavi della palestra e mi dirigo a scuola.

Mentre faccio scattare la serratura penso a quanto siamo cambiati, io, te e tutti gli altri, in questi mesi. Stiamo diventando uomini, ormai.

Entro e lascio la porta socchiusa. Un sottile velo di polvere ricopre tutto qui dentro; è almeno un mese che nessuno ci mette piede. Beh, mentre ti aspetto darò una pulita. Mi munisco di spazzolone ed inizio a percorrere su e giù il parquet, lucidandolo a dovere.

Sorrido al ricordo di te, quando lo facesti per convincere Akagi a prenderti in squadra.

Guardo l’orologio a muro: sono le due e tre quarti. Manca un quarto d’ora all’appuntamento.

Il parquet è a posto, quindi mollo in un angolo lo spazzolone e poi mi siedo, con un pallone in mano.

Non ho voglia di giocare, ora, voglio pensare e chiarirmi le idee prima di incontrarti.

Certo, se tu fossi stato un po’ più furbo, se avessi avuto un briciolo di quella genialità che proclami ai quattro venti forse avresti potuto capire cosa ci stava succedendo prima di arrivare quasi al punto di non ritorno.

Se io avessi ascoltato il mio istinto invece di rinnegare quello che eri diventato per me, forse avrei potuto evitare di ferirti tanto.

Ma se soprattutto ti avessi permesso di guardarmi davvero, di conoscere il vero Kaede, forse avresti visto le mie incertezze e sarebbe stato tutto diverso.

 

Sono le tre passate, ma tu sei sempre in ritardo quindi non mi preoccupo più di tanto.

Lo so che con i “se” non si arriva da nessuna parte, ma ne ho così tanti affastellati dentro di me che devo liberarmene.

 

Se non ti avessi dato la possibilità di prevaricarmi tanto, pensando che tu in fatto di cuore ne capissi senz’altro più di me, forse oggi sarei molto più forte e sicuro di me.

È innegabile, però, che la forza che possiedo oggi è direttamente collegata a quello che abbiamo passato, quindi a conti fatti non è andata poi così male.

 

Mi alzo ed inizio a passeggiare nervosamente su e giù.

Sono quasi le tre e mezza. Ma che diavolo stai facendo?!

 

Se quella notte non mi avessi risvegliato da un torpore che durava da sedici anni, oggi forse non saresti il mio incubo, mi perseguiti anche da sveglio!

Non sai quante volte ho maledetto in cuor mio il giorno in cui ci siamo conosciuti, in terrazza, e quanto ancora di più il momento in cui mi sono perso nel tuo sguardo.

Ho maledetto i momenti che abbiamo condiviso, quelli belli e quelli brutti, perché non accettavo in alcun modo di essere dipendente da degli stupidi ricordi.

E ho maledetto le volte che ho creduto alle tue parole vuote, e quelli in cui ho sperato che avremmo potuto ricominciare.

Sto maledendo anche questo momento: Hanamichi, dove cazzo sei?!

E l’orologio, inesorabile, batte le quattro del pomeriggio. Recupero il pallone da un angolo e palleggio. Cercherò di non pensarci, e farò due tiri.

 

***

 

POV Hana

 

Sono seduto sulla spiaggia da almeno due ore.

L’acqua di tanto in tanto mi lambisce i piedi, mentre guardo fisso davanti a me.

Sono passati dieci giorni da quando ti ho scritto, e ancora non ho ricevuto alcuna risposta da te.

Sospiro.

Che sia davvero troppo tardi?

Le lacrime spingono per uscire, ma io tiro su col naso e le ricaccio indietro, non è proprio il caso.

Sai, Kaede, se io e te avessimo PARLATO ogni tanto, forse tu avresti saputo, capito che la mia era solo una maschera. Come la tua.

Ti saresti reso conto del fatto che io e te siamo molto più simili di quanto pensi.

La mia anima ha bisogno di calore, come la tua, e anch’io nonostante le apparenze sono solo.

E mi sono trovato spesso ad invidiarti, perché tu riesci a stare solo, mentre io ho abituato gli altri a credere che ho bisogno di averli sempre intorno.

Mi piaceva stare seduto vicino a te, in silenzio, nel tuo salotto.

