Disclaimer: alors, come al solito i pg non sono miei, a parte nei giorni festivi e nel giorno del mio compleanno.... non ci guadagno niente se non l'infamia e bla bla bla...

 



Lawful Dream (ovvero delirio illegale)

parte II

di GreenWitch

 

 È ancora presto quando Kazahaya scende nel drugstore. Dal giorno del luna park non mi ha più guardato... si sta allontanando da me, portato via dal vento, come mi diceva il suo nome...
Mi rigiro tra le lenzuola cercando di prendere sonno, ma ancora una volta appena chiudo gli occhi mi tornano alla mente le immagini del labirinto, il sangue e il viso esangue di Kazahaya, morto. La mia paura più grande. Perchè se non ci fosse Kazahaya non ci sarebbe più niente che mi terrebbe in questo mondo... non avrei più nessuno da proteggere... non avrei più un motivo per aprire gli occhi la mattina.
Come sono arrivato a provare questi sentimenti per lui? Sembra ieri che l'ho portato al drugstore svenuto, tra la neve. E non lo potevo sopportare.. e adesso non posso sopportare neanche di pensare di stare senza di lui.
So pensando troppo, è meglio che mi alzi e faccia qualcosa di utile. Mi preparo una colazione veloce e scendo in negozio. Vedo Kudo uscire dal retrobottega e faccio per dargli il buongiorno ma lui è già sparito. Perchè fa così male? Perchè il mio core urla, straziato dal dolore? Perchè non posso stringerlo e chiedergli perdono, e accarezzarlo e baciarlo e dirgli tutto, sussurargli all'orecchio qual è la forma della pioggia e quale il colore dell'acqua, com'è il profumo della Luna e il vero nome di dio. Del mio dio, almeno. Kazahaya.
Passo la giornata a mettere a posto le confezioni dei prodotti sugli scaffali, scatola dopo scatola dopo scatola, l'importante è non pensare. Non posso permettermelo.
Sono le sette e mezza quando Kakei entra nell'appartamento che divido con Kazahaya. Lui è andato via da una buona mezz'ora senza neanche salutarmi.
“Buonasera Himura!” esordisce gioviale Kakei “volevo parlarti” fa una pausa in cui il suo sguardo si fa ancora più enigmatico se possibile “di un lavoretto di quell'altro genere....”
Come se non lo avessi immaginato.
“ti manderò l'indirizzo col solito modo...” e esce in fretta dalla stanza.
Un momento! Non mi ha neanche detto cosa devo recuperare. Gli vado dietro e gli urlo “Kakei! Non mi hai detto cosa devo prendere!”
Con calma lo vedo voltarsi e sussurrare “ lo capirai quando lo vedrai... e forse, stavolta, potrai anche tenerlo...”.

È passata circa un'ora e sono davanti all'indirizzo indicatomi. È un vecchio condominio. La porta è aperta e provo a entrare in cerca di qualcosa che ignoro. Un movimento. Un fruscio. Seguo questi indizi fino a ritrovarmi in un cortile interno pieno di verde. Attutito dagli alberi sento il chioccolare dell'acqua di una fontana. Mi avvicino lentamente, i sensi all'erta... e vedo Kazahaya seduto sul bordo della fontana, tra le braccia di un ragazzo moro. Mi avvicino e il ragazzo alza la testa e i suoi occhi verdi mi colpiscono con il loro sguardo freddo. Uno sguardo freddo come il mio. Quello sono io ma non sono io. Bruscamente mi accorgo che Kazahaya non fa neanche un cenno... è svenuto. Allontano con la forza l'altro me stesso che, al contatto con la mia mano, inizia a dissolversi, non prima di riuscire a sussurrarmi un vago, quanto inquietante, “stai attento...”.
Gli occhi di Kazahaya sono vitrei, il suo polso è debole, il respiro praticamente assente. È per questo che Kakei mi ha fatto venire qui? Sapeva cosa sarebbe successo e non ha fatto niente? Come ha potuto?
Me lo carico sulle spalle e lo porto fuori dal condominio, mi incammino per il drugstore, che per fortuna non è lontano, e proprio in quel momento inizia a nevicare.
Il tocco gelido della neve sulle guance è come l'ultima volta... solo i miei sentimenti sono cambiati...

