Disclaimers: i
personaggi sono di mia esclusiva proprietà, quindi mi riservo il diritto di
trattarli male quanto voglio^^
Le feu dans
l'ame
parte III
di Korin
Filevrynn…non avrebbe mai osato credere che un posto simile potesse
esistere al di là del confine invalicabile dei sogni. Sorrise pigramente
al sole, coi gomiti poggiati sulla balaustra di pietra finemente
intagliata, godendosi ad occhi chiusi quella sensazione di pace. C’era
sempre un silenzio dolce, quasi divino, rotto solo dal canto degli uccelli
e dal frusciare della vastissima foresta che si estendeva davanti ai suoi
occhi. Poggiò il mento sugli avambracci incrociati. Si era svegliato da
due giorni e non aveva visto altri che Lir’yel e quella stanza eppure non
aveva mai provato il desiderio di sapere da cosa lo separavano le porte di
legno intarsiato alle sue spalle. Se lo avesse desiderato avrebbe potuto
uscire e scorrazzare liberamente per il palazzo, ma ancora non se la
sentiva di incontrare altra gente; era la prima volta che gli veniva
concessa la libertà di decidere della sua vita e ne era immensamente
felice, anche se piuttosto intimorito.
“Meriart!”
Il ragazzo contrasse il viso in una smorfia e si girò di tre quarti per
guardarsi alle spalle. Accennò un sorriso imbarazzato, arrossendo e
rientrò a malincuore.
“Scusa.”
Lyr’yel scosse piano la testa, con un lieve sospiro contrariato.
“La tua pelle è ancora troppo sottile, quante volte te lo devo ripetere?”
Il suo tono esprimeva un certo disappunto, eppure un attimo dopo rise
piano.
“Ma è anche vero che se tu non fossi tanto testardo non saresti
sopravvissuto fino ad oggi.”
Meriart piegò all’insù un angolo della bocca, guardandolo dal basso come
un bambino sorpreso a combinare qualche guaio. L’altro scosse di nuovo la
testa, con un’espressione teatralmente rassegnata, tanto buffa che non
riuscì a trattenere una risatina. Il ragazzo biondo sorrise con gentilezza
e gli porse una coppa di metallo.
“Tutta, da bravo…”
Meriart strinse le dita con cautela intorno al contenitore. La coppa
conteneva un liquido trasparente, verde intenso. Lo annusò con
circospezione. Aveva un odore lieve, familiare, che ricordava la resina.
Da quando si era svegliato aveva bevuto altri strani intrugli però questa
volta qualcosa che non riuscì ad identificare lo infastidì, ma per non
irritare l’altro agitò piano il bicchiere e poi inghiottì un piccolo
sorso. Era tiepido, piacevolmente amarognolo. Aggrottò le sopracciglia.
“Prima di domani.”
Meriart alzò lo sguardo timidamente, per qualche motivo in preda a d un
leggero imbarazzo. Lir’yel si coprì la bocca con una mano e rise, gli
occhi animati da un’innocente malizia.
“Che c’è?”
Il ragazzo biondo scosse la testa, continuando a sorridere.
“Sei buffo.”
Meriart atteggiò le labbra in una smorfia sospettosa e poi svuotò il
bicchiere, continuando a guardarlo di soppiatto.
“Perché ho l’impressione che vorresti prendermi in giro ma ti trattieni
dal farlo?”
Vedendosi scoperto Lir’yel non si curò di nascondere la propria sorpresa,
limitandosi a scrollare appena le spalle.
“Perché abbiamo abitato mondi diversi, e ciò che qui è un’innocua
sciocchezza potrebbe apparirti perfino offensiva.”
L’altro ragazzo sbatté le ciglia, mordendosi il labbro inferiore, poi
parlò, molto lentamente.
“Non se è detta da te…o da chiunque altro possa abitare questo luogo,
credo…”
Il biondo sorrise ancora, in un modo indefinibile.
“Sei una persona saggia, questo ti tornerà utile.” gli tese una mano “Su,
ora vieni con me.”
Meriart lo seguì docilmente fuori dalla stanza, in un corridoio illuminato
da un’incredibile serie di finestre a sesto acuto oscurate appena da tende
bianche sottili come veli. Strinse le dita intorno a quelle del suo
mentore, tirandosi indietro impercettibilmente. Lir’yel gli regalò il
sorriso più dolce che gli avesse mai visto.
