I personaggi non sono i miei purtroppo, ma del sommo maestro Inoue!!

Questa è la mia prima ff su Slam dunk, iniziata a febbraio 2007 e conclusa questo giugno 2007! che fatica!

La dedico alla mia carissima amica Quistis, che mi è sempre vicina in ogni momento^_^!

Buona letturaaaaa!!!



 


 

La vita che verrà

parte I

di Releuse

 


'Perchè diavolo continua a fissarmi quella dannata kitsune? È da quando è arrivato a scuola che cerca il mio sguardo. Che diavolo vuole? Stranamente da quando è iniziato l'allenamento non ci siamo ancora insultati...'

 

Istituto Shohoku.

L'allenamento della squadra di basket quel giorno fu particolarmente intenso, il gorilla aveva infatti deciso di mettere in riga quella banda di scapestrati che si ritrovava.

 

“Forza, ragazzi! Metteteci più impegno!” Gridava Ayako sventolando il suo ventaglio.

“Sii, Aya-chan!Aaargh!” Ryota nel distrarsi si era appena fatto soffiare la palla dal bel Rukawa.

“Ecco, ti pareva!” sospirò la manager scuotendo la testa.

“Hanaaa!”- Gridava il playmaker- Ferma Rukawa!

“Cos..ah, si! Fermo kitsuneee!” Hanamichi Sakuragi correva per raggiungere il moro, e finalmente lo raggiunse.

 

Nuovamente quello sguardo di Rukawa.

 

'Come se...dovesse chiedermi qualcosa.'

 

Rukawa infatti guardava il rossino in continuazione, e anche in quel momento ne aveva catturato lo sguardo. Hanamichi era talmente infastidito dagli occhi del numero undici da concentrare tutte le forze in suo possesso nel saltare per stoppare l'avversario che provava a tirare da sottocanestro.

Un'elevazione incredibile quella di Sakuragi che in elevazione gridò

 

“Si può sapere cosa vuoi da me, Kitsuneee!!”.

 

Sbam!

Rukawa cadde a terra stoppato dal numero dieci.

In palestra scese il silenzio più totale. Rukawa che si faceva stoppare da Hanamichi? Nessuno credeva ai propri occhi. Lo stesso rossino rimase fermo e impalato a fissare il rivale che come se nulla fosse successo si rialzava da terra.

 

“Hey Rukawa, tutto bene?”  Akagi si avvicinò al compagno, che non rispose se non con il suo solito “hn”.

“Non sei molto in forma oggi, eh, Rukawa? Farti stoppare così da Sakuragi!”  Mitsui era divertito.

“Che diavolo dici, Mitchi?”  Sakuragi era furibondo. “

“Perchè non dovrebbe essere in forma questa kitsune spelacchiata? Io sono il tensai, e sono il migliore! L'hai capito ora, Rukawa?”  Hanamichi indicava il moro per sottolineare la sua superiorità, ma ottenne solo un disinteressato

“Do'hao!”.  Detto questo Rukawa si allontanò.

 

'Ma che diavolo gli prende a questa kitsune? Non ha neppure reagito alla provocazione! A quest'ora ci saremmo già menati da un pezzo...'

 

Alla fine degli allenamenti  i ragazzi stavano facendo la consueta doccia.

 

'Adesso basta! Ma perchè continua a fissarmi così quella volpe? Mi sta mettendo a disagio! Non posso neanche farmi una doccia in pace! Bastaaaa!'

 

Hanamichi era infastidito dalle continue occhiate che il volpino gli lanciava. Era sempre più nervoso.

 

“A domani!”  Gridò Mitsui insieme a Kogure. I due furono i primi ad andarsene. E poi Akagi, Ryota, Yasuda e gli altri....

Come al solito Hanamichi Sakuragi era l'ultimo e quella sera Kaede Rukawa parve ricordarsene.

 

'Che faccio, ora? L'ho aspettato fino adesso...devo muovermi. Anche perchè lui se n'è accorto, accidenti a me.'

 

Rukawa stava rovistando nella sua borsa nel tentativo di pensare qualcosa, sentiva che a momenti il Do'hao gli lanciava qualche sguardo sospetto nel tentativo di cogliere qualcosa di anomalo in lui.

 

'Che diavolo starà cercando in quella borsa? È mezz'ora che ci fruga dentro...mi innervosisce. Uff ora me ne vado così non ci penso più.'

