TITOLO: Le Syriane
AUTORE: Marty.
SERIE: Slam Dunk
PARTE: 8/?
PERSONAGGI: Kaede Rukawa - Hanamichi Sakuragi
RATING: Songfic, angst, NC-17 in alcuni capitoli.
DEDICHE unt
RINGRAZIAMENTI: alla
mitica Niane, che mi presta il locale “Iguana club” (*ç*) come ambientazione
per questo capitolo!
Senza di lei questa fic non
avrebbe potuto esistere!^^
(uhm…ora so chi devo
uccidere…ndHana)
altro immenso grazie alla
dolce Najka,che mi ha dato lo stimolo giusto per diventare una fic writer…
(altro cadavere che
cammina…hn…ndRu)
ovviamente non dimentico
Yukari, la tenera fanciulla che mi ha fatto appassionare alle fic commedia e
che scrive le uniche fic SD etero che leggerò mai…
Grazie!
E un bacio speciale ad Ise,
Lal, sys Lucy e sys Silene tutte mie coautrici…
A Saya che mi ha ispirato LA
MOTO…*ç*,
Alla sua ex moglie con cui
condivido la grande passione per Feel 100%…
A Seimei e al suo pestifero
fratello…
A Raphael, per il cui
ciomply mi sono sbizzarrita…
A Soffio d’argento,
dolcissima fanciulla…
A Yvae, per il suo sostegno
e affetto, nonché per le immy che ispirano sempre…*__*
Ad Eny,Auramasda, elfuccia, Micky N, Elyxyz, Eternity,
Reichan, Miky, Masha, Melly, Antares, Hymeko… insomma, a tutte coloro che mi
hanno sostenuto e commentato i miei lavori, dandomi la forza di andare avanti
anche se a volte il sonno prendeva il sopravvento…
Ovviamente grazie di cuore
anche a tutte coloro che mi hanno inconsapevolmente ispirato!
(Hana, hai ancora il numero
della banda di Tetsuo? Qua ci vuole una spedizione punitiva…ndRu)
A Leyla Mayfair per le sue
stupende tales che non vedo l’ora di leggere tutto d’un fiato fino alla fine…
E non so più…
Se ho dimenticato qualcuno,
chiedo venia, siete tutte (più Raphy) nel mio cuore!
Se scrivo è anche per voi!
Vi voglio bene, spero che vi piaccia la mia prima fic in serie!
DISCLAIMERS: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io
sono sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc,
anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…
NOTE 01: RuHanaRu forever! Ma adoro anche
Mituccio, Hisashi (che è di Yukari ^^)…e chi più ne ha più ne metta!
La storia
prende spunto da una serie di canzoni della cantante Syria, la storia verrà
accompagnata, sottolineata ed inframmezzata con le sue parole.
Spero vi
diano quanto hanno dato a me.
Per qualsiasi commento (
accio ) la mia mail è marty_rurulove@yahoo.it
!
NOTE 02: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! Ah, dato che in ML non si vede il corsivo (non ho mai avuto questo problema, non utilizzando i testi ç_ç) mi limiterò a piazzare le strofe solitarie in mezzo a righe vuote…dovreste capire quali sono ^^
NOTE 03: andate tutti a leggere la saga dell’Iguana Club di Niane!!! È qualcosa di davvero fantastico, e poi qualcosa le devo in cambio del prestito no? ^^
TRIVIAL:
nascosto nell’ultima parte c’è il testo di una canzone di Madonna. Riuscite a
trovarlo?
ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la
pubblichino pure! Mi faranno solo felice!
Spero vi piaccia!
Un baci8 a tutti!
Marty
UN
PASSO INDIETRO: in questo spazio, metterò il riassunto del capitolo precedente
e le mie annotazioni.
Nello scorso capitolo, la disperazione di
Kaede che ha cercato di convincersi di poter andare avanti senza problemi e
alla fine ha capito a sue spese che non era possibile…
-capitolo ottavo-
- Così mi butto via -
un minuto nel
tempo che va
Un tintinnio argenteo accompagnò il suo ingresso, mentre l’iguana raffigurata sulla porta di vetro azzurro sembrava quasi compatirlo con il suo grosso occhio giallo.