“Non incontrerai nessun altro oltre a me fino a che non ti sentirai di
farlo.” lo rassicurò “E se anche dovesse accadere ti sarà rivolto solo un
saluto senza chiederti nulla in cambio.” alzò una mano per toccargli la
guancia “Qui sarai sempre al sicuro, da chi ti vuole male e da chi
potrebbe ferirti per eccesso di gentilezza.”
Meriart si lasciò condurre senza opporre altre resistenze, ma non riuscì a
concentrarsi su qualcosa che non fosse il loro avanzare e l’eco dei passi.
Lir’yel infine spinse una pesante porta intarsiata, conducendolo
attraverso una camera luminosa, dai muri dipinti a tralci d’edera, quindi
scostò delle tende di velluto pesante che odorava di resina.
“Eccoci.” annunciò.
Meriart si fermò sulla soglia, lasciandosi sfuggire un’esclamazione
meravigliata. L’aria era calda, satura del vapore che si alzava lentamente
dal piccolo bacino in cui si raccoglieva l’acqua che sgorgava da una
cascata circondata da piante cadenti. Alcuni piccoli uccelli colorati,
sorpresi, volarono via, attraverso un semicerchio che sovrastava la
cascata. Il ragazzo avanzò di qualche passo e sfiorò la parete appannata
con le dita, tracciando linee trasparenti e umide.
“E’ vetro.” disse il biondo.
“Sì, lo conosco…” ribatté l’altro ragazzo, a bassa voce e poggiò le dita
con più decisione “solo non credevo si potesse crearne tanto…”
In silenzio, con abilità tracciò e intersecò tra loro alcune linee curve,
poi ritirò la mano di scatto, e gettò un’occhiata timida, di scusa al suo
interlocutore. Il ragazzo biondo aggrottò le sopracciglia, concentrandosi
sulle linee.
“Finiscilo.”
Meriart intrecciò tra loro le dita, per contenere un improvviso timore.
“C-come?”
Lir’yel tornò a sorridere.
“Per favore, finiscilo…può essere importante.”
L’altro ragazzo si morse il labbro inferiore e ubbidì, tracciando con
velocità e perizia un intreccio complicato e dall’oscura natura; mentre le
sue dita scorrevano sul vetro cominciò a parlare..
“Mia madre lo disegnava spesso…e poi ha insegnato a me, l’ho fatto
talmente tante volte che ormai la mia mano si muove da sola...quando vedo
uno spazio pulito quasi non riesco a farne a meno.”
Lir’yel si avvicinò. Poggiò un dito su una lastra sorridendo ad occhi
socchiusi sentendo sotto il polpastrello le tracce del potere del suo
ospite. Meriart si scostò per lasciarlo libero di osservare il disegno;
non capiva bene, ma l’espressione dell’altro ragazzo aveva qualcosa di
strano, indefinibile, di cui non riusciva a comprendere la ragione.
“Questa è un’invocazione.” annunciò infine il ragazzo biondo.
Il tono della sua voce esprimeva un certa sorpresa, ma sembrava più dovuta
alla conferma di una teoria che non al fatto di trovarsi di fronte a
qualcosa di sconosciuto.
“Sono poche le persone che possono tracciarla senza che il potere che la
attraversa si rivolti contro di loro. Guarda.” toccò un punto preciso, un
intreccio di tre linee “Questo di solito è una porta chiusa a chiave, la
maggior parte dei maghi non si azzarda nemmeno ad arrivare fino a qui, tu
la tracci praticamente spalancata ma senza richiamare nulla” reclinò di
lato la testa, finalmente comprendendo e poggiò l’indice su un altro nodo
dell’intreccio “perché qui contiene un ordine preciso. E’ una specie…di
piccione viaggiatore.”
“Piccione…viaggiatore?”
Il ragazzo biondo rise piano.
“Beh, quasi…”
Si voltò verso il suo ospite che lo guardava confuso e intimorito.
Sorridendo gli strinse il viso fra le mani.
“In questo istante io ti giuro che avrai tutte le risposte che cerchi.”
sorrise ancora “ ma solo quando sarà il momento opportuno e tu potrai
capire giudicare con lucidità. Ora presta bene attenzione a quanto sto per
dirti e non scordartene mai, qualunque cosa ti accada o ti venga detta:
tra tutte le menzogne in cui ti hanno fatto vivere l’unica verità è che
sei diverso dagli altri esseri umani e devi imparare ad esserne
orgoglioso, perché è un dono che si elargisce a pochi e non una condanna.”
