Finalmente Cuthbert-Roland. Ambientata a Mejis quando Roland ha quattordici anni, subito dopo che minaccia Cuthbert con la pistola di stargli lontano quindi sarebbe la prima del ciclo Ka-shume, una one shot breve... l'ispirazione comincia a scarseggiare... Spoiler quarto libro. Pov Cuthbert.



 


 

 

Le debolezze di un uomo

 

di Mia

 



Ci sono eventi che possono far cambiare, nel bene o nel male, la vita di un uomo: essere tradito dalla persona che si ama è uno, essere minacciato di morte dalla stessa persona può esserne un altro. Io l’avevo vissuti entrambi e da quel momento non fui più lo stesso. Ovviamente mi avevano cambiato in peggio… mi ero rotto di fare il bravo ragazzo, simpatico a tutti, il buffone di tutti. Ero stato tradito, abbandonato, soggiogato e minacciato dallo stesso ragazzo che diceva di amarmi solo un mese prima. Ero incazzato e non poco... lui era mio, non capivo come facesse a non comprenderlo, non capivo come potesse stare nudo vicino a qualcuno che non ero io e a farci l’amore quando mi aveva giurato amore eterno. Lo disprezzavo, lo avrei voluto uccidere magari mentre era in preda all’orgasmo che non gli procuravo io e poi uccidermi io stesso per starci insieme per sempre nella morte perchè nonostante fossi così incazzato il mio desiderio era comunque rimanere al suo fianco, vivo o morto ormai non aveva più importanza. In realtà fare del male a lui per me era andare contro natura, quindi quello che feci fu prendermi le mie prime sbronze e sbattermi le mie prime ragazze appena ero libero da ogni mio dovere. Scoprii così il mondo delle donne, fantastico di per sé ma mai lontanamente comparabile al mondo che avevo conosciuto finora. Per questo motivo e per pura curiosità approfondii il discorso anche con gli uomini, questo mi fece definitivamente affermare che il mondo Roland era un mondo totalmente al di sopra di tutto e di tutti, lui era la perfezione, il perché del mio essere, colui che un tempo avevo avuto il privilegio di avere e che ora non avevo più. Scaricavo questa verità su chiunque mi capitasse a tiro, donna o uomo che fosse mi andava bene, mi bastava un corpo su cui poter immaginare una faccia diversa da quella reale ma quando l'illusione finiva ovviamente mi infuriavo ancora di più, mai con i miei amanti ma con me stesso e con Roland. Non volevo sentirlo e né vedere anche se mi mancava, non volevo sapere quello che faceva, almeno così mi raccontavo, quindi meno tempo passavo lucido meno soffrivo per lui. Riuscivo persino a litigare con Alain che era l’innocenza fatta in persona, mi bastava che mi sfiorasse per sbaglio per farmi andare su tutte le furie. Questo perché non potevo sfogarmi con chi mi aveva ridotto così, lui era il mio stracazzissimo Dinh e meritava un rispetto che non si era conquistato, almeno non ai miei occhi, non agli occhi di un innamorato che era stato tradito e gettato via come un qualcosa di ormai inutile e passato. Non ci parlavamo da una settimana e le cose andavano sempre peggio sia perchè ci evitavamo sia perchè gli incontri con Susan andarono in aumento. Iniziarono le ripicche, su tutte una: per andare a fare visita allo sceriffo di Mejis Roland scelse di portarsi dietro Alain piuttosto che me lasciandomi il compito di contare per l’ennesima volta quei merdosi cavalli che si rifiutavano di essere del numero giusto. Mi mandava in bestia poi il fatto che Roland non si accorgesse di quello che stava accadendo intorno a noi, ancora di più mi faceva infuriare il fatto che non se ne accorgesse perchè troppo cieco dell'amore per la giovane Susan. C’era qualcosa che non andava ma Sua Maestà So Tutto Io si ostinava a sostenere il contrario forse perché ammetterlo gli avrebbe levato troppo tempo da passare con lei. Odiavo Roland ma non riuscivo a detestare lei, probabilmente se non fossi stato già innamorato l’avrei amata anch’io, questo mi faceva sentire senza speranza, sapevo che era una cosa seria tra i due anche se non l'avrei mai ammesso con nessuno e per molto tempo non l'ho fatto neanche con me stesso... Scegliere Alain per una visita ufficiale fu un nuovo colpo basso da mandare giù, forse il più duro che mi fece esplodere del tutto. Voglio bene ad Alain ma insomma non c’è veramente paragone tra me e lui in fatto di abilità era ovvio che sarei dovuto andare io con Roland come sempre avevamo fatto… ma no il signorino doveva tenermi il muso e rischiare così la sua vita e la nostra. Ero infuriato e neanche le rassicurazioni di Alain che tutto si sarebbe aggiustato servirono a calmarmi. In fondo perché avrei dovuto credergli se anche lui era cotto di Roland sin da quando eravamo bambini? Quasi glielo urlai contro che stava pensando solo a se stesso quando in realtà lo stronzo ero soltanto io.
