Le ali della città parte IV di Releuse
L'auto di Ise. Il suo motore è talmente silenzioso, che quelle poche vibrazioni emesse arrivano a confondersi con i fischi del vento che soffia là fuori. Mentre Ise è concentrato alla guida, Aliger un po' inquieto, osserva il paesaggio che si presenta dai vetri del finestrino. Quel veloce scorrere delle immagini, i muri delle case, le montagne all'orizzonte, il cielo blu cobalto: è come se fossero un'unica materia informe che compatta si presenta ai suoi occhi.
'...Che strano. È tutto così assurdo, improvviso. Mi chiedo cosa ci faccio qui, in quest'auto. Stiamo andando al mare? Eppure... Non mi era mai capitato di sentirmi così...normale?...'
“ Sei stanco, Aliger?”
Ise gli rivolge improvvisamente la sua attenzione, forse un po' turbato dall'eccessivo silenzio del biondino.
“Come? No...”
Aliger si sofferma un attimo a pensare. Tutti quei cambiamenti improvvisi probabilmente lo hanno sfinito.
“...forse un po'...” Sospira.
“Dai, non ci mettiamo molto. Ancora venti minuti e poi ci riposiamo. È un bel posto. Ti piacerà. Senti, mi accendi la sigaretta?”
Ise sporge la sua mano verso Aliger al suo fianco. Questi l'osserva: la sua pelle è di un bianco quasi mortale. Le dita, lunghe e affusolate hanno un qualcosa di fortemente sensuale, particolare che turba per qualche istante il ragazzo biondo, finché riesce ad accendere la sigaretta con quell'accendino rosso fuoco poggiato sul cruscotto.
“Sei già stato alla Spiaggia Rosa?” Domanda Ise dopo aver inspirato un po' di fumo. “Certo, parecchie volte. Con i miei clienti...” Risponde con una punta d'ironia Aliger quasi volendo infastidire Ise con le sue parole. Ma il moro non è il tipo da scomporsi per certe cose. Anzi, sa come prendersi le sue rivincite. “ Oh, bene. A farlo sulla spiaggia?”. Il ragazzo assume un tono quasi sarcastico, mentre espira il fumo fuori del suo finestrino aperto. “Certo, a farlo sulla spiaggia. Cosa credi che dovessimo fare andando lì? Passeggiare romanticamente?”
La rabbia di Aliger per il tono usato dal moro si mostra apertamente. Ise non trattiene un rapido sorriso, pensando che forse quell'affermazione nasconde una qualche allusione.
'In fondo lo sto portando anche io al mare...starà pensando a questo il ragazzino?'
“ Va bene. Vorrà dire che lo faremo anche noi...” Conclude Ise con evidente ironia.
Ma questa volta Aliger non la coglie, anzi, sente come se con quelle parole Ise avesse mostrato le sue vere intenzioni. Non capisce perché una lieve amarezza abbia cominciato ad impossessarsi di lui.
“...quando vorrai, io lo farò...”
Le parole di Aliger sono come rassegnate, espresse con voce calma, quasi meccanica. In fondo quello è il suo ruolo. E in un certo senso, il suo lavoro.
Ise, afferrato subito il pensiero del ragazzo scoppia in una fragorosa risata.
“ Quanto sei ingenuo, Aliger! Figurati se mi metto a farlo con un ragazzino...se fossi una bella donna magari...ma un ragazzino proprio no!”
'Cosa? Scherzava? Questo tipo mette a dura prova la mia pazienza! Io lo...ammazzo!!'
“Ma...ma...Ti sembrano cose di cui scherzare?” Aliger è estremamente perplesso e un po' arrabbiato. Quel ragazzo lo farà impazzire! Non lo capisce. Non capisce cosa vuole da lui. Ise. A volte è serio. A volte è raggiante. Incomprensibile. Questo l'ha capito. Eppure non riesce ancora a capire se stesso. Sentendo quelle parole avrebbe dovuto sentirsi sollevato. Gli aveva sempre fatto schifo l'idea di andare a scopare con un cliente al mare. Lo infastidiva. Forse perché il mare era troppo sconfinato, troppo azzurro. Troppo libero. E lui al confronto si sentiva una creatura finita, intrappolato nella cinica ruota della vita, incapace di poter scegliere per la sua esistenza. Meglio allora una sporca stanza buia, che non ti fa ricordare che al mondo esistono altre cose, altri desideri, altre speranze. Una stanza dove non pensi di essere un essere umano. Era quello il paradosso. Per un attimo il pensiero di poter stare con Ise su quella spiaggia lo aveva solleticato. E senza che se ne rendesse conto, dentro di sé lo aveva sperato.
