tra ******* cambio di POV (si possono trovare
il POV dei personaggi e del
narratore)
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LEGEND
by NATSUME&SAKUYA
Capitolo 4: Il marchio
"Fallo ricondurre nel suo... alloggio, a
lui penserò dopo..."
Un brivido di terrore mi scuote le membra, non oso immaginare cos'altro possa
avere in mente per me.
Sento i suoi passi allontanarsi dal mio corpo, il suo calore farsi sempre più
distante.
Il giovane sottoposto mi si affianca ed inizia a sciogliere le catene che mi
inchiodano a questa maledetta colonna.
Un gemito esce dalle mie labbra quando le mani di questo ragazzo passano sul
mio corpo per sostenernmi e non farmi accasciare a terra come un inutile sacco
vuoto; tanta premura sprecata dopo quello che ho subito, ma nel profondo gliene
sono immensamente grato.
Questa gentilezza è l'unico bagliore umano nella grande sala che ci ospita.
"Dove?"
La sua voce fende l'aria, come una stilettata al cuore colpisce con la sua freddezza,
mi sembra ancora di sentire le sferzate sulla mia schiena.
Chiudo gli occhi e mi accascio contro il corpo che mi sostiene, vorrei ringraziarlo
per la premura che usa nel maneggiare la mia povera carne, ma ho paura che facendolo
potrei metterlo nei guei e non voglio che abbia delle conseguenze a causa mia,
anche se, dovrei avercela a morte con questo tipo... il volto della mia dolce
sorellina mi appare per un instante davanti agli occhi... il mio istinto mi
dice che non è una persona malvagia, spero ardentemente di non sbagliarmi.
Sento le sue ciocche scure sfiorarmi la spalla mentre gira il viso a guardare
il suo signore.
"Nelle prigioni mio signore, ho fatto portare lì Koshino".
I passi sono sempre più lontani, quando la porta si chiude con un tonfo
sordo riprendo a respirare normalmente.
Non mi ero neanche accorto di aver trattenuto il fiato, anche il battito assordante
del mio cuore rallenta il suo cammino, riprendendo a scorrere normalmente.
Una mano gentile mi tocca il braccio.
Apro gli occhi e mi scontro con il suo sguardo calmo e il suo sorriso malinconico.
"Ti ha conciato per le feste, a quanto vedo"
Mi fa sedere sopra ad una panchina, la stessa che ospitava la sua vesta oscura,
la fisso imbambolato, rievocando nella mia mente il momento in cui il suo corpo
mi si è mostrato in tutto il suo splendore....
La voce del suo braccio destro mi richiama al dovere.
"Non ti muovere, vado a prendere qualcosa con cui coprirti"
Lo guardo in silenzio senza rispondere; sono tentato di approfittare di questo
momento per fuggire ma, di nuovo, le sue parole mi richiamano alla realtà
che mi circonda.
"Ti consiglio di non provare a scappare, fuori questa porta ci sono guardie
armate che hanno l'obbligo di fermarti"
Non rispondo, i miei occhi sono fissi sull'acqua, quasi a cercarvi un rifugio.
La porta si chiude piano alle sue spalle e una lacrima sfugge al mio controllo,
scivolando lieve sulla pelle martoriata.
Sono ancora perso tra i miei pensieri, quando sento l'uscio riaprirsi e di nuovo
quel ragazzo farmisi vicino, mi poggia qualcosa accanto e poi mi aiuta a rialzarmi
lievemente; si china sopra la grande vasca e vi immerge una pezzuola, si rialza
e me la passa sopra le ferite, cercando di non farmi troppo male, per togliere
il sangue che ancora stilla le sue preziose gocce; la posa ed allunga una mano
a riprendere l'indumento che, con molta delicatezza, mi fa indossare.
Osservo questa tunica candida come la neve... mi ricorda i tetti e le strade
della mia città ricoperte da quel manto bianco.. così puro e innocente....
mi riscopro a sorridere amaramente... non mi piace questo colore indosso a me,
soprattutto ora...
Qualcosa di gelido mi circonda i polsi.
Abbasso gli occhi e mi trovo a fissare di nuovo delle catene.
"Seguimi"
Alzo il volto e lo guardo, sembra quasi che i suoi occhi mi supplichino di non
fare cavolate, con un cenno del capo mi appresto a seguirlo.
Finalmente abbandoniamo questo paradiso infernale.
Quando usciamo le guardie mi guardano con malizia, una luce sinistra in fondo
ai loro sguardi, un brivido gelato serpeggia lungo il mio corpo: ho un brutto
presentimento.
Senza perdere di vista il mio carceriere, anche perchè non potrei comunque
visto che tiene l'estremità della corda legata alle mie catene, lo seguo
lungo questi immensi corridoi, dove i nostri passi rimbombano come suoni lugubri;
si ferma davanti una grande porta di legno tutta intarsiata, gira la maniglia
e la apre, scostandosi per lasciarmi passare.
Pochi passi e mi fermo sulla soglia inebetito, questa non può essere
la stanza che quel... quel... baka mi ha designato....
Faccio dietro front e lo guardo dritto negli occhi.
"Riportami in cella"
Una nota di disperazione nella mia voce.
Sorride comprensivo... poi mi spinge all'interno della stanza e, senza che io
provi a fermarlo, mi incatena al letto.
"Mi dispiace, ma questi sono gli ordini"
Una lunga e resistente catena viene collegata al ceppo della caviglia sinistra.
"Puoi muoverti liberamente per questa stanza, ma così non potrai
fuggire"
Vorrei ridergli in faccia, questo l'avevo capito da me, ma mi trattengo... lui
fa solo il suo dovere, forse... forse ha solo paura delle ritorsioni a cui andrebbe
incontro se mi aiuta.
"Ora devo andare, manderò qualcuno a curare quelle ferite e ti farò
portare qualcosa da mangiare... - si ferma, sembra quasi esitare... - .... il
nostro signore non è cattivo come sembra.. "
Ah sì? Chissà perchè non me ne ero accorto.
Vorrei ringhiarglielo contro, ma credo lo capisca anche dal mio sguardo, infatti
fa una smorfia e poi esce, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
Faccio un respiro profondo e poi mi guardo attorno ancora incredulo.
Le pareti della stanza sono rosse, come il sangue che ancora esce dalle mie
ferite; le finestre lunghe e arcuate sono sbarrate da inferiate, le pesanti
tende sono nere; lo stesso colore lugubre ricopre i tendaggi del grande letto
a baldacchino, di lucido mogano intarsiato; la coperta che lo ricopre è
di un rosso cupo, senza accorgermene la tocco, il velluto scorre sotto la mia
mano come una soffice carezza; ad ogni colonnina del letto vi è una catena...
rabbrividisco al solo pensiero del loro scopo...
Un tavolino è posto tra le due finestre, sopra trova spazio un candelabbro
di ferro battuto; sull'altra parete un tavolo circolare trova il suo posto in
un angolo, la lunga tovaglia scura tocca sino a terra, l'armadio è all'altro
mentre, al centro fra i due vi è uno specchio, in cui si riflette alla
perfezione il letto... sembra quasi che sia stato messo lì apposta....
dietro al talamo un grande cammino di marmo nero fa bella mostra di sè,
ai suoi piedi un folto tappeto negli stessi toni della stanza, candele sono
sparse un po' ovunque.. le fiammelle ondeggiano lievemente per l'aria fresca
della sera...
Osservo il cielo e mi immagino libero tra le stelle... mi giro e guardo la mia
figura riflessa.
La tunica chiara risalta su questi colori in modo sorprendente, i miei occhi
sono così grandi ed impauriti... vorrei che il tremore la piantasse di
scuotere il mio corpo, ma non riesco a fermarlo... qualcuno bussa alla porta
ed io sobbalzo involontariamente...
Ti prego fa che non sia lui...