- E’ facile per te parlare vero? Da quando aspettavi un simile momento?-
- Di che parli?-
- Del fatto che sei innamorato di Roland e che sei sempre stato invidioso di me-.
- Hai ragione amo Roland ma non potrei mai provare invidia per te Cuth che gli hai dato così tanta felicità-. Sapevo che era vero Alain è la persona più buona e onesta che abbia mai conosciuto ma il sapore metallico della pistola di Roland che sentivo ancora in bocca mi faceva diventare cattivo.
- Oh sì certo e scommetto che non è tua intenzione provarci appena ti si presenta l’occasione giusta!-
- Nay, io lo amo platonicamente e poi niente e nessuno può mettersi tra di voi…-
- Ah no? E Susan come la chiami, un incidente di percorso?-
- Susan non è te-.
- Già e io non sono lei!- Non so se Alain con il suo tocco avesse previsto tutto il casino che sarebbe successo a giorni: lo scontro con Jonas, la morte di Susan, ma chissà cosa sarebbe successo se Susan fosse sopravvissuta e avesse dato alla luce suo figlio, Roland sarebbe mai stato più mio? Lei non era me è vero ma questo non toglieva il fatto che Roland fosse realmente innamorato di lei e che per lei aveva abbandonato tutto, per me l’aveva mai fatto? No anzi, io stesso ero stato abbandonato da lui e chissà quanto tempo avrebbe impiegato ad andarsene quel sapore metallico che mi stava avvelenando l’anima.
- Parlerò con lui e lo farò ragionare…-
- Perché mi vuoi aiutare?-
- Perché ti voglio bene e perché siete fatti per stare insieme anche se non come amanti almeno come amici-. Detestavo averlo come amico, lui era fatto per essere mio amante, il suo corpo doveva essere solo mio e solo io dovevo essere degno del suo amore. I nostri corpi erano plasmati per fare l’amore per l’eternità, ogni protuberanza e profondità doveva essere riempita dal corpo dell’altro e il ka voleva che fossi io a dover riempire e amare il corpo di Roland come lui era fatto per accogliere me. Già allora sapevo che essere amico di Roland non voleva dire nulla, Roland sapeva essere spietato con i suoi amici tanto quanto con i suoi nemici, plagiava a suo comodo chi gli stava intorno e l’unica che poteva ritenersi al sicuro era la persona che amava.
- Per una vita sono stato suo amico, siamo al punto di dover tornare indietro allora?-
- Preferisci com’è adesso?-
- Certo che no-. Avrei preferito uccidere il Roland che era diventato e far tornare indietro il mio amore, avrei voluto uccidere Cort per essersi lasciato battere da un pennuto e avrei voluto uccidere Steven Deschain per averci mandato in quello schifo di posto ritenendoci così al sicuro. Al sicuro… io ero già stato ammazzato due volte, una volta quando ho scoperto di Susan la seconda quando Roland mi ha puntato la pistola contro, per non parlare dei vari incontri spassosi con i Cacciatori della Bara...
- Per quanto può valere non piace neanche a me come si sta comportando Roland-.
