Le ali della città parte VI di Releuse
“...toccami...”
Mani impastate e bramose. Su quella pelle. Ogni istante più rigida.
“...voglio sentirti...”
Sudore, freddo. Tremore. Sempre più intenso. Sempre più vorace.
“...fammi sentire i tuoi gemiti...”
Il corpo è come se fosse imbrigliato. Legato a pesanti catene che gli impediscono qualsiasi movimento.
Si dimena. Lottando con disperazione. Vuole essere liberato.
“...bravo, così...stai fermo....”
Lo stomaco. Si contorce, schiacciando le pareti come se fossero fatte di carta pesta.
“...sei mio...”
Una figura. Un ombra grande e sfuocata. Un'ombra che diventa due. Sono tre. Infinite ombre che si avventano su quel corpo inerme. Incapace di reagire.
“...Aliger...”
“AAAH!”
Aliger apre gli occhi, li sgrana, sollevandosi velocemente su letto. In stato d'agitazione, confusione. Terrore.
La luce del sole filtra dalla finestra, irradiando piccoli cristalli iridescenti sulle pareti, mescolando fra loro gli oggetti e le rispettive ombre , in un eterno gioco dentro la stanza. Ancora troppo oscura.
“Io...cosa...”
Aliger si guarda intorno, spaesato, mentre alcune gocce gli scivolano sul viso, annebbiando la vista. Si porta così una mano alla fronte, accorgendosi del sudore che la impregna. Deglutisce, scandendo brevi respiri affannati.
Aria. Gli manca l'aria. Si sente soffocare. Dentro quella stanza l'ossigeno è come se avesse deciso di scomparire. Riducendo il ragazzo come una sterile confezione sottovuoto.
Appena i suoi piedi toccano il suolo e il suo corpo si alza dal letto, Aliger si appoggia al muro, per impedirsi di cadere. Ha difficoltà a sorreggersi. Stringe i denti, trattenendo dei lamenti che rimbombano nella sua gola. Si tiene il ventre con una mano. Lo stomaco gli fa male. Sta gridando. Sta lottando.
E un profondo senso di nausea e ribrezzo si fa strada dentro di esso, sollevandosi, camminando per tutto il suo petto, fino ad imbrattare la gola. Sapore amaro. E viscido.
Aliger trattiene il respiro, gonfiando pienamente i polmoni. Con una mano forza la serranda, alzandola di colpo, finché questa sbatte prepotente al soffitto, facendo vibrare le pareti
In concerto con il suo cuore. Ormai impazzito.
Apre la finestra di scatto, gettando il suo viso verso l'aria là fuori, vomitando con forza quella accumulata nei polmoni. Svuotandoli.
Il suo stomaco. Le sue viscere.
Finalmente può riprendere a respirare, normalmente, mentre si inginocchia a terra, vacillando, lasciando che la sua mano scivoli per la tenda, fino ad aggrapparsi ad essa, all'improvviso, in una stretta decisa. Nervosa.
La nausea comincia lentamente a scomparire.
“Perchè...?” Si chiede Aliger, con un filo di voce, portandosi una mano alla bocca. Ancora tremante. Può sentirli i denti che battono nervosi l'uno sull'altro, come una sinfonia realizzata con sole ossa.
“...è successo ancora. Succede sempre più spesso....”, Bisbiglia fra sé il ragazzo.
Sta succedendo ormai da tempo. La sogna, Aliger, la sua vita. Quella che aveva fatto fino a poco tempo prima. Quella vita fatta per strada, nei locali, negli appartamenti squallidi della zona. O di qualche cliente esigente. Sogna di ballare su quel palco, di fronte alla folla, fra fischi, voci, mani lussuriose che si avvicinano nel tentativo di toccarlo. E sogna il sesso. Sogna i clienti che si impossessano del suo corpo, il numero infinito di uomini che l'ha comprato. E posseduto. Loro e i loro soldi.
Sogna tutto. E ricorda tutto.