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L'uscio si aprì, lasciando passare due
giovani fanciulle e alcuni servitori, che portarono, all'interno della stanza,
della legna; una bella ragazza dai lunghi capelli ricci appoggiò sul
tavolo all'angolo un vassoio coperto da un tovagliolo di lino bianco, poi dette
degli ordini e i ciocchi furono sistemati da un lato del grande cammino, che
uno dei servi si premunì di accendere. Mentre per la camera iniziava
a diffondersi un tenue calore, il ragazzo dai capelli rossi se ne stava in disparte,
seduto sul grande letto, osservando quel via vai ad occhi sgranati.
Senza farsi notare, l'altra ragazza lo guardava di sottecchi, cercando di capire
perchè il suo signore ci tenesse tanto... si riscosse quando Ayako la
richiamò all'ordine; posò il catino ricolmo di acqua sul tavolino
tra le finestre, poi si avvicinò al giovane seduto, toccandogli un braccio
per attirarne l'attenzione.
Quando si volse, i suoi occhi si scontrarono con un viso regolare, dove spiccavano
due occhi scuri, smarriti... le faceva quasi tenerezza quel suo sguardo da cucciolo
battuto.
Gli sorrise con dolcezza per rassicurarlo, in fondo, non aveva nessuna intenzione
di fargli del male... altrimenti il sovrano l'avrebbe punita duramente.
"Io e Ayako siamo qui per aiutarla a mettersi in ordine; se mi da la vestaglia
posso provvedere a curarla"
Il rossino fissò la giovane chinata verso di lui, i lisci capelli castani
le sfioravano le spalle, gli occhi erano gentili e il volto aperto ad un sorriso,
girò lo sguardo ed osservò anche l'altra rimasta vicino la vasca.
I servi erano usciti, ora era solo con quelle due ragazze e con un altro ragazzo,
uno che non aveva mai visto, con del capelli castani che gli arrivavano di poco
sopra le spalle, che era tornato a sorvegliare la situazione... un forte rossore
gli colorò le guance quando mise a fuoco le parole pronunciate da quella
al suo fianco, scosse la testa in segno di diniego, alcune ciocche gli ricaddero
davanti agli occhi dandogli un'aria sbarazzina, che fece intenerire le giovani.
Ayako gli si avvicinò e, con ferma dolcezza, lo fece alzare, prendendolo
per le braccia, ad un suo cenno Haruko gli si piazzò dietro le spalle
e con abile mossa gli tolse la vestaglia, lasciandolo nudo ed indifeso ai loro
sguardi.
Sentendole sussultare alla vista dei graffi, del sangue e delle striature lasciate
dalle verghe: il rossino, porpora dalla vergogna, tentò di ripararsi
dietro ad una delle tende del letto, ma le due, riprendendosi dallo sgomento,
non glielo permisero.
Lo portarono davanti al fuoco per non fargli prendere freddo e, mentre una gli
detergeva la pelle dal sangue rappresso con un morbido panno, l'altra passava
sulle ferite una lozione che aveva il compito di non farle infettare.
Il moretto accanto al tavolino non lo perdeva d'occhio un istante, pronto ad
intervenire se ce ne fosse stato bisogno, ma sembrava che non ci fosse da preoccuparsi,
il ragazzo era talmente inebetito da lasciarsi muovere a piacere, come una bella
bambola senz'anima.
Tirò un cordoncino a lato della finestra, poco dopo sentì bussare
e, dopo il suo permesso, uno schiavo entrò, inchinandosi profondamente.
"Fai portare una vasca e dei secchi d'acqua calda per riempirla, di ad
Akagi e Uozumi di raggiungermi"
"Sì signore"
Un'altro inchino ed uscì chiudendosi dietro la porta, che dopo un po'
si riaprì, lasciando passare dei servi che tenevano una vasca di rame,
alcuni trasportavano i secchi e altri pezze di lino per asciugare, sapone e
oli profumati.
Un sorriso si disegnò sul suo volto: il suo signore sarebbe stato soddisfatto
una volta completato il lavoro...
Le due guardie entrarono e, ad un cenno di Kyota, si posizionarono ai lati della
porta, pronte ad intervenire ad un minimo cenno di ribelione.
Il brunetto si rivolse al ragazzo rimasto presso il fuoco.
"Ora fai il bravo e loro - indicando i due energumeni - non dovranno intervenire"
Gli si avvicinò e gli tolse la catena e i ceppi che gli chiudevano polsi,
caviglie e collo, poi lo aiutò ad immergersi nell'acqua.
Ayako prese una pezza pulita e, dopo averla insaponata, gli deterse la pelle
dal sudore e dalla sporcizia accumolata durante la prigionia, mentre Haruko
si occupava dei suoi capelli, facendoli tornare del loro caldo colore.
Una volta che si ritenne soddisfatto, gli chiese di uscire, dando ordine alle
due di asciugarlo; si avvicnò all'armadio ed aprì una delle ante,
vi frugò all'interno per qualche istante, finchè non trovò
quello che cercava; gli si avvicinò e lo aiutò ad indossare una
lunga vestaglia bianca ricamata d'oro e d'argento; gli rimise la catena alla
caviglia e poi diede ordine di ripulire e portare via tutto, mentre lo accompagnava
al tavolo, osservando che mangiasse tutto.. aveva bisogno di energie per affrontare
il futuro.
Mentre gli versava una coppa di vino, vi fece cadere all'interno una polverina
soporifera.
Fece uscire tutti, rimanendo da solo all'interno della stanza.
Il ragazzo si alzò, sbandando leggermente.
Si portò una mano alla testa, come se volesse sorreggerla...
".. mi girà la testa.."
La voce impastata aveva perso tutta la sua acredine, dandogli un tono basso
e sensuale, quasi un bisbiglio...
Sorrise e gli si avvicinò prendendogli un braccio.
"Vieni, ti aiuto a metterti a letto"
Il rossino si lasciò condurre senza dire niente; dopo avergli rimboccato
le coperte, lo guardò un ultimo istante e poi se ne andò, lasciandolo
al suo destino.
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La testa mi gira e la mia vista annebbiata non
mi fa distinguere le cose molto bene, mi alzo dal tavolo e quel ragazzo mi è
subito accanto per sorreggermi.
".. mi girà la testa.."
Non lo guardo neanche, ma mi accorgo delle sue dita che mi sfiorano il braccio.
"Vieni, ti aiuto a metterti a letto"
Stringe la presa e mi conduce accanto al letto, scosta le coperte e mi fa stendere..
sono così confuso che gli lascio fare quello ce vuole, non ho neanche
la forza di ribellarmi ora che siamo soli, le guardie e i servi sono usciti
già da un po' e se io lo atterrassi potrei anche rubargli la chiave che
mi tiene legato a questa catena, ma sono così debole ed intontino che
non riesco a pensare coerentemente, i pensieri vagano qua e la, saltanto da
un punto all'altro senza un filo logico; il freddo ferro che chiude la mia caviglia
è l'unica ancora che mi tiene ancora in questa realtà, se non
fosse per il gelo di quell'aggeggio mi sarei già perso....
Lo sento rimboccarmi le coperte e presto, insieme al calore sprigionato dal
fuoco, il mio corpo viene avvolto da queste coltri nere, mi rannicchio su di
un lato, cercando di non poggiare la schiena ferita, i miei occhi si scontrano
con le federe scure, mentre affondo la testa in questi cuscini ripieni di piume
d'oca.. percepisco un rumore proprio accanto a me, stancamente alzo il volto
e lo vedo dirigersi verso la porta; si ferma, la mano poggiata sulla maniglia,
si gira e mi guarda... non possso vederli, ma sento i suoi occhi scuri scrutarmi
con intensità, prima di fare dietro front ed uscire, lasciandomi da solo
in questa strana stanza...