Le campanelle appese allo stipite tremarono ancora per qualche istante e poi, dopo aver esaurito il loro compito, si fermarono.
Con la mano ancora sul pomolo rotondo, Rukawa sentì una fitta al petto.
Cosa diavolo ci faceva lì?
Ma poi scosse la testa, facendo un passo avanti con decisione.
Non aveva altre vie d’uscita, l’unica speranza che gli restava era riuscire a scacciarlo dalla sua mente, ma per farlo aveva bisogno di un po’ d’aiuto.
Respirò a fondo, mentre il concertino alle sue spalle riprendeva annunciando un altro cliente.
Il buttafuori lo guardò sorpreso.
“Buonasera, signore” salutò.
“Ciao, Shingo, cosa fai all’ingresso?” gli domandò il moro, ben sapendo che la collocazione dell’uomo era un’altra.
“Oh, sto solo sostituendo Ryotaro un momento” spiegò questo, con un sorriso.
“Stasera c’è una buona affluenza, spero si diverta, signore” concluse invitandolo con un gesto della mano ad entrare.
Facendosi strada tra le perline che occultavano l’ingresso, Rukawa si trovò nell’Iguana.
Quanto era passato dall’ultima volta che ci aveva messo piede?
Sei mesi?
Un anno?
Chissà, non ricordava più.
Eppure, non era cambiato niente.
La solita luce azzurrata che dava
l’impressione di muoversi in un mondo sommerso.
La grande pista da ballo al centro, il
bancone del bar, i separé intimi ed accoglienti con i loro divanetti e le
lampade smerigliate.
Sospirò.
A quanto pareva l’unico cambiato era lui.
Si accostò al bancone con la sua consueta
andatura felina, ben consapevole degli sguardi infuocati che si stavano
focalizzando su di lui.
“Un Alexander” chiese con voce morbida al barista
che in quel momento gli dava le spalle, sorridendo
tra sé notando che i capelli scuri erano sempre cortissimi e leggermente
sparati sulla testa, proprio come li ricordava.
Al suono della sua voce, il ragazzo si voltò
di scatto e lo fulminò con il suo sguardo profondo e magnetico, mentre il suo
viso reso dolce dai lineamenti gentili si aprì in un’espressione meravigliata e
allo stesso tempo felice.
“Kaede!” gridò saltando agilmente il bancone
e andando a stringerselo contro il petto. Anche il suo corpo snello e sodo non
era cambiato, e tantomeno i suoi modi sensuali ed ammalianti.
“Ciao, Junda” gli rispose il moro
sciogliendosi dall’abbraccio un po’ imbarazzato.
“Ehi, io mi prendo dieci minuti” urlò
all’indirizzo dell’altro barman che annuì, poi dopo aver afferrato due birre
prese Kaede per un braccio e se lo trascinò dietro fino ad uno dei tavolini
poco distanti, accaparrandosi uno sgabello e sedendoglisi di fronte.
“Allora, campione, cosa ti porta da queste
parti?” chiese curioso.
Non era un discorso facile da affrontare,
quindi il moro prese una lunga sorsata dalla bottiglia che aveva tra le mani
prima di rispondere.
******************************************
ti sei fatto un viaggio dentro lui
“Ah, capisco” disse cogitabondo il ragazzo.
“Spero solo che la tua decisione sia quella giusta…sai, il ‘chiodo scaccia chiodo’ non funziona per tutti.”
“Non mi è venuto in mente altro” spiegò Kaede “e direi che una settimana in casa a compiangermi è più che sufficiente.”
Solo in quel momento lo sguardo di Junda mise a fuoco il rossore degli occhi del moro, e il suo pallore accentuato.
Non lo aveva mai visto così.
Gli accarezzò una guancia.
“Coraggio, sei forte, te la caverai!” rispose cercando di tirargli un po’ su il morale.
Rukawa gli afferrò il polso e, senza preavviso, lo tirò a sé incontrando le sue labbra. Per un momento il barista vacillò, dopotutto lui era sempre stato il suo primo amore, ma poi altri occhi scuri e penetranti gli tornarono in mente, una mano grande e possente doveva stringere la sua e non quella diafana ed affusolata che lo stava facendo ora.
Si staccò bruscamente da lui, che assunse un’aria colpevole.
