Pairing: Per ora solo MitSen e un pò di MakiNobu, poi chissà.... ^__-
Raiting: AU, fantasy, Nc17 sempre ^^, X... sapete che significa?
Disclaimer:Non siamo ancora riuscite a convincere il sensei a regalarceli, comunque ce li ha prestati ed ha detto di usarli come vogliamo *_____*
NON E' VEROOOOOO!!NdInoue
Cavolo Nat non lo abbiamo legato bene!NdSaku
Vabbè rimediamo subito... ^__^ NdNat_che_prende_corda_e_bevaglio
Note: Allora.... questa 'cosa' è nata durante il nostro incontro per il Romics.... Ehi.... è____é piantatela di pensare quello che io penso voi stiate pensando, non è stato un danno quest'incontro >___< anzi è una benedizione, infatti da lì è nato anche il nostro sitozzo ^___^ ma forse voi non la vedete nello stesso modo ^^;;;; cattivi ç____ç
Note2: E' scritta in prima persona, non mettiamo i POV ma si capisce chi parla, non preoccupatevi ^^
Dediche: Alla mia cuginetta Saya un bacione grandissimo per il suo compleanno ^@^ NdNat Buon compleanno nipo!!! Spero ti piaccia ^*^ NdSaku

tra ******* cambio di POV (si possono trovare il POV dei personaggi e del narratore)

***********************************************************************

LEGEND
by NATSUME&SAKUYA

Capitolo 2: Il primo incontro

Mito mi ha avvertito che Mitsui e Maki sono tornati con i prigionieri presi da Aijar. Quello non è altro che uno stupido villaggio e mai il mio interesse si sarebbe rivolto ai suoi abitanti se non fosse stato per lui.
Adesso ho anche scoperto che sono due, un ragazzo e una ragazza, non sono sicuro chi dei due sia il prescelto, ma sono sicuro che un solo sguardo mi basterà a capirlo.
Ho già ricompensato Mitsui lasciandogli il ragazzo che era con i due rossi, a Maki... beh, a lui basterà una settimana di libertà insieme al mio consigliere Kyota.
Devo ancora pensare a Mito, infondo ha lavorato bene in tutto questo periodo, gli lascerò la ragazza se non è lei quella che mi serve, mi sembrava molto interessato alla sua sorte.

Scendo l'ultima rampa di scale e la sentinella che è all'ingresso della parte dei sotterranei dedicata alle celle mi accoglie con un grande inchino.
Scorgo la paura e il rispetto nei suoi occhi, nonostante tenti di tenerli bassi.
Sono perfettamente conscio della mia enorme bellezza, quindi so anche che per chiunque è difficile non guardarmi, e anche questo mi fa enormemente piacere, come del resto l'atteggiamento reverenziale che i miei sudditti hanno con me.
Sì perchè nessuno, nè uno dei miei consiglieri, o il capo delle mie guardie o chicchesia, è altro se non un mio suddito.
Tutti devono essere ai miei ordini o muoiono, è semplice.
E così succederà al prescelto, mi servirà fedelmente fintanto che mi sarà utile e poi morirà felice di fare qualcosa di gradito al suo signore... e se anche non fosse felice, beh, morirebbe lo stesso!
Passo davanti a tutte le celle, sono piene di cavie per i miei esperimenti.
Tutti loro serviranno per i miei esperimenti. Devo trovare il modo di estrarre la forza vitale e i poteri magici dalle persone, solo allora il mio cambiamento sarà finalmente completo...
Oltrepasso la fila di piccole 'stanze', se così si possono chiamare, ricavate nella roccia e separate dal corridoio nel quale cammino da sbarre di metallo incastrate nella parete.
Tra una cella e l'altra, torce che ardono illuminano sinistramente tutto quello che mi circonda.
Mi piace questa atmosfera, lugubre e sinistra, gli occhi delle persone che sono qui intorno mi fissano e poi si stringono di più su loro stessi al mio passaggio.
Hanno paura, paura di me, di quello che li aspetta e della loro fine, e questo mi diverte.
Finalmente oltrepasso la porta che dà sull'ultimo corridoio delle prigioni, quello in cui si trovano le stanze dedicate alle torture.
Amo il terrore che vedo nei prigionieri, ma amo ancora di più quello che si scorge chiaramente in chi entra in una di queste stanze.
I loro occhi... sono lo specchio dell'anima si dice, beh è così...
Le anime di tutti quelli che ho avuto il piacere di torturare erano nere e ormai vuote.
Chissà se sarà così anche quella del ragazzo che sto per vedere.
E finalmente eccomi, la porta è l'ultima sulla destra, l'unica priva di strumenti.
La torcia che è vicina alla porta mi permetterà di scorgere il volto di colui che forse è il prescelto.
Chissà se è cambiato tanto, in fondo era poco più che un bambino allora...
Apro lo spinciono che c'è sulla porta e finalmente lo vedo.
Capelli rossi come il fuoco, la testa reclinata in avanti tenuta dal collare con la catena che lo immobilizza, braccia e gambe legate da altre catene, il petto nudo in cui i muscoli sono ben definiti e delineati, i pantaloni stretti che mettono in risalto la gambe lunge e perfette. (*çççççç* NdSaku&Nat *ççççççççççç* NdRu)
Non c'è che dire, si è fatto davvero bello, ma c'era da aspettarselo...
Adesso sono convinto che mi divertirò davvero tanto con lui...
Alza il viso e guarda nella mia direzione.
E' impossibile vista la scarsa luce che c'è, almeno dentro la cella, ma sembra che mi stia guardando... sembra che i suoi occhi si stiano specchiando dentro questi pozzi azzurri che mi ritrovo.
E' bello, bello davvero, e poi emana un'aura particolare.
E' lui il prescelto, non c'è nemmeno bisogno che incontri la ragazza, ormai l'ho trovato.
Ho trovato finalemente colui che è destinato. O meglio, l'ho ritrovato...

