tra ******* cambio di POV (si possono trovare il POV dei personaggi e del narratore)
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LEGEND
by NATSUME&SAKUYA
Capitolo 2: Il primo incontro
Mito mi ha avvertito che Mitsui e Maki sono tornati
con i prigionieri presi da Aijar. Quello non è altro che uno stupido
villaggio e mai il mio interesse si sarebbe rivolto ai suoi abitanti se non
fosse stato per lui.
Adesso ho anche scoperto che sono due, un ragazzo e una ragazza, non sono sicuro
chi dei due sia il prescelto, ma sono sicuro che un solo sguardo mi basterà
a capirlo.
Ho già ricompensato Mitsui lasciandogli il ragazzo che era con i due
rossi, a Maki... beh, a lui basterà una settimana di libertà insieme
al mio consigliere Kyota.
Devo ancora pensare a Mito, infondo ha lavorato bene in tutto questo periodo,
gli lascerò la ragazza se non è lei quella che mi serve, mi sembrava
molto interessato alla sua sorte.
Scendo l'ultima rampa di scale e la sentinella
che è all'ingresso della parte dei sotterranei dedicata alle celle mi
accoglie con un grande inchino.
Scorgo la paura e il rispetto nei suoi occhi, nonostante tenti di tenerli bassi.
Sono perfettamente conscio della mia enorme bellezza, quindi so anche che per
chiunque è difficile non guardarmi, e anche questo mi fa enormemente
piacere, come del resto l'atteggiamento reverenziale che i miei sudditti hanno
con me.
Sì perchè nessuno, nè uno dei miei consiglieri, o il capo
delle mie guardie o chicchesia, è altro se non un mio suddito.
Tutti devono essere ai miei ordini o muoiono, è semplice.
E così succederà al prescelto, mi servirà fedelmente fintanto
che mi sarà utile e poi morirà felice di fare qualcosa di gradito
al suo signore... e se anche non fosse felice, beh, morirebbe lo stesso!
Passo davanti a tutte le celle, sono piene di cavie per i miei esperimenti.
Tutti loro serviranno per i miei esperimenti. Devo trovare il modo di estrarre
la forza vitale e i poteri magici dalle persone, solo allora il mio cambiamento
sarà finalmente completo...
Oltrepasso la fila di piccole 'stanze', se così si possono chiamare,
ricavate nella roccia e separate dal corridoio nel quale cammino da sbarre di
metallo incastrate nella parete.
Tra una cella e l'altra, torce che ardono illuminano sinistramente tutto quello
che mi circonda.
Mi piace questa atmosfera, lugubre e sinistra, gli occhi delle persone che sono
qui intorno mi fissano e poi si stringono di più su loro stessi al mio
passaggio.
Hanno paura, paura di me, di quello che li aspetta e della loro fine, e questo
mi diverte.
Finalmente oltrepasso la porta che dà sull'ultimo corridoio delle prigioni,
quello in cui si trovano le stanze dedicate alle torture.
Amo il terrore che vedo nei prigionieri, ma amo ancora di più quello
che si scorge chiaramente in chi entra in una di queste stanze.
I loro occhi... sono lo specchio dell'anima si dice, beh è così...
Le anime di tutti quelli che ho avuto il piacere di torturare erano nere e ormai
vuote.
Chissà se sarà così anche quella del ragazzo che sto per
vedere.
E finalmente eccomi, la porta è l'ultima sulla destra, l'unica priva
di strumenti.
La torcia che è vicina alla porta mi permetterà di scorgere il
volto di colui che forse è il prescelto.
Chissà se è cambiato tanto, in fondo era poco più che un
bambino allora...
Apro lo spinciono che c'è sulla porta e finalmente lo vedo.
Capelli rossi come il fuoco, la testa reclinata in avanti tenuta dal collare
con la catena che lo immobilizza, braccia e gambe legate da altre catene, il
petto nudo in cui i muscoli sono ben definiti e delineati, i pantaloni stretti
che mettono in risalto la gambe lunge e perfette. (*çççççç*
NdSaku&Nat *ççççççççççç*
NdRu)
Non c'è che dire, si è fatto davvero bello, ma c'era da aspettarselo...
Adesso sono convinto che mi divertirò davvero tanto con lui...
Alza il viso e guarda nella mia direzione.
E' impossibile vista la scarsa luce che c'è, almeno dentro la cella,
ma sembra che mi stia guardando... sembra che i suoi occhi si stiano specchiando
dentro questi pozzi azzurri che mi ritrovo.
E' bello, bello davvero, e poi emana un'aura particolare.
E' lui il prescelto, non c'è nemmeno bisogno che incontri la ragazza,
ormai l'ho trovato.
Ho trovato finalemente colui che è destinato. O meglio, l'ho ritrovato...
Avevo... quanti? Forse 12 o 13 anni, è
successo poco più di 5 anni fa... è vero.
Ero uscito dal castello per riflettere sulla profezia.
Era la milionesima volta che la sentivo, mi diceva qualcosa, ma ancora non ero
pienamente cosciente di quello che significasse realmente per me.
Vagai per un giorno intero, poi fui costretto a fare una sosta per far riposare
il cavallo, incotrai una radura e mi fermai.
