tra ******* cambio di POV (si possono trovare
il POV dei personaggi e del
narratore)
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LEGEND
by NATSUME&SAKUYA
Capitolo 3: Torture o Il serpente... (da decidere ^^)
Sento la porta sbattere, un chiavistello girare.
Finalmente se ne è andato, ora sono di nuovo solo, con le mie angosce,
con i miei desideri... i miei pensieri.
La mia pelle ormai fredda mi protegge dai brividi, non sento più neanche
l'aria gelida di questa notte senza luna; la fioca luce dei raggi lunari è
scomparsa, inghiottita dalla profondità di questa oscurità.
I miei occhi stanchi non riescono a visualizzare più nulla, solo buio
e null'altro.
Sono stanco, molto stanco....
Dormire è l'unica cosa che voglio, per recuperare un poco di forze e
contrastare la malvagità di questo ambiente; per ritrovare un minimo
di lucidità.. o perderla del tutto tra i sogni o gli incubi che popoleranno
la mia testa; per un po' di pace, un momento di fuga da questa realtà
aliena... questo è l'unico pensiero che infine mi da il coraggio di chiudere
gli occhi ed abbandonarmi ad un sonno senza sogni, unica grazia che il signore
concede di darmi.
Piano il mio volto scivola di lato a trovare appoggio su di una spalla, gli
arti si fanno languidi e si abbandonano al riposo, la posizione scomoda in cui
mi trovo non è la più adatta per lasciarsi andare, ma è
meglio di niente, preferisco questa croce che un morbido letto di piume se il
prezzo da pagare è dividerlo con quel mostro....
La sua immagine si porta prepotente al mio cospetto, ridestando per un istante
i miei sensi ovattati.
Nella mente ottenebrata dalla fatica riluce un bagliore latteo... una macchia
chiare su di uno sfondo nero come la pece, due pozzi lucenti, incandescenti
che mi attirano circuendo il mio essere, una voce bassa, fredda tagliente come
lame di ghiaccio penetra il mio pensiero marchiandolo indelebilmente....
Scrollo la testa con forza, scacciando questi pensieri molesti.
Nel mio muovermi batto contro la dura roccia provocandomi un leggero dolore,
concentro tutto il mio essere nel punto colpito e mi lascio andare.
Morfeo arriva e mi ricopre con le sue coltri ammantate.
Mi lascio cullare da una nenia, un dolce canto trafugato ai miei ricordi.
Sento risate e urla di gioia, vedo un calore circondarmi e questi dolci suoni
proteggermi, mi lascio trasportare da queste note lievi e, finalmente, cado
addormentato.
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La tenue luce che entrava dallo spiraglio lasciato
aperto dalle tende la svegliò, facendola uscire dal torpore che sino
a quel momento l'aveva tenuta soggiogata.
Adagio mosse un braccio sino a portarsi la mano agli occhi, sfregandoli gentilmente
per togliere le ultime tracce di sonno.
Aprì gli occhi ed osservò l'ambiente circostante; lentamente si
mise a sedere, così facendo un lieve tintinnio si levò per la
stanza.
Mosse le gambe e qualcosa di freddo la toccò.
Sollevo le coperte e guardò la sua caviglia sinistra, dove un bracciale
di cuoio faceva bella mostra di se, una lunga catena era legata all'anello che
vi era sopra; seguì con lo sguardo quel metallo molle, che si attorcigliava
in spirali sul pavimento e ne ritrovò il capo alla colonnina del letto
a baldacchino in cui aveva riposato: sorpresa si dipinse sul suo viso.
Facendo attenzione a non far troppo rumore per paura di attirare attenzioni
non desiderate, alzò le coltri calde che l'avevano coperta e si sedette
sulla sponda del letto, i piedi scalzi toccarono un morbido e soffice tappeto
dai colori scuri, si alzò in piedi e rimirò la sua immagine in
penombra nello specchio posto accanto all'armadio.
Una delicata camicia da notte di un azzurro pallido, le scendeva lungo il corpo
disegnando le sue forme armoniose, i capelli rossi e la pelle chiara facevano
da contrasto con quel colore armonizzandosi perfettamente.
Gli occhi scuri si adombrarono nel constatare quanto fosse indecente quella
cosa impalpabile e trasparente.
Si guardò intorno in cerca di qualcosa con cui coprirsi, ma senza trovare
alcunchè.
Si avvicinò all'armadio ed esitante ne aprì un'anta; al suo interno
vi erano abiti colorati dai toni chiari, ne prese uno e se lo accostò
al corpo, strano erano tutti della sua misura...
Dopo un rapido sguardo al resto dei vestiti, allungò una mano e prese
una vestaglia di seta azzurra, che indossò subito per celare la camicia.
Richiuse l'armadio e si accostò alla finestra coperta da pesanti tende
di velluto blu, vi appoggiò sopra le mani e le scostò, spalancando
la stanza alla luce solare che, immediatamente, inondò ogni suppellettile
dandone una visione più chiara.
Osservò in silenzio la distesa brulla, incolta ed arida che si distendeva
ai suoi piedi; per quanto il suo sguardo andasse lontano niente faceva supporre
o sperare alla vita.
Desolazione, solo questo ai suoi occhi.
I caldi raggi solari bruciavano quella zona e ne impedivano lo sviluppo.
Le sovvenne alla mente una conversazione di tanto tempo fa, che aveva ascoltato
per caso.
Al di là delle montagne, delle foreste lussureggianti, in una distesa
di nulla svettava un castello, scuro come la notte, rilucente di presagi nefasti,
il cui signore era la morte della vita....
Si chiese se fosse quello il posto descritto o soltanto un incubo nella sua
mente, ancora chiuso nei ricordi.
Si scosse da quelle reminescenze passate e si girò a contemplare il locale
in cui era rinchiusa.
Una stanza dai toni dell'azzurro si parò ai suoi occhi.
I mobili di ciliegio scintillavano nel loro caldo colore, fiori bianchi adornavano
i grandi vasi posti accanto al cammino di pietra in cui una piccola brace si
stava spegnendo.
Per essere una prigioniera veniva trattata con tutti i riguardi, non comprendendo
quell'atteggiamento da parte del suo ignoto carceriere era molto diffidente
e restia a lasciarsi andare.