Avevo... quanti? Forse 12 o 13 anni, è successo poco più di 5 anni fa... è vero.
Ero uscito dal castello per riflettere sulla profezia.
Era la milionesima volta che la sentivo, mi diceva qualcosa, ma ancora non ero pienamente cosciente di quello che significasse realmente per me.
Vagai per un giorno intero, poi fui costretto a fare una sosta per far riposare il cavallo, incotrai una radura e mi fermai.
C'era una striscia di boscaglia che divideva la radura in due, e dalla parte opposta alla mia c'era un ruscello.
Cominciai a camminare per andare a riempire la bisaccia e abbeverare il cavallo, ma mi bloccai dietro un cespuglio, completamente estasiato dalla vista che mi si parava davanti.
Un ragazzo che sembrava avere la mia età stava bevendo al ruscello. Un paio di pantaloni chiari, una casacca altrettanto chiara, che mettevano in risalto la pella abbronzata, così diversa dalla mia bianca come la luce della luna.
Rimasi subito affascinato da lui, nonostante fossimo poco più che bambini, e poi guardando meglio li vidi.
Capelli rossi.
Molte persone hanno i capelli rossi nelle mie terre, non sapevo di dove fosse, quindi potevo credere fosse un mio suddito, ma sapevo che non era così.
Sapevo che quei capelli erano un segno di riconoscimento.
<Capelli rossi come il fuoco.
Fuoco che arde le membra per amore e per odio.>
Rimasi a fissare ogni suo movimento, incantato da ogni più piccolo gesto.
Un ragazzo moro corse verso di lui e allora vidi il suo viso per la prima volta.
Occhi nocciola fieri e orgogliosi, ma anche infinitamente dolci.
Il suo amico gli stava dicendo qualcosa, "Tuo padre vuole ripartire o non arriveremo mai ad Andwele per il mercato".
Si alzò e guardò l'amico sorridendo, un sorriso molto bello, non so descriverlo, so solo che da qual momento non feci altro che pensare a lui per molti giorni.
E più il tempo passava, più il mio potere cresceva, ogni giorno di più capivo la profezia e quello che essa rappresentava per me, cominciai a capire anche perchè avevo visto quel ragazzo.
Era stato il destino a volere quell'incontro. Non era uno delle mie terre, dovevo solo trovare la sua città natia, e così feci.
Lasciai passare 4 lunghi anni, in cui affinai le mie doti di stregone, in cui compresi appieno la mia vera natura e quello a cui ero destinato, e poi...
Cercai di vedere con le mie doti divinatorie dov'era quel ragazzo incontrato anni prima.
La sua aura e il suo potere.
Poteva essere cambiato fisicamente, ma i suoi capelli, quelli non cambieranno mai.
Mi ci vollero tre mesi per restringere il campo di ricerca, poi sguinzagliai le mie guardie migliori per trovarlo.
E finalmente adesso, dopo cinque lunghi anni posso rivedere il mio sogno e il mio incubo, colui le cui membra bruceranno per odio e che farà bruciare le mie di amore e passione.
Oh sì, lui sarà mio... in tutti i sensi...
Continua a fissare da questa parte, forse sarà il caso che degni il mio ospite della mia presenza, chissà che non mi possa divertire già da stasera...

***********************************************************************

Erano circa due mesi che non dormiva decentemente per più di una notte, ma adesso la loro ricerca era finita.
Mitsui entrò nella sua camera e si buttò sul letto senza togliersi i vestiti, aveva solo slacciato e gettato a terra la cintura a cui era appesa la spada.
Chiuse gli occhi cercando di respirare a fondo per rilassarsi.
Quella era stata certamente la campagna più lunga che il suo signore gli aveva affidato, forse non la più difficile visto che il loro compito era solo quello di portare prigionieri, ma nonostante tutto era stata la più estenuante.
Però c'era anche un lato positivo... non tutti i prigionieri erano stati presi da Rukawa...
Si passò la lingua sulle labbra al ricordo delle notti trascorse con il bel moro amico dei due rossini e al pensiero di quelle che sarebbero seguite.
C'era qulacosa in quel ragazzo di estremamente affascinante.
Forse i capelli neri come la notte, con quella loro strana pettinatura, oppure gli occhi scuri e intensi, o forse il fisico perfetto e invitante... non lo sapeva con certezza, ma era sicuro del fatto che lo aveva colpito fin dal primo istante.
Non aveva voluto dirgli ancora il suo nome, ma presto lo avrebbe fatto, ne era certo...
La prima volta era stato molto restio, aveva urlato e tirato calci, ma era stato lo stesso molto soddisfacente.
La seconda aveva tirato meno calci della prima e questo aveva reso la sua 'avventura' ancora più memorabile. Forse si stava già abituando al suo nuovo padrone...
Eppure... Eppure c'era qualcosa che non andava. Per la prima volta nella sua vita non era convinto al cento per cento di quello che stava facendo.
Le lacrime di quel ragazzo lo avevano colpito come mai niente prima di allora aveva fatto, forse poco e superficialmente, ma avevano pur sempre intaccato la sua corazza.
Scosse la testa cercando di cacciare quei pensieri assurdi e senza senso.
Ora era un'altro il pensiero su cui voleva concentrarsi, perchè era di ben altro che il suo corpo aveva bisogno.
Nella piccola stanza, divisa da quella principale da una tenda scura, era stata preparata la vasca con l'acqua calda. Un bagno era quello che gli ci voleva dopo il lungo viaggio. Si sarebbe rilassato per bene e poi avrebbe dato sfogo ai suoi desideri, con quello che ormai era il suo nuovo giocattolo.