 

Hanamichi stava per uscire dalla porta, quando un

 

“No, aspetta!” di Rukawa lo fermò all'istante. Il numero dieci si voltò sbuffando e guardò il moro negli occhi.

 

'Ma allora vuole davvero qualcosa questo matto...non mi ha mai parlata in vita sua..'.

 

Questi era visibilmente nervoso, dato che si guardava intorno evitando gli occhi del rossino.

 

'E va bene. O adesso o mai più!'

 

“Senti, D'ho...”

 

'No, non va bene, se gli do del do'hao quello è capace di prendermi a testate e rifiutare. No, non posso permetterlo!'.

 

“Senti, Sakuragi...hai da fare stasera?”  Rukawa sembrò liberarsi di un peso.

EHHH?- Hanamichi strabuzzò gli occhi. Quel suono non era famigliare nella bocca della kitsune.

 

'Mi ha chiamato per nome? Ma che diavolo gli prende? E poi... mi chiede se ho da fare stasera?'

 

“Ah, ho capito! Vuoi sfidare il tensai e prenderti la rivincita per prima, eh? Kitsune furbastra...ma guarda che sono sempre io il più....”

“Devi venire a casa mia.”   Il tono del numero undici suonava come un vero e proprio ordine.

“...io sono il tensai, il migl...COSA HAI DETTO?”  Hanamichi era scioccato. Aveva sentito bene? Rukawa gli stava dicendo che doveva andare a casa sua? Si chiedeva se il volpino non fosse impazzito.

 

'Ecco, gli ho detto un devi venire. Come un ordine. Ora rifiuta. Che scemo che sono. Dovevo essere più cortese...'

 

“Cosa hai detto, Kitsune?”  Il rossino balbettava, ancora incredulo.

“Che devi venire a casa mia.”

 

'Ecco, di nuovo. Sono un cretino. Ora mi prende a testate.'

 

“E per quale motivo, scusa?”  Hanamichi era fermo sulla porta e guardava il rivale con faccia interrogativa. Rukawa gli reggeva lo sguardo con il suo, privo di espressione come al solito.

“Non fare troppe domande. Vieni e basta.” Disse con altrettanta freddezza.

 

'Ma si mette a darmi ordini questo mentecatto? Ma chi vuole andare con lui. Se si spiegasse di più...'

 

“Ma che diavolo! Per chi mi hai...” il rossino era furibondo.

“...per favore!”   Disse con un filo di voce Rukawa. Hanamichi perse le parole.

 

'Ru..Rukawa che mi chiede per favore? Ma è arrivata la fine del mondo? E mi ha pure chiamato per nome. Questa è roba seria!'

 

Sakuragi sospirò tranquillizzandosi. Era la prima volta che parlava con Rukawa, o forse era Rukawa che parlava per la prima volta, e la cosa lo aveva un po' scombussolato. Si decise però ad affrontare la questione.

 

“Senti, kit..em, Rukawa. Io non ho problemi a venire da te. Ho notato che è da stamattina che cerchi di dirmi qualcosa...”  A quelle parole Rukawa provò un leggero imbarazzo che cercò di nascondere al rossino.

“...ma almeno dimmi per quale motivo.” Concluse Sakuragi cercando una risposta negli occhi blu del compagno di squadra.

 

Rukawa a quelle parole fece un sospiro di sollievo, afferrò la borsa e si affiancò al rossino evitando di guardarlo negli occhi.

 

“Te lo spiego strada facendo” E avanzò verso l'uscita.

 

Quella sera il cielo era particolarmente sgombro di nuvole. La luna piena che dominava sarebbe bastata da sola ad illuminare la città.

Per diversi minuti i due ragazzi camminarono l' uno a fianco all'altro in silenzio. Rukawa portava a mano la sua bici. Sakuragi era molto nervoso, non sapeva come comportarsi. Fino al giorno prima non facevano che insultarsi, e ora questo malato di mente lo invitava a casa? Qualcosa non gli tornava.

 

'Non dev'essere molto lontano, se porta la bici a mano. Cavolo. Ma chissà perchè vuole che vada a casa sua? È strano.'

 

“Senti, Kitsune. Non è che vuoi sbarazzarti del tensai in qualche modo subdolo? Non è che mi fidi tanto di te...”.

“Do'hao” Si limitò a dire il numero undici con indifferenza.

“E mi insulti pure? Guarda che posso beniss...”

“Aspetta qua un momento.” Rukawa improvvisamente mise la bici nelle mani di Sakuragi ed entrò in un negozio.

