Per Ria, Nausicaa e Calipso. Una ‘one-shot’ nata per caso, dal desiderio di scrivere una storia breve…
I personaggi non sono miei, penso lo sappiate.
Buona lettura.
Le coppie sbagliate
di Greta
Da quando in qua la stupida Kitsune e l’ex teppista sdentato lasciano la palestra insieme? Non riesco a credere ai miei occhi! Staranno sicuramente cercando di organizzare un piano per contrastare il gioco spettacolare dell’unico e solo genio del basket! Sì, deve essere questo… che altro motivo ci può essere a farli andare via insieme?
Ok, il tensai non può rimanere con il dubbio… è del tutto normale che io voglia indagare, che voglia smascherare le loro sporche trame… non c’è assolutamente niente di strano!
Non c’entra niente il fatto che quando quel presuntuoso rimane fino a tardi, io lo aspetti per seguirlo mentre torna a casa… lo faccio solo perché dicono che lui sia fondamentale per la squadra, e io quindi lo voglio in salute per dimostrare che il tensai, il grande campione Hanamichi Sakuragi, il re dei rimbalzi, l’arma segreta dello Shohoku, è l’unico giocatore in grado di cambiare il destino di una partita!
Dite che questo non spiega il fatto che abbia scoraggiato a suon di testate quel demente di Hotta dal prendersi una rivincita dopo il loro primo incontro in terrazza? Ma siete cretini o cosa?! L’ho già detto, voglio proteggerlo per poterlo surclassare in campo.
E poi, con quella faccia che si ritrova, chissà cosa potrebbe succedergli…
NO, e questo da dove viene fuori! A me non frega un accidenti di cosa possa succedergli… AAARRRGGGHHH!!! Ma perché mi impantano sempre in questi ragionamenti assurdi????
Mi acquatto dietro ad un cespuglio, poi dietro ad un lampione, dietro al cestino dei rifiuti, dietro lo specchietto di una bicicletta… il tensai è un grande pedinatore, discreto, efficiente, invisibile…
"CIAO, SCIMMIA!!!!"
Mi volto furibondo… chi ha osato smascherarmi così?
Nobunaga Kiyota….
Con la coda dell’occhio, noto però che Mitsui e Rukawa non si sono girati, ma continuano a camminare come se niente fosse… forse appena un po’ troppo in fretta…
"Razza di barbagianni deficiente, cosa diavolo vuoi???!!!" urlo sul muso di quel capellone demente.
"Nervosetto, eh? Beh, volevo ricordarti che… IO, NOBUNAGA KIYOTA, SONO LA MATRICOLA NUMERO 1 DELLA PREFETTURA DI KANAGAWA!!!!" e ride emettendo quel rantolo stridente che lo contraddistingue.
La rissa che segue mi distrae dallo scopo primario della mia passeggiata, lasciandomi con pensieri che non mi piacciono per niente.
Ci si può fidare del teppista con la dentiera? Io ho sempre pensato che avesse un debole per il vice-capitano, ma mi sto convincendo che forse ho interpretato male le sue mosse da serpente a sonagli…
Mi siedo su una panchina: per stimolare le mie meditazioni, mi sono comprato un sacchetto di patate fritte, un hamburger e una confezione da mezzo chilo di praline ricoperte di cioccolato. La mamma me lo dice sempre che un po’ di cibo leggero aiuta durante uno sforzo intellettivo.
Prima domanda: da quando quei due sono così amici da andarsene insieme dalla palestra?
Seconda domanda: perché lo hanno fatto di soppiatto? Mitsui era già andato via, è tornato dopo un’ora proprio per recuperare l’algida kitsune... atteggiamento moooolto sospetto!
Terza domanda: dove stanno andando? E a fare cosa? Ok, questa è la quarta…
Quinta domanda: perché il vederli insieme mi dà tanto fastidio?
Prima di cominciare a rispondere, perdo dieci minuti per cercare di rimuovere tre praline che mi si sono infilate nei molari. Il tensai come al solito vince la battaglia! Per non dover ripetere l’operazione, avvolgo l’ennesima caramella in una patata e metto tutto in bocca.
Allora, adesso non mi resta che fare il punto della situazione: Rukawa e Mitsui che escono insieme… potevano andare a sfidarsi per uno one on one, non ne hanno già fatto uno in palestra? Naaaahhh, ipotesi da scartare! Perché sfidarsi tra schiappe, quando potrebbero confrontarsi con il grande Tensai?
Deve esserci qualcos’altro… e poi il loro atteggiamento sospetto… sembra che stiano architettando qualcosa di misterioso, di segreto…
Il DOVE stanno andando non ha ancora una risposta, l’arrivo dello scimpanzé mi ha impedito di giungere alla conclusione delle mie indagini, ne segue che non so neanche COSA dovessero fare.
Ok, ho utilizzato tutti gli elementi in mio possesso per tentare di rispondere alle domande!
Come?! Ce ne era un’altra??!! Mi sembra proprio che vi stiate sbagliando…
Perché mi dà fastidio vederli insieme????
Beeeehhhh, non è che mi dia fastidio… è che non vorrei che finissero per picchiarsi… insomma, sapete tutti che Mitsui è stato un valoroso teppista, e mi seccherebbe non poco ritrovarmi il mio avversario numero uno impossibilitato a riconoscere la mia superiorità nel basket perché immobilizzato su un letto d’ospedale!
Oddio, mi piace molto l’immagine di lui immobilizzato su un letto…
AAAAHHHH!!! IO NON L’HO DETTO!!! NON SO CHI SIA STATO A PARLARE PER ME!!!! IO LO ODIO!!! SCHIFOSA, ALGIDA KITSUNE!!!!
Finalmente siamo arrivati a casa di Rukawa.
Camminare con lui o camminare da soli non è molto diverso, vista la sua loquacità, ma rispetto ai primi giorni, non posso negare che il nostro rapporto abbia fatto passi da gigante. E poi quel suo silenzio non è del tutto sgradevole… a volte mi sembra stranamente consolante pensare ai fatti miei, o non pensare a nulla, con la consapevolezza però di averlo vicino.
Entriamo e io mi dirigo dritto sparato verso il soggiorno… del resto, ormai conosco bene questa stanza! Appoggio la borsa con i libri sul tavolino basso davanti al divano, mentre Rukawa sale al piano superiore per cambiarsi.
"Ehi, non è che avresti qualcosa da prestarmi?" gli urlo da sotto. Lui può liberarsi della divisa, che ha indossato dopo la doccia, ed io? Non mi piace rimanere così ingessato.
Salgo velocemente le scale e mi infilo nella sua stanza.
"Ehi, mi hai sentito?"
Ma dove diavolo si è cacciato?
Sento l’acqua scorrere nel lavandino, probabilmente si starà rinfrescando un po’, del resto mi sembra di aver capito che è tipo da farsi ottocento docce al giorno…
Apro il suo armadio e afferro un paio di jeans, una camicia e un maglione. Non credo che si arrabbierà per un piccolo prestito.
In questa casa mi muovo perfettamente a mio agio, e a volte questo mi spaventa, perché a casa dei miei non è così. E poi mi sorprende, perché Rukawa invece sembra ‘usarla’ più che ‘viverla’, come se ci si sentisse molto più estraneo di me.
Scendo in cucina e metto l’acqua per il tè sul fuoco. Apro lo scaffale sopra il ripiano in legno e prendo i dolci che poi metto in un piatto.
Finalmente la kitsune, come lo chiama quel demente di Sakuragi, mi ha raggiunto: devo dire che non è male per niente con i pantaloni neri, dritti, stretti sui fianchi, e la maglietta grigia con il cappuccio…
"Come al solito ho preparato tutto io…" rimarco, afferrando il vassoio da portare nel soggiorno.
Lui si limita a sbuffare e a prendere posizione sul divano.
Appena abbiamo finito il tè, mi guarda dritto negli occhi e mi fa:
"Cominciamo, non ho alcuna intenzione di perdere l’intero pomeriggio per te…".
Io sorrido e mi siedo accanto a lui…
Stasera non mi fregheranno!!! Il grande tensai si è anche organizzato con una scorta di generi di conforto per ingannare l’attesa…
Quello comunque è davvero invasato. Sono due ore che abbiamo terminato gli allenamenti, e ancora sento i rimbalzi del pallone sul parquet! Mi sporgo appena appena dalla porta dell’infermeria per capire cosa stia succedendo, e…
QUANDO CAVOLO E’ ARRIVATO QUELLO STRONZO???!!!!
Ebbene sì, Mitsui è in campo, e stanno giocando uno one on one… sono così silenziosi che non avrei mai immaginato che fosse in corso una sfida! Possibile che il mutismo dell’algida kitsune stia passando per osmosi a quella ‘manna per dentisti’ dell’ex teppista?!
Continuo ad osservarli cercando di non farmi scoprire: Rukawa va rapidamente in vantaggio, si muove velocemente, sembra non fare alcuna fatica, eppure giocare contro Mitsui è tutt’altro che una passeggiata… anche il tensai a volte ha dovuto concentrarsi un po’ di più…
Slam Dunk! Ricade a terra con leggerezza, asciugandosi la fronte con la fascetta nera che porta intorno all’avambraccio. Sbaglio o hanno terminato? Finalmente…
Vanno negli spogliatoi. Dovrei seguirli? Beh, visto che sto facendo un pedinamento, tanto vale che lo faccia per bene! Sgattaiolo nella stanza nascondendomi dietro agli armadietti…
Non ci mettono molto a prepararsi, e nonostante io sia ancora inebriato dal profumo di vaniglia del bagnoschiuma che utilizza la volpaccia schifosa, mi scuoto, preparandomi alla caccia!
"Sbrighiamoci, l’altra sera abbiamo fatto troppo tardi, e io ho bisogno di dormire per recuperare…".
Oddio, non posso credere alle mie orecchie… Rukawa ha detto questo? Ho gli occhi spalancati, e un dolore allo stomaco che mi costringe a piegarmi in avanti… Cosa hanno fatto per essere costretti a recuperare con il sonno? Non voglio, non posso pensarci, eppure immagini che non avrei mai creduto di avere il coraggio di costruire mi ballano davanti agli occhi facendomeli bruciare! Ma… ma forse ho capito male…
Con animo molto diverso da quello di ieri, mi metto nuovamente alle loro calcagna, e stavolta chiunque possa tentare di distrarmi, non ce la farà.