La porta della stanza si aprì e il ragazzo entrò cercando di non fare rumore, non voleva certo svegliare il suo koibito!
Era appena rientrato, e dopo aver ricevuto il congedo dal suo capitano, si era diretto dalla parte opposta alla stanza di Mitsui, che si trovava nella stessa ala del castello rispetto alla sua, per andare in un'altra stanza.
Nobunaga era pacificamente sdraiato nel grande letto a baldacchino della sua camera, i capelli neri lasciati sciolti che gli ricadevano scomposti sul bel viso.
Maki si poggiò delicatamente sul letto e accarezzò il viso del ragazzo più piccolo per scostargli le ciocche ribelli.
"Mmmm...."
"Ti ho svegliato Nobu-chan?"
"Ma-chan! Sei tornato!!"
Kyota si tirò su di scatto e buttò le braccia al collo del militare, erano settimane intere che non riusciva a stare per più di dieci minuti con lui... anche se a volte erano stati più che sufficienti...
"Sì, piccolo sono tornato... abbiamo finito la nostra missione, ora potrò dedicarmi a te..."
"Sì, che bello! Allora comincia a dedicarti a me baciandomi..." disse maliziosamente il moretto guardando negli occhi il suo amante, che non si fece ripetere due volte l'invito e letteralmente si fiondò su quelle labbra invitanti.
Era da troppo tempo che non assaggiava il sapore del suo Nobu-chan, e di certo quella notte avrebbe avuto la possibilità di rifarsi del tempo perduto... Era un bene che Kyota avesse dormito fino ad allora perchè quella notte avrebbe avuto bisogno di molte energie...
"Ti sono mancato Nobu-chan?" disse scostandosi leggermente per guardare in viso Kyota.
"E c'è da chiederlo? Mi sei mancato infinitamente!"
"Allora dimostramelo..." disse Maki mentre baciava il collo del moro e contemporaneamente infilava le mani sotto la maglia per accarezzare la pelle calda e profumata del suo koibito.
"Roar..." disse Kyota ridacchiando (Ecco, sei contenta sori Yu? NdSaku Sì, grazie *__* NdYurika Perchè dico ROAR???? O____O NdKyota Perchè è un omaggio alla mia sorellina ^^ NdSaku Odio te e tutta la tua famiglia -____- NdKyota Bene... lo hai voluto tu! >__< NdSaku é___è NdKyota)
"E cos'era quello?" Maki scoppiò a ridere ma non si allontanò di un solo centimentro dal collo di Nobunaga, ma anzi gli tolse la maglia per scendere a baciare il petto e i capezzoli che si stavano inturgidendo.
"Un gattino che fa le fusa.... mmmm" Kyota ormai si stava perdendo nel piacere che dei semplici baci riuscivano a dargli, ovviamente perchè era il suo adorato Shinichi a darglieli!
Maki sorrise e baciò il suo koibito sulle labbra, prima di tornare ad occuparsi del capezzolo roseo con cui stava giocando.
Quella sarebbe stata davvero una lunga notte...