C'era una striscia di boscaglia che divideva la radura in due, e dalla parte
opposta alla mia c'era un ruscello.
Cominciai a camminare per andare a riempire la bisaccia e abbeverare il cavallo,
ma mi bloccai dietro un cespuglio, completamente estasiato dalla vista che mi
si parava davanti.
Un ragazzo che sembrava avere la mia età stava bevendo al ruscello. Un
paio di pantaloni chiari, una casacca altrettanto chiara, che mettevano in risalto
la pella abbronzata, così diversa dalla mia bianca come la luce della
luna.
Rimasi subito affascinato da lui, nonostante fossimo poco più che bambini,
e poi guardando meglio li vidi.
Capelli rossi.
Molte persone hanno i capelli rossi nelle mie terre, non sapevo di dove fosse,
quindi potevo credere fosse un mio suddito, ma sapevo che non era così.
Sapevo che quei capelli erano un segno di riconoscimento.
<Capelli rossi come il fuoco.
Fuoco che arde le membra per amore e per odio.>
Rimasi a fissare ogni suo movimento, incantato da ogni più piccolo gesto.
Un ragazzo moro corse verso di lui e allora vidi il suo viso per la prima volta.
Occhi nocciola fieri e orgogliosi, ma anche infinitamente dolci.
Il suo amico gli stava dicendo qualcosa, "Tuo padre vuole ripartire o non
arriveremo mai ad Andwele per il mercato".
Si alzò e guardò l'amico sorridendo, un sorriso molto bello, non
so descriverlo, so solo che da qual momento non feci altro che pensare a lui
per molti giorni.
E più il tempo passava, più il mio potere cresceva, ogni giorno
di più capivo la profezia e quello che essa rappresentava per me, cominciai
a capire anche perchè avevo visto quel ragazzo.
Era stato il destino a volere quell'incontro. Non era uno delle mie terre, dovevo
solo trovare la sua città natia, e così feci.
Lasciai passare 4 lunghi anni, in cui affinai le mie doti di stregone, in cui
compresi appieno la mia vera natura e quello a cui ero destinato, e poi...
Cercai di vedere con le mie doti divinatorie dov'era quel ragazzo incontrato
anni prima.
La sua aura e il suo potere.
Poteva essere cambiato fisicamente, ma i suoi capelli, quelli non cambieranno
mai.
Mi ci vollero tre mesi per restringere il campo di ricerca, poi sguinzagliai
le mie guardie migliori per trovarlo.
E finalmente adesso, dopo cinque lunghi anni posso rivedere il mio sogno e il
mio incubo, colui le cui membra bruceranno per odio e che farà bruciare
le mie di amore e passione.
Oh sì, lui sarà mio... in tutti i sensi...
Continua a fissare da questa parte, forse sarà il caso che degni il mio
ospite della mia presenza, chissà che non mi possa divertire già
da stasera...
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Erano circa due mesi che non dormiva decentemente
per più di una notte, ma adesso la loro ricerca era finita.
Mitsui entrò nella sua camera e si buttò sul letto senza togliersi
i vestiti, aveva solo slacciato e gettato a terra la cintura a cui era appesa
la spada.
Chiuse gli occhi cercando di respirare a fondo per rilassarsi.
Quella era stata certamente la campagna più lunga che il suo signore
gli aveva affidato, forse non la più difficile visto che il loro compito
era solo quello di portare prigionieri, ma nonostante tutto era stata la più
estenuante.
Però c'era anche un lato positivo... non tutti i prigionieri erano stati
presi da Rukawa...
Si passò la lingua sulle labbra al ricordo delle notti trascorse con
il bel moro amico dei due rossini e al pensiero di quelle che sarebbero seguite.
C'era qulacosa in quel ragazzo di estremamente affascinante.
Forse i capelli neri come la notte, con quella loro strana pettinatura, oppure
gli occhi scuri e intensi, o forse il fisico perfetto e invitante... non lo
sapeva con certezza, ma era sicuro del fatto che lo aveva colpito fin dal primo
istante.
Non aveva voluto dirgli ancora il suo nome, ma presto lo avrebbe fatto, ne era
certo...
La prima volta era stato molto restio, aveva urlato e tirato calci, ma era stato
lo stesso molto soddisfacente.
La seconda aveva tirato meno calci della prima e questo aveva reso la sua 'avventura'
ancora più memorabile. Forse si stava già abituando al suo nuovo
padrone...
Eppure... Eppure c'era qualcosa che non andava. Per la prima volta nella sua
vita non era convinto al cento per cento di quello che stava facendo.
Le lacrime di quel ragazzo lo avevano colpito come mai niente prima di allora
aveva fatto, forse poco e superficialmente, ma avevano pur sempre intaccato
la sua corazza.
Scosse la testa cercando di cacciare quei pensieri assurdi e senza senso.
Ora era un'altro il pensiero su cui voleva concentrarsi, perchè era di
ben altro che il suo corpo aveva bisogno.
Nella piccola stanza, divisa da quella principale da una tenda scura, era stata
preparata la vasca con l'acqua calda. Un bagno era quello che gli ci voleva
dopo il lungo viaggio. Si sarebbe rilassato per bene e poi avrebbe dato sfogo
ai suoi desideri, con quello che ormai era il suo nuovo giocattolo.
