TITOLO: Le Syriane
AUTORE: Marty.
SERIE: Slam Dunk
PARTE: 9/?
PERSONAGGI: Kaede Rukawa - Hanamichi Sakuragi
RATING: Songfic, angst, NC-17 in alcuni capitoli.
DEDICHE unt
RINGRAZIAMENTI: alla
mitica Niane, che mi ha prestato il locale “Iguana club” (*ç*) come
ambientazione per uno dei capitoli!
Senza di lei questa fic non
avrebbe potuto esistere!^^
(uhm…ora so chi devo
uccidere…ndHana)
altro immenso grazie alla
dolce Najka,che mi ha dato lo stimolo giusto per diventare una fic writer…
(altro cadavere che cammina…hn…ndRu)
ovviamente non dimentico
Yukari, la tenera fanciulla che mi ha fatto appassionare alle fic commedia e
che scrive le uniche fic SD etero che leggerò mai…
Grazie!
E un bacio speciale ad Ise,
Lal, sys Lucy e sys Silene tutte mie coautrici…
A Saya che mi ha ispirato LA
MOTO…*ç*,
Alla sua ex moglie con cui
condivido la grande passione per Feel 100%…
A Seimei e al suo pestifero
fratello…
A Raphael, per il cui
ciomply mi sono sbizzarrita…
A Soffio d’argento,
dolcissima fanciulla…
A Yvae, per il suo sostegno
e affetto, nonché per le immy che ispirano sempre…*__*
Ad Eny,Auramasda, elfuccia, Micky N, Elyxyz, Eternity,
Reichan, Miky, Masha, Melly, Antares, Hymeko… insomma, a tutte coloro che mi
hanno sostenuto e commentato i miei lavori, dandomi la forza di andare avanti
anche se a volte il sonno prendeva il sopravvento…
Ovviamente grazie di cuore
anche a tutte coloro che mi hanno inconsapevolmente ispirato!
(Hana, hai ancora il numero
della banda di Tetsuo? Qua ci vuole una spedizione punitiva…ndRu)
A Leyla Mayfair per le sue
stupende tales che non vedo l’ora di leggere tutto d’un fiato fino alla fine…
E non so più…
Se ho dimenticato qualcuno,
chiedo venia, siete tutte (più Raphy) nel mio cuore!
Se scrivo è anche per voi!
Vi voglio bene, spero che vi piaccia la mia prima fic in serie!
DISCLAIMERS: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io
sono sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc,
anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…
La lettera di Hiro è ispirata da “Un buen perdedor”
di Franco De Vita.
NOTE 01: RuHanaRu forever! Ma adoro anche
Mituccio, Hisashi (che è di Yukari ^^)…e chi più ne ha più ne metta!
La storia
prende spunto da una serie di canzoni della cantante Syria, la storia verrà
accompagnata, sottolineata ed inframmezzata con le sue parole.
Spero vi
diano quanto hanno dato a me.
Per qualsiasi commento (
accio ) la mia mail è marty_rurulove@yahoo.it
!
NOTE 02: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! Ah, dato che in ML non si vede il corsivo (non ho mai avuto questo problema, non utilizzando i testi ç_ç) mi limiterò a piazzare le strofe solitarie in mezzo a righe vuote…dovreste capire quali sono ^^
NOTE 03: andate
tutti a leggere la saga dell’Iguana Club di Niane!!! È qualcosa di davvero
fantastico, e poi qualcosa le devo in cambio del prestito no? ^^
ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la pubblichino pure! Mi faranno solo felice!
Spero vi piaccia!
Un baci8 a tutti!
Marty
UN
PASSO INDIETRO: in questo spazio, metterò il riassunto del capitolo precedente
e le mie annotazioni.
Nello scorso capitolo, Kaede ha cercato di
raschiare via Hanamichi dalla sua pelle, perdendosi in quella di molti altri
sconosciuti. Sembra molto deciso a dimenticarlo, eppure quando lo vede andare
via con Sendoh non riesce a impedirsi di seguirlo…
-capitolo nono-
- La terra gira -
POV Hana
È proprio vero che al peggio non c’è mai fine.
Gli ultimi giorni sono stati un vero incubo, per me, a cominciare da quella mattina maledetta.
Mi ero svegliato nervoso, stressato, sconvolto da quello che era successo ma anche (e soprattutto) da quello che avevo capito.
Io…innamorato.
E di chi, poi?
Dell’ultima persona di cui avrei voluto esserlo! Di quello che mi avrebbe spezzato il cuore, e lo sapevo bene, eppure…
Alla fine non c’era molto da fare. Al cuor non si comanda.
Ed anche se avevo paura, e molta, ho accettato di provare questo sentimento.
Solo che, poche ore più tardi, mi sono ritrovato fra le mani la mia vita distrutta.
La mia anima in pezzi.
Il mio mondo è crollato.
Semplicemente rovinato.
