I personaggi non sono
i miei purtroppo, ma del sommo maestro Inoue!! Questa è la mia prima
ff su Slam dunk, iniziata a febbraio 2007 e conclusa questo giugno 2007!
che fatica! La dedico alla mia
carissima amica Quistis, che mi è sempre vicina in ogni momento^_^!
La vita che verrà parte III di Releuse
Hanamichi e Rukawa stavano seduti sulla panchina, l'uno a fianco all'altro, in silenzio. Dopo lo sfogo del moro non si erano scambiati più alcuna parola. Sakuragi soprattutto non si riteneva capace di dire qualcosa di giusto, era estremamente confuso .Quello che gli aveva confessato poco prima l'amico lo aveva dilaniato, scioccato.
' Perché sta succedendo questo? Perché Dio ha deciso di riversare la sua ira contro Rukawa ed Eriko? Perché ha scelto loro come vittime? E io sono qui, a fianco a lui...e non riesco a dire una cazzo di parola! Dannazione Sakuragi! Fatti venire in mente qualcosa! Sei o non sei il tensai?....'
In lontananza si potevano sentire le voci delle persone, i rumori delle auto; tutti suoni che si mescolavano confusamente nell'aria, e che erano in grado di lasciare una fastidiosa sensazione sulla pelle. Ma non era così per i due assi dello Shohoku. In quel momento quei rumori per loro erano qualcosa di estremamente lontano, qualcosa di impercettibile che si rarefaceva sempre di più. Rukawa e Sakuragi erano come avvolti da una sfera che li proteggeva dalle invasioni esterne, un habitat carico di emozioni contrastanti , talmente fragile da poter essere distrutto in pochi istanti. Anche con parole sbagliate.
“Rukawa...- Azzardò Sakuragi continuando a guardare dritto di fronte a sè. “ Ma tu ed Eriko vivete da soli?”. Rukawa non rispose.
' Forse ho sbagliato domanda...cavolo. Avrei dovuto stare zitt...'
“ Si, viviamo da soli.” Disse dopo qualche istante il moro. Sakuragi nel sentire la risposta trovò finalmente il coraggio di guardarlo, voltandosi verso di lui. Rukawa ricambiò lo sguardo per pochi attimi, ancora incapace di capire se potesse affrontare un discorso con un filo logico. Poi continuò.
“I nostri genitori si sono separati quando Eriko aveva sei anni. Io dieci. Abbiamo sempre vissuto con nostra madre, anche perché papà è andato a lavorare in Germania subito dopo la separazione...”. Rukawa si fermò. Aveva un intenso bisogno di respirare.
“ E vostra madre ora dov'è?” Hanamichi si rese subito conto di aver fatto un'altra domanda stupida, ma la sua impulsività era incontrollabile anche nelle situazioni più difficili. “ È morta un paio di anni fa...di tumore. Era... cambiata tantissimo a seguito della diagnosi su Eriko. Aveva continui scatti d'ira alternati a momenti di sconforto e pianto ininterrotti. Diceva cose insensate e finiva per accusarci di essere la rovina della sua vita....”
Nel dire quelle parole Rukawa si era portato una mano alla testa, come per sorreggerla. Aveva ripreso a tremare.
“ Ma sai qual'era la cosa più assurda?” Disse sorridendo nervosamente. “ Che era Eriko quella che non piangeva mai, che non si disperava mai. Davanti a nostra madre cercava di esse forte, di non esprimere alcun dolore, alcun fastidio. A volte non parlava neanche. Eriko si comportava come se non si aspettasse nulla da lei...”
“ Tua sorella è forte.” Sospirò Sakuragi. “ Aveva capito che vostra madre stava male per la sua condizione ed ha preferito tacere. Tenendosi tutto dentro. Credo che i bambini molte volte si rendano conto meglio degli adulti della realtà delle cose.”. Nel parlare Hanamichi si distrasse, sembrava cercasse di ricordare qualcosa. Poi aggiunse: “Ed inoltre molto spesso chi si lascia travolgere dalla malattia non è la persona che ne è affetta...”