“ E smetti di chiamarmi ragazzino. Ho 19 anni. Tu quanti...” “Ventotto...”.
Aliger si zittisce, stupito.
“Ah.” “ Me ne davi meno?” Sorride Ise. “Bè...sì...” “Ah, ah, ah! Grazie allora!”.
Aliger è nuovamente rilassato. Si rende conto di avere repentini sbalzi d'umore.
'Non ci posso fare nulla. È la stranezza di quest'atmosfera. Dolce e agra allo stesso tempo. Chissà come andrà a finire...'
“Ecco. Siamo arrivati.” Ise lo dice come chi non ne vedeva l'ora. Anche lui infatti si sente un poco stanco.
L'auto è ferma su un suolo sterrato, a fianco ad un insieme di case. Di fronte ad essa il mare, vagamente agitato per quel vento leggero alzatosi da poco. Il suo colore, un blu cobalto dalle sfumature smeraldine, assume tonalità sempre più scure e profonde, in armonia con il cielo, il cui sole sta per lasciare spazio alla notte. Una notte che si prevede candida per quell'intenso colore rosso che si dilata all'orizzonte.
Scesi dalla macchina i due ragazzi prendono le borse che si erano portati dietro: cambi e provviste.
“Ma...anche questa è casa tua?” Domanda Aliger davvero stupito, mentre Ise apre con un chiavistello la porta di un appartamento.
“Bè, sì! È un piccolo appartamento per le vacanze. Gli altri qua intorno sono vuoti. Appartengono a gente che viene solo d'estate.” Sorride Ise mentre fa accomodare il ragazzo sempre più stupito.
'....non muore certo di fame il tipo, eh?
La casa è visibilmente un'abitazione per le vacanze. Piccola, con un paio di stanze, cucinino e un bagno. Anche l'arredamento non si presenta abbondante, solo un tavolo, qualche sedia e una credenza in legno. In camera solo due letti, un comodino fra di essi e un armadio. Eppure non c'è una sensazione di scarno e vuoto. Anzi, è come se si respirasse l'aria serena delle vacanze. Quando le aspetti con fervore per poterti rilassare da quel caos cittadino che per un anno intero ti penetra nelle ossa.
“Credo proprio che dormiremo nella stanza di prima Aliger. Questa è inutilizzabile....ogni volta mi dimentico di svuotarla.”
Ise sorride un po' imbarazzato aprendo la porta della seconda stanza: è piena di scatoloni, sedie rotte, materassi poggiati su un lato. Aliger osserva incredulo, e non trattiene una risata.
“ Certo che sei proprio disordinato!”Esclama divertito. “...non infierire...” Sbuffa Ise.
Sistemate le cose nella stanza, i due ragazzi, per proposta di Ise, decidono di andare in spiaggia a mangiare i panini preparati prima della partenza.
“Almeno ci facciamo una passeggiata, ho le gambe indolenzite.”Afferma Ise stiracchiandosi. Aliger annuisce.
Ormai è quasi buio, il sole sta per scomparire definitivamente. Anche il vento si è calmato, e per questo l'aria ha cominciato a farsi più tiepida e umida. I due ragazzi camminando silenziosamente sulla riva, vengono sfiorati dalle onde del mare che con il loro movimento oscillatorio tentano di assorbire sempre più lembi di spiaggia. Nel suo via vai il mare investe l'aria di quell'odore di salsedine che penetra nel respiro lasciando uno strano sapore di sale nella bocca. Aliger osserva tutto questo. E ne è sorpreso. La conosceva bene quella spiaggia, eppure mai prima di allora si era soffermato ad assorbirne i particolari. Non l'aveva mai potuto fare. Ora può notare come alle ultime luci del giorno, quella sabbia cristallina colori di rosa le onde che l'accarezzano, mentre essa si impregna del blu di quelle acque.
“ Ci fermiamo qui?” La domanda di Ise richiama l'attenzione di Aliger, il cui pensiero era evaso da diversi minuti.
