DISCLAIMERS: i personaggi sono di Inoue sensei
DEDICA: alla mia sorellina Sakuya per il suo compleanno
NOTE: Hana e Ru sono OOC


Le parfume de la nuit sent la solitude

parte II

di Yurika 


Kaede stava girando da almeno due ore. Troppo perso nei suoi pensieri, si era lasciato trasportare dai suoi piedi, incurante di tutto ciò che lo circondasse. 
Non se la sentiva ancora di andare a casa. Qualcosa lo opprimeva nel petto e solo il vento gelato della notte riusciva ad alleviare un po' la sua pena.
A un certo punto si rese conto che non sapeva dove si trovasse. Con aria truce si guardò un po' intorno cercando qualche punto di riferimento che potesse aiutarlo a prendere la direzione giusta per tornare al suo bell'attico.
Hanamichi era appena uscito dal locale quando si accorse che di fronte a lui si stagliava una figura conosciuta. Una sagoma elegante rivestita del nero della notte, con i capelli che gli accarezzavano il viso muovendosi sinuosi nella danza del vento.
"Rukawa".
Il ragazzo si voltò verso di lui guardandolo leggermente smarrito. Il rossino pensò che in quel momento era assolutamente adorabile.
"Do'aho. Dove mi trovo?"
Le labbra di Hanamichi si allargarono in un sogghigno inquietante.
"All'inferno".
Kaede lo guardò fisso per un attimo, poi annuì.
"Allora sono nel posto giusto".
Sakuragi rise in modo contenuto.
"Da ciò che intuisco non vivi da queste parti. Dov'è che dovresti andare?"
Rukawa gli disse il nome della sua via. Il rosso fischiò ammirato.
"L'avevo sempre detto che dovevi essere un viziato ragazzino ricco. Del resto, basta guardare che tipo di vestiti usi. Sono di marca, vero?"
Il moretto rabbrividì sentendo gli occhi dell'altro squadrarlo dalla testa ai piedi. Il calore che usciva da essi era troppo forte per lui, abituato solo ad essere circondato da sentimenti tiepidi.
"Comunque la tua zona è molto lontana da qui. Ci vorranno almeno tre ore a piedi e ormai l'ultimo treno è già passato".
Le parole del ragazzo lo riportarono alla realtà. Alzò appena le spalle.
"Dimmi da che parte devo andare".
Il numero dieci dello Shohoku lo guardò senza parlare per alcuni istanti. Dopo un po' sbuffò irritato.
"Senti, stasera sono di buon umore quindi posso anche farti un favore. Ti ospito a casa mia che è qua vicina e domani mattina prendi il primo treno per casa tua, ok?"
Il volpino ricambiò impassibile la sua occhiata.
"E perchè dovrei accettare la tua ospitalità".
Il rosso scosse la testa esasperato.
"Sei proprio una stupida volpe. Fai come vuoi. Ci vediamo".
Rukawa sentì una stretta al cuore vedendo l'altro allontanarsi. Perchè vedere quelle spalle diventare sempre più distanti gli faceva così male? Senza pensarci un attimo si portò di fianco a lui. Hanamichi lo guardò con la coda dell'occhio.
"Devo dedurne che hai cambiato idea".
"Hn".
Ridacchiò.
"Sai kitsune? Sei una delle persone più divertenti che conosca. Riesci a farmi ridere senza neanche pronunciare una parola".
Kaede gli lanciò una rapida occhiata e continuò a camminare indifferente.
Il resto del tragitto lo percorsero in silenzio. Dopo un po' Hanamichi si fermò davanti ad un condominio scalcinato.
"Spero che la maestosità di casa mia non ti impressioni troppo, ragazzino ricco".
La giovane matricola preferì ignorarlo. Sakuragi lo portò ad uno degli appartamenti del primo piano.