“È vero” rispose a malincuore Rukawa. Nostra madre era diventata un'automa. Faceva le cose in modo meccanico, ci dava da mangiare, ci vestiva, ci parlava priva d'espressione. Accompagnava Eriko a fare le visite e le cure in questo modo. Come una bambola priva d'anima.”
Nell'udire quelle ultime parole Hanamichi fu assalito da un' improvvisa sensazione d'angoscia.
' Rukawa...non voglio che anche tu arrivi a quel punto...'
“ Una ...bambola senza vita.” Ripeté meccanicamente Sakuragi. Rukawa gettò la testa all'indietro e si fissò sul cielo.
“ Proprio così. Si è lasciata morire di dolore senza reagire. È stata egoista. Ha pensato solo a sé stessa e non si è preoccupata di me ed Eriko. Non ha voluto condividere con noi le sue difficoltà.”
Nel parlare, il numero undici dello Shohoku stringeva forte i pugni come se stesse sopportando in silenzio un forte dolore. Sakuragi si continuava a chiedere se il ragazzo avesse del risentimento verso la madre, ma quella volta comprese che certe domande è meglio non ricevano mai una risposta.
“ E...e vostro padre invece?” Domandò il rossino incrociando nervosamente le dita delle mani. Rukawa tornò a sedersi composto. Sorrise lievemente.
“ Lui vive in Germania. Ha un'altra famiglia...” “ Che diavolo significa: ha un'altra famiglia? Porca miseria siete i suoi figli!” Sbottò Sakuragi con tutto il fiato che aveva. “Do'hao” Lo riprese Rukawa sbuffando. A quel suono, il rossino si zittì arrossendo vergognosamente. Come sempre era troppo impulsivo.
'Mi ha chiamato do'hao...questo vuol dire che si sta rilassando. Meno male...'
“Baka!”
“Papà è sempre venuto a trovarci. Anche quando è morta la mamma si è precipitato subito da noi. Lui era seriamente preoccupato per Eriko e...per me...”
Rukawa sottolineò con una nota di dolcezza l'ultima parola. Poi continuò
“Voleva che andassimo a vivere in Germania con lui. Almeno poteva starci vicino....”
“ E...quindi?” Chiese Hanamichi notando lo strano silenzio in cui si era calato Kaede. Quest'ultimo respirò profondamente.
“ Eriko non volle. Fu assalita dal panico. Ebbe...la sua prima crisi di nervi. È esplosa in un convulso scatto d'ira. Ci siamo spaventati a morte. Urlava che non voleva andarsene via da qui. Che voleva morire qui.”
Sakuragi guardava l'amico senza proferire parola. Era turbato nel sentire quelle parole, nel sentire la parola
“ Morte. Nella bocca di una bambina.” Continuò Rukawa. “ Ti rendi conto? Una bambina di appena otto anni che parla di morte...questo significa...” Si bloccò, incapace di continuare.
“ ...che lei lo sa meglio di noi, Rukawa. Te l' ho detto. Lei lo sa meglio di me e te. Eppure siamo noi che ci mettiamo il problema. Più di lei che lo vive.”. Sakuragi concluse la frase dell'amico.
“ È vero. Pensai che Eriko non aveva tutti i torti. Sarebbe stato troppo per lei cambiare città. Anzi, che, dico. Stato. Lingua, scuola, amici. Così ho deciso di stare qua con lei. Di starle vicino e prendermene cura... Naturalmente papà viene appena può e ci manda i soldi per vivere. Io faccio qualche lavoro il fine settimana...Inoltre C'è la signora Saeko che è sempre stata un'amica di famiglia. Praticamente siamo cresciuti con lei. ...” Rukawa parve rilassarsi in quel momento. Le sue spalle prima rigide, si stavano distendendo come per scaricare la tensione.
“ Ma in casa siete sempre stati tu ed Eriko quindi.” Sottolineò Hanamichi. “ Si.” Rispose il moro. “ ...Sei davvero un persona forte Rukawa...” Sospirò con un filo di malinconia Sakuragi.
