TITOLO: Le Syriane

AUTORE: Marty.

SERIE: Slam Dunk

PARTE: 12/?

PERSONAGGI: Kaede Rukawa - Hanamichi Sakuragi

RATING: Songfic, angst, NC-17 in alcuni capitoli.

DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: a Niane, sempre, per il prestito dell’Iguana, alle mie sis, a Nuel Aurora Mercedes Chikara e tutte coloro che mi seguono con pazienza e fiducia, ma soprattutto ad ELY! Buon compleanno! Spero che non ti offenderai per questo misero pensiero u__u

DISCLAIMERS: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io sono sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc, anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…

NOTE 01: RuHanaRu forever! Ma adoro anche Mituccio, Hisashi (che è di Yukari ^^)…e chi più ne ha più ne metta!

La storia prende spunto da una serie di canzoni della cantante Syria, la storia verrà accompagnata, sottolineata ed inframmezzata con le sue parole.

Spero vi diano quanto hanno dato a me.

Per qualsiasi commento ( accio ) la mia mail è marty_rurulove@yahoo.it !

NOTE 02: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! Ah, dato che in ML non si vede il corsivo (non ho mai avuto questo problema, non utilizzando i testi ç_ç) mi limiterò a piazzare le strofe solitarie in mezzo a righe vuote…dovreste capire quali sono ^^

NOTE 03: andate tutti a leggere la saga dell’Iguana Club di Niane!!! È qualcosa di davvero fantastico, e poi qualcosa le devo in cambio del prestito no? ^^

ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la pubblichino pure! Mi faranno solo felice!

Spero vi piaccia!

 

Un baci8 a tutti!

Marty

 

UN PASSO INDIETRO: in questo spazio, metterò il riassunto del capitolo precedente e le mie annotazioni.

Nello scorso capitolo, Hanamichi e Kaede si sono affrontati e alla fine del litigio sono volate parole grosse. Kaede, spinto dalla rabbia ha violentato Hanamichi per fargli capire cos’abbia provato lui in quei mesi…

 

 

 

Le Syriane

-capitolo dodicesimo-

 

- Ce l’avevo un amore -

 

POV Hana

 

Sono quasi due giorni che sto chiuso in casa, raggomitolato sul letto, a rivivere come in un film la fragile storia di noi due.

E a rallentatore, fotogramma per fotogramma, analizzo ogni movimento, ogni parola, ogni sguardo. Mio e tuo.

Quanto ti ho fatto male, Kaede? Quanto?

Perché sono stato così stupido da lasciarti andare via?

Perché solo adesso ho capito.

Tu mi amavi.

Mi amavi.

Come faccio a saperlo?

Semplice. Ogni tua reazione esagerata, ogni insulto, ogni occhiata tagliente ed ogni parola gelida me lo gridano.

E mi sento un perfetto imbecille, mentre sbatto ancora la nuca sul muro.

Avevo tra le mani un amore grande, tutto per me dopo tanti fallimenti e delusioni. Un amore mio.

Potevo guardarti negli occhi e perdermi in quel mare opalescente, ogni volta che ne avevo voglia, potevo stringerti forte fino a farti mancare l’aria, proprio come tu la facevi mancare a me quando mi eri vicino.

Eppure, non ho mai fatto nessuna di queste cose. Non davvero. Non avevo capito quanto significassero.

Kami solo sa che darei per abbracciarti, adesso che finalmente ho chiara l’immensità del sentimento che serpeggiava sotto le ceneri di un rapporto impostato in modo debole ed imprudente.

Eri pazzo quanto me, Kaede, in modo diverso forse ma sempre pazzo. Avrei dovuto gridare al mondo che eri mio, mio soltanto e così sarebbe stato per sempre, ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo neanche con me stesso. E poi uno come me, abituato al giudizio ed alla cattiveria degli uomini, era terrorizzato all’idea di come avrebbero potuto reagire.

È proprio questa stupida vigliaccheria che ti ha allontanato inesorabilmente da me.

Ne sono consapevole.

Come sono consapevole del fatto che dovrei lottare per riaverti, prenderti per sfinimento o per gola, ma farti tornare e invece…basta. Sono troppo stanco di tutto questo. Mi arrendo.

Ho a fatica rimosso i veli d’illusione dalle mie pupille, ed ora vedo tutto con molta più chiarezza. Basta piangere, Hanamichi, basta rimpiangere qualcosa che proprio tu hai distrutto. È inutile piangere sul latte versato.

Faccio violenza su me stesso per impedirmi di correre a cercarti, ma vincerò anche questa frenesia di rivederti. Vincerò, stupida volpe, e imparerò a fare a meno di te.

Scalderò i miei piedi freddi da solo, da stanotte in poi, non cercherò più il morbido scaldaletto dalle lunga ciglia ed il sorriso angelico che mi faceva sentire speciale. In questo silenzio devastante, prima o poi, riuscirò a sentire il suono della serenità. Quel suono che ora mi sembra una follia.

Accarezzo il tuo profilo nei miei ricordi, quel profilo che era propulsione per la mia vita ed i miei sogni. Credevo che avrei persino potuto volare se tu avessi creduto che potevo farcela. Il bisogno di starti accanto è sempre stato come il vento, lo sentivo chiaramente ma non riuscivo mai a gestirlo in modo tale da accettare tale necessità.

Ma dove sei sparito, adesso, Kaede?

Dove sei?

Sorrido amaramente.

Che m’importa? Devo solo dimenticarti, superare la dipendenza dalle tue mani e non pensare a te mai più.

Nel petto mi si estende la sensazione di aver perso una gara importante, ma non riesco ad essere né teso né arrabbiato. È solo colpa mia se è finita. Non ho tenuto conto minimamente di quello che sentivi.

Stendo le gambe sotto il lenzuolo, scivolando poi nel letto.

Resa.

Disillusione.

Solitudine.

Dolore.

Mi si agitano dentro talmente tante emozioni che non riesco a capirle, seguirle, distinguerle o almeno accettarle.

Vorrei che non fossi mai entrato nella mia vita.

Poi ci ripenso e mi rendo conto che se non l’avessi fatto non avrei mai saputo cos’è un legame.

Sbadiglio.

Devo farcela, devo continuare la mia vita, andare avanti come se niente fosse. Oppure come se facessi ancora parte della tua vita.

Sono spezzato in due, penso tra me, da una parte mi lascerei volentieri tutto alle spalle per poter superare questo momento e ricominciare, dall’altra per me conti solo tu.

Basta, dannazione! Perché continuare a farmi del male?

Non ti troverò più sulla mia strada, ne sei uscito e non vuoi tornarci.

È finita.

E allora perché nella mia testa una voce continua a ripetermi che solo quando sono con te sorrido davvero di cuore? Perché continuo a sentirmi il tuo calore addosso? Non ci sei! Non ci sei più! Vorrei che mi entrasse in testa.

Tu mi ami, Kaede Rukawa.

Mi ami ed io ti ho perso.

È questo l’ultimo pensiero cosciente che formulo prima di addormentarmi.

 

* tsuzuku *