Aliger, vedendo il ragazzo sedersi su alcuni scogli vicino la riva annuisce ancora un po' stordito e si siede a fianco a lui. Cominciano a mangiare, in silenzio. Sembra che nessuno dei due abbia molta voglia di parlare, forse per la stanchezza o forse perché quella distesa infinita di fronte a loro fa affiorare numerosi pensieri, spesso dimenticati. Intanto il sole è tramontato. Ma non è completamente buio. Ci sono le luci delle poche abitazioni distanti. E poi c'è la luna, quasi piena. Aliger senza rendersene conto comincia a osservare il profilo di Ise, profondamente concentrato verso un punto all'orizzonte. I suoi capelli hanno assorbito un po' dell'umidità dell'aria, e per questo dei ciuffi si posano prepotentemente sulle sue guance. Inoltre i suoi profondi occhi blu è come se stessero provando a ricordare qualcosa, con grande sforzo. Almeno questa è l'impressione di Aliger.
'Starà...pensando a lei?'
Aliger inizia a turbarsi.
'Non riesco ancora a credere che la sua ragazza sia morta...forse è questo il motivo che rende il suo sguardo così vuoto, a volte. Questo ragazzo mi da l'impressione di vivere assecondando gli eventi...in questo, è simile a me'.
“Ise...”.
Non lo sa. Aliger non sa Perché ha pronunciato il nome del ragazzo con tanta delicatezza.
'Ise....Ise.......'
Come se ci fosse una voce in lontananza, che invece risuona nella mente di Ise. Un misto di ricordi che si fondono col mare. Ise si volta, imprigionando con i suoi occhi lo sguardo di Aliger. Un brivido. Dalle braccia quel brivido si espande nel torace del biondo, raggiungendo la sua gola e la sua testa. Non lo toglie. Ise non toglie quello sguardo intenso dai suoi occhi. E Aliger si sente perso. Incapace di muoversi. Privato di respirare. Poi la mano di Ise si poggia sul suo viso. È fredda. E questo contrasto con la sua pelle bruciante rende conscio Aliger di quel gesto. Il suo cuore comincia ad agitarsi.
“I tuoi occhi...” Sussurra Ise come se stesse cercando di capire qualcosa. “Sono....”
Il viso di Ise è sempre più vicino a quello di Aliger, quasi spaventato dall'intenso sguardo del ragazzo. Le dita di Ise sfiorano la sua bocca e la pelle del biondino a quel contatto comincia a tremare. Poi un onda. Più violenta e più rumorosa delle altre spezza quell'atmosfera. Ise, come riprendendosi da uno stato di trance, allontana velocemente la sua mano dal viso del ragazzo biondo, alzandosi di scatto. Aliger lo osserva accendersi nervosamente una sigaretta.
“Ragazzino.” Esclama Ise dopo la prima tirata.
“Ragazzino? Ancora? Pff.. Almeno io ho ancora 19 anni, tu invece sei sulla soglia dei trenta!”
Si sforza Aliger per scherzare. Ha capito di doverlo fare. Restano ancora lì, per un po' di tempo. In silenzio. Non sembra, ma sono passate quasi due ore da quando i due ragazzi avevano lasciato l'appartamento, così che decidono di rincasare. Sono entrambi un po' stanchi, ed è il caso di riposare un po'.
Durante la doccia Aliger continua a ripensare a quello che è successo un attimo prima. Si sente molto inquieto e confuso.
'...Quegli occhi...avevano un che di magnetico. Per un attimo non ho capito più nulla. Non riesco a capirlo quel ragazzo. Forse voleva solo prendermi in giro, come fa sempre. ...'
Aliger vorrebbe tanto una risposta a questa sua domanda. Vorrebbe davvero capire questo strano ragazzo con cui si trova a vivere. Vorrebbe capire qual'è il suo gioco. Se lo fosse.
'E ora? Devo pure dormire in camera con lui...che farà? Si è fatto prima lui la doccia...mi starà aspettando? Forse mi schernirà con una delle sue solite battute....'
“ Cosa stai leggendo?” Aliger entrato nella stanza nota Ise seduto sul uno dei due letti, intento a leggere un libro dall'aspetto molto pesante. Sicuramente non è ciò che si aspettava. Sorride dentro di sè, pensando a tutte le paranoie che si stava facendo fino ad un attimo prima.