Meriart scosse piano la testa.
“Ma io così…ho ucciso… delle persone…” bisbigliò.
“E ne hai salvate molte di più trattenendoti dal bruciare i loro granai.”
gli asciugò gli occhi improvvisamente umidi e lo abbracciò “ora basta. Mi
ero ripromesso di non fare nulla che potesse amareggiarti, ma parlo sempre
troppo, dovrei cucirmi la bocca.”
Meriart tornò a sorridere e si concesse di allacciarsi al suo salvatore,
Era una strana sensazione, al di fuori di sua madre nessuno lo aveva mai
abbracciato, quando però il suo compagno si allontanò e abbassò le mani
sulla cintura della sua vestaglia arretrò di scatto.
“Insomma…non vorrai fare il bagno vestito!”
Lir’yel aveva parlato con il tono di una madre spazientita, le mani
poggiate sui fianchi e un’espressione teatralmente contrariata ma era
chiaro che era turbato dalla sua reazione e Meriart ne fu profondamente
addolorato. Distolse lo sguardo per un attimo, poi sospirò e si strinse le
braccia intorno al corpo.
“Scusa.” si morse il labbro inferiore, senza guardarlo in viso “ E’ che…
non sono abituato ad essere toccato…così.”
Così…Lir’yel aggrottò le sopracciglia. “Così” poteva essere la faccia
improvvisamente illuminata di molte cose, tutte ugualmente terribili. Era
incredibile come anni di sofferenza potessero essere contenuti in una
parola tanto semplice.
“No, è colpa mia.”
Il ragazzo biondo sospirò profondamente.
“A volte dimentico come vanno le cose nel mondo, scusami.”
Rimase a testa china alcuni istanti poi tornò a sorridergli.
“Però bada, dovrai abituartici…a Filevrynn la gente si comporta molto
diversamente da quella che viene definita come comune convenienza.”
Con disinvoltura si slacciò la vestaglia e la poggiò sulle rocce,
dopodiché entrò nell’acqua. Meriart si scoprì a sorridere. Aveva visto
spesso i ragazzi del villaggio fare il bagno nudi nel fiume ma
contrariamente ad ora nel guardarli aveva sempre provato una sensazione
sgradevole. Lir’yel invece si comportava con la naturalezza di un bambino,
era impossibile provare imbarazzo in sua presenza. Lo imitò, entrando
nell’acqua con cautela, cercando di non scivolare e andò a sedersi accanto
a lui. Sospirò profondamente. Il ragazzo biondo gli sorrise con
indulgenza.
“Ti da fastidio che sia qui?”
Meriart scosse la testa.
“Allora?”
“Come fai ad essere sicuro che non farò del male a qualcuno?”
Il suo salvatore si girò verso di lui, poggiando un gomito sulla pietra
scolpita. Non avrebbe voluto affrontare quel discorso tanto presto,
tuttavia la coscienza del suo ospite sembrava non volergli lasciare altra
scelta.
“Non avrei voluto dirtelo ora, per non spaventarti…ma vederti angustiare
per i prossimi tre giorni è qualcosa che non sopporterei.”
Alzò una mano a carezzargli la guancia, un angolo della bocca piegato
all’insù.
“Ne sono sicuro perché ho la possibilità di fermarti.”
Gli pizzicò la guancia, stupendolo con un sorriso sfacciato.
“Chi credi che sia venuto a ripescarti in mezzo alla foresta?”
Meriart sbatté le palpebre.
“Come?”
Lir’yel fece scorrere la mano verso l’alto, lungo la sua guancia poi sulla
fronte e infine tra i suoi capelli ancora corti.
“Sono molto potente, non hai nulla di cui preoccuparti, se dovesse essere
necessario potrei fermarti; però ragiona: siamo in primavera, non è
accaduto nulla finora, perché dovrebbe accadere adesso?”
L’altro ragazzo scosse la testa.
“Non lo so…però una volta è successo, potrebbe accadere di nuovo…”
Il ragazzo biondo aggrottò do nuovo le sopracciglia, contrariato.
“Sei davvero testardo.”
Di fronte al viso rammaricato del suo compagno Lir’yel sospirò,
comprensivo.