Con calma e regalità si sedette su di una poltrona in attesa che qualcuno
si facesse vivo a darle un po' di spiegazioni.
I pensieri volarono come colombe al suo adorato fratello, sperava ardentemente
che stesse bene, incolume come lei, un brivido freddo le serpeggio lungo le
membra, presagio di sventura....
Il volto del suo adorato nii-san le apparve tra i pensieri.
Vide smorfie di dolore e lacrime scendere lungo le sue guance, tetre mura circondarlo
ed inghiottirlo, si coprì le orecchio con le mani per non sentire le
urla quando un calore sinistro gli si avvicinò fino ad imprimersi in
lui e fra tutta quella sofferenza una risata crudele, schernitrice .... sei
mio ... l'ultima cosa che udì mentre i sensi si disperdevano e lei si
accasciava contro lo schienale come una bambola a cui si sono tagliati i fili,
la sua vista e quella di suo fratello si sovrapposero per un ingannevole istante
e lei poté scorgere due zaffiri stellati che osservavano il tutto con
freddezza; quegli occhi le si impressero indelebili nella memoria mentre li
osservava avanzare contro di lei o per meglio dire contro il corpo inerme del
suo dolce fratello poi uno strattone, la sua testa tirata in dietro con cattiveria....
un volto d'angelo e il buio avvolgente.....
"...ahhh!!!..."
Un piccolo urlo le sfuggì dalle labbra mentre la visione scompariva lasciando
di nuovo il posto alla realtà.
Le mani corsero al viso a coprirle la vista.
Le dita affusolate toccarono le guance umide delle lacrime che le stavano solcando.
Si circondò il corpo con le braccia e si rannicchio tutta contro la poltrona
comoda.
Sentiva freddo, un gelo atroce che le avvolgeva le membra.
Il futuro del suo amato gemello le si era prospettato davanti e lei non poteva
fare nulla per impedirlo, imprigionata in questa gabbia dorata se ne stava avvolta
dalla bambagia mentre lui era costretto a sopportare cose indicibili perché
quello che aveva visto non era altro che un piccolo frammento delle torture
che lo aspettavano.
Continuò a piangere finché stanca non si addormentò, il
sonno popolato da incubi il cui centro erano due caldi occhi dorati e un volto
bronzeo così somigliante al suo...
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Un vento tiepido mi sfiora i capelli riscuotendomi
dal sonno in cui sono sprofondato.
Muovo la testa lentamente, sollevandola dal mio strano e scomodo cuscino.
Apro gli occhi e... li richiudo.
Non era un sogno per mia sfortuna.
Sbatto le palpebre un paio di volte prima di socchiudere di nuovo gli occhi
ed osservare il locale in cui sono incatenato.
I pallidi raggi solari entrano a sforzo in questo luogo, rischiarando lievemente
la mia futura casa per non so quanto.
Le pareti rocciose sono tetre, il pavimento è sgombro da tutto, solo
in un angolo vi è un po' di paia ammuffita il cui odore si riversa per
l'aria, attenuato dal soffio lieve che entra dalla finestrella sopra la mia
testa, quello deve essere il mio giaciglio per i prossimi giorni; vi è
un'unica uscita, proprio davanti a me, una solida porta di legno con un'apertura
all'altezza del viso, ora chiusa da uno sportelletto.
Mi chiedo perché sia trattato con tanta considerazione.
Le pareti spoglie di questo luogo portano lamenti umani sino a me, gemiti e
urla lievi, quasi irreali.
Sento fioche conversazioni tra i prigionieri...
Osservo il soffitto della mia cella, devono essere rinchiusi proprio sopra di
mi, infatti piccoli rumori riescono a raggiungere il mio udito.
Sono solo, solo in questa cella, in questo piano, nessuno può raggiungermi,
confortarmi, solo io e il mio carnefice, per quanto possa urlare nessuno si
accorgerà della mia presenza o delle torture che mi verranno inflitte,
perchè sono sicuro che ci saranno ed anche tante.
Mi torna in mente il suo bellissimo volto adirato.
Me la farà pagare cara per quel morso e, se devo essere sincero, non
me ne frega niente, basta che riesca a vivere abbastanza da poterlo uccidere
e da portare in salvo i miei cari.
La porta si apre, sulla soglia si staglia una figura massiccia, che mi si avvicina,
un ragazzo dall'aria massiccia e subito dietro di lui un'altro suo simile, sembrano
quasi fratelli, non potrei dirlo con certezza; si mettono ai miei lati mentre
qualcuno rimasto nell'ombra da loro degli ordini.
"Scioglietelo e poi portatelo nel Kiziah"
Finalmente libero cerco di districarmi dalla loro presa ma mi tengono strettamente,
la figura celata alla mia vista finalmente si avvicina e, mentre i due bestioni
mi tengono fermo, mi lega le mani dietro la schiena, con dei bracciali di cuoio.
I polsi, prima circondati dalle catene, sono rossi e tumefatti e questo dannato
materiale vi si sfrega contro facendomi vedere le stelle.
Il giovane che mi ha legato mi si porta di fronte; è più basso
di me, i capelli scuri gli circondano un viso simpatico, un sorriso di accondiscendenza
stampato sul volto mentre gli occhi astuti ed inteligenti mi osservano con curiosità,
si stringono impercettibilmente quando mi prende il mento con due dita e mi
gira il volto da una parte e dall'altra.
Mi sto veramente seccando per questo atteggiamento, possibile che tutti mi debbano
studiare a questo modo?
"Piantala"
Un ringhio basso a cui fa seguito uno strattone della mia testa da parte di
uno dei due scimmioni.
"Porta rispetto ragazzino"
Un sibilo al mio orecchio.
"Lascialo stare Jun - ride l'altro - tanto ci penserà sua altezza
a fargli abbassare la cresta"
Ridendo la guardia molla i miei capelli.
"Hai ragione... peccato che non si possa guardare.."
Il bassetto si intromette nella conversazione distogliendo la mia mente dalle
parole pronunciate da questi due.