 

 Lo porto in camera sua, lo spoglio e lo metto a letto. Ancora non dà cenni di riprendersi... gli prendo le mani tra le mie, e sono gelide come il marmo.... e l'immagine del sangue e del pallore spettrale del suo viso mi tornano alla mente... no, non posso permetterlo, devo essere forte...
Sento la porta aprirsi e Saiga entra nella stanza, avvicina una sedia al letto, mi fa alzare dal pavimento dove ero rimasto seduto fino adesso e mi dice “Vai a farti un bagno caldo e a metterti qualcosa di asciutto.... o ti ammalerai....”
“Ma...”
“Starò io con lui, intanto... e pensi che sarebbe contento di sapere che sei ammalato?”
Riluttante seguo il suo consiglio, entro in bagno, mi tolgo i vestiti piombi e entro nella doccia. Apro il rubinetto dell'acqua calda e subito sono investiti da rivoli bollenti che accarezzano il mio corpo stanco. Mi concedo due minuti sotto l'acqua, poi esco, mi asciugo velocemente, metto su quello che trovo e torno in fetta da lui.
Saiga si alza, mi fa sedere e mi mette una coperta sulle spalle. Poi mi guarda con quell'aria strana da orso addormentato...
“Allora? Cosa volevi dirmi?” lo guardo perplesso, di cosa sta parlando? Ma dopo pochi attimi mi sento parlare a ruota libera, di quello che è successo al luna park, della reazione di Kazahaya, del fatto che non mi guardasse neanche più... dei miei sentimenti... di quello che era successo poco prima, al condominio... non mi sembra molto sorpreso, ma probabilmente Kakei glielo aveva già detto...
“Sei sicuro che non ti guardava neanche? Forse vi guardavate tutti e due senza mai incrociarvi... non pensare subito al peggio, tu vuoi molto bene a Kudo, no? Quindi vuoi che sia felice, no? Pensa a quello che è successo... hai fatto qualcosa che può aver ferito Kudo? Che può averlo offeso veramente? Finchè la risposta a queste domande è «no» non preoccuparti, parlane con lui e sono sicuro che saprà perdonarti... ma se non gliene parli nessuno dei due saprà niente di quello che prova l'altro, no?” e senza aggiungere altro esce dalla stanza. Torno a guardare il viso di Kazahaya, ormai il respiro è lento e regolare, il colorito è più roseo... ma non si sveglia ancora.

I primi raggi di sole filtrano dalla finestra. Mi sono addormentato. Kazahaya si è mosso nel sonno adesso è in una posizione improbabile, di traverso nel letto, le sue mani a un millimetro dalle mie. Guardo il suo petto alzarsi e abbassarsi con il respiro, sento il profumo della sua pelle, con le dita sfiora la sua guancia liscia e avverto il suo dolce calore.
Ma non si sveglia ancora. Oggi non sono sceso in negozio, Saiga mi ha portato un piatto di tramezzini verso mezzogiorno ma non ha detto niente, né sul nostro discorso di ieri, né sulla mia assenza di oggi.
Quasi non tocco cibo e il Sole lascia il posto alla Luna nel cielo, una Luna piena trionfante in mezzo al cielo, ma Kazahaya non si sveglia, si muove ogni tanto, dandomi l'impressione che sia lì lì per farlo, ma continua il suo sonno di Endimione.
Perchè non ti svegli? Perchè? Dove sei adesso? E soprattutto, con chi? Non posso fare a meno di essere un po' geloso... con chi sei che non vuoi più tornare da me?

Sono già passati due giorni quando Kakei entra nella stanza.
“Quante volte devo dirtelo, Himura, che non devi portare a casa tutto quello che trovi per la strada?”
“Non sono in vena di scherzare, Kakei... sono due giorni che dorme... non puoi fare proprio niente per lui?”
il silenzio risponde alla mia domanda.
Dei passi, è arrivato Saiga “Rikuo, se vuoi possiamo ritentare con quella ricerca... vieni di la?”
“Ma..” il dilemma in un monosillabo...
“Non ti preoccupare, Himura. Starò io con Kudo intanto. E faresti meglio a riposarti anche un po'. Sono due giorni che non chiudi occhio...”