Praticamente tutto lo spazio si riduceva ad una stanza che fungeva da camera da letto-salotto-cucina e un bagno. Il padrone di casa entrò andando subito a recuperare il futon dentro all'armadio a muro. 
"Mi spiace, ma temo che dovremo dividere lo stesso letto. Questo ti crea qualche problema?"
"No".
"Se hai bisogno il bagno è da quella parte".
Rukawa annuì e si avviò verso la porta che gli era stata indicata. Quando ritornò nell'altra camera trovò il rossino al buio seduto a terra con la schiena contro alla parete sotto la finestra. Il suo sguardo era perso a contemplare il cielo scuro. Kaede trattenne il respiro. Era bellissimo il do'aho in quel momento con la luce della luna che accendeva di mille riflessi incandescenti i suoi splendidi capelli rossi. 
Purtroppo l'incanto di quella scena si infranse fin troppo presto quando Hanamichi si girò con lentezza verso di lui e gli rivolse un sorrisetto ironico.
"Mi auguro che tu non abbia paura del buio. Devo cercare di risparmiare più che posso sulle bollette. Non so se puoi capire cosa intendo dire".
Il volpino si sentì punto sul vivo da quell'affermazione.
"Certo che capisco. Anch'io vivo da solo".
Sakuragi alzò un sopracciglio conservando quell'irritante sorriso.
"Vivi da solo nella zona più lussuosa della città. Certo che i tuoi genitori devono essere proprio ricchi sfondati!"
"Affatto".
"Affatto? Vuol dire che sei tu a pagare tutti i conti?"
"Hn... è una donna che pensa a queste cose".
"Vuoi dire tua madre?"
"..."
Il rossino lo guardò con aria incoraggiante.
"Allora?"
"I miei sono morti molti anni fa".
Un lampo di dolore passò sul viso di Hanamichi.
"Dunque sei orfano anche tu. Mi dispiace".
Il suo sguardo si perse nel vuoto. All'improvviso sembrò ridestato da una consapevolezza improvvisa. 
"Hai detto che è una donna che pensa alle tue spese. Ma allora... sei un fottutissimo mantenuto!"
Kaede trasalì nel sentirsi chiamare a quel modo. Il re dei rimbalzi, vedendo la sua reazione, scoppiò in una fragorosa risata.
"E così il ragazzino ricco, non volendo perdere tutte le sue belle cose, vende il suo corpo per pagarsi i suoi bei giocattolini".
"Smettila, tu non sai niente di me".
La voce del moro era affilata come lame di ghiaccio. Tremava di rabbia stringendo convulsamente i pugni abbandonati ai lati dei fianchi. Avrebbe voluto saltargli addosso e tempestarlo di pugni, ma qualcosa lo tratteneva. Forse la stessa cosa che gli faceva sentire quanto fosse sgradevole tutta la sua vita. In fondo, una piccolissima parte di sè continuava a ripetergli che quello che la scimmia rossa aveva appena detto era solo la verità.
Sakuragi era finalmente riuscito a controllare il suo riso convulso.
"E' vero, io non so nulla di te. Ma non credo che la cosa mi interessi particolarmente. Ciò che voglio ora è infilarmi sotto quelle lenzuola".
Rukawa annuì.
"Sì, anch'io voglio infilarmi sotto quelle lenzuola".
Hanamichi lo guardò con aria maliziosa. Il numero undici dello Shohoku arrossì impercettibilmente. Per fortuna era tutto buio.
"Intendevo che anch'io voglio dormire".
Il rossino scoppiò un'altra volta a ridere. Kaede si innervosì di nuovo.
"Piantala do'aho! Di sicuro io non andrei mai con un moccioso ancora vergine".
Sakuragi smise immediatamente di ridere e lo guardò con uno strano scintillio negli occhi.
"E chi ti dice che io sia vergine, scusa?"
Il moretto sbatté le palpebre un paio di volte sorpreso.
"C-come hai detto?"
L'altro si sdraiò sul pavimento, reggendosi la testa con una mano.
