TITOLO: Le Syriane

AUTORE: Marty.

SERIE: Slam Dunk

PARTE: 2/?

PERSONAGGI: Kaede Rukawa - Hanamichi Sakuragi

RATING: Songfic, angst, NC-17 in alcuni capitoli.

DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: alla mitica Niane, che mi presta il locale “Iguana club” (*ç*) come ambientazione per uno dei capitoli!

Senza di lei questa fic non avrebbe potuto esistere!^^

(uhm…ora so chi devo uccidere…ndHana)

altro immenso grazie alla dolce Najka,che mi ha dato lo stimolo giusto per diventare una fic writer…

(altro cadavere che cammina…hn…ndRu)

ovviamente non dimentico Yukari, la tenera fanciulla che mi ha fatto appassionare alle fic commedia e che scrive le uniche fic SD etero che leggerò mai…

Grazie!

E un bacio speciale ad Ise, Lal, sys Lucy e sys Silene tutte mie coautrici…

A Saya che mi ha ispirato LA MOTO…*ç*,

Alla sua ex moglie con cui condivido la grande passione per Feel 100%…

A Seimei e al suo pestifero fratello…

A Raphael, per il cui ciomply mi sono sbizzarrita…

A Soffio d’argento, dolcissima fanciulla…

A Yvae, per il suo sostegno e affetto, nonché per le immy che ispirano sempre…*__*

Ad Eny,Auramasda,  elfuccia, Micky N, Elyxyz, Eternity, Reichan, Miky, Masha, Melly, Antares, Hymeko… insomma, a tutte coloro che mi hanno sostenuto e commentato i miei lavori, dandomi la forza di andare avanti anche se a volte il sonno prendeva il sopravvento…

Ovviamente grazie di cuore anche a tutte coloro che mi hanno inconsapevolmente ispirato!

(Hana, hai ancora il numero della banda di Tetsuo? Qua ci vuole una spedizione punitiva…ndRu)

A Leyla Mayfair per le sue stupende tales…

E non so più…

Ah, certo, alla mia kitsunina dolce che mi è sempre accanto e non si stufa di me! Grazie di volermi bene!^^

Se ho dimenticato qualcuno, chiedo venia, siete tutte (più Raphy) nel mio cuore!

Se scrivo è anche per voi!

Vi voglio bene, spero che vi piaccia la mia prima fic in serie!

DISCLAIMERS: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io sono sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc, anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…

NOTE 01: RuHanaRu forever! Ma adoro anche Mituccio, Hisashi (che è di Yukari ^^)…e chi più ne ha più ne metta!

La storia prende spunto da una serie di canzoni della cantante Syria, la storia verrà accompagnata, sottolineata ed inframmezzata con le sue parole.

Spero vi diano quanto hanno dato a me.

Per qualsiasi commento ( accio ) la mia mail è marty_rurulove@yahoo.it !

NOTE 02: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! Ah, dato che in ML non si vede il corsivo (non ho mai avuto questo problema fino ad oggi, non utilizzando i testi ç_ç) mi limiterò a piazzare le strofe solitarie in mezzo a righe vuote…dovreste capire quali sono ^^

ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la

pubblichino pure! Mi faranno solo felice!

Spero vi piaccia!

 

Un baci8 a tutti!

Marty

 

UN PASSO INDIETRO: in questo spazio, metterò il riassunto del capitolo precedente e le mie annotazioni.

Devo spiegarvi qualcosina prima che leggiate il capitolo.

 Allora...

 All’inizio della mia ficci (cioè per circa metà ^^), Hana e Ru  sono due ragazzini di sedici anni.

 Niente grande amore della vita, niente sentimento immortale e annullante, niente di tutto ciò.

 Kaede è un egoista che vuole solo qualcuno che divida con lui la solitudine, potrebbe essere benissimo chiunque altro, anche se pensava ad Hana da un bel po'.

Diciamo che, non avendo mai provato sentimenti per nessuno, non sa distinguere.

Oltretutto si sente minacciato dal fatto che con lui ha voglia di essere diverso, e questo non gli va giù.

Per questo scapperà alla prima occasione...

Hanamichi dal canto suo è un istintivo, è fortemente attratto da Kaede ma è tutto lì. Crede di amarlo solo perché anche lui non sa l'amore cosa sia.

Prova ne sia che si crogiola in un sentimento che in realtà non conosce, e finisce col dichiararglisi solo perché è preoccupato per lui, gli fa tenerezza e (diciamocela tutta) se lo vuole fare!

Questo è quanto.

