Le ali della città parte V di Releuse
Le giornate. Come un flusso continuo scorrono incessantemente, a volte chiudendosi così velocemente da non riuscire ad assaporare i minuti trascorsi, a volte dilatandosi talmente tanto da far dimenticare l'esistenza della notte. È una percezione alterata del tempo, dovuta alla densità e all'intensità dei momenti vissuti, giorno per giorno, istante per istante.
Sono così le giornate da quando Ise ha preso con sé il giovane Aliger. Giorni colmi di esperienze, momenti, lassi di tempo infiniti. Vissuti insieme. Sentiti. Condivisi.
Ogni giorno è un'esperienza nuova. Una gita al parco dei divertimenti, dove Aliger scopre di soffrire di vertigini nel momento in cui sale sulla ruota panoramica.
Dove Ise gli sta vicino, lo prende in giro. E lo rassicura.
Una visita all'acquario, dove Aliger può vedere specie di pesci di cui non conosceva neanche l'esistenza, dove osserva con l'entusiasmo di un bambino gli enormi delfini e i gruppi di squali che nuotano dentro quelle vasche immense.
E Ise che gli spiega ogni particolare, divertito dall'innocente curiosità di quel ragazzo dai capelli dorati.
E i musei, e le feste e le domeniche al parco, o al mare. E le passeggiate in città, all'interno di quelle lunghe e chiassose strade, invasi dal rumore assordante del clacson delle auto e dall'odore soffocante del loro motore, circondati dalle urla dei bambini che escono dalla scuola, dalle persone che parlano al telefono, risvegliati dall'improvvisa pioggia che all'improvviso scende silenziosa per poi scatenarsi contro l'intera città, come per lavarla dall'eccessivo grigiore che si accumula dentro di essa.
E Ise sempre lì. Attento, gentile. Spesso sorridente. Già. Ultimamente sorride molto di più, come se la presenza del biondo Aliger purificasse il suo animo torbido. E turbato.
Anche quando Aliger compie un errore, e continua a scusarsi abbassando la testa, come se fosse in uno stato di eccessiva subordinazione e soggezione. Timoroso della reazione dell'altro.
E Ise lo rassicura, convincendolo del fatto che non gli darà alcuna punizione. Guadagnandosi lentamente la sua fiducia.
“Aliger, sono tornato!”
Appena varcata la soglia di casa Ise viene invaso da un profondo silenzio, sa benissimo che nella maggior parte delle volte Aliger gli va incontro sommergendolo di domande su cosa ha fatto all'università, quali lezioni ha seguito e se ha visto qualcosa di interessante. È un ragazzo molto curioso.
Invece, nulla.
Ise si guarda intorno, nei primi istanti ha difficoltà a mettere a fuoco l'ingresso, come se avesse la vista appannata, e al primo passo in avanti ha come l'impressione di entrare in una dimensione parallela, sfaccettata, smerigliata come i vetri più pregiati. Sente come se un turbine di confusione lo assale dallo stomaco fino alla gola.
C'è qualcosa di diverso.
Rendendosi conto del buon profumo fruttato e schiumoso che permea l'ingresso, pare tornare in sé e improvvisamente si rende conto della lucidità dei mobili, della brillantezza del pavimento, dell'ordine degli oggetti sul mobiletto nero.
E allora sorride fra sè.
'Ha nuovamente fatto le pulizie quel matto.'
Aliger infatti nell'ultimo periodo ha cominciato a dedicarsi alle faccende di casa, facendo il bucato, stirando, imparando a cucinare. Forse il ragazzo vuole rendersi utile, oppure cerca un modo di riempire il tempo, quel tempo che non passa con Ise e che vive come qualcosa di insopportabile. Perché lo istiga a pensare. A riflettere. E a ricordare.
E anche stavolta non poteva essere altrimenti.
Entrato in cucina Ise si trova di fronte una delle immagini più belle che gli sia mai capitato di osservare. Seguendo i raggi del sole che filtrano dalla finestra, nota come questi si poggino delicatamente sul viso di Aliger, confondendosi fra i suoi capelli dorati. Il ragazzo è addormentato sulla sedia, con le braccia incrociate sul tavolo e la testa poggiata su di esse, di fronte a lui, un libro di cucina, e, alle sue spalle, sopra i fornelli, due pentole coperte dalle quali fuoriesce un delicato profumo di rosmarino che impregna tutta la stanza.