“Eh?”  Hanamichi non aveva ben capito l'accaduto. Poi guardò l'insegna.

 

'Ma è una pasticceria. Che diavolo vuole fare quel decerebrato? Sarà il suo compleanno? Bo? Forse non ha nessuno con cui passarlo...si ma perchè vorrebbe passarlo con me? Non è che...oddio! La kitsune è affascinata dal tensai! E allora...nooo! Che vado a pensare!'

 

Quel pensiero attraversò la mente di Hanamichi che lo cacciò subito via, anche perchè si era spaventato dall'improvviso agitarsi del suo cuore. Intanto Rukawa uscì dalla pasticceria con in mano una confezione da torta.

 

“La potresti trasportare tu la bici? Non vorrei che questa torta mi cadesse” Rukawa era imperturbabile.

“Ah, ok...” Sakuragi invece era sempre più confuso.

“Senti, kitsune. Ma è il tuo compleanno per caso?” Chiese il rossino tanto per agganciare il compagno.

“No.”

“L'onomastico?”

“No.”

“Guarda che non è neanche il mio compleanno”-

“Lo so. Do'hao.”

“Ma insomma! Allora perchè diavolo hai comprato una torta?” Sakuragi stava per perdere la pazienza.

“Per mia sorella.” Terminò Rukawa. E in quell'istante il moro arrestò il passo.

“Come? Tua sorella?” Sakuragi continuava a non capire.

“Senti...” Rukawa si sforzò molto nel parlare. Sakuragi ebbe come l'impressione che il ragazzo stesse tremando. E il suo tono, nonostante nel viso non accennasse alcuna emozione, sembrava supplichevole.

“Oggi è il compleanno di mia sorella Eriko”-

“Ah. non sapevo avessi una sorella, kitsune. Ma io che c'entro?”

“...é una tua ammiratrice.” Rukawa si strozzò le parole in gola, ma non troppo dato che il rossino le udì benissimo.

“Cosa?!” Hanamichi non credeva alle sue orecchie.

“E siccome insisteva che voleva conoscerti...ho pensato...” Sakuragi scoppiò in una risata divertita.

“Ohi, non ci credo! Tua sorella una mia ammiratrice! Ben ti sta kitsune! Ah, ah, ah! Il grande tensai ha colpito il cuore della sorella della kitsune!”.

“Ma quale cuore, do'hao!” Sospirò un po' scocciato Rukawa.

“Fai tutto il duro, ma poi vuoi fare la sorpresa alla tua sorellina, eh? Bene bene. Si vede che ti tiene in pugno! Ah ah ah, grande tua sorella! Apprezza il meglio, lei!” Hanamichi incrociava le braccia e rideva soddisfatto.

“Ne avrei fatto volentieri a meno.” Ma a questo punto non è più possibile...-

 

'Che? Sbaglio o c'era un po' di malinconia nelle parole della kitsune ora? In fondo non mi sembra proprio felicissimo che sia il compleanno della sorella...'

 

“Dai, entriamo.”  Fece Rukawa aprendo un cancello. Solo in quel momento Hanamichi notò che da un bel pezzo erano fermi lì, davanti ad una casa a due piani molto graziosa. Il cortile era abbastanza curato, con piante e fiori ai lati del viale d'entrata. Rukawa aveva fatto appoggiare la bici da un lato e  stava per aprire la porta quando si fermò e, senza guardare in faccia il compagno :

“Cerca di essere gentile con lei. Davvero.”  E aprì la porta.

“Hey, guarda che io sono gentilissimo con le ragazze, mica come te che...”

“Sst!”  Gli intimò Rukawa aprendo la porta. Sakuragi si zittì.

“Ah, Kaede, sei arrivato.” Una signora anziana dall'aspetto gentile si affacciò all'entrata.

“Per fortuna, sai. Stasera viene mio figlio e volevo preparare la cena!”- Sorrise la donna.

“Non si preoccupi. anzi, scusi lei il ritardo. Sa mi sono fermato a comprare questo.” E indicò la torta che aveva in mano.

“Ah, benissimo. Eriko sarà contenta. E tu chi sei bel giovanotto? Un amico di Kaede?” Chiese la donna sorridendo ad Hanamichi.

“Be, io...”

 

'Amici? E ora che le dico? Io e Rukawa non siamo...'

 

“Si, signora. È un mio amico.” Si sbrigò il moro.

 

'Eh? che diavolo ha detto? Amici? E da quando in qua? La kitsune deve essersi ammattita per bene!'