"Ora piantatela e muovetevi, sapete perfettamente quanto odi aspettare,
e io non ho nessuna intenzione di incorrere nelle sue ire"
"Signor sì signore"
Mi spingono verso la porta con malagrazia sotto gli occhi attenti del ragazzo,
dall'aspetto sembra avere la mia età.. ma forse sbaglio.
Mentre gli passo accanto lo sento mormorare qualcosa che ridesta il mio interesse.
"...si somigliano, lo stesso colore... chissà se anche lei sarà
così battagliera...."
Saya.... sta parlando di Saya!!!
Mi slancio nella sua direzione, sfuggendo dalle mani dei miei carcerieri, troppo
sorpresi dalla mia mossa repentina per agguantarmi subito.
Gli sono quasi addosso, ma qualcosa ora mi trattiene.
Un braccio mi circonda la gola, mentre un'altro mi tiene fermo alla vita.
"Cerca di stare buono ragazzino se vuoi arrivare con le tue gambe dal padrone"
"La.. lasciami.. io devo sapere..."
"Ohho ancora fiato per parlare - l'arto si stringe di più contro
la mia trachea - speriamo che sua grazia sia tanto gentile da prendersi come
ricordino la tua lingua, almeno non dovremmo più sentirti"
Inizio a tossire in cerca di aria vorrei parlare, ma i suoni non vogliono uscire
dalla mia bocca.
"Lascialo immediatamente, sai che non vuole gli sia fatto niente"
La voce del moretto si intromette di nuovo.
"Ma.. ha cercato di attaccarla, non può passarla liscia"
"Non importa".
"Ma signore..."
Il suo sguardo si fissa sull'energumeno che ancora mi tiene prigioniero, è
freddo e tagliente.
"Osi disubbidirmi?"
Un sopracciglio alzato, la domanda rimane sospesa nell'aria prima di ricevere
risposta.
"Non mi permetterei mai consigliere".
Il braccio si allontana e ora posso respirare di nuovo.
Cerco il fiato per esprimere la domanda impellente che non riesco più
a trattenere.
"Sa.. Saya... dov'è... Saya..?!"
Mi osserva e sorride.
"E così è questo il suo nome, buono a sapersi"
Lo guardo.
I suoi occhi esprimono contentezza e... qualcos'altro che non mi piace affatto.
Leggo desiderio in lui, brama la mia amata sorellina questo lurido verme.
"Cosa le hai fatto?"
Non mi importa se la mia voce suona stanca e disfatta, non mi importa del destino
a cui vado incontro, voglio solo sapere cosa ne è stato della mia dolce
gemella.
"Non credo che la cosa debba interessarti"
Osserva con aria di sufficienza.
La mia rabbia cresce a malapena contenuta, se gli metto le mani addosso lo disfo.
"E invece mi riguarda visto che stai parlando di mia sorella"
Lo guardo in cagnesco e lui sembra esitare.
"Tua sorella..."
Mormora così piano che quasi non lo sento.
"Cosa ne è stato di lei?"
"Ora basta andiamo o qui si fa notte"
I due bestioni mi spingono fuori dalla porta senza far caso ai miei tentativi
per non lasciare la stanza.
Sono sull'uscio, sto per varcarlo quando la sua voce mi raggiunge senza intonazioni.
"Sua altezza me l'ha donata"
Cosa!!!!
Giro la testa quel poco che mi è permesso, ma scorgo solo le sue spalle
di schiena.
Un'altra spinta mi sbatte contro il muro lasciandomi senza fiato.
Non ho voce, non ho udito, non ho vista... solo quella frase in mente.
Quella parola un vortice nella mia testa.
Donata...
Donata....
Donata.....
Come uno straccio vecchio, come se non fosse viva, una cosa inanimata che si
può regalare.... mia sorella una cosa....
Non mi rendo neanche conto che mi fanno alzare e come un automa inizio a camminare
verso le scale.
Donata... un oggetto privo di coscienza.... di volontà...... come me...proprio
come me....
Corridoi e scale si susseguono interminabili
sino a quando non mi fermo davanti ad una grande porta di quercia finemente
intagliata; le guardie poste all'entrata si scostano, dopo aver bussato, per
lasciarci passare.
Non ho sentito alcuna risposta, ma l'uscio si apre immergendoci in una grande
sala ricoperta di marmo; una pozza di acqua cristallina occupa il maggior spazio,
mentre dalle pareti che la circondano, come cascata, scaturisce un muro di liquido
chiaro.
Il profumo dei fiori pervade la stanza, infatti in un angolo un piccolo e rigoglioso
paradiso verde fa bella mostra di se, rose fiorite dai mille colori si alternano
tra le statue di marmo, un piccolo tempietto circolare è posto al centro,
al suo interno un'unica panca ricoperta da morbidi cuscini di un celeste chiaro,
come il cielo limpido di primo mattino.
Colonne candide si alzano verso il cielo sostenendo il soffitto a volta di questo
locale, un tocco di colore su di esse è dato dai rampicanti che le ricoprono,
è proprio ad una di queste che vengo di nuovo incatenato.
Le braccia tese verso l'alto, le caviglie chiuse da ceppi, provo a scostarmi,
ma piccoli lame di sofferenza si percuotono sulla mia schiena.
Qualcosa di viscido inizia a scivolare sulla mia pelle, mentre cerco di scostarmi
il più possibile da questi rami spinosi.
Una risata divertita si diffonde per l'ambiente.
Sorpreso osservò la visione che esce dalle acque, nascosta ai nostri
occhi dalla parete bagnata... deve esserci uno spazio vuoto dietro, altrimenti
lo avrei scorto prima...
Piano si immerge nella pozza coprendo le membra candide.
Gli uomini che mi circondano si inchinano al suo cospetto ed ad un suo cenno
se ne vanno lasciandoci soli.
Si avvicina camminando elegantemente nell'acqua che gli arriva alle spalle,
guardandomi fisso, i suoi occhi azzurri nei miei, una malia che non riesco a
spezzare...
Adagio percorre gli scalini e mi si mostra in tutto il suo splendore; il suo
corpo perfetto viene ricoperto lentamente da una tunica di velluto nero raccolta
da una panchina di pietra.... Si diverte a provocarmi... eccitarmi...