“Non posso, Kaede. Non ora che ho finalmente trovato qualcuno da amare.”
“Mi dispiace, Junda, non so cosa mi sia preso”
“Lo so io, mi conosci e sicuramente per te sarebbe più semplice cercare di consolarti con me…ma credimi, non sarebbe giusto e poi staresti peggio.
Ascoltami, anche se non sembro molto affidabile…lascia perdere.
È meglio che lasci al tempo il compito di guarire il tuo cuore invece di incerottarlo” concluse strizzandogli l’occhio.
Poi si alzò.
“Ora devo tornare al lavoro. Mi raccomando, stai attento e soprattutto torna a trovarmi, ok?” gli sorrise e si allontanò veloce agitando una mano.
POV KAEDE
Mi appoggio al tavolo lucido.
Chissà, forse ha ragione.
Mi guardo intorno stancamente.
Parecchie coppie si scambiano effusioni, stravaccati sui divanetti nascosti da grate di bambù.
A un certo punto, un luccichio rosso attrae la mia attenzione.
Poco distante da me, un ragazzo coi capelli dritti ne sta baciando appassionatamente un altro, semi nascosto dalla sponda del divano, di cui scorgo solo alcune ciocche di capelli, che però sono sulla linea dei faretti della pista e quindi brillano provocanti.
Quando poi il ragazzo sdraiato inverte le posizioni, mi cade un masso dal cuore.
Non è Hana, ma un banalissimo giapponese dai capelli tinti.
La fitta allo stomaco però è stata troppo dolorosa per essere ignorata.
e io farò lo stesso
con qualcuno che non sei più tu
Devo fare qualcosa, e subito.
Sposto lo sguardo sui ragazzi che ballano da soli, e mi fisso su uno in particolare.
Zazzera bionda cortissima, pelle chiara, un fisico asciutto e scolpito fasciato da una canotta bianca, che si infila in un paio di jeans larghi a vita bassissima che accompagnano le movenze di quello che ha tutta l’aria di essere un ballerino professionista.
Deglutisco a fatica, poi stringo i pugni e mi dirigo verso di lui.
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ma mi pesa il cuore
non mi sopporto più
“Ah…Kaede…asp…aspetta almeno che arriviamo in camera…” ansima la mia preda, che ho sbattuto contro il muro pochi secondi dopo essermi presentato.
Non posso aspettare.
Se aspettasi sarei costretto a sentire che il mio cuore batte come impazzito e che la mia anima grida disperata.
Non posso proprio aspettare.
Me lo tiro dietro verso le scale in mogano che portano alle stanze riservate, concedendo un cenno del capo a Shingo che è tornato al suo posto abituale e afferrando una delle chiavi ammonticchiate su un tavolino lì accanto.
Con uno sguardo confronto il numero scritto sul portachiavi di pelle con quello sulle porte che mi scorrono davanti, fino a fermarmi trovando quella giusta.
Senza voltarmi a guardare il mio compagno né accendere la luce, faccio scattare la serratura e lo spingo dentro.
Mentre il biondo appoggia la schiena alla parete, gli infilo la lingua in bocca, violandola con prepotenza, per poi iniziare ad accarezzargli i pettorali pronunciati con le dita gelide che gli strappano un ansito.
Le mie mani scorrono ora lungo la sua schiena ampia.
Gli mordo la lingua cercando di trattenere le lacrime.
Kami, quanto mi ricorda quella di Hanamichi…
Certo, lui non ho mai potuto accarezzarlo così, ma l’ho guardato così a lungo che potrei disegnarne ad occhi chiusi ogni vertebra, ogni imperfezione, ogni neo…
e faccio un altro errore
solo per malinconia
Una rabbia cieca mi invade.
Perché devo continuare a pensare a quel maledetto che mi ha fatto a pezzi il cuore per poi calpestarlo tranquillamente?!
Con un solo gesto gli tolgo la maglietta.
Seguo la linea del suo collo con la lingua mordendolo in più punti, lappando poi voluttuosamente i segni che vi lascio.
Gemiti spezzati fuoriescono da questo collo flessuoso, il ragazzo è completamente in mia balía.
Lo spingo con dolce fermezza fino al letto, che si trova al centro della stanza e per quanto possa sembrare strano è completamente privo di spigoli.