E infatti anche lui scapperà approfittando dell'indecisione di Kaede.

 Sarà solo dopo varie peripezie e lungo tempo lontani, tra le braccia di altre persone, che inizieranno a capire cosa stanno realmente provando e cosa rischiano di perdere.

 Ma potrebbe essere troppo tardi, e ne sono consapevoli; inoltre lo smisurato orgoglio che li caratterizza rischia di compromettere tutto...

 Cosa accadrà?

 Lo scoprirete solo leggendo! ^^

 Ho voluto specificare tutto questo solo per chiarire lo stile freddo e privo di romanticismo che pervade questo capitolo.

Chiunque ha letto le mie altre ficci ed anche il prologo di questa, avrà già capito che io sono fondamentalmente sdolcinata e romantica, per cui scrivere questo capitolo (e ancora di più quelli che seguiranno) per me è stato davvero difficilissimo, ma spero di avervi trasmesso tutto l'imbarazzo e l'anormalità della situazione.

I sentimenti arriveranno, certo...

Ma non ora.

Sono ragazzini.

E li farò crescere, prima di mettergli in mano un'arma pericolosa come l'amore vero.

Fatemi sapere se sono riuscita nel mio intento, oppure devo andarmi a sotterrare...

Nel capitolo precedente, tra i due sembra nascere qualcosa, ma c’è anche tanta confusione e…

 

 

 

 

Le Syriane

-capitolo secondo-

 

- Se t’amo o no -

 

Non so più se t'amo o no
anche il mio più caro amico sta dicendo lascia stare

 

Eccoci di nuovo qui.

La routine giornaliera, le voci noiose degli insegnanti, le mie battute, i tuoi sonnellini.

Cosa è cambiato da ieri?

Non lo so.

Forse niente, forse tutto.

So solo che quando ti ho visto così ferito ho voluto proteggerti, ma quando ti ho stretto tra le braccia ho solo sentito il desiderio di farti mio, di entrarti dentro, di farti male…

Non so perché.

E non so nemmeno perché questo non mi dia nessun fastidio.

Insomma, non è normale desiderare di ferire chi si ama vero?

Amare.

Chissà come si fa, chissà che vuol dire.

Spesso ne parlo con Mito e gli altri, nessuno di loro mi ha mai saputo spiegare bene di cosa si trattasse.

L’unica cosa che mi è stata chiara fin da subito è che non ho mai amato.

Non so farlo.

Mia madre se n’è andata prima di insegnarmelo, lasciandomi con al fianco un uomo freddo e distaccato, incapace di slanci d’affetto o anche solo di una parola dolce.

Sì, io ieri ti ho detto che ti amo, Kaede.

Ma perché l’ho fatto?

Ho letto tanti libri sull’argomento, ogni autore ne parla in modo diverso.

Il dichiararsi dovrebbe lasciare un calore dentro, si dovrebbero sentire le campane suonare, desiderare che l’altro non ci lasci mai…

Invece io non vedevo l’ora di andarmene da casa tua, dal tuo letto, dal tuo abbraccio che, se devo dire la verità, mi hanno lasciato del tutto indifferente.

Certo, ero eccitato fino allo spasmo, questo si, non nego che l’attrazione che provo per te è immensa, ma una parte di me avrebbe voluto alzare i tacchi, appena mi hai allontanato.

Non voglio neanche pensare a cosa voleva fare l’altra parte.

Non è davvero il caso.

Per una volta, vorrei che non ti svegliassi tanto presto.

 

non so più se t'amo o no
per essere diverso giuro pagherei qualunque cifra…sparami

 

Ti amo, Hanamichi?

Io ti amo?

Non lo so, davvero, non lo so.

La verità è che non so neppure se mi ami tu…

Certo, è vero che ieri notte non mi hai toccato dopo che ti ho chiesto di non farlo, ed è anche vero che mi hai dichiarato apertamente i tuoi sentimenti e mi hai baciato, ma…

Non so.

C’era qualcosa di strano, di stonato.

Non solo non volevo che mi toccassi.

In realtà, non volevo neppure baciarti.

Mi ha fatto uno strano effetto, sentire la tua lingua agitarsi nella mia bocca; non che fosse spiacevole, intendiamoci, o che ti ritenga un incapace nel settore.

Solo, non vedevo l’ora che finisse.

Ho dormito benissimo abbracciato a te, non ho avuto incubi per la prima volta dopo tanto tempo...

Ma so che non è merito tuo.

Tu sei solo un surrogato di Hiroshi.