Credo di essermi addormentato un istante, qualcosa deve avermi svegliato perchè
sento una presenza al mio fianco; una carezza lieve mi sfiora i capelli per
poi scorrere lungo la mia guancia, cerco di muovermi ma non ci riesco, a fatica
sollevo le palpebre e vedo una chiazza chiara... un viso a pochi centimetri
dal mio, un corpo proteso verso di me... non ne capisco i lineamenti, l'unica
cosa chiara sono due zaffiri scuri che brillano nella penombra... uno spiffero
d'aria fredda mi colpisce la schiena, un brivido serpeggia per le mie membra...
il tepore che prima mi avvolgeva ora è scomparso... il fuoco si è
spento... non sento più il peso delle coltri.... Gemo leggermente quando
mi sfiora una ferita... cerco di allontanarlo ma mi blocca..
"Shhh... va tutto bene, non voglio farti del male..."
Vorrei focalizzare il suo volto, ma la mia mente è troppo intorpidita
per farlo, un ultimo sguardo ai suoi occhi azzurri e sprofondo tra le braccia
vellutate di Morfeo....
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Stava percorrendo i lunghi corridoi per tornare
ai suoi appartamenti quando si scontrò con qualcuno.
Sollevò il volto finchè non si scontrò con gli occhi neri
del generale Mitsui.
"Tutto bene Yohei?"
Annuì senza proferire verbo, la sua attenzione calamitata sul giovane
che lo seguiva.
I capelli scuri scompigliati, ricadevano sul volto nascondendo i bei lineamenti
tumefatti e contusi, su cui spiccavano due occhi azzurri fieri e orgogliosi;
dal labbro spaccato usciva un leggero filo di sangue... doveva esserselo procurato
da poco... il petto coperto da un gilè di pelle nera, lasciava scoperto
un torace muscoloso e pallido, su cui spiccavano delle chiazze violacee; le
braccia nude ricoperte di graffi e i polsi martoriati dalle corde troppo strette
che segavano la carne; le lunghe gambe racchiuse nello stesso materiale e colore
del gilè; i piedi nudi.. un contrasto con le pietre fredde e dure del
pavimento.
La cosa che lo colpì di più era il collare che gli cingeva il
collo, a cui era attaccata una catena che veniva tenuta saldamente dal suo amico....
un cane al guinzaglio.... quel paragone lo fece rabbrividire di disgusto; cos'erano
diventati? Come avevano fatto a ridursi così?
Stava rimuginando su quei pensieri quando Hisashi gli sventolò di fronte
al viso la mano libera.
Sbatte le palpebre e focalizzò l'attenzione su di lui.
"Tutto bene?"
Nella voce c'era un qualcosa che sembrava quasi preoccupazione..
"Si... tutto a posto"
"Sembravi a mille miglia da qui"
Il suo sguardo penetrante non gli abbandonava il volto.
Scosse la testa e gli sorrise... non poteva dirgli che la sua mente era attraversata
da dubbi o avrebbe fatto la fine di Koshino... già... chissà che
gli era successo... se, come immaginava, se ne stava occupando il loro signore,
non doveva passarsela affatto bene..
"Kosh?"
Il volto di Mitsui si rabbuiò, non doveva essere facile per lui... in
fondo un tempo erano amici...
"Se ne sta occupando il nostro sovrano"
Annuì solamente, le parole erano inutili...
"Il prescelto?"
"Nelle stanze che gli sono state destinate... il capo ne andrà fiero,
è una bella preda"
Hisashi sorrise e rivolse uno sguardo al giovane che gli era alle spalle.
"Anche la mia non è male"
"Ne sono contento. - gli sorrise - Ora scusami, ma devo andare a intrattenere
una fanciulla"
La risata di Mitsui si diffuse lungo il corridoio, mentre il ragazzo che lo
seguiva impallidiva violentemente.
"Com'è la ragazzina? Combattiva come il suo caro fratellino e il
loro amico, oppure uno zuccherino tutto miele?"
"Non lo so.. devo ancora scoprirlo"
Un sogghigno malizioso gli incurvò la bocca, mentre lo salutava e riprendeva
il cammino, seguito dallo sguardo azzurro del prigioniero, che lo distolse solo
quando il suo amico diede uno strattone alla catena per farlo muovere.
Li osservò andare via, finchè non scomparvero in un altro corridoio,
sicuramente Hisa stava tornando nelle sue stanze... scosse la testa a quei pensieri
e ritornò sui suoi passi: aveva altro a cui pensare ora.
I passi si fermarono davanti ad una porta di legno, in un'altra ala dell'enorme
castello, esitò un istante, poi si fece coraggio, prese un gran respiro
ed entrò... rimanendo incantato sulla porta.
I suoi occhi si calamitarono su una giovane ragazza dalle forme conturbanti,
appena celate dalla leggera sottoveste di seta chiara su cui spiccavano lunghi
riccioli rossi.
Se ne stava rannicchiata su una poltrona, gli occhi chiusi e arrossati gli fecero
capire che doveva aver pianto... infatti al buio della stanza rilucevano delle
scie sulle sue guance, lasciate dalle lacrime versate.
Le si avvicinò senza far rumore, delicatamente la prese in braccio cercando
di non svegliarla; la catena che le cingeva la caviglia tintinnò e lui
si bloccò al suo posto, troppo impaurito per muoversi; quando fu sicuro
che la fanciulla era ancora immersa nel mondo dei sogni tirò un sospiro
di solievo e la trasporto sopra il letto, adagiandovela dolcemente: non avrebbe
saputo come comportarsi se si fosse svegliata....
La guardò per un lungo istante, poi le si coricò accanto prendendola
tra le braccia, coprì tutti e due con le coperte e finalmente chiuse
gli occhi, cercando un po' di solievo per la sua anima nei sogni....
Un dolce tepore le si diffuse tra le membra gelide... qualcosa l'aveva svegliata,
un sogno strano.. o forse un'altra premonizione... le era parso di vedere di
nuovo quegli zaffiri accanto a suo fratello, questa volta però sembravano
esprimere una dolcezza ed un amore incomprensibile.... lentamente aprì
gli occhi, sbattendo le palpebre un po' di volte.... strano... quella testa
mora era ancora accanto alla sua.... il corpo si tese quando si avvide che non
era un sogno... un forte braccio le cingeva la vita, avvicinandola a quel solido
corpo maschile.... il respiro le si mozzò in gola quando vide le sue
palpebre socchiudersi.
I loro occhi si specchiarono gli uni negli altri, rimanendo avvinti.
Lo vide avvicinarsi, troppo stupita per sottrarsi rimase in attesa... poteva
sentire il suo caldo respiro sfiorarle la guancia... le labbra sempre più
vicine, finchè non si confusero e si unirono in un bacio dolce e al tempo
stesso passionale; una lingua curiosa si fece strada nella sua bocca, sondando
i recessi nascosti... senza neanche accorgersene lo contraccambiò...
quando tutto ebbe fine si staccarono, fissandosi di nuovo negli occhi....
"Sei bellissima..."
La sua voce era così bassa e roca da darle i brividi... scosse la testa
per schiarirsi le idee... prima che potesse capire cosa fosse successo, la sua
mano si era già alzata, stampando la sua impronta sulla guancia morbida
del ragazzo...
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Ormai Hiroaki sta bene, o almeno spero... so
che non posso fare molto altro per lui, ma del resto, non ne ho la forza...
Quello che mi ha detto continua a ronzarmi in testa mentre mi muovo svelto lungo
i corridoi del castello, con sicurezza giro l'angolo, percorrendo una strada
che conosco.
La stanza rossa... è peggiore di qualsiasi stanza della tortura che c'è
nelle prigioni, perché lì, lui, ha intenzione di torturare il
prescelto in un'altro modo...
Mi si stringe il cuore se solo penso a tutta la sofferenza che si legge in quegli
occhi.
Mi guardo in giro... non c'è nessuno. Apro silenziosamente la porta,
cercando di fare meno rumore possibile. Nel camino ormai ardono solo le braci,
resti di quello che doveva essere un fuoco che scaldava la stanza e le membra
del prescelto che ora giace profondamente addormentato nel grande letto.
