Disclaimers: I pg sono miei dal primo all’ultimo, quindi la loro triste sorte è in mano mia bwahahahahah ß risata da delirio d’onnipotenza. L’ Alabaster Angel e tutti i luoghi sono di mia creazione… tranne la città di Bergen che appartiene alla Norvegia ^^;; Ehi -_-
ricordati di dire che Vajrin è di Pam e che la
ringrazi per avertelo prestato -___- ndMilos Già già, grazie signorina per
averci creato questo meraviglioso angelo *_* ndEros Tzè -_-… grazie... ndMilos Ehm...
sì… effettivamente Vajrin è di Pam_chan
e devo ringraziarla per avermelo prestato ^^. ‘Assie more ^*^ ndSaku Anche se non c’è nessuna menzione di termini o richiami
diretti, l’ambientazione non è, purtroppo ç_ç, di
mia invenzione, ma della White Wolf
Game Studio, creatrice di “Vampire, the Masquerade”,
gioco di ruolo nell’ambito del quale nascono tutti i personaggi e i luoghi
presenti nella storia. Note: Se
questa cosa vi fa schifo prendetevela con Pam che me l’ha chiesta…
ma a parte questo… vi anticipo che sarà una fic stranissima perché…
beh, lo vedrete ^-^ Dediche: A tutti coloro
che hanno bisogno di un raggio di luce in un momento di oscurità. A Pam,
mia luce, colei che ha portato luce e pace nella mia
anima ricreandola e ricostruendola, portandola a nuova vita. Archivio:
Ysal
LE MIE DUE ANIME PER TE
Terzo capitolo
Di Sakuya CAP 3: VERITA’
POV EROS Ahia! Mentre mi metto la camicia non posso fare a meno di
sentire un dolore lancinante al braccio. Quel deficiente di Milos era così
distratto… chissà perché… Cavolo sono tre giorni che non vedo Vajrin, mi avrà dato per
disperso! Anche se… in un certo senso… lo ero, ma visto quello che ha
combinato Milos… rompersi un braccio e farsi fare un taglio del genere sullo
stomaco non è da tutti… e per fortuna che sarebbe stato un lavoretto facile facile! Che cavolo! “Lo
potresti fare anche tu!” Me lo ha detto con un tono di superiorità, quello
che usa sempre quando parla con me… e non posso
certo dargli torto, visto che lui è così… bravo, bello, intelligente e ha quell’aura di mistero che io non avrò mai! Non solo… lui
è il primo… il vero… l’autentico… io sono venuto solo dopo… e se tutto il
resto posso averlo anche io, questo no, su questo davvero non posso nemmeno
contendergli il primato. Alla
fine però… sarebbe stato meglio se davvero glielo avessi messo io un paletto
nel cuore a quel tizio e lo avessi portato all’Alabaster…
poi magari sarei passato nella sala principale e avrei visto Vajrin… sìsì, non sarebbe stato affatto
male. Avrei
potuto scusarmi per il comportamento idiota di Milos e magari spiegargli un
po’ come stanno le cose, forse avrebbe potuto capire… e magari perdonare…
anche se non credo che ce l’abbia con Milos… Magari
però ce l’ha con me perché non mi sono più fatto
sentire! Anche se era un po’ difficile viste le condizioni
in cui sono. Stasera devo spiegargli per bene le cose e vedere se
riesce a capire… e magari a scusarmi per la maleducazione mia e soprattutto
per quella di Milos! Una
fitta acuta mi colpisce al ventre mentre infilo la
giacca, ma cerco di non badarci, non voglio rimanere a casa anche oggi! DEVO
andare in sala… certo, non so se Vajrin ci sarà, ma… è sempre una possibilità
no? Se poi non ci fosse potrei chiamarlo e chiedergli di vederci… magari
sarebbe anche meglio… da soli... il chiaro di luna… le stelle… Uno
scroscio di pioggia mi colpisce, mentre un fulmine illumina il cielo
notturno, proprio mentre esco dal garage con la
moto. Cosa volevo io? Una passeggiatina romantica al chiaro di luna
con le stelle a fare da cornice ad un possibile, stupendo, dolcissimo, magari
passionale, secondo bacio? Ok Eros, sogna pure! Merda! Quando
entro in sala gocciolo acqua da tutte le parti, se mi strizzassero
probabilmente allagherei tutto l’Alabaster, ossia
un palazzo di tre piani e non so quanti metri quadrati… so solo che sono
tanti… e io li riempirei tutti! Jarod mi guarda e vedo chiaramente dai suoi occhi che non sa
come salutarmi, perché non capisce se sono io oppure Milos. Tanti anni che ci
conosce e ancora non sa distinguerci? Bah, questa non la capisco
proprio, anche se forse, la mia aria torva, dovuta a tutta l’acqua presa, le
ferite che mi fanno male e un certo languorino che
mi lambisce lo stomaco, solo in senso figurato, dovuto ad un deficit non
indifferente di sangue, dovuto alle ferite appunto, non mi fanno apparire
proprio simpatico e dolce, ma molto più simile all’immagine del truce Milos
che tutti hanno. “Eros!!
