TITOLO: Le Syriane

AUTORE: Marty.

SERIE: Slam Dunk

PARTE: 16/18 (ho rivisto la storia e unito due capitoli. Sono previste però due o tre side stories, fra MOLTO tempo…)

PERSONAGGI: Kaede Rukawa - Hanamichi Sakuragi

RATING: Songfic, angst, NC-17 in alcuni capitoli.

DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: a Niane, sempre, per il prestito dell’Iguana e naturalmente alle mie sisters, nonché a Nuel ed Aurora che commentano puntualmente ^^ questo capitolo lo dedico a Kira. La scema pensava che la stessi ignorando mentre in realtà era il mio pc che non riceveva le sue mails…

DISCLAIMERS: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io sono sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc, anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…

NOTE 01: RuHanaRu forever! Ma adoro anche Mituccio, Hisashi (che è di Yukari ^^)…e chi più ne ha più ne metta!

La storia prende spunto da una serie di canzoni della cantante Syria.

Per qualsiasi commento ( accio ) la mia mail è marty_rurulove@yahoo.it !

NOTE 02: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! Ah, dato che in ML non si vede il corsivo (non ho mai avuto questo problema, non utilizzando i testi ç_ç) mi limiterò a piazzare le strofe solitarie in mezzo a righe vuote…dovreste capire quali sono ^^

NOTE 03: andate tutti a leggere la saga dell’Iguana Club di Niane!!! È qualcosa di davvero fantastico, e poi qualcosa le devo in cambio del prestito no? ^^

ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la pubblichino pure! Mi faranno solo felice!

Spero vi piaccia!

 

Un baci8 a tutti!

Marty

 

UN PASSO INDIETRO: in questo spazio, metterò il riassunto del capitolo precedente e le mie annotazioni.

Nello scorso capitolo, dopo aver letto la lettera di Hanamichi, Kaede cerca con l’aiuto di suo fratello Hiroshi di prendere una decisione sul futuro della sua storia con Hana…

 

 

 

Le Syriane

-capitolo sedicesimo-

 

- Da lontano -

 

 

 

 

Era ormai mattino inoltrato quando Kaede aprì gli occhi. I raggi del sole bagnavano la stanza, nonostante le tende fossero tirate.

Stranamente, pur avendo dormito solo poche ore, si sentiva fresco e pieno di energie.

Sapeva bene che gli derivavano dalla serenità interiore di aver preso finalmente una decisione.

Si alzò con indosso ancora i vestiti del giorno precedente, e dopo una lauta colazione che lasciò di stucco la sua nipotina Olga tornò in camera zufolando piano.

Sedette alla sua scrivania e tirò fuori una cartelletta in cui teneva i fogli di carta da lettera.

Alzando lo sguardo sulla finestra ripensò all’alba che aveva guardato con Hiroshi poche ore prima, e rimase sorpreso dal paragone evidente tra l’alba e lui ed il tramonto ed Hana. Pallido l’uno, rosso l’altro. Inizio l’uno, fine l’altro. Si escludevano a vicenda, però. E certo questo non deponeva a favore della loro relazione!

Ridacchio appena, e poi si mise d’impegno.

 

Caro Hana…

 

Stracciò il foglio.

 

Amore mio…

 

Ma per favore!

 

Hana, io…

 

Kami sama!

 

Oh, insomma, do’hao!

Sono stufo di cercare modi di iniziare questa lettera, perciò…

O così o Pomì!

Tzè!

Vabbè, allora.

Ho ricevuto la tua lettera.

Hai centrato il punto: sei un imbecille.

Nonostante tutto, però, temo di esserlo anch’io.

Ma che bella coppia, eh?!

Hn.

L’importante è trovare un punto da cui ripartire insieme.

Mentirei se ti dicessi di non aver pensato a te fino ad ora.

L’ho fatto, eccome se l’ho fatto.

Di continuo.

Per lanciarti anatemi e maledizioni, per lo più…

Eddai, non essere così permaloso!

Leggila tutta ‘sta lettera prima di distruggerla in mille coriandoli!

È difficile per me parlare di sentimenti o sensazioni, ma se ci sei riuscito tu che scrivi ancora “vado ha casa” ci posso riuscire anch’io…ok, ok, la smetto dai. Facciamo i seri.

Dunque, innanzitutto una precisazione: Hiroshi è mio FRATELLO, stupida scimmia, quindi evita di mandargli messaggi minatori la prossima volta, visto soprattutto quanto si dà da fare per convincermi a tornare con te. Dovresti fargli un monumento.

Ci siamo persi di vista perché quando mio padre ha scoperto che era gay lo ha diseredato e cacciato di casa, intercettando tutte le lettere che mi scriveva. Ma di questo ti parlerò poi con più calma.