"A dir la verità sono molto ricercato nel club dove lavoro come barista. Ogni tanto mi capita di bere qualcosa, al termine del turno, e questo mi provoca mmhh... diciamo alcuni 'effetti collaterali'. Così, per scaricarmi, mi lascio sbattere da qualche cliente del locale".
Gli occhi di Rukawa erano due pozze di opale purissimo. La sua lingua guizzò rossa per inumidire le labbra inaridite.
Di nuovo, il sorriso ironico tornò a increspare il volto di Hanamichi.
"Ora non ne approfittare cercando di farmi bere per soddisfare le tue voglie".
Il volpino si girò di scatto dandogli le spalle. Il suo respiro era visibilmente accelerato, un forte calore si stava concentrando nel suo basso ventre.
"Figurati! Sai cosa può interessarmi avere qualcuno che tutti possono fottersi in cambio di pochi sorsi di birra".
Il rossino scattò in piedi furibondo.
"Credi di potermi giudicare tu che vai a letto con donne sposate per pagare i tuoi stupidi stracci firmati?"
Si avventò contro il ragazzo dagli occhi neri come gli abissi dell'inferno facendolo voltare e inchiodandolo contro la parete. Kaede lo guardò con aria di sfida, per nulla pentito di ciò che si erano appena detti. 
Poi tutto successe in un attimo. Sakuragi premette il suo corpo contro di lui e lo baciò con violenza, forzando la sua bocca ad aprirsi all'irruenza della sua lingua. Si staccò appena da lui, ansante, e tenendo le labbra a contatto della pelle della sua guancia gli disse:
"E ora, da brava, la mia puttanella mi dovrà ripagare per l'ospitalità che, così generosamente, le ho offerto".
Rukawa sentiva la stretta forte dell'altro sui suoi polsi. Credeva che volesse scappare? Oh no, non ci pensava neppure. Generalmente lui aveva sempre visto il sesso come un lavoro, qualcosa da scambiare per ottenere ciò che più desiderava. Ma quella sera, per la prima volta, si sentiva eccitato e impaziente di sentire la pelle del ragazzo che gli stava addosso fregarsi con la sua. Bastavano la sua voce roca e il calore di quel corpo premuto contro il suo per fargli perdere totalmente il controllo. Inarcò la schiena portando il suo bacino a scontrarsi con quello dell'altro, strusciando le loro virilità risvegliate.
Affondò i denti nel labbro inferiore per evitare di urlare dal piacere.
Hanamichi gli morse il collo per poi leccare il segno che vi aveva lasciato. Gli sfilò il maglione e gli aprì la camicia scendendo a succhiargli i capezzoli inturgiditi. Il respiro pesante di Rukawa lo stava facendo impazzire dal desiderio. Non capiva che cosa gli fosse preso. In genere non aveva mai di questi slanci passionali, men che meno pensava di provarli verso un ragazzo che gli aveva appena confessato di essere una specie di gigolò. Eppure non c'era niente che desiderava maggiormente che straziare quella carne troppo bianca e perfetta con la sua impetuosità, ma non per fare male, semplicemente perchè voleva poterla possedere, marchiandola in modo indelebile. Poteva andare con chiunque dopo di lui, ma il suo ricordo gli sarebbe rimasto impresso per il resto della sua vita.
Con mosse rapide Sakuragi tolse i pantaloni a Kaede e lo fece voltare con il volto contro la parete. Gli si addossò in modo che rimanesse imprigionato tra il suo corpo e la parete, strusciando il sesso tra le sue natiche ricoperte dal sottile cotone dei boxer neri attillati.
"Mi vuoi ragazzino ricco?" gli disse mordendogli il lobo dell'orecchio.
"Hn".