Ma che hai fatto?? Stai bene???” Mentre
ero perso nell’osservare Jarod, e in questi miei
pensieri sulla mia somiglianza con Milos, qualcuno, mi si è avvicinato e
adesso mi guarda con i suoi grandi, immensi occhi marroni,
preoccupati e pieni allo stesso tempo di dolcezza, qualcuno che è riuscito a
riconoscermi nonostante abbia visto una sola volta sia me che Milos… credo
che questo non sia mai riuscito a farlo nessuno, nemmeno il Principe Andrej, con tutta la sua esperienza e i suoi anni, ci ha
saputi riconoscere dopo un solo incontro. Questo non fa che accrescere la mia
ammirazione e la mia attrazione verso questo
micetto, che continua a guardarmi, aspettando una mia risposta e muovendo
preoccupato e nervoso le orecchie. “Vajrin!!
Ciao! Scusa se sono sparito, ma… ehm… come vedi mi sono fatto un po’ male,
però adesso sto bene, non preoccuparti!! Tu piuttosto come stai?” “Bene…
ma sei sicuro di star bene? Perchè non sei rimasto a casa? Hai bisogno di
sangue? Se vuoi esco a procurartelo!” Che
dolce!! Non ci credo, davvero si sta offrendo di
andare a caccia solo per far mangiare me?? Che tenero! I suoi occhi, grandi, profondi, dolcissimi, mi
attraggono e mi imprigionano… non riesco a fare a
meno di guardarli, non posso fare a meno di pensare al fatto che vorrei
abbracciarlo forte e ringraziarlo, dirgli che voglio passare con lui quanto
più tempo mi sarà possibile, per conoscerlo, per sapere tutto di lui, ogni
cosa, dalla sua data di nascita come umano, ai suoi gusti in fatto di
vestiti… ogni sciocchezza, persino quanto porta di scarpe, ogni cosa! Tutto… Tutto pur
di riuscire a sfiorare, anche solo per un istante, la sua anima che sono sicuro essere brillante e luminosa, piena di dolcezza
e amore da donare… vorrei che quell’amore fosse per
me… Come un
fulmine a ciel sereno, come un lampo che rischiara
per un breve, lunghissimo istante, una notte senza luna né stelle, una notte
nera, un pensiero mi balena nella mente e un brivido mi percorre la schiena mentre lui poggia una sua mano sul mio braccio
sano e mi sorride, dolce e sereno come non ho mai visto nessuno. Sono
innamorato. Mi sono
innamorato a prima vista di Vajrin e adesso, nonostante sia solo la seconda
volta che lo incontro e non sappia nulla di lui,
adesso me ne rendo conto, e tutto quello che voglio è stringerlo tra le
braccia, baciarlo e giurargli amore eterno, perché so che questo sarà, perché
so che non potrò mai amare nessuno che non abbia i suoi occhi, o la sua voce,
o il suo sorriso… Anche se
sembra assurdo, amo Vajrin e non potrò mai più amare nessun
altro. Salvalo, salva almeno lui… io
rimarrò qui… purché tu stia bene, perché la verità non ti colpisca e non ti
ferisca, purché tu possa vivere per sempre in un mondo fatto di luce e pace, perché
solo questo tu meriti… questo è quello che sento… Con
questa nuova consapevolezza gli sorrido dolcemente e poggio la mia mano sulla
sua, e mai tocco mi è sembrato più dolce e bello, mai pelle mi è sembrata più
calda, nonostante mi renda perfettamente conto che è solo la mia
immaginazione, perché i nostri corpi sono freddi, freddi
come “Non
preoccuparti, sono a posto… senti… ti va di andare a
fare due passi? Vorrei parlare un po’…” O la va o la
spacca… non posso certo dirgli quello che provo, altrimenti, altro che gatto
in fuga! Però posso dirgli di me e Milos e sperare
che capisca… del resto… se per caso… in un caso molto, molto, molto remoto io
gli piacessi anche poco, dovrebbe sapere a cosa va incontro, no? Anche se forse già lo ha capito, in fondo non è molto
difficile da immaginare… “Sì
certo!” Sorride e muove le orecchie, cosa che ormai adoro letteralmente!
