Ma eccomi di nuovo qui, a stressarvi con la mia original!!

Questo è l'ultimo capitolo, ç___ç che tristezza...so già che qualcuna mi vuole già uccidere per questo! (Dea non faccio nomiXD)!

Ringrazio chiunque ha letto la storia, chiunque la commenterà e anche chi non la commenta, ma che magari ne è incuriosito!

 

Un grazie particolare va alla mia adorata Amica Dea73! Grazie cara per avere amato questi pg, per le tue recensioni dettagliate, per le impressioni e analisi sulla ff che mi hai fatto su msn, per me è un onore sapere che tu li vivi Aliger e Ise. Ed anzi, come ti ho detto, tu hai davvero colto l'anima della storia, ci sei dentro peggio di meXD!! E mi hai pure consigliato un paio di frasi per questo ultimo capitolo...^^Grazie per il tuo appoggio, per l'entusiasmo e per i disegni su questi due puccini...Bè...ci sono un paio di cose in questo capitolo ispirate proprio a quelli...(fra cui l'abito di Aliger )^__^ Sei un tesoro cara!!

 

Ed ora vi lascio all'ultimo capitolo!

Buona lettura!!

 



Le ali della città

parte VIII

di Releuse



 

Il tratto di strada che percorre con la sua auto sembra non avere fine.

Come se navigasse su un corso d'acqua ignorando il luogo dove dovrà irrimediabilmente sfociare.

Come un fiume agitato e perturbato, così il suo animo irrequieto.

 

Ise continua  a guidare per inerzia, perché ormai quella strada la conosce molto bene.

È qualcosa di abituale.

Eternamente uguale, sempre.

Il ragazzo si sente come isolato dentro quella scatola metallica, della quale ode solo il motore che rotea vorticoso, e il cambio della marcia.

Rumori eccessivamente ordinari, per ottenere la sua attenzione.

Egli è ormai immerso in un involucro impermeabile e soffocante, allo stesso tempo protettivo.

Ed insonorizzato.

Eppure all'interno vi sono voci diverse, che mormorano nelle sue orecchie.  Dolorosamente fastidiose.

 

Tutto all'interno della sua mente.

 

Ise è profondamente turbato, e confuso.

A volte alza gli occhi, con attenzione, per rivolgerli allo specchietto retrovisore, e guardare dietro.

E guardarsi dentro.

 

Sospira, scuotendo la testa, per cercare di scacciare quei pensieri che ormai mangiucchiano lenti il suo cervello, ma è inutile. Sono sempre lì.

Ogni giorno più opprimenti.

 

'Sto sbagliando tutto....'

 

Le mani stringono sempre di più il volante, facendolo vibrare un poco, mentre le ruote oscillano veloci da ambo le parti, rispondendo a quel comando nevrotico.

Ed infine il piede che preme improvviso e determinato sull'acceleratore.

Ancora più a fondo, mentre un sibilo simile ad un lamento agonizzante gli ricorda che la macchina sta soffrendo.

Così come il motore è il suo cuore. Impazzito.

Ed allora cambia la marcia, quasi con disappunto, come se volesse che quella lamiera patisse con lui.

È come se l'idea lo confortasse.

 

È davanti casa, finalmente.

Dopo un'intera giornata passata all'università, il ragazzo non vedeva l'ora di tornare.

Per riposarsi.

Per rilassarsi.

 

Per vedere lui.

 

Ormai il sole è quasi tramontato, e le ombre delle abitazioni cominciano a farsi più fitte e visibili.

Parcheggiata l'auto, Ise raggiunge il portone d'ingresso e, dopo aver giocato un poco con le chiavi, facendole tintinnare al vento, decide di aprire.

 

Un 'clack' secco e deciso.

 

“Sono tornato!”  Esclama il ragazzo, mentre appoggia la giacca sull'attaccapanni.

Non riceve risposta ma, troppo stanco per ripetere il saluto, decide di entrare in soggiorno e sedersi un po' sul divano.

Aliger probabilmente non l'ha sentito.

 

Ise accende la luce, e a quel contrasto socchiude un poco gli occhi come infastidito.

Per un istante gli era sembrato tutto troppo buio.

Si siede, lasciandosi avvolgere dal morbido divano, quello a tre posti, allargando le braccia sullo schienale ed inclinando un poco la testa all'indietro.

Inspira, lentamente.

Espira.

 

Ancora tutto troppo silenzioso.

Silenzio oppressivo.

 

“Com'è andata oggi?”

 

Ise ha un sussulto.

Si volta, e vede Aliger appoggiato sullo stipite della porta, a braccia incrociate, con lo sguardo attento, rivolto verso  di lui.

Da quanto tempo è lì fermo? Il ragazzo non l'aveva né sentito arrivare, né scendere le scale.

 

C'è qualcosa di sinistro nell'aria, ed Ise lo percepisce.

Come un filo che viene tenuto eccessivamente in tensione su entrambi i lati, in attesa che si spezzi.

 

La voce di Aliger, pochi istanti prima, era glaciale.

Come il suo sguardo, in questo momento.

Enigmatico ed ambiguo.

 

Ise lo guarda, ancora, nascondendo lo stupore nel notare come il ragazzo indossi quegli abiti.