E se prima l'indifferenza, l'abitudine, l'orgoglio, lo avevano reso immune a tutto questo, ora qualcosa sta cambiando. Prima non c'era alcuna sensazione ad animarlo. Né piacere, né odio, né rifiuto. O almeno non c'era più, se mai ci fosse stata. Forse aveva sempre creduto che non c'era via di scampo. Che doveva accettare e basta. Poiché è il figlio di una realtà determinata da cose più grandi di lui. Un disegno imperscrutabile ed ineluttabile. Un destino ormai dato.
Oppure, non si era mai chiesto niente.
Ora invece il cambiamento lo sente, Aliger. Disgusto. Repulsione. Ripugnanza. Ogni volta che i sogni si fanno vivi, o i ricordi si concentrano sulla sua vita...disgusto, repulsione, ripugnanza.
Il suo corpo reagisce, il suo stomaco, il suo cervello. E rifiutano.
Si sente come se fosse stato sottoposto al Programma Ludovico, quello del film “Arancia Meccanica”, per purificarlo dallo sporco che ha dentro. Un programma di rieducazione.
Sorride ironico fra sè, pensando a questo.
Come Alex. Continuamente invaso da nausea e dolore.
Lentamente Aliger si alza da terra, trascinandosi sul letto, coricandosi nuovamente, a pancia in giù, stringendo nervosamente il cuscino fra le dita, mentre i capelli scivolano sinuosi sulle lenzuola.
'...fino a poco tempo fa mi prostituivo come se nulla fosse...senza rimorsi. Che cos'è ora questa atroce sensazione che mi assale? È peggio di ricevere una scarica di pugni allo stomaco. È la conseguenza per aver avuto un assaggio di vita...normale? Cosa sto vivendo ora? Non lo capisco. Continuo a non capire il senso di tutto questo. E se mi stessi...abituando?...e quando tutto finirà...sarà lacerante.'
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È una giornata traboccante di sole e Aliger è pronto per affrontarla, ma, osservando l'orologio, comincia a lamentarsi a voce alta.
“Hn...Ise è già uscito...quel mentecatto, poteva svegliarmi!! Uff...così farò tutto in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Devo fare la spesa, il bucato, cucinare...e studiare.!”
Già, studiare. È ormai un paio di settimane che Aliger ha ripreso a farlo, frequentando dei corsi serali per recuperare il diploma di scuola superiore. Ha frequentato solo il biennio, al liceo, ammettendolo con titubanza quando Ise glielo aveva chiesto sentendosi probabilmente inferiore rispetto a questi che invece studiava all'università. Ma Ise non glielo aveva domandato per sentirsi superiore o saggiare la sua cultura. Si rendeva ben conto della sua situazione ed in realtà si stupiva di tutti i libri che il ragazzo stava leggendo da quando viveva con lui.
“Mi è sempre piaciuto leggere. Conoscere cose nuove. Dato che non ho potuto finire il liceo ho aumentato la mia quantità di letture...quando ho del tempo libero em, dal lavoro... non faccio che divorare libri!”
Aveva confessato, rosso in viso.
Se l'era immaginato, Ise. Il biondino conosceva molte cose e con lui si poteva davvero parlare di tutto. Così infine arrivò la fatidica domanda.
“Aliger...ti va di riprendere a studiare?”
Inizialmente Aliger pensava che scherzasse. Si era messo a ridere, non capendo invece che la proposta di Ise era davvero seria.
“Ne conosco diverse di scuole che fanno questi corsi, possiamo scegliere insieme quello che preferisci...”
Ise parlava come se fosse una cosa normalissima, con il suo solito sguardo serioso e ironico allo stesso tempo. Aliger, non appena comprese che il ragazzo non stava scherzando, si sentì in preda alla confusione.
In fondo Ise era il suo padrone. L'aveva comprato. O meglio 'affittato'. Per cosa? Per farlo studiare? Iniziava a non capirci davvero nulla.
“Perchè lo fai, scusa?” Domandò titubante, cercando di captare ogni minimo segnale dallo sguardo o dalla voce di Ise.
Inutile.
“Bè, Perché stai spesso solo in casa e so che ti annoi...Mi è parso di capire che ti piace conoscere cose nuove, quindi ho pensato che se ti andava potevi frequentare qualche corso serale. Nulla di più.”