Sei una persona bella, Hanamichi, davvero, eppure nei tuoi occhi ieri notte c’era qualcosa che mi ha spaventato.

Incredibile a dirsi, vero?

Kaede Rukawa spaventato dai tuoi occhi!

Mi sparerei se qualcuno lo venisse a sapere.

Quando ti guardavo e pensavo a te, in realtà pensavo solo a quanto mi sarebbe piaciuto tornare a casa e trovarti lì ad aspettarmi, a quanto mi sarebbe piaciuto svegliarmi con te lì al mio fianco, a quanto avrei voluto dividere la vita con te.

Ma se mi dà così fastidio anche solo dividerci un letto, con te, come pensare di farlo per una vita intera?

Non mi capisco.

Credevo di amarti, lo credevo sinceramente.

Ma ora mi è chiaro che io, l’amore, non so neppure che cos’è!

E, sinceramente, non sono affatto sicuro di volerlo scoprire e (gesummio!) donarlo a te…

 

non so più se t'amo o no
sto diventando uno che vede solo quello che si vede
e non è non è da me

 

Non mi sono mai fermato alle apparenze, e questo lo sai anche tu.

Eppure adesso non ho nessuna voglia di vederti di nuovo com’eri ieri notte.

Considerami un egoista, un bastardo, un superficiale, quello che vuoi.

Ma mi dà fastidio vederti…umano.

Mi sta benissimo quando non parli, quando scruti il mondo con gli occhi vacui, quando mi rivolgi solo insulti con la tua voce fredda e atona.

È eccitante.

Stimolante.

L’idea di mettere il mio calore nel tuo corpo di ghiaccio è conturbante come non mai, ma l’idea di parlarti e aiutarti a superare i tuoi problemi mi fa rabbrividire.

Scoparti e parlare con te sono due cose completamente diverse fra loro e, francamente, le ritengo incompatibili.

Se mi sentissero i miei amici…

Proprio io, il paladino del sentimento vero, il sostenitore più accanito del “sesso senza amore?puah!”

Ma se devo dirti la verità, non mi capisco più molto nemmeno io.

 

come mi vuoi come mi stai facendo vivere una vita
che non è la vita mia

 

Lo so che tu mi vorresti diverso, che vorresti che parlassi di più, con te, con gli altri.

Vorresti che cercassi di essere più umano, chissà forse ti sei innamorato di me proprio perché hai visto dietro alla maschera che porto e hai capito che in questo ragazzo gelido c’è un bambino che reclama una carezza…

Ma ancora una volta non so capire se davvero voglio quella carezza da te, o più semplicemente da qualcuno che somiglia a te e basta.

In ogni caso, mi sforzerò.

Cercherò di cambiare.

Perché tu mi ami.

E sei una persona così terribilmente orgogliosa che so quanto ti è costato dirmelo.

Quindi ce la farò.

Parlerò un po’ di più, giocherò in modo più passionale e meno tecnico.

Chissà se questo ti renderà felice!

 

(sono) felice solo quando sto con le mie dita e con la mia fantasia

 

Devo essermi addormentato in classe.

Il professore mi ha tirato il cancellino e mi ha detto di andarmi a lavare il viso per svegliarmi e poi rientrare in condizioni normali.

Quando mi sono trovato in bagno mi sono guardato allo specchio: durante una rissa di poco conto prima delle lezioni ho scambiato un paio di pugni con dei ragazzini.

Li ho stesi senza farmi neanche un graffio, ma poi uno già a terra mi ha fatto inciampare e cadere, e mi sono spaccato il labbro.

Il taglio non è molto profondo, ma un po’ gonfio.

Soprappensiero ci passo la lingua, lentamente, per non farmi male.

E come un flash mi riaffiora alla mente il momento in cui senza accorgertene ti sei leccato le labbra in un modo così sensuale che…

Mi ha fatto venire certe idee…

Oh kuso!

Stanno tornando alla carica…

Mi guardo intorno.

Ma sì, sono tutti in classe, non se ne accorgerà nessuno.

Chiudo la porta del bagno a chiave e mi siedo sul piano di marmo.

Il freddo mi percuote la pelle e un brivido di piacere già mi serpeggia lungo la schiena.

È un buon inizio.

La mia lingua continua a scorrermi sulle labbra, provocandomi piccole fitte di dolore che allo stesso tempo accelerano la mia respirazione.

Le mie dita salgono ad accarezzarmi il collo, per poi passare sullo zigomo e avvicinarsi alla bocca.

Le prendo una per una, facendoci scorrere la lingua in mezzo, lasciando colare un po’ di saliva lungo il polso.