Quelli del giorno in cui si trasferì da lui.

Quella maglia sbracciata, completamente aperta davanti, come una camicia priva di bottoni, unita nei due lati solo da quattro fibbie, una sul collo, le altre tre sul petto.

E quei jeans, troppo aderenti, capaci di sembrare solo una pellicola azzurra e sfilacciata avvolta sui suoi fianchi, e sulle sue gambe.

 

Non li aveva più indossati da allora.

 

“Hn, al solito...” Sospira Ise, alzando di poco le spalle, e distogliendo lo sguardo per rivolgerlo verso il soffitto.

“Tu? Tutto bene?” Chiede poi, sperando di sbagliarsi, nell'avvertire quell'angosciante tensione.

 

“Hn, al solito...” Mormora Aliger con un filo di voce, che sembra l'eco della risposta data pochi istanti prima dal ragazzo.

Eppure dentro quella voce, c'è un alone di ironia, Ise ne è certo, ma non appena si volta verso il ragazzo per chiedere neppure lui sa cosa, lo vede.

Vede Aliger avanzare verso di lui, silenzioso, con passo lento e preciso, velatamente sensuale.

Portamento regale, simile a quello di un gatto, come i suoi occhi, che puntano dritto sulla preda.

 

Occhi felini che non temono il padrone.

 

“Mi sembri stanco, Ise.” Le parole pronunciate assumono un tono quasi provocatorio, il nome di Ise è scandito alla perfezione.

Ise in quel frangente si sente come disorientato, non capisce, vede Aliger fermarsi a pochi passi da lui, poggiare lentamente un ginocchio sul divano, facendolo scivolare bene verso la sua coscia, quasi sfiorandola, tenendosi poggiato alla base con una mano, mentre l'altra si avvicina pericolosa al suo viso.

 

E la sua voce, roca e sensuale. “Allora?”

 

Ise afferra il polso di Aliger, bloccando la sua mano.

“Non ho voglia di giocare, ragazzino...” Afferma risoluto il moro, guardandolo severo negli occhi, ma in realtà profondamente turbato da quell'atteggiamento del ragazzo.

Perché non è il solito spavaldo e complice che spesso Aliger gli ha riservato, simulando un gioco malizioso, ma in fondo innocuo.

È qualcosa di diverso, un gioco pericoloso e tristemente crudele.

Che Aliger pare intenzionato a portare fino in fondo.

Il biondino questa volta fa forza e, grazie anche all'incertezza di Ise, riesce a liberare la sua mano, portandola sul petto del ragazzo, mentre avvicina il viso sul suo collo, sfiorandolo con le labbra, raggiungendo l'orecchio.

“Ma io non sto giocando...” Continua, con un impercettibile ansimo.

 

Ed un brivido percorre la schiena di Ise, provocandogli una scarica di emozioni contrastanti sulla pelle.

Brivido di piacere, brivido inquieto.

Il ragazzo rimane fermo, immobile, spogliato delle sue forze.

Per brevi istanti si lascia accarezzare dalla mano di Aliger, che ha sganciato i primi bottoni della sua camicia, creandosi uno spiraglio dentro di essa.

La sua mano, che accarezza il suo petto.

 

“Aliger, ti prego...smettila.” È quasi una supplica, dettata dalla sua totale incapacità di reagire.

 

Per la prima volta si sente impotente, in totale balia di forze superiori e manipolatrici.

Aliger, e il proprio senso di colpa.

 

“Perchè? É la mia specialità quella di tranquillizzare i miei padroni, farli rilassare in questo modo, te lo sei scordato?” Sussurra, allungando la lingua per sfiorare le sue labbra, bagnarle, e poi ritrarsi in un sorriso compiaciuto.

 

Te lo sei scordato?

 

Eccole, le parole che all'improvviso scuotono Ise che, infiammando tutto ad un tratto il suo corpo, lo restituiscono alla vita.

 

“Che diavolo stai dicendo?!” Esclama il ragazzo con rabbia, allontanando da sé Aliger, finalmente risvegliatosi da quello stato d'apatia.

 

Ma Aliger non dimostra alcuna paura, o esitazione, anzi. Con uno scatto porta le sue mani sullo schienale, intrappolando Ise fra di esse, mentre si siede a cavalcioni sopra di lui, frizionando lievemente sulle sue cosce.

Ise sgrana gli occhi, in preda all'agitazione, che cola rovinosa sulla sua pelle, come una lama affilata capace di ferire.

Agitazione che fatica a nascondere.

 

Aliger prende il viso del ragazzo fra le sue mani, inclinandolo verso il suo.

Incatenando lo sguardo di Ise con i propri occhi bramosi, gelandolo.

“Questo è mio lavoro, Ise. Concedermi a chi paga per avermi...e tu non fai eccezione. No?” Il biondino pronuncia queste parole abbassandosi per cercare le labbra di Ise, il quale, turbato scosta il viso, voltandosi di lato.

 

Troppo sconvolto per quello che ha appena sentito.

'È questo che lui pensa di me? Mi considera uguale a tutti gli altri?'

 

E stavolta non è più un brivido. Ma una fitta. Profonda e dolorosa nel suo petto.

 

E stringe i pugni, sentendo i nervi alterarsi sotto la sua carne.