Non è una lunga camminata, dopo neanche dieci minuti imboccano una strada residenziale, piena di ville i cui giardini sono nascosti da mura alte. Non riesco a guardarmi intorno troppo a lungo, che devo correre a nascondermi dietro ad una macchina parcheggiata lungo il marciapiede.
Rukawa sta armeggiando con le chiavi intorno ad un cancello piuttosto alto, nero. Quando riesce ad aprirlo, ho la rapida visuale su un giardino grande, con il prato verdissimo e alberi alti e folti, poi l’anta si richiude e io rimango sulla strada come un ebete.
Avvicinandomi, noto il cognome scritto sulla targhetta del citofono e mi lascio uscire un fischio di incredulità: quel volpastro deve essere ricco sfondato per possedere una casa come questa! Presuntuoso, ricco, menefreghista, algido… è proprio un bastardo, ma non la passerà liscia! Dovrà abbassare le penne quando l’evidenza dell’immensa bravura del tensai lo umilierà davanti a tutti!
Rimango un po’ sorpreso di me stesso: di solito questi pensieri hanno l’effetto di far tornare il sorriso sul mio viso, e invece stavolta… non so, c’è qualcosa che non va in me in questi ultimi giorni, forse il tensai ha l’influenza…
Scavalcare la recinzione è un gioco da ragazzi, per me. Spero solo che non abbia pure un sistema d’allarme o una muta di cani inferociti, ma non credo, non avrebbe fatto entrare lo sdentato con tanta tranquillità. Al pensiero di Mitsui, serro la mascella… qualsiasi piano quel demente abbia in mente, adesso dovrà scontrarsi con il grande Sakuragi: Rukawa è il mio nemico numero uno, ed io sono il suo nemico numero uno, non c’è posto per altri!
Corro accucciato cercando di approfittare di ogni riparo che incontro, e finalmente raggiungo la casa. Mi rialzo per avvicinarmi alla finestra, mi sporgo verso l’interno, ma, in quello che sembra un soggiorno pensato per un reggimento, non vedo nessuno. Forse sono in cucina? Oppure… oppure…
Guardo in alto, l’enorme acero che cresce vicinissimo alla casa mi sembra davvero in una posizione troppo invitante per non approfittarne.
E’ una piacevole abitudine venire a casa di Rukawa. Ogni tanto la sera, quando devo andare via, vorrei poter rimanere, è come se questo posto fosse anche un po’ mio.
Lui è il tipo che non si formalizza per niente. Penso che se gli chiedessi di venire a vivere qui, non mi opporrebbe un rifiuto. Tutto quello che dovrei fare è non sconvolgere i suoi ritmi, non svegliarlo, non ostacolare la sua passione per il basket.
Rido tra me e me, chissà che un giorno non provi a proporglielo davvero!
Come al solito, nonostante abbia fatto la doccia neanche un quarto d’ora fa, lui si è rifugiato sotto l’acqua.
Mentre penso che il solito rito della preparazione della merenda questo pomeriggio aspetterà un po’, salgo al piano di sopra per guardare le ultime riviste di basket.
Mi stendo sul suo letto, e afferro un numero a caso: io potevo essere un campione, ma è come se sapessi di non poterlo più diventare, invece lui può, ha la forza, la passione e la classe per potercela fare, e io spero che riesca, perché nel suo successo vedrei qualcosa di mio.
Poco dopo Rukawa esce dal bagno, vedo che si sta guardando intorno cercando qualcosa. Lo guardo interrogativo, ma lui fa finta di non accorgersene. Si inginocchia accanto al letto e continua a cercare sul pavimento.
Mi sporgo per capire cosa stia facendo, per aiutarlo, e in quel momento lui si rialza improvvisamente, e non posso evitare di prendermi una testata contro lo zigomo…
Cerco di non urlare per il dolore, mentre lui continua a guardarmi impassibile, anzi… come se la colpa fosse mia!
Non è possibile, non credo a quel che vedo… Rukawa è inginocchiato sul pavimento accanto al letto su cui è steso Mitsui!
Ho gli occhi sbarrati mentre assisto all’orrido spettacolo dell’ex teppista che si protende verso la kitsune e… non posso guardare! Non voglio vederli insieme!! Adesso sfondo la finestra e li separo… brutto sdentato schifoso… provarci così spudoratamente con la MIA kitsune! Io quello lo disintegro, lo maciullo, lo riduco in polvere, lo massacro! Ormai non mi importa di nascondermi, comincio ad agitarmi davanti alla finestra finché non sento un CRACK preoccupante provenire dal ramo sul quale mi sono arrampicato…
Non ho nemmeno il tempo di urlare mentre plano sul terreno sottostante.
AHIO!!! Mi massaggio il… beh, avete capito, e cerco di recuperare la posizione eretta. L’immagine di quei due appiccicati mi balla ancora davanti agli occhi… devo fare qualcosa, non posso rimanere impassibile di fronte a quello che ho visto.
So che forse dovrei spiegarvi qualcosa dei miei ultimi percorsi mentali, alcune mie frasi, e… beh, insomma… è stata una sorpresa anche per me scoprire quel che penso veramente della volpaccia maledetta… insomma, ho sempre saputo che tra noi c’era un legame particolare, che eravamo più di compagni di squadra… più di una volta mi ero scoperto a scrutarlo sotto la doccia…
NON SONO UN MANIACO!!!! E’ solo che… beh, che VOI non lo avete mai visto sotto la doccia!
In ogni caso non lo ripeterò mai più che sono innamorato di lui! Stampatevelo bene in testa perché questa è stata la prima e ultima volta: se avete sentito, bene, altrimenti… mi dispiace per voi!
Tornando alla situazione contingente: una cosa è certa, non ho la minima intenzione di lasciare il campo libero a quel prepotente con la dentiera.
Sento dei rumori provenire dalla casa. Mi avvicino di nuovo e vedo che Rukawa e Mitsui sono ora nel soggiorno, seduti sul divano… sembra che stiano leggendo qualcosa, e Mitsui parla guardando il viso della mia Kitsune, che ha un’aria assorta e un’espressione corrucciata.
Rimango qualche istante a guardarli, e improvvisamente ho come l’impressione che ci sia qualcosa di sbagliato nel quadro che ho davanti. Insomma, non sembra che tra loro ci sia qualcosa più… boh, più di questo stare nella stessa stanza!
Ho deciso… devo sapere!
Scavalco nuovamente il muro di recinzione e mi avvicino al cancello. Il mio dito sta per premere il pulsante del citofono – il tensai non può mica perdere il proprio orgoglio ammettendo di starli spiando attraverso le finestre! – quando sento una mano fermarmi il braccio…
Dopo la botta che ho preso, grazie al sincronismo di movimenti che io e Rukawa abbiamo inaspettatamente manifestato, siamo scesi al piano di sotto.
Ogni tanto mi guardo intorno… non so perché ma ho la sgradevole sensazione di essere osservato. Ma chi può esserci in questa casa sempre vuota?
Rukawa si dimostra come al solito inflessibile. Faccio appena in tempo a mettere l’acqua sul fuoco, che lui mi richiama all’ordine, imponendomi di sedermi sul divano.
"Non possiamo fare una piccola pausa, prima?" provo ad implorarlo, esibendomi in una riuscita imitazione del tono piagnucoloso che quel demente di Sakuragi sfodera con la sorella del capitano.
"No" mi risponde lui, secco. E del resto, in questo nostro rapporto, è lui ad avere il coltello dalla parte del manico…
Mi siedo e lui mi getta quella cosa orribile in grembo, quell’odioso strumento di tortura… due ore, due lunghe ore sotto le sue grinfie… non è una cosa che io mi senta di consigliare, eppure, con il mio passato, so cosa significa affrontare il pericolo…
"Sei l’ultima persona che pensavo di trovare di fronte a questo cancello…"
Mi volto, dopo aver fatto un balzo per la sorpresa di quella voce così vicina…
"QUATTR’OCCHI!!! Che ci fai qui??!! Mi hai fatto prendere un colpo!" riesco a blaterare con i capelli ancora dritti.
Lui improvvisamente arrossisce:
"Nu…nulla, passavo da queste parti…"
Lo guardo poco convinto, ma poi scrollo le spalle: perché mai Kogure dovrebbe mentirmi? Oddio… NO, NON E’ POSSIBILE!!! Che anche lui abbia un debole per la volpaccia??!!
"Di’ la verità" esordisco, abbassandomi per scrutarlo meglio "…hai seguito il ghiacciolo umano? Sei venuto a vedere cosa stanno combinando là dentro?" indago con tono inquisitorio.
Lui a questo punto diventa paonazzo, alza le braccia scuotendole davanti al viso:
"Ma… ma cosa stai dicendo! Io… ecco… stavo cercando Mitsui, e così li ho visti andar via insieme…"
Continuo a guardarlo, costringendolo a continuare.
"Ho girellato qui intorno aspettando che uscisse…"
Due più due… il grande Tensai ha scoperto il segreto del quattr’occhi…
"Non ti sarai invaghito di quel teppista sdentato?!" gli chiedo alzando la voce.
Lui si guarda intorno, poi cerca di tapparmi la bocca con le mani:
"Stai zitto! Che diavolo dici… io volevo solo parlargli della lezione di matematica di domani…"
Pensa davvero che io sia deficiente?!
"BWAHAHAHAHAHA!!!! KOGURE E’ INNAMORATO DEL MPFFFHHHHH…"
Cerco di sputacchiare i pilucchi della sciarpa coi pulcini che il vice capitano mi ha ficcato in bocca per proibirmi di urlare, ma ormai è come se lo avesse ammesso: è innamorato dell’aborto con cicatrice!
"Hanamichi.. per favore!!!" mi implora a voce bassa, gli occhi che evitano i miei e il viso scarlatto.
Improvvisamente torno serio. E’ come se per un istante avessi dimenticato la situazione assurda in cui mi trovo… in cui ‘ci’ troviamo, adesso!
"Tu cosa sai di Mitsui e Rukawa?" lo interrogo. Magari ha notato qualcosa che a me è sfuggito.
Lui mi guarda con una espressione strana, poi mormora sorridendo:
"Cos’è tutto quest’interesse verso la ‘kitsune’, Sakuragi?" mi chiede.
E’ il mio turno di arrossire:
"La… la Kitsune?! Non capisco di cosa tu stia parlando…" tento di cavarmela con nonchalance.
"E quando ti sei accorto che ti piace?" mi chiede tranquillo.