 

“Ah, sono contenta. Piacere, sono Saeko Masai, una vicina di casa dei Rukawa.”

“Piacere mio, signora. Mi chiamo Hanamichi Sakuragi.”  Hanamichi si inchinò.

“Va bene, Kaede. Allora io vado. Ci vediamo domani. Buonanotte.”

“Grazie di tutto, Saeko-san. Buonanotte”-

Rukawa chiuse la porta.

 

'Che silenzio. Ma non c'è nessuno in casa?Sembra così vuota...'

 

Hanamichi si guardava intorno. L'ingresso della casa era molto bello, il mobile a fianco la porta era di un nero lucido con un grande specchio. Poi di fronte c'era la scala per i piani superiori...

 

“Non stare lì imbambolato. Metti pure il giubbotto sull'attaccapanni ed entra.” Disse Rukawa rivolgendosi a Sakuragi .Questi si scosse e tornò coi piedi per terra.

“Ah, si.”  Si sentiva a disagio.

 

C'era qualcosa di strano nell'atmosfera di quella casa. Il rossino non capiva perchè si sentiva avvolto da dei brividi. Seguì Rukawa che lo portò in soggiorno.

 

“Poso questo in frigo e arrivo.”  E si diresse verso la cucina la cui porta dava sul soggiorno.

 

Sakuragi notò l'arredamento. C'erano dei bei divani e un tavolino in legno di fronte un televisore non troppo grande, più due credenze sui lati. Ok, non era roba di lusso, chissà perchè aveva sempre pensato che Rukawa fosse straricco, era roba normale. Eppure Sakuragi aveva la sensazione che quelle cose non fossero mai state usate. Niente di consumato, niente di rovinato. Come se fossero...finte. Prive d'anima, silenziose.

 

'Che abbiano appena cambiato l'arredamento? Mah..'

 

“Ecco. Possiamo salire. Ti porto da Eriko.” Disse Rukawa uscito dalla cucina.

“Ah, perchè tua sorella è in casa?”.

“Si, è in camera.” Rispose il moro.

 

'Che strano...ero convinto non ci fosse nessuno. Non ho avvertito alcun rumore.'

 

“Senti Ru, che tipo è tua sorella? È carina?”  Hanamichi cercava di rompere il ghiaccio, la kitsune non spiccicava parola se non per rispondere alle domande in modo secco. E la cosa metteva il rossino profondamente a disagio.

“Do'hao. Ha 10 anni!” Sbuffò Rukawa.

“Cosa? Dieci? Uffa e io che pensavo di...” Si bloccò fulminato dallo sguardo di Rukawa.

“Scherzavo, calmati Kitsune!” Rise nervosamente Hanamichi.

“Comunque è una persona molto allegra. Lo vedrai subito.”

 

Dolcezza. Nelle ultime parole del numero undici Sakuragi aveva percepito un'immensa dolcezza.

 

'La kitsune...stava abbozzando...un sorriso?'

 

Salirono le scale in silenzio. In cima c'erano tre stanze, di cui una in fondo al corridoio. Si diressero lì. Rukawa fece segno al rossino di stare in silenzio e bussò.

“Eriko? Sono Io, posso entrare?” Il suo tono era davvero gentile.

“WAAAA! Kacchan! Che bello sei tornato!! Entraaa!”  Hanamichi sobbalzò per lo spavento.

 

Una voce squillante e gioiosa invase la casa.

 

'Cavolo, deve essere una tipa tosta la sorella della Kitsune!'

 

Rukawa aprì la porta ed entrò. Sakuragi rimase fermo dato che la mano di Rukawa gli faceva cenno di nascondersi.

 

“Ciao, Fratellone! Tutto bene oggi?”-

“Si, benissimo, Eriko. Tu come stai stasera?”

“Beeeene!”

 

Hanamichi era catturato da quella voce così allegra.

 

'Ma quanto entusiasmo! Ma chi può essere contento nel vedere quella kitsune polare!'.

 

“Ti ho portato una cosa...”

 

'Una cosa? Ma io lo uccido questo...'

 

“Davvero? Cosa? Cosa? Voglio saperlo? Waaa!”

“Vieni...” Accennò Rukawa affacciando la mano fuori e facendo cenno al rossino di entrare.

 

'Ma è proprio sce...'