Rabbia, improvvisamente.

 

“Adesso basta, smetti questa cosa!” Con uno scatto furioso Ise afferra Aliger per il bacino, spingendolo indietro, facendo cadere il ragazzo a terra, di schiena.

 

“Aliger, scusa io..” Ise è stravolto per quella sua reazione violenta.

Dettata dalle sue paure inconsce.

 

Ma Aliger non ha staccato gli occhi da lui, in nessun istante. Anche ora, seduto per terra continua  a guardarlo con aria...di sfida?

 

“Perchè non vuoi farlo con me? Forse non sono all'altezza di lei?”

Ancora un sorriso sarcastico e schizzinoso.

 

'Eh? Lei? Possibile che...'

 

Per un attimo ci crede Ise, o ci spera, che sia gelosia.

Tuttavia Aliger non ha ancora finito il suo verdetto.

 

“O forse, al contrario, è che sono troppo simile a lei?”

Ancora un sorriso tagliente.

 

Lo aveva sperato, non fosse questo, Ise.

Ma lo sguardo del biondino non tradisce, sa quello che dice.

E per lui è come essere travolto da una fiumana soffocante.

O forse è solo la liberazione.

 

Rimane muto, Ise. Nonostante tutto non riesce più  a parlare.

Gli è mancata l'aria, gli è mancata la voce.

Ma lo sguardo è immancabile e serio.

Su Aliger.

 

Sentono freddo, entrambi i ragazzi.

Sarà perché è calata la sera, rubando al cielo il calore del sole.

Sarà perché c'è troppa tensione fra di loro.

Sarà perché i loro corpi non sono più così vicini.

 

“Come hai...” Si sforza Ise, interrotto subito da Aliger.

“La lettera, l'ho letta. E ho visto la foto.” Lapidarie e coincise le parole del ragazzo biondo, ormai certo che non c'è bisogno di fornire ulteriori spiegazioni.

È lui quello che deve sapere.

 

Ise respira profondamente, nell'udire quelle parole.

La lettera, e la foto.

Maya. Quel viso in cui Aliger sicuramente si è specchiato. Perché troppo simile al suo.

 

“Caro Ise,

Come stai? Mi auguro tutto bene in città. Io qui al centro mi trovo abbastanza bene, il posto è accogliente e il personale cordiale. Non so, eppure percepisco della tristezza nell'aria, o forse sono solo io ad esserlo. Faccio la terapia tutti i giorni, e sembra che mi faccia bene. Però mi sento sempre un poco debole, e ho paura. Tanta. Aspetto con ansia il prossimo mese, quando verrai a trovarmi, così mi racconterai per bene che combini. E parleremo di quello.

Grazie per tutto quello che fai per me, e che farai, per Aliger. Sono certa che sarai un valido appoggio per mio fratello. Avrà bisogno di te, più di quanto ne ho io ora...

 Grazie di tutto. A presto.

Con profondo affetto,

Maya”

 

 

“Cosa significa?”

Ora non c'è più sarcasmo nello sguardo di Aliger, perché ormai ha scoperto le sue carte, terminando quel gioco amaro che odorava di terrore.

Terrore di confermare quella verità che si è fatta strada nel suo cuore, mentre attendeva il rientro di Ise.

Verità che lo ha fatto piangere, dentro quella camera. E che lo ha fatto sentire dannatamente tradito.

 

Ise ha le spalle al muro. Eppure prova un inaspettato senso di leggerezza, come se il giaciglio che teneva dentro il cuore si fosse lentamente vaporizzato.

Lasciandolo libero di agire, e parlare.

 

È la fine di tutto?

 

Eppure c'è ancora una strana e celata paura nel suo cuore.

 

Respira, concentrando i suoi pensieri nelle sue labbra, cercando di fare ordine fra essi.

È ancora seduto sul divano, congiunge le mani poggiate sulle ginocchia.

Ed abbassa lo sguardo.

 

“Il padre di Maya, è morto un paio d'anni prima di lei, dopo una lunga agonia dovuta ad un devastante tumore alla testa....”

 

Mentre parla Ise scandisce le frasi con respiri profondi, come per cercare di mantenere la calma, ed il controllo.

 

Per quello che teme potrà accadere.

 

“...era sul letto dell'ospedale, pochi giorni prima di morire, quando rivelò il suo segreto alla figlia. Aveva avuto una relazione con una prostituta, diciassette anni prima, da cui aveva avuto un figlio...”

 

“Mia madre?” Interrompe Aliger con voce quasi sprezzante, perché in fondo ha capito come sono andate le cose. Ma cerca conferma, dalle labbra di Ise.

Quasi per farsi del male.

 

Quest'ultimo annuisce. E continua.

 

“...una donna che confessò di avere incontrato più volte, anche negli anni successivi, e che aveva aiutato, come poteva. E che avrebbe voluto rendere libera. Ma lei, come ben sai, è morta...lasciando il figlio sedicenne da solo, in quell'ambiente dove lei stessa era cresciuta...”

 

Ise parla in terza persona, senza imprimere alcun tono alla voce, come se stesse recitando una parte.

Forse crede che così è più semplice parlare di ciò che riguarda Aliger.

Forse è più semplice fingere l'indifferenza.