Forse era questo il problema: mi piaceva TROPPO. E ho avuto paura.

Paura di legarmi troppo a te e di vederti un giorno andare via, paura di fidarmi e venire tradito, paura di buttarmi in qualcosa che mi sembrava più grande di me.

E anche tu, con quel tuo atteggiamento arrogante che mi incolpava silenziosamente di qualsiasi problema si venisse a creare, certo non sei stato d’aiuto!

Pensare che se solo mi avessi mostrato quel lato di te che gli altri non conoscono ti avrei dato tutto me stesso. Tutto.

L’ho capito solo adesso.

Avresti potuto essere il mio universo, se mi avessi concesso di vedere il vero Rukawa solo per un istante. Se mi avessi dimostrato che anche tu ti stavi mettendo in gioco.

Non sono mai stato molto religioso, non ricordo se te l’ho mai detto, eppure da quando è finita tra noi ho iniziato a cercarlo, quello che c’è lassù.

SE c’è.

Sai perché? Perché prima non ne avevo bisogno.

Era in te che riponevo la mia fede.

Eri tu quello da raggiungere, quello da cui imparare ciò che ancora non sapevo, il mio modello, il mio mito. Il mio Dio.

E ora? Ora che forse ti ho perso per sempre cosa posso fare, se non rivolgermi a qualunque cosa ci sia nel blu sopra di me per implorarlo di darmi un’altra possibilità?

 

Ti prego, se ci sei, aiutami. Io mi sento morire! Senza di lui, senza la speranza e i sogni che facevo mentre gli stavo accanto, senza il suo sguardo puntato su di me, senza il me stesso migliore che ero al suo fianco, anche se non me ne rendevo conto…fammelo incontrare di nuovo, solo una volta ancora, fammici parlare…

 

Mi alzo, strofinandomi il volto con rabbia.

Non capisco se sono schizzi di mare o lacrime, che mi bagnano le guance, ma mi rode ugualmente.

Maledetto Rukawa!

Ma proprio allo Shohoku dovevi venire?!

Non potevi scegliere il Kainan?

Se non avessi visto i tuoi occhi, quel famoso giorno sulla terrazza, se non avessi condiviso con te le risse, i battibecchi, le vittorie e le sconfitte, magari…oggi non starei così.

Non sarebbe successo tutto questo.

E poi perché mai ho creduto ad un futuro per noi?

Perché?!

Tu non me ne hai dato motivo.

Ti ho addirittura scritto quella stupida lettera senza capo né coda, perché speravo…non so cosa speravo.

Ma comunque ora non ha più importanza.

Sei stato chiaro, sai, il tuo silenzio è sempre stato molto eloquente, almeno per me.

Mi metto a camminare, senza meta, fino a che mi ritrovo davanti al cancello dello Shohoku.

Come ci sono arrivato qui?

Bah.

Ma…è aperto!

Questo è molto strano…meglio entrare a dare un’occhiata, non vorrei che ci fosse qualche ladro venuto a rubare i computer dell’aula d’informatica approfittando delle ferie del custode…

Entro di soppiatto nel cortile, il sole ormai ha cominciato a tramontare. Che ore saranno?

Vedo che le luci della palestra sono accese, e così mi avvicino.

Sento un rumore che riconosco all’istante: è l’inconfondibile tonfo ritmico di una palla che rimbalza.

La porta è socchiusa, la spalanco e…

Non è possibile.

Ci sei tu, in piedi davanti a me.

Lasci cadere la palla e mi corri incontro, con le guance arrossate.

Mi aspetto che mi getti le braccia al collo, ma non lo fai. Quando mai d’altronde hai risposto alle mie aspettative?

Forse ti amo tanto anche per questo, il fatto che tu sia una continua sorpresa per me.

Ti fermi a pochi centimetri da me, incroci le braccia sul petto e mi guardi con sufficienza, come se ti aspettassi che parlassi.

Io ti fisso sorpreso, e l’unica cosa che riesco a dire è “Cosa diavolo ci fai tu qui?”

 

*tsuzuku*

 

weeeeeeeeeeeeeeeeeeeeé, è quasi finita, buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ç_____ç

fatemi sapere…

Marty_che_si_dispera