Mi avvicino e sento il respiro venirmi meno... E' rannicchiato in posizione
fetale, coperto dalle spesse coperte, il viso abbandonato sul cuscino e i capelli
sparsi che glielo incorniciano rendendolo ancora più bello. Gli occhi
chiusi, il respiro regolare... sembra così sereno adesso... eppure impercettibili
smorfie di dolore gli segnano i bei lineamenti, scosto leggermente le coperte
e intravedo, attraverso la stoffa leggera della tunica, i segni profondi che
quel... quel mostro gli ha lasciato. E' un abominio che questa pelle così
liscia sia segnata da queste trecce rosse.
Non riesco a impedirmi di accarezzargli la testa, i capelli setosi resi morbidi
dalle cure che le ancelle gli devono aver riservato, per suo ordine... Scendo
lungo la guancia, lo sfioro appena con la punta delle dita per non svegliarlo,
per non turbare ulteriormente il suo sonno, ma non ci riesco.
Si volta un po', cerca di guardarmi, apre a fatica gli occhi, ma non puo', non
DEVE vedermi...
Uso un po' del mio potere per calmarlo e cercare di farlo addormentare di nuovo.
Gli alzo un poco la tunica per poterlo curare, rabbrividisce e geme piano per
il dolore quando gli sfioro un taglio che corre lungo la schiena.
Cerca di tirarsi indietro, di scostarmi, ma io glielo impedisco... vorrei che
almeno mi guardasse negli occhi, che potesse scorgere quello che provo adesso...
non so cosa mi abbia fatto dal primo momento in cui l'ho visto, so solo che
voglio proteggerlo e difenderlo da quell'essere per quel poco che posso, anche
per questo farò quello che mi ha detto Hiro... io devo farlo... ma adesso
non posso pensarci... ho poco tempo, lo sento... sento la sua rabbia, il suo
potere che sta per scatenarsi, nonostante sia lontano da qui.
"Shhh... va tutto bene, non voglio farti del male..."
La mia voce calda, così calda come non credevo potesse essere, sembra
rassicurarlo. Mi guarda di nuovo negli occhi e io lo fisso a mia volta... Occhi
di cioccolata, di miele e ambrosia mi fissano per un istante prima che le palpebre,
rese pensanti dal mio potere, li coprano e mi impediscano di fissarli oltre.
Per questi occhi devo lottare, per il lampo di gratidunine e dolcezza che li
ha attraversati un istante prima che il loro padrone si addormetasse di nuovo.
Per tutto questo.
Per non rischiare di svegliarlo non lo sposto e faccio il giro del letto, mi
stendo al suo fianco, copro me e lui con le coperte e lo stringo piano tra le
mie braccia.
Le mie mani passano sulla sua schiena dolcemente e al loro passaggio una luce
blu si irradia curando le ferite, rimarginando i tagli... con lui non posso
usare la stessa pozione che ho adoperato per Hiroaki, sicuramente si accorgerà
di quello che ho fatto, o almeno ne avrà il sospetto... ma non mi importa...
io lotterò... lotterò per il prescelto finchè lui non sarà
in grado di sconfiggerlo con le sue sole forze, finchè il suo potere
non si sarà risvegliato del tutto... per questo calore che mi riscalda
le membra...
Lascio vagare le mie mani su tutto il suo corpo... quel bastardo lo ha torturato...
e io... non posso fare niente! Un gemito di frustrazione e dolore mi esce dalle
labbra e il prescelto, che ancora dorme, si avvicina di più a me, allunga
le braccia, come per stringermi, per rassicurarmi e dirmi che andrà tutto
bene... sta dormendo ma il suo potere è ogni istante più forte,
riesce ad avere percezioni extra-sensoriali anche durante il sonno... la sua
empatia è davvero forte... ecco perché ha così paura di
lui.
Il suo potere, una volta liberato, è molto più grande del mio,
più intenso e dirompente e, anche se fa finta di niente, ha ancora paura
di me, lo so... è per questo che riesco ancora a rimanere in vita, nonostante
tutto...
Passo le mani sulle gambe muscolose, mi stringo di più a lui e mi abbasso
per toccare ogni muscolo, ogni ferita per sanarla. Risalgo lentamente e un brivido
di piacere mi attraversa quando, per sbaglio... o forse no?, passo sulla sua
virilità che si risveglia improvvisamente...
Devo trattenere i miei desideri... perché è vero, lo desidero
da impazzire, ma non è solo il suo corpo quello che voglio, la cosa che
bramo maggiormente è vedere i suoi occhi illuminarsi di amore, amore
per me... lo so è assurdo, eppure... no, devo reprimere quello che provo,
non devo farglielo capire, o lui lo userà per farmi del male... ma io...
mi sto inevitabilmente e inesorabilmente innamorando di questo angelo dai capelli
rossi...
Ritraggo le mani per un istante e un mugnonio di protesta esce dalle sue labbra.
Alzo un sopracciglio e ti guardo... com'è che ti ha chiamato quel mostro?
Do'aho... Come faccio a saperlo? Oh, io sono molte, moltissime cose... molte
più di chiunque altro... perché io posso vedere tutto... Eppure...
quel nome, ti si addice... un dolce, pestifero, tenero do'aho... è così
che eri al tuo villaggio, quando tutto questo non ti riguardava, vero?
Mi avvicino mentre un timido sorriso mi increspa le labbra... non è il
momento per le tenerezze questo... ma come posso trattenermi di fronte ad un
essere meraviglioso come te?
"Do'aho"
Un sussurro dalle mie labbra... la parola che usa un'altro per chiamarti...
però suona così bene...
Mi avvicino ancora di più mentre faccio passare la mani sul petto muscoloso
per guarire le altre ferite.
E' un calore intenso e intossicante il tuo, simile a quello del fuoco che bruciava
fino a poco fa nel camino... Ma io non voglio che tu faccia la fine di quel
fuoco... non gli permetterò di spegnere la tua anima e la tua forza,
gli impedirò di farti ancora del male...
Sfioro le tue labbra con le mie. Come sono morbide, dolci...
"Ti salverò... te lo prometto..."
E mentre te lo dico ti stringo a me, ti bacio di nuovo sulle labbra e tu, in
quel momento, le apri per un qualche motivo. Come posso trattenermi? Come posso
non baciarti?
Lo faccio, non riesco a resisterti.
E' un bacio dolce, la mia lingua sfiora l'interno della tua bocca, con dolcezza,
quasi reverenza.
Sento le tue braccia serrarsi intorno al mio corpo e la tua lingua cominciare
a cercare la mia, rispondendo a questo bacio rubato.
Sei sveglio? Dormi? Stai solo rispondendo ad uno stimolo? Non lo so, non mi
interessa. Mi perdo nel tuo sapore, nel calore del tuo abbraccio e lascio fluire
il mio potere per darti la forza di cui necessiti per riprenderti del tutto...
almeno nel corpo, perché per il tuo animo ferito... per quello non posso
fare niente... ancora non posso curare le ferite che hai dentro, ma un giorno...
Ci stacchiamo e ti guardo in attesa di una qualsiasi tua reazione, ti limiti
ad aprire gli occhi a fatica, il buio fitto ti impedisce di vedermi il volto
per fortuna, ma non può impedirti di rispecchiarti nei miei occhi blu.
"Dormi..."
Ti passo una mano sugli occhi ma tu cerchi di tenerli ugualmente aperti, ti
avvicini, sporgi le labbra... mi stai chiedendo di baciarti di nuovo?
Il cuore salta un battito e il respiro mi manca... tempo... ho bisogno di più
tempo... ma non ne ho!
Ti bacio dolcemente sulle labbra e sento che ti rilassi e chiudi gli occhi.
"Di... di nuovo..."
Mi stai chiedendo di tornare? Forse adesso sei solo incoscente e sogni la persona
che forse amavi al tuo villaggio, ma io ho solo questo a cui aggrapparmi, solo
questo per sperare nel futuro.