Il moro non connetteva più. L'unico barlume di lucidità che gli era rimasto gli gridava di togliersi da quella situazione e di scappare il più in fretta possibile, non poteva dare soddisfazione a quel do'aho megalomane che lo aveva sempre odiato. Ma tutto il resto di sè voleva rimanere lì, tra quelle braccia, imprigionato dalla pelle bollente dell'altro. Gli avrebbe concesso di fargli tutto ciò che preferiva perchè voleva concederglielo. Desiderava essere intaccato profondamente come non era mai stato fino ad allora. Si sarebbe dato a lui totalmente e per una volta, una volta sola, sarebbe appartenuto davvero a qualcuno.
Hanamichi percorse con la lingua la sua schiena lasciando scie umide sui suoi muscoli dorsali. Si inginocchiò sul pavimento e gli sfilò i boxer con i denti mentre lo teneva fermamente ai fianchi. Quando i suoi globi bianchi e morbidi furono scoperti, il rossino non resistette e glieli morse gentilmente per non fargli male. Poi si dedicò alla sua apertura lubrificandola abbondantemente con la lingua. Si tolse jeans e felpa in un batter d'occhio rimanendo sempre per terra e facendo scendere anche Kaede che si sedette sulle sue gambe con la schiena contro il suo torace. Gli afferrò saldamente il pene turgido cominciando a massaggiarlo. Rukawa ormai non cercava neanche più di trattenere i violenti gemiti che gli uscivano dalla gola. Sakuragi iniziò a penetrarlo lentamente cercando di dargli il tempo per abituarsi a quell'intrusione. Il volpino ben presto spinse il bacino verso di lui per approfondire quel contatto e il rosso non si fece pregare per accontentarlo. Il loro ritmo era serrato, scandito dal furioso ansimare del rosso e dalle parole disarticolate che il moro gemeva.
Senza preavviso, Hanamichi uscì dal compagno. Rukawa ebbe appena il tempo di spalancare gli occhi ed emettere un urletto di protesta che venne scaraventato sul futon con il corpo di Sakuragi di nuovo premuto contro il suo. La scimmia rossa lo guardava negli occhi con una strana espressione. Sembrava quasi... rapito dalla sua visione. Lo baciò con una dolcezza struggente e lo penetrò di nuovo. Gli prese una mano e ne baciò il palmo facendo poi scivolare la lingua su ogni dito e tornò a baciarlo sulla bocca un'altra volta. La passione che si era un po' acquietata per trasformarsi in tenerezza, sfociò un'altra volta in passione. Rukawa sentiva il sesso di Hanamichi battere dentro di lui violentemente e gridava per il godimento stringendo il lenzuolo tra le mani, inarcando la schiena per un maggior contatto.
Non potendo più trattenersi, Kaede venne spargendo il suo seme sui loro ventri con un sentimento misto tra la pura gioia e il rammarico che tutto fosse, purtroppo, finito. Pochi istanti dopo anche Sakuragi si sciolse in lui e si abbandonò su di lui ansimante, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
Rukawa si strinse forte a lui.
'Solo pochi minuti e tutto sarà finito, tutto tornerà ad essere come prima, come è sempre stato. Ti prego, concedimi ancora alcuni momenti...'
Hanamichi si staccò da lui e lo guardò con aria beffarda.
"Credo che tu ti sia aggiudicato il mio letto".
Kaede non gli rispose, si limitò a girarsi su un fianco coprendosi con il lenzuolo.
'Evidentemente mi sono rivolto al dio sbagliato'.
L'attimo dopo si era già addormentato.

Passarono i giorni senza che niente cambiasse nel copione della loro vita. Finché durava la luce del sole i due ragazzi si comportavano come sempre tra insulti, botte e ben celati segni di ammirazione reciproca.
Ma la notte, loro sovrana compagna, li scopriva a cercarsi con l'ingenuità dell'inconsapevolezza. Le luci alonate dei lampioni creavano giochi di chiaro-scuro che ricordava molto i meandri del loro cuore. Le stelle li ferivano con il loro lucore e la luna li osservava severa. Ma a loro non importava e andavo impavidi ritti nel vento che li accarezzava con dita gentili.