 

O forse più doloroso.

 

“...ed infine lo confessò a Maya. Poco tempo prima aveva pagato...”

 

Aliger stringe i pugni, mordendosi silenzioso le labbra fino a farle sanguinare.

E trema.

 

“...aveva pagato con tutto quello che aveva i debiti della donna con la malavita, che dalla sua morte erano ricaduti sul figlio. Ma in quell'ambiente non si sconta nulla, lo sai bene. E quel denaro ti avrebbe reso libero soltanto dal momento in cui....”

 

Ise si blocca, per pochi istanti, perché teme le sue prossime parole. E poi, sentendo come una mano che lo stringe al collo è costretto  a vomitarle.

 

“...avresti compiuto ventun anni...”

 

“Cos...” Aliger trattiene di colpo il respiro, portandosi la mano alla bocca, sotto shock.

 

Ventun anni.

Compiuti poche settimane prima, festeggiati quella sera, con Ise.

 

Ise che gli ha celato la verità. Ise che ha mentito.

 

Perché Aliger si sente ora schiacciato da un peso insopportabile ed opprimente?

È la libertà che come un fardello aggredisce le sue spalle, o quelle fievoli speranze che si erano create nel suo cuore, che ora vengono spazzate via perché assurde illusioni?

 

“ 'Maya fai quello che ritieni più giusto...' Le disse suo padre. E Maya non era una persona che pensava troppo. Lei era molto impulsiva e decisa....” Sospirò Ise, accennando un triste sorriso, colmo di ricordi.

“Sin da subito, decise cosa fare. Anche perché non le rimaneva molto da vivere, questo lo sapeva già da allora. Ha predisposto tutto, sistemato le carte...la loro casa...ora è la tua, come il resto degli averi...ed infine, aveva un desiderio, che avrebbe voluto realizzare lei stessa, ma che la malattia glielo ha impedito. E perciò...l'ha affidato a me...”

 

Ise termina il suo discorso, abbassando il tono della voce nelle ultime parole, volgendo lo sguardo verso la finestra.

 

“Dillo.” Pronuncia Aliger, quasi con disprezzo.

 

Silenzio.

 

“Avanti...” Incita, tremando.

 

Ise deglutisce, alzando gli occhi, verso di lui.

Gli occhi di Aliger che lo accusano.

 

“Voleva che mi prendessi cura di te, al suo posto, come un fratello, prima che tu ottenessi pienamente la libertà...”

 

Come un fratello.

 

“...Hn, così che mi abituassi alla vita normale? Che imparassi  a vivere nel mondo? Che mi educassi? Come un fratello maggiore che educa il minore?” Aliger alza mano a mano la voce, il suo tono è totalmente sprezzante.

 

Ise annuisce, sconfitto, evitando nuovamente il suo sguardo.

 

E il cuore di Aliger perde i suoi battiti. Inasprendosi, stringendosi come una spugna a cui è stata assorbita tutta l'acqua.

 

“Bravo, molto, molto commovente.” Termina Aliger con sdegno.

 

Ormai non ha più nulla da perdere. È totalmente dilaniato.

 

“Quindi lo hai fatto per lei...”

 

La gentilezza.

 

“Sì.”

 

“E dopo tutto questo io avrei dovuto cominciare la mia vita. La mia vita normale.”

 

Tutte le attenzioni.

 

“Sì.”

 

“Ora ho ventun anni...”

 

“Ora sei libero...”

 

Aliger si alza. Fino a questo momento era ancora seduto per terra, ad ascoltare il ragazzo.

 

I sorrisi gentili.

 

“Sono libero...” Ripete Aliger con un filo di voce, conscio del tono indifferente con cui Ise ha pronunciato le ultime parole.

 

Menzogne.

 

“...libero di andarmene, no?” Domanda con astio, anche se quelle parole nascondono forse una remota e dolorosa speranza.

Ancora.

 

Ise si alza in piedi, ponendosi di fronte al ragazzo.

 

“Sei libero...cosa vuoi di più?”

 

Freddato.

Le inermi parole di Ise colpiscono Aliger come il proiettile preciso di un cecchino, che spara consapevole verso la sua vittima.

Uccidendola sul colpo.

 

Il viso di Ise è inespressivo. Forse quel colpo serviva per uccidere se stesso.

 

Aliger inizia tremare, a battere i denti, con fare nevrastenico.

Il suo sangue, come alimentato da una fiamma sotterranea comincia a bollire, tingendosi di collera.

 

“Quindi, quindi...era tutto finto? Solo... solo una promessa fatta a lei?” Si sforza, per parlare.

 

Ise lo guarda, nuovamente. Nuovamente vuoto di emozioni.

 

“...qual'è il problema, hai vissuto bene fino adesso...” Le taglienti parole di Ise vengono troncate da Aliger con un violento pugno che va  a colpire il viso del moro.

 

 

Ise rimane fermo, immobile, incassando quel colpo come una giusta punizione.

Ma Aliger non ha ancora finito, infatti afferra Ise con entrambe le mani sul collo della camicia, costringendolo a guardarlo negli occhi.

Il suo cuore è ormai distrutto.

 

Era tutta una menzogna.