 

Hanamichi si bloccò all'entrata. Una ragazzina dai capelli neri ed ondulati sedeva dentro un letto dalle coperte sfumate di rosa. Assomigliava a Rukawa, si. Ma al contrario di questi aveva gli occhi grandi e lucenti, di quel bellissimo blu che caratterizzava anche quelli del fratello. Aveva il viso particolarmente pallido, cosa che veniva nascosta dall'enorme sorriso che le colorò le guance.

La ragazza strizzò gli occhi incredula.

 

“Em...ciao!”  Disse un imbarazzatissimo Sakuragi. Il suo piano d'entrata in versione tensai era appena andato in fumo

“WAAAAAAA! HANAMICHI SAKURAGI!!!”- La sua voce strillò nuovamente per tutta la casa e nuovamente ad Hanamichi prese un colpo.

“Che bello, che bello!” La ragazzina batteva le mani visibilmente felice. Rukawa le si avvicinò sedendosi accanto. Le poggiò una mano sulla testa accarezzandola con premura.

“Sei contenta?” Le chiese gentile.

“Immensamente! Grazie, Kacchan!”.

 

Sakuragi osservava quelle due creature di fronte ai suoi occhi. Non aveva mai visto il suo rivale così...gentile? E poi sorridere a quel modo. Ne era colpito.

“Do'h..em, Sakuragi, avvicinati” Disse Rukawa quasi sorridendogli. Sembrava anche lui felice.

 

'Il sorriso di sua sorella gli fa questo effetto?Meglio così. Ma lei deve essere influenzata. Per stare a letto a quest'ora...'

 

Sakuragi si avvicinò e si sedette sul lato del letto.

“Ciao! Io sono Hanamichi Sakuragi.!” Disse Fieramente. Era tornato lui.

“Ah, il grande tensai!”  Disse Eriko tutta eccitata!

“Eh?” Sakuragi era stupito che la ragazzina l'avesse chiamato il tensai..

“Che bello, Hana-chan! Io seguo sempre le partite che mi registra Kacchan! E sono una tua grandissima ammiratrice! Come sono felice!” e dicendo questo prese la mano del rossino per stringerla con emozione. Rukawa la fissò corrucciato.

 

'Alla televisione? come...'

 

 “Eriko, attenta che non è tutto oro quello che luccica!” Disse con noncuranza Rukawa.

“Ah, come osi, Kitsune! Io sono il grande tensai! E tua sorella è più genio di te che ha capito chi ha davvero valore!”.

 

Eriko rise di gusto.

 

“Do'hao!” Scappò al moro, che si morse subito il labbro.

“Kacchan! Non offendere Hana-chan! Lui è il tensai” Lo sgridò Eriko.

“Grande, Eriko! Tu si che mi capisci. Dillo a tuo fratello di smetterla di chiamarmi do'hao!”

“Perchè quand'è che ti chiama così?” Chiese stupita la ragazzina volgendo uno sguardo interrogativo al fratello.

“Praticamente sem..gnt!” Rukawa aveva appena schiacciato il piede di Hanamichi.

“Solo quando litighiamo! Vero, Sakuragi?” Disse il moro con uno sguardo rabbioso.

“Verissimo Rukaaaawa!” Gli fece eco il rossino. Eriko rise avendo ben intuito la verità.

“Wa! che bei muscoli, Hanachan! Come sei forte” Disse la ragazzina iniziando a palpare il braccio di Sakuragi. Questi arrossì di colpo. Rukawa sospirò imbarazzato.

“È fatta così...”

“Mi prendi in braccio, Hanachan?” Gli occhi di Eriko erano così speranzosi in quella richiesta, ma anche furbamente innocenti.

“Certo! Il tensai ti sorreggerà fra le sue forti braccia!” Detto questo Hanamichi circondò la schiena della ragazza con un braccio e con l'altro la sollevò.

“No, aspetta!” Fece Rukawa. Ma troppo tardi. Eriko era già felicemente fra le braccia dell'adorato rossino, che solo in quel momento si accorse della verità.

 

'Ma che diavolo...questa bambina...non può camminare! Le sue gambe sono deformate! I polpacci soprattutto sono eccessivamente grossi...'

 

Il timore della reazione di Hanamichi scomparve in Rukawa quando si rese conto che il ragazzo si sforzò di fare finta di nulla. E dentro di sè ringraziò immensamente la sensibilità del compagno.

 

“Ah, ah, ah! Allora come sono? Forte?” Chiedeva compiaciuto Sakuragi nel vedere la ragazza sorridere felicemente.

“Sii! Sei fortissimo, Hanachan! Come sei alto! Che bello!”

