Il 20 settembre è il compleanno di Hikaru Shindo, e per questo ho deciso di scrivere la mia prima fic su Hikaru no Go. È una Hikaru x Akira (per chi non conosce il manga, Hikaru Shindo e Akira Touya), il mio pairing preferito, e mi è stata ispirata dalla dj HikaAki "Toy Box", che mi sono divertita a rielaborare per prendere confidenza con questi caratteri.
Dedicata a Ria, che mi ha fatto conoscere questa bellissima serie, e a Calypso, che si è appassionata subito anche lei, più un pensiero e un bacione a Greta e a Kriss.
Il prossimo 14 dicembre sarà il compleanno di Akira-kun, il mio personaggio preferito… chissà che non ne venga fuori un'altra fic! ^_^
Le
nove stelle
di
Nausicaa
Akira-kun non era ancora arrivato e Hikaru stava iniziando ad agitarsi: non aveva avuto un contrattempo, vero? Non proprio quella sera, vero?
Aveva impiegato due giorni buoni a convincerlo che, in fondo, trascorrere parte della serata in una sala del Go Club dove si recava spesso con gli altri pros sarebbe stata la soluzione migliore!!! Hikaru controllò per l'ennesima volta l'orologio e sospirò… erano le otto passate.
Era sera, loro stavano insieme tutto sommato da non molto tempo, ed erano già almeno un paio di settimane che non riuscivano a passare un paio d'ore insieme, da soli, tranquilli, a baciarsi, a coccolarsi e a fare… a fare… a fare!!!!
Ed era tutta colpa dei suoi genitori! Avevano detto che sarebbero partiti per un paio di giorni, che avevano un gran bisogno di rilassarsi alle terme… lo avevano illuso, materializzando nella sua mente piacevolissime immagini di lui e Akira-kun nella sua stanza, senza altre persone per casa… il paradiso, ai suoi occhi… e poi, cosa era successo?
Che suo padre aveva deciso che tutto sommato sarebbe stato meglio prendersi un paio di giorni di ferie il mese prossimo!!!
Questo significava niente privacy se fossero andati a casa sua: sua madre avrebbe iniziato ad affannarsi per accogliere l'ospite e a bussare continuamente alla porta della sua camera, chiedendo se avessero bisogno di qualcosa, poteva quasi vedere la scena…
Inoltre, anche la casa di Akira-kun era off-limits, non tanto per via della sua mamma, ma perché bisognava ammettere che la presenza imponente e severa di Touya Meijin era quanto meno inibente…
Questi pensieri stavano deprimendo Hikaru, quando il ragazzo si scosse sentendo un leggerissimo rumore provenire dal corridoio: che fosse lui?
Beh, DOVEVA essere Akira!
Non era rimasto nessun altro a parte lui, le altre sale erano vuote…
Il cuore gli accelerò i battiti quando vide la porta aprirsi lentamente e il suo ragazzo entrare quasi con circospezione, come se temesse che ci fosse qualcun altro.
Finalmente Akira-kun era arrivato!
Hikaru ne era contentissimo, era tutta la sera che aspettava quel momento, ma era anche un po' arrabbiato perché il compagno lo aveva fatto aspettare qualche minuto di troppo secondo i suoi calcoli! Minuti sottratti allo stare insieme, ecco! E così gli lanciò un'occhiata accigliata da sopra il go-ban, sperando di camuffare almeno un minimo l'entusiasmo che invece provava.
"Sei in ritardo, Touya".
Quando vide diventare serio il bel viso del ragazzo, capì di non aver avuto l'uscita migliore per iniziare bene la serata…
Akira lo guardò senza scomporsi e disse con calma: "Sapevo che lo avresti detto. Però io ti avevo avvertito che sarei dovuto andare un po' lontano, per una lezione in casa".
Hikaru continuò a sistemare le pedine sul go-ban e insistette: "Sì, ma avresti potuto chiedere a qualcun altro di sostituirti, no? Non ti viene mai in mente?" si lasciò sfuggire, e subito dopo avrebbe voluto mordersi la lingua perché sapeva perfettamente cosa gli avrebbe replicato Akira.
E infatti…
"Sei irragionevole: noi siamo pros".
Lo sapeva!!! Ci avrebbe giurato, scommesso, qualunque cosa!!!! Perché quella era la spiegazione magica di Akira-kun per ogni cosa…
"GRR… questo lo so già!!!" sbottò il ragazzo, alzando la voce e scattando in piedi portandosi alla stessa altezza del compagno.