- Posso rimanere a dormire vicino a te…-
- Certo…- Non ero più abituato a dormire da solo, nonostante fossero passate settimane dall’ultima volta che avevo tenuto tra le braccia Roland in realtà, non avevo passato una sola notte veramente da solo, mi mancava il calore di un corpo maschile affianco al mio. Mi stesi affianco ad Alain e le sensazioni di un corpo vicino al mio erano così belle che mi strinsi ancora di più a lui. Vista la sua passività mi trovai a sfogare tutta la frustrazione e la rabbia sul suo corpo lo presi con forza senza dargli possibilità di sfuggirmi e lo sbattei fino a quando non venni. L’unica attenuante che posso trovare e che sapevo che non era vergine, aveva una storia con lo stalliere di corte e mi bastava guardarlo per sapere che non era lui l’attivo tra i due. Una volta tornato lucido mi accorsi di quello che avevo fatto e anche del fatto che Alain non aveva neanche provato a ribellarsi ma era rimasto immobile in attesa che finissi.
- Gan mi dispiace… io non volevo…-
- Shh… lo volevi… spero che ora ti senta meglio-.
- Sentirmi meglio? Ti ho violentato come faccio a sentirmi meglio!-
- Non mi hai violentato, non mi pare di essermi ribellato…-
- Perché te lo sei lasciato fare?-
- Avevi bisogno di sfogarti ed è meglio che ti sfoghi con me che con qualcun altro che potrebbe prenderla male-.
- Grazie Al, sei il mio angelo custode-. Il sesso come sempre mi scaricò e finalmente tornai ad essere più calmo e razionale, provavo rimorso per quello che avevo appena fatto ma il pensiero che Roland era in compagnia di Susan mi mandava il sangue al cervello. La mattina Roland ci trovò abbracciati ci guardò appena e poi andò a cambiarsi, quanto mi fece male la sua freddezza, avrei preferito che si mettesse ad urlare e a picchiare, ma non mostrare una simile indifferenza. Sono sicuro che sapesse quello che avevo fatto e quella era la mia punizione: il suo silenzio, il suo disprezzo.
- Credi che se la sia presa?- Mi chiese Alain preoccupato. A volte il mio amico si dimostrava alquanto tonto, gli baciai i capelli biondi con affetto e mi rivestii prima di uscire dal suo giaciglio.
- Non mi ha portato la colazione a letto quindi credo proprio di sì. Dovrebbe importarmi? Lui si sbatte Susan quotidianamente!-
- Veramente anche tu te ne sbatti qualcuna quotidianamente….-
- Certo lo faccio per ripicca!-
- Oh! Grazie tante!-
- Con te non è stata una ripicca era uno sfogo, in genere vado con le donne per ripicca e con gli uomini per sfogo anche se poi tu sei il secondo uomo con cui sono andato-. Mentii non volevo che si preoccupasse delle mie reali condizioni mentali...
- Avevi parecchio da sfogare allora…-
- Già-. Mi alzai e Alain mi seguì a ruota poi ci dividemmo: lui aveva il compito con Roland, io il mio, ma quando passammo davanti a Roland baciai con la lingua Alain per vedere le sue reazioni e conoscendo a memoria il suo corpo percepii appieno tutto il suo irrigidimento anche se poi si voltò facendo finta di niente. Sapevo che mi amava ancora, ne ero certo, ma come mi disse una volta mio padre è dura amare il futuro reggente, lo è ancora di più quando diventa Re. Roland era da poco diventato pistolero e stava ancora decidendo se sacrificarmi a Gilead oppure no. Quella fu l’ultima volta che baciai e toccai Alain dopo tornai a trattarlo come il mio migliore amico perché era quello che si meritava. Quando tornammo dalle nostre faccende trovai Roland con un atteggiamento diverso nei miei confronti, non sapevo se Alain fosse in grado di fare miracoli ma quel giorno li fece. Roland tornò a parlarmi e appena lo fece mi venne subito voglia di baciargli quelle labbra fine che si ritrovava ma non mi sembrò una saggia decisione quindi mi trattenei con tutte le mie forze, ed è inutile dire che la mia razionalità in quel momento era molto vicino allo zero in confronto al mio istinto e alla voglia che sentivo montarmi dentro…
- Cuth-. La gravità della situazione tra di noi si poteva riassumere in questa semplice parola. Da quando eravamo diventati amanti Roland aveva preso a chiamarmi Bert, e il motivo è semplice vuoi mettere sentirsi chiamare Bert al posto di Cuth mentre si fa l’amore? Non c’è confronto! Io invece lo chiamavo con il suo nome già fantasticamente erotico per conto suo, anche se poi ogni parte di Roland è abbastanza erotica da mandarmi in pappa il cervello e non solo quello.