Mitsui uscì dalla vasca e prese uno dei panni di lino che erano poggiati su una sedia lì accanto, si asciugò sommariamente e indossò una casacca senza maniche che utilizzava come divisa per gli allenamenti con la spada e un paio di pantaloni di tela grezza che gli fasciavano le gambe muscolose. (Hisa-chan *çççç* NdSaku ^^;; NdNat Ehi ma la nostra lemon??>__< NdMaki&Nobu Zitti voi, fatemi ammirare il mio Hisashi *çççç* NdSaku_in_delirio -__- NdMaki&Nobu Maki prenditela con Nobu che ha insultato la mia famiglia >__< NdSaku Nobu... ne sai qualcosa? NdMaki NO ^^;;; NdNobu Comincia a scappare amore ^___^ NdMaki O___O aiuto!! NdNobu ^______^ NdSaku)
Ritornò nella stanza principale e prima di sedersi sulla poltrona posta vicino alla finestra tirò la cordicina che pendeva vicino al letto.
Non ebbe il tempo di sedersi che bussarono alla porta e una ragazza dai lunghi capelli ricci fece il suo ingresso.
"Ayako, dì alle guardie di portarmi il ragazzo che gli ho affidato al mio rientro... Spero lo abbiate sistemato..."
"Certo mio signore -rispose la ragazza, mentre teneva la testa bassa in segno di rispetto- non è stato facile, ma adesso è come nuovo, il signore sarà soddisfatto."
"Oh, sta pur certa che sarò molto soddisfatto..." aggiunse Hisashi con un ghigno che avrebbe terrorrizzato chiunque.
Ayako uscì dalla porta e poco dopo due guardie fecero il loro ingresso trascinando di peso Akira.
Mitsui lo guardò e ci mancò poco che finisse stramazzato al suolo, incantato dalla bellezza del ragazzo.
Lo avevano lavato e cambiato, ora indossava uno stretto paio di pantaloni neri e una specie di camicia bianca, senza maniche nè bottoni che lasciava scoperte le braccia forti e muscolose e il torace scolpito, i capelli puliti e lucidi come seta che ricadevano ai lati del viso incorniciando il bell'ovale. (Aki *çççççç* NdSaku Zia ma non li stai facendo tutti troppo fighi? *ççç* NdNat Ma è così che sono... dei fighi assurdi *çç* NdSaku Vero *çç* NdNat).
"Miyagi, Kogure, non vi sembra di avergli legato i polsi troppo stretti?"
Akira aveva dei vistosi lividi in molte parti del corpo e del viso, segno evidente che aveva provato più volte a liberarsi.
Mitsui andò diretto dal ragazzo, gli slegò i polsi e gettò la corda alla più bassa delle due guardie.
"Capitano sei sicuro che..."
"Certo Miyagi. Ora andate."
I due annuirono senza aggiungere altro e abbassando leggermente il capo, uscirono lascinado i due giovani in piedi, in mezzo alla stanza a fissarsi.
"Perchè lo hai fatto?" chiese Akira con disprezzo, sicuramente aveva uno scopo quel tizio... rabbrividì al pensiero di quello che gli aveva già fatto e di quello che sicuramente lo aspettava anche quella notte.
"Perchè adesso mi devi qualcosa... Mi chiamo Hisashi Mitsui, mi pare di avertelo già detto... adesso vuoi dirmi il tuo nome per favore?"
Akira provò una strana sensazione mentre Hisashi pronunciava quel 'per favore', era come se per una volta fosse stato se stesso e non il freddo e spietato capitano di un intero esercito. Scosse leggermente la testa. Ma cosa andava a pensare?
Essere freddo e cinico, quello era il suo vero io, e quelle parole gentili erano state pronunciate sicuramente con scherno. Nonostante questo non potè impedire alle sue labbra di parlare.
"Akira... Mi chiamo Akira Sendo."
"E' un bel nome sai? Credo che tu sia stato troppo irrequieto Akira, non è così?" disse accarezzandogli lievemente un livido che aveva proprio su una guancia.
Akira non rispose ma si sentì rabbrividire al contatto con quelle mani calde. Non voleva più sentirsi toccare dalle dita invadenti e spietate del suo carnefice. Con un gesto secco scostò da sè Mitsui e lo guardò con il fuoco negli occhi. Mitsui sogghignò.
"Avevo proprio ragione, allora. Sei un tipo irrequieto".
Con una mossa rapida afferrò Akira per i capelli facendolo cadere sulle ginocchia stringendogli con la mano libera il collo candido.
"Ci penserò io a farti diventare un dolce cuccioletto obbediente".
Premette le labbra su quelle ritrose del suo prigioniero mordendole e forzandole finchè non si dischiusero e non permisero alla sua lingua di penetrare violentemente andando ad esplorarne la bocca. Sendo si dimenava cercando di liberarsi e prese a graffiare le spalle del suo assalitore affinchè si allontanasse da lui, ma era tutto inutile. Mitsui sembrava non accorgersi nemmeno dei suoi goffi tentativi di resistenza.
Infine Hisashi lo lasciò andare scaraventandolo, ansimante e disperato, sul pavimento.
"Hai ancora tanta voglia di resistermi? Vedrai, ti farò cambiare idea" disse mentre un agghiacciante sorriso gli si allargava sul bel viso volitivo.
Akira si voltò verso di lui e gli lanciò un'occhiata carica d'odio.
"Puoi anche feririmi e umiliarmi, persino uccidermi se è questo che vuoi, ma non riuscirai mai a piegare la mia volontà! Non asseconderò mai i tuoi perversi desideri, non mi renderai mai accondiscendente ai tuoi turpi giochetti!"
Mitsui si sentì andare a fuoco. Le parole del ragazzo gli avevano prodotto un profondo senso di disagio e questo lo infastidiva come non mai. Cosa gli importava di ciò che pensava il suo giocattolo? Perchè per lui Sendo non era che una sua proprietà, non dovevano interessargli la sua espressione disgustata e le sue parole amare come il fiele!