"E allora smettila di essere così immaturo a riguardo!" replicò di rimando Akira, alzando anche lui leggermente la voce, ma di poco, e rilassandosi subito dopo, guardando il volto imbronciato di Hikaru.
"Sì, però abbiamo sempre un sacco di impegni tutti e due… pure troppi, forse! E vedersi talvolta è difficile, e invece io vorrei stare sempre con te…" borbottò il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli.
Il viso di Akira-kun si addolcì a queste parole.
Era bello sentirle e l'espressione di Hikaru era teneramente buffa mentre si lamentava: Shindou aveva un carattere così allegro, aperto ed espansivo che rimaneva tale anche quando era arrabbiato per qualcosa. Anzi, non riusciva neanche a tenere il muso per più di cinque minuti… non era tipo da farlo: era un chiacchierone, lo era con gli amici e a maggior ragione gli piaceva esserlo anche con il suo ragazzo.
Fu con un po' di dispiacere che Touya gli fece notare, a voce bassa:
"Non abbiamo tempo neanche adesso… ti sei scordato che questo posto chiude alle 21.00?".
Gli occhi di Hikaru si spalancarono e furono attraversati da un lampo di panico, dopodiché accadde tutto molto velocemente: Akira fece in tempo solo a sentire il grido "NON C'E' TEMPO!" che si ritrovò sdraiato a terra, sotto il peso del compagno, con le labbra di Hikaru premute sulla pelle morbida del collo e con lo sue mani che lo stringevano.
"Aspet… aspetta, Shindou!" cercò di richiamarlo, e, visto che le parole non parevano sufficienti, lo scostò bruscamente da sé, accigliandosi: "Ti ho detto di aspettare! Non pensi proprio ad altro? E poi non potremmo farlo in un altro momento e in un posto più adatto?".
Insomma, quello era un luogo pubblico! E, anche se in quel momento non c'era nessuno, questo particolare non lo faceva sentire tranquillo.
Hikaru smise controvoglia di baciarlo, ma non si spostò da sopra di lui e gli replicò: "Ma tu sei sempre così impegnato! Ok, anche io ho i miei incontri, lo so, lo so, sono un pro… ed è per questo che è difficile organizzare i nostri incontri e poi a volte sei un po' difficile, diciamolo: a me non importerebbe neanche se dovessimo chiuderci nella toilette di uno dei locali qua intorno, ma so che tu lo detesteresti".
Eh? O_o
Quella volta fu il turno di Akira di sgranare gli occhi: cosa stava dicendo, quel matto?!
"Certo che lo detesterei!- sbottò- Ti rendi conto di quel che dici, di come sarebbe?".
Forse no, visto che quella uscita gli era venuta così spontanea…
Eppure Akira-kun non era veramente arrabbiato per quel che aveva detto il compagno: gli scaldava il cuore sentirsi così desiderato, ed era bello condividere quei momenti con Hikaru… quel ragazzo nell'intimità aveva lo stesso entusiasmo, la stessa curiosità con cui viveva gli altri momenti delle sue giornate… ed era stato questo a rendere così bella, ad esempio, la loro prima volta: Hikaru era riuscito a farlo rilassare con le sue battute, le sue osservazioni spontanee su una situazione nuova per entrambi… avevano riso e avevano parlato, gli aveva fatto dimenticare disagio, pudore e imbarazzo, travolgendolo con la sua spontaneità e affettuosità…
"In realtà non ti piace farlo con me, vero?!".
Appunto…
L'ultima affermazione di Hikaru, che aveva un che di neanche tanto vagamente accusatorio, lo riscosse e gli fece riportare la sua attenzione sul ragazzo sdraiato sopra di lui.
Il solito testone!!! Ma non vedeva che era esattamente il contrario?!
Akira-kun avrebbe voluto saper trovare subito le parole per rassicurarlo, o per dargli del cretino anche, ma non si sentiva ancora completamente a suo agio nel dover affrontare simili discorsi e non poté neanche impedirsi di arrossire un po' nel mormorare:
"Non è così… a me piace farlo con te…" disse, voltando un poco il viso, come se gli risultasse difficile guardarlo apertamente mentre lo diceva.
Hikaru rilasciò il respiro in un piccolo sbuffo e lo fissò con una strana espressione: un misto di nervosismo, ansia e amore.