Volevo solo mettere a tacere la tua insulsa gelosia.

Hiroshi vive in una casa di campagna, circondata da campi di girasoli che scaldano il cuore a guardarli, con le loro corolle vezzosamente ripiegate. Dovresti vederli, credo ti piacerebbero. E poi c’è il maledetto cane dei vicini, che quando esco abbaia come un disperato fino a che non mi arrendo e lo prendo in braccio; non appena lo faccio diventa l’animale più tenero del pianeta.

Ormai è piena estate qui, come anche a Kanagawa, e il sole batte a picco. Ho preso anche una bella insolazione, avevo un’emicrania da guinness, anche se temo che il mal di testa non fosse dovuto solo al sole. O meglio, non solo a QUEL sole. Mettiamo le carte in tavola: non faccio altro che pensare a te. Farcisco le mie giornate con i “se”, i “ma”, i “forse”, i “chissà”…sei il mio sole, Hanamichi. Hai illuminato di colpo la mia esistenza, che prima era piatta e grigia, e mi hai trasmesso la tua forza. Sai, quando sono venuto qui l’altra volta ho capito di amarti. Per questo la scoperta del tuo tradimento mi ha fatto così male. Ero tornato pieno di speranze ed aspettative per noi due, volevo anche ringraziarti perché se non ti avessi avuto accanto non avrei mai trovato il coraggio di andare a cercare Hiroshi ed ora non farebbe di nuovo parte della mia vita. E tu invece…non avevi minimamente pensato a me, anche per te ero stato solo un bell’involucro da sfruttare.

Ahi!

Maledizione, mi ha punto una zanzara!

A cosa diavolo servono gli zampironi se poi vengo mangiato vivo ugualmente, mi chiedo…bah!

Che dicevo…?

Ah sì, il mio dolore.

Solo qui riesco a sentirmi sereno. O per essere precisi, ORA mi sento sereno perché ho preso una decisione.

Ma te la dirò più avanti, così ti farò tribolare ancora un po’, ehehehe!

Ho voluto allontanarmi da Kanagawa e da te per prendere le distanze da tutto e cercare di vedere la situazione in modo più ampio.

Beh, mi sono solo reso conto senza più dubbi che ti amo, do’hao.

Sai da cosa l’ho capito?

Dal fatto che ogni tanto il silenzio e la calma che ci sono qui diventano insopportabili.

Non riesco a fare niente, neppure a dormire, senza la tua voce o le tue mani che mi accarezzano i capelli. Non riesco a stare senza quell’uragano che scateni nella mia vita.

E allora mi perdo a fantasticare del nostro destino, di quanto ci si sia rivoltato contro dopo aver fatto di tutto per unirci.

I sogni alla fine svaniscono, irraggiungibili, ma rimane prepotente la sensazione di essere unito a te in qualche modo.

E questi momenti che vivo lontano da te diventano solo una parentesi che non riesce ad impedirmi di ricordarti.

Se scosto la tenda verrò abbacinato dal giallo oro della marea dei girasoli. Mi fanno pensare a te; guardano il sole e tendono ad esso, eppure mantengono la propria identità, proprio come hai fatto tu con me. Mi illudo almeno di aver rappresentato un po’ il sole, un traguardo a cui aspirare, per te. È quello che avrei voluto essere. E mi rende orgoglioso il pensiero di essere stato il motivo del tuo impegno e dei tuoi miglioramenti.

Vorrei dirti tante cose, vorrei farti capire tanti lati di me, ma non ce la faccio.

È difficile. Non sono abituato a parlare o a scrivere della mia sfera più intima e personale.

Sto facendo un gran guazzabuglio, che altro non è che il riflesso della confusione che regna sovrana dentro di me, ma spero di riuscire a trasmetterti almeno una parte di quello che sento.

Sento venire da lontano una voce stonata che canta.

Sarà qualche vecchietto che va all’osteria.

È l’unico posto in cui ci si può svagare un po’.

Organizzano tornei di poker, scala 40, perfino rubamazzetto! Ma io ci sono andato solo una volta, perché dovunque vada penso a te.

Ah, sai qual è stato un altro momento in cui ho capito di amarti? Quando ti ho tradito.

Beh, in realtà non stavamo più insieme visto che ti avevo cacciato da casa mia, ma il mio cuore lo dividevo ancora con te. Per dimenticarti sono andato al locale di mio zio, te ne ho parlato dai, L’Iguana Club, e sono stato con non so più quanti ragazzi. Alla fine, però, in tutti cercavo qualcosa di te.

E ha fatto male, dannatamente male.