Chiudo gli occhi, e la mia fantasia si libera.

Le dita umide mi scivolano sul petto, aprendo i bottoni della camicia e sfiorandomi appena la pelle.

Sono le tue Kaede, è la tua mano che ora con studiata lentezza risale fino ad avvicinarsi al mio capezzolo.

L’indice si sfrega dolcemente su quel bottoncino scuro, risvegliandolo immediatamente, poi si reimmerge nella mia bocca per inumidirsi di nuovo prima di passare all’altro.

La mano libera, in questo momento, sta accarezzando lieve la mia erezione che cresce attraverso il tessuto della divisa.

Finito il suo lavoro sul mio petto, l’altra mano la raggiunge.

La carezza si allarga, e mi invade l’inguine e l’interno delle cosce.

Non riesco a trattenere un gemito quando si spinge fino alla parte più nascosta.

A questo punto voglio di più, chiedo di più.

Scivolo indietro sul piano, verso lo specchio contro cui faccio leva per sollevare il bacino e sfilare i pantaloni e i boxer, ma nel farlo, le dita fredde per il prolungato contatto con la superficie sfregano inavvertitamente la mia virilità pulsante e incandescente.

Inarco il collo all’indietro, cercando aria, quando la mia mano inizia a scorrere su e giù, come a studiare le reazioni del mio corpo che sembra impazzire quando l’immagine che mi appare è quella della tua pelle candida che stringe il mio membro con forza e desiderio.

Tutto me stesso grida quando l’altra mano trova i testicoli e ci gioca accarezzandoli piano e graffiandoli leggermente con le unghie.

Ormai il mio respiro è affannoso e la mia voce cerca di reprimere i gemiti rochi che mi salgono dal petto.

E sono fuochi d’artificio quando, mentre le mie spinte diventano più veloci e più decise, io vedo la tua bocca avvicinarsi alla punta dell’asta e leccare con curiosità le prime gocce perlate che si affacciano sull’apertura.

Io sono vicino al punto di non ritorno, e una voce che fatico a riconoscere come mia geme “prendilo, Kaede, prendilo tutto”

E tu mi accontenti, oh kami sama, sono nella tua bocca, la tua bocca di velluto mi avvolge, mi lecca, mi succhia, mi morde, sto godendo, è così calda e umida,la tua saliva mi cola tra le cosce e si avvicina alla mia apertura, le tue dita mi accarezzano, le mie dita si serrano nei tuoi capelli…

Kami!

Con un grido strozzato mi svuoto tra le dita che ancora mi tremano per la potenza di questo orgasmo.

Sempre con gli occhi chiusi, allungo la mano bagnata verso il primo lavandino alla mia destra e, facendo scorrere l’acqua, lavo via le prove dell’effetto che mi fai.

L’acqua fredda, che ora mi faccio scorrere sul collo e sulla fronte sudata, piano piano mi riporta alla realtà.

Apro gli occhi e mi ritrovo solo, nel bagno dei ragazzi.

Scuoto la testa e mi ravvio i capelli: sono stato fuori abbastanza, e direi che ora sono sveglio.

Posso tornare in classe.

Mi sistemo divisa e camicia, controllo di non aver lasciato tracce del mio “sfogo” ed esco senza fare un fiato.

Ho preso una decisione.

 

se t'amo o no io non lo so
ma quanto ti ho amato lo sa Dio
era una favola e tu
sapevi farmi stare viva

 

Gli allenamenti sono iniziati, e tutto sembra andare per il verso giusto.

Il che mi preoccupa.

Sembri avere la testa altrove.

Ma la cosa peggiore è che, ormai, sei al mio stesso livello e quindi riesci a giocare in modo impeccabile anche non seguendo minimamente il gioco.

E questo mi fa incazzare: io faccio del mio meglio per migliorare il mio orribile carattere e tu che fai?

Diventi come me?

Ma in che razza di mondo vivo?

In ogni caso, risposte ai miei quesiti di stamani non ne ho trovati.

L’unica cosa chiara è che io vorrei essere come te.

Vorrei avere la tua forza, la tua baldanza, la tua allegria, la tua facilità a dare fiducia, la tua capacità di non arrenderti di fronte a niente, il tuo innato ottimismo.

La tua vitalità.

Il tuo sorriso.

Oh, sono tante le cose che vorrei rubarti.

O anche solo dividere con te.

Ecco cosa voglio davvero, allora: tu sei vivo.

Ed io sento che se ti stessi accanto, un po’ della tua vita passerebbe a me.