In quell'istante provò un forte desiderio di abbracciare nuovamente l'amico. Avrebbe voluto stringerlo a sé e incoraggiarlo. Non lo fece. Forse per paura della reazione di Rukawa, o forse perché cominciava ad aver paura di quello che stava nascendo dentro di lui.
“Può darsi. Ma dopo oggi, non so più quanto potrà resistere la mia forza...”
'Ma che dice? Non deve lasciarsi trascinare dalla disperazione! Ci sono io Rukawa! Ci sono io Kaede!'
“ Senti, Rukawa, ci son...” “ HANACHAAAN!!!” Hanamichi non riuscì a concludere la frase. Eriko, accompagnata da un'infermiera avanzava verso di loro nella sedia a rotelle.
Aveva un viso sorridente e raggiante, in particolar modo per la presenza di Sakuragi. Nel vedere la sorella Rukawa si irrigidì per una frazione di secondo, per poi sforzarsi di sorridere come se nulla fosse successo. Tutto questo non sfuggiva però allo sguardo attento del rossino che ormai riusciva a leggere ogni espressione dell'amico.
“Hanachan! Che bello! Cosa ci fai qua? Che bella sorpresa!” Sorrise di gusto la ragazzina. “Eh Eh! Hai visto? Il tensai è sempre pieno di sorprese! Volevo venire a salutarti e poi ho incontrato questa volpaccia di tuo fratello e ho deciso di fargli compagnia.!! Ah, ah, ah!” Esclamò con grande convinzione Sakuragi incrociando le braccia. “ Do'hao. Io non ho bisogno della tua compagnia!” Rispose seccato Rukawa. “Baka kitsune! Io spreco il mio preziosissimo tempo con te e tu mi insulti pure? Tu offendi il mio genio sublime! Diglielo anche tu, Eriko!” Si lamentò Sakuragi con voce lacrimevole. “Tu offendi il suo genio sublime, Kacchan.” Ripeté divertita Eriko. Da parte sua Kaede ignorò completamente la cosa e inginocchiandosi a fianco della sorella le sorrise gentile. “ Allora sorellina com'è andata la fisioterapia oggi?”. “ Ah! Dannata kitsune, come osi ignorare il tensai?” Sbraitò Sakuragi. “ Ah, benissimo! Sono riuscita a fare dei movimenti in piedi, sai? Glielo dica anche lei signorina come sono stata brava!” Esclamò Eriko rivolgendosi all'infermiera che l'aveva accompagnata. Questa, una signorina dall'aspetto minuto e grazioso sorrise alla ragazzina, poi si rivolse al fratello.
“Si, si. È stata proprio brava Eriko oggi. Non si è lamentata neanche un pochino”. “ Brava, sono proprio fiero di te!” Sorrise Rukawa rivolgendosi alla sorella. Sapeva bene che quella terapia era dolorosa per lei, e ogni volta si stupiva del fatto che non si lamentasse mai, ma che l'affrontasse con coraggio .Sakuragi intanto si era quasi incantato nell'osservare Rukawa.
' Chissà cosa starà provando ora Rukawa? Cerca di sforzarsi di essere sereno e gentile. Eppure sento che sta provando un dolore devastante. Mi chiedo fino a quando potrà resistere con questa sua maschera. Ho paura che finirà per crollare. È da solo. E la cosa non lo aiuta... Cosa posso fare per te, Rukawa?'