 

“Ti rendi conto?!”  Il ragazzo grida, ormai privo di freni, desideroso solo di dare libero sfogo a quel dolore dilaniante.

Che lo ha ormai annientato. Squarciato in miriadi di pezzi.

 

“E mi chiedi qual'è il problema! Quello che mi hai fatto è la cosa peggiore che qualcuno potesse farmi! Ma non ci hai pensato, eh? Non ci hai minimamente pensato?” Aliger urla con tutto il fiato che ha in gola.

 

In preda alla disperazione.

In preda ad una sorta di delirio.

Perché vorrebbe veramente  essere impazzito, per evitare di sentire tutto quel dolore.

 

In preda ad un amore intenso.

 

“Non hai pensato a come li ho vissuti io questi tre mesi? Ossessionato dall'angoscia di tornare indietro? Di abbandonare questa vita che facevo qui, con te?”

 

Ise non risponde, stringe solo i pugni con forza. Vuole sentire le unghie conficcarsi nei suoi palmi.

Perché ci ha pensato, eccome se ci ha pensato.

E anche ora ci sta pensando.

Ma non vuole parlare, perché in fondo pensa che sia giusto così.

Era inevitabile.

 

Anche per farlo reagire, a tutta quella sottomissione.

 

Aliger stringe ancora di più la sua camicia fra le mani, avvicinandolo al suo corpo, cercando forse di scatenare in lui una pur minima reazione.

L'indifferenza lo continua ad uccidere lentamente.

 

“Mi hai preso con te, mi hai fatto conoscere una vita che non avevo mai immaginato, mi hai fatto provare cose che non avrei mai pensato di provare! E ora mi vieni a dire 'Aliger ora sei libero, ora sei pure in grado di vivere nella società'?”

 

Aliger è arrabbiato, furioso, distrutto.

 

Colpisce Ise con un altro pugno, dall'altro lato del viso, sbattendolo sul divano, avventandosi su di lui e afferrandolo di nuovo, in preda alla disperazione.

E amarezza.

 

“Tutto per una promessa! E a me non hai pensato, vero?Quello che mi hai fatto è terribile! Sarebbe stato meglio essere scopato da tanti uomini quanti sono stati i giorni che ho passato qui, in questa casa!”

 

Le sue parole si infrangono sulle pareti, sui vetri della finestra, facendoli tintinnare.

 

Aliger è affannato, non ha più fiato in gola.

E ha esaurito le sue forze.

Sconfitto da un'effimera felicità.

 

Allenta la presa sul collo di Ise, che ormai è come un fantoccio privo di vita.

Ancora immobile di fronte a lui.

Si guardano per lunghi istanti.

Ma quegli occhi, per Aliger sono spenti.

 

“Ho capito...” Sussurra Aliger con voce roca.

 

Era convinto che avrebbe pianto. Invece ora si rende conto di non avere più alcuna forza, neppure per quello.

 

Gli volta le spalle, allontanandosi di pochi passi.

Per non sentire più la sua vicinanza.

Per cominciare ad abituarsi.

 

“La città...mi è estranea.” Alza un poco lo sguardo, verso la parete che ha di fronte.

Ma è come se con la mente la stesse già varcando.

 

“Che intendi...?” Da lontano, la voce sorda di Ise.

 

“Che non ho ancora deciso. È successo tutto troppo in fretta. Non so se è ciò che voglio...” Le parole di Aliger sono pacate. Ormai rassegnate.

 

Il ragazzo fa ancora pochi passi verso la porta.

 

“Aliger...”

 

Un tono diverso?

 

Arresta il suo passo.

 

“..se torni là fuori c'è solo la strada...”

 

Quasi...sofferente?

 

“Ho vissuto ventun anni della mia vita sulla strada. E di colpo mi sono trovato qui. Vorrei solo capire cosa voglio davvero...”

 

Se lo chiede Aliger, se sarà capace di ricominciare. Se potrà nuovamente separarsi dal suo corpo.

E venderlo come una qualsiasi merce.

E quel pensiero lo dilania, come mai era successo.

E ha paura, per la prima volta. Terrore.

 

Sa che probabilmente non ci riuscirà più.

Perché Ise gli ha fatto anche questo.

 

“...vuoi andartene?” Trema la voce di Ise.

 

“Sì...non c'è un motivo che io resti. La tua promessa l'hai mantenuta. Ora tocca a me decidere. Cos'altro mi tratterrebbe?”

 

Aliger forse ci spera ancora, con quelle ultime parole.

Spera di sentire Ise parlare.

 

Ma a diffondersi è solo il silenzio.

 

“Non saprei...”

 

Ed è l'ultimo dolore nel cuore di Aliger.

 

Fa ancora pochi passi, verso la porta.

 

“Grazie di tutto...”Dice con voce flebile, quasi per mettere a tacere il suo animo irrequieto. E sentirsi forse in pace con esso.

 

Appoggia la mano sulla maniglia della porta, venendo investito da un brivido, dovuto alla freddezza del metallo...e si blocca, per l'ultimo pensiero che trapassa il suo cervello offuscato.

 

“Quando...avevi intenzione di dirmelo?”

 

Un sussulto, quello di Ise.

 

E il ricordo di Maya.

Il ricordo di quella promessa. Come un fratello per Aliger.