Rispose il ragazzo sedendosi sul divano del soggiorno, rendendo il suo discorso la cosa più ovvia che ci fosse. Intanto si accendeva con noncuranza una sigaretta.
Il fumo aveva cominciato a catturare l'aria intorno a loro.
“Io...non ti capisco...” Disse Aliger abbassando lo sguardo.
“Hn? Cosa c'è da capire?”
Aliger alzò gli occhi, incrociando quelli del suo padrone. Lo fissò dentro le sue iridi azzurre. Come se volesse penetrarle, impadronirsi dei pensieri che nascondevano. Rimanendo in silenzio cominciò ad avanzare con passo lento e oscillante verso il ragazzo, fermandosi a pochi centimetri da lui.
“Perchè...” Sussurrò con voce roca facendo scivolare la mani sullo schienale del divano, mentre il suo ginocchio si poggiava sul sedile,e la sua gamba sfregava contro quella del ragazzo.
Infine si curvò leggermente verso Ise. Un unico movimento sensuale e provocatorio. Così come il suo sorriso. Seducente.
“...mi hai comprato...e io mi aspettavo altre cose da un padrone...” Gli soffiò a fior di labbra.
Ise rimase fermo tutto il tempo. Impassibile, senza accennare alcuna reazione, seguì il movimento del ragazzo di fronte a lui. Sorrise, ignorando l'atteggiamento di Aliger.
“...non siamo tutti uguali, noi padroni...”
Padroni, scandito perfettamente.
Voce calma. Tono graffiante, e beffardo.
Aliger sospirò, allontanandosi dal ragazzo. Ormai era sempre la stessa scena. Ise non lo prendeva mai sul serio. O comunque non voleva affrontare l'argomento.
Al biondino non rimaneva altro che divertirsi a stuzzicarlo.
“Uff...quanto sei noioso!” Esclamò questi incrociando le braccia. “Sei tu che hai solo un chiodo fisso, ragazzino.” Lo provocò Ise, alzando un sopracciglio. “Eh? Ma se...” “Allora, per il corso?” “Eh?” “Il corso serale...che mi rispondi?” “....”
E così alla fine Aliger aveva accettato. In fondo era vero che molto spesso a casa si annoiava, soprattutto quando Ise stava fuori tutto il giorno per ricerche all'università o per affrontare gli esami; passare mesi senza fare nulla sarebbe stato col tempo davvero insopportabile. Ed eccolo ora a frequentare corsi e a studiare, con grande interesse ed entusiasmo. All'inizio il biondino si era trovato molto in difficoltà, non abituato a stare in mezzo alla gente...o almeno in quel modo. È vero, aveva passato la sua vita ballando nei locali, circondato da folle vocianti...eppure quell'ambiente lo metteva a disagio. Ragazzi seduti sui banchi, silenziosi, attenti a seguire le parole dell'insegnante. Una cosa decisamente nuova. Ma in breve tempo si era abituato, cominciando a vivere la nuova esperienza con entusiasmo.
'Uh...e anche oggi è andata, Ise è uscito stamattina presto, aveva un'escursione con l'università...degli scavi mi pare. È stato fuori tutto il giorno. Ieri ha insistito per tornare a casa appena finivo la lezione...ma dove vuole che vada? Torno sempre subito dal corso...mah...sono già le 22...'
“Sono tornato...”
Aliger entra perplesso in casa, continuando a pensare che Ise gli è sembrato strano la mattina.
Nessuna risposta. Nessun rumore.
Aliger avanza a passo incerto, quasi preoccupato per quel vuoto nell'aria.
“...Ise...” Accenna, tentennando prima di entrare in soggiorno, notando che l'unica luce che si intravede proviene proprio da lì. Una luce debole, e fioca. Si affaccia, la stanza è vuota, ma il ragazzo viene subito catturato dal chiarore che si espande dal tavolo. Sono luci di candela.
Cammina Aliger, come catturato da una forza invisibile che lo fa avanzare contro la sua volontà. Si ferma solo quando è proprio davanti al tavolo. Osserva. E comincia a tremare, dall'emozione, troppo sorpreso per controllarla.