- Roland…- Fu più forte di me, nel suo nome ci misi tutta la sensualità del suo corpo e l’amore che provavo per lui. Vidi il suo disagio come se lo potessi toccare con mano ma il mio sorriso sfacciato non vacillò, ero un maestro nel nascondere le mie emozioni, mi bastava stamparmi quel sorriso per non far capire agli altri cosa mi passasse per la mente. Solo con Roland non ci riuscivo ma ora che non era più mio riuscivo a nascondermi anche a lui o almeno così speravo perché se avesse letto il mio animo, come solo lui era in grado di fare, avrebbe letto tutta la sofferenza e i suoi derivati che mi aveva causato e il mio orgoglio e la mia dignità sarebbero stati spezzato in due.
- Volevo controllare le colline vicino alla sottilità e voglio che tu venga con me…- Il momento dei per favore e dei per piacere tra noi era ormai finito, lui ordinava ed io obbedivo. Purtroppo per lui non ero mai stato bravo ad obbedire, ne erano testimoni Cort e mio padre. Poteva ben sperare che gli obbedissi a letto, dove io diventavo strumento primo per il suo piacere, ma visto che non c’erano più occasioni del genere doveva accontentarsi della mia faccia tosta. Feci finta di obbedirgli quando in realtà mi interessava solo passare del tempo con lui e magari poter approfittare dell’occasione…
- Cosa devi controllare?-
- Se c’è un posto che possiamo sfruttare come nascondiglio-.
- E ci dovremmo nascondere da…- Sapevo bene da chi, io e Alain lo avevamo messo in guardia sin dal primo giorno che avevamo messo piede a Mejis ma lui per colpa di Susan non ci aveva mai dato retta, troppo impegnato con lei e quindi troppo cieco per vedere quello che succedeva intorno a noi.
- Forse da nessuno ma è meglio essere previdenti…- Gli scoppiai a ridere in faccia, non riusciva proprio ad ammettere di aver sbagliato e di aver abbassato la guardia per colpa di Susan. Quando faceva l’ostinato avevo ancora più voglia di fare l’amore con lui, mi faceva sentire l’unico essere in grado di domarlo…
- Nessuno eh?- Mi uscii sarcastico anche se non volevo, ma definire “nessuno” i Cacciatori della Bara, che avrebbero fatto tremare anche un pistolero esperto, era proprio da lui.
- Hai finito? Possiamo andare?- Gli avevo fatto ricordare che dare ordini a me era del tutto inutile, io non ero intenzionato a sottostare a lui come faceva Alain, primo non ero abituato, secondo non ne avevo la minima voglia, terzo lo amavo.