“ Ma braaaava!!! sei proprio una degna amica del grande tensai!!!” Gridò improvvisamente Sakuragi scompigliando i capelli di Eriko che intanto scoppiava a ridere. “ Eh, si! Sono una tensai anche io!” Esclamò Eriko arrossendo lievemente. Intanto l'infermiera si congedò salutando gentilmente la piccola e i due ragazzi. Scese il silenzio per alcuni istanti, Eriko era ancora voltata nella direzione della donna e sembrava avesse difficoltà ad affrontare lo sguardo del fratello e di Sakuragi. Poi si voltò e guardando entrambi fece un enorme sorriso. “ Che bello! Oggi mi sono sentita davvero forte! Quando tornerò a camminare non dovrai più occuparti sempre di me Kacchan!”. “ Cos...” I due ragazzi rimasero senza parole. Forse non era quello ciò che Eriko avrebbe voluto dire, ma, sopratutto Sakuragi si rese conto che quelle parole erano dettate da un forte peso. Una difficoltà che la ragazzina si stava portando dietro come un enorme fardello. “ Ma a me non dispiace prendermi cura di te, scema!” scherzò Rukawa prendendola in braccio e cercando di sorvolare la cosa. La ragazzina si strinse forte al fratello, poi allungò le braccia verso Sakuragi. “ Ah, vuoi stare in braccio al do'hao?” Domandò con ironia il moro. “ Certo! Hanachan, mi prendi in braccio?” “ Certo cara Eriko!” Sorrise simpaticamente Sakuragi per poi voltarsi offeso verso Rukawa. “ Teme kitsune! Neanche davanti a tua sorella adesso ti sai contenere?” “ Ba! Vedo che Eriko si è abituata, non mi sgrida più...” Rispose con tono soddisfatto Rukawa lasciandogli in braccio la sorella. “ Non ti sgrido più perché ho capito che il tuo è un modo affettuoso di rivolgerti ad Hanachan, fratellone!” Sorrise tutta contenta Eriko, nonostante mancasse poco che cadesse dalle braccia di Sakuragi per quella affermazione. “ C-che dici? S-sei impazzita? Ma quale affettuoso!” Balbettò Rukawa che era arrossito di colpo. Lo stesso si poteva dire dell'amico. “ Ah, Hanachan!” Esclamò Eriko come ricordandosi di qualcosa d'importante. “ Mh? Dimmi.” Il rossino le rivolse un sorriso gentilissimo. “ Ma con chi vivi in casa?” .Quella domanda colse i due ragazzi di sorpresa. Sopratutto Rukawa che conosceva bene la condizione di Sakuragi, si preoccupò per l'amico.
' Ma che diavolo chiede mia sorella?'
“ Beh, vivo da solo.” Rispose molto sinceramente il rossino, prendendo la cosa come una semplice ed improvvisa curiosità della ragazzina. “Ahhh! Che bello!!” Batté le mani tutta eccitata Eriko. Sia Rukawa che Hanamichi la guardarono allibiti. “ Che bello?” Ripeterono in coro. “ Certo! Perché così Hanachan potresti venire a stare da noi!!”. La ragazzina era più convinta che mai. A quelle parole Hanamichi arrossì di colpo. “ Ma che cosa dici Eriko! Perché dovrei ...dovrei....” Non riusciva neppure a finire la frase per l'agitazione che lo stava assalendo. Rukawa fu più fermo di lui, anche se cercava di nascondere il suo forte imbarazzo. “ Che stai dicendo, Eriko? Perché Sakuragi dovrebbe stare da noi?”
' Che cosa hai in mente mia sorella? Accidenti, così mi mette in difficoltà. Perché, Eriko!'
“ Bè, Perché lui mi piace!” La chiarezza e la spontaneità di quella frase lasciarono senza parole i due ragazzi. “...mi piace, è simpatico e divertente. Noi viviamo da soli e pure lui. Quindi Perché non vivere tutti assieme?” Sembrava che Eriko dicesse la cosa più chiara e semplice di questo mondo.
Sicuramente non erano dello stesso parere il fratello e Sakuragi che avevano difficoltà a dire mezza parola. Rukawa si voltò verso Sakuragi senza proferire nulla, ma con uno sguardo di chi vorrebbe dire qualcosa senza trovare però il coraggio. Sakuragi ebbe l'impressione che gli stesse dando una possibilità, che lo stesse investendo della facoltà di decidere.
'Cosa vuoi che dica, Rukawa? Io non capisco. Non capisco se è solo un gioco di tua sorella...ma allora Perché non dici niente? Io non saprei che dire. Se non mi dici chiaramente...'
Hanamichi non riuscì a parlare, e così pochi istanti dopo Rukawa mutò la sua espressione in forma seccata e sbuffò riprendendosi Eriko in braccio.