Kaede mi ha cacciato da casa sua e dalla sua esistenza, troncando qualunque cosa avesse potuto legarci fino a quel momento.
E io non ho potuto fare altro che correre via, lontano da quella casa che avevo iniziato intimamente a considerare anche mia, correre fino alla mia stanza in cui mi sono chiuso a chiave.
Credo di non aver pianto così neppure quando i miei se ne sono andati.
Uno dopo l’altro, lasciandomi solo.
Ma così solo dentro non mi ci ero mai sentito.
Sono andato a frugare nell’armadio dove tengo generi per i momenti d’emergenza, ne ho preso il barattolo di Nutella, quello da tre kg, e sdraiato sul mio letto l’ho svuotato.
Era come se cercassi di riempire il vuoto che sentivo, come se volessi in qualche modo aggiustare quella giornata orribile.
Ma è stato inutile.
E questo perché in realtà niente nel mondo mi era mai interessato sul serio, fino a quel momento. Non avevo progetti, obiettivi, sogni per il futuro. Mi limitavo ad andare avanti per inerzia, ogni giorno uguale al precedente e a quelli che l’avrebbero seguito.
Poi è arrivato il basket. E Kaede. La sfida continua, il brivido di mettermi in discussione, la voglia di dimostrare che valevo e potevo farcela, il sogno di giocare da professionista.
Insomma, dal garbuglio confuso che era la mia vita si è trasformata in un arazzo multicolore.
Ma è stato troppo repentino: non ero preparato ad un cambiamento di simile portata, e mentre ancora stavo cercando di adattarmi al nuovo me che stava timidamente movendo i primi passi, la scoperta della mia omosessualità.
D’accordo, io non ero uno dei tanti, non facevo parte della massa e non ne avrei fatto parte probabilmente mai, ma da qui a passare dalla parte opposta della barricata ce ne passa!
Comunque, cosa fatta capo ha.
E adesso?
Ho sbagliato, lo so, ho sporcato il sentimento puro che in realtà covavo dentro, prima bollandolo come semplice attrazione fisica da soddisfare quando e come ne avevo voglia, poi confrontandola con qualcosa di diverso solo per rendermi conto che non gli assomigliava neppure lontanamente.
Dopo tutto questo ho ancora qualche speranza?
Riuscirò a recuperare la stima e la fiducia di Kaede?
Comincio a dubitarne. Forse in un’altra vita avrò la possibilità di riprovarci, ma sotto questo cielo, in questo momento, con queste premesse temo che sia davvero finita.
E la cosa più dura da accettare, in tutto questo, è che intorno a me tutto continua come sempre, indifferente al mio dolore ed all’assenza del sorriso che prima mi illuminava il volto.
Gli allenamenti di basket, le lezioni a scuola, il fan club di Rukawa che strilla i suoi slogan…
Ma soprattutto lui.
Rukawa.
Il freddo, algido, niveo Rukawa.
La sua grazia elegante nel saltare a canestro, la sua andatura agile e felina, le stille di sudore che si fermano assorbite dalla fascetta nera che porta sull’avambraccio.
È esattamente lo stesso di prima.
Ed ogni volta che i nostri sguardi si incrociano non posso fare a meno di provare una morsa di gelo, perdendomi nel freddo che gli riempie gli occhi.
Non c’è un briciolo di niente, per me.
Né amore, né odio, rabbia o rancore.
Niente.
Sono solo tornato ad essere la nullità che ero prima, per lui.
E questo fa dannatamente male, perché io invece mi sento travolgere nel mare in tempesta che sono i suoi occhi, e mi trema il cuore quando si avvicina durante gli schemi di gioco.
Certo, non sono l’unico.
Ho saputo che è stato al locale di proprietà di suo zio, e che non è stato con le mani in mano…
**********************************
POV Sendoh
Ed eccomi qua.
Non avrei dovuto venire, lo so, continuo a ripetermelo da quando sono uscito di casa, me lo sono ripetuto ad ogni passo che mi ha portato qui, fuori da questa palestra, dove tutto è cominciato.
Ma allo stesso tempo ho dovuto farlo.
Perché ho creduto che Hiro fosse quella giusta per me per tutta la vita, ma poi mi sono accorto che era una stronzata.
E forse lo sapevo dall’inizio, ma ho preferito scegliere la strada più comoda piuttosto che affrontare l’altro me stesso che mi porto dentro.
Quando sono tornato a casa, quella mattina, era sveglia.
Mi aveva aspettato sveglia.
Aveva capito che avrei dovuto dirle qualcosa di importante, e per prepararsi adeguatamente aveva fatto il suo tè preferito e predisposto il servizio buono.
Io ero così sconvolto dagli avvenimenti di quella notte che quando me la sono vista venire incontro, con la vestaglia di lana rossa che le avevo regalato per Natale, l’ho abbracciata e sono scoppiato a piangere.