"Beh… fino a ieri non l’avevo capito neanche io, ma credo dalla prima volta che…" mi fermo per un istante interdetto, poi urlo con tutto il fiato che ho: "KOGURE!!! QUESTO E’ GIOCARE SPORCO!!!!!"
Mi ha costretto con l’inganno ad ammettere quello che doveva rimanere il mio segreto!! Non mi aspettavo che il gentile quattr’occhi fosse così subdolo!
Lui mi sorride:
"Pensi che non possa comprenderti? Avevi ragione, io mi sono innamorato di Mitsui…" aggiunge poi, abbassando la voce "…solo che sembra proprio che abbiamo scelto le persone sbagliate…" termina con tristezza.
"Ma… ma perché.. tu pensi che loro…" non termino la frase, non voglio dare voce a qualcosa che mi rifiuto categoricamente di riconoscere.
Lui scuote la testa e allarga le braccia:
"Non lo so… mi sono accorto che ultimamente Mitsui girella nel parco dopo la fine degli allenamenti, e poi torna a prenderlo…" Kogure arrossisce nel dirmi queste parole, che rivelano come anche lui debba aver pedinato la coppia per capire cosa stesse succedendo.
Rimaniamo qualche istante in silenzio, poi lui sembra risvegliarsi di colpo:
"Cosa volevi fare quando ti ho fermato?" mi chiede portando lo sguardo sul pulsante che non ho più premuto.
Mi porto la mano dietro la nuca, in effetti non so neanche io cosa volessi fare…
"Prima sono entrato nel giardino e li ho spiati dalla finestra…" non sono molto orgoglioso di ciò che ho fatto, ma ormai non ha senso avere falsi pudori "…insomma, volevo interrompere qualsiasi cosa stesse succedendo…".
Kogure sbianca d’un tratto mentre mi chiede:
"Cosa hai visto?"
Scrollo le spalle:
"In realtà non lo so neanche io… forse niente" rispondo piano.
Lui non indaga ulteriormente, ma mi indica la strada che porta verso il parco.
"Ti va di fare quattro chiacchiere?"
Finalmente abbiamo terminato: questa tortura prima o poi mi ucciderà.
Eppure lui sembra fresco come una rosa… certo, la maggior parte della fatica tocca a me!
"Allora… tutta qui la tua resistenza?" mi fa ironico.
Io neanche rispondo, mi limito ad uno sguardo di fuoco.
Eppure questo è il momento in cui possiamo parlare delle cose più personali…
"Sai Rukawa, non credevo che saremmo arrivati a questo punto. Insieme, a parlare di noi dopo un pomeriggio da soli…" comincio a dire, sorridendo sornione alla possibilità di metterlo in imbarazzo.
Lui alza lo sguardo su di me, tentando di gelarmi. Ma io ormai non mi lascio intimidire: so che rischio un pugno ad ogni parola, ma ho anche scoperto che sotto quell’interminabile strato di ghiaccio, un minimo di senso dell’umorismo lo ha anche lui.
"Pensa se qualcuno ci vedesse ora: saresti compromesso… forse dovrei addirittura sposarti!" continuo imperterrito.
"Idiota" fa lui, continuando a guardare fuori dalla finestra il cielo ormai buio.
"Io e te da soli, davanti al camino acceso, io che indosso i tuoi vestiti…"
"Ti sta dando di volta il cervello? Forse oggi pomeriggio l’hai sforzato troppo" ribatte lui.
"Una lunga conversazione intima…" mormoro prendendolo in giro per la frase inaspettatamente complessa che ha appena pronunciato "…sul divano, per poi passare al piano di sopra…".
"Forse non dovevo accettare di aiutarti…" fa lui, facendo finta di non ascoltarmi.
Io scoppio a ridere:
"Come avreste fatto senza il mago dei tiri da tre? Comunque… non credevo che avresti perso tanto tempo per darmi una mano. Grazie, davvero" e stavolta sono serio. Del resto senza il suo aiuto, non avrei proprio alcuna speranza di passare il test di recupero di inglese.
Già, è per questo che ci vediamo ogni pomeriggio. Io lo passo a prendere dopo che ha terminato i suoi allenamenti supplementari, poi veniamo qui e lui controlla i miei compiti.
Ha ancora il mio quaderno in mano, quello con l’ultimo esercizio e il breve saggio su John Keats, e sta controllando che non abbia scritto troppe idiozie.
"E’ un bell’epitaffio…" mormoro, pensando alla frase che dovevo commentare. (*)
Dopo poco arriva il suo responso:
"Solo un errore, forse non sei del tutto irrecuperabile…"
Vedo che poi si china sul foglio, come se cercasse di decifrare qualcosa che gli era sfuggito. Mi sfugge un sospiro: mi sembrava che mi fosse andata troppo bene…
"Che è quello sgorbio? Adesso disegni pupazzi mentre io cerco di aiutarti?" mi fa al termine del lungo studio.
Non impiego che un istante a capire di cosa stia parlando, e rispondo piccato:
"Non è uno sgorbio!" in realtà è il ritratto di una persona a cui tengo molto.
"Gli hai fatto pure gli occhi neri…" continua lui, in un inaspettato attacco di logorrea.
Questa poi! Occhi neri… ma quando uno non ha senso artistico, non c’è nulla da fare:
"Non lo vedi che sono occhiali?"
Oddio, forse non era il caso di scoprirmi così…
Lui si volta verso di me, mentre io contemporaneamente mi giro per non fargli scorgere il mio viso in fiamme.
"Occhiali?!" mi fa "Vuoi dire che…"
"Devo andare a casa…" comincio, sperando di sottrarmi alla tortura.
Lui mi afferra il polso:
"Non ho finito" mi dice categorico "Perché disegni ritratti poco somiglianti del senpai Kogure?"
Decido di sorvolare sul ‘poco somiglianti’, ma a questo punto serve una spiegazione:
"Spero che non ti faccia troppo schifo sapere che sono attratto da un ragazzo".
Lui mi guarda sorpreso: che cavolo credeva, che mi divertissi a disegnare chibi-Kogure per svago??!!
Mi lascia il braccio e si risiede sul divano.
"Forza, dimmelo! Ti faccio schifo, ora??!!" continuo, mentre lui sembra stentare a riprendersi. Se la volpe reagisce così, chissà come reagirebbe Kiminobu…
Rukawa non mi risponde, ma poi alza lo sguardo su di me:
"No, Mitsui, nessuno schifo, ma non hai speranze" mi dice secco.
"E perché, se sua grazia si degna di illuminare un comune mortale?" come osa affermare impunemente certe cose?!
"Perché è una persona in gamba, e tu invece sei sempre nei guai".
Ma dovevo pescarla proprio io l’unica giornata in cui il pezzo di ghiaccio decide di esercitare le proprie corde vocali?
"Lui è intelligente, quindi sa vedere oltre le apparenze" lo dico serio, perché è una cosa in cui credo fermamente. Kogure è un ragazzo in gamba, ma è affettuoso e comprensivo, è stato lui, quel famoso pomeriggio di alcuni mesi fa, a farmi capire che stavo sprecando la mia vita. No, non credo proprio che lui si fermi alle apparenze…
Kaede mi guarda intensamente, a volte mi sembra che possa leggere i pensieri delle persone… Mi sorride e annuisce, come a dire che forse ho ragione.
Anch’io sorrido, poi mi avvio verso la porta: è davvero ora che torni a casa!
"Grazie, Ru, ci vediamo domani".
Lui non mi risponde, ma credo che per oggi la sua voce sia stata già sottoposta ad un lavoro extra che ricorderà per tutta la vita…
Io e il quattr’occhi abbiamo deciso che oggi cercheremo di fare chiarezza sul rapporto che lega quei due ebeti…
Vi sembrerà strano sentirmi chiamare la volpaccia ebete, ma non pensate che solo perché ho capito che non mi è più così antipatica, io adesso diventi mieloso e sentimentale! Rukawa è un demente se non è nemmeno in grado di riconoscere l’immensa superiorità del tensai rispetto a quella nullità, pure fallata e con protesi dentaria, di Mitsui!
Acquattati dietro il cartello per l’attraversamento pedonale, aspettiamo che i due escano dalla palestra.
Effettivamente avremmo dovuto pensare ad un mezzo di locomozione per il nostro pedinamento… infatti oggi la Kitsune ha la bicicletta, e si carica l’altro deficiente sul portapacchi, lasciandoci miseramente indietro.
"Ehi quattr’occhi, tocca farcela a piedi…"
Mi giro, non ricevendo risposta, e lo vedo immobile sul marciapiede, i pugni stretti lungo i fianchi.
"Ehi, che ti prende?" gli chiedo avvicinandomi.
Lui solleva lo sguardo su di me… ha il volto tirato, stanco:
"Ne vale la pena, Hanamichi? Se loro hanno scelto così…" mi dice.
Le sue parole mi fanno arrabbiare… per me sono inaccettabili!
"NON ME NE FREGA UN CAZZO DI QUELLO CHE HANNO DECISO!!! LA KITSUNE E’ MIA, E NON PERMETTERO’ A NESSUNO DI FREGARMELA!"
Respiro affannosamente per riprendere fiato dopo questo sforzo, ma davvero per me non esiste la possibilità che Rukawa possa stare con qualcun altro. Da quando ho capito di amarlo, da quando l’ho visto, non posso accettare che possa ignorarmi… lui mi appartiene, come io appartengo a lui, e adesso che quello che sento mi è finalmente chiaro, sono deciso a qualsiasi cosa per far capire anche a lui quanto sia importante ciò che ci unisce.
Kogure mi guarda… sembra anche un po’ spaventato dal mio urlo, ma poi la sua espressione corrucciata si ammorbidisce, e il suo viso si apre al sorriso:
"Hai ragione, Sakuragi, bisogna combattere per le persone a cui si tiene!"
Gli sorrido in risposta: sono davvero soddisfatto di aver scatenato lo spirito combattivo del quattr’occhi.
Ci avviamo verso la casa di Rukawa. Stavolta dobbiamo riuscire a capire cosa stia succedendo.
Quando attraversiamo il piccolo parco che conduce alla via residenziale in cui vive la volpaccia, ci accorgiamo che c’è qualcuno che sta giocando nel campo di basket.
Con Kogure basta uno sguardo, poi contemporaneamente avanziamo in modo da poter vedere chi si stia sfidando…
Avete per caso dei dubbi? Beh, sono proprio loro, lo sfregiato e la kitsune.