 Rukawa passava la serata con Karen mentre Sakuragi era a lavorare al club. Poi il moro raggiungeva il rosso nel suo appartamento. Hanamichi gli apriva senza dire una parola e lo lasciava entrare. Kaede aspettava che la porta si chiudesse sul mondo che non aveva niente a che spartire con loro e gli si gettava tra le braccia chiedendogli di togliergli l'odore della donna dal corpo e dall'anima.
Si prendevano, si intrecciavano, si fondevano l'un l'altro fino a che non rimanevano senza fiato e senza pensieri.
"Il ragazzino ricco ha avuto anche oggi la sua dose di bassi fondi".
Quante volte gliel'aveva già ripetuta quella frase il do'aho? E ogni volta lui non rispondeva e non lo guardava, perdendosi nel bianco del soffitto e nel calore del suo abbraccio. Perchè, a discapito delle sue parole, i gesti di Hanamichi erano sempre ricolmi di attenzioni e tenerezza.
Sakuragi spesso rimaneva a guardarlo dormire accanto a sè.
'Pozzi aperti sul vuoto assoluto'. Gli occhi di Kaede quando arrivava da lui e lo abbracciava con disperazione.
'Il nero avvolgente della notte'. I capelli di Kaede sul suo petto quando si addormentava dopo aver fatto
l'amore. 
'Il bianco di un tenero fiore calpestato, ma ancora vivo'. Il cuore di Kaede che batteva in sincronia con il suo.
Ora lo sapeva. Era suo il volto che vedeva nel suo sogno. Non ne capiva il perchè, visto che lo disprezzava profondamente. Non perchè Haruko era innamorata di lui, visto che di Haruko, in realtà, non gliene poteva fregare di meno. Nemmeno perchè era più bravo di lui a giocare a basket, in fondo era appena agli inizi ed era certo che un giorno sarebbe riuscito a raggiungerlo. Lo disprezzava perchè permetteva alla sua anima di essere sporcata dalla sua paura di restare solo con la sua vigliaccheria - perchè solo così poteva chiamare il farsi sfruttare da chicchessia ricevendo in cambio una vita lussuosa, ma fondamentalmente vuota.
'E la tua vita, Hanamichi? Com'è?'
Non era cosa a cui voleva pensare. Eppure sentiva un grosso buco all'altezza del petto, proprio lì, dove di solito batte il cuore.
'Chissà cosa si prova ad essere amati. Io non me lo ricordo più. E tu, Kaede? Tu te lo ricordi come sia?' A volte Rukawa aveva degli incubi durante la notte e lui lo stringeva forte sussurrandogli parole rassicuranti all'orecchio.
"Non sei da solo. Mi senti? Sono con te. Ti proteggo io da tutto, dormi tranquillo".
In genere il ragazzo dalla pelle candida si acquietava subito e il suo respiro tornava regolare. In quei momenti Sakuragi sentiva un groppo in gola che non ne voleva sapere di andarsene. Si accoccolava nel tepore di Rukawa e si addormentava col suo profumo nell'anima.
La mattina presto il rosso lo svegliava senza troppe cerimonie e lo guardava freddamente. Tutta la sua dolcezza veniva spazzata via dal soffio dell'aurora. 
"E' ora di tornare nella gabbia dorata, ragazzino ricco".
"Hn".
Kaede si alzava, si vestiva e usciva senza neppure salutarlo. Il giorno passava, la sera arrivava e la notte lo richiamava nel suo grembo. E allora lo riassaliva il bisogno urgente di sentire sulla pelle le mani ruvide di Hanamichi, di assaporare la bocca incollata alla sua, di essere pervaso dal suo odore forte e rassicurante. I piedi lo conducevano di loro volontà a quel condominio fatiscente, salivano le scale traballanti e si fermavano di fronte alla porta sgraziata. Che altro gli restava da fare che perdersi nuovamente in lui?