“ Studio...” Risponde distrattamente Ise concentrato verso un punto particolare. Aliger è curioso, inutile. Si affianca così al ragazzo cercando di vedere cosa sta leggendo.
“ Che studi?” Domanda curioso. “ La composizione di alcuni minerali...mi servono per il prossimo esame...” “Cos'è che studi?” “Scienze della terra. Geologia.” Risponde Ise voltandogli la copertina del libro. Aliger sempre più incuriosito si siede spontaneamente sul letto del ragazzo per poter guardare di più quello che c'è scritto. “Wao, interessante! Avevo letto qualcosa sui cristalli e le pietre...”
Sorride il biondino nello sbirciare il libro, ma vedendo tutte quelle formule chimiche inizia a ridere nervosamente.
“Ops, non è proprio quello che sapevo io. Una volta ho letto da qualche parte che cristalli e pietre nascono dall'incontro concreto dei quattro elementi della creazione: acqua, aria, terra e fuoco. Posseggono la memoria dei vissuti delle persone. Devi sapere che gli antichi popoli usavano le pietre per curare i mali del corpo e come mezzo per potenziare la propria energia spirituale. Esiste infatti la cristalloterapia...un periodo avevo seguito una specie di corso organizzato nei nostri borghi.”
Aliger è molto preso dal suo stesso discorso; incredibilmente per se stesso ha qualcosa di cui parlare finalmente, e le parole gli escono con molta spontaneità.
“Ci sono delle pietre che vengono usate per curare certi atteggiamenti o fobie. Pietre per curare le paure o le eccessive preoccupazioni...alcune addirittura per curare la disperazione. Incredibile, non trov...”
Aliger si blocca.
'Ma che diavolo sto dicendo? Cavolo, ma gliene fregherà di questa storia? Lui studia roba scientifica. Sono un vero cretino!'
“Senti, sto dicendo un mucchio di sciocc...”
Ise lo sta fissando con fare curioso e stupito allo stesso tempo.
“Cavolo. Non sapevo te ne intendessi. Mi hanno sempre affascinato questo tipo di cose. Ma non ho mai avuto tempo di informarmi...”
Lo sguardo di Ise è così spontaneo e finalmente sincero che Aliger sente una ventata di tenerezza invadergli il cuore. Sorride, cercando di nascondere quel lieve imbarazzo che gli sta dipingendo le guance.
'Ah...mi stava ascoltando? Incredibile...questo ragazzo mi stupisce sempre di più...'
“Una volta mi hanno detto che la mia pietra è il quarzo rosa...chissà che significa...i” Si domanda ad un certo punto Ise chiedendo una risposta al ragazzo seduto al sua fianco. “Cosa? Il quarzo rosa? Incredibile...” Aliger pare molto stupito. “Perchè?” Domanda curioso Ise.
Aliger sorride divertito.
“Il quarzo rosa è il cristallo che favorisce la calma e la decisione. Si dice che chi lo simboleggia è una persona generosa, aperta che affronta la vita in modo positivo e costruttivo. È una pietra che rende sensibili e che rafforza la capacità di amare se stessi e gli altri....”
Ise è sbalordito. Sbatte incredulo le ciglia. Si sofferma a pensare, poi si imbroncia un poco vedendo Aliger ridacchiare.
“ Cosa ridi? È la mia descrizione personale. Non è così?” Scherza il ragazzo. “ Ah, ah, ah. Certamente! Io invece sono un'acquamarina!” “Cioè?” “Ispiro amore, amicizia e creatività!”Dice con fierezza il ragazzo.
Ise lo guarda, e Aliger ricambia. Amore e creatività. Cominciano a ridere. Una risata sincera, gentile che si diffonde cristallina nell'aria, purificando i cuori dei due ragazzi, rendendoli più leggeri. Un po' più vicini.
“Dai, Ise, vieni, l'acqua è meravigliosa!”.
È mattina. Il sole caldo nel cielo illumina la spiaggia creando uno sfavillante arcobaleno di colori. Siamo a maggio. Eppure pare essere estate. Aliger in pantaloncini e a piedi nudi entra in acqua fino a bagnarsi le ginocchia.
“ Ma tu sei matto! Guarda che non è ancora estate!” Grida Ise titubante.
Anche lui è a piedi nudi e indossa dei pantaloncini. Ma, al contrario dell'amico, teme a bagnarsi. Avanza lentamente, ma appena un onda gli sfiora i piedi fa un balzo all'indietro.