La paura di sbagliare.

Paura che fosse tutto sbagliato.

Il senso di colpa. Per i sentimenti che temeva di provare.

Paura di tradire quel ricordo.

 

C'è un ricordo.

 

C'è Aliger che sta per andare via, per sempre.

 

 

E questa volta la risposta non arriva.

 

Aliger abbassa la maniglia, facendo leva per aprire la porta.

Una porta che non si apre, sotto il peso della mano di Ise che fermamente la tiene bloccata.

 

Un sussulto, quello di Aliger.

 

Ise è dietro di lui, a pochi centimetri dal suo corpo, può sentire il suo respiro, che accarezza il suo collo, scuotendolo dal torpore.

Ravvivando il sangue nelle sue vene.

 

“ Probabilmente non te lo avrei mai detto...Sin da quando ti ho visto quella sera, su quel palco, ho capito che non sarei mai riuscito a dirtelo. Magari ti avrei tenuto sempre con me, facendoti credere che ero un cliente come gli altri... ”

 

Ise porta anche l'altra mano su quella porta, bloccando Aliger fra le sue braccia tese.

 

“...la verità è che non so neanche io cosa avrei fatto. So solo che temevo di perderti.”

 

Aliger, tremante, lascia la presa sulla maniglia, ancora incerto.

 

“...Aliger...non andartene, ti prego.” Finalmente un tono nella voce del ragazzo moro.

 

Vivo, straziante. Ora libero.

 

“Un motivo...ce l'hai...sono io...”

 

Le mani di Ise scivolano sulla porta, allontanandosi da essa, per farsi trasportare dalle braccia tremanti e cingere Aliger in un abbraccio. Il petto di Ise ora preme sulla sua schiena.

 

“Temevo...non mi fermassi...” È la voce strozzata di Aliger, il cui suono trema insieme al suo corpo, sconvolto da quell'emozione improvvisa.

 

Ise lo stringe ancora di più a sè. Aliger, ancora confuso, poggia incerto le proprie mani sulle braccia del ragazzo, quasi temendo di non trovarle, di stare immaginando tutto. Ma appena scorge quel calore sotto i suoi palmi, non può fare a meno di stringersi di più al ragazzo.

 

“Scusami...” Sussurra Ise con un filo di voce. Una voce finalmente viva.

 

Il loro abbraccio dura ancora diversi istanti, così, in silenzio, come per accertarsi della reciproca esistenza.

 

Aliger si volta poi verso il ragazzo, senza dire una parola, per poterlo guardare negli occhi ed accertarsi di non essere in preda al delirio, ma Ise afferra il suo viso fra le mani, inclinandosi per unire le loro labbra.

 

Il loro primo, vero bacio.

 

A quel tocco ogni tensione nel corpo dei due ragazzi scivola via, permettendo loro di abbandonarsi totalmente.

 

Un bacio dolce, casto, fra le loro labbra, che si cercano, timide, cogliendosi lente e furtive.

Ise bacia il contorno di quelle labbra, inumidendole un poco con la lingua, mentre Aliger ad occhi chiusi assapora quel contatto tanto ambito. Tanto desiderato.

Infine è Ise stesso  passando le mani fra i lunghi capelli del ragazzo, a premere di più il suo viso verso di lui, aprendo la bocca, cercando un contatto più profondo con quella di Aliger.

Questi risponde schiudendo le sue labbra, lasciando libero accesso alla lingua calda di Ise che si fa strada fra di esse. E il bacio diventa sempre più appassionato, più vorace, intenso. Le loro lingue si cercano, si scovano e cominciano a sentirsi, incontrarsi e bagnarsi in un'eterna lotta che fa rabbrividire i loro corpi. Nutrendosi l'una dell'altra.

Aliger porta le mani sui fianchi di Ise, facendole scivolare verso la schiena, ed abbracciandolo finalmente.

 

I due ragazzi si stringono quasi con forza, come per sigillarsi, ed impedire all'altro di fuggire.

Perché c'è ancora un debole timore nel loro cuore, che lento si attenua sempre di più.

 

“Ise! Ise!”

Chiama il suo nome, la voce di Aliger, ora appoggiato di spalle al muro, mentre il ragazzo bacia il suo collo con avidità, tenendogli sollevato il viso con le mani.

 

“Aliger...” Risponde il moro a quel richiamo, allontanandosi per un istante dalla sua pelle, per sancire la sua presenza, riprendendo poi tutti quei baci.

 

Quanto aveva desiderato poter abbracciare Aliger così.

 

Ise è affannato, stringe e bacia Aliger premendo le mani sul suo viso, sul petto, sui fianchi, sembra impazzire.

Il suo è lo sfogo di quei sentimenti segregati per troppo tempo dentro il suo cuore, ricacciati indietro ogni qualvolta imploravano di uscire.

E che ora hanno straripato, creando una fiumana inarrestabile di desideri ed emozioni.

 

 

Tu tum tu tum tu tum tu tum

 

Non è un vero silenzio quello che si percepisce nella stanza di Ise.

I battiti dei loro cuori si infrangono sulle pareti, e rimbombano, amalgamandosi nell'aria, insieme al fruscio delle lenzuola, e ai loro respiri che aumentano d'intensità.