Con un braccio faccio cadere i cuscini morbidi, che ora mi sono solo d’impaccio, e mi libero della camicia di raso nero che ho indossato sui jeans bianchi aderenti come una seconda pelle e che seguono la stessa sorte dopo pochi istanti.
Poi inginocchiandomi ai piedi del letto sfilo contemporaneamente pantaloni e biancheria al biondo, trovandomi così di fronte alla sua virilità fremente.
Il corpo latteo (anche se non quanto il mio) trema impercettibilmente, di aspettativa ed eccitazione.
Io inspiro profondamente quell’odore sconosciuto e poi accarezzandogli l’interno delle cosce avvolgo con la mia bocca il suo membro.
Così mi butto via
ma non freghi più
Mentre lo sento gridare che vuole di più, mentre le mie dita lo aprono per me seguendo quello che ho visto fare ad Hana tante volte, mentre risalgo lungo il suo corpo per baciargli le labbra senza aver avuto la forza di farlo venire, mentre apro il cassetto del comodino cercando un preservativo, mentre me lo infilo ad occhi chiusi, mentre mi lascio scivolare dentro di lui, mentre sento l’intossicante sensazione di potere che dà il possedere qualcun altro, mentre la mia mano va a masturbarlo seguendo i movimenti del mio bacino, perfino mentre con un rantolo rauco mi svuoto in lui e su di me si spande il succo del suo piacere.
Non riesco a togliermelo dalla testa.
Cazzo, è sempre lì!
Nonostante il godimento, nonostante la stanchezza, nonostante la rabbia che mi riempie la cassa toracica a un punto tale che ho paura che me la frantumi.
Non è bastato per cancellarmelo dagli occhi.
Continuo a vedermelo davanti.
E ora mi accorgo, per colmo d’ironia, che i capelli biondi di questo ragazzo hanno una tonalità rossiccia.
Mi viene da vomitare.
Mi faccio schifo, mi sento sporco e distrutto, dentro e fuori.
Sento la mia stessa voce dirgli di andarsene, che ha avuto quello che voleva ed io ho bisogno di stare solo.
L’ho detto davvero o l’ho solo pensato?
No, credo di averlo detto, perché senza parole raccoglie i vestiti e se ne va.
Quando la porta si richiude dietro di lui, penso che non so neppure come si chiama.
Ma non mi interessa.
Raccolgo un cuscino dal pavimento e lo abbraccio, lasciandolo poi immediatamente quando realizzo che sono bagnato di sperma ed ho ancora il preservativo addosso.
Mi alzo lentamente e raggiungo il bagno.
Urto contro uno spigolo, probabilmente un armadietto, che non vedo perché mi ostino a tenere la luce spenta.
Se mi guardassi ora probabilmente mi ucciderei.
Cerco a tentoni la cabina della doccia e poi mi infilo sotto il getto caldo ad occhi chiusi.
mi tengo il mio dolore
mentre tu ti tieni lui
La chiudo e lascio i capelli fradici scivolarmi sul viso.
Non mi lascerò sconfiggere da te, stupido sentimento inutile.
Avevo chiuso il cuore a tutto quello che ti riguardava, ma stupidamente l’ho socchiuso per la persona sbagliata.
Ma ora basta. Ti ho permesso di farmi anche troppo male. Adesso sono io che detto le regole del gioco.
Certo, sarei uno stupido se credessi che voltare pagina è facile ed indolore.
Ho già provato a mie spese che non è così.
Però mi tirerò su le lacrime e mi terrò dentro la sofferenza, ingoiandola senza farla vedere più a nessuno.
Che il do’hao si tenga Sendoh, se è quel che vuole.
Amare significa anche cercare la felicità di chi si ama, e quindi a me basta la sua.
potevi anche non darmi la mano
per andartene
Avrebbe potuto farmi meno male, il do’hao.
A lui non è importato della MIA felicità.
D’altro canto lo conosco, è un bambino in fondo, e i bambini sono le creature egoiste per antonomasia.
Nessuna sorpresa, quindi.
Ha anche cercato di scaricare su di me la colpa di ciò che è successo, e forse ha pure ragione.
Non lo so.