Lancio un sorrisone e un bacio a Jarod
che mi guarda e scoppia ridere, probabilmente dandosi dell’imbecille per
avermi scambiato per quel muso lungo di Milos. La prossima volta gliela faccio pagare! Ridacchio guardandolo e poi esco con Vajrin
che intanto sta mettendo la solita bandana nera per coprire le orecchie. Ogni suo
movimento mi incanta e mi fisso a guardarlo,
completamente rapito da piccoli gesti che compie con fluidità e tranquillità.
Non appena si volta a guardarmi mi perdo in un altro mondo, un universo fatto
di sfumature impercettibili e dolcezza infinita… probabilmente ormai lo vedo circondato da un’aura di luce, come fosse un angelo
rappresentato in un dipinto del 1500… ma infondo, credo che lui sia davvero
così… un essere puro e luminoso che ha sbagliato il luogo in cui si trova. Credo
che lui sia un angelo che per errore è caduto sulla terra. Si sarà guardato
in giro spaurito, chiedendosi dove si trovava e perché non ci fossero più
tutti i suoi amici angeli… e poi… Poi si
sarà guardato intorno, e vedendo tutto il dolore e la desolazione che
popolava l’animo degli umani, ha pianto. Capisco da
dove viene quella luce particolare dei suoi occhi: sono le troppe lacrime
versate per la sofferenza che ha visto intorno a sé. Ha
continuato a vagare per la terra, in cerca di un modo di tornare nella sua
casa, il Paradiso, ma mentre si aggirava senza meta per le lande tristi che
costituiscono il nostro mondo, cercava anche di salvare e aiutare gli altri
come poteva. Poi un giorno, un demone, ingelositosi per la sua bellezza e per
la sua estrema bontà ha deciso di maledirlo… e quale
maledizione migliore per un angelo se non impedirgli di fare ritorno in
Cielo? Oltre questo, un’altra maledizione, ancora
peggiore, dover sopravvivere come un parassita mascherato da predatore. Per
questo lui è stato vampirizzato… ma devo ringraziare quel demone… adesso lui è vicino a
me… “Eros,
tutto bene?” Mi
riscuoto da questa storia fantastica che la mia mente ha elaborato per
cercare di spiegare a me stesso perché mai, un micetto bello come lui debba
essere un vampiro, e mi volto a guardare Vajrin che ha un’espressione
lievemente preoccupata. “Sei
sicuro di star bene?” “Sì
certo, non temere.” Gli sorrido dolcemente e lui fa lo stesso. Cominciamo
a camminare senza meta nei dintorni dell’Alabaster,
non so bene dove voglio andare, ma non credo di poter fare
molta strada con questo ‘piccolo’ taglietto sullo stomaco, anche perché
comincia a fare davvero male. “Dove vuoi andare?” “Mh… dove ti pare… però… senti…
io dovrei dirti una cosa… ma vorrei che non ti arrabbiassi se non te l’ho
detto prima……… ATTENTO!!” Prendo
Vajrin tra le braccia e lo attiro a me tirandolo indietro, mentre una
macchina passa a tutta velocità sulla strada che stavamo attraversando. Per un
attimo ho avuto paura che… non che un’automobile possa
farci male per davvero, ma… non voglio che niente lo sfiori, non deve avere
nemmeno un graffio a deturpargli questo visino dolcissimo, gli angeli non
devono essere feriti… “E-Eros.. grazie… io… scu-scusa… non me
ne sono accorto e… Eros!! Sanguini!!” Lo
guardo stupito e poi mi rendo conto del dolore fortissimo che mi colpisce lo
stomaco… deve essermisi riaperta la ferita… “Mh… non è niente…” Credo che il sorriso che faccio sia un
po’ stentato, ed effettivamente mi sento un po’ deboluccio… stasera non ho
bevuto una sola goccia di sangue ancora, e questo incide non poco. “Non è
vero!! Ti porto in sala!” Ci manca
solo la sala… io devo parlargli, e in sala non potrò
mai farlo. Anche se
Milos si incavolerà… non mi importa... io di solito
non mi sbaglio mai su queste cose, e sono sicuro di potermi fidare di lui… “No,
portami a casa… la sai guidare una moto?” Lui mi