Anche il violentarti, in quel vicolo, non mi ha fatto sentire forte come avrei voluto ma solo più debole e vigliacco di quanto tu fossi mai stato con me.

E ti chiedo scusa, Hanamichi.

Mi dispiace.

Certo che ci siamo fatti parecchio male…lo pensa anche Hiroshi. Ha detto che secondo lui è inutile continuare questa storia. L’unica possibilità che abbiamo è quella di ricominciare daccapo, buttandoci alle spalle tutto quello che è successo fino ad ora.

Io credo che abbia ragione. E tu?

…si è alzato il vento. Ha spazzato il cielo, disperdendo le nuvole.

Non riesco più ad essere triste, non adesso che c’è una nuova speranza. Sorrido, e immagino te che fai lo stesso mentre leggi i miei pensieri sconclusionati.

Il tempo che passo lontano da te scorre troppo lentamente, per i miei gusti. Comunque fra una settimana torno a Kanagawa, giusto il tempo di vedere sbocciare le rose che ha piantato la mia nipotina Olga. Ci tiene tanto! Tanto non ci riesco a rimanere qui di più. Non senza di te.

Però potremmo tornarci insieme, se ti va.

Ne parleremo.

E finalmente eccoti la mia decisione. È più una proposta, in realtà: vediamoci fra una settimana verso le tre del pomeriggio in palestra. La scuola è chiusa, ma io ho le chiavi per i miei allenamenti speciali. Ti aspetto lì.

Sappi una cosa però: questa è l’ultima possibilità che ti darò. Che CI darò. Se non vieni o se mi rendo conto che non sei stato sincero con me, è finita.

E stavolta sul serio.

Ok, direi che può bastare tanto il concetto è chiaro.

Ciao Hana.

 

Kaede (che non riesce a capacitarsi del fatto che ha dovuto venire così lontano per capire che ti ama)

 

Il moro si abbandonò contro la spalliera della sedia per riprendere fiato.

Era stato più faticoso di una partita di basket giocata al massimo delle sue forze!

Ripiegò con cura le pagine di carta di riso, le infilò nella busta e leccò la colla.

Poi con la sua calligrafia chiara e decisa vergò l’indirizzo sul retro della busta.

Dopo aver guardato per un attimo il davanti con aria pensosa, aggiunse qualche riga in stampatello.

 

ALLA FAMIGLIA DEL DO’HAO: NON OSATE APRIRE QUESTA BUSTA!

 

Sorrise tra sé, e scese le scale con passo sicuro uscendo nel giardino.

Proprio tra il cancello e lo steccato bianco c’era il palo con la cassetta della posta. Come quelle delle vecchie case, se c’era della posta dentro che il postino doveva ritirare si alzava la levetta.

Così quando l’uomo passava, apriva la cassetta e ritirava le lettere per portarle all’ufficio postale.

Mancava ancora qualche ora al suo passaggio, quindi non c’era fretta.

Dopo aver baciato la busta la infilò tra le altre, e poi se ne tornò in camera a recuperare il sonno perduto.

 

“Sansone, vieni a giocare!”

La piccola Olga rideva felice, facendo le carezze sul pancino del cane.

“Olga! È pronto il pranzo, vieni a mangiare!”

“Arrivo!

Tu non ti muovere, capito? E se fai il bravo ti porto qualcosa!” disse la bimba correndo poi in casa.

Il cane si leccò il muso, affamato.

Si guardò intorno, in cerca di qualcosa da fare, ma sembrava tutto immobile nella calura del mezzogiorno.

Una farfalla gli svolazzò davanti al naso e lui si divertì a rincorrerla per qualche minuto, tanto preso dall’esserino colorato da cozzare violentemente con il palo su cui si trovava la cassetta della posta. Questa ondeggiò pericolosamente, ma per fortuna non cadde. Il cane tirò un sospiro di sollievo: Olga gli aveva detto di stare buono e se avesse divelto il palo avrebbe dovuto sicuramente rinunciare al premio promesso. Trotterellò quindi di nuovo nel cono d’ombra dove lei lo aveva lasciato e si sdraiò a sonnecchiare mentre la aspettava.

“Eccomi! Bravo, Sansone, vedo che sei stato buono. Eccoti un anman come premio!”

Il cagnolino abbaiò festoso, godendosi lo spuntino, e la piccola Olga lo guardò mangiare sorridendo.

Nessuno dei due si accorse della busta abbandonata fra i cespugli, che sarebbe stata ridotta in poltiglia dall’acquazzone della notte seguente.

 

*tsuzuku*

 

Non avrete creduto DAVVERO che sarebbe andato tutto bene, VERO?!

Ma dai!

Allora non vi ho insegnato proprio niente!

Marty