Chissà.

Forse.

Ma è amore questo?

Non lo so.

Credevo lo fosse, ma non ho nessuno cui chiedere cosa ne pensi, perché per ognuno l’amore è diverso.

Non so cosa pensare, quindi credo che non penserò affatto.

Lascerò fare a te.

Anche il tuo spirito d’iniziativa è una qualità a cui aspiro.

 

Non so più se t'amo o no
Yohei mi dice dacci un taglio fallo adesso e non domani

 

Mito è preoccupato per me.

Non esco con loro da quasi una settimana e dice che sono sciupato.

Beh, diciamo solo che ho dormito poco…

Ok, per niente.

Vorrei essere come te, addormentarmi dovunque e in qualsiasi condizione, mai come ora mi servirebbe.

Anche se tanto lo so che mi basta chiudere gli occhi per vederti lascivo e sensuale sdraiato su lenzuola di seta nera, su cui la tua pelle alabastrina spicca come la luna nel cielo notturno e i tuoi capelli sembrano non finire mai…

Ecco che ci risiamo, mi sono eccitato di nuovo.

Che faccio adesso?!

Un bel respiro profondo…

Inspiro.

Espiro.

Inspiro.

Espiro.

Va già meglio.

Yo pensa che io ci stia ancora sotto per Haruko.

Se sapesse…

Dice che, se glielo dicessi, mi toglierei il pensiero.

Ma come faccio a spiegargli che non solo sono gay e non faccio altro che masturbarmi, ma lo faccio pensando al mio nemico giurato, con cui per giunta ho dormito, e a cui ho confessato un amore che forse non esiste…

Io dico che è la volta buona che ci lascia le penne poverino!

 

Sai quant'è che mando giù

Siamo rimasti soli in palestra.

Sono così stanco di sentirmi sulle spalle il peso di una squadra che non mi considera un compagno ma quasi un nemico, che cerca di distruggere l’unità che tanta fatica è costata loro…

Arrivo io, con le mie manie di grandezza, e rischio di mandare a puttane il lavoro di un anno.

Ma cosa credono?

Che sia facile vivere come me?

Non sono in grado neanche di salutare una persona in modo normale, di fare un sorriso, di intavolare una discussione.

Figurarsi iniziare una relazione!

E tu, Hanamichi, pensi davvero di farmi arrabbiare chiamandomi “freezer ambulante” oppure “volpino surgelato”?

Ma fammi il piacere!

Hai idea delle umiliazioni che ho sopportato prima di diventare l’idolo delle folle?

Hai idea di quante persone mi hanno ferito, abbandonato, disprezzato, rinnegato…

E tu cerchi di farmi infuriare chiamandomi “algida kitsune”?

Se ne fossi capace sorriderei.

Fai quasi tenerezza.

Ma quello che hai appena detto non doveva uscire dalla tua bocca.

No.

Perché suona come una vendetta, una ripicca, un puntiglio.

E non posso accettarlo.

Freddo, passi.

Gelido, va bene.

Volpino, ma sì.

Ma frigido.

Frigido no.

Non mi conosci.

Non dare giudizi.

E così mi trovo a fare a botte con te, rabbiosamente, un’altra volta.

Nonostante avessi promesso a me stesso che questa volta ci avrei provato, a conoscerti, a capire se qualche sentimento per te lo provo davvero.

 

Il guaio è che non mi va neanche di uscire e di reagire

Ti ho provocato.

Vero.

Deliberatamente.

Verissimo.

Mi lascio picchiare e non provo nemmeno a sfiorarti.

Sacrosanto.

Ma perché?

Nei tuoi occhi c’è un’ombra confusa.

Non capisci perché io abbia cercato la rissa e ora le prenda senza batter ciglio.

Ma capirai, Kaede, non preoccuparti.

Tra poco ti sarà tutto chiaro.

Sappiamo entrambi che tu sei un atleta praticamente perfetto, tranne per un particolare di poca importanza: hai poca resistenza.

Davvero molto poca.

Il che significa che…

Tra poco…

Non riuscirai neppure a reggerti in piedi e io farò di te ciò che voglio.

I tuoi glutei spettacolari valgon bene qualche livido, non credi?

Ti aspetto al varco, kitsune.

 

E poi no non chiamo no
l'orgoglio è misto alla paura di capire quello che già so

 

Tutt’a un tratto, proprio quando ho il fiatone e i miei pugni non gli fanno neppure più il solletico, Hanamichi sembra svegliarsi e, con una presa d’acciaio mi sbatte contro il parquet, bloccandomi sotto il suo corpo.