guarda sconvolto e allarga gli occhi. Neanche gli avessi proposto di fare
sesso selvaggio qui in mezzo alla strada!! Che vuole che sia rivelare il proprio rifugio ad un
perfetto sconosciuto che potrebbe benissimo uccidermi in qualsiasi momento
una volta saputo dove riposo durante il giorno? Niente… anche perché sento
che lui non potrebbe mai farmi del male… lo sento nel cuore. “Sì… più o meno… ma Eros… davvero…? Non preferisci
ti porti Jarod?” “Eh??
Che c’entra Jarod?” Maschero con la sorpresa per
questa sua frase un gemito di dolore che stava per sfuggirmi, ma mi appoggio di più a lui che mi sta sorreggendo da prima. “Beh, è
il tuo ragazzo quindi…” “Vajrin…
ma sei così impaziente di vedermi fidanzato?” Ridacchio e gli sfioro appena
la schiena con una mano , lui arrossisce e abbassa
gli occhi imbarazzato. “Tutt’altro, ma…” “Senti… andiamo a casa… lì ti spiego un po’ di cose ok? E
poi… visto che non vuoi vedermi fidanzato… sono single dalla prima sera che
ci siamo incontrati.” E
sorrido felice perché spero che capisca… almeno stavolta. “Oh…
scusa… mi dispiace… non volevo ricordarti cose
tristi…” Mentre
ricominciamo a camminare mi rendo conto che… no non
ha capito nemmeno questa volta… questo ragazzo è duro come la pietra! “Nessuna
cosa triste, non preoccuparti… ahia… Vajrin… mi sa che dobbiamo sbrigarci!” Lui
diventa improvvisamente serio e accelera il passo sempre sorreggendomi e
camminando a passi sveltissimi, cercando però di non
farmi affaticare troppo, verso la mia moto. Appena
saliamo in sella vengo assalito dal terrore che
quando Milos lo saprà come minimo ammazzerà Vajrin… nessuno deve toccare la
sua moto… è così geloso delle sue cose! Già quando la uso io da in escandescenze… e vorrei vedere se dobbiamo avere due
moto diverse, sarebbe uno spreco! Do a
Vajrin le indicazioni per raggiungere casa nel più breve tempo possibile, non
vorrei mordere lui a causa della fame… anche se sono convinto che il suo
sangue sia di una dolcezza senza pari… probabilmente… se lo assaggiassi una
sola volta… ne diventerei completamente dipendente. Di
fronte alla villetta che costituisce la casa, Vajrin rimane un po’ sorpreso e
mi fa i complimenti, ma dentro si capisce chiaramente che non ci abita una
sola persona. Ogni
stanza ha un arredamento diverso. Quelle che uso io sono arredate semplicemente ma sono colorate, o comunque allegre. Quelle
di Milos sono spoglie, prive di qualsiasi cosa sia
superflua e soprattutto prive di specchi… sono riuscito a metterlo almeno in
bagno e in camera da letto, ma quest’ultimo lui lo
ha rotto… probabilmente si è specchiato per sbaglio… del resto… quella
cicatrice fa intristire anche me… nonostante non sappia assolutamente come se
la sia procurata… e poi… quelle sui polsi… Nonostante
io e Milos siamo molto più legati di quello che
chiunque possa immaginare, e non solo per nostro… ‘stato’, lui non mi ha mai
raccontato la sua storia, non so come si sia fatto quella cicatrice… né chi
lo abbia marchiato come fosse stato una bestia… né tanto meno perché abbia
tentato di uccidersi… ma sembra che da quando ci sono io… le cose vada un po’
meglio… così lui mi disse una volta. Però,
guardando Vajrin che si prende cura di me, che mi mette a sedere sul divano,
cercando di farmi stare comodo, e si prodiga cercando del sangue in casa, mi
rendo conto che se Solo ora mi rendo conto che per medicarmi, mi ha tolto la maglia
e continua a guardarmi la pelle segnata dalla cicatrice. “Questa,
come…? No scusa… non dovevo chiedertelo.” Mi sorride
imbarazzato e toglie il dito che stava passando sulla mia pelle, provocandomi
uans erie di scosse
elettriche in tutto il corpo… nessuno mi ha mai fatto questo stesso effetto… “E’ una
cosa vecchia… non preoccuparti.” Cerco di essere