- Quando vuoi, non sei forse tu il Dinh di questo nostro ka-tet?- Lo presi in giro con un po’ troppa cattiveria ma Roland non era stato molto più gentile di me un giorno neanche troppo lontano da quello…
- Andiamo…- Roland seppe incassare meglio di quanto pensassi, salì sul suo cavallo, mi godetti una bella visuale del suo fondoschiena e poi feci altrettanto. Era bello vedere come il suo corpo assecondava l’andatura del suo cavallo mi ricordava come assecondava il mio corpo mentre affondava in lui quando facevamo l’amore. Sembrava fatto apposta per essere scopato e se anche non era vero pareva che anche il cavallo se lo stesse scopando… era semplicemente un dio del sesso ma la verità era che Roland era fatto per soddisfare solo il mio corpo e sottolineo con fermezza quel solo e quel mio. Roland non disse nulla per tutto il tragitto e io feci altrettanto, la mia mente era troppo occupata a fissare la sua bellezza per tirare fuori le solite cazzate. Quando si fermò quasi gemetti per la delusione di non poterlo vedere più sul cavallo, già prima che me lo dicesse sapevo che avremmo dovuto proseguire a piedi, i cavalli sarebbero impazziti più vicini di così alla sottilità, quasi impazzivo io. Mi fece un semplice gesto e io una volta tanto gli obbedii, avevo ancora la bocca secca per aver sbavato troppo sul suo fondoschiena per poter parlare, a volte la fantasia di un uomo va al di là di qualsiasi immaginazione e devo dire che in quei momenti ne usai parecchia e non proprio pudica. Fortunatamente potei bearmi ancora della sua vista, rimasi un po’ più dietro di lui e potei goderlo nella sua interezza. Faceva un caldo bestiale e fui costretto a togliermi la camicia fin da subito. Più salivamo e più la sottilità si faceva sentire, Roland sudava e sbuffava ma imperterrito non diminuiva la sua andatura né si spogliava della sua camicia. Da quando mi ero spogliato io non si voltò più a guardarmi, lo fece una sola volta e dovette inghiottire così rumorosamente che risultò imbarazzante addirittura per me, il mio corpo lo richiamava a sé e lui lo sapeva e una parte di lui addirittura lo voleva. Non riuscii proprio a starmene buono anche io sentivo lo stesso richiamo e per distogliere gli occhi dal suo fondoschiena cominciai a provocarlo con le parole, sapevo che avrebbe compreso subito che lo stavo stuzzicando e che gli sarebbero saltati i nervi, era il mio modo di fargli capire che lo desideravo e solo poco tempo prima lui avrebbe colto il messaggio e con un desiderio che superava il mio si sarebbe concesso per l’ennesima volta… ma ormai quei tempi erano finiti e forse non sarebbero più tornati.
- Non hai caldo?-
- No-.
- Non avrai mica problemi a spogliarti davanti a me vero?-
- No-.
- Hai paura pistolero?-
- No-.
- Non credevo che volessi ignorarmi per tutto il tempo-.
- …-
- Vuoi farlo?-
- Vorrei ma non credo ci riuscirò…-
- Allora hai caldo?-
- Gan Cuth sei contento?- Si tolse la camicia di dosso con una tale violenza che quasi la strappò, l’importante per me era che finalmente era a torso nudo, mi morsi le labbra e continuai a camminare fissando un po’ la schiena muscolosa un po’ il suo sedere che sapevo perfetto dentro a quei jeans per me troppo stretti… insomma me ne facevano venire in mente di idee non poco perverse… perverse poi… tutte cose che avevo realmente sperimentato con lui negli anni in cui credevo di essere l’unica persona che potesse amare nella sua vita. Puntai il suo fondoschiena come se potessi penetrarlo con il solo sguardo sapendo benissimo che l’istinto di Roland lo avrebbe messo in guardia… tanto meglio.
- Sai bene come farmi contento Roland…-
- Sta’ zitto-.
- Ho semplicemente risposto alla tua domanda…- Sorrisi senza che lui mi potesse vedere, ero riuscito a fargli saltare i nervi come una volta, era sempre un inizio, non so per cosa ma il mio cervello stava sicuramente elaborando qualcosa… La sottilità mi dava una grande mano, stava mandando fuori di testa me che ero molto più paziente figurarsi a lui cosa gli stava facendo. Arrivammo presto al posto che Roland mi voleva far vedere, troppo presto, non ero ancora riuscito a sbollentare tutti i sentimenti positivi e negativi che mi portavo dietro. Appena vidi la grotta capii senza che me lo dicesse che quello sarebbe stato il luogo in cui ci saremmo rifugiati durante la battaglia contro i Cacciatori della Bara ma anche questo era marginale. Mentre Roland mi spiegava cose che non riuscivo ad ascoltare io pensavo solo al possibile utilizzo del momento della grotta e a come eravamo finiti per diventare due estranei se non nemici. Prima di Mejis c'era solo amore sconfinato, puro ed eterno, almeno così credevo... ora:
Volevo ucciderlo.