Ise non può fare a meno di fissarlo, di soffermarsi su quella visione, che lo sta catturando, con inganno, chiamandolo con voce sottile, ipnotica. E non si rende conto di quello stato di trance neppure quando i suoi piedi cominciano ad avanzare senza comando, meccanici, attratti da una forza superiore e suadente.
Infine il ragazzo si ferma, ormai è a fianco del suo giovane ospite. Lo osserva, osserva quel viso così luminosamente bianco, la pelle candida, e quel leggero sorriso nel quale sono increspate le labbra.
Ed infine lo accarezza, lasciando che la sua mano si insinui fra i suoi capelli, muovendosi lentamente, accarezzandone la consistenza. Mentre sente il suo cuore agitarsi sempre di più, e il respiro morirgli in gola.
“Mmh..”
È solo un lieve lamento quello che sibila fra i denti di Aliger, ma capace di far sussultare Ise che, prontamente, allontana la mano dalla chioma del ragazzo, cercando di controllare quell'agitazione che lo stava divorando in quegli istanti traslucidi .
'Che..cosa stavo facendo?'
“Hmm..Ise, sei tornato?” Aliger si stropiccia un poco gli occhi, alzando la testa ancora in stato di dormiveglia.
“Sì, sono appena entrato...” Sorride il ragazzo, ormai tornato padrone delle proprie emozioni, ma sentendo sempre una strana sensazione di formicolio usurpargli il sangue delle vene.
Aliger sbatte un po' le palpebre, fissa Ise intensamente...
“AH! Mi sono addormentato!!” Esclama alzandosi di scatto e con la faccia sconvolta e imbarazzata allo stesso tempo. “Tranquillo, cuoco, stai pure seduto!” Scherza Ise strizzandogli l'occhio. “Ti sta proprio bene il grembiule sai? Ti da un'aria più professionale!”
La sua battuta è volutamente rivolta al grembiule da cucina indossato da Aliger, che, a quelle parole arrossisce improvvisamente.
“Che...che diavolo dici? Non prendermi in giro!” “Hmm, ma non stavo scherzando! Anzi...”
Improvvisamente Ise sente un senso di pesantezza pulsare nelle sue gambe e la sua vista si appanna di nuovo, costringendolo a cercare un appoggio sul muro.
“Ehy, Ise, che succede?” Aliger gli va immediatamente incontro, preoccupato di quello strano mancamento del ragazzo, e lo aiuta a sorreggersi.
“Mi...gira la testa...” , riesce a dire Ise con sforzo.
“Come? Vieni...ti porto sul divano...devi distenderti...”
Con apprensione Aliger carica un braccio di Ise sulla sua schiena e lo accompagna in soggiorno, lottando con le lamentele del ragazzo per tutto il tratto fino all'altra stanza.
“Sto bene...lasciami dai.” “Macchè bene, non vedi che stai crollando?” “Non è vero, era solo un giramento di testa...” “Sì sì...come no...ma se sei pallido come un cencio!” “Non...”
Appena fatto sedere Ise sul divano, Aliger gli afferra il viso portando le loro fronti a contatto, lasciando che la sua pelle tocchi quella bruciante del suo padrone.
“Ma se scotti! Che diavolo stai dicendo!”
Aliger lo dice lì stesso, a pochi centimetri dalle labbra di Ise, mentre tiene ancora premuta la testa contro la sua.
È un'improvvisa scarica elettrica quella che scuote il corpo di Ise in quel preciso istante, diramando in esso brividi pulsanti, trasmettendogli una vampata di calore, scuotendo con arroganza il suo cuore.
“Forse...mi devo provare la febbre.”
Lo dice deglutendo, con fatica, e forse ciò non dovuto solamente al suo stato di salute in quel momento.
“Lo prendo! Tu intanto distenditi!”
Aliger si allontana così da lui ed Ise può distendersi...e respirare, finalmente.
“Ma hai la febbre a 38 e mezzo!!”
Aliger, inginocchiato a fianco al divano, guarda allibito il termometro che Ise si è appena sfilato da sotto il braccio.
“Davvero? Accidenti, ecco perché mi sentivo strano e con la testa pesante...eh eh!” “Aaargh! Non c'è nulla da ridere!! Devi stare al caldo! Dimmi subito dove hai le medicine...ti porto pure una coperta!”