rassicurante in questo mio sorriso, perché davvero è una cosa vecchia, c’è da
sempre, o almeno da quando io ho memoria, e sinceramente, a me no fa male
come a Milos, quindi non voglio che Vajrin si preoccupi inutilmente. Lui sorride esi abbassa depositando
un lievissimo e reverenziale bacio partendo dalla base della schiena,
seguendo la cicatrice fino aametà stomaco. Chiudo
gli occhi cercando di calmarmi e tenere sotto controllo i miei bassi istinti
che mi gridano a gran voce di sbatterlo sul divano e
esplorare ogni centimetro della sua pelle… Lui mi
guarda dolce e innocente e io mi sento un assatanato che no
sa tenere a bada i suoi ormoni, che per altro non ha, per aver solo pensato a
certe cose mentre questo dolce micetto mi sfiorava con intenti assolutamente
casti e puri. “Adesso
sto meglio.” Lo guardo e gli sorrido dolcemente. Grazie a Vajrin davvero sto
meglio, e non solo fisicamente… anche la mia anima è molto più leggera… sento
che con lui, se anche mai mi capitasse di essere
triste, potrei lasciarmi andare, senza dover cercare di essere allegro e
simpatico a tutti i costi. “Per
fortuna!! Mi
hai fatto prendere uno spavento!!” Gli accarezzo una guancia e lui muove le orecchie, finalmente
libere dal tessuto che solitamente le nasconde, e mi sorride dolcemente. “Vajrin…
guarda come ti ho ridotto… vuoi fare una doccia?” Il povero micio è pieno di
sangue su tutta la maglia, e non mi sembra proprio il caso di mandarlo in
giro così… anche perché mi verrebbe voglia di pulirlo per benino io stesso…
ma se sono così famelico da ferito… se fossimo qui, tranquilli, in casa e
stessi bene… gli sarei saltato addosso? Mh… temo di sì… ma lui è così…
così… desiderabile, bello, eccitante, adorabile… e potrei andare avanti ore. “Ehm…
non voglio disturbarti… e poi… non c’è Milos?” Io sorrido divertito dalla sua domanda… devo ancora
spiegargli un po’ di cose… “No, non
c’è… dai ti accompagno a fare una doccia e poi ti racconto una cosa…” Lui arrossisce violentemente, ma sinceramente non
capisco… Idiota!
Mi sbatto una mano sul viso e mi do dell’imbecille ad alta voce. “Scusa!!! Mi sono spiegato male! Volevo dire
che ti faccio vedere dov’è il bagno e ti do degli asciugamani puliti… scusa,
sono un cretino.” “Ma no…
non preoccuparti… sono io che ho capito male…
scusa…” Non è
che abbia capito proprio male male,
io una doccia me la farei volentieri con lui… e il prima… e il dopo… e sul
letto… e sul tappeto… e sul tavolo… e sono un maniaco! Basta Eros! “Figurati
e scusa tu!” Mi alzo con un ‘Ahia’ e lui subito mi
aiuta dicendomi che farà da solo, ma non sia mai che mi perdo anche solo un
istante da passare con lui! Lo
accompagno in bagno, gli faccio vedere dove prendere gli asciugamani e il
bagnoschiuma, lui mi sorride dolce e io continuo a fissarlo per un istante
immaginandomelo sotto la doccia, ma faccio forza su me stesso, gli sorrido ed
esco andandomi a stendere sul letto della mia camera, che è
proprio di fronte al bagno, dopo aver recuperato il maglione che
Vajrin mi aveva fatto togliere, per cambiarmi le bende. Mi
chiedo come Un gatto nero… grandi occhi marroni… un sorriso dolce… il calore di un abbraccio che
non potrò mai avere, la dolcezza di un bacio che non sarà mai per me… Chiudo
gli occhi per un attimo e cerco di concentrarmi su Milos, in questi ultimi
giorni è diventato davvero difficile parlare con lui… forse anche perché i
miei pensieri sono costantemente concentrati su Vajrin… e anche… Ma
questo è l’ultimo pensiero coerente che riesco a
formulare, pur senza averlo completato… POV
MILOS Apro gli
occhi di scatto, un dolore fortissimo allo stomaco. Mi guardo mettendomi a
sedere e vedo che sono ancora in camera da letto… però…
quel deficiente di Eros deve essere uscito! Cretino! Certo che sto male!