Perché non sfida me invece di quell’idiota? E’ una cosa che non posso sopportare il fatto che non mi consideri alla sua altezza, neanche degno di un misero one on one… ok, diciamo che l’unico che abbiamo giocato non deve avergli lasciato una grande impressione del grande tensai, ma io ci tengo a specificare che sin d’allora tenevo molto a lui, e quindi alla sua felicità, e non avevo voluto umiliarlo…
PERCHE’ NON MI CREDETE???!!! IL TENSAI NON MENTE MAI!!!!
Quasi mai…
In ogni caso rimaniamo per parecchi minuti ad osservarli, e l’occhio di falco del grande genio del basket non nota atteggiamenti strani o troppo ‘intimi’… ma tutti sappiamo quanto siano subdoli i trucchetti dell’ex teppista…
Quando finiscono di giocare ed escono dal campo, io e il quattr’occhi ci troviamo un po’ scoperti: immediatamente facciamo dietrofront, sperando di sfuggire alla loro vista, ma Kogure, non avvezzo, a quanto pare, alle astuzie del grande detective privato Hanamichi Marlowe, inciampa nella radice sporgente di un albero. Cercando di frenare la sua caduta, mi slancio su di lui… con il risultato di seguirlo nel disastro.
Sto ancora cercando di capire come ho fatto a non farmi male, quando sento un "do’aho" molto familiare alle mie spalle.
Mi volto con il mio sorriso più ebete, e vedo Rukawa che mi guarda con la solita espressione indifferente, mentre Mitsui sembra cercare di trattenere una rabbia incontrollabile:
"Che cazzo stai facendo, scimmia!" mi apostrofa proprio l’ex teppista, in maniera non proprio gentile.
"Ciao, Mitchi…" riesco a mormorare, portando di nuovo lo sguardo sul terreno su cui sono sdraiato… oddio, non sono sull’erba! Sono… sono atterrato sul quattr’occhi! Fra l’altro… ehm… come dire, siamo in una posizione appena appena compromettente…
Come dite? Mi devo spiegare meglio? Ecco… io sono sopra di lui e.. beh, diciamo che sono finito tra le sue gambe!
Io non volevo, e certamente neanche Kogure, visto che guarda da un’altra parte, paonazzo!
"Ooopssss…" mormoro, tirandomi subito in piedi.
"Stai bene, Kogure?" fa Mitsui, che continua ad avere quell’espressione di rabbia appena trattenuta.
Il quattr’occhi annuisce.
"Beh, noi stavamo andando via…" provo a dire, cercando una via di fuga.
I due continuano a guardarci senza parlare. Mi volto di nuovo verso Rukawa, e mi accorgo che il suo sguardo è attento, nonostante la solita aria indolente… che si sia seccato per il comportamento dell’ex teppista? In effetti anche a me il suo atteggiamento è sembrato strano. Sembrava… sembrava quasi geloso!
Finalmente ci incamminiamo tutti e quattro verso l’uscita del parco, in silenzio. Al cancello ci scambiamo appena un cenno di saluto, e ci allontaniamo in direzioni diverse.
Kogure a terra, e sopra di lui quel deficiente, idiota, cretino, sfigato di Sakuragi??!!
Non riesco a credere ai miei occhi… e soprattutto non riesco a resistere all’impulso di dargli un bel pugno in faccia. Come diavolo osa… come diavolo è possibile… insomma, cosa fanno quei due nascosti dietro un cespuglio, uno sull’altro, abbracciati?
Chiudo gli occhi, e cerco di calmarmi: la cosa peggiore che possa fare in questo momento è dare inizio ad una scenata di gelosia…
"Che cazzo stai facendo, scimmia!" è l’unica cosa che non riesco a evitare di dire… gli occhi sbarrati e le mani strette a pugno lungo i fianchi..
"Ciao, Mitchi…"
Un corno! Pure con quello stupido nomignolo… Volto lo sguardo, portandolo su Kogure, e non è un bello spettacolo quello che adesso osservo con attenzione: la schiena sul terreno, le gambe leggermente divaricate, e quella scimmia che… che… GLI STA SOPRA!
Mi accorgo del rossore diffuso sul volto di Kiminobu, e non ne capisco la ragione. Vorrei che fosse senso di colpa, o vergogna per essersi fatto vedere in queste condizioni da ‘me’, ma credo che invece sia solo imbarazzo per il fatto che li abbiamo scoperti.
Già, Kogure e Sakuragi! Eppure non mi sembra possibile.
E’ vero che il quattr’occhi lo ha aiutato negli allenamenti, che ha sempre preso le sue difese, che lo ha esortato… ma devo dire che non avevo avuto il minimo sentore di una cosa di questo genere.
E ora? Cosa devo fare?
Cerco di mantenere intatta la mia maschera di indifferenza… ma io non sono Rukawa, ogni emozione che attraversa il mio viso parla più chiaramente di mille parole.
"Ooopssss…" mormora lo stronzo, alzandosi velocemente.
I miei occhi non si staccano da Kogure: lì a terra, con quell’espressione desolata… mi verrebbe voglia di chinarmi vicino a lui e di abbracciarlo, di dirgli quanto lo amo… ma non posso farlo, non ho nulla da offrirgli, nulla da assicurargli.
Posso biasimarlo per il fatto di non amarmi? Perché so che è così. Mi è sempre stato vicino, mi ha aiutato, ma so bene che è stata la sua amicizia a farlo agire in questo modo, il suo desiderio di non lasciare nessuno indietro… di non lasciare sola neanche una persona irrecuperabile come me.
"Stai bene?" gli chiedo, mescolando la preoccupazione alla rabbia, alla sofferenza.
Lui annuisce e distoglie lo sguardo. Eppure anche il suo imbarazzo, il suo disagio di questi momenti mi dispiacciono: qualsiasi scelta abbia fatto, so che può essere solo stata la conseguenza dei suoi sentimenti.
Ci dirigiamo verso l’uscita del parco, in silenzio. Al cancello ci scambiamo appena un cenno di saluto, e ci allontaniamo in direzioni diverse.
Cammino in silenzio, dimentico di tutto quello che ho attorno. Continuo a rivivere la scena a cui ho appena assistito, e ogni volta la morsa che sento nel petto è più dolorosa.
"Tutto bene, Mitsui?"
Per un momento mi ero dimenticato della presenza di Rukawa! Forse perché anche in questa circostanza il suo silenzio è stato rassicurante.
Scuoto la testa, senza rispondere.
"Forse quel che abbiamo visto non è quel che sembra…"
Mi stupisce il suo desiderio di rassicurarmi, mi stupisce la sua preoccupazione.
"Non credo che ci possano essere molte spiegazioni…" mormoro sarcasticamente.
Lui rimane qualche istante in silenzio, prima di ribadire:
"Non credo che quei due possano stare insieme".
Mi volto a guardarlo: perché cerca di consolarmi?
"Lo pensi davvero? Eppure… non so" termino, rabbuiandomi nuovamente.
Effettivamente sono due tipi troppo diversi: la scimmia non è certo una persona che possa dare qualcosa a un ragazzo come Kogure! Insomma, è un buffone, attaccabrighe, inaffidabile, presuntuoso bamboccio!
"In effetti Sakuragi è innamorato di Haruko…" mormoro piano.
E’ vero, però, che ultimamente sembra un po’ meno preso dalla sorella del capitano, in realtà sta sempre appiccicato a…
"RUKAWA!!!"
"Che vuoi!" mi fa, guardandomi male, dopo aver sobbalzato per il mio urlo.
"Il do’aho non è innamorato di Kogure… e neanche di Haruko!" esclamo, fissandolo negli occhi.
Lui mantiene la sua espressione interrogativa.
"Ghiacciolo umano…" gli dico sorridendo "…ho bisogno di nuovo del tuo aiuto!"
Ci metto poco per metterlo al corrente del mio piano, che del resto è piuttosto semplice.
"Tu sei pazzo" mi fa lui, quando termino la mia spiegazione "E io voglio rimanere fuori da questa storia…".
Ok, sapevo che non sarebbe stato uno scherzo convincerlo… ricominciamo:
"Rukawa… il do’aho è chiaramente innamorato di te" gli spiego.
"Non è vero…" fa lui, ma io lo interrompo immediatamente:
"Kitsune di qua, Kitsune di là… gioca sul serio solo se ci sei tu a spronarlo, ti salta addosso appena ne ha l’occasione…"
"Sì, per fare a pugni!"
La mia occhiata assassina gli fa capire che non deve interrompermi!
"Non si fila più ‘Harukina-cara’, fa allenamenti speciali, salta su se qualcuno fa un fallo su di te… insomma, facendo due più due…"
"Cosa non così banale, per te" mormora lui, invece di stare zitto come fa di solito.
"LA VUOI PIANTARE??!! La mia teoria è chiaramente corretta, e quindi tu mi aiuterai ad allontanarlo da Kogure…"
"Questo ti risolve il problema do’aho, ma non ti importa far soffrire il senpai?"
Qui lo volevo!!!
"No…" rispondo con un ghigno a trentaquattro denti "…perché ci sarò io a consolarlo!!!"
Dopo un’altra mezzora di discussioni, gli spiego che quello che dobbiamo fare è giocare sulla gelosia del tensai… e sono sicuro che non occorrerà un grande sforzo!
"Kogure… mi dispiace. Forse abbiamo peggiorato le cose…"
Stiamo camminando da un quarto d’ora, e queste sono le prime parole che ci scambiamo. Eppure lui non dovrebbe essere del tutto scontento, non credo che non si sia accorto della reazione di Mitsui alla visione di noi due abbracciati sul prato…
Arrossisco ripensando a quello che è successo, ma poi mi intristisco quando mi torna in mente la reazione di Rukawa, o meglio… l’assenza di reazioni!
E’ rimasto lì, ad osservarci, ma non ha detto nulla, non ha fatto alcun gesto… nulla di nulla… ma credo che abbia notato il comportamento di Mitsui, e spero che questo possa avergli fatto venire qualche dubbio…
"Ehi, Kogure! Non fare così, rispondimi…"
Non mi piace questa sua apatia. Insomma, avevamo detto che avremmo combattuto, no?!
"Sakuragi, hai notato l’espressione di Mitsui?" mi fa ad un certo punto, con la voce così bassa che quasi non riesco a distinguere le sue parole.
Sogghigno divertito:
"Certo che l’ho notata! Gelosia pura, al 100%!"
Lui scuote la testa sconsolato:
"Credo che fosse solo delusione per il fatto di non avergli detto niente di questo ‘presunto’ legame… ho perso anche la sua amicizia!"