La porta della stanza si aprì e il ragazzo
entrò cercando di non fare rumore, non voleva certo svegliare il suo
koibito!
Era appena rientrato, e dopo aver ricevuto il congedo dal suo capitano, si era
diretto dalla parte opposta alla stanza di Mitsui, che si trovava nella stessa
ala del castello rispetto alla sua, per andare in un'altra stanza.
Nobunaga era pacificamente sdraiato nel grande letto a baldacchino della sua
camera, i capelli neri lasciati sciolti che gli ricadevano scomposti sul bel
viso.
Maki si poggiò delicatamente sul letto e accarezzò il viso del
ragazzo più piccolo per scostargli le ciocche ribelli.
"Mmmm...."
"Ti ho svegliato Nobu-chan?"
"Ma-chan! Sei tornato!!"
Kyota si tirò su di scatto e buttò le braccia al collo del militare,
erano settimane intere che non riusciva a stare per più di dieci minuti
con lui... anche se a volte erano stati più che sufficienti...
"Sì, piccolo sono tornato... abbiamo finito la nostra missione,
ora potrò dedicarmi a te..."
"Sì, che bello! Allora comincia a dedicarti a me baciandomi..."
disse maliziosamente il moretto guardando negli occhi il suo amante, che non
si fece ripetere due volte l'invito e letteralmente si fiondò su quelle
labbra invitanti.
Era da troppo tempo che non assaggiava il sapore del suo Nobu-chan, e di certo
quella notte avrebbe avuto la possibilità di rifarsi del tempo perduto...
Era un bene che Kyota avesse dormito fino ad allora perchè quella notte
avrebbe avuto bisogno di molte energie...
"Ti sono mancato Nobu-chan?" disse scostandosi leggermente per guardare
in viso Kyota.
"E c'è da chiederlo? Mi sei mancato infinitamente!"
"Allora dimostramelo..." disse Maki mentre baciava il collo del moro
e contemporaneamente infilava le mani sotto la maglia per accarezzare la pelle
calda e profumata del suo koibito.
"Roar..." disse Kyota ridacchiando (Ecco, sei contenta sori Yu? NdSaku
Sì, grazie *__* NdYurika Perchè dico ROAR???? O____O NdKyota Perchè
è un omaggio alla mia sorellina ^^ NdSaku Odio te e tutta la tua famiglia
-____- NdKyota Bene... lo hai voluto tu! >__< NdSaku é___è
NdKyota)
"E cos'era quello?" Maki scoppiò a ridere ma non si allontanò
di un solo centimentro dal collo di Nobunaga, ma anzi gli tolse la maglia per
scendere a baciare il petto e i capezzoli che si stavano inturgidendo.
"Un gattino che fa le fusa.... mmmm" Kyota ormai si stava perdendo
nel piacere che dei semplici baci riuscivano a dargli, ovviamente perchè
era il suo adorato Shinichi a darglieli!
Maki sorrise e baciò il suo koibito sulle labbra, prima di tornare ad
occuparsi del capezzolo roseo con cui stava giocando.
Quella sarebbe stata davvero una lunga notte...
Mitsui uscì dalla vasca e prese uno dei
panni di lino che erano poggiati su una sedia lì accanto, si asciugò
sommariamente e indossò una casacca senza maniche che utilizzava come
divisa per gli allenamenti con la spada e un paio di pantaloni di tela grezza
che gli fasciavano le gambe muscolose. (Hisa-chan *çççç*
NdSaku ^^;; NdNat Ehi ma la nostra lemon??>__< NdMaki&Nobu Zitti voi,
fatemi ammirare il mio Hisashi *çççç* NdSaku_in_delirio
-__- NdMaki&Nobu Maki prenditela con Nobu che ha insultato la mia famiglia
>__< NdSaku Nobu... ne sai qualcosa? NdMaki NO ^^;;; NdNobu Comincia a
scappare amore ^___^ NdMaki O___O aiuto!! NdNobu ^______^ NdSaku)
Ritornò nella stanza principale e prima di sedersi sulla poltrona posta
vicino alla finestra tirò la cordicina che pendeva vicino al letto.
Non ebbe il tempo di sedersi che bussarono alla porta e una ragazza dai lunghi
capelli ricci fece il suo ingresso.
"Ayako, dì alle guardie di portarmi il ragazzo che gli ho affidato
al mio rientro... Spero lo abbiate sistemato..."
"Certo mio signore -rispose la ragazza, mentre teneva la testa bassa in
segno di rispetto- non è stato facile, ma adesso è come nuovo,
il signore sarà soddisfatto."
"Oh, sta pur certa che sarò molto soddisfatto..." aggiunse
Hisashi con un ghigno che avrebbe terrorrizzato chiunque.
Ayako uscì dalla porta e poco dopo due guardie fecero il loro ingresso
trascinando di peso Akira.
Mitsui lo guardò e ci mancò poco che finisse stramazzato al suolo,
incantato dalla bellezza del ragazzo.
Lo avevano lavato e cambiato, ora indossava uno stretto paio di pantaloni neri
e una specie di camicia bianca, senza maniche nè bottoni che lasciava
scoperte le braccia forti e muscolose e il torace scolpito, i capelli puliti
e lucidi come seta che ricadevano ai lati del viso incorniciando il bell'ovale.