Anche quella volta si trovava di fronte all'appartamento di Sakuragi. Aveva suonato. Tre volte. Nessuno era venuto ad aprirgli. Nessun rumore proveniva dall'interno. Rukawa riscese le scale.
Arrivato in fondo si fermò e diede un pugno contro il muro. Un rivolo di sangue scivolò dalle nocche fino al polso.
Dov'era? Perchè non era ancora tornato? Perchè non lo stava aspettando?
Poi, improvviso, il ricordo di una conversazione.
'A dir la verità sono molto ricercato nel club dove lavoro come barista. Ogni tanto mi capita di bere qualcosa, al termine del turno, e questo mi provoca mmhh... diaciamo alcuni 'effetti collaterali'. Così, per scaricarmi, mi lascio sbattere da qualche cliente del locale'.
Gli occhi scuri del ragazzo si spalancarono, vuoti.
Una fitta lancinante al petto gli fece venire meno il fiato e dovette sedersi sul primo gradino della scala per non cadere a causa della vertigine che lo aveva colto.
'Non può essere! Non può averlo fatto! Perchè? Perchè non gli posso bastare io? Io... io non lo sopporto" non lo dividerò con nessuno. Mai!'
Si alzò contraendo la mascella e tremando per la rabbia che cercava di reprimere. Tornò verso casa attraversando le strade vuote come uno spirito che non può mai trovare requie. Entrò nel suo attico e si buttò stancamente sul divano. Silenzio. C'era troppo silenzio. Se non fosse stato sull'orlo delle lacrime si sarebbe messo a ridere. Non pensava che sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbe rimpianto di trovarsi immerso nel silenzio della solitudine.
Agguantò distrattamente il telecomando del televisore con mega-schermo e cominciò un pigro zapping.
Stava ormai lasciandosi cullare dall'oblio del sonno quando gli giunse all'orecchio una notizia che lo fece svegliare completamente. Il crollo di un edificio dovuto ad un'esplosione per una fuga di gas. La telecamera inquadrò il luogo del disastro. Il palazzo... quel che restava del palazzo era quello in cui si trovava il club in cui lavorava Sakuragi!
Rukawa si costrinse a rimanere calmo finché non ebbe ottenuto l'informazione che desiderava: il nome dell'ospedale in cui erano stati trasferiti i feriti.
Scattò in piedi afferrando la giacca e precipitandosi per strada. Fermò un taxi e si fece trasportare
immediatamente al pronto soccorso. Doveva sapere se stava bene!
Entrò come una furia cercando qualcuno che potesse rispondere alle sue domande, ma nessuno si fermava essendo tutti troppo occupati con i superstiti della tragedia. Dopo parecchi tentativi riuscì a bloccare un medico dall'aria provata.
"La prego, devo assolutamente sapere se un mio amico si trova qui. lavorava nel locale che si trovava nell'edificio crollato. Il suo nome..."
"Mi spiace ragazzo, ma non so cosa dirti. C'è troppa gente in questo momento e non abbiamo ancora accertato l'identità di tutti. Mi auguro solo che il tuo amico stia bene. Ne sono morti tanti".
"No! lui E' vivo!"
In quel momento sopraggiunse un'infermiera tutta trafelata.
"Dottore! Il ragazzo della sala 2 ha una crisi!"
Immediatamente i due corsero via. Kaede, non sapendo che fare, si mise a seguirli. L'infermiera aveva detto che si trattava di un ragazzo, ma non era detto che fosse Hanamichi! Arrivato di fronte alla porta della sala gli fu impedito di entrare, così rimase lì fuori ascoltando tutto quello che stava succedendo intorno al paziente. Capiva solo che la cosa doveva essere molto grave. Circa cinque minuti dopo il fastidioso PIIIIII di un macchinario lo fece rabbrividire.
"Non c'è più niente da fare. Ora del decesso..."