 

Rukawa guardava la sorella. Era così felice, così sorridente. Cosa avrebbe dato per vederla sempre così. In quell'istante il suo pensiero vagò da qualche parte distraendolo da quell'euforia.

 

“Hey, kitsune!” Esclamò Hanamichi resosi ben conto dello stato d'animo di Rukawa.

“Tua sorella è proprio simpatica, sai? Lei si che riconosce i migliori!”

“Ah, ah! Kitsune! Kitsune!” Rideva compiaciuta Eriko.  Rukawa sollevò lo sguardo.

“Macchè! Appena ti conoscerà bene non vorrà più saperne di te! Vero, Eriko?”- Scherzò Rukawa.

 

'Rukawa che scherza? Nooo? Impossibile!'

 

“Ma cosa dici! Io le ho seguite le partite! E Hanachan è fortissimo e simpaticissimo! Ora che è qua con me l'adoro molto di più!Mica come te che sei sempre torvo!”  La ragazza si stringeva forte al rossino che quasi soffocava.“Che bel regalo di compleanno!”

“Ah, è vero! È il tuo compleanno! Auguri!!!” Hanamichi la sollevò in alto. Eriko rideva contentissima.

“Attento, do'hao!” Rukawa sbiancò nel vedere la sorella sollevata così.

“Non farla cadere! Mettila giù!”

“Ma dai, Rukawa! Non vedi come si diverte?”

 

'^Non vedi come si diverte?^ È vero...Eriko è così felice. Grazie a te, Hanamici. Grazie davvero...'

 

“Hey Hanachan! Ti fermi a cena con noi, Vero? Cucina Kacchan!” Disse improvvisamente la ragazza guardando il ragazzo con i suoi grandi occhi blu.

“Ah...bè...-” Sakuragi non sapeva cosa dire e lanciò uno sguardo alla kitsune.

“Certo che si ferma. Gliel'avevo già detto. Vero, Sakuragi?” Rukawa sorrise.

 

'L'ha fatto di nuovo. Ha sorriso. Quando sorride è così...bello...'

 

“Ah, certo! Me l'aveva detto prima!” Rispose prontamente Sakuragi.

 

'Anche a cena dalla kitsune, stasera? Se me l'avessero detto non ci avrei mai creduto...'

 

“Va bene. Allora scendiamo.” Disse Rukawa volgendo le sue braccia verso  Sakuragi per prendere in braccio la sorella. Hanamichi cercò di stare attento a non fare cadere la bambina nel passarla al fratello. Provò una strana sensazione nel sfiorare le braccia di Rukawa e trovarsi così vicino a lui. Era proprio imbarazzato.

“Grazie, Kacchan. Ti voglio bene.” Fece Eriko stringendosi a lui. Rukawa le posò un bacio fra i capelli.

“Anche io, piccola mia.”

 

In quel momento Sakuragi  sentì un tuffo al cuore. Inoltre si sentiva come un osservatore nascosto che spiava il legame profondo di quei due fratelli così uniti.

Mentre scendevano le scale pensò alla sofferenza di Rukawa.

 

'L'ho sempre considerato un tipo snob che se la tirava a più non posso. Che non parlava con gli altri perchè non li riteneva degni di lui. Ne ero certo. Queste certezze ora si stanno sgretolando. Forse la verità è...che non aveva tempo per gli altri. E per se stesso. Forse è per questo che Rukawa non ha amici. Che non esce mai. Non perde il suo tempo in giro. Forse è per questo. Anzi, lo è.'

 

“Ti piace la pasta al forno, Sakuragi?” La voce di Rukawa spezzò i pensieri del rossino.

“Ah...si! Accidenti se mi piace!” Esclamò il ragazzo.

“Ah, meno male! Altrimenti stavi digiuno stasera!” Ironizzò il moro mentre si legava un grembiule da cucina.

“Grazie kitsune malefica!” Rispose imbronciato Sakuragi.

“Come sei cattivo con Hanachan, Kacchan!” Lo sgridò Eriko. Rukawa Ridacchiò fra se e sè.

“Ma...cucini tu, kitsune?” Chiese curioso Sakuragi.

“Bè, si. La pasta al forno l'ho fatta io ieri sera. L'arrosto l'ho preparato stamattina prima di venire a scuola.”

 

'Che? La kitsune che cucina? Incredibile! E prima di andare a scuola! Cavolo...'

 

“No, non voglio essere avvelenato da te!” Hanamichi faceva l'impaurito.