Volevo violentarlo.
Volevo amarlo.
Tre desideri affollavano la mia mente e il sapore metallico di quella maledetta pistola era tornato ad avvelenarmi lo spirito. Vedevo le sue spalle e non sapevo decidermi perché scegliere avrebbe significato scegliere cosa fare della mia vita. Lui era la mia vita, il suo ka era il mio. Pensavo che rimanere soli potesse essere una buona occasione per poter chiarire ma ogni volta che lo guardavo me lo immaginavo mentre faceva l’amore con Susan. Anche lei aveva potuto godere dell’espressione estasiata di Roland mentre si liberava nell’orgasmo, anche lei aveva visto nel suo volto tutta la sua bellezza, la sua fragilità e sicuramente anche lei gli aveva fatto le stesse promesse che gli avevo fatto io. Ero sicuro che Roland le avesse mostrato ogni sua debolezza, cosa che aveva fatto solo con me ogni volta che facevamo l’amore o dopo sfiniti mentre ci perdevamo nelle carezze dell’altro; questo era ciò che mi faceva più male, per lui non era solo sesso ma puro amore, forse più puro di quello che c’era stato e che c’era tra noi. Volevo ucciderlo per questo. Volevo violentarlo per i segni sul suo corpo che si vedevano e che non faceva niente per nascondere. Volevo farlo per sostituirli con i miei e marchiarlo definitivamente come mio e distruggere in lui tutto quello che non ero io. Volevo amarlo perché lui era comunque Roland, il mio ka, il mio unico amore. Era una promessa fatta e volevo mantenerla anche a costo della mia felicità e anche se questo avesse voluto dire lasciarlo nelle mani di Susan. Era solo un pensiero ma solo pensarlo era talmente fastidioso da farmi venire ancora di più la voglia di ucciderlo. Gli feci lo sgambetto e prima di farlo cadere per terra lo spinsi contro la parete della grotta, dove anche il rumore della sottilità era attutita ma non la mia rabbia. Roland sbatté malamente la testa e io ne approfittai per sopraffarlo. Lo schiacciai contro la pietra dura e abbassai i pantaloni ad entrambi prima ancora che se ne accorgesse. I miei riflessi erano appena più veloci dei suoi e questo mi bastò per tenerlo fermo. Lo baciai e lui mi morse, lo schiaffeggiai con tale forza da fargli sanguinare uno zigomo. Tornai a baciarlo e stavolta non si azzardò a muoversi, non mi ricambiava ma non tentava neanche di fermarmi. Gli allargai le gambe con i piedi e mi strusciai su di lui per accendere entrambi di desiderio, volevo che anche lui patisse le mie stesse pene e che si sentisse umiliato da quel desiderio che pensava di essere riuscito a reprimere, volevo che si sentisse debole e la debolezza era ciò che odiava di più. Volevo distruggerlo perché lui aveva distrutto me ma non si può distruggere qualcuno quando c’è ancora l’amore di mezzo. Roland mi mise una gamba intorno la vita ma appena se ne accorse la tolse, probabilmente fu un atto casuale dovuto alle migliaia di volte che lo aveva fatto precedentemente ma forse dopotutto gli mancavo e non ce la faceva più a fingere, forse non gli dispiaceva affatto la situazione. Questo mi fece tentennare perché forse avevo la possibilità di sfruttare meglio la situazione, ma Roland tornò ad ignorarmi come se non fosse più lì con me. Potei solo immaginarmi dove era andato a ripararsi e allora lo voltai con rabbia contro il muro in modo da fargli capire che non sarebbe stato sesso ma solo pura violenza, mi sarei rimpossessato del suo corpo con la forza. Non lo volevo accondiscendente, volevo che si dibattesse con tutto se stesso come una preda nelle fauci del suo predatore. Dovevo dimostrargli che era mio qualunque cosa lui facesse e che se voleva opporsi ne avrebbe dovuto pagare le conseguenze.