“Non dire stupidaggini, Eriko. Non c'è mica bisogno che questo do'hao venga a casa nostra. Su andiamo, che si sta facendo tardi.” “ Baka kitsune! Chi ne ha voglia di venire a casa tua? Non ho risposto per ...per non offendere tua sorella che è così gentile. Al contrario di qualcun altro.” Rispose Sakuragi in modo confuso. “ Uff! Dai, Eriko. Andiamo.” Lo ignorò Rukawa mentre aiutava la sorella a sedersi sulla sedia a rotelle. Si avviarono. “ Ci vediamo, do'hao.” Lo salutò fintamente annoiato Rukawa. “ Ciao Hanachaaaaan!! E non ti preoccupare. Quando decidi di trasferirti io ti aspetto! Lascia perdere mio fratello, è tutta scena la sua!!” Gridò da lontano Eriko salutando Sakuragi. “ Ma che, dici! Non è vero, smettila!” La riprese Rukawa. Eriko rideva soddisfatta. “Eh, eh, eh...” Hanamichi salutava con la mano incapace di rispondere. Quella ragazzina era più sveglia di quanto si aspettasse.
Sakuragi li guardò allontanarsi e man mano che sparivano dalla sua vista una forte sensazione d'angoscia iniziò ad invaderlo fino a fargli raggelare il sangue. Il suo cuore prese a battere intensamente, come se dovesse esplodere, come se cercasse di liberarsi da qualcosa che lo imprigionava, che ne soffocasse il respiro.
Rukawa non si presentò a scuola il giorno dopo. E neppure quello successivo. E neppure l'altro. Per tutta una settimana nessuno lo vide. Neanche Sakuragi. “ Sembra sia malato. Forse ha preso l'influenza.” Spiegava Akagi ai membri della squadra. “ Eh, eh. Sembra che anche le volpi artiche si ammalino ogni tanto, vero Sakuragi?” Domandò con molta ironia Ryota aspettandosi qualche commento degno del tensai. Sapeva benissimo che Sakuragi non avrebbe perso occasione di prendere in giro il suo rivale. Eppure Hanamichi non reagì particolarmente alla battuta, limitandosi a un “ Ah, si.”. Era strano Sakuragi in quei giorni. Se n'erano accorti tutti. Non parlava se non lo stretto necessario, non scherzava più come prima e mai una volta che si fosse professato il tensai. Rispondeva solo se gli veniva chiesto qualcosa. Ed inoltre...
“ Gioca come non ha mai fatto in vita sua. È strano. È...preciso nei movimenti, è concentrato. Coordinato. Che gli è preso?” Si chiedeva Akagi ad alta voce mentre guardava il rossino schivare silenziosamente tutti i suoi compagni con movimenti fluidi e leggeri. “ Sembra...sembra Rukawa.” Affermò con una nota di stupore Ayako. “Eh? Che intendi?” Chiese Akagi non convinto di avere sentito bene le parole della manager. La ragazza fissava Sakuragi come per studiarlo, non era completamente certa di quanto aveva appena detto, ma si sentì di ribadirlo. “ Gioca, si muove come Rukawa. Fa i suoi stessi identici movimenti. Sta in silenzio come Rukawa...sembra un automa. È ...possibile?
Era così. Era come se Sakuragi avesse assorbito dentro di sé lo spirito di Rukawa. Se ne stava rendendo conto, lentamente. Fino dal primo momento che l'aveva visto, quel ragazzo era penetrato nelle sue vene, in ogni lembo della sua carne. Il rossino aveva ammirato sin da subito il suo modo di giocare, e avrebbe voluto davvero diventare come lui. Il suo modo di rapportarsi al rivale era dettato dalla difficoltà che sentiva nell'entrare in contatto con lui, con quel ragazzo che era diventato da subito una parte di se stesso. Rukawa aveva lasciato un marchio, una catena nell'animo di Sakuragi. Un segno che ora pulsava intensamente per mostrare tutta la sua forza. Ed è per questo che in quei giorni Sakuragi non sopportava l'assenza di Rukawa. Non voleva abituarsi alla sua assenza. E non voleva che neppure gli altri lo facessero. Per tale motivo, inconsciamente era come se fosse diventato l'ombra di Rukawa. Per colmare il vuoto lasciato dal ragazzo e, probabilmente, per dimostrare qualcosa a se stesso.