(Aki *çççççç* NdSaku Zia ma non li
stai facendo tutti troppo fighi? *ççç* NdNat Ma è
così che sono... dei fighi assurdi *çç* NdSaku Vero *çç*
NdNat).
"Miyagi, Kogure, non vi sembra di avergli legato i polsi troppo stretti?"
Akira aveva dei vistosi lividi in molte parti del corpo e del viso, segno evidente
che aveva provato più volte a liberarsi.
Mitsui andò diretto dal ragazzo, gli slegò i polsi e gettò
la corda alla più bassa delle due guardie.
"Capitano sei sicuro che..."
"Certo Miyagi. Ora andate."
I due annuirono senza aggiungere altro e abbassando leggermente il capo, uscirono
lascinado i due giovani in piedi, in mezzo alla stanza a fissarsi.
"Perchè lo hai fatto?" chiese Akira con disprezzo, sicuramente
aveva uno scopo quel tizio... rabbrividì al pensiero di quello che gli
aveva già fatto e di quello che sicuramente lo aspettava anche quella
notte.
"Perchè adesso mi devi qualcosa... Mi chiamo Hisashi Mitsui, mi
pare di avertelo già detto... adesso vuoi dirmi il tuo nome per favore?"
Akira provò una strana sensazione mentre Hisashi pronunciava quel 'per
favore', era come se per una volta fosse stato se stesso e non il freddo e spietato
capitano di un intero esercito. Scosse leggermente la testa. Ma cosa andava
a pensare?
Essere freddo e cinico, quello era il suo vero io, e quelle parole gentili erano
state pronunciate sicuramente con scherno. Nonostante questo non potè
impedire alle sue labbra di parlare.
"Akira... Mi chiamo Akira Sendo."
"E' un bel nome sai? Credo che tu sia stato troppo irrequieto Akira, non
è così?" disse accarezzandogli lievemente un livido che aveva
proprio su una guancia.
Akira non rispose ma si sentì rabbrividire al contatto con quelle mani
calde. Non voleva più sentirsi toccare dalle dita invadenti e spietate
del suo carnefice. Con un gesto secco scostò da sè Mitsui e lo
guardò con il fuoco negli occhi. Mitsui sogghignò.
"Avevo proprio ragione, allora. Sei un tipo irrequieto".
Con una mossa rapida afferrò Akira per i capelli facendolo cadere sulle
ginocchia stringendogli con la mano libera il collo candido.
"Ci penserò io a farti diventare un dolce cuccioletto obbediente".
Premette le labbra su quelle ritrose del suo prigioniero mordendole e forzandole
finchè non si dischiusero e non permisero alla sua lingua di penetrare
violentemente andando ad esplorarne la bocca. Sendo si dimenava cercando di
liberarsi e prese a graffiare le spalle del suo assalitore affinchè si
allontanasse da lui, ma era tutto inutile. Mitsui sembrava non accorgersi nemmeno
dei suoi goffi tentativi di resistenza.
Infine Hisashi lo lasciò andare scaraventandolo, ansimante e disperato,
sul pavimento.
"Hai ancora tanta voglia di resistermi? Vedrai, ti farò cambiare
idea" disse mentre un agghiacciante sorriso gli si allargava sul bel viso
volitivo.
Akira si voltò verso di lui e gli lanciò un'occhiata carica d'odio.
"Puoi anche feririmi e umiliarmi, persino uccidermi se è questo
che vuoi, ma non riuscirai mai a piegare la mia volontà! Non asseconderò
mai i tuoi perversi desideri, non mi renderai mai accondiscendente ai tuoi turpi
giochetti!"
Mitsui si sentì andare a fuoco. Le parole del ragazzo gli avevano prodotto
un profondo senso di disagio e questo lo infastidiva come non mai. Cosa gli
importava di ciò che pensava il suo giocattolo? Perchè per lui
Sendo non era che una sua proprietà, non dovevano interessargli la sua
espressione disgustata e le sue parole amare come il fiele!
Lo prese di peso buttandolo sul letto e sdraiandovisi sopra.
"Dì pure tutto quello che vuoi, vediamo se dopo il mio trattamento
sarai ancora in grado di sprecare fiato in inutili discorsi!"
Una rabbia sorda lo aveva invaso e il fatto di non riuscire a capirne la provenienza
lo faceva imbestialire ancora di più. Sentì di doversi scaricare
in qualche modo e la calda presenza di Akira sotto di sè gli fece comprendere
immediatamente anche il come.
Lo schiaffeggiò due volte facendogli sbattere il viso da una parte e
dall'altra del cuscino. La vista di un sottile rivolo di sangue rosso come il
più puro dei rubini lo accese di una strana frenesia. Lasciando il ragazzo
ancora intontito per i colpi subiti, si sollevò togliendosi la casacca
e lanciandola lontana da sè. Una volta sfilati i pantaloni di tela se
li attorcigliò tra le mani fino a renderli una corda molto spessa con
la quale legò i polsi di Akira alla testata del letto in legno.