- Ti mancavo così tanto Roland?-
- Fottiti!-
- Fotterò te come non ti ho mai fottuto finora…-
- Bastardo!- Non lo preparai nemmeno, lo penetrai con un’unica potente spinta che lo spaccò a metà, ovviamente lui non si fece scappare un grido, orgoglioso com’era preferì mordersi a sangue le guance. Il suo corpo aveva mantenuto l’elasticità che anni di amore e passione avevano reso tale, quindi la violenza non fu così feroce come avevo sperato. Nonostante il mese di astinenza il suo corpo era ancora accogliente e pronto a ricevere il mio, poteva allontanarmi e rifiutarmi quanto voleva ma il suo corpo mi amava e mi desiderava ancora. La mia violenza fu più emotiva che fisica… non importava, mi bastava farlo soffrire e trasmettergli un po’ di quella sofferenza che mi stava uccidendo. Senza accorgermi la violenza si trasformò in passione. C’era qualcosa che non andava. Ogni volta che affondavo in lui e lo ferivo a sangue sentivo che c’era qualcosa di sbagliato. Non era perché era la prima volta che usavo il sesso per fargli del male. Scoprii di aver semplicemente voglia di Roland, la vendetta e la rabbia erano come per magia sparite nel calore del suo corpo. Mi mancava e la sua mancanza mi scatenava emozioni negative da versare contro di lui. Ma mi pentii di tutto quello che gli avevo fatto, avevo solo voglia di amarlo come una volta e di farlo di nuovo sentire sicuro tra le mie braccia.
- Rilassati…- Cercai di massaggiargli con una mano i muscoli della schiena, i lombi e poi i glutei che erano così contratti da stritolarmi il pene che di solito invece accoglievano comodamente. Più lo toccavo più si tendeva, non riuscivo a credere di essere riuscito a spaventare Roland che era il ragazzo più temerario che avessi mai conosciuto.
- …- Non mi rispose lui, non mi rispose il suo corpo che continuava a stritolarmi…
- Ho smesso di farti male, lasciati amare…-
- No…- Lo sentii singhiozzare e la cosa mi stupii a tal punto da lasciarlo andare dalla mia morsa, Roland non ne approfittò per liberarsi ma continuò a piangere in silenzio contro il muro. Lo abbracciai non trattenendolo più con la forza ma facendolo solo come quando facevamo l’amore a Gilead su una parete o su una superficie verticale a nostra disposizione. Raramente lo prendevo da dietro come adesso, ora lo avevo fatto solo per nascondere la vergogna del mio gesto e visto che mi volevo redimere e avevo davvero bisogno di lui gli lasciai abbastanza spazio da farlo rigirare nel mio abbraccio. Volevo poterlo amare guardandolo in faccia, ora volevo lenire quel dolore che io stesso gli avevo inflitto… solo io potevo infliggergli un danno simile e poi riuscirlo a guarire…
- Sì ne abbiamo bisogno entrambi, per una volta smetti di usare il cervello e ascolta il tuo corpo. Giuro sul mio onore che quello che accadrà qui non avrà conseguenze, non ti rinfaccerò niente, ma ora ti prego lasciati andare… non voglio più farti del male, sono fatto per amarti non per arrecarti dolore-.