' Dannata kitsune! Non puoi sparire così. Ma chi ti credi di essere? Ti piace erigerti a martire, eh? Non chiedi mai aiuto. Eppure l'altro giorno piangevi come un bambino. Sei...'
“ UNO STUPIDO; DANNAZIONE!” Gridò Sakuragi mentre faceva canestro con uno spettacolare slam dunk. Si soffermò come per ascoltare qualcosa.
'Sono io che tremo o è il canestro che continua a vibrare?'
Silenzio. Tutta la palestra rimase senza parole.
'Non ne posso più dannata kitsune! Dannato Rukawa! Adesso vado a casa sua e gliele canto. Voglio proprio vedere cosa ha da dirmi! Assentarsi così. Vuole fare tutto da solo quel deficiente!'
Sakuragi quella sera decise di andare a casa di Rukawa, dentro di sé sapeva benissimo che quell'assenza era dettata dalla volontà dell'amico. Ne era più che certo. Suonò alla porta. “ Apri kitsune! Sono io!” Gridò scocciato. Poco dopo la porta si aprì. Rukawa lo guardava quasi infastidito.
'Che cosa ci fa qui Sakuragi? Non capisce che è peggio per me vederlo? Che la sua vicinanza mi fa male? Perché non vuole lasciarci in pace? Possibile che non capisca quanto sia difficile questa situazione?non è un gioco...'
“ Cosa vuoi?” Chiese il moro molto seccato. “ Fammi entrare che ti devo parlare”. Rispose altrettanto bruscamente Sakuragi.
Rukawa allora non disse una parola e gli fece cenno di entrare. Nel varcare quella soglia il rossino cominciò a perdere tutta la forza che lo aveva spinto fin lì e cominciava a sentirsi preda di un forte disagio. Ma cercò di sforzarsi a parlare. Entrarono in soggiorno. Eriko non c'era e Sakuragi pensò subito che fosse in camera.
“ Perché non sei venuto a scuola in questi giorni? Hai saltato pure gli allenamenti.” Disse mentre si sedeva sul divano per scaricare la tensione. Rukawa era rimasto sulla porta del soggiorno a braccia conserte. Rispose senza guardare Sakuragi, ma tenendo lo sguardo rivolto verso la finestra. Filtrava la prima luce del tramonto. “ Eriko non è stata bene in questi giorni, davvero. Non è andata neanche a scuola. Quindi non potevo lasciarla da sola.” Il tono di Rukawa era molto freddo e distante. “ E cosa aveva?” Chiese Hanamichi cominciandosi a preoccupare. “ È molto nervosa...” “ Molto nervosa?Ma almeno l'hai portata fuori ?” “No.” “Ah, bene. E quindi hai intenzione di isolarti dal mondo?” Hanamichi cominciava ad innervosirsi, i suoi sospetti erano fondati. “E che diavolo vuoi che faccia, eh? Hai qualche soluzione?” Rukawa rispose con tono molto irritato ponendosi di fronte il ragazzo. Sakuragi non ci vide più. Si alzò di scatto afferrando Rukawa per il collo della camicia. Il moro a quella reazione invece di reagire fu assalito dal panico, come spaventato da quella vicinanza. “Lasciami, lasciami, Sakuragi!” . Cercava di divincolarsi, ma la stretta del rossino si fece più forte. “ Stammi a sentire, Rukawa. Lo vuoi sapere perché Eriko è nervosa eh? E poi dimmi che mi sbaglio. Lei è nervosa perché non può fare nulla di quello che desidera, perché c'è un'enorme distanza fra quello che lei vuole e le sue capacità. Sta male per la sua vita continuamente regolata da altri, sta male per la sua vita dipendente da te. E tu invece che aiutarla, ti chiudi sempre di più. Invece di darle la possibilità di fare qualcosa che potrebbe farle piacere o che potrebbe ancora fare la chiudi in casa. E ti chiudi in casa rifiutando il mondo là fuori. Si vede a distanza che soffre più per te che per lei stessa. Complimenti Rukawa!” .