Glielo avevo detto di non muoversi di casa! Ma mai
che mi desse retta! Idiota! “Eros…
ho finito… solo… potresti prestarmi un maglione o qualcosa ma mettere sopra i jeans? Credo che il mio sia inutil…….
Milos?” Mi volto
di scatto e quasi mi prende un infarto… grazie al Cielo non ho un cuore che
batte. Che cazzo ci fa quel moccioso in casa mia? Bagnato, appena
uscito dalla MIA doccia, con il MIO asciugamano legato intorno ai fianchi e niente altro addosso? Un
attimo… lui è nudo… io anche… o quasi… NO! Non è possibile… Giuro che trovo
il modo di farlo sparire dalla faccia della terra quel parassita… I grandi
occhi di quel dannato gatto nero si fissano su di me e mi guardano stupiti,
non sapendo bene cosa dire o fare, mentre mille gocce d’acqua gli imperlano
il corpo, creando strani giochi di luce con i riflessi provenienti dal bagno
e rendendolo più simile ad un angelo che ad un vampiro. Non posso… non DEVO pensare ancora a lui… devo mandarlo via,
ora, subito… non posso permettermi di sbagliare, non posso permettermi di
sentire nulla… “Vattene!”
la mia voce è più simile ad un sibilo. ‘Rimani!’ grida la mia mente… ma non posso dargli ascolto… ho
già rischiato troppo… non posso vederlo mai più… lui… no… non posso! “Scu-scusate… io… è che… Eros… ma voi… siete
ferito… come lui…” “Non
COME lui… io SONO lui! Questo corpo è MIO moccioso, solo MIO! Eros è solo una
stupida appendice che non doveva esistere!!!” Mi
avvicino con veemenza, con la stessa prepotenza che hanno
le mie parole… aggressive, irruenti, violente… lui deve andarsene di qui, io
non devo vederlo mai più, e nemmeno Eros! Non può, non deve entrare nelle
nostre esistenze, non farebbe altro che… rovinarle…
distruggerle… io… devo rimanere solo, anche se solo non posso essere… Eros
l’ho accettato, ma… lui no, nessun altro deve avvicinarmi… “Io… io…
non capisco…” I suoi
grandi occhi sembrano ancora più grandi, e le sue
parole sono così… colme d’innocenza e dolcezza, nonostante non abbia detto
nulla di dolce… Sento di
nuovo quell’abisso di angoscia
e disperazione avvolgermi, riportarmi alla memoria sorrisi, visi, parole,
frammenti di giorni passati. Il caldo
della fucina, le braccia forti di mio padre, il sorriso dolce di mia madre…
dolce, ma meno dolce di quello di questo gatto… gli occhi di Stefan che mi guardavano mentre
lavoravo… “VATTENE!!!” un urlo disumano mi esce dai polmoni privi d’aria… un
urlo che nasce solo per colpa di questo dannato gatto… Non
guardami così! Non
cercare di avvicinarti! Non
sorridermi! Non
cercare di capirmi! “Milos…
posso aiutarti? Dimmi cosa vuoi che faccia…” Mi scaglio contro di lui facendolo retrocedere fino a sbattere
contro la parete, con il braccio sano gli premo sulla gola
immobilizzandolo. Lui fa fatica a tenere gli occhi aperti…
ma non c’è terrore… solo… tristezza… dolore… No!! Non
farmi questo… non aver pietà di me… non essere triste per me… non lo merito, non merito niente… “Vattene
via di qui… immediatamente!” Lui
abbassa le orecchie, una tristezza che non ho mai visto in nessuno gli
pervade questi grandi, immensi occhi, che mi guardano come se fossi un essere
che va protetto e difeso, non un mostro che va cacciato e distrutto. Io
questo non lo sopporto! Lo
lascio andare e mi volto, gli lancio una mia maglia che era poggiata sulla
poltrona nell’angolo e poi mi stendo di nuovo sul letto, nella speranza che
lui se ne vada presto, nella speranza che non debba più sentirmi come mi sento… Sento
solo un timido “Ciao” e poi la porta aprirsi e chiudersi… Finalmente
solo… finalmente libero… di soffrire.. di piangere…
di autocommiserarmi… di ricordare tutto quello che
ho distrutto e tutto quello che ho sporcato solo toccandolo… Tolgo il
braccio con cui avevo coperto gli occhi e li riapro.