Maledetto lui e questa carne ammaliante che mi tenta con il suo candore.
Con passo sicuro mi si avvicina, sino a fermarmisi proprio di fronte; incantato
osservo la sua mano che si allunga, mi sfiora il torace, tittilla i miei capezzoli
e mi spinge contro la colonna con il suo corpo.
Il mio gemito di dolore soffocato contro le sue labbra, perso nel suo sapore;
continua a premermi contro i rovi mentre una mano diafana gioca tra i miei capelli.
Si scosta e mi osserva leccandosi le labbra, come se davanti avesse un dolce
prelibato.
"Questo è solo un assaggio".
Un sussurro crudele contro il mio orecchio, prima di avvolgerlo tra le labbra
e morderlo a sangue.
"Ahhhhh!!!!"
Cazzo!!!!! Proprio nelle mani di un sadico bastardo dovevo capitare!?!
Cerco di spostare la testa e sfuggire alla sua stretta, in risposta ai miei
movimenti stringe di più la morsa facendomi gemere, di scatto lascia
la presa e si stacca, un lampo sinistro negli occhi chiari, uno schiaffo colpisce
la mia guancia, rimango girato da un lato e con la coda dell'occhio lo guardo:
un rivolo di sangue corre lungo un angolo delle sue belle labbra, un demone
al mio cospetto...
Si volta e si allontana di qualche passo sfuggendo alla mia vista per poi farvi
ritorno.
"Do'hao"
Di nuovo quella parola.....
".........Ahhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
Dolore.
Il colpo si abbatte sul mio petto scoperto e poi un'altro ed un'altro.... non
so per quanto schiocchi la frusta tra le sue mani, ormai ne ho perso il conto,
il bruciore costante della carne lacerata non mi da tregua, stanco e sanguinante
lascio la mia testa ciondolare in avanti, il mio corpo martoriato tra due fuochi:
da una parte le spine e dall'altra lunghe e sottili strisce di cuoio... Non
so più come sfuggire a questa sofferenza, la mia mente racchiusa in un
piccolo angolo del mio essere, mentre i graffi si moltiplicano sul mio corpo;
sto per perdere conoscenza quando la mano si ferma, l'oggetto di tortura cade
a terra con un tonfo sordo, lasciandomi un attimo di respiro prima che il suo
corpo mi si fiondi addosso, le braccia intorno al collo, la sua mano che gioca
con i miei capelli con carezze lievi.. uno strattone, le dita si serrano sulla
presa e una smorfia di dolore si presenta al suo sguardo quando i nostri occhi
si incontrano.
Mi guarda... un istante sospeso sull'infinito... mi sento annegare nel suo mare
mentre le nostre labbra si uniscono in un tenero bacio.
Sono pazzo... di lui, del suo corpo, della sua anima corrotta... ma non posso
cedere, la voce della ragione è troppo pressante per farlo.
Una forza nascosta si fa strada in me, striscia nelle mie vene riversandoglisi
addosso.
Un gemito... il suo.
Si stacca di scatto e mi fissa con odio.
"A quanto pare la lezione non ti è ancora bastata, va bene, cercherò
di essere più chiaro"
Un ghigno sinistro sul volto d'angelo.
Fulmineo mi gira di scatto, il mio viso contro la colonna, a lui la mia schiena
martoria da piccole punture.
Un fruscio, uno schiocco sul pavimento ed io gemo di nuovo... la frusta è
tra le sue mani...
I colpi si susseguono lacerando la pelle, si diverte a sentirmi urlare di dolore,
colpisce e ride, ride senza freni, maligno cattivo, mentre liquido vermiglio
abbandona il mio essere.
Credo di aver perso conoscenza perché all'improvviso sento dell'acqua
gelata colpirmi alla schiena e bruciare le ferite aperte.
"Cerca di rimanere sveglio, se no non mi diverto"
Un sussurro sul mio collo, prima che le sue labbra si posino nell'incavo della
mia spalla per un piccolo e fugace bacio.
Si allontana.... un brivido freddo mi assale le membra.
Una lama sottile e gelida scorre lungo la mia spina dorsale, arriva sino al
bordo dei calzoni e si ferma.
Il suo braccio mi cinge la vita.
Mi lecca un rivolo di sangue che esce da una striatura sul collo.
"Hai un sapore così dolce... mi è venuta voglia di assaggiarti..."
La sua voce è roca, sensuale, quando colpisce il mio udito.
Si struscia contro di me sino ad abbassarsi, il suo alito caldo sfiora la pelle
nuda sopra la cintura dei calzoni, si sposta di lato e i nostri sguardi si incontrano...
osservo la lama affondare sulle cuciture laterali, tranciandole di netto fino
ad arrivare all'orlo, la pelle scura penzola di lato creando un gioco di vedo
non vedo con la mia.
Un brivido freddo, di anticipazione mi assale...
Si sposta sull'altro lato e compie gli stessi gesti.
L'unico indumento che mi copriva cade a terra con un fruscio.
Le sue labbra si accostano alla mia carne, sfiorandola, mandandomi scariche
elettriche per tutta la schiena.
Mi bacia un fianco con reverenza e si alza in un unico fluido movimento.
La sua mano scivola sul mio corpo in una carezza lieve, sfiorando le ferite
e facendomi gemere sommessamente di dolore.
Scende più in basso verso il mio fondoschiena, lo tocca, lo palpa, le
sue dita si insinuano tra i solchi, cerco di ritrarmi ma la mia virilità
si scontra con le spine, gemo di nuovo, il suo tocco è sempre più
intimo....
Un lieve bussare si fa strada nei miei pensieri, per quel che posso giro la
testa e osservo un piccolo frammento di porta, forse la mia unica via di salvezza;
il rumore è più forte, ma lui sembra non accorgersene e continua
a torturarmi.
Gemo sommessamente di fastidio quando un suo dito si fa strada nella mia parte
più intima; i miei sensi annebbiati riescono a cogliere una voce esterna
ora, qualcuno cerca di attirare la sua attenzione, evidentemente senza molto
successo... o forse no.. la sua mano mi artiglia un gluteo, le unghie penetrano
nella carne tenera strappandomi un mugolio di protesta: non è poi così
calmo ed indifferente come sembra.