Sakuragi sembrava avesse svuotato l'anima. Sotto la sua mano sentiva il corpo di Rukawa rilassarsi, cedere alla sua presa, che in quel momento egli allentò. Rukawa guardò finalmente Sakuragi negli occhi lasciando che i suoi sentimenti cominciassero a scorrere per tutto il suo corpo. “ Cosa...cosa dovrei fare secondo te?” La domanda fu come...una richiesta di aiuto. Hanamichi lo fissò notando che finalmente gli occhi del ragazzo stavano assumendo un'espressione: era disperazione, ma pur sempre qualcosa di vivo. Sakuragi accennò così un sorriso dolce. Lentamente appoggiò la mano sul viso di Rukawa. “ Forse dovremmo condividere insieme tutto questo Rukawa. Non puoi continuare ad affrontarlo da solo...Io vorrei prendermi cura di Eriko”.
'E di te'
C'era una tiepida atmosfera che stava pervadendo la stanza. Hanamichi non sapeva più cosa dire. Sentire Rukawa così vicino a sé gli toglieva il respiro, lo turbava. Come in preda ad un desiderio violento ed improvviso Sakuragi afferrò il viso di Rukawa fra le sue mani. Il moro rimase senza parole. La sua testa venne avvolta da un'incontrollabile confusione . Poteva sentire il respiro di Sakuragi farsi sempre più vicino alla sua bocca Non riusciva più a muoversi. Era come se il suo corpo fosse prigioniero di quella presa così calda e decisa.
'Cosa devo fare? Temo tutto questo...Sakuragi, sei sicuro di poter affrontare....'
“ AHHHH!!!” Un grido misto a più rumori indistinti tuonò per tutta la casa. “ Eriko!” Realizzò Rukawa strattonando Sakuragi lontano e correndo subito verso le scale. Il rossino rimase immobile per pochi istanti. Era come spaventato...da se stesso.
'Cosa stavo per fare?'
Poi in preda alla lucidità corse di sopra . La sua corsa si arrestò sulla porta della stanza di Eriko. Il suo cuore si fermò. I suoi occhi si gelarono. Il suo respiro scomparve.
Le lenzuola del letto erano completamente stracciate, intorno peluches ed oggetti completamente distrutti. La sedia a rotelle era capovolta. Davanti ai suoi occhi Rukawa inginocchiato per terra che abbracciava stretta Eriko sanguinante. Era piena di tagli sulle piccole gambe e sulle braccia... intorno i frammenti di oggetti distrutti che si erano conficcati nella sua carne. Probabilmente la ragazzina aveva tentato di camminare fino alla porta. Cadendo e ferendosi.
“ Voglio morire! Voglio morire!” Gridava Eriko in preda a delle convulsioni. Piangeva e urlava. Piangeva e urlava. “Shhh. Eriko. Ti prego. Stai tranquilla. Ci sono io. Ci sono io. Non fare così ti prego.” Gli sussurrava Rukawa tremando con voce soffocata.
Sakuragi sulla porta era senza parole. Sconvolto.
“ È questo ciò che vuoi condividere con me? Ciò di cui vuoi prenderti cura?” La voce di Rukawa arrivò improvvisa, cinica, come una lama arsa sul fuoco e poi passata sulla pelle. Sakuragi non ebbe la forza di rispondere. Nella sua testa non c'era più alcun pensiero. Era come se non ricordasse più niente. Non poteva esprimere nemmeno un suono. “ Se non sai cosa rispondere allora vattene”. Disse Rukawa a voce bassa senza guardarlo, mentre Eriko continuava a piangere. Nessuna risposta. “ VATTENE HO DETTO!” Gridò Rukawa. Sakuragi fu assalito dalla confusione. Incapace di pensare voltò le spalle. E prese a correre. Giù per le scale, fuori la porta. Lontano.
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