No! Che stava succedendo? In che senso 'ora del decesso'? doveva assolutamente capire cos'era avvenuto. Aprì la porta a due ante di uno spiragli lanciandovi dentro un'occhiata. Le infermiere stavano tirando il lenzuolo sopra il corpo di un ragazzo molto alto con ai piedi un paio di scarpe... da basket!
Rukawa lasciò immediatamente andare la porta come se scottasse, indietreggiando fino a colpire il muro della parete di fronte. Una sola parola continuava a vorticargli nella testa: no!
I suoi occhi erano puntati su quella maledetta porta, tremava come un pulcino appena uscito dal guscio. 
'Non portatemelo via proprio ora che l'ho trovato. Non portatemelo via! Io... lo amo'.
Non ce la faceva più, sentiva la testa girargli vorticosamente. Pensò che se si fosse lasciato andare magari sarebbe morto anche lui e, stranamente, quel pensiero lo consolò.
"Ehi ragazzino ricco! Che cazzo ci fai tu qui?"
Kaede sbatté gli occhi confuso non riuscendo a muovere nessun altro muscolo del corpo. Quella voce era... la SUA!
Si voltò con lentezza quasi innaturale. Seduto su una barella accostata al muro c'era Hanamichi Sakuragi con una fasciatura in testa. Rukawa gli si avvicinò con sguardo stralunato.
"Tu... sei... vivo!"
"Grazie tante, lo vedo anch'io che sono vivo! Ho solo una ferita superficiale alla testa dovuta ad un calcinaccio. Per fortuna abbiamo sentito chiaramente la prima esplosione, così abbiamo avuto il tempo di uscire dal palazzo prima che le altre esplosioni lo facessero crollare. Il problema è stato per i poveracci che abitavano ai piani superiori e che stavano dormendo al momento dell'incidente".
Il tono con cui aveva pronunciato le ultime parole era molto triste. Decisamente quella sera doveva aver assistito ad uno spettacolo spaventoso.
"Tu sei vivo!"
"Ma che cavolo, kitsune! Ti sei incantato? T'ho già detto che questo lo so da me. Non starti a preoccupare, il tensai ha la pellaccia dura. AH AH AH AH AH AH!"
Kaede non smetteva di guardarlo con espressione allibita. Ogni tanto alzava una mano come a volerlo toccare, ma subito la riabbassava.
Hanamichi fece una smorfia in segno di spregio.
"Bè, che ti prende? Ci sei rimasto male che sono ancora qui? Se vuoi, tornando a casa, posso sempre camminare sulle rotaie del treno e vedere se mi investono".
Sapeva di aver usato un tono strafottente e che l'altro ne sarebbe rimasto irritato, ma di certo non si aspettava quella reazione. Rukawa lo aveva schiaffeggiato!
"Come puoi dire una cosa del genere? Mi sono sentito morire quando in televisione hanno annunciato il crollo della palazzina! Mi sono precipitato qui come uno scemo nella speranza che tu stessi bene e che non ti fosse capitato nulla di male e il tuo unico ringraziamento è questo?"
Sakuragi lo guardò con aria fredda e tagliente.
"Nessuno ti ha chiesto di preoccuparti per me. Ho sempre badato da solo a me stesso, non ho bisogno della balia".
"Sei uno stronzo".
La voce di Kaede era bassa e usciva a fatica dalla bocca, come se fosse mortalmente stanco e sfibrato. 
"Allora vattene".
"No".
"Perchè?"
Rukawa non rispose. Rimase con gli occhi bassi a fissare il pavimento e le braccia abbandonate lungo i fianchi, le spalle curve come schiacciate da un enorme peso.
"Me lo vuoi dire o no perchè cavolo dovresti restare qui? Io non ti voglio!"
"Ma ti voglio io".
"C-cosa?"
Hanamichi credette di aver capito male. In fondo, c'era molta confusione all'interno della corsia e lui aveva parlato con un soffio di voce.