I colpi si fanno più forti e, finalmente, con un ringhio furioso si scosta
da me.
"Avanti!"
La porta si apre e il ragazzo a cui ha fatto dono di Saya entra inchinandosi.
"Maestà - distoglie lo sguardo dal sovrano, un lieve cenno di paura
negli occhi - mi dispiace disturbarla, ma abbiamo urgente bisogno della sua
presenza"
"Sei il mio braccio destro, puoi occupartene tu"
La sua voce tagliente sembra una sferzata che spezza l'aria pesante.
"E' in atto una ribelione ed io non..."
"Ribelione..."
Soppessa la parola come se gli fosse un vocabolo sconosciuto.
"Maestà......"
Non posso vederlo, ma sento una rabbia gelida invadere il salone.....
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Ribelione... così ha detto Yohei...
Il mio sguardo si fa di ghiaccio, tutti i segni del piacere scompaiono dal mio
volto. Non posso permettere che nel mio castello qualcuno, chiunque sia, provi
a rivoltarsi contro di me... l'unica punizione adatta ad un simile affronto
è la morte... Ma non sarò così magnanimo, no, sarà
una morte lenta e dolorosa... devo divertirmi in un'altro modo visto che proprio
non vogliono farmi ricevere soddisfazione dalle labbra e dal corpo del prescelto.
Mi volto un istante verso di lui, lo guardo e un lampo di desiderio mi attraversa
gli occhi.
"Fallo ricondurre nel suo... alloggio, a lui penserò dopo..."
parlo al mio consigliere, senza però spostare lo sguardo da quello del
rossino incatenato alla parete e prima di voltarmi gli dono un sorriso molto
inquietanto, tanto che posso sentire la sua pelle accapponarsi. Sarà
davvero molt, molto divertente giocare con lui prima di ottenere ciò
di cui ho bisogno...
Mi volto e con passo spedito mi dirigo verso la porta.
"Dove?" chiedo senza ferarmi. Mito sta slgando il ragazzo dalla colonna,
sa bene quanto sia importante quellìingenuo ragazzino per i miei scopi.
Rallento io passo, ma non mi fermo e non mi volto, sento il rumore creato dalle
catene fermarsi e posso percepire chiaramente il mio sottoposto girarsi e piegare
il capo.
"Nelle prigioni mio signore, ho fatto portare lì Koshino".
"Hn", riprendo il mio passo e esco dalla stanza chudendomi la porta
alle spalle.
Koshino ha detto... se non mi sbaglio è uno dei comandanti del mio esercito,
uno di quelli che Mitsui ritiene migliori... evidentemente il capo delle miùe
guerdie deve essersi sbagliato di grosso questa volta.
Entro nel locale e come l'altra volta, come ogni volta, il soldato di guardi
mi fa un profondo inchino e mi conduce immediatamente a una delle celle di isolamento,
una delle sale di tortura, evidentemente è stato avvertito che sono qui
per un motivo preciso.
Entro dalla porta di pesante legno aprendola completamente con entrambe le mani
e trovo al suo interno Mitsui, Maki e Kyota... trattengo un sorriso di scherno
per questi due idioti che credono ancora che l'amore esista... lo vedo dai loro
occhi, da come si guardano... poveri stolti!
Tutti e tre si inginocchiano al mio cospetto, chinando il capo in segno di reverenza
e rispetto.
Ecco quello che tutti i miei sudditi devo dimostrarmi, rispetto, poiuchè
il mio potere è immenso e la mia ira, se scatenata, non conosce limiti.
E quando avrò fatto mio anche l'ultimo tassello che mi manca... allora
sarò davvero invincibile.
Distolgo la mente dalla mia brama di potere che non è mai doma e rivolgo
lo sguardo al ragazzo incatenato ad una delle pareti, il viso pieno di lividi,
le braccia profondamente segnate da tagli e colpi di frusta e i pantaloni lacerati
in più punti. Deve essere stato difficle domare il ragazzino, non c'è
che dire.
I corti capelli, neri come la pece, gli coprono gli occhi, ma posso sapere cosa
troverò in essi. Sfida.
E poi... paura, infinita paura quando le mie mani si poseranno su di lui.
"Mitsui... cosa è successo?"
Lo sento sollevarsi in piadi e così fanno anche gli altri due presenti.
"Koshino oggi era di guardia alle prigioni, io ero tranquillo, mi fidavo
di lui, ma..."
La sua voce di abbassa paurosamente. Teme la mia reazione, ma io non mi scompongo,
per ora non ho intenzione di punire anche lui... per ora...
"Ma..." lo incito a continuare e percepisco il suo corpo fremere di
paura.
"Ma... ecco lui... Durante il viaggio di ritono ha conosciuto uno dei prigionieri
e sembra che sia diventato suo amico... perdonatemi signore, è solo colpa
mia... vedete lui..."
"Era stato assegnato alla sorveglianza del regalo che ti ho fatto, non
è così?"
"Sì mio signore, ma voi..."
"Tu sottovaluti i poteri del nostro signore Mitsui... lui può molte
cose!"
Al suono della voce del mio primo consigliere mi volto finalmente a guardare
i tre.
Kyota è stato molto scaltro, non voleva che farmi irare per le parole
irrispettose di Mitsui, ma non lo ha fatto per lui, certo che no. Sa bene che
se mi arrabbiassi lui stesso sarebbe il rpoimo a farne le conseguenze. E' arrogante
e siguro di sè Kiyota, sopravvaluta di molto le sue, comunque non poche,
capacità, ma di fronte a me diventa un agnellino... molto più
che con il suo amante... Come tutti del resto... Basta vedere come è
cambiato MIto da quando è al mio servizio...
"Kyota, ecco perchè sei il mio primo consigliere... Non preoccuparti
Mitsui, non è colpa tua..." Vedo il suo volto rilassarsi mentre
la mia voce esce bassa e controllata come sembra, bassa e fredda più
del ghiaccio.
Mi volto di nuovo e di mala grazie alzo il volto del prigioniero per guardarlo
in viso, ma mi rendo immediatamente conto che è in stato di incoscenza.
Chiudo gli occhi, faccio ricorso ai miai poteri e mi concentro...