“Insomma Meriart…io non so cosa sia accaduto, ma so per certo che ti sei
solo difeso…come faccio ad averne la sicurezza non è cosa che ti dirò ora,
ma la conseguenza logica è che poiché qui nulla ti minaccia non hai motivo
di reagire.” piegò all’insù un angolo della bocca “Sei solo spaventato e
posso capirlo, ma non ne hai più motivo, credimi. Qui sei al sicuro, e noi
siamo al sicuro da te, non ci sarà nulla che potrà turbare questo
equilibrio, assolutamente nulla.”
Meriart annuì, gli occhi verdi di nuovo lucidi, questa volta però a causa
di una sconosciuta commozione che sembrava scioglierli il cuore. Si coprì
il viso con una mano, col risultato inaspettato di trovarsi stretto in un
abbraccio forte e fraterno. Sospirò piano, abbandonandosi a quella
stretta. Lir’yel gli carezzò a lungo i capelli e la nuca, cullandolo quasi
impercettibilmente
“Va meglio?” sussurrò.
”Sì”
“Vuoi restare ancora un po’ così?”
“Ti prego…”
Il biondo rise piano.
“Va bene.”
Poco più tardi Meriart si era quasi appisolato, con la guancia poggiata
contro la sua spalla. Lir’yel si appoggiò al bordo intagliato. Il suo
ospite era una creatura straordinariamente mite, sembrava impossibile che
fosse il ricettacolo di un potere così devastante. Gli carezzò la schiena,
seguendo la colonna vertebrale con la punta delle dita. Avvertiva
chiaramente la forza che pervadeva il suo essere e ora ne conosceva anche
l’ origine, eppure non riusciva a identificare i sigilli che ne impedivano
il fluire incontrollato.
“Ah!”
Meriart gli afferrò le spalle, scattando indietro. Si guardò intorno
smarrito, quindi arrossì, e chinò gli occhi.
“Scusami…”
Il biondo scrollò le spalle.
“No, è di nuovo colpa mia…ora farò una cosa strana, non spaventarti.”
Fece scivolare la mano sinistra sulla sua spalla, lungo la scapola, fino a
poggiare le dita sulle vertebre cervicali. Meriart fece una strana
smorfia.
“Ti fa male?”
“No…ma sento freddo.”
“Freddo?”
Lir’yel sbatté le palpebre, mentre una piccola smorfia gli deformava la
bocca poi rise di nuovo.
“Aaah, sei davvero una creatura unica al mondo…” disse allegro.
Lo scostò con gentilezza e si alzò in piedi.
“Avremo molto da discutere noi due.” continuò, strizzandogli un occhio.
Meriart quasi suo malgrado si trovò a sorridere, ma quando il suo
salvatore gli diede le spalle la sua espressione mutò. Sulla pelle
leggermente arrossata della sua schiena spiccavano dei segni biancastri,
sottili, lunghi almeno una spanna, di cui non faticò a riconoscere la
natura. Deglutì a vuoto. Lir’yel arrivò sino alla cascata, poi tese una
mano a palmo in su verso una pianta sospesa e scandì con dolcezza qualche
parola in una lingua sconosciuta. Meriart sgranò gli occhi, rimanendo
letteralmente a bocca aperta. La pianta si mosse, lentamente, come se
fosse scossa da una brezza leggera e il fusto di due rami giovani si
strozzò.
“Coraggio, vieni qui.”
Meriart ubbidì, piuttosto incuriosito.
“Cosa…”
“Tutto a suo tempo. Tieni.”
Lir’yel gli mise tra le mani uno dei due rametti.
“Fai come me.”
Imitato dal suo ospite staccò le foglie una per una, formulando una parole
diversa ogni volta; le raccolse nella mano destra poi mormorò una frase
più lunga rivolto al ramo spoglio e lo abbandonò sulla superficie
increspata dell’acqua, con l’apice rivolto nella direzione della corrente.
“Così abbiamo reso grazie alla terra, all’acqua, alla luce, all’aria e
alla piccola che è stata tanto cortese con noi.” sorrise “Guarda.”
Spezzò le foglie e le sfregò tra il palmo delle mani; una schiuma
verdognola e profumata si fece largo tra le sue dita.
“Sfregala sulla pelle, hm?”
Meriart ubbidì, tra il sorpreso e il compiaciuto. Era piacevole, insolito,
e divenne perfino divertente quando all’improvviso Lir’yel chiuse le mani
a coppa e gli schizzò l’acqua in viso.