Aliger è molto preoccupato, comincia ad aprire alla rinfusa i cassetti del soggiorno cercando qualche medicina.
“Stai tranquillo, Aliger...!” Ise cerca di mettersi seduto, tenendosi la testa con una mano. “Aaah! Che diavolo stai facendo!?”
Aliger si fionda subito da lui afferrandogli le spalle per farlo distendere, ma il ragazzo pare proprio non averne intenzione e gli sorride nervosamente.
“Em...voglio farmi una doccia...” “Checcosa? Ma non puoi!!” Esclama il biondino crucciato. “Ma che vuoi che sia una doccia...anzi, magari un bel bagno. E poi ho corso da una parte all'altra in facoltà oggi...sono tutto sudato!” “Ma, ma...”
Aliger non sa cosa dire, non si sente ancora in grado di imporsi ad Ise con fermezza, come se provasse davvero una sorta di soggezione nei confronti del ragazzo. Perché nonostante tutto ne è consapevole. È sempre il suo padrone.
Ise sorride per rassicurarlo e cerca di alzarsi, ma Aliger prontamente lo blocca guardandolo negli occhi.
“Ok, ma preparo tutto io...non muoverti!” Gli dice con sicurezza. “Ma dai...posso farcela...”
Ise prova ad alzarsi, ma sente la testa eccessivamente pesante ed è costretto ad appoggiarsi al braccio di Aliger afferrandolo con forza.
“Lo vedi? Dai, non essere testardo...faccio io...metto la stufa in bagno per scaldare l'ambiente e ti preparo la vasca”
Sono colme di gentilezza le parole di Aliger, e di premura. Ise allora annuisce, in silenzio, lasciando che il suo corpo si accasci nuovamente sul divano.
“Hn. Cosa sono tutte queste premure?”Chiede con tono ironico il ragazzo prima che il biondino esca dalla stanza.
Aliger si volta da lui, gli fa una linguaccia e scherzoso:
“Eh, eh...mica posso lasciarti così, se puoi muori danno la colpa a me! Ragazzo squillo fa fuori il cliente moribondo...!” “Eh eh...è vero...ma così sembri una governante...avrei fatto prima a prendermi una colf” “Ah, ah, ah! La febbre non cancella il tuo splendido senso dell'umorismo vedo!” “Che ci vuoi fare...è parte di me...”
Ise segue il ragazzo mentre scompare dal suo campo visivo, lasciando che un sospiro fuoriesca dalla sua gola.
'Cliente..e ragazzo squillo. '
Il suo cuore soffre, per brevi istanti.
“Ti aiuto a fare il bagno!”
Lo sguardo di Aliger, mentre sostiene Ise davanti alla porta del bagno, è serio e deciso.
“Che diavolo dici?” Ise guarda il ragazzo seriamente, pensando che stia scherzando.
Forse cercando di nascondere un imprevisto imbarazzo.
“Ma non vedi che non stai in piedi? Non è che scivoli e ti rompi qualcosa?” “Non portare sfiga...” Sbuffa il moro. “Ti aiuto a spogliarti e a metterti nella vasca, almeno!”
Aliger è veramente convinto, parla con sincerità senza porsi problemi, in fondo si rende conto che Ise sta male e vuole aiutarlo senza porsi particolari problemi, ma probabilmente Ise non è dello stesso parere poiché lo guarda incerto e un poco severo.
“Se...non ti crea problemi...” Dice infine Aliger con lieve imbarazzo, dandosi dello stupido pensando che forse Ise non apprezzerebbe il fatto che lui lo guardi.
“No, no, dicevo così per dire. Va bene, basta che non mi salti addosso...” Gli sussurra all'orecchio con un velo di malizia. “Pff! Figurati! Ormai di uomini nudi ne ho visto fino alla nausea, tranquillo!”
Aliger gli risponde a tono, sbuffando, prendendo le parole di Ise come una delle sue solite uscite ironiche.
“Ah, ah, ah, scherzavo!”
Ise infine sorride, sa di aver messo in imbarazzo Aliger e della cosa si dispiace un po', ma dentro di sè, per un infinitesimo di secondo ha temuto per davvero quell'idea. E non perché teme il ragazzo. Ma perché sa di dover temere se stesso.