"Tornerò". Ti sussurro in un orecchio prima di baciarlo dolcemente,
scendere sul viso curando con le labbra i lividi, calcellando i segni che lui
ti ha lasciato. Crede forse, che in questo modo, ti abbia marchiato? Ma non
lo farà, non glielo permetterò...
Ti bacio tutto il viso e scendo di nuovo sulle labbra, sento che per un istante
ricambi, poi ricadi, esausto, in un sonno profondo.
A malincuore mi stacco dalle sue braccia, esco dal letto e mi dirigo verso la
porta... devo sbrigarmi... avevo calacolato che mi ci sarebbe voluto molto meno,
ma mi sono lasciato andare, dannazione!
Mi fermo davanti alla porta, mi volto e torno da lui, lo guardo per un'ultima
volta domire, adesso il suo volto è rilassato e sembra aver trovato finalmente
un po' di pace. Deposito un leggero bacio tra i suoi capelli e poi mi volto
ed esco dalla stanza.
Devo sbrigarmi, devo tornare la mio posto, devo correre... correre via da questo
angelo che mi porterà all'inferno... e io glielo permetterò, perché
non voglio altro che che questo.
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Kyota camminava lungo il corridoio che lo conduceva
alla sua stanza, sapeva che Maki lo stava aspettando lì, ne era più
che certo. Aveva un bgrandissimo bisogno di passare un po' di tempo co, suo
koibito, ma soprattutto di essere coccolato da lui, dalle sue mani grandie e
dalle sue braccia forti.
Sorrise felice a Shi'ichi che lo aspettava, come lui si aspettava, seduto su
una poltrona accanto al caminetto acceso. Entrò si chiuse la porta alle
spalle e senza dire una sola parola, si andò a sedere sulle gambe del
comandante che lo abbracciò dolcemente baciandolo sulle labbra in segno
di saluto.
"Come è andata Nobu-chan?"
"Come vuoi che sia andata? Ho fatto quello che dovevo..."
Il viso di solito allegro e rilassato di Kyota era ora una maschera di stanchezza
e nervosismo e a tutto qeusto si mischiava una punta di tristezza per la sorte
del prescelto e di amarezza epr il comportamento del suo signore.
"Nobu-chan...."
"Baciami adesso Shin-chan... dopo parliamo se vuoi... dopo però..."
Maki guardò il suo amante sorridendo e perdendondisi in quegli occhi
così dolci che tanto amava prima di catturare le sue labbra in un bacio
profondo e pieno di amore.
Kyota si staccò a mlincuore dalle labbra del suo amante, ma aveva un
visogno disperato di parlare, dopo tutto quello che avevano visto quel giorno...
Non aveva mai messo in dubbio i metodi del suo signore, o almeno quasi mai,
ma quello a cui avevano assistito e quello che aveva fatto lui stesso...
"Hai sistemato il prescelto?"
"Sì, vengo adesso dalla sua camera... sembra una scimmia impaurita...
chissà cos'avrà di così speciale..."
"Non lo so davvero Nobu-chan... del resto, sono molte le cose che non è
ci è dato sapere..."
Kyota percepì distintamenta la nota di preoccupazione che incrinava la
voca del suo uomo e l'ombra scura che aveva offuscato il suo sguardo.
"Che fine farà Koshino?" la voce gli uscì bassa e pacata,
non certo adatta al suo solito carattere e al modo in cui normalmente si comportava.
"Mitsui mi ha detto che Rukawa lo ha conciato per le feste, non ci sarebbe
da stupirsi se morisse..."
Un pugno di abbattè sul bracciolo della poltrona e Kyota non potè
impedirsi di sussultare per l'improvviso gesto, sapendo poi che veniva da una
persona sempre calma e razionale come era Maki... il suo opposto insomma...
Strinse più forte le braccia che cingevano il collo dell'uomo più
grande e gli appoggiò la testa sulla spalla.
"Che avrà in mente Rukawa?"
"Non lo so... Koshino era un suo amico d'infanzia e guarda che fine ha
fatto... Mitsui stasera si divertirà parecchio col suo giocattolino..."
"Che c'entra questo scusa?"
"Era arrabbiato, e soffriva... Non credo di averlo mai visto così...
Anche se faceva di tutto per nasconderlo, si vedeva chiaramente dai suoi occhi...
spero che Rukawa non volgia conferire con lui, potrebbe punirlo per quello che
sta provando..."
Kyota rabbrividì a quelle parole. Ma come aveva fatto ad arrivare a quel
punto? Possibile che il loro signore li avrebbe potuti punire per quello che
provavano? Era davvero tutto troppo assurdo...
"Quel ragazzo ne passerà davvero troppe... Avrà la mia età..."
"Sì, lo so..."
Maki strinse di più il suo koibito... se pensava che tutto quello che
aspettava il prescelto sarebbe potuto capitare a Nobunaga... preferiva non farlo,
il solo pensiero era troppo doloroso.
"Sai, ho portato Ayako e Haruko per sistemarlo... la stanza rossa... ma
ti rendi conto? Gli ho messo del sonnifero nel vino... poverino..."
"Già... Ma adesso non pensiamoci..."
"Sì, Shin-chan so che non ci riguarda, ma... Mi fa tanta pena...
Ciè... magari lui e il... ilsuo amico... magari non erano solo amici...
oppure... pensa se fosse già sposato e sua moglie fosse..."
Un dito si posò gentilemnte sulle labbra morbide di Nobunaga che non
riuscì a terminare la frase.
"Non è prudente dire certe cose e comunque... ti capisco amore mio,
ma noi non possiamo fare davvero niente per lui..."
"Già.. forse hai ragione..."
Come sempre Maki era più saggio e più diplomatico di lui. Nonostante
lui fosse quello impulsivo e attaccabrighe, era il consigliere del loro signore,
mentre Maki era un soldato... il destino a volte era davvero strano, ma... L'more
era molto più forte delle divergenze caratteriali e poi loro due sembravano
compensarsi pefettamente a vicenda.
Era stato desiderio del loro sire, una volta ascesoi al trono, circondarsi di
consiglieri giovani e capi delle forze armate altrettanto giovani. Aveva sciolto
il consiglio precedente e quelli che facevano parte dell'entourage di suo padre,
era spariti chissà dove... come il vecchio consigliere Anzai, il più
saggio, bonario e simpatico dei vecchi statisti.
I suoi pensieri però vennero 'bruscamente' interrotti da delle dolci
e possessive labbra che richiedevano la meritata attenzione. Accatonò
tutti i pensieri negativi e i problemi, adesso aveva molto di meglio da fare...
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Apro di scatto gli occhi. Mi alzo a sedere nel
grande letto che ospita il mio sonno e guardo fuori dalla finestra.
C'è un manto nero stanotte in cielo. Niente luna, nessuna stella... Anche
il cielo si piega al suo futuro padrone... si piega a me, ai miei voleri, al
mio umore. Non sopporterei una notte rischiarata dalla luce degli astri... come
non sopporto il sole che brilla alto in cielo di giorno.
Lui, il prescelto, è il sole... io la notte... ma non una notte luminosa
e serena, non quella che il mio mortale nemico vorrebbe vedere... no... io sono
una notte come questa, priva di ogni luce... priva di speranza.
Quel... quel piccolo sciocco ha usato il suo potere stanotte, è andato
a curare le ferite dal prescelto... e non ha nemmeno crecato di nascondersi
a me!! Ingenuo... crede davvero che mi basterà qualche tortura e qualche
notte infuocata dalla passione più sfrenata per accontentarmi? NO, certo
che no...
Io mi prenderò il prescelto, il suo potere, la sua forza, piegherò
il suo orgoglio, vincerò il suo amino e marchierò il suo corpo.
Che tutti, lui e quell'altro stupido per primi, sappiano che niente e nessuno
può sfuggire al mio volere...
Lo umilierò, lo possiederò e il suo corpo recherà il mio
marchio... per sempre.