Ma ci fa, oppure c’è?!
"Senti quattr’occhi: piantala di fare la vittima! Io non ho intenzione di starti a consolare, e te lo dirò una volta sola: lo sdentato era geloso marcio! E io lo odio ancora di più per questo, perché…" non riesco a trovare la forza di dirlo ad alta voce, ma lo odio perché la sua gelosia dimostra il fatto che sta giocando con i sentimenti di Rukawa.
Kogure sembra capire ugualmente i miei pensieri, perché mi si avvicina e mi appoggia una mano sulla spalla:
"Sono sicuro che anche tu non sei indifferente alla tua Kitsune" mormora sorridendo.
Il giorno successivo ricominciamo il pedinamento: ammetto che questa attività sta cominciando a stancarmi, ma pur di togliere le zampacce di Mitsui dal mio volpacchiotto sono pronto a sopportare molto più di poche ore di scarpinamenti.
Questo pomeriggio non ci sono allenamenti, quindi alle tre e mezzo siamo pronti per la nostra missione.
Mi catapulto fuori dall’aula per andare a recuperare Kogure. Aspetto nel corridoio, e proprio quando finalmente scorgo il quattr’occhi, mi accorgo anche dell’orrido sfregiato che mi supera avviandosi verso il corridoio delle matricole: stringo i denti, sono sicuro di sapere chi stia andando ad insidiare quel bastardo!
"Andiamo, ho visto Mitsui dirigersi verso l’aula della Kitsune" esordisco con il mio tono più imperativo.
Accidenti, non riesco a capire come abbiamo fatto a farceli sfuggire!
Continuo a guardarmi intorno, ma dei nostri due compagni di squadra non c’è alcuna traccia… dove diavolo saranno finiti?
Eppure io e Kogure ci siamo diretti subito verso l’aula di Rukawa; forse si sono dati appuntamento in un luogo più appartato?
Ormai siamo entrambi stanchi, e forse scoraggiati per la possibile inutilità del nostro tentativo: mi rendo conto che non abbiamo molto in mano, solo il desiderio di vedere realizzati i nostri sogni… probabilmente niente di più.
Eppure ogni volta che vedo Rukawa, non riesco a non perdermi nei suoi occhi, a non pensare a come debba essere stare con lui, sentirlo parlare, magari farlo ridere…
Sorrido mestamente tra me e me, chissà se Mitsui è riuscito a fare questo! Non posso sopportare neanche il pensiero… E’ strano come, dalla prima volta che ci siamo visti, io abbia sempre considerato la kitsune mia proprietà privata… ritrovarmi invece nella situazione in cui qualcun altro ha avuto successo nel far breccia nella sua corazza, mi fa stare male.
Stanchi per la fatica della ricerca, peraltro infruttuosa, Kogure ed io entriamo nel parco, quello grande al centro della città, decisi a riposarci su una panchina e ad osservare la gente che pattina sulla pista ghiacciata allestita in vista delle vacanze natalizie.
Appena terminate le lezioni, mi precipito nell’aula di Rukawa.
La mia fretta non mi impedisce però di accorgermi che la scimmia ebete si è sistemata contro il muro di fronte alla classe di Kogure, evidentemente aspettandolo.
Evito di dargli un pugno solo perché so che soffrirà molto di più per la gelosia che gli farò provare tra poco, quindi continuo la mia marcia per raggiungere il piccolo narcolettico… e infatti, eccolo lì, che dorme beato come un bambino, con la testa appoggiata sul banco.
So quanto sia rischioso svegliarlo bruscamente, ma il tempo stringe e poi posso sempre contare sulle mie doti atletiche per sfuggire al suo pugno…
AHIO!!!!
Beh, non sono stato abbastanza rapido… ma almeno ora è sveglio.
Lo trascino nel cortile, dietro l’angolo della scuola: da qui abbiamo una buona visuale del cancello di uscita, quindi non dovremmo aver problemi ad individuare i nostri obiettivi.
Ci mettono davvero parecchio a uscire dalla porta della scuola, e io scuoto la testa per non chiedermi dove possano essere stati tutto questo tempo, e a fare cosa…
Appena varcano il cancello, mi lancio all’inseguimento, sempre trascinandomi dietro il ghiacciolo dormiente.
Prima prendono una strada che sembra quella che facciamo di solito con Rukawa per andare a casa sua, poi si dirigono verso il parco dove li abbiamo visti ieri, dopo tornano indietro, prima nel quartiere dove abito io, e infine verso il centro, sempre parlando fittamente. Sembrano avere urgenza di trovare qualcosa, ma poi non si fermano in nessun posto.
Kogure deve essere stanco, perché arranca dietro a quel demente menefreghista, e ad un certo punto si appoggia ad un lampione per riprendere fiato. A questo punto Sakuragi gli si avvicina e gli passa il braccio intorno alle spalle…
Giuro che potrei ucciderlo!
Mi volto verso Rukawa, e vedo che c’è una luce strana nei suoi occhi, qualcosa che non gli ho mai visto…
Sorrido, ma senza ironia:
"Sicuro di non ricambiare i sentimenti della scimmia?" gli chiedo a bruciapelo.
Il suo sguardo si sposta su di me, ed è di nuovo di ghiaccio.
"E’ inutile che cerchi di nasconderlo: quell’ameba gracchiante ha fatto breccia nel tuo cuore di pietra…".
Non lo dico per prenderlo in giro, è una cosa bellissima innamorarsi, anche se può portare sofferenza… significa vivere, significa altruismo ed egoismo insieme, significa completarsi… è una cosa di cui tutti hanno bisogno, e che può portare ad una felicità che da soli sarebbe irraggiungibile.
Non mi risponde nemmeno, mentre scrolla le spalle e si allontana. Lo afferro per un braccio, costringendolo a voltarsi e a guardarmi negli occhi:
"Saresti davvero in grado di sostenere che non ti importa nulla del do’aho?" gli chiedo serio.
Lui cerca di liberare il braccio dalla mia morsa, ma io non lo mollo. Voglio una risposta, una risposta onesta, e la voglio più per lui che per me.
"La cosa non ti riguarda" mi fa, finalmente.
"Ti è davvero indifferente?" gli chiedo di nuovo, continuando a fissarlo.
"Sei puerile, Mitsui. Vuoi riportare tutto ad un nome… io non sono così, non so dire cosa mi leghi a quel do’aho. Adesso lasciami" me lo dice con voce decisa, in cui leggo la verità delle sue parole.
Gli lascio il braccio, e, mentre riprendo a camminare, sintetizzo:
"Te lo dico io: sei ‘quasi’ innamorato del tensai".
Dopo questo scambio, riportiamo l’attenzione sulla coppia che stiamo seguendo: siamo all’interno del parco, e finalmente i due si sono seduti…
Quale migliore occasione per passargli davanti, in modo che ci vedano bene, ed inscenare la nostra piccola recita?
"Ru, è il momento…" bisbiglio riavvicinandomi a Kaede.
"Smettila di sputarmi nell’orecchio…" fa lui, allontanandomi con un braccio.
Ecco, cominciamo proprio bene! Questo dovrebbe passare per il mio koibito?!
"Dai, non perdiamo tempo!" ribatto, afferrandolo per la manica della giacca.
Ora che ha ammesso, molto velatamente, ma lo ha fatto, che il do’aho non gli dispiace, ritengo che sia anche nel suo interesse adoperare la mia tattica di riconquista…
Gli passo un braccio intorno alle spalle:
"Andiamo!"
Comincio a camminare, ma mi accorgo che lui mi oppone resistenza:
"Che diavolo ti prende, adesso!" sibilo esasperato.
Lui mi guarda con quell’espressione ostinata che ha quando si rifiuta categoricamente di fare qualcosa, e mormora:
"Chi avrebbe deciso che debba essere tu il… Insomma, togli quel braccio!"
Distoglie lo sguardo, ma io ho capito, e sulla questione non intendo transigere!
"Io non posso certamente fare l’uke con te! Cosa penserebbe Kogure?" gli faccio notare, seccato.
"Beh, neanche io voglio passare per… ‘quello’!" ribatte lui.
"Perché, cosa pensi che farai con la scimmia? Credi che quell’armadio ti permetterà di prendere il sopravvento?!"
Lui continua a fissarmi con quell’espressione ostinata, poi sibila:
"In una coppia, non è importante il ruolo che si sostiene".
"Perfetto, quindi torna qui, e non fare troppe storie se ti metto il braccio intorno alle spalle… non ti sto mica violentando!"
Il suo sguardo assassino mi fa capire che non l’ho ancora spuntata:
"Prima di tutto tu non sei il do’aho, e poi io sono più alto, quindi sei TU a non dover fare troppe storie…"
Alzo gli occhi al cielo, poi lo afferro per un braccio, e lo avvolgo esattamente come prima:
"Io sono più vecchio, e quindi basta obiezioni!" esclamo, trascinandolo al centro del parco. (**)
Ci hanno visti, non c’è alcun dubbio… del resto siamo passati tre volte davanti alla loro panchina… sarebbero dovuti essere ciechi per non accorgersi della nostra presenza!
"Toh! Chi si vede… ciao ragazzi!" esclamo, cercando di mantenere un tono ilare.
Oddio, lo sguardo di Kogure si fissa nel mio, e improvvisamente sento di arrossire e di essere assalito da un insopportabile senso di colpa. Non mi accorgo nemmeno di aver fatto scivolare il mio braccio giù dalle spalle di Rukawa…
Sento la sua mano afferrare la mia, per riportarci alla posizione di partenza, mentre un calcio sul ginocchio mi fa vedere le stelle.
"Ciao Hisashi… Rukawa…" fa il mio Kimi-kun, socchiudendo gli occhi e sfilandosi gli occhiali per ripulirli. In effetti sembra così preso da questa attività che mi domando se abbia notato il gesto di intimità tra me e Kaede.
"…bastardo…" sento una voce bisbigliare accanto al mio orecchio.
No, non mi sono sbagliato, è proprio la scimmia rossa ad aver fatto questa esternazione… avevo ragione, è proprio cotto della sua Kitsune!
"Ciao ‘tensai’!" me ne esco con il mio tono più giulivo.
Noto che Rukawa si è allontanato, sfuggendo alla mia presa. Ovviamente non posso permettergli di rovinare tutto così, quindi mi allungo su di lui e lo ricatturo nel mio abbraccio, colpendolo casualmente al fianco con una gomitata.