"Non ci credo!- si impuntò con ostinazione- Sono sempre io quello che fa mille progetti per vederci e poi ti telefono più di quanto non faccia tu, e ti mando gli sms e le mail e…".
C'era un solo modo per farlo tacere e per fargli capire che stava sbagliando e Akira lo sapeva bene: mentre ancora il compagno stava parlando e continuava ad elencare tutto ciò che lo impensieriva, gli prese il viso fra le mani e poi salì a cingergli il collo, facendolo abbassare verso di lui, fino ad unire le loro labbra in uno di quei baci che stordivano entrambi… un bacio lungo e tenero… e quando si separarono per riprendere fiato, Akira fissò Hikaru dritto negli occhi e gli disse, scandendo le parole: "Ho detto che mi piace stare con te".
Il cuore di Hikaru batté più velocemente e il ragazzo si sentì arrossire per l'emozione: era proprio quello che aveva bisogno di sentirsi dire…
Non che lui fosse un tipo insicuro, anzi, ma era la prima volta che si innamorava, la prima volta che stava con qualcuno, e spesso gli sembrava di non riuscire a gestire tutto nel modo migliore, anche perché il carattere di Akira non era sempre di facile interpretazione.
Però…
Però sapeva che il compagno era sincero quando diceva che era contento di stare con lui, e poi era lì e lo stava abbracciando e si era lasciato abbracciare e lo baciava e questo era tutto quello che Hikaru voleva… stare sempre così, con lui…
Si chinò sul suo ragazzo, abbracciandolo e baciandolo con passione.
"Akira-kun…" gli sussurrò sulle labbra.
Gli sarebbe piaciuto spogliare Akira con più calma, ma forse l'importante ora era soltanto poter sentire di nuovo la loro pelle una contro l'altra; i pantaloni del compagno e la sua camicia giacevano stropicciati sul pavimento della stanza e Hikaru trattenne il respiro nello sbottonare la camicia di Touya, trovandosi davanti al suo corpo pallido.
Gli piaceva vederlo sdraiato, con gli occhi chiusi, le guance arrossate, e sentire quei piccoli gemiti mentre lui baciava la pelle sensibile del suo petto…
"Shindo!".
Hikaru si sentì chiamare con urgenza, ma allontanò da lui solo di poco le labbra che gli stavano mordicchiando un'areola.
"Mmm… che c'è? Non ti piace?" lo prese in giro, visto che c'erano i suoi sospiri a provare esattamente il contrario.
"Non…non c'è tempo…" gli fece notare Akira, e c'era una punta di rammarico nella sua voce: gli piaceva tanto quando lui e Hikaru riuscivano a ritagliarsi una serata tutta per loro e i suoi erano fuori casa… allora si abbracciavano e si baciavano a lungo, prima di iniziare…
"Ah! Mi sa che ho perso interesse per colpa di quelle stupide cose che hai detto prima" esclamò vivacemente Shindo.
Eh?!
Akira arrossì e si accigliò: che stava dicendo il suo compagno?!
"Guarda che quello che diceva cose stupide eri tu!" protestò Touya.
Hikaru gli sorrise, contento: "Davvero? Beh, forse… ma mi piace farti arrabbiare".
Era vero, adorava l'espressione che aveva Akira-kun quando si imbronciava, così come adorava le sue guance arrossate e lo sguardo ancora imbarazzato che aveva quando lo facevano, e il fatto che cercasse di dissimularli. Adorabile…
Quello stesso imbarazzo che gli leggeva sul viso anche adesso, sotto le sue carezze… Hikaru gli sorrise e poi il suo volto cominciò a scendere lungo il corpo del compagno…
Akira rovesciò all'indietro il capo, mentre l'intensità dei suoi gemiti aumentava; sentiva ancora un po' di disagio, era vero, ma Hikaru riusciva sempre a farlo svanire: con le sue carezze, con i suoi occhi vivacemente affettuosi, con i gesti appassionati ma naturali, di una fisicità non costruita… e gli piaceva che parlassero, quando facevano l'amore, rendeva tutto ancora più spontaneo…
"Ah!HIKARU!!!" e poi il piacere fu troppo per poter dire qualsiasi altra cosa…
Akira si rilassò, sentendosi subito avvolgere dalle braccia del compagno che lo stringevano con forza.
"Sei davvero sexy, sai?" gli disse Shindo, sorridendogli.