Sul tavolo c'è una bellissima torta, ornata da candele azzurre con al centro un numero:21.
Aliger sente un movimento provenire dall'entrata della stanza, non si volta, continuando a fissare davanti a sè, forse per paura di mostrare un'emozione troppo difficile da gestire in questo momento.
“...come facevi a saperlo?” Chiede, con voce strozzata, trattenendo un groppo alla gola.
“Hn...un buon padrone si interessa dei particolari sul ragazzo che prende con sè, no?” Risponde scherzando Ise dietro di lui.
“Quanto...quanto sei scemo...”
Deglutisce, Aliger, respirando profondamente, ancora, per mantenere il controllo del suo corpo. E dei suoi occhi. Per la prima volta commossi, dopo tanto tempo.
“Io...” Si volta di scatto, per dire qualcosa, ma non appena si rende conto che Ise si trova davanti a sè, si blocca. Incapace di parlare. Per le parole ormai morte in gola. Per i battiti del cuore intensi che le hanno soffocate.
Ise sta sorridendo, gentile, con uno sguardo non più freddo, ma carico di dolcezza.
“Io...tu...sei un padrone strano...” Dice Aliger quasi incapace di reggere lo sguardo del ragazzo. “...veramente, nessun padrone ha mai festeggiato il mio compleanno. Più che altro...non mi ricordo neanche quando è stata l'ultima volta che l'ho festeggiato...negli ultimi anni forse ero con qualche cliente a...scusa...sto dicendo un mucchio di sciocchezze...”
“Tranquillo...” Sussurra Ise, abbracciandolo, improvvisamente, in un gesto, spontaneo, improvviso, capace di togliere il fiato ad un confuso Aliger.
“Auguri...Aliger...” È come se lo stesse rassicurando.
Titubante, tremante, Aliger appoggia le braccia sulla schiena del ragazzo, e non appena sente la morbida stoffa della camicia di Ise accarezzargli i palmi, lo stringe a sè, aggrappandosi a lui, affondando il viso sulla sua spalla, inebriandosi del suo profumo. Vellutato odore di mandorla. E di pelle.
Ise, con un movimento naturale appoggia la mano sulla testa del ragazzo, accarezzando quei capelli biondi, lisci e morbidi. Un tocco fugace, quasi impercettibile, come se fosse la manifestazione di un impulso nascosto, figlio di quell'irrazionalità che cerca di lottare contro la sua ragione. Che ha spesso, troppo spesso, il sopravvento. Anche questa volta.
“Ali...” Il moro appoggia le mani sulle spalle del ragazzo, per allontanarlo da sè, non riuscendoci. Aliger lo sta stringendo ancora di più.
“...resta così...ancora un attimo...per favore...” Sussurra il biondino, soffiando sulle sue spalle. “...rischio di commuovermi troppo...non voglio che mi vedi piangere come una ragazzina...”
Aggiunge, quasi per convincere se stesso, più che Ise, con quelle parole.
Non può ammettere che sente tepore. Non può ammettere che sente protetto fra quelle braccia. Non può ammettere di sentirsi felice.
“...Ma tu sei un ragazzino...quindi piagnucola pure quanto vuoi...” Precisa Ise, scherzoso, nel tentativo di spezzare quell'atmosfera che si è venuta a creare.
Troppo difficile da gestire. Troppo pericolosa. Per le sue emozioni. Per i suoi sentimenti.
Alla fine Aliger si allontana da lui, e, comportandosi come se nulla fosse, si avvicina al tavolo posando gli occhi sulla torta.
“Cavolo, che aspetto che ha! Sarà sicuramente buonissima! Ma l'hai fatta tu?” Domanda curioso il ragazzo.
“Eeeeh...no!” Ise ride nervosamente.
“Non sono bravo a fare i dolci, per carità. Avrei messo sottosopra la cucina bruciando pure il tutto!” “Ah, ah, ah! Immagino! Però hai fatto una buona scelta...pan di Spagna, panna e frutta...anche questo l'hai chiesto al mio capo?” Domanda Aliger strizzando un occhio nella direzione del ragazzo. “Eh, eh, eh! Può essere...” Ridacchia Ise, ricordandosi bene che era stato Aliger stesso a dirglielo, durante un'uscita in città.