Apro una porta, entro nei ricordi di questo soldato.
Eccolo, vedo come Mitsui ha ridotto quello strano ragazzo di cui gli ho fatto
dono, e poi... Koshino mosso a pietà, lo cura e cerca di calmarlo.
Nel suo cuore si agitano diversi sentimenti... la pietà prima fra tutte,
lo sgomento per la sorte che attende i prigionieri, il ribrazzo per quello che
lui stesso ha fatto, il dubbio che servirmi non sia poi la cosa giusta.
I suoi occhi indugiano più volte sui carri che trasportano i prigionieri
mentre camminano verso il castello, la sua mente è sempre più
confusa e ogni volta che fanno una sosta, ogni volta che il mio generale supremo
fa condurre nella sua tenda uqel ragazo moro, o semplicemente lo porta con sè
lontano da occhi indiscreti la rabbia di questo soldato cresce.
Credeva in Mitsui, si fidava di lui, eppure... eppure ha fatto delle cose che
neanche lui credeva possibili, continua a servirmi fedelmente quando in Koshino
e in molti altri si insinua il dubbio che non sia la cosa più... giusta
da fare... Lo ha deluso, deluso profondamente...
La rabbia verso di me cresce, sale sempre iù forte e poi... prova simpatia
per quel ragazzo dalla strana pettinatura, parla con lui, cerca di fargli capire
che non è come gli altri, che vuolea aiutarlo.
"Come stanno Hanamichi e Saya?" gli chiede a un certo punto con un
fil di voce. Koshino non risponde, poi gli dice che dormono ancora, sotto l'effetto
di una potente pozione.
Il ritorno al castello, la scoperta della sorte del suo nuovo amico, ridotto
ad essere un giocattolo di poco conto per un uomo spietato.
Mi odia adesso, come mai prima aveva creduto di poter fare.
Entra nelle prigioni spada alla mano, tutti quelli a cui lo ha detto si sono
tirati indietro troppo spaventati dalla mia reazione, gli hanno detto che era
un pazzo.
Mette giù senza alcuna difficoltà le prime due guardia, si vede
che è uno dei migliori del mio esercito, ma quando la voce si diffonde
e Uozimi e Akagi piombano lì per lui non c'è niente altro da fare,
la differenza di stazza è troppa, nonostante la sua enorme abilità.
Viene picchiato per essere fermato e poi frustato prima del mio arrivo, e adesso
giache qui.
<Svegliati> la mia voce profonda e fredda parla direttamente alla sua
coscienza.
Apro gli occhi, sono passati non più di 4 o 5 secondi da quando li ho
chiusi e come gli ho ordinato Koshino apre gli occhi e mi guarda, prima confuso,
poi con disprezzo e rabbia.
Non c'è che dire, davvero molto coraggioso... sarebbe il caso di premiarlo,
se non fosse che ha dimostrato il suo coraggio contro di me... ha fatto una
cosa davvero molto stupida e ovviamente la stupidità va punita senza
alcun indugio.
"Stupido idiota che non sei altro!!!"
La voce di Mitsui arriva come un ringhio mentre con una mano da uno schiaffo
a quello che doveva essere il suo miglior sottoposto dopo Maki e vedo una rabbia
cieca nei suopi occhi, anche se dubito che sia generata da quello che vuole
far credere a me...
"Calmo Hisashi, me ne voglio occupera io... personalmente" la mia
voce è fredda ma divertita, so bene che Mitsui non vuole lasciarlo alle
mie 'cure', ma dovrò pur svagarmi con qualcosa, no?
"Ma, mio signore..."
"Non ti preoccupare non sarò clemente..."
Vedo un lampo di terrore guizzare negli occhi di tutti i presenti, sanno tutti
fin troppo bene che non sono un tipo clemente...
"Mio signore, lasciate a noi la vendetta... questo uomo ha disonorato tutto
il vistro esercito che noi comandiamo e quindi..."
Kyota poggia una mano sul braccio del suo koibito, ha paura che io possa chiedere
a lui e a Mitsui di pagare le conseguenze del gesto di questo sciocco. Sorrido
di sbieco.
"Non vi preoccupate miei diletti comandanti, avrà la giusta punizione...
laverò col sangue l'onta che avete subito..." un sorriso crudele
mi si dipinge sul volto e gli occhi mi si riducono a due fessure.
"Mi fai schifo! Non eri così una volta! Sei solo un illuso... il
prescelto ti ucciderà!"
In uno scatto d'ira mi volto e un manrovescio colpisce la guancia di Koshino.
Un sorriso soddisfatto gli incurva le labbra, macchiate da un rivolo di sangue
che scorre di lato andandosi a perderse lungo il collo.
"Ero diverso..." la mia voce per un istante cambia, è come
se... come se si addolcisse, ma torno immediatamente in me stesso. Devo mettere
a tacere quella voce, devo debellare per sempre il male che dilania il mio animo...
"Ma fortunatamente sono diventato ciò che sono... ciò che
ero destinato ad essere!" eccola la mia fredda e tagliente voce, eccole
le parole che più mi si addicono, parole di superiorità, espressioni
di potenza.
So perfettamente che lo stupore si è dipinto sui volti di Mitsui, Kyota
e Maki, ma non mi interessa, sanno bene che se dalle loro bocche uscisse anche
un solo respiro sarebbero cibo per i vermi prima di subito.
Chiudo gli occhi di nuovo, non ne avrei bisogno per ricorrere al potere he sto
richiamando, ma sentire l'enrgia fluire in me, in questo corpo infinitamente
potente, mi riempie di soddisfazione. Schiocco le dita e una frusta si materializza
la mia mano, è diversa dallo strumento di... 'paicere' che ho usato fino
a poco fa, ma questa serva a darmi un altro tipo di piacere...
Con un gesto secco del polso la faccio schioccare e avverto MItsui irrigidirsi
e Kyota stringersi al braccio di Maki. Se volessi potrei ucciderli tutti con
un gesto, ma mi limito a terrorizzarli perchè la parte... crudele che
alberga nella loro coscienza cresca e si nutra dello stesso odio che nutre me.