"Sei in mio completo potere, non c'è nulla che tu possa fare o dire
per riuscire a liberarti. Questo sarà il destino che ti sarà riservato
da oggi in avanti fino alla fine dei tuoi giorni" gli sibilò in
faccia con rabbia. Akira reagì solo con un lieve gemito dovuto al dolore
che gli proveniva dai polsi immobilizzati che si stavano già tingendo
di una malsana tonalità violacea per il ridotto afflusso di sangue. Solo
quando sentì Hisashi strattonargli i pantaloni per cercare di toglierli
decise di opporsi scalciando disperatamente nell'impresa di colpire il suo nemico.
Purtroppo la sua resistenza fu del tutto inutile e ben presto si ritrovò
nudo sotto lo sguardo famelico di Hisashi.
"Sei davvero un animaletto bellissimo, un degno premio per le mie gloriose
imprese!" mormorò il capitano accarezzando le forme snelle e sinuose
di Akira e leccandosi avidamente le labbra.
"Mi fai schifo, non mi toccare!"
Nuovamente l'impudenza del suo prigioniero venne punita da uno schiaffo che
si abbattè sulla guancia destra, già gonfia per il colpo precedente.
"Questa bocca può essere utilizzata per scopi migliori che non sia
il pronunciare scortesie!"
Hisashi si mise a cavalcioni sopra il volto di Akira e gli afferrò la
testa in modo da portargliela all'altezza del suo sesso inturgidito.
"Succhia!" gli ordinò. Akira strinse maggiormente le labbra
guardandolo con aria di sfida. L'ira di Mitsui aumentò a dismisura per
quel gesto facendogli quasi perdere il controllo. Gli cinse il collo con le
mani e comincio a stringere sempre più forte. Akira spalancò gli
occhi dilatandoli fino all'inverosimile, il viso diventava via via sempre più
rosso a mano a mano che gli veniva a mancare l'aria nei polmoni. Alla fine cedette
e aprì la bocca annaspante alla ricerca del bramato ossigeno e Hisashi
ne approfittò per penetrarlo con la sua erezione, affondando in lui finché
non raggiunse la parete interna della gola.
Sendo cercò di lottare contro i conati di vomito che gli salirono dallo
stomaco facendogli assaggiare l'acre sapore dei succhi gastrici. L'altro si
muoveva senza sosta nella sua bocca ansimando e gemendo senza lasciargli via
di scampo, non fermendosi mai finché non si riversò in lui facendogli
ingoiare il suo denso sperma.
Ancora con il fiato corto, Hisashi si scostò da lui sedendosi al suo
fianco. Akira tossiva convulsamente, pregando in cuor suo di poter vomitare
in modo da espellere fuori di sè ogni traccia di quell'essere abietto
che aveva rubato la sua libertà e la sua gioia.
Il capitano lo osservò con la coda dell'occhio. Anche con quell'aria
infelice da martire il suo giocattolo era sempre meraviglioso! Immediatamente
sentì di nuovo il desiderio crescere in lui. Lo voleva e lo voleva subito.
Lo afferrò per le spalle facendolo voltare con la pancia sul materasso.
Akira urlò cercando di liberarsi e riprendendo a scalciare, ma le mani
ancora legate sopra la testa non gli permettevano alcuna speranza di fuga.
Hisashi aspettò che l'altro si stancasse e allentasse la sua resistenza.
Appena lo vide un po' più tranquillo ne approfittò e, sollevandolo
per i fianchi, lo penetrò con un solo colpo facendolo gridare e singhiozzare
per il dolore.
Quanto adorava quel corpo caldo, stretto e avvolgente! Non fece passare molto
tempo prima di spingere con insistente frenesia dentro di lui, sempre più
veloce, sempre più a fondo, cercando di soddisfare il desiderio per quel
ragazzo che lo tormentava per tutto il tempo in cui era lontano dal suo corpo,
come se quello fosse stato l'unico posto in cui voleva stare e dal quale non
si voleva staccare.
Con un'ultima e violenta spinta si sciolse in lui emettendo un grido roco di
piacere. Si accasciò sulla pelle velata di sudore del suo involontario
amante appoggiando la testa sulla sua schiena e ascoltando il suo pianto sommesso
e disperato. Ai confini dell'incoscienza sentiva un senso di disagio e fastidio
farsi strada in lui, ma lo ignorò barattandolo con la dolce sensazione
di calore e morbidezza che le membra dell'altro gli trasmettevano. Si addormentò
così, rimanendo dentro di lui e tenendolo schiacciato su quel letto con
il suo corpo pesante e con la sua spietata volontà.
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Entro nella stanza portando la torcia con me.
Voglio vedere bene il viso di questo ragazzo.
Sposto la luce che il fuoco crea davanti a lui e scorgo i lividi causati dai
miei soldati e quelli che le catene cominciano a lasciare sulla sua pelle. Deve
essere scuro di carnagione, così diverso da me...
E' proprio vero... Siamo diversi in tutto, persino in questo... Siamo le due
facce di una stessa medaglia.
Lui è il bene e io il male...
Solleva il viso quel tanto che la catena gli permette di fare e di nuovo scorgo
in quelle iridi nocciola una forza e un orgoglio impareggiabili.
Chi in una situazione come la sua, avrebbe ancora il coraggio di guardare chi
lo tiene prigioniero con sfida e disprezzo?