Lui mi rivolge uno sguardo di ghiaccio: è evidente che questa sceneggiata di fronte al do’aho non gli è del tutto gradita…
Que… quello… QUELLO STRONZO DI MITSUI HA IL CORAGGIO DI PRESENTARSI DAVANTI A ME TENENDO UN BRACCIO INTORNO ALLE SPALLE DELLA KITSUNE??!!!!
Io lo uccido.
Non rispondo al suo saluto, anzi… gli ringhio sperando che il mio sguardo di fuoco lo carbonizzi!
E comunque ho notato come Rukawa ha cercato di allontanarsi dalla sua morsa ripugnante… e come lui ha cercato di riavviticchiarglisi addosso.
Lancio un’occhiata a Kogure, che ha lo sguardo basso, intento com’è a ripulire le lenti degli occhiali. Non sono stupido, so bene che tutto questo interesse per i suoi fondi di bottiglia gli nasce dal desiderio di assistere il meno possibile allo spettacolo indegno che abbiamo davanti.
"Una bella giornata per andare a spasso" continua lo sfregiato, imperturbabile "Vero, Kae-chan?"
Stringo i pugni, le mani mi prudono pericolosamente… come osa chiamarlo Kae-chan?!
Mi avvicino ai due con la mascella contratta, e gli occhi ridotti a due fessure:
"Togligli il braccio di dosso!" faccio a muso duro, ergendomi in tutta la mia altezza e portandomi a due centimetri dal grugno di Mitsui.
Lui solleva lo sguardo su di me, senza smettere quel sorriso strafottente:
"E perché, scimmia? La cosa ti dà fastidio?" mi provoca.
Scrollo il braccio, cercando di liberarmi della presa di Kogure, che sta cercando di riportarmi alla calma. Stavolta quel bastardo ha passato il segno!
"Ti ho già detto di togliere quella manaccia sudicia, Mitchi" gli sibilo, soffiandogli sul viso.
Lui continua a guardarmi sorridendo.
"Non ti basta come stai facendo soffrire…" mi mordo un labbro, ci mancava poco che tradissi il segreto del quattr’occhi! Poi però riprendo "A te non te ne frega niente di nessuno, stai con Rukawa per non essere sempre solo, per non sentirti così miserabile come sei!"
Ho sputato le mie parole, ma la rabbia mi sta accecando e mi sta togliendo ogni remora, facendomi dire anche quello che forse non penso sino in fondo. Ma è quel braccio davanti agli occhi che continua a provocarmi!
Il suo viso si trasforma, e la smorfia che ha mantenuto intatta finora va in pezzi davanti ai miei occhi, rivelando la sua furia:
"Razza di deficiente, sottosviluppato! Come osi, tu che sei uno scarto della società, un rifiuto deambulante, insultare ME?!"
Mi afferra forte il colletto della giacca, abbassando il mio viso al livello del suo. Non aspetto un secondo di più, e lascio partire la mia testata.
Il sangue mi scende sugli occhi, mi riempie la bocca, mentre le mani mi fanno male per la violenza dei colpi che ci scambiamo.
Dopo gli scontri più duri, ci fermiamo per riprendere fiato, ma non sono che pochi secondi. E’ come se ognuno di noi due stesse scaricando più della rabbia dei nostri insulti, è come se farsi male fosse il modo più semplice per allontanare l’insoddisfazione di tutte le nostre scelte sbagliate.
Ogni tanto Kaede rientra nella mia visuale, ma rimane un’icona di indifferenza, mentre ascolta le parole concitate che gli rivolge Kogure.
I colpi si fanno più radi, ma più dolorosi. Ci studiamo e ci giriamo intorno con circospezione, quasi a voler essere sicuri della bontà della nostra mossa prima di scagliarci uno contro l’altro.
"Smettetela! Siete coperti di sangue… La volete piantare di fare gli stupidi?" la voce preoccupata del vice capitano sembra giungermi da lontano, sembra così estranea a quello che sta accadendo che è come un noioso sottofondo.
Mi scaglio con violenza contro Mitsui, e le immagini viste attraverso la finestra, qualche pomeriggio fa, e le sue mani su Kaede fanno il resto. I miei colpi non gli lasciano scampo, e, sebbene lui faccia di tutto per proteggersi e contrattaccare, so che ormai ho il sopravvento…
"Basta, do’aho!"
Queste parole, sebbene poco più che mormorate, mi rimbombano nella testa. Mi fermo cercando di capire dove mi trovo e cosa sto facendo, sentendomi completamente scombussolato, ma proprio mentre incontro lo sguardo della Kitsune, mi arriva in pieno viso un destro micidiale di Mitsui che mi manda a tappeto.
Sto ancora scuotendo la testa, quando mi accorgo che Rukawa si è avvicinato a noi, che il suo sguardo gelido si è posato prima su di me, poi sul suo ragazzo… e poi avviene l’incredibile: fa partire un pugno che colpisce Mitsui buttandolo a terra:
"Si era fermato, Hisashi, non dovevi colpirlo" mormora poi, con il suo tono di voce più gelido.
Il colpo di Rukawa mi ha lasciato completamente frastornato.
Sono a terra, coperto di sangue, con la vaga sensazione che il mio ginocchio non abbia tratto giovamento dalle attività pomeridiane, e il respiro affannoso e i battiti accelerati del cuore dovuti a questo colpo a sorpresa che mi ha quasi sfondato la cassa toracica.
Mi ributto indietro, la schiena sull’erba e il braccio a coprire gli occhi, cercando di recuperare un po’ di lucidità.
Improvvisamente sento una mano leggera posarmisi sul polso, allontanandomi il braccio dal viso, e poi quelle stesse dita scansarmi le ciocche ribelli dagli occhi: sollevo lo sguardo, e davanti a me ci sono gli occhi scuri e caldi di Kogure, che mi guardano preoccupati.
"Tutto bene, Hisa… Mitsui?" mi fa, arrossendo un pochino per l’errore nel nome.
Io annuisco, e, non so da dove, ma riesco anche a tirare fuori un sorriso. Non so perché, ma adesso tutta la mia gelosia mi sembra stranamente infondata, puerile. Come ho potuto dubitare di lui, come ho potuto pensare che il mio migliore, il mio unico amico, non mi avrebbe messo al corrente di una cosa così importante? Il velo che sembra aver tenuto prigioniero il mio cervello in questi giorni, si squarcia tutto d’un tratto, lasciando come unico quadro questi occhi carichi di preoccupazione e affetto.
Vorrei pensare che ci sia di più, vorrei credere che quello che vedo nelle loro profondità sia amore, ma non ho abbastanza fiducia in me stesso per farlo.
"Non dovete picchiarvi… siamo compagni di squadra…" continua lui, e io soffro per il distacco insito in questa espressione… compagni di squadra: solo questo?
Gli occhi cominciano a bruciarmi, ma io non piangerò mai, mai di fronte a qualcuno. Sono stato più forte delle avversità della mia vita, ho sbagliato, ho pagato e sono rinato, sono forte, nessuno può ferirmi… eppure davanti a lui mi sento inerme come un bambino. Si accorge di avere la mia felicità tra le mani?
Cerco di rialzarmi, ma una fitta al petto mi taglia il respiro, costringendomi a sdraiarmi di nuovo.
Mi butterei pesantemente sulla schiena, se due braccia forti quanto premurose non accompagnassero il mio movimento, non mi guidassero con dolcezza fino a terra.
"Non fare sforzi" mi sussurra "Hai preso un bel colpo…".
Sorrido sarcastico:
"Non è il primo, posso farcela da solo!"
Perché adesso cerco di allontanarlo? Perché lo tratto bruscamente? Non lo so, o forse sì. E’ che questa situazione mi sta logorando, sono vicino alla felicità ma non posso allungare una mano per afferrarla.
"Vai via, Kogure, è meglio che mi lasci stare…"
Lui scuote la testa, e di nuovo sul suo viso si disegna quel sorriso dolce:
"Non ne ho alcuna intenzione. Anch’io so essere determinato, Mitsui, quando tengo a qualcosa".
Distoglie lo sguardo, ma io sollevo una mano e gliela appoggio su una guancia, costringendolo a guardarmi. Forse ho frainteso, forse sto sbagliando, forse mi sto gettando disarmato contro una lama affilata, ma per la prima volta nella mia vita, sento che questo è un momento che non devo lasciar passare senza tentare il tutto per tutto.
I suoi occhi ora sono nei miei, il suo sguardo sembra invitarmi a non prolungare quell’agonia, e io non posso resistere…
"Ti amo, Kimi-kun…" mormoro, e il suo nome che rotola sulla mia lingua sembra più dolce del miele.
Lui sembra sorpreso, forse non si aspettava che fossi così diretto, eppure non è sconvolto. Arrossisce leggermente, ma il suo sguardo è fermo e la sua voce è limpida mentre mi risponde:
"Lo so, Hisashi, l’ho saputo dal primo momento che ti ho visto…"
Sorrido, sono passati più di due anni, e ognuno di noi ha avuto paura di aprirsi. Abbiamo perso del tempo prezioso, ma ne abbiamo davvero tanto, per recuperare.
Mi sollevo sul gomito, mentre con l’altro braccio lo avvolgo, avvicinandolo a me. Lui chiude gli occhi, e lo faccio anch’io. Le sue labbra sono morbide, tremano appena sotto le mie, e il nostro bacio è casto e carico di promesse e conferme…
"AAAHHHH!!! TRADITORE!!! LO AVEVO DETTO CHE ERA UN PORCO, BASTARDO…" la voce di Sakuragi mi ferisce le orecchie, e in questo momento, se non fossi così malridotto, lo spedirei più che volentieri all’altro mondo. Senso delle situazioni no, eh?!
"Do’aho!" lo tacita però Rukawa, con la sua voce profonda.
E’ strano, sembra che Kaede abbia un potere speciale su quella testa rossa, riesce a riportarlo all’ordine solo sussurrando…
Capisco che devo dire qualcosa, insomma, abbiamo inscenato tutta questa assurda recita, e ora non posso tirarmi indietro come se niente fosse… e poi… sono così felice! Voglio che lo siano anche loro, perché è così evidente che si vogliono bene, che solo due pazzoidi testardi come loro non riescono ad accorgersene.
Mi lascio aiutare da Kogure per tirarmi in piedi, e nello stesso tempo gli strizzo un occhio, per fargli capire che quello che farò non dovrà prenderlo sul serio:
"Kae-chan… mi dispiace" mi avvicino, mettendogli una mano sul braccio, resistendo al suo sguardo attonito e a quello furioso della scimmia rossa "Non volevo ingannarti… è solo che… insomma, tu mi capisci, vero?" il mio sguardo colpevole meriterebbe il premio Oscar, ma purtroppo il pubblico che ho davanti è solo parzialmente in grado di apprezzare la mia grande performance.