E' un lampo, la mia mano si muove e la frusta colpisce il petto di Koshino che
urla. Urla, urla e ricorda il suono della tua voce, perché quando avrò
finito con te, non saprai più neanche qual è il tuo nome e mi
implorerai di ucciderti... allora forse, darò a Mitsui o a Maki la gioia
di farlo al mio posto... è vero, mi priverò così di un
grande piacere, ma perchè non dare qualche soddisfazione anche ai miei
fidi comandanti?
Continupo a frustarlo per un po', sentire le sue grida che riempiono l'aria
è come una musica che diletta la mia anima... Ma mi stufo presto di qeusto
gioco... Era molto più divertante sentire urlare il prescelto... Un brivido
di eccitazione mi percorre al suo solo pensiero, quel ragazzino dorvrà
allietare molte mie notti e anche molte giornate prima che decida di essermi
stufato di lui... allora prenderò ciò che devo e la mia rinascita
sarà finalmente completa.
Guardo soddisfatto la prima parte della mia opera.
Koshino è completamente abbandotano contro il muro, rimane in piedi solo
per le catene che lo imprigionano, il sangue riempie il suo petto, le vesti
lacerate gli coprono ancora quanclhe lenbo di carne, ma niente, nessuna parte
del suo corpo è sfuggita alla mia opera di... persuasione...
Deve chiedermi perdono, solo allora lo lascerò morire in pace...
"Hisashi..."
"Sì, mio signore..."
Mi volto a guardarlo, abbassa lo sguardo in desgno di deferenza, ma so che cerca
solo di nascondere il terrore che vi alberga in questo momento.
"Slegalo e mettilo sulla ruota".
"..."
"Hisashi..."
"Sì, subito... Shin'ichi..."
"No, tu da solo, Shin'ichi tu vai a controllare la situazione nel resto
delle prigioni e tu Nobunaga, vai a controllare come sta il prescelto... Affidalo
pure alle cure di Haruko, voglio che per domattina sia pulito e sistemato nella
stanza rossa... deve essere innocuo e... pronto per l'uso, non so se mi spiego..."
Un sorrisetto ironico e malizioso mi increspa le labbra, Kyota rabbrividisce
alle mie ultime parole... non ci credo che lui e il suo Maki non hanno mai fatto
certi... giochini...
"Sì, mio signore". Chinano la testa e rispondono all'unisono,
guardano entrambi Mitsui per un istante e poi escono.
Siamo rimasti noi tre, come tanto tempo fa.. era questo che volevo... so bene
quello che significa per lui questo soldato...
"Allora... Hisa... sei ancora fermo?"
"No, mio signore..."
E' sobbalzato quando l'ho chiamato con quel ridicolo diminutivo... chissà
quanti ricordi, quanti sentimenti...
Si muove piano, cerca di non far male a quello che oltre ad essere un suo soldato,
è anche un suo amico d'infanzia... poveri stolti, vi lasciate ancora
commuovere dai sentimenti verso gli altri...
Lo adagia sulla ruota come se fosse un letto per curarlo.. lo sa che presto
morirà, sa che nonsi abbasserà mai a chiedermi perdono, ed è
per questo che fa di tutto per alleviare le sue sofferenze.
"Hi... Hisa... lui..."
"Shh... hai sbagliato tutto Hiroaki..."
Credono che non li abbia sentiti, parlano sottovoce, ma dovrebbero sapere bene
che sono in grado di ascoltare tutti i discorsi che si svolgono nella stanza
in cui sono grazie ai miei poteri...
Koshino è legato ad una ruota che lo tiene in piedi come era prima, ma
stavolta le sue gambe e le sue braccia non hanno la possibilità di afflosciarsi
sotto i miei colpi, il legno su cui è poggiato impedisce alle sue membra
ferite anche il solievo di abbandonarsi all'incoscienza...
Hisashi si sposta e si mette dietro di me, c'è terrore nei suoi occhi,
sa bene che potrebbe succedere anche a ui se un giorno mi svegliessi con la
luna storta, ma lui ha un ruolo molto più importante di quello che crede,
il suo sangue...
Prendo un pugnale con la lama sottile che è appoggiato, insieme ad altri
stumenti di tortura, sul tavolo qui accanto.
Gli accarezzo il viso con la lama e gli sollevo il mento, con la forza del pensiero
lo costringo ad aprire gli occhi.
"Hiro... non ti farò morire... mi implorerai tustesso di farlo..."
Qualcosa di umido bagna la mia guancia... non so dove abbia trovato le forze
ma questo piccolo sciocco mi ha sputato... tutta la sua rabbia, il dolore per
un passato ormai perso... ha riversato tutto su di me...
"Bene..."
Affondo di poco il coltello lungo il suo viso fino a tracciare una sottile linea
si sangue, se sopravvivesse gli rimarrebbe di certo una cicatrice lungo tutta
la guancia sinistra, ma tanto non sopravviverà...
Mi volto, guardo Hisashi sorridendo e poi con uno scatto, infilo la lama nel
fianco di Koshino. Di nuovo urla, e di nuovo il mio cuore esulta... anche se
in questo momento sarebbero altre le urla che vorrei sentire, non importa mi
sto diventendo lo stesso...
Lo torturerò, la lama si infilerà più volte nella sua carne
dilaniandola e spezzando il suo animo, piegando la sua volontà, lasciandolo
senza più un briciolo di orgoglio... E solo allora, quando sarà
piegato, stremato, senza più neanche la forza di implorare pietà,
lo ucciderò. Lo ucciderò in un modo talmente atroce che anche
il peggiope dei boia rabbrividirebbe...
Lo guardo con un ghigno malefico e poi affondo di nuovoi la lama, stavolta in
una gamba... GUardo Mitsui e poi gli indico le catene, le deve stringere. Senza
parlare lui si muove e stringe la stretta attorno ai polsi e alle caviglie.
Oggi mi divertirò mooto, non ho alcun dubbio...
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Presto, devo fare presto.
Ho poco tempo, se lui lo scoprisse... Devo correre, cercare di non farmi vedere
da nessuno... Conosco questi corridoi come le mie tasche, ci sono passaggi che
nemmeno lui immagina, posso arrivare senza problemi alle prigioni... So dove
lo tiene... Devo sbrigarmi, anche qualcun altro deve essere aiutato...