Lo prese di peso buttandolo sul letto e sdraiandovisi sopra.
"Dì pure tutto quello che vuoi, vediamo se dopo il mio trattamento sarai ancora in grado di sprecare fiato in inutili discorsi!"
Una rabbia sorda lo aveva invaso e il fatto di non riuscire a capirne la provenienza lo faceva imbestialire ancora di più. Sentì di doversi scaricare in qualche modo e la calda presenza di Akira sotto di sè gli fece comprendere immediatamente anche il come.
Lo schiaffeggiò due volte facendogli sbattere il viso da una parte e dall'altra del cuscino. La vista di un sottile rivolo di sangue rosso come il più puro dei rubini lo accese di una strana frenesia. Lasciando il ragazzo ancora intontito per i colpi subiti, si sollevò togliendosi la casacca e lanciandola lontana da sè. Una volta sfilati i pantaloni di tela se li attorcigliò tra le mani fino a renderli una corda molto spessa con la quale legò i polsi di Akira alla testata del letto in legno.
"Sei in mio completo potere, non c'è nulla che tu possa fare o dire per riuscire a liberarti. Questo sarà il destino che ti sarà riservato da oggi in avanti fino alla fine dei tuoi giorni" gli sibilò in faccia con rabbia. Akira reagì solo con un lieve gemito dovuto al dolore che gli proveniva dai polsi immobilizzati che si stavano già tingendo di una malsana tonalità violacea per il ridotto afflusso di sangue. Solo quando sentì Hisashi strattonargli i pantaloni per cercare di toglierli decise di opporsi scalciando disperatamente nell'impresa di colpire il suo nemico. Purtroppo la sua resistenza fu del tutto inutile e ben presto si ritrovò nudo sotto lo sguardo famelico di Hisashi.
"Sei davvero un animaletto bellissimo, un degno premio per le mie gloriose imprese!" mormorò il capitano accarezzando le forme snelle e sinuose di Akira e leccandosi avidamente le labbra.
"Mi fai schifo, non mi toccare!"
Nuovamente l'impudenza del suo prigioniero venne punita da uno schiaffo che si abbattè sulla guancia destra, già gonfia per il colpo precedente.
"Questa bocca può essere utilizzata per scopi migliori che non sia il pronunciare scortesie!"
Hisashi si mise a cavalcioni sopra il volto di Akira e gli afferrò la testa in modo da portargliela all'altezza del suo sesso inturgidito.
"Succhia!" gli ordinò. Akira strinse maggiormente le labbra guardandolo con aria di sfida. L'ira di Mitsui aumentò a dismisura per quel gesto facendogli quasi perdere il controllo. Gli cinse il collo con le mani e comincio a stringere sempre più forte. Akira spalancò gli occhi dilatandoli fino all'inverosimile, il viso diventava via via sempre più rosso a mano a mano che gli veniva a mancare l'aria nei polmoni. Alla fine cedette e aprì la bocca annaspante alla ricerca del bramato ossigeno e Hisashi ne approfittò per penetrarlo con la sua erezione, affondando in lui finché non raggiunse la parete interna della gola.
Sendo cercò di lottare contro i conati di vomito che gli salirono dallo stomaco facendogli assaggiare l'acre sapore dei succhi gastrici. L'altro si muoveva senza sosta nella sua bocca ansimando e gemendo senza lasciargli via di scampo, non fermendosi mai finché non si riversò in lui facendogli ingoiare il suo denso sperma.
Ancora con il fiato corto, Hisashi si scostò da lui sedendosi al suo fianco. Akira tossiva convulsamente, pregando in cuor suo di poter vomitare in modo da espellere fuori di sè ogni traccia di quell'essere abietto che aveva rubato la sua libertà e la sua gioia.
Il capitano lo osservò con la coda dell'occhio. Anche con quell'aria infelice da martire il suo giocattolo era sempre meraviglioso! Immediatamente sentì di nuovo il desiderio crescere in lui. Lo voleva e lo voleva subito.
Lo afferrò per le spalle facendolo voltare con la pancia sul materasso. Akira urlò cercando di liberarsi e riprendendo a scalciare, ma le mani ancora legate sopra la testa non gli permettevano alcuna speranza di fuga.
Hisashi aspettò che l'altro si stancasse e allentasse la sua resistenza. Appena lo vide un po' più tranquillo ne approfittò e, sollevandolo per i fianchi, lo penetrò con un solo colpo facendolo gridare e singhiozzare per il dolore.
Quanto adorava quel corpo caldo, stretto e avvolgente! Non fece passare molto tempo prima di spingere con insistente frenesia dentro di lui, sempre più veloce, sempre più a fondo, cercando di soddisfare il desiderio per quel ragazzo che lo tormentava per tutto il tempo in cui era lontano dal suo corpo, come se quello fosse stato l'unico posto in cui voleva stare e dal quale non si voleva staccare.
Con un'ultima e violenta spinta si sciolse in lui emettendo un grido roco di piacere. Si accasciò sulla pelle velata di sudore del suo involontario amante appoggiando la testa sulla sua schiena e ascoltando il suo pianto sommesso e disperato. Ai confini dell'incoscienza sentiva un senso di disagio e fastidio farsi strada in lui, ma lo ignorò barattandolo con la dolce sensazione di calore e morbidezza che le membra dell'altro gli trasmettevano. Si addormentò così, rimanendo dentro di lui e tenendolo schiacciato su quel letto con il suo corpo pesante e con la sua spietata volontà.