"Hai sentito bene. Ho detto che sono io a volere te".
Il rosso sbatté gli occhi incredulo scuotendo ripetutamente la testa. Forse il colpo subito era stato più grave del previsto e ora gli provocava strane allucinazioni uditive.
"Mi stai prendendo in giro, vero?"
"No".
Sakuragi si portò le mani alle tempie massaggiandosele.
"Rukawa, questa per me è stata una giornata molto pesante. Ho rischiato di morire sotto cumuli di macerie, dopo di che il ragazzo che mi ha appena schiaffeggiato dopo essersi precipitato in ospedale ad accertarsi delle mie condizioni e con il quale intrattengo uno strano rapporto di attrazione-repulsione dice che mi vuole... insomma, mi concederai di essere almeno un tantino confuso".
"Ti amo".
"Ok, ora ne sono certo. Sto per morire e non me lo volete dire. Ehi, infermiera!!! Mi chiami subito un dottore, qui c'è un moribondo che ha bisogno di cure!!!!"
"Do'aho" sbuffò l'altro "Non sei in pericolo di vita, quindi vedi bene di non dare fastidio alla povera gente che lavora".
"Strano che tu difenda una categoria di cui non hai la minima intenzione di far parte".
Di nuovo quel tono polemico.
"Ti odio".
"Ma come, non avevi appena detto di amarmi?"
Kaede si passò le mani tra i capelli in un gesto esasperato.
"Cosa te lo dico a fare? Tanto non mi credi".
"Secondo te è facile crederti? Insomma, come puoi amarmi quando non faccio altro che insultarti e disprezzarti?"
Rukawa si avvicinò a lui con aria minacciosa e lo abbracciò facendolo restare sbalordito.
"Ti amo perchè sei l'unica cosa della mia vita per cui non provo disgusto. Ti amo perchè mi insulti, ma non mi rifiuti mai. Ti amo perchè dopo aver fatto l'amore con me mi tieni tra le tue braccia. Ti amo perchè so che mi guardi di nascosto mentre fingo di dormire. Ho altre mille ragione per amarti, ma sei sicuro di volerle sentire tutte stasera?"
Hanamichi lo strinse forte a sè.
"Sei una stupida, stupidissima volpe.... ma sei la MIA stupidissima volpe".
Rimasero così alcuni minuti finché Kaede non ricominciò a parlare.
"Hana devi aiutarmi".
"A fare cosa?"
Il rosso era un po' perplesso per quella richiesta.
"A imparare a vivere come tutti".
Sakuragi sghignazzò, sempre trattenendolo tra le sue braccia.
"Credo tu l'abbia chiesto alla persona sbagliata. Neanche io sono troppo ferrato in questa materia".
Il volpino si staccò da lui e lo guardò dritto negli occhi con aria seria.
"Allora lo impareremo insieme".
Hanamichi acconsentì con un gesto del capo e gli rivolse il più luminoso dei suoi sorrisi. In breve, i due si ritrovarono travolti da un ardente bacio.
"Ehm... scusate ragazzi, ma ci servirebbe quella lettiga. Non è il caso che ora andiate a casa voi due?"
Una donna col camice bianco e l'aria severa li stava guardando con le mani sui fianchi.
"C-ci scusi, togliamo subito il disturbo".
I due ragazzi uscirono di corsa da quel triste luogo rigettandosi tra le luci della loro città nella notte. 
Ridevano felici, come bambini che rincorrono le farfalle. Ma i loro sogni e le loro speranze erano fatte di un'essenza più forte di quella delle farfalle, che vivono e muoiono nel corso di una sola giornata. Loro erano fatti per durare nel tempo e nello spazio, per tramandarsi immutabili ovunque esistesse qualcuno capace di provare il vero amore.

FINE

P.S. Scusate, ma ho provato a fare un finale un pochino zuccheroso in onore della mia sorellina, ma purtroppo non mi vengono un granché bene ç____ç



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