“Non ho detto che devi scorticarti!”
Arretrò di un paio di passi, guardandolo dal basso, con un sorriso di
sfida sulle labbra.
“Allora?”
Meriart gli gettò un’occhiata interrogativa, poi sorrise e decise di
accettare la sfida, di giocare come non aveva mai avuto modo di fare
quando era bambino, di dimenticare tutte le domande e le insicurezze,
almeno per un po’.
Più tardi, ancora ridendo Lir’yel si sedette sul bordo della vasca e
sciolse i capelli fradici. Meriart era seduto di fronte a lui, sprofondato
nell’acqua fino al mento e gli occhi ridenti.
“Grazie.”
Il ragazzo biondo sorrise.
“Di cosa?”
“Di tutto questo.”
Lir’yel scrollò le spalle.
“Non devi…tutto ciò che faccio è una mia libera scelta e io ne sono
felice.” sorrise di nuovo “Tutti ne siamo felici. Mentre eri incosciente
ti hanno sostenuto molte persone, hanno pregato e sofferto per te, hanno
alleviato la sofferenza e favorito la guarigione…e ora non aspettano altro
che tu ti senta abbastanza sicuro per incontrarle. Nessuno ti forzerà, se
la cosa ti fa piacere potrai passare anche anni in quella stanza, però
impara fin d’ora ad accettare una cosa: tutti noi di Filevrynn non
possiamo e non potremo mai fare a meno di amarti.”
Meriart ascoltava in silenzio, gli occhi di nuovo umidi e sgranati sulla
creatura meravigliosa che con tanta naturalezza, perfino leggerezza, gli
stava dicendo di essere così importante per persone di cui lui non
conosceva nemmeno l’esistenza. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole
gli morirono in gola, soffocate da un singhiozzo e dalle mani che si
premette sulla bocca. Dalla sua posizione Lir’yel sorrise di nuovo,
intenerito.
“ Ahy…ho di nuovo parlato troppo.”
Meriart scosse la testa. Trasse un respiro profondo e finalmente tornò a
guardarlo in viso.
“Tu mi dici cose meravigliose senza alcun riguardo…non sono abituato a
tanta gentilezza.”
Il biondo rise piano, inclinando di lato la testa.
“Allora dovrai imparare in fretta, solan…altrimenti passerai intere
giornate ad asciugare i tuoi bellissimi occhi.”
Meriart lo guardò incuriosito.
“A Filevrynn buona parte delle regole che ti hanno inculcato non ha alcun
valore.”
Lir’yel accavallò le gambe snelle, assumendo l'aria di un maestro alle
prese con un allievo alle prime armi.
“Ad esempio qui abbiamo l’abitudine di parlarci chiaramente, qualunque
cosa abbiamo da dirci, piacevole o spiacevole, così si evitano equivoci e
disaccordi; i primi tempi è difficile, ci si sente vulnerabili, e si ha
paura di venire giudicati e isolati…però col tempo diventa un’abitudine
piacevole; tu dici la verità e gli altri fanno altrettanto, fiducia e
rispetto sono i pilastri fondamentali di questa comunità.”
Meriart sbatté le palpebre, mordendosi piano l’interno della bocca.
“Mi stai descrivendo un mondo perfetto, lo sai?”
Il biondo scosse la testa.
“Filevrynn non è perfetta, ma chi vive qui cerca di renderla migliore del
mondo che la circonda, questo è tutto.”
Si alzò in piedi e strinse i capelli tra le mani per liberarli dall’acqua.
“Su vieni fuori, altrimenti rischi di sentirti male.”
Meriart ubbidì, constatando che, in effetti, le gambe non lo reggevano
appieno. Lir’yel ridacchiò, si rivestì e avvolse un asciugamano intorno
alla testa. Con un gesto istintivo l’altro ragazzo si passò una mano fra i
capelli cortissimi e ormai quasi asciutti.
“Avranno tutto il tempo di ricrescere, non preoccuparti.”
“Hm.”
Lungo il corridoio Meriart si attardò ad osservare gli arazzi che ornavano
le pareti. Il suo salvatore lo attese con pazienza e comprensione: se il
suo ospite avesse cominciato a provare interesse per Filevrynn tutto
sarebbe stato certo molto più facile. Avrebbe dovuto avere molta pazienza,
ma in fondo il tempo non era più un problema
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