***********************************************************************

Entro nella stanza portando la torcia con me. Voglio vedere bene il viso di questo ragazzo.
Sposto la luce che il fuoco crea davanti a lui e scorgo i lividi causati dai miei soldati e quelli che le catene cominciano a lasciare sulla sua pelle. Deve essere scuro di carnagione, così diverso da me...
E' proprio vero... Siamo diversi in tutto, persino in questo... Siamo le due facce di una stessa medaglia.
Lui è il bene e io il male...
Solleva il viso quel tanto che la catena gli permette di fare e di nuovo scorgo in quelle iridi nocciola una forza e un orgoglio impareggiabili.
Chi in una situazione come la sua, avrebbe ancora il coraggio di guardare chi lo tiene prigioniero con sfida e disprezzo?
Nessuno, o almeno nessuno lo ha mai fatto con me.
Adesso vorrei far ben altro con lui che stare solo fermo a guardarlo, ma per ora non è il momento, per ora devo solo stancarlo... effettivamente quello che vorrei fare io lo stancherebbe parecchio...
Trattengo un sorriso beffardo, per ora deve solo avere paura di me, anche se sembra che niente sia in grado di spaventarlo davvero.
Forse solo la sorte dei due ragazzi che erano con lui, chissà sarebbe felice di sapere che ora sono gli amanti del capo del mio esercito e del suo consigliere militare... Stavolta sorrido, ma lui sembra non accorgersene, troppo preso a fissarmi negli occhi.
Non so se lo faccia per sfida, per odio o solo perchè anche lui è caduto vittima del fascino che questo corpo emana da ogni più piccola parte.

Qualcuno è entrato in questa cella buia, la fiamma della torcia mi ferisce gli occhi, impedendomi di mettere subito a fuoco l'immagine. Un chiarore in uno sfondo di oscurità. Davanti a me il mio carnefice. Un ragazzo... deve avere più o meno la mia età, la sua pelle è chiara come la superfice lunare, i suoi capelli neri come l'ala di un corvo; indossa una lunga tunica nera di velluto o almeno così mi appare, aperta su di un completo: calzoni di pelle nera e tunica dello stesso colore.. è bello da mozzare il fiato. Questo pensiero mi uccide... lui è qui per farmi del male e io invece lo ammiro... sto diventando pazzo. Lo guardo negli occhi, non ne vede il colore, ma percepisco che devono essere chiari, mi amalia con la sua freddezza, sicurezza...
Sono in soggezione di fronte a lui, paura... e reagisco con arroganza e odio.
"Chi diavolo sei tu?"
Un ruggito che scaturisce dal mio essere.

Urla. Ed è anche più bello adesso. La pelle illuminata dalla luce della torcia, la fiamma che si riflette su di essa, rossa e lucente come lui, come i suoi occhi, i suoi capelli.
Mi chiede chi sono, ah se solo lui lo sapesse... se sapesse quello che significa per me... perchè da come è spaesato, ne sono certo, non sa a cosa è predestinato...
Come potrei rispondergli? Non posso certo che non posso.
Mi limito ad un piccolo sorriso, che credo apparirebbe sadico, ma non mi importa, è bello vedere la sua frustazione, l'impotenza in quegli occhi. Deve essere abituato a badare a se stesso e a quelli a cui vuole bene, e invece adesso.
Adesso è qui, legato, in mio potere, posso fare di lui ciò che voglio, e per questo il mio animo esplode di gioia
Lo guardo e aspetto che parli di nuovo, perchè lo so, non starà zitto, nemmeno se non gli rispondo.

Lo stronzo non si degna neanche di rispondere... anzi si, una risposta c'è stata: un sorrisetto sadico che non promette niente di buono.
Mi sento solo, impotente, la mia voglia di lottare sta vacillando... Vorei sapere, conoscere molte cose, ma ho come l'impressione che qualsiasi cosa io chieda avrà come risposta solo questo maledetto silenzio....
Gli ululati dei lupi in lontananza sono quasi un conforto... mi danno ancora la certezza di essere vivo, in un incubo, ma il mio cuore ancora batte, forte, come il ruggito di un leone...
Saya...
Il volto della mia gemella mi appare come un'ancora di salvezza.
Non posso arrendermi prima di aver tentato il tutto per tutto.
aledetto, mille volte maledetto!
Gli rivolgo uno sguardo pieno di astio, anche la mia voce ne è intrisa mentre continuo con le domande.
Rispondi cazzo!! Chi sei e dove cavolo mi trovo? Dov'è Akira… e Saya???"
Mi muovo di scatto, uno strattone e la catena mi ritira indietro, se non fossi fermo contro questa roccia gli salterei alla gola..