"Viscido verme traditore…" mi sputa Sakuragi, che se potesse mi strangolerebbe, credo.
"Amici come prima?" mormoro, ignorando le parole del tensai.
Rukawa continua a guardarmi con occhi carichi di disapprovazione, ma poi decide di assecondarmi, annuendo e voltandomi le spalle.
Afferro il braccio di Kogure e mi volto anch’io, avviandomi verso l’uscita del parco. Quello che potevo l’ho fatto, ora tocca a loro.
Stiamo camminando in silenzio, non so neanche io dove stiamo andando, ma mi sento leggero e felice. Mi giro per guardare il ‘mio’ Kimi-kun, e mi piace il suo viso calmo, che mi trasmette sicurezza, consapevolezza. Sembra indifeso, con quel suo corpo sottile e l’espressione seria da ragazzo studioso, e invece è forte, molto più di me, lo vedo da come è sicuro il suo sguardo, da come non si trascina accanto a me, ma avanza sicuro.
Non voglio che ci siano incomprensioni:
"Kogure… tra me e Rukawa non c’è mai stato nulla. Mi stava aiutando per gli esami per l’ultimo trimestre: gli ho chiesto delle ripetizioni di inglese…" comincio a spiegare.
"Lo so, me lo ha detto anche lui, mentre tu e Sakuragi vi stavate picchiando. E io gli ho detto quanto sia innamorato di lui il nostro tensai" risponde lui sorridendo.
Io rido:
"Allora avevo visto giusto, quella scimmia è stracotta, eh?!"
Lui annuisce, poi dopo un po’ aggiunge:
"Speriamo che riescano a trovare il coraggio di parlare…".
Ora sono io ad annuire pensoso, e intanto spero per loro che non abbiano bisogno di due anni, come è stato necessario per noi…
Mi volto piano verso la mia Kitsune. Non posso assolutamente negare che la conferma dei miei sospetti, cioè che lo sfregiato era innamorato del quattr’occhi, mi causi un certo sollievo, ma nello stesso tempo mi dispiace che Rukawa sia dovuto passare attraverso una simile delusione.
E comunque c’è un’altra cosa a consolarmi: quel pugno che ha dato al suo ex ragazzo in pieno viso, ‘solo’ perché il bastardo mi aveva colpito in un momento di distrazione… So che non dovrei illudermi per un episodio così trascurabile, ma, nonostante questo, qualcosa nel petto mi urla di gioia.
I suoi occhi non mostrano emozioni, sembra tranquillo, mentre continua a stare appoggiato allo schienale della panchina su cui ci siamo seduti:
"Ehm… Rukawa…" non riesco a dire altro.
Lui solleva lo sguardo su di me, interrogativo. Mi piacciono tantissimo i suoi occhi così blu, così profondi… molte volte, durante le nostre risse, ho incassato più di un colpo a causa della distrazione per il mio perdermi nelle sue iridi.
Gli sorrido, forse il primo sorrido amichevole che gli rivolgo. E lui, sebbene non mi ricambi, non mi respinge.
"Ti va di fare una passeggiata?" gli propongo. Lui si alza lentamente, portandosi al mio fianco. Vorrei riuscire a trovare il coraggio, le parole, per dirgli che mi dispiace come sia finita con Mitsui. Voglio farlo, perché non voglio che si tenga tutto dentro, che questo diventi un argomento sepolto in profondità dentro di lui, fino a diventare un muro invalicabile da opporre a chiunque cerchi di avvicinarglisi.
"Sono sicuro che sia meglio così, anche per te…" comincio. Lui non reagisce, e io decido di continuare: "Insomma, è un poco di buono, sono sicuro che tu meriti qualcosa di meglio…".
Un vocina nella mia testa continua a ripetere ‘il tensai, il tensai, il tensai!’, ma riesco a zittirla, non mi sembra il caso di rovinare tutto, ora.
Lui si ferma, appoggiandosi alla balaustra che delimita la pista di pattinaggio.
I grandi abeti del parco sono coperti di palline colorate e luci intermittenti, e le ombre di questo pomeriggio sereno, che ha lasciato rapidamente il campo al buio precoce della lunga notte invernale, contribuisce all’atmosfera natalizia.
Non si può certo dire che per noi questa festa abbia un valore religioso, ma qualcosa del modello occidentale è arrivato fino qui. Sarebbe facile dire che siano gli aspetti più consumistici quelli che hanno attecchito subito, e forse non sarebbe completamente sbagliato, ma io credo che qualcosa dello ‘spirito’ del Natale si sia infiltrato in tutto questo, quel desiderio di essere più aperti verso gli altri, di cercare di superare l’egoismo e dare un aiuto alle persone che abbiamo accanto. Si vede dai sorrisi più distesi della gente, dalle risate che echeggiano più numerose nelle strade.
Anche adesso, in questa pista affollata, si vedono famiglie riunite, gruppi di amici, coppie di fidanzati…
"Sai pattinare?"
Mi volto sorpreso. Sono così abituato ai silenzi di Rukawa che la sua voce mi ha sorpreso.
"Sì, certo…" non è ovvio che il grande Hanamichi Sakuragi sia perfetto ed impeccabile anche sui pattini?
Ne affittiamo due paia, e entriamo nella pista.
Adesso… non è che io sappia proprio pattinare, diciamo che essendo un tensai sono sicuro che ce la farò. Del resto non sono diventato in pochi mesi il re del Basket?
Non mi sfugge lo sguardo scettico della volpe artica, che evidentemente sul ghiaccio si sente nel proprio ambiente naturale, ma io lo snobbo, adesso farò un giro di riscaldamento, poi mi darò a piroette e salti… non ho visto in diretta le olimpiadi di Nagano?!
"NOOOO!!! NON VOGLIO, NON POSSO!!!" urlo, abbarbicato alla balaustra, mentre Rukawa cerca di allentare la mia presa fratturandomi un dito alla volta.
Ho fatto dei voli paurosi, cercando di appiccicarmi a tutti i tizi che mi si affiancavano, e scoprendo ogni volta che neanche loro erano stabili, e sono sicuro che domani sarò pieno di lividi. E intanto la Kitsune? Beh, lui sa pattinare bene, scivola sul ghiaccio con la stessa grazia che ha nei tiri in sospensione.
Sono contento che stiamo facendo qualcosa ‘insieme’, sono contento di poter essere io a distrarlo, in un momento così difficile. Già, perché, anche se lui sembra di ghiaccio, non può certamente essere rimasto indifferente al tradimento della persona in cui aveva riposto la sua fiducia.
"Se non ti butti, non imparerai mai!" sbotta ad un certo punto, e improvvisamente un lampadina… no! Non ‘si fulmina’! Si ‘accende’ nel mio cervello!
"Allora vedi di sdebitarti: io ti ho insegnato a giocare a basket, tu insegnami a pattinare…" gli dico, sfoderando il mio ghigno più soddisfatto.
Lui scuote la testa… ho la vaga sensazione che la prima parte della mia frase non gli sia piaciuta più di tanto, però mi tende una mano, invitandomi a seguirlo.
E’ la prima volta che tocco quelle dita sottili e pallide, è la prima volta che stringo quella mano che credevo dura e gelata, e che invece ha una pelle sottile e morbida, e irradia un piacevole tepore sulle mie dita ghiacciate.
Improvvisamente i miei movimenti diventano più coordinati, scivolo con maggiore sicurezza, e mi sembra che l’aria fredda si stia scaldando. Ci togliamo le giacche a vento, e mi piace vedere il contrasto del suo maglione nero con la pelle pallida del collo.
Le musiche sono veloci, quasi volessero spingerci a muoverci e a scaldarci, ma poi arriva, inaspettata, una bella canzone romantica. Noto che le coppie si cercano all’interno della pista, che le mani si toccano… quasi queste note abbiano diffuso qualcosa nell’aria che spinge a rivelarsi.
Io non lascio le sue dita, anche se adesso potrei reggermi facilmente in piedi da solo, ma non ho nessuna intenzione di cedere il terreno che ho guadagnato.
Il suo viso è leggermente colorito dal movimento e dall’aria che ci colpisce, e gli occhi sono luminosi, accesi.
Quando si volta a guardarmi interrogativo, gli sorrido. Sento che è il momento, che devo dirgli quello che provo per lui, anche se, dopo quello che gli è appena successo, potrebbe essere troppo presto…
"Kaede…" lo fermo, lasciando la sua mano.
Lui sembra sorpreso. Certo, è la prima volta che lo chiamo per nome! Ma penso che dovrà abituarcisi…
"Kaede, io ti…" sto per pronunciare la parola fatidica quando vedo il suo viso cambiare espressione, e il suo braccio tentare di trattenermi.
L’ultima cosa che ricordo è il suo urlo:
"ATTENTO, DO’AHO!!!"
Lo so, forse state pensando che non è carino sentirsi chiamare do’aho come ultima cosa prima di sfracellarsi contro un enorme albero di Natale sbucato dal nulla…
Beh, stavolta il tensai vi dà ragione!
Quando mi sveglio, mi ritrovo in una stanza che non conosco. La luce è spenta, e l’unica illuminazione è data dalla luna piena che brilla fuori dalla finestra.
Mi porto una mano sulla testa… mi fa un male cane! Eccolo, lo sento, c’è un bozzo enorme, peggio di quelli che mi fa venire il gorilla…
"AHIO!!!" mi lamento.
Immediatamente sento un movimento, vicino a me, e una piccola lampada viene accesa.
Appena rischiarato da questa luce, vedo il viso pallido di Rukawa. Sembra assonnato, forse la poltrona accanto al letto non è il posto più comodo in cui dormire.
Mi guardo intorno: è ovvio che questa non è casa mia, io non ho mai avuto una stanza enorme arredata all’occidentale…
"Che ci faccio qui?" gli chiedo lentamente. Non voglio irritarlo, non voglio che scompaia, anche se è solo un sogno.
"Sei svenuto. Non sapevo dove portarti. Questa è casa mia" mi risponde brevemente.
Mi sollevo sui gomiti, e cerco di scuotere la testa per snebbiarmi il cervello.
Lui è ancora qui…
Arrossisco, mentre lo ringrazio: non è una cosa che io abbia fatto molte volte nella mia vita!