I due ragazzi ridono animatamente, mentre l'atmosfera si è fatta più rilassata, colorandosi di tinte euforiche, quasi dimentica di quelle dense sensazioni che l'hanno animata fino a pochi istanti prima.
“Bene, ora devi soffiare le candele!!” Esclama Ise con un sorrisino che diventa subito una risata non appena vede Aliger arrossire di colpo per le sue parole.
“Eh? Ma scherzi? Non sono un bambino!” Si lamenta il biondino, assalito dal panico. “Ma dai! Ce le ho messe apposta! Mica puoi lasciarle così...!” “Noooo! Mi vuoi umiliareeee!” “Ah, ah,ah! Ma che dici?” “Eh, non fare storie!”
Alla fine Ise ha la meglio e Aliger è 'costretto' a soffiare le candele, con grande imbarazzo, mentre il suo padrone gli batte le mani scherzoso.
“Questa me la paghi...” Mugugna Aliger facendogli una linguaccia. Ise invece ride di gusto.
“Cavolo, è buonissima!!” Esclama con entusiasmo Aliger dopo aver assaggiato il primo pezzo di torta.
“Mi fa piacere...” Risponde Ise con un sorriso gentile.
Gli fa piacere vedere Aliger così sereno e rilassato. Ogni giorno che passa il ragazzo sorride sempre più spesso, ed è meno diffidente. Senza accorgersene ha cominciato a reagire alle provocazioni di Ise, a dire di no se qualcosa non gli va bene, ad esprimere la sua posizione, senza quasi più appellarsi al fatto che lui è il suo padrone e che quindi deve assecondarlo in ogni cosa. Ha cominciato a cambiare.
Come se si stesse riappropriando delle sue particolarità, del suo carattere. Della sua personalità. Come se non fosse più una macchinetta per il sesso, pronta a funzionare non appena inserisci le monete.
“Ah, cavolo...stavo per dimenticare!” Esclama Ise all'improvviso alzandosi dal divano e avvicinandosi ad uno sportello della credenza in legno.
Lo apre, tira fuori un sacchetto rosso e senza dire nulla si avvicina ad Aliger porgendoglielo. Quest'ultimo lo prende fra le mani esitante, e, non capendo bene il gesto, alza gli occhi su Ise, confuso.
“È un regalo...” Gli dice il moro intuendo la sua perplessità. “Eh?” Aliger sbatte le ciglia, sorpreso.
Guarda lui. Guarda il pacchetto.
“Un...regalo...” Ripete incerto.
“Ma sei matto?!” Esclama di colpo, dopo aver capito finalmente il senso delle sue parole. “Uff, quanto chiasso che fai...è un pensiero, per il compleanno e anche per esserti preso cura di me quando ero malato...” Sbuffa Ise, nascondendo ora il suo di imbarazzo nell'ammettere quelle cose.
“Io...non dovevi...” Questa volta Aliger è colpito nel profondo, abbassa gli occhi, incapace di controllarsi. Riesce a stento a trattenere le lacrime, perché sinceramente commosso.
“Su, su, non fare troppe storie, aprilo!” Scherza Ise, per mantenere l'atmosfera serena.
Aliger apre così il regalo e i suoi occhi si illuminano: al suo interno una lucida penna da collezione di colore rosso e dai contorni dorati, ed un libro, che desiderava leggere da tempo.
“Grazie...” Sussurra, strozzando un gemito d'emozione.
È troppo commosso. È troppo incredulo.
Non capisce il perché di tutto questo, Aliger. È un pensiero che emerge per un breve istante, poi spazzato via dalla felicità che in quel momento vuole avere il sopravvento. Senza chiedersi nulla.
Il suo cuore ha ripreso a battere, ancora più intensamente di prima.
E la serata trascorre, fluida e ovattata dentro quell'atmosfera calda e soffice. Una serata serena.
Quasi normale.
“Allora...buonanotte...” Sorride Ise prima di aprire la porta della sua stanza.
Ormai è notte inoltrata e tutto all'interno della casa sembra essersi assopito. Coinvolto in un sonno profondo. Privo di sogni e privo di suoni.