- …- Continuò a non rispondermi e a tremare tra le mie braccia, gli baciai il collo e le mani finché il tremore non sparii e lo toccai come sapevo lo faceva tranquillizzare, conoscevo il suo corpo a memoria così come conoscevo ogni punto da stimolare e le sue reazioni. Roland mi teneva lontano proprio per questo, una volta nelle mie mani, sapeva che mi avrebbe permesso di fargli qualunque cosa, non poteva resistermi. Ero la sua debolezza e lui era la mia e tutti e due puntavamo su questo per farci del male a vicenda invece che amarci come avevano fatto, e facevano, i nostri padri prima di noi. Ad occhi chiusi come se non volesse essere lì e soprattutto come se si odiasse per avermi ceduto mi abbracciò e la sua gamba tornò ad incorniciare la mia vita e stavolta ci rimase anche quando gliela accarezzai, al resto ci pensai io, lo sostenni con un braccio e portai l’altra gamba all’altezza dell’altra… finalmente avevo Roland di nuovo tutto per me. La situazione era cambiata in un modo del tutto inaspettato, pensavo di doverlo prendere con la forza invece eccolo lì che si offriva totalmente a me. Colsi ovviamente la sua offerta e feci attenzione a non fargli male… volevo sentirlo ansimare di piacere, non volevo più che avesse paura di me. Lo appoggiai stavolta di schiena alla parete e spontaneamente Roland allacciò le sue gambe alla mia vita, anche lui aveva bisogno di una cura per quello che gli avevo fatto, voleva sentirsi amato perché era questo che si aspettava da me che io l’amassi nonostante tutto e nonostante qualsiasi cosa mi facesse. Io ero al mondo per lui e lui lo sapeva. Lo feci, lo presi con una dolcezza con cui mai l’avevo preso tant’è che fu Roland stesso ad aumentare la forza e la profondità degli affondi spingendosi contro il mio bacino. Ansimavamo contro il corpo dell’altro troppo orgogliosi per farci sentire e farci vedere così immersi nel piacere. Per entrambi era un piacere proibito e per questo ancora più violento. Il corpo di Roland era così comodo che mi fece dimenticare l’assenza prolungata del mio passaggio, infilai un dito mentre continuavo a penetrarlo e lo costrinsi a mordermi la spalla per non urlare il suo godimento. Venne quasi subito ma me ne fregai, continuai a sbatterlo come se fossimo ancora in due a fare l’amore mentre in realtà lui era completamente inerme tra le mie braccia. Ringhiai il mio orgasmo contro il suo collo e poi lo costrinsi a lasciarmi libero accesso alla sua bocca, più che baciargliela gliela stuprai. Quando lo lasciai libero non aveva più fiato in corpo gliel’avevo rubato tutto io. Quel giorno gli rubai tutto, non solo il respiro… Prima di Mejis mi sarei preoccupato delle sue condizioni stavolta uscii dal suo corpo e mi rivestii. Avrei voluto poterlo accoccolare come sempre avevo fatto ma sapevo che non me l’avrebbe permesso, si era risvegliato dall’incanto e se avesse potuto in quel momento mi avrebbe di nuovo puntato contro la sua pistola. Lo guardai lasciarsi cadere in ginocchio incredulo da quello che aveva fatto e perché l’aveva fatto, probabilmente aveva nascosto anche a se stesso l’amore che provava ancora per me, pensava davvero che potesse bastare innamorarsi di una ragazza per dimenticarmi e scoprirlo in un modo tanto brusco lo aveva evidentemente scioccato. Gli era difficile accettare che il suo corpo lo avesse tradito con una tale arrendevolezza, era stato debole e a lui non era permesso esserlo. Cercai di confortarlo ma anche le mie parole risultarono un’onta in più da dover nascondere, così veritiere da sottolineare ancora di più la sua debolezza. Forse un po’ godetti di questo, il mio animo era ancora avvelenato dal suo rifiuto e dal sapore della sua pistola…
- Puoi scoparti tutte le donne che vuoi ma non cambierà mai il fatto che tu hai bisogno di me e di quello che ti faccio provare… Nonostante tutto rimani comunque mio, non te ne dimenticare quando scopi quella ragazzina, pensa a cosa vorresti veramente in quel momento, se lei sotto di te o io sopra di te. Magari ogni tanto te lo ricorderò trascinandoti nuovamente qui e magari sarò sempre meno gentile con te…- Lo lasciai in ginocchio con il respiro affannato e la testa appoggiata al muro, gli occhi completamente sigillati per evitare di guardarmi. I suoi occhi avrebbero ammesso che aveva bisogno di me, che mi voleva e che mi amava ma non poteva farlo, lui aveva scelto e non aveva scelto me. Aveva scelto Gilead e il ka aveva cominciato a girare e non nel verso in cui avevo sperato per noi…


Fine (mah… ma stavolta penso proprio di sì^^)


Ho portato a termine con enorme fatica il ciclo Ka-shume ma sarà, credo, completato da una serie parallela, il problema è solo il quando… lo mantenete un segreto? Mi sono rotta di scrivere sulla Torre Nera… ops… l’ho detto… Lunghi giorni e piacevoli notti pistoleri…