Nessuno, o almeno nessuno lo ha mai fatto con me.
Adesso vorrei far ben altro con lui che stare solo fermo a guardarlo, ma per
ora non è il momento, per ora devo solo stancarlo... effettivamente quello
che vorrei fare io lo stancherebbe parecchio...
Trattengo un sorriso beffardo, per ora deve solo avere paura di me, anche se
sembra che niente sia in grado di spaventarlo davvero.
Forse solo la sorte dei due ragazzi che erano con lui, chissà sarebbe
felice di sapere che ora sono gli amanti del capo del mio esercito e del suo
consigliere militare... Stavolta sorrido, ma lui sembra non accorgersene, troppo
preso a fissarmi negli occhi.
Non so se lo faccia per sfida, per odio o solo perchè anche lui è
caduto vittima del fascino che questo corpo emana da ogni più piccola
parte.
Qualcuno è entrato in questa cella buia,
la fiamma della torcia mi ferisce gli occhi, impedendomi di mettere subito a
fuoco l'immagine. Un chiarore in uno sfondo di oscurità. Davanti a me
il mio carnefice. Un ragazzo... deve avere più o meno la mia età,
la sua pelle è chiara come la superfice lunare, i suoi capelli neri come
l'ala di un corvo; indossa una lunga tunica nera di velluto o almeno così
mi appare, aperta su di un completo: calzoni di pelle nera e tunica dello stesso
colore.. è bello da mozzare il fiato. Questo pensiero mi uccide... lui
è qui per farmi del male e io invece lo ammiro... sto diventando pazzo.
Lo guardo negli occhi, non ne vede il colore, ma percepisco che devono essere
chiari, mi amalia con la sua freddezza, sicurezza...
Sono in soggezione di fronte a lui, paura... e reagisco con arroganza e odio.
"Chi diavolo sei tu?"
Un ruggito che scaturisce dal mio essere.
Urla. Ed è anche più bello adesso.
La pelle illuminata dalla luce della torcia, la fiamma che si riflette su di
essa, rossa e lucente come lui, come i suoi occhi, i suoi capelli.
Mi chiede chi sono, ah se solo lui lo sapesse... se sapesse quello che significa
per me... perchè da come è spaesato, ne sono certo, non sa a cosa
è predestinato...
Come potrei rispondergli? Non posso certo che non posso.
Mi limito ad un piccolo sorriso, che credo apparirebbe sadico, ma non mi importa,
è bello vedere la sua frustazione, l'impotenza in quegli occhi. Deve
essere abituato a badare a se stesso e a quelli a cui vuole bene, e invece adesso.
Adesso è qui, legato, in mio potere, posso fare di lui ciò che
voglio, e per questo il mio animo esplode di gioia
Lo guardo e aspetto che parli di nuovo, perchè lo so, non starà
zitto, nemmeno se non gli rispondo.
Lo stronzo non si degna neanche di rispondere...
anzi si, una risposta c'è stata: un sorrisetto sadico che non promette
niente di buono.
Mi sento solo, impotente, la mia voglia di lottare sta vacillando... Vorei sapere,
conoscere molte cose, ma ho come l'impressione che qualsiasi cosa io chieda
avrà come risposta solo questo maledetto silenzio....
Gli ululati dei lupi in lontananza sono quasi un conforto... mi danno ancora
la certezza di essere vivo, in un incubo, ma il mio cuore ancora batte, forte,
come il ruggito di un leone...
Saya...
Il volto della mia gemella mi appare come un'ancora di salvezza.
Non posso arrendermi prima di aver tentato il tutto per tutto.
aledetto, mille volte maledetto!
Gli rivolgo uno sguardo pieno di astio, anche la mia voce ne è intrisa
mentre continuo con le domande.
Rispondi cazzo!! Chi sei e dove cavolo mi trovo? Dov'è Akira
e
Saya???"
Mi muovo di scatto, uno strattone e la catena mi ritira indietro, se non fossi
fermo contro questa roccia gli salterei alla gola..
Mi viene troppo da ridere, ma cerco di contenermi,
anche se credo che sarebbe una bella soddisfazione vedere il suo volto accendersi
ancora di più per l'ira.
La voglia di dire che sorte è toccata ai suoi amici è grande,
ma rimango in silezio, per aumentare la sua ira, forse i suoi poteri aumenteranno.
Ancora non ha dato prova di quello che è in grado di fare, forse non
vuole scoprirsi, non lo so ma non ha molta importanza, presto sarà costretto
a rivelarmi tutto il suo potere... non immagina nemmeno lontanamente quello
che lo aspetta...
Si muove, cerca di venirmi contro, ma la catena che lo inchioda alla parete,
non lo fa muovere, se non facendolo ricadere su se stesso. So io cosa gli farei
con quella catena, legato in quella maniera.... sento che se continuo così
comincerò a eccitarmi sul serio, ma che ci posso fare se la forze che
emana questa belva ferita e imprigionata è così grande?
Lui è così attraente... il suo corpo lo è, la sua anima
lo è , tutto di lui lo è. Che posso faci se il sui spirito indimabile
ora si trova a soffrire gemere chiamando il mio nome? Per maledierlo certo,
per chiedere vendetta, lo so, ma... chiama pur sempre la mia anima, no?