Improvvisamente mi ricordo il perché della mia distrazione, cosa volevo dirgli.
Volevo.
"Non dovevi prenderti tanto disturbo. Il tensai è coriaceo! Adesso mi alzo e ti lascio solo…" ormai ho perso l’attimo, e poi ha già subito troppe emozioni in questa giornata, conoscendolo impiegherà settimane per riprendersi.
"Non mi sembra una buona idea. Dammi il tuo numero di telefono, avverto i tuoi genitori" ribatte lui, spiazzandomi.
"Vivo solo"
Stavolta sono io ad essere breve, ma non è un argomento di cui mi piaccia parlare.
Lui annuisce, poi fa per alzarsi ed uscire dalla stanza.
Si ferma sulla soglia, senza voltarsi, e mormora:
"Fra me e Mitsui non c’è mai stato niente. Gli davo solo ripetizioni di inglese".
Salto sul letto… NON C’E’ MAI STATO NIENTE???!!!
"E allora… perché…" già ho mal di testa, questa notizia ulteriore mi sta disintegrando anche gli ultimi neuroni.
"Pensava che tu e Kogure vi foste messi insieme, e così voleva farlo ingelosire…".
"KOGURE CON ME???" non riesco a capirci niente!
"Quel pomeriggio al parco, quando eravate uno sull’altro…" mi spiega.
"Eravamo caduti mentre vi spiavam.." ehm, forse questo non dovevo dirlo!
Lui finalmente si volta verso di me, fissandomi negli occhi.
"Beh…" comincio, imbarazzato "…il quattr’occhi era geloso, pensava che voi due steste insieme e voleva vederci chiaro…".
Non è completamente la verità, però non è neanche proprio una bugia, no?
"Ho capito" risponde, e fa di nuovo per allontanarsi.
"KAEDE!!!!" urlo. Non voglio che se ne vada, perché questo è il momento per dirgli cosa provo.
Si avvicina al letto. Io gli faccio cenno di sedersi… meglio non farlo svenire sul pavimento.
"Sul ghiaccio… prima dell’incidente… beh…" che ebete che sono, possibile che non riesca a dirglielo? Coraggio, tensai banzai!!
"Kitsuneiosonoinnamoratodite…"
L’HO DETTO!
"Eh?!" mi fa, guardandomi perplesso "Non ho capito niente!".
Forse il genio è stato troppo rapido per gli standard bradipeschi della kitsune. Però non ho intenzione di ripetermi!
Gli afferro un braccio e lo attiro sul letto. Descrivere cosa è successo è un po’ difficile, solo Hanamichi Sakuragi può riuscire in una azione così fluida e improvvisa! Il risultato è che ora si trova tra le mie braccia, e lo sto baciando!!!!
Sono riuscito a farlo stendere sulla schiena, e ormai gli sto sdraiato sopra. Certo, se lui partecipasse un po’ di più sarebbe meglio, ma per ora mi accontento.
Quando lo lascio per riprendere fiato, vedo che mi guarda adirato…
"Cosa pensi di aver fatto?!" mi sibila.
"Te lo avevo detto che ero innamorato di te!" continuo a sorridere, perché per una brevissima frazione di secondo l’ho sentito ricambiarmi. Ora dobbiamo solo sistemare i dettagli burocratici… insomma, quelle cose che credo ‘debbano’ essere stabilite quando si comincia una relazione.
Lui fa per sollevarsi dal letto, ma non ho alcuna intenzione di lasciarlo andare via.
Mi avviticchio con le braccia intorno al suo petto, affondando la testa tra la sua spalla e il collo. Chiudo gli occhi e comincio a mormorare:
"Ti ho sempre amato, volpacchiotto, dal primo giorno che ci siamo visti su quella terrazza… Quando ho scoperto che uscivi con Mitsui stavo per morire di gelosia, di rabbia, di sofferenza… Tu sei fatto per me come io sono fatto per te!"
Lui non mi risponde, il respiro leggero gli solleva ritmicamente il torace, e questa è l’unica traccia del suo essere qui con me.
Improvvisamente sento la sua mano scorrere tra i miei capelli. Spingo più forte con la testa contro il suo collo, e il tensai ne approfitta per aggiungerci pure un bacetto, poi mi sollevo e lo guardo negli occhi:
"Mi ami anche tu?" gli chiedo speranzoso.
Lui scuote la testa, sembra stanco…
"Do’aho" ma mi sorride, un sorriso che trasforma il suo viso, che da bellissimo diventa meraviglioso. Non l’avevo mai visto sorridere, la sua espressione si distende e diventa innocente e fragile come quella di un bambino.
Sono al settimo cielo! Mi ributto a pesce su di lui, abbracciandolo così forte che potrei stritolarlo.
"Mi fai male, do’aho…"
"Hanamichi… non do’aho" mormoro io, allentando appena la mia morsa. Poi sfodero il mio famoso ghigno da tensai: "Lo sapevo che non potevi resistere al mio fascino… il genio è fatale!"
So che non è così, ma voglio vederlo sorridere, anche se significa espormi ad una presa in giro. E lui sorride, ma non di me, sorride gentilmente, come se finalmente potesse lasciar filtrare quello che ha nel cuore.
La mia mano comincia a vagare sul suo maglione. Forse è la prima volta che mi vengono pensieri poco casti su una persona, ma sentirlo così vicino, sentirlo ‘mio’, mi sta facendo crescere tutto insieme.
Lui mi ferma, afferrandomi il polso:
"Non dobbiamo correre" mi dice.
Io rido:
"La dichiarazione l’hai avuta, adesso devo venire ad invitarti per un gelato o per andare al cinema, poi chiederti di accompagnarmi al ballo della scuola, comprarti l’anello, e infine proporti di sposarmi?" lo dico scherzando, ma il quadro non mi dispiace poi molto…
AHIO!!! Mi ha dato un pugno sul naso!!! Proprio sul naso perfetto, l’orgoglio del tensai!
"Non sono una donna, ricordatelo ‘do’aho’…"
Sono mooolto arrabbiato!!! Non c’era mica bisogno del pugno per farmelo capire, no?
"TI HO DETTO CHE IO SONO HANAMICHI, NON DO’AHO!!!" ribadisco, urlandogli nell’orecchio.
Lui mi guarda, e ha una strana luce negli occhi… sembra divertito!
"Ho capito… ho capito, do’aho!"
AAARRRGGGHHHHHH!!!!
E’ passata una settimana da quel pomeriggio al parco. Il giorno dopo ho telefonato a Rukawa per parlargli delle ripetizioni, ma in realtà per sapere come era andata con la scimmia. Beh… non ho dovuto sospirare molto per avere le informazioni che cercavo, visto che ha risposto proprio Sakuragi.
Non hanno perso tempo, i due piccioncini! Ma del resto, neanche io ho sprecato il mio…
Con Kiminobu abbiamo trascorso la serata a raccontarci come è nata tra di noi. Può sembrare assurda come frase, ma è stato proprio così: abbiamo passato ore a raccontarci tutto, dalla prima impressione che abbiamo avuto l’uno dell’altro, al momento in cui abbiamo capito di esserci innamorati, alle difficoltà che mi hanno portato a diventare un mezzo teppista, e poi abbiamo parlato di questi ultimi mesi, in cui ci siamo ritrovati, e abbiamo scoperto che ciò che ci legava era più forte che mai.
Sono felice, lo sono davvero! Quando colgo il suo sguardo nel mio, quando mi volto e vedo che mi sta camminando vicino, mi sento forte, come se l’essere in due avesse raddoppiato il nostro coraggio, la fiducia che abbiamo in noi stessi.
Oggi è il ventiquattro dicembre: è Natale. E’ un giorno strano per noi, figli di una cultura ibrida che non ce lo fa vivere come festa religiosa, ma che non ce lo fa affrontare con indifferenza.
Stasera sul mare verranno fatti i fuochi d’artificio. Ho convinto Kogure a fare una passeggiata con me per ammirarli insieme.
Ci capita di incontrare tantissime persone del nostro liceo e di quelli che abbiamo affrontato nel campionato prefettorio. Chissà se sanno, se capiscono cosa ci sia a legarci, ora… non che ci perda il sonno, è solo che mi piacerebbe che tutti sapessero, senza domande, in modo da poterci sentire più liberi.
Raggiungiamo un angolo un po’ più tranquillo, e ci sediamo sugli scogli per ammirare il mare illuminato dalle scintille colorate.
Abbraccio il mio Kimi-kun: è l’inizio del nostro primo anno insieme, un anno che vedo ricco di felicità…
Lo sento rabbrividire tra le mie braccia, così lo stringo più forte, depositandogli un piccolo bacio sul collo.
Lui mi sorride, poi riporta lo sguardo sulle poche persone che si trovano sugli scogli vicini. Improvvisamente si volta di nuovo verso di me, indicandomi una persona appoggiata al parapetto del piccolo pontile che si allunga nel mare.
Non impiego neanche un secondo a riconoscere in quella figura elegante l’asso della nostra squadra. Il vento gioca con i suoi capelli, mentre lui si stringe nel cappotto per proteggersi dal freddo.
Mi guardo intorno: se conosco la scimmia rossa, deve essere nei paraggi…
Non ho fatto in tempo a pensarlo, che lo vedo avanzare verso il ragazzo che continua a dargli le spalle.
Mi dispiace questo nostro guardare di nascosto uno spettacolo che dovrebbe essere privato, ma mi stupisce così tanto vederli insieme che non posso staccare gli occhi dalla scena che mi si sta svolgendo davanti.
Le braccia di Hanamichi si allacciano intorno alla vita di Rukawa, che anche da quassù sembra abbandonarsi contro il petto largo del compagno.
I primi fuochi cominciano ad illuminare il cielo scuro.
Abbraccio Kogure e lo bacio, mentre i fuochi continuano i loro giochi di luce.
Sul pontile, il ragazzo dai capelli scuri volta appena la testa, rimanendo nel cerchio delle braccia forti della sua testa rossa.
Anche per loro sta per cominciare un anno importante.
Sorrido e chiudo gli occhi, esprimendo il desiderio che questa felicità duri per sempre.
LE COPPIE SBAGLIATE – The End
(*) ‘Here lies one whose name was writ on water’ è l’epitaffio scelto da Keats per la sua tomba, che si trova nel cimitero acattolico di Roma.
(**) La struttura di questa conversazione tra Mitsui e Rukawa è stata ispirata da una fic letta sul fandom inglese molti mesi fa.