Hiro mi ha stretto forte cullandomi, fino a quando non mi sono calmato.
Poi mi ha preso per mano e fatto sedere a tavola.
E così, tra il tè e i biscottini al burro, ho vuotato il sacco.
Lei mi ha ascoltato fino alla fine, in silenzio, poi mi ha dato un lieve bacio sulle labbra ed una carezza.
Aveva gli occhi rossi, segno inequivocabile che doveva aver già pianto prima del mio ritorno.
Mi ha dato una lista di cose da comprare e spedito al supermercato; al mio rientro, non c’era più.
Sul tavolo della cucina, una lettera.
“Sapevo che te ne saresti andato, era giusto così, per questo non ho neanche cercato di fermarti.
Non dimenticarti però che se avrai bisogno di me, o solo di qualcuno con cui parlare, io ci sarò sempre per ascoltarti: sai dove trovarmi, no?
Ma se un ‘lui’ ti dà più amore, o ti completa come io non avrei mai saputo (o potuto) fare, mi arrendo.
Ora non fare il sentimentale: asciugati gli occhi, dai!
Questa immagine cupa non ti si addice!
Ormai è andata, amen.
Certo, fino all’ultimo secondo ho sperato che rimanessi…
Ma l’acqua dev’essere libera di scorrere. Non la si può fermare.
Mentre parlavi, avrei voluto dirti tante cose, ma le ho ingoiate. Non sarebbe stato giusto.
Il vento oggi mi soffia contro, e ci sto male, non lo nego, ma non è colpa tua e non ce l’ho con te.
Bisogna saper perdere: non sono né la prima né l’ultima a ritrovarsi col cuore spezzato.
E poi chissà: magari se non fosse successo ora, sarei stata io a trovare qualcun altro e a lasciarti. Chi lo sa? Comunque, da persona orgogliosa quale sono, accetto dignitosamente la sconfitta.
Non casca il mondo per una storia che finisce! E un giorno ci sarà un altro al tuo posto.
O almeno voglio credere che sarà così.
Perché vedi, Akira…se mi mettessi a piangere adesso sarei molto poco dignitosa…
Ciao.
Hiro”
Mi ci è voluto un po’ per slegarmi del tutto dal mio passato, ma ora è finita e finalmente ho chiuso con le menzogne e la doppia vita che mi ero trovato di colpo a vivere.
E così stamattina mi sono alzato con un nuovo spirito, mi sono vestito in fretta e furia (infilando anche la maglia al contrario) e sono venuto.
Alla fine, fare la cosa giusta mi ha reso infelice, mentre l’errore più grande che avrei potuto commettere mi ha regalato una nuova realtà.
Quindi, se va bene quello che è sbagliato, questa sicuramente è la mossa più sbagliata che mi sia venuta in mente!
Passo accanto alla porta posteriore della palestra, e lo vedo.
Hanamichi.
È seduto sulla panca a pugni serrati, e trema visibilmente.
Sembra molto scosso.
E poi, all’improvviso…
Un luccichio repentino gli scivola lungo la guancia abbronzata e il mio cuore si ferma.
Ora capisco perché si dice che gli angeli non piangono: vedere la lacrima di un angelo, colma di sofferenza profonda, è un’esperienza così devastante che desidero ardentemente di essere arrivato in un altro momento.
Chi gli ha rubato il sorriso?
Chi ha calpestato la sua allegria ed il suo ottimismo?
Ma mi faccio forza ed entro piano.
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POV Hana
“Cos’è successo, Hana?”
La voce di Sendoh mi riscuote.
Lo guardo sorridendo tristemente.
“Niente” rispondo “ho solo capito che non ho più speranze di fargli capire cosa provo per lui veramente.”
Chino il capo, ma le dita affusolate di Akira mi afferrano il mento per farmelo risollevare.
“Senti, Hanamichi, la terra continua a girare, i bambini continuano a nascere e le coppie a lasciarsi: è il cerchio della vita, niente si è fermato perché tu o io stiamo soffrendo…Non ti chiedo di dimenticare subito lui ed innamorarti di me, vorrei solo che mi permettessi di provare a starti vicino.
Magari prima come amici, il resto si vedrà…che ne dici?”
I suoi occhi sono limpidi e sinceri.
Annuisco, mentre mi asciugo la guancia col dorso della mano.
“Così mi piaci!” esclama lui, dandomi una pacca sulla schiena.
“Allora, hai qualcosa da fare oggi?”
“No, non ho nessun programma, ma…”
“Deciso! Andiamocene a fare un giro in centro!” conclude lui, poi mi afferra un braccio e mi porta via dalla palestra.
Mi sfugge un sorriso: è un ragazzo così diverso da Kaede…
Chissà, forse è quello di cui ho bisogno io…
* tsuzuki *
e finalmente
mi sono sbloccata!
Me
felicerrima!
Spero vi
piaccia!
A presto col
prossimo!
Marty