Entrati in bagno Ise comincia a spogliarsi, con movimenti lenti e apatici, con le dita tremanti che fanno scivolare i vestiti per tutto il suo corpo. Aliger, mentre lo aiuta nei movimenti, cerca di rivolgere il suo sguardo altrove, preso alla sprovvista da una sorta di disagio. Eppure i suoi occhi non possono fare a meno di poggiarsi su quel corpo, ormai quasi completamente nudo e il ragazzo non può far a meno di ammettere a se stesso che sia bellissimo. Gambe slanciate, magre e muscolose, petto scolpito e spalle perfette. Una pelle bianca e visibilmente liscia, quasi come un drappo di seta. È tanta la voglia di poggiare le mani su quel corpo. Accarezzare le braccia sinuosamente, sentendo sotto i polpastrelli la pelle incresparsi al loro passaggio, per poi avvolgere i fianchi con entrambe le mani, mentre le labbra si poggiano su quel collo invitante, scoprendone il sapore...
“Aliger...entro in vasca...”
La sua voce...Aliger sussulta trattenendo il respiro e, per la prima volta da quando sono entrati in bagno, lo guarda negli occhi.
“Ti aiuto...”
Sorride. Sperando che il rossore delle sue guance venga nascosto dal vapore diffuso nell'aria, e che il turbine che l'ha invaso lentamente si plachi.
Il biondino aiuta così Ise a immergersi nella vasca, facendo attenzione che non scivoli, seguendo quasi ipnotizzato il suo corpo che affonda pian piano dentro l'acqua. E mentre Ise è ormai quasi completamente sommerso dall'acqua, la mano di Aliger appoggiata sulla sua spalla comincia a scivolare con movimento ipnotico sul braccio del ragazzo moro, accarezzandone col dorso la pelle resa umida dal vapore caldo. Rispondendo all'ammaliante richiamo che la vista di quel corpo ha suscitato in lui.
Un fremito vibrante, partito inconsapevolmente da uno dei due corpi annebbia per qualche istante i sensi di entrambi. E la mano di Aliger continua a scendere per il braccio. Ed infine una presa ferma e decisa.
“ È scorretto. Non puoi approfittare di me, quando sono malato.”
La voce roca di Ise comincia a restituire concretezza alla realtà, mentre la sua mano tiene fermo il polso di Aliger con forza.
“Cos...”
Aliger, come risvegliato da uno stato di trance ritira subito la sua mano, mentre le sue guance cominciano a bruciare.
“No, ecco, io...non volevo! Che dici!” Il ragazzo non riesce a parlare, l'imbarazzo è tanto, la vergogna per quel gesto troppa. “Ecco, volevo solo...è che mi sembrava così liscia la tua pelle e...”
“Aliger...”
Il suo nome. Ise lo sussurra, mentre con una mano afferra il mento del ragazzo tirandolo verso di sè.
“Stai facendo chiasso. Ho mal di testa...”
Un gesto fatto solo per richiamare la sua attenzione.
Eppure Aliger si sente mancare l'aria.
D'istinto si allontana dalla vasca, tremando leggeremente.
“Ch..chiamami, quando hai finito...” Dice infine cercando di mantenere l'autocontrollo.
Esce così da quella stanza dove l'aria era troppo bruciante. E finalmente può ispirare aria più leggera. Il ragazzo prova una sorta di liberazione e, portandosi una mano al petto, nota come il suo cuore stesse battendo in modo eccessivo, come se stesse gridando. Si morde il labbro inferiore e deglutisce.
'Non è possibile...guardandolo...il mio corpo...pensavo...che non avrei più provato attrazione per qualcuno. Non la provavo da tempo. Perchè...ora...!'
Sono dubbi quelli che tempestano la mente di Aliger. E paure. E forse qualcos'altro, che non riesce a descrivere. Qualcosa che ha cominciato a farlo soffrire, un desiderio che chiede riscatto. E lo concentra, per pochi istanti, dentro la sua testa, rendendolo un pensiero concreto. Che poi immediatamente scaccia, poiché irrealizzabile.
'L'ho promesso, a me stesso...non mi innamorerò più di nessuno...'
Intanto l'acqua tiepida che avvolge Ise pare irrequieta, turbata da qualcosa che viola la sua calma. Il corpo di Ise sta tremando. Le sue mani stringono forte la testa, come per impedirsi di pensare, mentre i nervi, isterici, rendono la pelle eccessivamente rigida.
'...perchè? Perché io? Maya...Dimmelo...'
È disperazione. E consapevolezza.