Mi dibatto, cercando di liberarmi, ma è tutto inutile.

Sono esausto, non posso muovermi.

Ed ecco il suo volto scende, fermandosi a pochi millimetri dalle mie labbra e, mentre mi parla, le nostre bocche si sfiorano ripetutamente.

“Ti ho preso, volpino.

Adesso sei in mio potere”.

E il suo volto si apre in un ghigno che mi gela sul posto.

Certo, potrei chiamare aiuto.

Ma cosa potrei dire?

E poi, in realtà l’ho provocato a bella posta varie volte e non solo oggi, ma solo per cazzeggiare.

Non mi sarei mai aspettato qualcosa del genere.

So quello che vuole fare.

E ho davvero paura.

Ma io sono Kaede Rukawa.

Non sia mai che lo preghi, lo insulti o cerchi un appoggio esterno.

Il problema è nostro, dobbiamo risolverlo tra noi.

Ed io non sono una fanciulla indifesa, anzi!

Combatterò con le unghie e con i denti per difendere la mia intimità.

“Dovrai uccidermi per farlo, do’hao” gli rispondo con lo sguardo più gelido che riesco ad ottenere.

“Non tentarmi baka, non sai come potrebbe finire”.

“Beh, aspetto di scoprirlo!”

 

Stavo passando per caso, quando ho sentito dei rumori provenire dalla palestra.

All’inizio pensavo che si trattasse della solita rissa tra Sakuragi e Rukawa, ma avvicinandomi all’ingresso ho trovato la porta sprangata dall’interno.

Questo non era normale, e così ho fatto il giro e sono entrato da quella posteriore(non so se c’è una porta posteriore, ma mi serviva!^^ ndMarty).

 

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Il rossino aveva catturato con le sue le labbra del volpino.

La sua lingua saettava assaggiandone i contorni, accarezzandogli i denti, forzandone l’ingresso finché non costrinse Rukawa a schiuderle per lui.

Ma il bacio era rabbioso, possessivo, violento.

Non aveva niente della dolcezza della notte precedente.

Intanto con una mano aveva bloccato le braccia del moro sulla testa, e con l’altra aveva iniziato a percorrere la maglietta che gli ricopriva il torace, madido di sudore.

Poi le sue dita s’infilarono sotto la stoffa per toccare quella pelle diafana che rischiava di fargli concludere tutto prima di aver cominciato.

Aveva un profumo inebriante ed una morbidezza incredibile.

Il rossino era completamente rapito dalla visione che aveva di fronte, e con un rapido movimento gli sfilò la maglietta, provocando un gemito di Kaede che si ritrovò con la schiena nuda sul freddo parquet della palestra.

Gli occhi del compagno erano come spenti, ma non gli importava.

Era il suo momento, il resto sarebbe venuto dopo.

Le sue labbra si appropriarono del collo della volpe, succhiandolo con forza per poi lappare il segno rosso creatosi per la suzione.

Un segno che avrebbe dovuto ricordargli quello che stava accadendo.

Kaede si divincolò, cercando di liberarsi.

“Mi verrà un’ernia, ma ti giuro che te la faccio pagare” sibilò.

“Non mi sembra che tu sia così contrario” ghignò Hanamichi, la cui mano nel frattempo aveva raggiunto l’elastico dei suoi pantaloncini andando a tastare la sua erezione in evidente stato “interessante” strappandogli un nuovo gemito.

“Non…m’importa quello che dice il mio corpo” replicò il moro.

“Io non voglio…”

“Ma voglio io!

Questo è più che sufficiente!

Sei il mio ragazzo, no?

Comportati da tale e non fare sceneggiate inutili, tanto lo so che ti piace!”

E così dicendo gli calò in una volta tutti gli indumenti che gli erano rimasti addosso, per poi liberarsi a sua volta della divisa.

Ora si ritrovava su di lui completamente nudo, i loro corpi erano quasi a contatto.

Si abbassò fino a sfiorare quello del volpino per poi ritrarsi bruscamente, al che Kaede si inarcò verso di lui.

“Vedi?

È inutile che parli tanto”

Gli sussurrò in un orecchio prima di prendergli il lobo fra i denti mordicchiandolo.

Poi scese a baciare nuovamente il suo collo, per andare a prendersi cura dei capezzoli scuri che già si ergevano, induriti dal freddo, sulla distesa pallida del suo petto.

Kaede continuava ad agitarsi e a ripetere che non voleva, che doveva lasciarlo, che era una pazzia.