"Ma… che stai dicendo?" soffiò Akira, ancora stordito.
Oddio, com'era carino con quello sguardo confuso e velato per le emozioni appena provate! pensò Hikaru, stringendolo ancora più possessivamente.
"Sto dicendo che sei sexy! Non voglio assolutamente che qualcun altro ti veda mai in questo stesso modo!" lo avvertì, deciso.
"Scemo… io voglio farlo solo con te…" disse Akira-kun, in un mormorio.
"Allora è tutto perfetto!!" Hikaru rise di una risata felice, piena di gioia, per poi ricominciare a baciarlo con passione.
Perfetto.
Era perfetto sentire con quanto coinvolgimento Akira ricambiasse i suoi baci, con quanto abbandono accogliesse il suo corpo che scivolava dentro di lui, con quanto ardore seguisse il suo ritmo, assecondando le sue spinte fino al raggiungimento del piacere…
Semplicemente, era perfetto essere dentro Akira, in quel calore…
"Accidenti, non essere arrabbiato, Akira-kun!".
Hikaru rincorse il compagno, che camminava velocemente per le vie di Tokyo, illuminate dalle luci sfavillanti della sera.
"Insomma, non è stata colpa mia, non potevo fermarmi…" tentò di nuovo.
"E questo non va bene" gli fece notare Touya, serio.
Shindo si imbronciò: "Guarda che eri tu che non la smettevi di abbracciarmi!" e lui non poteva resistere se veniva provocato in quel modo.
Akira si voltò di scatto verso di lui: "TU non mi lasciavi andare!!" sottolineò a sua volta.
"No, e allora? Io sto bene abbracciato a te".
La risposta di Hikaru, così spontanea e affettuosa, fece rilassare il compagno che gli sorrise leggermente e riprese a camminare.
"Però…- disse Akira, dopo qualche istante- … dobbiamo stare attenti: potremmo avere dei problemi se venissimo scoperti".
Shindo gli lanciò un'occhiata, poi sospirò.
Lo sapeva anche lui, certo.
E capiva anche perché Touya fosse uscito un po' innervosito dalla sala da go: non era stato esattamente il massimo doversi rinfrescare in fretta e furia in una delle toilette dell'edificio, sul filo dell'orario di chiusura, con il rischio di essere visti! Non avevano neanche potuto coccolarsi un po', dopo aver fatto l'amore, per fare prima…
"Akira-kun?".
"Mm?".
"E' davvero qualcosa di cui vergognarci quello che c'è fra noi?"
"…".
"Voglio dire… tu mi piaci da morire e io ti voglio bene. Cioè, in realtà ti adoro! È qualcosa di tanto sbagliato da essere una tragedia se si venisse a sapere?" Hikaru si voltò verso il suo ragazzo, che lo osservava serio e che gli rispose, parlando lentamente:
"No, io non credo che sia sbagliato… ma non penso neanche che sia qualcosa di cui poter parlare a cuor leggero alle altre persone. Non ancora, almeno".
Non mentre erano dei semplici liceali.
Hikaru si passò una mano fra i capelli, arruffandoseli: "Uff… - sbuffò-… sì, ho capito cosa intendi. Tra l'altro, se venisse fuori, i miei finirebbero in ospedale per lo shock! È solo che è così seccante doverci nascondere e stare sempre attenti! È frustrante, ecco…".
Si scambiarono uno sguardo intenso.
"Sono d'accordo con te" mormorò Akira.
"Senza contare che questo ci crea un sacco di problemi per poter stare da soli. Forse avere una madre che lavora non è poi così male e invece no, la mia sta sempre in casa ed è pure ansiosa! E mio padre non si prenderà le ferie fino al mese prossimo… Però potrei suggerire al nonno di farsi un viaggio, di portare la nonna alle terme per esempio…- Hikaru soppesò l'idea che gli era appena venuta-… sì, lui e la nonna hanno bisogno di riposarsi. E io potrei badare alla casa, sai, dopo il furto gli è rimasta un po' di paura, e potrei prendermi anche una paghetta per questo! Così noi avremmo una casa tutta vuota per due o tre giorni e poi, con i soldi guadagnati, potremmo andare al Luna Park. Come ti sembra questo piano, Akira-kun?" chiese il ragazzo, con espressione soddisfatta. Anche la sua camminata aveva ripreso vigore, man mano che parlava.