“Aargh! È fredda!” “ Ah, ah, ah! Ma quale fredda! Dai! Vieni...”
Aliger gli tende la mano. Non sa perchè. E non vuole neppure chiederselo. Eppure quella mattina si sente davvero felice. Sereno. Calmo. Gli sembra di giocare con un vecchio amico, come se conoscesse Ise da molto tempo. Quella mattina la sua mente è finalmente libera da angusti pensieri. Ise gli tende la mano, afferrando quella del ragazzo. È ancora titubante, trema ogniqualvolta l'acqua gli arriva ai piedi.
“Aah. ok. Ci siamo.” Respira il moro cominciando ad abituare il suo corpo a quella temperatura.
Aliger gli sorride e lo avvicina a sè, ma vedendo il ragazzo indietreggiare cerca di tirarlo...facendolo cadere in acqua.
“Ise!”
Ise è completamente bagnato. Cerca di alzarsi, ma rimane seduto dolorante.
“Ahi, che botta! Ma che sei matto?” Esclama il ragazzo massaggiandosi il fianco.
Il suo non è un tono d'accusa. Ma questo Aliger non riesce a notarlo.
“Mi...mi dispiace. Ise, mi dispiace!”.
Aliger è in preda al panico. Si abbassa per cercare di alzare il ragazzo.
“Non volevo, davvero.”. È affannato. Sembra spaesato.
'Ogni volta. Ogni volta che Aliger commette un errore scatta quel meccanismo..'
Di sottomissione. Di paura. È come se tutto ad un tratto Aliger ricordasse chi è il padrone. E chi è lui. Ise afferra la sua mano per cercare di tirarsi su, ma con forza lo strattona facendolo cadere in acqua.
“Così siamo pari, Aliger!” Esclama ridendo il moro.
Aliger, completamente bagnato guarda stupito il ragazzo. Ed inizia a ridere anche lui.
“Aliger, hey, è tardi, sveglia...”
Ise scuote il ragazzo, che dorme beatamente disteso sulla spiaggia. Ise sta per scuoterlo di nuovo, ma poi si ferma. E lo guarda. Guarda quel viso rilassato che sembra quasi sorridere. E quei capelli lunghi attorcigliati sul corpo e vaganti nella sabbia, che sembrano brillare alla luce del sole. I raggi infatti ne esaltano i riflessi arancioni, rendendoli simili a filigrana d'oro. La mano di Ise comincia ad intrecciarsi in quella morbida chioma, arrivando a sfiorare le morbide guance del ragazzo, le rosse labbra.
'Ise....'
Di nuovo quella sensazione di dejavù, di qualcosa di lontano e opaco che richiama alla mente immagini sfuocate e confuse.
“Tu...”
Ise avvicina il suo viso a quello del ragazzo che in quel momento apre gli occhi cacciando un urlo di spavento. Ise si allontana subito.
“Ti sei svegliato, finalmente.” Afferma il ragazzo con tono serio e fintamente scocciato.
Aliger lo guarda incerto.
“Ma...che stavi facendo?” Quasi balbetta. “Ti stavo scuotendo, volevo svegliarti. Non reagivi più!” “Aaaah...”
Aliger sembra quasi sollevato. Come al solito il suo cuore ha preso a battere animatamente.
“Perchè, cosa avevi pensato ti stessi facendo?”
Eccola. Quella voce sensuale. Quel tono ironico che tanto infastidisce Aliger. Perché quel tono distrugge tutte le sue resistenze.
“Siamo sulla spiaggia...”
La voce di Ise è sempre più sensuale. Accattivante.
“Sono qui anche per questo. Lo sai meglio di me.”
Le parole di Aliger non hanno nulla di scherzoso. Sono la lucida consapevolezza della realtà. Quelle parole non possono non colpire Ise. Il ragazzo sa qual'è stata la vita di Aliger. O almeno se la può immaginare. Eppure ogni volta non riesce a frenare la sua voce, le sue battute amare.
“Scherzavo, scemo!” Esclama sorridendo il moro. “Te l'ho già detto, i...” “...ragazzini non ti piacciono. Lo so!” .
Aliger sorride facendogli l'eco. E di nuovo non capisce. Perché dentro di sè vorrebbe che Ise la pensasse diversamente.
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