E io non posso lasciare inascoltato questo grido... Non temere mio dolce, bellissimo
e feroce prigioniero, persto ti darò ciò che meriti, e per questo
continuo a non risponderti, per piegare il tuo io e renderlo docile e mansueto
come un micetto. Urla, grida, gemi, chiedi vendetta, odiami: è questo
ciò che voglio.
Quel... quel bastardo non si degna neanche di mascherare il suo divertimento,
mi fa una rabbia. Vorrei spaccargli quella bella faccia d'angelo, che di angelico
non ha poi molto.
<Natsume_scrive> Mi fissa con un volto freddo ed inespressivo eppure nei
suoi occhi blu, illumonati dalle fiamme, leggo dell'ilarità trattenuta
a stento...
Ride.. sta ridendo di me e della mia sventura..
Prego Dio che si avvicini così tanto da potergli staccare a morsi quella
bella pelle candida... sembra così setosa...
No no no, scuoto la testa per schiarirmi le idee, mentalmente mi tiro un pugno
da solo, che diavolo vado a pensare, lui è il nemico, l'avversario da
battere, stracciare, umiliare... Ma se è così, perchè sono
io quello incatenato a questo maledetto muro, perchè sono io che brucio
di umiliazione, perchè sono io quello che muore dalla voglia di essere
sfiorato da quelle mani sporche di sangue innocente?
Sangue innocente???
Come faccio a vedere le sue mani lorde di quella linfa vitale?
Ora.. ora che ci penso, perchè percepisco una scia di liquido vermiglio
dietro di lui.. e questo alone di malvagità e crudeltà che lo
circonda...
E questo sensazione di potere, che cresce e si nutre del mio essere....
Cosa mi sta succedendo...
"Cosa mi sta succedendo..."
Un sussurro, nella mia testa, nella mia voce...
Sono così smarrito...
Sento che... il suo potere sta crescendo
chiudo gli occhi per un istante per concentrarmi e quando riapro gli occhi vedo
unaura fiammeggiante circondare il prescelto. Brucia come le fiamme dellinferno,
lodio che prova per me, sta facendo risvegliare i suoi poteri e io non
posso far altro che sorridere e stavolta non importa che mi veda, finalmente
sto per raggiungere il mio scopo
Vedo nei suoi occhi che se potesse mi ucciderebbe seduta stante, ma sento anche
molto chiaramente la sua confusione. E attratto da me, dal mio corpo,
dalle mie mani, da tutto il mio essere, persino dalla mia anima. Trattengo una
risata pensando che forse non è attirato proprio dalla mia di anima,
ma da quella di qualcun altro
dopo tutto quello che ho fatto, è
come se avessi assorbito le anime di tutti quelli che ho ucciso
Cosa mi sta succedendo?
La sua voce ora è un sussurro, non è alta e piena di boria come
prima, sta male, ha paura, è intimorito dai suoi stessi poteri e da me
Una parte di me è
intenerita da lui, ma è una frazione così
microscopica del mio intero essere, che sembra quasi ridicolo se paragonata
alla soddisfazione che sto provando ora per quello che sto facendo passare a
questo ragazzo così bello e così forte
forte e fragile
in una sola parola
perfetto.
E ancora non sa quello che lo aspetta!
Nella confusione che mi circonda percepisco uno scintillio candido... sta sorridendo...
Sta ridendo di me e io lo guardo affascinato, perso in quel bagliore...
I suoi occhi brillano come stelle nel firmamento... il mio furore cresce insieme
a questa sconsiderata ammirazione. C'è qualcosa che nel mio essere si
ribella, scalpita per uscire fuori e travolgerlo...
Vorrei solo dormire, chiudere gli occhi per un istante e riposare, ma non ci
riesco... Sveglio e vigile lo osservo, lo studio mentre qualcosa ruggisce come
un leone in gabbia.
Crack....
Spezzato...
Qualcosa dentro di me si è rotto...
Calore, bruciante, potente... come lava scorre nelle mie vene, nelle mie membra...
Rosso... fuoco fatuo davanti agli occhi...
Mi libro in volo, libero dalle catene, su di un vulcano incandescente, lontano
da tutto e da tutti, lontano dal dolore e dal rancore...
Buio... che mi circonda e mi avvolge, catene che mi bloccano e mi impediscono
di muovermi; ali bianche macchiete, che si spezzano e si contorcono...
Sono di nuovo in questa maledetta cella, il mio viaggio è finito e il
suo volto è di nuovo qui, chiaro.. cristallino... ad un soffio dal mio...
Laghi in cui vorrei annegare, bellissimi.. mille pagliuzze argente al loro interno..
vicino, sempre più vicino...
"No...."
Flebbile, inconsistente mi esce dalla gola riarsa.
"No!!!!!"
Un urlo e poi... la sua risata cristallina.
Urla.
Urla e il suo poter cresce.
Ora si è risvegliato completamente, ora il fuoco è uscito dalle
sue vene, la sua aura è sempre più brillante e intensa, sento
una forza a me sconosciuta scorrergli dentro, lo percepisco chiaramente.