Ma lui non se ne dava per inteso.

Le sue dita gli accarezzarono il mento, per poi andare a stuzzicare appena i bordi della sua entrata.

Il volpino gridò.

Allora Hanamichi, per distrarlo e allo stesso tempo aiutarsi, continuò la lunga scia umida di baci sul suo ventre fino ad arrivare sopra alla sua erezione, su cui soffiò piano prima di lappare la cappella turgida.

Un brivido in risposta gli segnalò che poteva continuare, ormai i gemiti e le grida di Kaede non le sentiva più.

Allora coprì di baci l’intera lunghezza dell’asta, mentre le sue dita iniziavano ad appropriarsi di quello che in realtà consideravano già loro, fino a che, all’improvviso, con un movimento fulmineo del collo lo prese in bocca.

Kaede a questo punto si sollevò quasi a sedere, congestionato, liberando le proprie braccia e cercando di allontanarlo, ma il rossino si staccò da lui per colpirlo con un pugno nello stomaco che lo accasciò a terra nuovamente.

“Ba…bastardo…” biascicò il volpino.

Ma Hanamichi già era tornato ad occuparsi della sua eccitazione, e iniziò a succhiare con forza, graffiandolo con i denti, ottenendo in pochi istanti il fiotto caldo e saporito che anelava accompagnato da un gemito roco pieno di frustrazione e fallimento.

Si leccò le labbra.

Non lo aveva ingoiato, ma solo assaggiato.

Aveva lasciato che il liquido opalescente colasse tra le cosce di Kaede e, bagnandosene le dita, lo usò come lubrificante per infilare, in una volta, tre dita dentro il corpo dell’amante.

Il dolore atroce che percorse il moro causò la fuoriuscita di una lacrima, a dispetto dei denti serrati e lo sguardo fiero di una pantera ferita.

Dopo aver ammorbidito un po’ l’entrata del suo paradiso personale, il rossino si stancò di attendere e, alzandogli le ginocchia, lo penetrò con un’unica poderosa spinta.

Se fino a quel momento aveva conservato un po’ di razionalità, l’entrare in quell’anfratto caldo e stretto gli fece perdere completamente la ragione.

Kami sama che meraviglia!

Mai una volta, nelle sue fantasie, aveva immaginato una cosa simile.

Non si accorse di aver lasciato andare le mani di Kaede, che gli aveva piantato le unghie nella schiena per sopportare il dolore, né aveva notato il rivoletto di sangue che si allargava sotto di loro.

L’unica cosa che gli importava era godere, godere come non aveva mai fatto, anche se questo voleva dire spaccare in due chi gli stava sotto.

Continuava a spingere, con violenza e disperazione, mentre le grida del volpino diventavano sempre più forti, riecheggiando sulle pareti della palestra.

Quando sentì che stava per venire strinse Kaede fino a farsi venire le nocche bianche, e lo baciò infilandogli la lingua in bocca, per mischiare il suo sapore con quello del suo orgasmo precedente.

Il moro rovesciò la testa in un grido muto accasciandosi su di lui, come annientato, quando sentì il seme di Hanamichi spandersi dentro di lui.

 

***********************************

 

Sento un brivido lungo la schiena, e mi accorgo di avere i pantaloni bagnati.

Kuso!

Ho avuto un orgasmo guardando Sakuragi violentare Rukawa!

Non posso crederci.

Scivolo lungo il muro, fino a ritrovarmi seduto a terra.

Devo avere un’aria piuttosto confusa e stralunata.

Ma allora a me piacciono gli uomini?

Si direbbe di sì…

E mi piace Rukawa?

No, questo assolutamente è da scartare.

Quello che mi piacerebbe è Hanamichi che spinge dentro di me fino a farmi gridare, quello che mi piacerebbe sono le sue mani sulla mia pelle, la sua lingua tra le mie gambe…

Kami! Mi sto eccitando di nuovo…

È meglio che vada a casa prima che qualcuno mi veda così!

Ma proprio quando stavo per alzarmi mi è passato accanto qualcuno di corsa.

Un lampo dai capelli scuri.

Rukawa?

 

Se t'amo o no io non lo so
ma quanto ti ho dentro lo so io
e quanto ancora passerò nei luoghi di quel nostro amore

è che prima di odiarti vorrei tu non fossi più mio
è che questo mio male comincia ad andare un po' via…

 

Cazzo, Hanamichi!

Ma perché l’hai fatto?

Perché, perché dannazione?!