Alla fine del bagno, Aliger aiuta Ise a vestirsi, lo porta in soggiorno e lo fa nuovamente distendere sul divano, per poi fargli mangiare un po' della zuppa che aveva preparato per pranzo. Lo convince a mandare giù qualcosa, poiché il ragazzo si rifiuta data nausea che lo assale.
Ed è così, per i successivi due giorni. Ise ha la febbre alta, e Aliger si prende cura di lui, con estrema premura e dedizione, preparandogli spremute, tisane e somministrandogli le medicine, aiutandolo a passarsi un panno freddo in fronte quando le vampate di caldo lo assalgono, coprendolo con coperte pesanti ogni qualvolta è assalito dai brividi di freddo. E sta nella sua stanza, fino a tarda notte, aspettando che il il ragazzo si addormenti, accertandosi che abbia un sonno tranquillo, alzandosi di tanto in tanto per controllare le sue condizioni. Osservandolo e vegliandolo a lungo.
Provando una profonda sofferenza nel vederlo stare male.
“Ecco fatto,ora deve solo prendere per qualche giorno le medicine che le ho prescritto.”
Un uomo di mezza età chiude la sua borsa, sorridendo ad Ise disteso sul letto e con un'espressione un po' imbronciata.
“Come sta, dottore?” Chiede Aliger preoccupato. “Non si preoccupi, meglio. Vedrà, con l'iniezione fatta e con la cura prescritta in pochi giorni guarirà...meno male che mi avete chiamato.” Sorride con gentilezza. “E meno male che ho trovato il numero! Questo testardo non voleva chiamarla, ma la febbre non accennava a diminuire...” Afferma il ragazzo fra l'imbarazzo e la preoccupazione.
Intanto Ise gli lancia uno sguardo fintamente arrabbiato.
“Eh, bravo! Hai frugato nella mia agenda!” “Certo! Bel ringraziamento, la prossima volta ti lascio crepare!”
Il dottore di fronte alla scenetta si lascia scappare una risata, per poi rivolgersi al biondino.
“Capisco, non si preoccupi, non è l'unico. Comunque il signor Shigatori stava già meglio...l'ha assistito lei?” “Oh...s..sì...”Aliger si imbarazza nell'ammetterlo.
“È stato bravo, vero dottore?” Domanda Ise con soddisfazione. “Certo, si vede che ci ha messo tutto il suo amore...” “Cos...ma che dice?”Aliger arrossisce di colpo per l'allusione del dottore.
In fondo lui non ha fatto nulla di che, si dice fra sè.
'L'ho fatto spontaneamente...non perchè...perchè...'
Evita di pensarci seriamente. Forse non è ancora il momento di chiedersi se c'è un motivo...
Rimasti soli, Aliger si siede accanto al letto del ragazzo, rimanendo in silenzio.
“Hai sentito?” Chiede Ise distrattamente. “Cosa?” “Il dottore...ha pensato stessimo insieme...”
Aliger abbassa gli occhi titubante. “Ah! sì...”
Non lo ammetterebbe mai, ma in fondo quelle parole, quello che il medico ha pensato di loro...in fondo è un pensiero che non gli dispiace.
“...è proprio stupido...non ha capito nulla...” Dice a voce bassa Ise, orientando il suo sguardo verso il soffitto bianco. Con tono indifferente. Disinteressato.
Come se si fosse sforzato nel dire quelle parole.
Taglienti e fredde. Da fare male.
“Già...è vero...”
E ad Aliger hanno fatto male, profondamente. Il ragazzo si alza dalla sedia a fianco del letto, evitando di guardare Ise.
“...ok...ti lascio riposare...”
Gli da le spalle e fa per andarsene...
“Hey...”
La mano di Ise ha afferrato la sua, così da tirarlo verso di sé e costringerlo a guardarlo negli occhi. Sa bene di aver sbagliato a dire quelle parole, e crede di aver capito la reazione di Aliger, e il suo desideri di fuggire. Ma non può negare, né ammettere. Si limita solamente a stringere di più la mano del biondino, intrecciando le dita con le sue.
“Rimani ancora un po'...”
La sua voce si mescola nell'aria, e Aliger, stupito di quel gesto spontaneo e improvviso, annuisce, affiancandosi nuovamente a lui. Nonostante la rabbia, in fondo, era quello che desiderava più di ogni cosa.
Che Ise lo fermasse.
“Aliger...grazie...”
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