E sono troppo scosso ora per chiedermelo.
e adesso faccio l'amore più strano
per non piangere
Per uno come me, che aveva paura anche dei baci della mia scimmia, è davvero un comportamento anomalo quello che ho assunto stanotte.
Ma un sistema lo dovevo pur trovare per smettere di pensare, no?
E sicuramente non ho versato lacrime da che ho messo piede qui dentro, quindi vuol dire che il sistema non era del tutto sbagliato.
così mi butto via
e non ci penso più
Mi avvicino all’armadietto dei liquori e mi preparo un cocktail, con attenzione, come se si trattasse di un’operazioni da cui dipende la vita di qualcuno.
Poi lo ingurgito con un sorso solo.
Ripeto l’operazione così tante volte che perdo il conto, e davanti agli occhi mi scende un velo colorato che mi fa vedere tutto più bello. Direi che così mi sento molto, molto meglio.
Non voglio pensare a quello che sto facendo di me stesso, anzi non voglio pensare affatto, penso trangugiando un altro liquido colorato dal vago aroma di cocco.
domani è già finita
e non ci ritorno su
In fondo domani sarà un altro giorno, io neanche mi ricorderò che cosa è successo stasera e avrò fatto un bel passo avanti verso la ripresa della mia tranquilla vita quotidiana.
Per tornare a stare bene da solo, temo ci vorrà un po’ di più.
ma questa notte divento una stella
e nel buio splenderò
per dargli tutto quello che non ho
Recupero camicia e pantaloni, sistemo i capelli in modo studiatamente disordinato e apro la porta, socchiudendo gli occhi infastidito dalla luce che viene dal corridoio e mi ferisce gli occhi abituati all’oscurità.
Dando un’occhiata verso la stanza vedo il letto tondo al centro della stanza e una specchiera multipla che lo riflette da diverse angolazioni.
Me la chiudo alle spalle, e mentre torno in sala, sono conscio di quanto possa sembrare un angelo sceso dal paradiso.
Non è così.
In realtà sono un diavolo che è appena riuscito a mettere la testa fuori dal suo inferno personale, giusto il tempo di prendere una boccata d’aria e poi dovrò tornarci.
Ma stanotte recito una parte, voglio che chi mi si avvicinerà creda di toccare il cielo con un dito.
Voglio dare a loro ciò che io non avrò mai.
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Come fa l'amore?
Ti sa prendere come vuoi tu?
Questo corpo è così caldo…
Anche il suo corpo è così sotto il tuo?
O forse è sopra il tuo…
Non ho mai capito se il fatto che tu mi prendessi fosse solo una specie di sfogo per le tue frustrazioni sentimentali oppure una tua naturale predisposizione.
Io ci sto bene in questo ruolo, mi ruggisce il sangue nelle vene mentre questo ragazzo mi si avvinghia addosso pregandomi di farlo mio, affinché gli doni un po’ di quella luce meravigliosa che c’è in me…
Gli riderei in faccia se non fosse il momento sbagliato per una cosa simile.
Allora gli sussurro “La mia luce se n’è andata da tempo” non gli do il tempo di capire appieno il senso delle mie parole perché assesto una prima spinta, lacerandogli la carne, graffiandogli i polpacci che sto stringendo con forza per tenergli le gambe sollevate e avere così libero accesso al suo corpo.
Il respiro si fa affannoso, mentre il nero delle pareti e delle lenzuola intorno a me aumenta l’angoscia che mi spinge ad accelerare, a spingermi dentro di lui con tutta la forza che ho, fino a sciogliermi in un orgasmo che mi fa quasi male.
E' che non riesco a immaginare
Sono di nuovo solo.
La mia pelle risalta così tanto su queste lenzuola…
Le accarezzo col dorso della mano.
Sono calde e setose, e chiudendo gli occhi di nuovo immagino che si tratti della tua pelle.
Ma non ce la faccio e mi tiro a sedere.
Non sono neanche mai riuscito a masturbarmi pensando a te.
Dopo averti toccato una volta ho capito che non sarei mai riuscito a ricreare quel contatto.
Allora una voce maligna nella mia testa mi ricorda che tu invece quel contatto l’hai ricreato senza problemi, che probabilmente in questo momento è proprio quello che stai facendo, ma io scuoto la testa con violenza. Non posso immaginarti tra le braccia di un altro…sulle labbra di un altro…negli occhi di un altro…
Afferro la camicia e scendo di nuovo.