Mi viene troppo da ridere, ma cerco di contenermi, anche se credo che sarebbe una bella soddisfazione vedere il suo volto accendersi ancora di più per l'ira.
La voglia di dire che sorte è toccata ai suoi amici è grande, ma rimango in silezio, per aumentare la sua ira, forse i suoi poteri aumenteranno.
Ancora non ha dato prova di quello che è in grado di fare, forse non vuole scoprirsi, non lo so ma non ha molta importanza, presto sarà costretto a rivelarmi tutto il suo potere... non immagina nemmeno lontanamente quello che lo aspetta...
Si muove, cerca di venirmi contro, ma la catena che lo inchioda alla parete, non lo fa muovere, se non facendolo ricadere su se stesso. So io cosa gli farei con quella catena, legato in quella maniera.... sento che se continuo così comincerò a eccitarmi sul serio, ma che ci posso fare se la forze che emana questa belva ferita e imprigionata è così grande?
Lui è così attraente... il suo corpo lo è, la sua anima lo è , tutto di lui lo è. Che posso faci se il sui spirito indimabile ora si trova a soffrire gemere chiamando il mio nome? Per maledierlo certo, per chiedere vendetta, lo so, ma... chiama pur sempre la mia anima, no?
E io non posso lasciare inascoltato questo grido... Non temere mio dolce, bellissimo e feroce prigioniero, persto ti darò ciò che meriti, e per questo continuo a non risponderti, per piegare il tuo io e renderlo docile e mansueto come un micetto. Urla, grida, gemi, chiedi vendetta, odiami: è questo ciò che voglio.
Quel... quel bastardo non si degna neanche di mascherare il suo divertimento, mi fa una rabbia. Vorrei spaccargli quella bella faccia d'angelo, che di angelico non ha poi molto.
<Natsume_scrive> Mi fissa con un volto freddo ed inespressivo eppure nei suoi occhi blu, illumonati dalle fiamme, leggo dell'ilarità trattenuta a stento...
Ride.. sta ridendo di me e della mia sventura..
Prego Dio che si avvicini così tanto da potergli staccare a morsi quella bella pelle candida... sembra così setosa...
No no no, scuoto la testa per schiarirmi le idee, mentalmente mi tiro un pugno da solo, che diavolo vado a pensare, lui è il nemico, l'avversario da battere, stracciare, umiliare... Ma se è così, perchè sono io quello incatenato a questo maledetto muro, perchè sono io che brucio di umiliazione, perchè sono io quello che muore dalla voglia di essere sfiorato da quelle mani sporche di sangue innocente?
Sangue innocente???
Come faccio a vedere le sue mani lorde di quella linfa vitale?
Ora.. ora che ci penso, perchè percepisco una scia di liquido vermiglio dietro di lui.. e questo alone di malvagità e crudeltà che lo circonda...
E questo sensazione di potere, che cresce e si nutre del mio essere....
Cosa mi sta succedendo...
"Cosa mi sta succedendo..."
Un sussurro, nella mia testa, nella mia voce...
Sono così smarrito...

Sento che... il suo potere sta crescendo… chiudo gli occhi per un istante per concentrarmi e quando riapro gli occhi vedo un’aura fiammeggiante circondare il prescelto. Brucia come le fiamme dell’inferno, l’odio che prova per me, sta facendo risvegliare i suoi poteri e io non posso far altro che sorridere e stavolta non importa che mi veda, finalmente sto per raggiungere il mio scopo…
Vedo nei suoi occhi che se potesse mi ucciderebbe seduta stante, ma sento anche molto chiaramente la sua confusione. E’ attratto da me, dal mio corpo, dalle mie mani, da tutto il mio essere, persino dalla mia anima. Trattengo una risata pensando che forse non è attirato proprio dalla mia di anima, ma da quella di qualcun altro… dopo tutto quello che ho fatto, è come se avessi assorbito le anime di tutti quelli che ho ucciso…
“Cosa mi sta succedendo?”
La sua voce ora è un sussurro, non è alta e piena di boria come prima, sta male, ha paura, è intimorito dai suoi stessi poteri e da me… Una parte di me è… intenerita da lui, ma è una frazione così microscopica del mio intero essere, che sembra quasi ridicolo se paragonata alla soddisfazione che sto provando ora per quello che sto facendo passare a questo ragazzo così bello e così forte… forte e fragile… in una sola parola… perfetto.
E ancora non sa quello che lo aspetta!


Nella confusione che mi circonda percepisco uno scintillio candido... sta sorridendo...
Sta ridendo di me e io lo guardo affascinato, perso in quel bagliore...
I suoi occhi brillano come stelle nel firmamento... il mio furore cresce insieme a questa sconsiderata ammirazione. C'è qualcosa che nel mio essere si ribella, scalpita per uscire fuori e travolgerlo...
Vorrei solo dormire, chiudere gli occhi per un istante e riposare, ma non ci riesco... Sveglio e vigile lo osservo, lo studio mentre qualcosa ruggisce come un leone in gabbia.
Crack....
Spezzato...
Qualcosa dentro di me si è rotto...
Calore, bruciante, potente... come lava scorre nelle mie vene, nelle mie membra...
Rosso... fuoco fatuo davanti agli occhi...
Mi libro in volo, libero dalle catene, su di un vulcano incandescente, lontano da tutto e da tutti, lontano dal dolore e dal rancore...
Buio... che mi circonda e mi avvolge, catene che mi bloccano e mi impediscono di muovermi; ali bianche macchiete, che si spezzano e si contorcono...
Sono di nuovo in questa maledetta cella, il mio viaggio è finito e il suo volto è di nuovo qui, chiaro.. cristallino... ad un soffio dal mio...
Laghi in cui vorrei annegare, bellissimi.. mille pagliuzze argente al loro interno.. vicino, sempre più vicino...
"No...."
Flebbile, inconsistente mi esce dalla gola riarsa.
"No!!!!!"
Un urlo e poi... la sua risata cristallina.