Solo una luce fioca e calda, quella della lampada posta sulla specchiera appoggiata alla parete di fronte al letto, che crea uno sfondo stilizzato, proiettando le ombre dei ragazzi sopra i muri lisci.

 

Aliger è disteso, sul letto di Ise, e osserva il ragazzo inginocchiato di fronte a lui che delicatamente gli sta accarezzando una guancia, guardandolo, con quelle profonde iridi zaffiro.

 

“Stai tremando, Aliger...” Gli sorride Ise, con dolcezza.

 

Forse lo sguardo più dolce che gli abbia mai donato.

 

Aliger sussulta un poco, ricambiando il sorriso.

Si sente agitato. Non intimorito, non spaventato, ma emozionato.

Il suo cuore è un continuo turbine di battiti accesi.

Non è come quando lo faceva con uomini sconosciuti, che desideravano solo un corpo qualunque su cui sfogare i propri istinti. E dove lui si sentiva sicuro di poter condurre il gioco. Sicuro e spavaldo, dentro una maschera che nascondeva il suo vero essere, che cercava di alienarsi da quello che stava accadendo.

 

“Non so perchè...io...non mi era mai successo prima...”

 

Stavolta è diverso.

Il suo essere pulsa vivido, insieme al suo cuore, poichè non vuole cancellare o dimenticare questi istanti.

Vuole essere cosciente di ogni attimo, condividere. E vivere.

 

Ise gli sorride, ancora, dolce, per rassicurarlo, dimostrandogli che ha ben inteso il suo stato d'animo.

Si china così verso di lui, posandogli sulle labbra piccoli baci, mentre le sue mani gli accarezzano il petto, facendosi strada sotto la maglietta del ragazzo, facendo scivolare le dita sulla pelle morbida, percorrendo il torace, suscitando nel biondino piccoli tremiti emozionati.

Ise scorre per il suo corpo, raggiungendo con le labbra il petto del ragazzo, ormai quasi del tutto scoperto, e comincia a baciarlo, mentre si aiuta con le mani per slacciare le fibbie che legano i due lati della maglietta, finché la sfila definitivamente, mostrando completamente l'ampio torace del biondino.

 

Sono baci sensuali, fatti di piccoli morsi sulla pelle, pressioni della lingua sui punti più sensibili, sui capezzoli turgidi di piacere.

Il respiro di Aliger si fa pian piano più affannato, seguendo il ritmo dei loro movimenti.

Il ragazzo sente continue correnti scaricarsi nelle sue vene, facendolo tremare.

Mentre Ise lo bacia sul petto, il biondino solleva le mani, portandole sulla schiena del ragazzo, afferrando la camicia che indossa, sollevandola, per esplorarne la schiena.

Con un colpo di reni, si solleva, distogliendo Ise da quel lavoro, sorridendogli con una velata malizia carica di dolcezza. Aliger è inginocchiato di fronte ad Ise, e, portando le dita fra le fessure della camicia bianca del ragazzo, inizia a sganciare i bottoni rimasti ancora sigillati, durante quei minuti sul divano. Le mani del biondino si insinuano fra di essi, a palmi aperti, scivolando sulla pelle vellutata.

Ise intanto accarezza le cosce del ragazzo, portandosi all'interno di esse, frizionando all'altezza dell'inguine.

Aliger non si lascia sfuggire un gemito sotto quel contatto così intimo, ma mantiene ancora il controllo, riuscendo a sfilare la camicia del ragazzo, facendola scorrere sulle sue braccia, dietro la schiena, fino a che si  confonda con le bianche lenzuola.

 

Aliger e Ise si guadano negli occhi, intensamente. Non una parola, non un suono, solo il blu e il verde delle loro iridi fuse insieme, e i loro respiri.

Senza distogliere lo sguardo, entrambi i ragazzi poggiano le mani sul bordo dei pantaloni dell'altro, cominciandoli a sbottonare.

Si sollevano un poco sulle ginocchia, per facilitare quel movimento di mani  e dita bramose.

Ise, non appena sente la stoffa allentata, si fa spazio con la mano fra questa e la pelle di Aliger, superando i boxer del ragazzo, esplorando quel punto nascosto, arrivando  a toccare il suo sesso eccitato.

 

“Aaah..” geme Aliger, mantenendo il suo sguardo incatenato a quello di Ise.

Ma è solo un tocco furtivo quello del moro, dopo il quale continua l'opera lasciata in sospeso, sfilando definitivamente gli ultimi indumenti di Aliger, facendo altrettanto con i suoi, aiutato dalle mani del ragazzo.

 

Ancora una volta, l'uno di fronte all'altro.

Ora completamente nudi.

Ora completamente spogli, nel corpo, e nell'anima.

Ora completamente se stessi.

 

Ise, appoggiando entrambe le mani sul torace di Aliger, lo spinge un poco indietro, portando il ragazzo a distendersi di schiena sul letto, e farsi accarezzare le spalle accaldate  dal cotone fresco delle lenzuola.

Poi si abbassa, lentamente, distendendosi sul ragazzo, portando i loro corpi ad aderire, mescolando le prime gocce di sudore che solleticano la pelle e che la fanno rabbrividire. Scivolando per il corpo di Aliger, Ise bacia la pelle che trova al suo passaggio, abbassandosi sempre di più, arrivando a solleticare l'ombelico del biondino con la lingua, strappandogli ansimi sempre più frequenti, raggiungendo infine la sua meta.