Quei suoi occhi nocciola... Oh Kami dammi la forza, spero che il mio potere
sia sufficiente... Se gli accadesse qualcosa... Quel ragazzo è così
puro ed innocente... Vorrei vederlo sorridere almeno una volta...
Adesso però non posso pensare a lui, non posso distrarmi...
Mi nascondo dientro un muro, al di là di questo angolo due guardie camminano
per ispezionare le celle... devo stare attento, attendere il moento giusto...
Finalmente ci sono, eccomi, entro nella stanza che lui ha usato per torturarlo
e lui è ancora lì, incatenato alla ruota di legno su cui lo ha
tornturato per ore ed ore.. Non capisco come faccia ad essere ancora vivo...
Se solo io fossi stato più forte... è solo colpa mia...
Ho visto gli occhi di Maki e Kyota... loro non erano così un tempo...
nessuno di noi lo era...
Impedisco ai miei ricordi di prendere il sopravvento... non posso permettermi
di perdere neppure un secondo...
Hiroaki è in condizioni pietose... Il sangue gli cola dalle ferite ancora
aperte e si aggiunge e aquello già rappreso... Il petto e le gambe sono
piene dei segni della frusta, tutto il suo corpo è cosparso di profondi
tagli... Se non faccio qualcosa in fretta morirà senza che io abbia potuto
aiutarlo, e io non voglio... non posso permettere che accada...
Mi avvicino e gli accarezzo dolcemente una guancia, quella ferita...
"Oh Hiro... mi dispiace così tanto..." trattengo a stento le
lacrime... non è da me piangere, ma di fronte a questo scempio...
Alza a fatica il volto... non può, non deve vedermi... Mi concentro,
cerco di impedirgli di aprire gli occhi, ma non posso usare troppo il mio potere,
devo utilizzarlo per curarlo almeno un po' e non posso permettere che lui avverta
che sono qui...
"... a..."
"Sshh... non parlare... sì sono io..."
Sorride, si limita a sorride nello splendido e meraviglioso modo in cui mi ricordo,
come quando eravamo bambini e giocavamo insieme...
Alzo le mani e le poggio sul suo viso, il sangue scompare e con esso anche il
segno della ferita... non posso evitare che rimanga comunque una piccola cicatrice,
invece di prendergli tutta la guancia si limiterà a segnare solo una
parte del suo viso... mi dispiace amico mio, non posso fare di più, il
poco potere di cui dispongo ora deve bastare anche per lui...
Continuo a passare le mani sul suo corpo, in lievi carezze che lasciano fluire
il mio potere curativo, l'unico di cui possa disporre liberamente senza svegliarlo...
Una piccola luce esce dalle mie mani e da bianca diventa dorata ogni volta che
una ferita si richiude.
Dopo un tempo che sembra interminabile guardo la mia opera... le ferite sono
tutte richiuse, ma devo cospargere il corpo di Hiroaki di una pozione rossa
che creii un'illusione: chiunque lo guarderà vedrà le ferite che
aveva fino a poco fa e immaginerà che queste ferite si aggravino o che
guariscano lentamente, così come sarebbe dovuto essere.
Koshino solleva il volto e a fatica apre gli occhi.
"Do... dove sei?"
"Dove sono sempre stato... ce la farò non temere... Bevi questa...
Hiro.. sembrerai morto, solo noi possiamo spezzare l'incantesimo... io e il
prescelto... lui... lui è infinitamente più potente di me... Non
respirerai, il tuo cuore rallenterà talmente tanto che sembrerà
fermo, sarai incosciente... verrai seppellito, non permetterò che ti
facciano altro, non temere... Quando potrò agire come devo... quando
il prescelto..."
"Mi fido... Uccidilo ti prego..."
Lo guardo: sa che non posso farlo, se lo facessi, anche io... Ma forse questo
è il mio destino, lo è da sempre... Abbasso lo sguardo ed annuisco,
lo farò per te amico mio, per quello che eravamo e soprattutto per il
prescelto...
"Lui... il suo corpo..."
"Il suo corpo? Ma Hiro..."
"No, è così... l'ho scoperto... Suo padre... Anzai... devi
trovarlo..."
"Hiro, ma tu..."
"Lo stavo cercando... Ha fatto un incatesimo anche a lui... mi stava aiutando
a cercarlo..."
Lui... so a chi si riferisce... Allora non è cambiato... Sapevo che aveva
fatto qualcosa per far prevalere la sua parte negativa, ma... Stavano cercando
il vecchio consigliere Anzai... non è morto come mi avevano fatto credere
allora!
Un rumore mi fa voltare di scatto verso la porta... sta per arrivare qualcuno,
devo sbrigarmi...
Porgo la piccola ampolla a Koshino e lui beve senza remore...
"Come hai fatto? Come hai capito che ero io?"
E' completamente buoi, la sua vista è affaticata... come ha fatto? Poteva
credere che fossi venuto per ucciderlo, e invece...
"Gli occhi... sono tornati limpidi..."
Sorride e io faccio lo stesso... già i miei occhi... Chiude gli occhi
a fatica, vorrebbe restare sveglio lo so, ma la pozione sta avendo il sopravvento...
"Pro... promettilo..." dice con un filo di voce
"Te lo prometto... Aiuterò il prescelto..."
Chiude gli occhi sorridendo, il suo respiro si mozza di colpo, solo io posso
percepire il leggero e lento soffio che ancora lo tiene in vita, solo io posso
sentire il lento battito del suo cuore... io e il prescelto, ma lui adesso...
adesso ha bisogno di me...
Deposito un lieve bacio sulla fronte di Hiroaki, non temere amico mio, farò
di tutto per liberare te e tutti noi dalla sua tirannia... il signore del male
verrà sconfitto per sempre...
"Te lo prometto..." ripeto in un soffio, mentre do un ultimo sguardo
al mio amico che per il resto del mondo adesso è morto. Mi volto e esco
con circospezione.
Il prescelto deve essere salvato, aiutato, liberato... e io farò tutto
questo... per vedere il sorriso sulle sue labbra e su quelle di tutte le persone
che amo.
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Continua....