“Guarda che Kacchan è un ottimo cuoco, Hanachan. Ti piaceranno i suoi piatti!”- Sorrise Eriko che intanto era seduta sul divano con il rossino.

“Ah, una volta tanto mi difendi, vedo!” Esclamò Rukawa portandosi le mani ai fianchi. Si guardarono...scoppiarono tutti a ridere.

“Ok, Kitsune. Dai che ti do una mano!” Sakuragi fece per alzarsi.

“Tranquillo, stai pure qua con Eriko. Faccio io.” Rukawa abbozzò un sorriso per ricambiare la gentilezza di Hanamichi.

“Ma...Ok! Almeno però aiuto ad apparecchiare. E tu Eriko mi indichi dove prendere le cose, ok?”  Disse Sakuragi gonfiandosi di fierezza.

“Sii! Che bello!”

 

'Quel do'hao. È incredibile. Riesce a fare sorridere Eriko in ogni situazione. È davvero...geniale...'

 

“Do'hao vedi di non fare cadere quei piatti!” Esclamò Rukawa da dentro la cucina.

“Ah, Kitsune malefica, il tensai è un mago nell' apparecchiaaaaaargh!” per un soffio Sakuragi non faceva cadere la pila di piatti che aveva in mano.

“Fiuuuu”-

“Ah! ah! Ah! Che buffo, Hanachan!”- Rideva Eriko.

 

Sakuragi seguiva le indicazioni della ragazza che si divertiva nel vederlo fare semi-acrobazie nell'apparecchiare la tavola; il tensai infatti lanciava i piatti che si arrestavano sul posto assegnato della tavola, mentre Rukawa non perdeva occasione di dargli del do'hao.

Che strana atmosfera regnava quella sera. Sakuragi si era trovato così, quasi per caso a scoprire il mondo del suo più acerrimo rivale. Un piccolo mondo fatto di gentilezze e piccole azioni il cui significato lì dentro diventava immenso. Un regno governato dal vivace sorriso di quella ragazzina dagli occhi sognanti. Un mondo in cui la felicità è fragile come una sfera di cristallo e che deve essere coltivata momento per momento.

 

“Accidenti, Kitsune!Ma questa pasta al forno è buonissima! Allora non sei bravo solo a basket!” Si complimentò Sakuragi mentre era intento a mangiare di gran gusto la sua porzione.

 

'Eh? ma si è reso conto di quello che ha detto? Mi ha fatto un complimento...ed ha ammesso che sono bravo a basket. La cucina fa miracoli...'

 

“Hn”

“Hey ti ho fatto un complimento, Kitsune spelacchiata!”-

“Do'hao!” Sibilò Rukawa.

 

'Allora se n'è accorto...'

 

“Kacchan!” Lo riprese Eriko. Lui le rivolse un sorriso sornione.

“Ma tuo fratello è sempre così poco loquace?” Sbuffò Sakuragi.

“Nooo è timido!” Eriko continuava a mangiare.

“Eh? cosa? Wah ah ah ah!”  Hanamichi scoppiò in una bella risata. “Rukawa timido! Non ci credo!”

 Dal canto suo Rukawa addentò una forchettata facendo finta di non sentire. Ma poi, vedendo i due ridere a crepapelle iniziò a ridere anche lui.

“Incredibile!” Si bloccò un attimo Hanamichi.

“Cosa?” Chiese Eriko...

“È la prima volta che ti vedo ridere, Rukawa”- 

Il ragazzo dapprima si imbarazzò poi Eriko:

“Perchè, non ride a scuola?” Il suo viso si fece cupo. Rukawa desiderò fulminare il rossino.

“No, è con me che non ride. Perchè non ha tempo. Si concentra troppo nel tentativo di battermi, ma sa che è impossibile. Quindi finiamo per picchiarci sempre. Altro che ridere! Vero, kitsune?” Hanamichi aveva un grosso sorriso.

“Eh, purtroppo è vero...” Sospirò il moro.

 

'Eh? ha ammesso che cerca di battermi, ma inutilmente? Assurdo...'

 

“Ah, ma non devi fare a botte con Hanachan fratellone! Eh eh. Non dovete più farlo. Promettetelo”-

“Cosa?” Dissero in coro i due eterni rivali. Eriko era irremovibile con il suo sguardo severo e puntato su entrambi. I due si guardarono.

“E va bene.” Risposero assieme.

 

La serata proseguì serenamente, con Sakuragi che raccontava le sue gesta da grande tensai alla piccola Eriko che era entusiasta di sentire il suo beniamino.