 

Aliger libera un gemito rauco, non appena sente le labbra di Ise poggiarsi sul suo sesso, per poi schiudersi lentamente, accogliendolo all'interno di esse. Dando inizio ad una dolce tortura.

Il biondino si aggrappa alle lenzuola, ed inarca sempre più la schiena ogni qualvolta Ise aumenta il ritmo di quel gioco, e si lascia abbandonare ad intense scosse di piacere, che si mescolano con un leggero solleticare, dato dai riccioli del moro che sfiorano la sua pelle.

 

Aliger rabbrividisce e, tremante, riesce ad alzare le mani e portarle sulla testa del moro, accarezzandola, afferrandola negli attimi di maggiore intensità.

Ise intanto accarezza il bellissimo corpo di Aliger, i fianchi, le natiche sode.

 

Aliger deglutisce, ansima, si morde le labbra , sentendosi vicino alla follia. All'apice del piacere.

Trattiene il respiro, sa che quel momento sta per arrivare, ma si blocca, all'improvviso.

 

“A...aspetta...” Geme, affannato.

 

Ise si ferma, portando gli occhi su di lui.

Ed Aliger gli sorride.

Questa volta è il biondino ad accarezzare il viso di Ise, a chinarsi per baciarlo.

Quel momento lo vuole condividere totalmente con lui.

 

 

 

Ora Ise ha le spalle verso la testa del letto, ed Aliger è seduto sulle sue ginocchia, di fronte  a lui, e gli accarezza il torace chinandosi per baciarlo, solleticando con le dita i suoi capezzoli, facendo fremere tutta la sua pelle. I capelli lunghi e biondi di Aliger giocano con il suo corpo, avvolgendogli le spalle, vagando come spire per tutta la sua schiena.

 

Entrambi i loro cuori pulsano agitati, sempre più veloci, carichi d'emozione e attesa.

 

Aliger incrocia lo sguardo di Ise e, accolto dai suoi occhi gentili, distoglie il suo, sorpreso da un inaspettato imbarazzo.

 

“Ali...”Lo chiama Ise, toccato dalla reazione del ragazzo.

 

Gli prende il viso fra le mani, portandolo così all'altezza del suo, catturandogli lo sguardo.

 

Ise sente un potente calore alimentarsi nel suo petto.

Una brace incessante di sensazioni concentrate.

 

“...io...stavo impazzendo, credimi...”  Il ragazzo, in un attimo di agitazione, sembra voler confessare una verità che ancora grava sul suo cuore, che ancora lo ferisce.

E che sa avere ferito il ragazzo di fronte a lui.

 

Aliger sussulta a quella parole, ma capisce.

E gli sorride.

 

“L'ho capito, Ise...eravamo in due ad impazzire...”

 

Ise stringe il viso di Aliger fra le mani, inclinandolo verso il proprio, concentrando infine tutte le sue sensazioni in un filo di voce, le cui note raggiungono carezzevoli le labbra del biondino.

 

“Ti amo, Aliger.”

 

Ed un altro bacio, ancora più appassionato ed intenso fra quelli fino a questo momento scambiati.

 

Aliger si lascia andare con trasporto, godendo del sapore di Ise nella propria bocca.

Fa poi scivolare le ginocchia più avanti, portando a forte contatto il proprio bacino con quello del ragazzo. Si solleva, lentamente con la schiena, aggrappandosi con forza alle spalle di Ise, mentre continua a baciarlo, per posizionarsi sopra di lui.

 

E i cuori battono, ancora di più, inarrestabili e ossessivi nel loro petto.

 

“...Ti amo anche io Ise, da impazzire...”

 

L'ultimo sussurro di Aliger.

Prima di abbassarsi all'improvviso.

Ed avere Ise dentro di sè...totalmente.

 

Ed è un'inondazione di emozioni e sentimenti puri, dentro quella stanza.

Sensazioni Burrascose e travolgenti.

Come una pioggia che incessante batte violenta sul selciato.

 

Mentre all'esterno, aldilà di quelle pareti, aldilà di quelle finestre, nell'anonima città, coperta da pallide luci artificiali, il silenzio ha deciso di regnare.

 

 

FINE

 

 

 

Eccomi qui^__^

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! Grazie a tutti coloro che l'hanno letto e lo leggeranno!!

Dicevo...siccome ho voluto lasciare la storia  invariata(nonostante sia riscritta completamente ma la trama è quella), ho deciso che ci saranno un paio di Storie brevi per approfondire alcuni passaggi lasciati un po' in sospeso.

Avrete presto la storia dell'adolescenza di Aliger (Questo grazie a Dea che mi ha sostenuta nell'idea e consigliata sulla trama^_^), dove vedrete un Aliger un po' diverso, appunto, quello che immagino io, dentro il mondo della strada; e una su Ise, incentrata sul rapporto fra lui e Maya, e le impressioni su Aliger nel loro primo incontro.

Si sa, l'estate porta consiglio, e quindi vi porterà anche queste ff!!

Grazie ancora a tutti!!!