Non so quanto tempo sia passato da quando ho mandato
via quel gatto, e sinceramente, nemmeno mi interessa… In
queste… ore? Minuti? Attimi?... la mia mente si è
affollata di pensieri senza senso, di immagini lontane e passate, di suoni
che non odo da secoli, e dopo tanto tempo, ho improvvisamente voglia di
distruggere la fucina che c’è giù, al posto della taverna… Azione molto
sciocca visto che l’ho ricostruita esattamente come quella che aveva mio
padre, in un attimo di nostalgia, o di masochismo forse, non so bene quale
dei due sentimenti mi abbia mosso, benché… Per
quanto mi riguarda la nostalgia equivale ad un enorme dose
di masochismo. Perché avere nostalgia di un tempo
che porta con sé solo ricordi tristi? Non vivevo giorni colmi di disperazione
certo, ma tutto quello che avevo, ogni sentimento, ogni
parvenza di felicità o serenità è sparita, cancellata e distrutta dalla mia
stupidità e dalla mia incapacità. Mi alzo
convinto che un po’ di acqua fredda sia, come
sempre, la soluzione migliore, ma nel breve istante in cui attraverso il
corridoio un rumore distante, ma non troppo, attrae la mia attenzione. Faccio
un passo indietro e di nuovo lo stesso rumore, come di vetri o bottiglie, mi incuriosisce spingendomi ad avvicinarmi alla sua fonte,
la porta d’entrata. Apro
l’uscio, convinto di non trovare niente, ma ovviamente vengo
prontamente smentito. Mi irrigidisco e un lampo di odio… o forse gioia?... mi
attraversa gli occhi. Uno stupido gatto nero ha fatto tutto questo rumore. Se
ne sta seduto con le spalle appoggiate alla parete accanto alla porta, vicino
a lui ci sono due bottiglie di sangue, ma non mi chiedo come e perché se le
sia procurate… anche se… credo di conoscere il
motivo… Mi volto
e faccio per entrare in casa e quasi senza pensare guardo l’orologio. Manca
poco meno di mezz’ora all’alba. “Entra,
è tardi.” Prendo
le bottiglie e stappandone una comincio a bere,
mentre sento quello stupidissimo gatto alzarsi e puntarmi i suoi terribili
occhi addosso, mentre entra in casa chiudendo la porta. Senza
nemmeno voltarmi cammino verso la mia stanza e mi fermo a quella accanto ad essa. “Questa
è la tua stanza, quando ti svegli non rompere le scatole, chiaro?” Non so
nemmeno perché lo sto facendo… che mi importa se al
sorgere del sole lui sarà ancora fuori? Che mi interessa se un raggio di luce lo colpisse
trasformandolo in cenere? “Grazie…” Mi volto
solo adesso e lo vedo con le orecchie basse, nella sua classica posa da cane
bastonato che poco o niente si addice ad un gatto degno di tale nome, quei
suoi dannati occhi tristi per non so nemmeno io cosa. “… Il
letto è grande… cerca di non toccarmi.” Solleva
il volto e improvvisamente i suoi occhi sembrano diamanti che riflettono
tutta la luce che li colpisce rimandando un riverbero mille
volte più potente e luminoso. Sembra
quasi che tutta la mia rabbia, tutto il dolore…
tutto stia scomparendo, lasciando il posto solo ai barbagli creati dagli occhi
di questo gatto. I gatti,
al mio tempo, erano creature del demonio, entità dell’Inferno, che stregavano
gli esseri umani, venivano bruciati sul rogo con i
loro padroni (… Io preferisco non commentare ndSaku)…
ma questo gatto qui… Dovrei
credere alle credenze del mio tempo… e a quelle successive… i gatti neri sono incarnazioni di Satana, ma… che senso avrebbe? Siamo
vampiri, siamo creature peggiori del diavolo, siamo demoni di bell’aspetto, senza cuore né anima. Perché
dovrei prendermela con questo gatto? Perché mi condurrà in un abisso dal quale non riuscirò ad
uscire, lo so… eppure… non riesco a lasciarlo fuori di casa… “Grazie!!”