Aliger è di fronte a Ise, ancora un po' confuso, per tutte le emozioni provate durante la serata.
Confusione. È il suo cuore che batte. È il suo corpo che trema. È la sua testa che teme di impazzire.
Con un gesto improvviso e fulmineo Aliger allunga le braccia, intrappolando Ise fra sé e la porta dietro di lui. Il rumore dei suoi palmi contro il legno rimbomba nell'aria. Il suo corpo che si piega pare danzare nel vuoto.
È tutto troppo veloce per poter essere controllato.
Le labbra di Aliger si uniscono per la prima volta a quelle di Ise. Per la prima volta la loro consistenza morbida. Per la prima volta il loro sapore. Ed è come liberarsi di un enorme fardello.
Labbra contro labbra, corpo contro corpo, Aliger sente una scarica elettrica bruciare la sua schiena. Dolce. Per l'emozione che sta provando. Dolorosa. Per la reazione di Ise.
Né di rabbia, né di piacere. Pura e cristallina freddezza. E impassibilità.
Le labbra del moro rimangono chiuse, anche quando la lingua di Aliger le accarezza, lentamente, cercando di farsi strada fra di esse. Silenziose. Ed è come una lama conficcata nello stomaco.
In una frazione di secondo Aliger cerca di concentrare tutte le sue forze e tutto il suo coraggio, come se fosse lo sforzo più grande della sua vita. E forse lo è.
Si allontana così da Ise, convincendosi a guardarlo negli occhi, per fingere con lui, e con se stesso. Il ragazzo ricambia lo sguardo, nuovamente privo d'espressione. Nessuna accusa. E nessuna cortesia. Come se stesse costringendo se stesso a non reagire. In alcun modo.
“Scusami...” Sussurra Aliger, cercando di sorridere. “Ma questo è l'unico modo che conosco per ringraziare qualcuno...”
Ride, sforzandosi di essere spontaneo, mentre scrolla le spalle.
“Ho capito...” Ise ricambia con un increspato sorriso.
Pura menzogna, per entrambi.
“Va bene...buonanotte....”
Aliger gli da le spalle quasi senza finire di parlare, apre velocemente la porta della sua camera, e si chiude dentro. Immediatamente. Come per cancellare tutto ciò che sta dietro di lui, aldilà di quella soglia. Tutto quello che ha lasciato lì, in quel corridoio.
Trattiene il respiro. La voce. Ma non più le lacrime, che ora cominciano a bagnarli il viso. Subito irruente. Subito brutali. Lacrime che tante volte durante la sera hanno chiesto di essere liberate, e che ora vincono la loro battaglia.
Tremante Aliger si avvicina al letto, stringendosi fra le braccia, battendo i denti nervosamente. La sente ancora la vicinanza di Ise. Il suo corpo così vicino al suo. E non è nausea. Non è disgusto. È disperazione.
È desiderio.
Ise intanto non è ancora entrato nella sua stanza. Fissa la porta, davanti a sè. Ma è come se stesse fissando il vuoto. Con mano incerta afferra la maniglia. È tremendamente fredda. Lentamente la abbassa. Lentamente apre la porta. Lentamente la richiude dietro di sè.
Un pensiero, un impulso. Uno scatto improvviso, carico di tensione e rabbia, e Ise arriva davanti al comodino. Con foga apre il cassetto, afferra un portafoto e una busta e, stringendo i denti, li alza per gettarli a terra violentemente in un movimento nevrastenico.
Si blocca.
È agitato, respira affannosamente. Le braccia tremano, così come tutto il suo corpo, ormai in balia di vene troppo irrequiete. Pochi istanti, con solo suono del suo respiro.
Infine abbassa le mani, incapace di quel gesto. Ripone gli oggetti nel cassetto, chiudendolo con un colpo netto. Per essere sicuro che rimarrà tutto là dentro. Chiuso. All'oscuro del mondo.
Si siede sul letto, barcollando, per poi portarsi le mani sulla testa, stringendola nervosamente, in un moto che ha lo stesso amaro sapore della disperazione.
“Perchè....?”
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