Entro nella stanza e lui è beatamente
addormentato tra le coperte.
Stamattina non c'è il sole, nubi cariche di pioggia si affacciano in
cielo e sembrano preannunciare la tempesta che presto scatenerò.
Mi avvicino piano al letto, mi siedo al suo fianco e lo accarezzo dolcemente
su una guancia... non ci sono lividi, nessun segno, nessuna ferita... sento
ancora il suo potere mischiato e fuso a quello del prescelto... non posso permettere
che gli si avvicini di nuovo...
E' come se... no, non può essere così.. eppure... la profezia...
non può... NO!! Io sono il vincitore, io ho sconfitto quello che il destino
aveva previsto... DEVE essere così...
Scendo fino ad un soffio dalle sue labra e senza prevviso nè dolcezza
lo bacio con forza e foga, come se con questo gesto volessi cancellare le tracce
che il potere azzurro di quello stupido ha lasciato nel corpo di coui che è
MIO e che tra poco lo sarà del tutto... per sempre...
Apre di scatto gli occhi e li fissa nei miei pieni di sorpresa e paura..e anche
ribrazzo.... silo vedo chiaramente... ribrezzo e odio...
Bene, è quello che volevo... nessun sentimento positivo deve albergare
nella sua ajnima, nessuna speranza... nessun sogno di libertà...
Mi stacco e lo guardo mentre scatta giù dalla parte opposta del letto,
facendo tinttinnare la catena che ha legata alla caviglia rumorosamenrte a pochi
centimetri da me.
Mi alzo e lo guardo soddisfatto.
"Vorrei reagire?"
"io ti ammazzerò bastardo..."
E' un ringhio basso e colmo di rabbia il suo. So che lo farebbe, eccome se lo
farebbe, ma non può permetterselo se tiene davvero a sua sorella e al
suo amico.
"Uccidimi pure... moriranno anche quella deliziosa ragazza dai capelli
color del fuoco... come i tuoi... e quell'altro bel bocconcino moro... Sono
qui, uccidimi pure..."
Mi siedo sul bordo del letto con le spalle appoggiate al baldacchino e lo guardo
con un sorrisetto malefico che mi increspa le labbra.
Un lampo di terrore passa in quegli stupendi occhi nocciola, e le mani che stringevano
la catena, si rilassano, come private di ogni forza. Ed è questo che
voglio, privarlo di tutto.
La catena cade a terra con un tofno sordo e così anche il suo orgoglio...
posso fargli davvero tutto adesso... ma non è ancora il momento... ho
un altro progetto per adesso...
"Vieni qui".
Un ordine il mio, la voce bassa, fredda, perentoria, che non permette replica
alcuna.
E come un cagnolino fedele mi raggiunge, tenendo lo sguardo fisso su dime, fiero
e indomabile... ma io ti domerò prescelto... eccome se ti domerò...
sarai il mio cagnolino fedele e lui non potrà fare niente per impedirmelo.
"Come ti chiami?"
Silenzio. Continua a fissarmi senza abbassare gli occhi dai miei, senza mostrare
il minimo terrore. Sento il suo potere crescere e cercare di uscire dal suo
corpo,vuole esplodere, bruciare tutto come farebbe un fuoco indomabile... Ma
lui stesso si trattiene, trattiene la luce rossa che lo avvolge, la luce generata
dal suo cuore.
Odio, vendetta, affetto per gli amici, paura, terrore per la sorte delle persone
che ama, orrore per la morte dei suoi concittadini, vergogna per il suo orgoglio
ferito che deve abbassarsi ai miei desideri... pietà... pietà
per tutti quelli che soffrono e... per me... si lui... ha pietà di me...
crede che sia troppo solo e triste... ma forse... no... non è per me...
sono di un altro gli occhi azzurri fissati a fuoco nel suo cuore, anche se ancorta
non se n'è reso pienamente conto... crede di aver sognato... Gioia per
un sogno... la dolcezza di un bacio rubato eppure desiderato e... amore... un
amore acerbo eppure forte e ben radicato nella sua niama...
Possibile che una sola notte...? Un solo bacio...?
Devo ringraziare colui che cerco di sconfiggere da sempre per avermi dato il
potere di leggere nel cuore delle persona... ora so, so quello che il prescelto
prova...
"Tua sorella si chiama Saya, no?"
Un tremito in quel corpo perfetto e così desiderabile da lasciarmi sanza
fiato. Ho colpito nel segno...
"E tu? Non farti pregare prescelto..." Afferro la catena e la tiro
per portare il suo viso all'altezza del mio.
"non posso mica chiamarti 'prescelto' per sempre, no? OK.. se non vuoi
dirmelo me lo farà dire da Saya... Yohei non si arrabbierà se
cerco di convincerla a dirmi il tuo nome e così..."
"Hanamichi... Mi chiamo Hanamichi".
Lo guardo soddisfatto. Non è così duro come vuole far credere...
basta premere sui tasti giusti.
"Bene Hanamichi, ho in mente qualcosa di speciale per te oggi... Qualcosa
che... come dire... mostrerà a te... e a chi non ha ancora capito come
devono andare veramente le cose... che tu sei MIO".
Rabbrividisce di nuovo, per il mio fiato caldo che solletica il suo orecchio
e per le parole che ho pronunciato. Ma non erano dirette solo a lui... erano
dirette anche a colui che ha provato invano di opporsi a me, colui che ha fatto
innamorare il prescelto... il MIO Hanamichi con un solo bacio... perchè
lui sente tutto ciò che diciamo, lo so... e che allora senta anche questo
e guardi mentre mi prendo il corpo e l'anima di questo ragazzo.
Come i suoi occhi sono marchiati a fuoco nel cuore di Hanamichi, allo stesso
modo il mio marchio verrà inciso per sempre sul suo corpo.
Lo sposto e mi metto a sedere sulla poltrona vicino al caminetto incrociando
le gambe, muovo le mai con un gesto secco e la corda accanto a letto si sposta
da sola. Lui mi guarda stupito, non sa ancora che può fare questo e molto
altro anche lui? Ingenuo... ma io lo farò crescere...
Dopo un minuto entra Akagi. Yohei ha fatto bene a lasciare di guardia lui e
Uozumi, possono essere due gorilloni molto utili a volte. Mi si avvicina, inchinandosi
in segno di rispetto, aspettando in silenzio che parli.
"Fa portare il marchio".
"sì, mio signore".
Sento la paura scorrergli nelle vene e un sorrisino soddisfatto mi si dipinge
in volto.
Anche il prescelto deve aver capito che adeso ci divertiremo molto, visto che
nei suoi occhi adesso un alone di terrore aleggia nascondendo la fierezza che
di solito mostra... Bene...
"Sai cosa ci aspetta adesso Hanamichi?"
Non arriva niente da lui, non un gesto, non un solo respiro... è fermo
lì, in un angolo del grande letto, rannicchiato su se stesso, impaurito
e spaventato.
2Beh... adesso ci divertiremo molto, sai? Adesso... diventerai mio... e poi...
oh beh, quello che accadrà dopo già lo immagini vero? Ierio sono
stati così cattivi da interrmperci..."
Mi lecco le labbra pregustando quello che tra poco assaggerò e lui rabbrividisce
e si stringe a sè... sciocco, niente e nessuno potre proteggerti... I
tuoi poteri sono ancora troppo deboli, troppo... sopiti dentro te stesso per
utilizzarli, quell'ingenuo che ancora si oppone a me, di nascosto, non potrà
aiutarti in nessuna maniera...
La porta si apre e Uozumi fa stradaa Akagi che trasporta un grande barile pieno
di acqua fredda, mentre lui ha in mano un piccolo ferro, qualcosa che ho fatto
costruire apposta per il prescento dai miei fabbri... ho dato l'ordine a notte
inoltrata e loro sono stati così celeri da preparlo in poche ore... certo,
non vogliono morire, cos'altro avrebbero potuto fare?