Quei
suoi occhi brillanti si illuminano maggiormente e,
credo, senza rendersene nemmeno conto, si mette sulle punte dei piedi e mi da
un bacio dolcissimo sulla guancia, prima di correre letteralmente sul mio
letto. Io me ne
sto lì, gelato sul posto, rigido, immobile, con una voglia di urlare che non avevo mai sentito, e con un calore che parte da non so
dove, un punto non ben precisato al centro del petto, e lentamente si
diffonde intorno, ma tutto questo dura solo un attimo. Per un
breve istante un brivido mi percorre la schiena, partendo dalla base del
collo e arrivando fino al bacino… un dolore lancinante mi colpisce il fianco
e gli occhi mi fanno male come se cercassi di non piangere da secoli. Tutto
questo è dovuto solo ad un tocco? Sì, certo. Nessuno
DEVE toccarmi. Però… per un attimo… mi è sembrato quasi… mi è sembrato quasi
che non mi desse fastidio essere toccato da quel gattaccio… Chiudo
gli occhi e cerco di scacciare le immagini che tra breve, come ogni giorno,
affolleranno la mia mente. Ecco
perché non voglio essere toccato, per non ricordare, ma… non sono arrabbiato… Sono
impaurito. Ho una tremenda, assurda, indicibile paura di quello che quel
gatto nero potrà fare… e di quello che sta già facendo. Entro in
camera e lui è già sul letto, si è tolto le scarpe e la mia maglia e sta
cominciando a scostare le coperte per infilarsi sotto. Mi
guarda e mi sorride dolcemente e io quasi quasi sto
per lanciargli addosso il coltello che porto sempre
alla caviglia… ma poi penso che non mi va di sporcare le lenzuola, quindi
prendo un pigiama da un cassetto dell’armadio e mi infilo in bagno, per
uscirne, dopo pochi attimi, cambiato e con i pantaloni in mano, che lancio
sulla poltrona. Mi metto
nel letto e mi volto dando le spalle a quel malefico essere che so starmi
guardando con quei suoi occhi brillanti e dolci. Per un
attimo ho una paura tremenda, mentre lo sento stendersi su un fianco, e non
so se mi sta dando le spalle o no, non so quanto mi è vicino, non so in che
posizione è… e questo non fa altro che far crescere un terrore spaventoso che
non riesco a controllare… lo stesso che mi assale
ogni volta in cui qualcuno mi si avvicina troppo. “Buon
riposo.” La sua
voce risulta dolce e melliflua, delicata quasi… e
questo placa per un attimo solo la mia paura, ma… non appena chiudo gli
occhi… Memorie
di un passato che non posso dimenticare, angosce che mi assalgono notte e
giorno, da ormai 389 anni… ricordi che affollano i miei sogni, trasformando
visi e volti amici in orribili maschere, deformate dal fuoco, sorrisi dolci,
in ghigni malefici e abbracci, in strette atte a frantumarmi in mille e mille
frammenti che cadendo a terra silenziosamente si sbriciolano in mille altre
parti, prendendo il mio dolore e moltiplicandolo all’infinito. Questo
mi aspetta ogni notte ed ogni giorno, e non ci sarà
mai gatto o vampiro o angelo che riuscirà a cambiare il mio destino. Terzo
capitolo - Fine
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