Il moretto gli sorrise: "Forse potrebbe riuscire. Comunque, parlando di case, è da un po' di tempo che sto pensando di andare a vivere da solo: mi basterebbe un appartamento piccolo e non lontano da casa, perché ci tengo a restare vicino ai miei genitori… devo solo parlarne con mio padre…".
Akira si meravigliò di trovarsi davanti al volto sgomento di Hikaru, che lo fissava con occhi sgranati.
"TU?! DA SOLO?! Assolutamente no, non puoi!!".
Touya neanche si arrabbiò per il tono di imposizione: era troppo sorpreso da quella reazione.
"Perché no? Lo dico anche per noi, avremmo un posto tutto nostro e più tempo per stare insieme".
Hikaru sbuffò: era sicuro che il compagno non avrebbe capito!!!
"Sarebbe pericoloso per te vivere da solo- gli spiegò- Ci sono un sacco di uomini che ti guardano in un modo che non mi piace per niente. E non scuotere la testa, perché è vero! Sei tu che non te ne accorgi… Comunque, forse potresti vivere da solo a condizione che nella casa ci sia un servizio di sicurezza automatico, che nell'atrio del palazzo ci siano delle guardie che controllino l'identità di chiunque entri, anche di chi conosci. Anche di Ogata-san, per dire… anzi, soprattutto di Ogata-san, ora che ci penso… e poi dovrebbero esserci delle videocamere con filmati controllati ogni due ore. Così mi sentirei tranquillo" concluse Hikaru, con decisione.
"Questa non è una casa, è una prigione" gli fece notare Akira-kun.
"Beh, o così o niente!" si impuntò l'altro.
"La decisione dovrebbe essere mia, sai?".
"No. Io sono il tuo ragazzo, quindi devo dire la mia!".
"Ma io non sono obbligato ad ascoltarti".
"Invece sì!".
Si fissarono accigliati ed imbronciati per parecchi secondi, fermi in mezzo alla strada, mentre attorno a loro splendevano le luce serali di Tokyo.
Hikaru sbuffò e alzò gli occhi al cielo ostentando rassegnazione, ma nel farlo vide qualcosa che lo fece sorridere e Akira se ne accorse.
"Cosa c'è?" chiese, incuriosito.
"Guarda, si vede una stella!! Nonostante tutte le luce artificiali… Senti, facciamo così: il primo che riesce a contare nove stelle dovrà dare retta all'altro!" (*).
Akira gli restituì il sorriso: con Hikaru era bello anche litigare…
"Ok" mormorò.
"Vincerò io, ho un'ottima vista!! E poi ne ho già vista una…".
Ripresero il cammino, con il naso all'insù e il rischio di urtare i frettolosi passanti, ma era troppo divertente per smettere. E anche un po' romantico…
"Una e due!" contò Akira, indicandole.
"Dove, dove?".
"Le ho già contate io, non puoi farlo anche tu".
"Ma io neanche le vedo! Dove cavolo sono?".
"Là, un po' a destra rispetto a quella insegna".
"Ah, sì… ora le ho viste anche io…".
In realtà, alla fine, non ci fu bisogno di un trasloco di Akira.
Pochi giorni dopo, Touya Meijin gli annunciò che i viaggi in Cina di lui e sua madre sarebbero diventati più frequenti; Touya Meijin chiese al figlio se non gli sarebbe dispiaciuto restare da solo per tanto tempo, ma il ragazzo lo assicurò di no, con un sorriso gentile.
Non sarebbe stato solo, lo sapeva, anche se questo ancora non poteva dirlo ai genitori.
E infatti, quando questi partivano, Hikaru praticamente si trasferiva lì da lui; a volte era un po' rumoroso e lo stordiva di chiacchiere ed era disordinato e alla fine toccava sempre a lui rimettere a posto le pedine del Go, dopo che avevano giocato una partita.
Ma era bello passare tutti quei giorni e quelle sere insieme, ed era bello quando ormai era notte sentirsi chiamare, se per caso era in un'altra stanza per sistemare le ultime cose, dalla voce entusiasta e già quasi estatica di Hikaru:
"Akiraaaaaaa! Sbrigati e vieni a lettooooooooooo!!!!".
Fine ^^
(*) Le nove stelle: sul Go-ban, la 'scacchiera' del Go, ci sono nove punti marcati, detti Hoshi o Stelle, che servono da orientamento e vengono usati per posare le pedine di handicap.
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