Faccio poggiare il barile l'ogetto di metallo e poi li lascio andar via. Uozumi
si offre di rimanere per aiutarmi a tenerlo buono, ma non servirà nessuno.
Li congedo e loro due escono, guardando per un istante il prescento con occhi
colmi di pietà malcelata.
Beh che provino pure pietà per lui... non mi interessa... Prendo il ferro
in mano e lo guardo per un po', poi lo metto nel fuoco, tra le fiamme che ardono
nel camino... quando le ho accese? ah sì, poco fa.. con uno schiocco
di dita e anche per questa piccola magia Hanamichi si è stupito.
"Sai a che serve questo?"
Fa cenno di sì... beh non è stupido, ha capito che serve per lui...
Una K intrecciata a due rose... quando ho deciso di mettere questi due fiori?
Non me lo ricordo, per me poteva essere anche solo l'iniziale del mio nome...
Ah, si vede che ero troppo addormentato, forse uno dei fabbri l'ha suggerito
per rendere il tutto, un po' più... come dire... dolce... rispetto a
quella che altro non è che una marchiatura.. come si fa con una vacca,
come si fa con una bestia insomma...
"Beh Hanamichi... ormai il marchio è pronto..."
Lo guardo con un sorriso quasi sadico mentre estraggo dal fuoco il ferro e me
lo rigiro tra le mani. Lui si alza di scatto e cerca di sfuggirmi. Crede davvero
che ci potrebbe riuscire? L'ho trovato dopo anni, in terre lontane, pensa di
riuscire a sfuggirmi stando nella mia stessa stanza, per giunta, legato da una
catena? Gli vado incontro e lo avvicino a me utilizzando la mia magia.
Le catene tintinnano e i suoi occhi si riempiono di lacrime.
"No" sussurra.
Le coperte si spotano da sole e gli inchiodano le mani al legno del baldacchino,
mentre la catena si avvolge attorno ai suoi piedi costringendolo ad allargare
le gambe e impedendogli altri movimenti.
"NO" lo dice un po' più forte e con più convinzione,
ma sa bene anche lui che non può opporsi a me, non ancora almeno.
Mi tolgo la tunica e rimango con un semplice paio di pantaloni... ho caldo,
e fra poco ne avrò ancora di più. Le sue grida hanno il potere
di accendermi i sensi...
Tengo il marchio fumante in mano, facendo fluire un po' del mio potere per mantenerlo
della temperatura giusta.
Con la mano libera gli accarezzo il viso e scendo piano seguendo la linea del
mento e del collo. Questa pelle d'ambra tra poco sarà mia, solo e soltanto
mia...
Mi avvicino a lui e gli sfioro il viso con le labbra, mentre la mano libera
vaga distrattamente per il petto ampio e muscoloso, lungo la schiena liscia
e perfetta. Questa tunica mi da un po' troppo fastidio...
La strappo senza tante premure e lui rimane così, nudo e indifeso, sotto
il mio sguardo affamato... è una fame senza fine quella che mi ha colto
da quando l'ho visto la prima volta, una fame cieca che puo' essere placata
solo da lui, solo quando finalmente lo possiederò per sempre...
La mia mano si lascia andare in carezze sempre più ardite, scende tra
le sue gambe e ne accarezza le cosce tese, la virilità ancora sopita...
ma si sveglierà presto... oh sì, che tu voglia o no, toccherai
vette di piacere così sconvolgente da restare senza fiato prescelto..
e se anche tu no godrai affato, poco importa, io sono sicuro che vivrò
notti di passione talmente intensa da lasciarmi sconvolto...
Una lascrima solitaria esce dai suoi occhi e bagna le mie labbra occupate in
un'attenta esplorazione del suo collo.
Piangi prescelto, piangi pure, perché alla fine sarai troppo distrutto
persino per piangere.
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Qualcosa preme sulle mie labbra togliendomi il
respiro, apro gli occhi di scatto e lo guardo frastornato, confuso, impaurito....
una sensazione di ribrezzo si fa strada nelle mie membra, vorrei allontanarmi
ma non ci riesco, come se qualcosa mi tenesse inchiodato a lui che, dopo un
tempo interminabile, si stacca; come se qualcosa si fosse sbloccato, sono di
nuovo libero di muovermi, salto giù dal letto dalla parte opposta, la
catena tintinna rumorosamente.
"Vorresti reagire?"
La sua voce penetra il mio cervello, qualcosa ribbolle dentro di me, sento la
pressione salire e sfociare in un ringhio basso e colmo di rabbia.
"Io ti amazzerò bastardo..."
Serro la catena tra le mie mani, già la vedo a circondare quel collo
diafano e stringersi fino a fargli mancare l'aria...
"Uccidimi pure... moriranno anche quella deliziosa ragazza dai capelli
color del fuoco... come i tuoi... e quell'altro bel bocconcino moro... Sono
qui, uccidimi pure..."
Si siede sul bordo del letto e mi osserva con un sorrisetto malefico che gli
increspa le belle labbra.
Queste parole mi uccidono lentamente e inesorabilemente... lascio la presa e
la catena cade a terra con un tonfo sordo e il mio orgoglio con lei... è
inutile, non posso attarcalo, mi ha in pugno e io non posso fare niente per
ribellarmi....
"Vieni qui"
Un ordine, secco, freddo, perentorio e io lo raggiungo prontamente, senza distogliere
lo sguardo dal suo, puo' aver piegato il mio orgoglio, ma la mia anima brilla
ancora e poi... le abitudini sono dure a morire, lo fisso fiero e indomito...
nella mente un ricordo, una frase fugace sussurrata dalla dolce voce della mia
sorellina... 'mi ricordi un leone, maestoso e fiero...'
'...mi ricordi un leone, maestoso e fiero ...'
"Come ti chiami?"
Di nuovo la sua voce a distogliermi dal passato: resto zitto e continuo a guardarlo,
mentre qualcosa sta crescendo all'interno del mio essere, vuole eplodere, travolgerlo,
vorrei lasciarmi andare ma faccio di tutto per trattenermi, mille pensieri e
sensazioni mi travolgono, vorticano nella mia testa, nel mio cuore e su tutti
quelle morbide labbra, dolci, tenere... un sogno, può essere stato solo
un sogno, quegli occhi azzurri sono così diversi dai suoi, mentre mi
osservavano erano così carezzevoli... ora invece questi altri occhi...
no... solo un sogno...
"Tua sorella si chiama Saya, no?"
Al suono di quel nome mi irrigidisco, poi inizio a tremare...
"E tu? Non farti pregare prescelto..."
Afferra la catena e mi avvicina a lui, odio stargli così vicino...
"Non posso mica chiamarti 'prescelto' per sempre, no? Ok... se non vuoi
dirmelo me lo farò dire da Saya... Yohei non si arrabbierà se
cerco di convincerla a dirmi il tuo nome e così..."
"Hanamichi... Mi chiamo Hanamichi"
Mi guarda soddisfatto, un sorriso sornione sulle labbra.
"Bene Hanamichi, ho in mente qualcosa di speciale per te oggi... Qualcosa
che... come dire... mostrerà a te... e a chi non ha ancora capito come
devono andare veramente le cose... che tu sei MIO".
Rabbrividisco di nuovo, il suo fiato mi solletica l'orecchio e poi quelle parole,
così possessive... un oggetto...
Mi sposta da sé, si alza e si accomoda sulla poltrona accanto al camino
incrociando le gambe, muove le mani e per magia la corda si muove richiamando
un servitore...
Lo guardo esterefatto; la porta si apre e lascia passare uno dei due bestioni,
com'è che si chiama... Akagi se non ricordo male, gli si inginocchia
davanti in segno di rispetto.
"Fa portare il marchio".
"Sì, mio signore".
MARCHIO!!!! La paura serpeggia nelle mie vene, sono terrorizzato lo guardo...
un sorriso soddisfatto si dipinge sul suo volto...
"Sai cosa ci aspetta adesso Hanamichi?"