La notte è ancora lunga.
"io sono ancora vivo"
è il messaggio che adesso ti do;
ma non aver paura
io non ti cercherò
Il sole dell’alba entra dalla finestra.
E la stanza brucia.
O meglio, si accende di rosso.
Sì, perché è quello il colore dominante e i raggi del sole che scivolano pigramente lungo le pareti scarlatte sembrano ricordarmi beffardi i tuoi capelli.
Mi alzo.
Sul comodino c’è ancora il coltello con cui ho strappato ieri uno dei pacchetti sigillati di cui trabocca il cassetto che ho pure lasciato mezzo aperto.
Lo afferro fissando ammaliato la lama lucida di acciaio scuro.
La avvicino alla pelle del mio braccio, ancora un po’, ancora un po’…fino a vedere una stilla rossa colare lungo il palmo.
Lo lascio cadere spaventato.
Poi mi fermo a guardare il mio sangue scorrere.
E così capisco di essere vivo.
Corro negli spogliatoi del personale, dove ho lasciato la divisa, mi cambio e pedalo fino a scuola
****************************************
Salto a canestro e schiaccio con tutta la mia forza.
Dopo una settimana di assenza, probabilmente mi davi per vinto.
E invece no.
Vedi, Hanamichi?
Sono vivo.
Nonostante tutto, sono ancora vivo.
Mi guardi incredulo.
Ti è difficile crederlo, vero?
Sto già meglio.
Pensavi che non avrei potuto resistere neppure un giorno senza di te, pensavi di essere tutto per me, pensavi che non sarei più stato capace di tirare fuori la mia grinta, che avessi perso fiducia in me stesso e negli altri.
Pensavi che non sarei più tornato quello di prima, che mi sarei smarrito come un bambino, ma sbagliavi.
Sono sempre stato solo, imparerò di nuovo a non avere bisogno di te. La mia vita appartiene soltanto a me, nessuno potrà portarmela via, ne riprenderò in mano le redini e ricomincerò.
Ti eri illuso di essere tu quello forte, quello tutto d’un pezzo, ma in realtà la maschera che metti su ogni giorno ti rende mille volte più debole di chiunque altro.
Impallidisci ogni volta che i nostri sguardi si incrociano.
Hai paura che io possa dire qualcosa?
Che faccia una scenata?
Che ti metta in ridicolo davanti a tutti?
No, stai tranquillo, non farò niente del genere.
Tu non fai più parte della mia vita, ed io non sono più parte della tua.
La storia è finita.
Chiusa.
Anzi, farò finta che non sia mai esistita.
Non ti verrò a cercare, non ti creerò imbarazzo, niente del genere.
Sai, ci vuole molto più coraggio ad ammettere la sconfitta e mandarla giù che per continuare a lottare senza motivo.
E sono più coraggioso. Perché io sono sempre stato sincero con te, ti ho dato tutto quello che ho potuto, come ho potuto.
Non ho niente da rimproverarmi.
Tu puoi dire lo stesso?
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e faccio un altro errore
solo per malinconia
Gli allenamenti sono finiti.
Io sono esausto, era una settimana che non toccavo la palla, quindi per me è stato sfiancante.
Non vedo l’ora di andarmene a letto…
Esco abbastanza di buon passo dalla palestra, poi mi fermo a togliere il catenaccio della bici.
Sembra però che si sia inceppato.
Mentre combatto per liberarlo, sento delle voci conosciute.
Mi nascondo dietro ad un albero lì vicino e vi vedo passare.
Tu e Sendoh.
Ti fai anche venire a prendere ora?
Sento un fastidioso bruciore nel petto.
E per quanto cerchi di impedirmelo, alla fine le mie gambe si muovono da sole ed io mi ritrovo a seguirvi per le vie di Kanagawa, mentre mi lascio portare via da una nostalgia struggente delle piccole cose condivise con te.
* tsuzuki *
wow che
capitolo *_*
non finiva
più…
Niane sarà la
prima a leggerlo, se mi darà l’ok lo posterò anche a voi!
Spero vi
piaccia!
A presto col prossimo!