Mi avvicino, lui ha gli occhi chiusi, sta prendendo coscienza di sé,
di quello che è, di ciò che può fare.
Il suo corpo è qui ma per un attimo interminabile, la sua anima si allontana,
fugge da qui, da me.
Vede morte e distruzione, come io ho fatto in modo di lasciare dietro di me,
libertà che vorrebbe, vita che desiderebbe, gioia, lontano da tutto e
tutti
Ma io glielo impedisco, quello che io sono, quello che lui deve
fare, glielo impediscono.
E il suo spirito torna qui, in catene insieme al suo corpo e io mi avvicino,
sempre di più.
No dice con poca convinzione.
Ancora un passo, poi un altro. Vicino, sempre più vicino
No! urla e si dimena.
Vicino, un solo passo mi separa da lui, dalla sua pelle scura come il miele
di castagno
miele
deve essere dolce come questo nettare
i
suoi occhi nocciola, pozzi dambra in cui perdermi, le sue labbra, spiagge
soffici e calde su cui naufragare.
Basta, deve essere mio.
Mi avvicino ridendo, in modo chiaro, così che lui possa capire quanto
mi diverto.
Mi chino su di lui, troppo sorpreso per reagire, non si accorge delle mie labbra
che catturano le sue, la sua bocca leggermente aperta per lo stupore mi lascia
libero accesso e io entro, entro ed è come se tornassi a casa dopo lungo
tempo, tanto è buono il suo sapore.
Mio.
Adesso è mio, e lo sarà
in ogni senso, ogni cosa di lui
mi apparterrà.
Sensazioni sconvolgenti mi travolgono, si accavallano
alla ricerca di un posto nella confusione che regna sovrana.
La sua bocca sulla mia, umida, avvolgente...
Dolce.. ha un sapore dolcissimo.. un frutto succoso da mordere, mangiare...
La sua lingua che mi esplore mentre tento di resistere, per non soccombere al
piacere che infido si fa strada nella mia pelle.
Brividi che mi assalgono la schiena gelida mentre una mano birichina si fa strada
lungo il mio torace.
Gemiti soffocati nella sua bocca, rochi... sensuali persino alle mie orecchie...
Mi sento strano.
Tremo tra le sue braccia di piacere e disgusto, non so che fare... mi lascio
trascinare da lui, dal suo calore.
Le sue braccia mi avvolgono; palmi setosi scorrono sulla mia spina dorsale,
avvicinandomi al suo corpo...
Un tarlo insistente... una voce mi avverte di smetterla...
Vorrei ignorarla, ma mi travolge come un fiume in piena, martellante non mi
da respiro....
Basta...
Fa male!
Sento le lacrime pungermi gli occhi.. sono così debole...
Il dolore aumenta, insostenibbile...
Smettila!!!
Vorrei prendermi la testa e sbatterla contro il muro; strattono queste maleddette
catene che mi tengono bloccato, mi muovo come impazzito... sono ancora qui..
il suo corpo sul mio... la sua bocca sulla mia... la sua lingua che mi fruga...
Non ce la faccio più.
Lo mordo.
Un sapore ferroso mi invade la bocca.
Si allontana di scatto, è arrabbiato... molto.
E poi lo sento.
Brucia sulla mia pelle.
La guancia si sta gonfiando...
La sua mano ancora a mezz'aria.
La voce è scomparsa.
E sconvolto, lo sento.
Vorrebbe rispondere, baciarmi, muovere la sua lingua con la mia, sentire le
mie mani sul suo torace che si muovono con più sensualità, vuole
carezze più intime, vuole il calore del mio corpo premuto contro il suo.
Mi odia, ora mi odia davvero , perché una parte di lui è attratta
da me, mentre laltra mi respinge.
Vuole essere libero dalla mia lingua invadente, non sentire i nostri sapori
mischiarsi, i nostri calori fondersi, benchè lo stia solo accarezzando
sul torace e sulla schiena. La sente come una violenza, il suo animo adesso
è ferito e umiliato, eppure
Eppure freme dal desiderio di andare avanti.
Come lo so? Non grazie ai miei poteri, no. Lo sento dentro, non so in che punto,
ma dentro di me qualcosa sente e conosce tutto quello che riguarda lui
E poi
Mi morde
i suoi denti affondano nella carne.
Sangue. Rosso. Come lui.
Ferro nella mia bocca e nella sua. Prima dolce miele e ora questo
La mnia mano si alza. Lo schiaffeggio con forza.
Non deve permettersi mai più di ribellarsi a me, al mio volere, perché
tutto, soprattutto la sua vita, dipende da me, dai miei desideri.
Ha perso la voce, è troppo shiccato per reagire, per aggredirmi con le
perole come ha fatto sin ora.
Lo guardo con spregio. Adesso si è messo in grssi guai.
Doaho. Glielo dico a bassa voce, più un sibilo che
altro.
Povero illuso, se pensi di aver dimostrato coraggio ti sbagli, se credi che
non mi avvicinerò più a te ti illudi, se immagini che la mia vendetta
sarà tremenda
sogni, perché la mia vendetta sarà
il tuo incubo peggiore.
Mi volto e esco dalla cella chiudendo la porta alle mie spalle, senza degnarlo
di un solo sguardo o di unaltra parola.
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Continua....