Urla.
Urla e il suo poter cresce.
Ora si è risvegliato completamente, ora il fuoco è uscito dalle sue vene, la sua aura è sempre più brillante e intensa, sento una forza a me sconosciuta scorrergli dentro, lo percepisco chiaramente.
Mi avvicino, lui ha gli occhi chiusi, sta prendendo coscienza di sé, di quello che è, di ciò che può fare.
Il suo corpo è qui ma per un attimo interminabile, la sua anima si allontana, fugge da qui, da me.
Vede morte e distruzione, come io ho fatto in modo di lasciare dietro di me, libertà che vorrebbe, vita che desiderebbe, gioia, lontano da tutto e tutti… Ma io glielo impedisco, quello che io sono, quello che lui deve fare, glielo impediscono.
E il suo spirito torna qui, in catene insieme al suo corpo e io mi avvicino, sempre di più.
“No” dice con poca convinzione.
Ancora un passo, poi un altro. Vicino, sempre più vicino
“No!” urla e si dimena.
Vicino, un solo passo mi separa da lui, dalla sua pelle scura come il miele di castagno… miele… deve essere dolce come questo nettare… i suoi occhi nocciola, pozzi d’ambra in cui perdermi, le sue labbra, spiagge soffici e calde su cui naufragare.
Basta, deve essere mio.
Mi avvicino ridendo, in modo chiaro, così che lui possa capire quanto mi diverto.
Mi chino su di lui, troppo sorpreso per reagire, non si accorge delle mie labbra che catturano le sue, la sua bocca leggermente aperta per lo stupore mi lascia libero accesso e io entro, entro ed è come se tornassi a casa dopo lungo tempo, tanto è buono il suo sapore.
Mio.
Adesso è mio, e lo sarà… in ogni senso, ogni cosa di lui mi apparterrà.

Sensazioni sconvolgenti mi travolgono, si accavallano alla ricerca di un posto nella confusione che regna sovrana.
La sua bocca sulla mia, umida, avvolgente...
Dolce.. ha un sapore dolcissimo.. un frutto succoso da mordere, mangiare...
La sua lingua che mi esplore mentre tento di resistere, per non soccombere al piacere che infido si fa strada nella mia pelle.
Brividi che mi assalgono la schiena gelida mentre una mano birichina si fa strada lungo il mio torace.
Gemiti soffocati nella sua bocca, rochi... sensuali persino alle mie orecchie...
Mi sento strano.
Tremo tra le sue braccia di piacere e disgusto, non so che fare... mi lascio trascinare da lui, dal suo calore.
Le sue braccia mi avvolgono; palmi setosi scorrono sulla mia spina dorsale, avvicinandomi al suo corpo...
Un tarlo insistente... una voce mi avverte di smetterla...
Vorrei ignorarla, ma mi travolge come un fiume in piena, martellante non mi da respiro....
Basta...
Fa male!
Sento le lacrime pungermi gli occhi.. sono così debole...
Il dolore aumenta, insostenibbile...
Smettila!!!
Vorrei prendermi la testa e sbatterla contro il muro; strattono queste maleddette catene che mi tengono bloccato, mi muovo come impazzito... sono ancora qui.. il suo corpo sul mio... la sua bocca sulla mia... la sua lingua che mi fruga...
Non ce la faccio più.
Lo mordo.
Un sapore ferroso mi invade la bocca.
Si allontana di scatto, è arrabbiato... molto.
E poi lo sento.
Brucia sulla mia pelle.
La guancia si sta gonfiando...
La sua mano ancora a mezz'aria.
La voce è scomparsa.

E’ sconvolto, lo sento.
Vorrebbe rispondere, baciarmi, muovere la sua lingua con la mia, sentire le mie mani sul suo torace che si muovono con più sensualità, vuole carezze più intime, vuole il calore del mio corpo premuto contro il suo.
Mi odia, ora mi odia davvero , perché una parte di lui è attratta da me, mentre l’altra mi respinge.
Vuole essere libero dalla mia lingua invadente, non sentire i nostri sapori mischiarsi, i nostri calori fondersi, benchè lo stia solo accarezzando sul torace e sulla schiena. La sente come una violenza, il suo animo adesso è ferito e umiliato, eppure…
Eppure freme dal desiderio di andare avanti.
Come lo so? Non grazie ai miei poteri, no. Lo sento dentro, non so in che punto, ma dentro di me qualcosa sente e conosce tutto quello che riguarda lui…
E poi…
Mi morde… i suoi denti affondano nella carne.
Sangue. Rosso. Come lui.
Ferro nella mia bocca e nella sua. Prima dolce miele e ora questo…
La mnia mano si alza. Lo schiaffeggio con forza.
Non deve permettersi mai più di ribellarsi a me, al mio volere, perché tutto, soprattutto la sua vita, dipende da me, dai miei desideri.
Ha perso la voce, è troppo shiccato per reagire, per aggredirmi con le perole come ha fatto sin ora.
Lo guardo con spregio. Adesso si è messo in grssi guai.
“Do’aho”. Glielo dico a bassa voce, più un sibilo che altro.
Povero illuso, se pensi di aver dimostrato coraggio ti sbagli, se credi che non mi avvicinerò più a te ti illudi, se immagini che la mia vendetta sarà tremenda… sogni, perché la mia vendetta sarà il tuo incubo peggiore.
Mi volto e esco dalla cella chiudendo la porta alle mie spalle, senza degnarlo di un solo sguardo o di un’altra parola.

********************************************************************************

Continua....