Certo che lo so, non sono quel do'hao che lui crede!!
"Beh... adesso ci divertiremo molto, sai? Adesso... diventerai mio... e
poi... oh beh, quello che accadrà dopo già lo immagini vero? Ieri
sono stati così cattivi da interromperci..."
Si lecca le labbra e io rabbrividisco.
La porta si apre di nuovo e i due scimmioni entrano insieme questa volta, uno
porta un ferro mentre l'altro un barilotto pieno d'acqua; poggiano tutto e si
inchinano attendendo ordini, li congeda ma... Uozumi, almeno credo sia questo
il suo nome, si offre di aiutarlo 'per tenermi buono' dice... rifiuta e li manda
via, sento i loro occhi su di me, mi giro a guardarli... pietà nelle
loro profondità... qualcosa tintinna... mi volto di nuovo... il fuoco
è accesso e scoppiettante, il ferro si sta già arrossando per
il calore....
"Sai a che serve questo?"
Accenno di sì con il capo, non oso parlare, ho la gola secca...
"Beh Hanamichi.. ormai il marchio è pronto..."
Mi guarda con un sorriso quasi sadico mentre estre dal fuoco il ferro e se lo
rigira tra le mani... Mi alzo di scatto e cerco di fuggire, ma una forza misteriosa...
la SUA... me lo impedisce, si avvicina di qualche passo... e non so come mi
ritrovo accanto a lui; le catene tintinnano e gli occhi mi si riempiono di lacrime.
"No"
Un sussurro che si disperde tra le coperte che si scostano e le mie mani bloccate
al legno delle colonne di questo letto maledetto.
"NO"
Un urlo che esce dalla mia gola, con forza e terrore, senza controllo, mentre
lo fisso con odio... Si toglie la tunica scoprendo un torace perfetto, rimanendo
con solo dei pantaloni di pelle addosso... il contrasto tra il nero di quel
capo e il bianco delle sue membra è molto suggestivo e ammaliante...
il marchio è tra le sue mani, si avvicina e mi sfiora il viso con le
labbra, i miei occhi sgranati lo fissano, la mano libera vaga sul mio petto,
lungo la schiena...
Uno strappo e la tunica che mi ricopriva si squarcia lasciando la mia pelle
nuda al suo tocco, al suo sguardo famelico... le sue carezze si fanno sempre
più ardite, sfiorano punti che nessuno ha mai toccato... Una lacrima
solitaria fugge dai miei occhi, mentre le sue labbra esplorano il mio collo...
Sono vivo eppure questo è l'Inferno.
Si scosta, sento i suoi occhi fissi su di me, ho paura, anzi a dire il vero
sono terrorizzato, un calore accanto alle mie gambe....
Un urlo fuoriesce prepotente e incontrollato dalla mia gola, muto, un suono
sordo che rimbomba nel mio cervello, gli occhi sbarrati dall'orrore, shockati
per il gesto...
Dolore, continuo, pulsante, bruciante... le gambe si tendono mentre la sua risata
erompe e mi dilania l'anima... la coscia fa male, tanto.. mi sento svenire...
le lacrime mi bagnano il volto, cadendo sul cuscino, vi schiaccio il viso...
vorrei solo chiudere gli occhi e risvegliarmi da un incubo....
Uno strattone, la sua mano diafana tra le mie ciocche rosse, la presa è
salda, mi tira indietro la testa, i suoi occhi si fissano nei miei, nelle loro
profondità mi sento perdere, annegare nel mare di oscurità che
li ricopre... cattura le mie labbra in un bacio cattivo, maligno... un tonfo...
e le sue mani sono su di me... deve aver lasciato cadere il ferro a terra....
si stacca e si allontana.... giro il volto e vedo la mia immagini riflessa nello
specchio, il marchio rosso e sanguinante si sta ricoprendo di vesciche, spicca
come un'insegna sulla coscia destra... il mio campo visivo viene oscurato da
un'ombra, un corpo candido senza più veli. Lo guardo e lui percepisce
il mio terrore, sorride e mi sfiora il capo, la lieve carezza prosegue lungo
il collo, giù per la spina dorsale, sulla natica, fino alla cicatrice
indelebile che mi ha lasciato, mi strappa un urlo che si perde tra la sua bocca
di nuovo sulla mia, mentre il suo corpo mi si addossa, le sue mani mi frugano,
i suoi occhi mi scrutano, un sussurro sulle mie labbra prima che le divori di
nuovo...
"Ora ci divertiamo..."
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Sento un senso di liberazione che mi avvolge
il cuore... Ma io ho davvero un cuore? Ahahah, anche se lo avessi sarebbe nero
come la pece e oscuro come una notte senza stelle.
Mi sono scostato per guardare il terrore sul suo volto e il suo urlo disperato
quando il marchio ha sfiorato le carni tenere della sua gamba, mi ha ripagato
di tutte le amerezze che ho provato in questi giorni.
Un tentativo di ribellione da uno dei miei più fedeli servitori, la paura
che serpeggia negli occhi delle mie guardie e dei miei consiglieri che potrebbe
portarli a cercare di salvare il prescelto, quello sciocco che ha provato a
riprendere il posto che ormai è mio... E il prescelto...
Credevo che fosse pronto, credevo che in pochi giorni avrebbe potuto opporsi
a me e io avrei trovato finalemnte quelo che cerco, ma... ahimè... il
caro Hanamichi è ancora troppo debole per fronteggiarmi... Ma adesso...
Adesso ho ottenuto ciò che temevo di poter ottenere solo tra qualche
tempo.
La resa del suo orgoglio.
Lo vedo tra le lacrime che versa, nel suo viso inchiodato al cuscino, nelle
urla di dolore strazianti che lanciava poco fa e lancia di nuovo non appena
io sfioro il punto in cui si erge, in ttta la sua rossa, cruda e sanguinolenta
il MIO marchio, quello che tra un paio di giorni la massimo, una volta asciugatesi
le vesciche e curate le piaghe, farà bella mostra di se sulla sua pelle
bronzea e i suoi muscoli sodi.
Una K. L'iniziale del mio nome, il marchio che mostrerà a tutti che lui
è una mia proprietà.
Gli strattono i capelli perché possa vedere in faccia colui che lo possiede
e lo bacio con foga e malignità, senza un minimo di passione o ardore...
deve sapere che niente e nessuno, meno che meno lui stesso, potrà mai
portarmelo via.
Lascio cadere il ferro, mi spoglio dei pantaloni e rimango così, nudo
e eccitato di fornte a lui...
Sento il suo terrore e per me è come una musica dolce, una luce calda
e avvolgente. Mi avvicino e con la mano gli sfioro in una lenta carezza la testa,
il viso, il collo... scendo lungo questa schiena così perfetta, tocco
il sedere sodo... tutto di lui tra poco sarà mio... Scendo ancora e con
un sorriso soddisfatto gli sfioro la coscia e lui urla di nuovo.
Ma nessuno sente questo nuovo urlo perché si perde nella mia bocca affamata
di lui, del suo sapore, del suo terrore, del suo dolore.
Mi sdraio su di lui, lo inchiodo sotto di me e sento l'eccitazione salire per
questo semplice tocco. Il suo calore... la sua pelle liscia... lo desidero...
e tra poco lo avrò...
Le mie mani vagano sul suo corpo teso e allo stesso tempo pietrificato dalla
paura... se solo immagino che tra poco queste carni mi apparterranno, che il
suo calore mi invaderà, che il mio corpo si fonderà nel suo...
"Ora ci divertiremo..." gli sussurro sulle labbra mentre lo guardo
con desiderio e lussuria, prima di baciarlo di nuovo, di imposserssarmi di nuovo
di questi petali che ogni volta si serrano cercando di negarmi il dolce miele
che è la loro interno, prima di cominciare a succhiare e assaporare questa
lingua che tenta di non rispondere, che prova a sfuggirmi, ma che inevitabilmente,
deve capitolare, proprio come succederà a lui.
Continua...