E perché nonostante un dolore così bruciante che potrei perdere i sensi sto ancora a pensare a te?

Perché non riesco ancora a bollarti come un maniaco e lasciarti stare?
Sei entrato dentro di me, non solo nel mio corpo, ma nella pelle, nella testa…

Non lo so.

È tutto distorto.

È tutto sbagliato.

Non doveva andare così.

Ora non so cosa fare.

Non che prima avessi le idee chiare, ma almeno sapevo chi ero e cosa volevo.

Ora non lo so più!

Ed è tutta colpa tua!

Perché diavolo sono venuto in questa scuola?

Sono passate tre settimane.

Tu ti comporti come se nulla fosse, come se non mi avessi strappato l’anima sul pavimento della palestra.

Anche gli allenamenti sono una tortura, e non tanto per il dolore, quello è passato ormai.

Lo stare nella palestra non fa altro che ripropormi le immagini di quello che mi hai fatto, di quello che ho perso, di quello che hai perso anche tu.

Non faccio altro che ripetermi che devo odiarti, lasciarti perdere, dimenticare tutto.

Ma poi i tuoi occhi si posano su di me per una frazione di secondo, e mi trapassano la pelle.

Alzo lo sguardo e tu sei lì, che mi fissi, anche se non voglio leggere nel tuo sguardo.

La prima cosa da fare sarebbe chiudere con te, una volta per tutte.

Ma non me la sento.

Egoisticamente, non me la sento di stare solo.

Mi sono abituato ad averti intorno.

So che dovrei respingerti, che dovrei chiuderti la porta in faccia quando arrivi la sera, e sono combattuto, lo giuro, lotto ogni notte con me stesso, ma poi ho bisogno di te.

Ho bisogno del tuo abbraccio per dormire.

Non hai più provato a toccarmi.

Spero che sia stato solo un momento, che non si ripeterà più.

E cerco di cancellare l’espressione del tuo viso e la tua stretta sui miei polsi, mentre mi accoccolo accanto a te sul divano.

Sto per scivolare nel sonno.

 

No non è
più vita mia
ricordo straripanti corse sotto un cielo ridipinto da noi

Se t'amo o no io non lo so
ma quanto ti ho amato lo sa dio
era una favola e tu
sapevi farmi stare vivo

Sembra tutto a posto, tu non ne parli, io non ne parlo.

Non fa una grinza.

Peccato però che il tuo corpo sia così eccitante…

Mi sono detto che avrei resistito, che non ti avrei obbligato, ma…

La verità è che non so che fare con te.

Ogni volta che ti sono vicino vorrei solo toccarti, spogliarti, violarti, sentirti gemere sotto di me.

Non associo nient’altro a te.

È triste vero?

Ricordo quando durante i ritiri con la squadra correvamo sulla spiaggia schizzandoci a vicenda, punzecchiandoci, facendo a botte.

Tutto era diverso allora.

Eravamo solo due ragazzi.

Anche quando poi ho capito che il sentimento che provavo era l’opposto delle mie previsioni

Io dicevo di odiarti ma poi in realtà ti ammiravo.

E volevo essere come te.

Forse voglio ancora esserlo.

O forse no.

Forse sei solo un bel corpo da possedere.

O forse no.

Comincio ad essere confuso, nella mia mente si agitano convulse immagini di te.

E conosco solo un modo per farle tacere.

“Sei il mio ragazzo, vero?”

 

è che prima di odiarti vorrei tu non fossi più mio è che questo mio
male comincia ad andare un po' via.

 

“Sei il mio ragazzo vero?”

Me lo hai domandato afferrandomi per un braccio, e nei tuoi occhi c’era una disperazione tale che, di nuovo, non ho potuto resistere. Hai rimesso tutto sottosopra, hai di nuovo mischiato le carte in tavola e io non so più chi sei.

Ora sono qui, da solo, sul divano blu notte macchiato del mio sangue e del tuo piacere.

Non so cosa dirti né cosa dirmi.

Vorrei che non fossi così importante per me, vorrei poterti lasciare senza strascichi ma ora non me la sento.

Cosa devo fare?

 

* OWARI *

 

ç__ç…

Sono una scrittrice yaoi…

ç__ç…

C’è la lemon e sono pure seme…

ç__ç…

Ho sofferto come un cane…

Fanfiction Arca, la fanfiction della Madonna, ferma anche il diluvio universale!^^

 

Zitto te!

Sei pronto ad entrare in scena?

Appari nel prossimo capitolo!

 

Spero vi sia piaciuto.

Commentate, gente, commentate!

 

Marty