 

“Ah, come vorrei giocare con voi a basket...” sospirò ad un certo punto la ragazzina. Rukawa rimase in silenzio. Soffriva nel sentire quei discorsi.

“Bè, basta venire con noi, no?” Esordì fiero Sakuragi.

 

'Ma che diavolo dice? Non vede che Eriko non può muoversi? Che gli salta in mente!'

 

“Dopodomani è domenica. Io e tuo fratello ti portiamo in un campetto da basket a giocare con noi...!”

“Evviva che bello!” Ad Eriko si illuminarono gli occhi. Era felicissima. Rukawa si alzò di scatto.

“Vieni un attimo con me, Sakuragi” Il suo sguardo era lapidario.

Rukawa trascinò Hanamichi per un braccio, ed Eriko, intuendo il motivo si intristì.

“Che diavolo vuoi fare? Cos'è quest'idea di giocare? Ma non l'hai vista Eriko?” Rukawa , che aveva portato il rossino sulle scale, era furibondo.

“Non l'hai vista cosa?” Sakuragi divenne improvvisamente serio. Rukawa si bloccò per un attimo.

“Bè... che non cammina, no?”

“Certo che l'ho visto che non cammina. Ma avrà una sedia a rotelle o no?”

“Si, ma cosa vuoi che...”

“Quand'è l'ultima volta che l'hai portata fuori?”-Sakuragi assunse un tono molto accusatorio.

“...due giorni fa.”

“A giocare intendo. Non a fare quattro giretti su due ruote.”

“...”

“Ecco. Credi che tua sorella non sappia meglio di me e te che non può camminare?”

 

Rukawa alzò lo sguardo verso Sakuragi. Era colpito da come se la stava prendendo a cuore.

 

“Guardala, Rukawa! Quella ragazzina non vede l'ora di poter uscire  e sperimentare il mondo insieme a te. Nei limiti delle sue possibilità!  Lo sa bene! Perchè sei così ottuso! Quindi noi domenica la porteremo fuori e la facciamo giocare a basket con noi. Adeguandoci noi a lei.” Sorrise soddisfatto il tensai. Rukawa lo guardava veramente incredulo.

 

'Questa zucca vuota è più sensibile di quanto mi aspettassi...ed è arrivato a capire mia sorella meglio di me.'

 

Rukawa iniziava a provare un senso di colpa molto intenso.

 

“Dai, kitsune! Che ne pensi?”

 

Rukawa annuì con la testa...stava tremando.

 

“Eh, ehy, Rukawa..” Hanamichi gli poggiò una mano sulla spalla. Il tremore del compagno invase il suo corpo simultaneamente. Percepì per pochi secondi le paure del moro finchè questi non si scostò da lui dandogli le spalle.

 

“Andrà tutto bene...” Sorrise Hanamichi rassicurandolo.

 

“Eriko!” La chiamò il rossino entrando in soggiorno. La bambina aveva un'espressione davvero triste.

“Guarda che domenica ti vengo a prendere eh?” Sorrideva soddisfatto Hanamichi.

“Cosa?” Gli occhi di Eriko si illuminarono improvvisamente. “Davvero?Sul Serio?” 

“Certo! Il tensai mantiene le sue promesse!” Eriko cercava lo sguardo del fratello che le sorrise con un cenno di approvazione. La ragazzina scoppiò a piangere per la felicità.

“Grazie, Hanachan. Grazie fratellone!” Rukawa le si avvicinò accarezzandole la testa.

 

“Allora ci vediamo domenica, eh?” Hanamichi si stava mettendo il giubbotto.

“Si, si.” Sorrise Eriko soddisfatta. Poi arrossendo leggermente chiese al rossino di avvicinarsi. Gli fece cenno con la mano che doveva dirgli una cosa all'orecchio per farlo abbassare e ...Smack! Gli diede un bel bacio sulla guancia!Sakuragi arrossì di colpo.

“Erikoooo!” Rukawa divenne viola

“Do'hao! Non farlo mai più!!!!” Urlò per tutta la stanza.

“Ma kitsune! Che c'entrooooo!”

 

 

Poco dopo Hanamichi era sul cancello, Rukawa l'aveva accompagnato all'entrata. Furono attimi di silenzio.

Poi fu Sakuragi a rompere il ghiaccio.

 

“Ma, cos'è?” Disse sommessamente.

 

Silenzio.

 

“...Una forma di distrofia muscolare...”

“Azz...” Rimase senza fiato.

“Una sorta di sindrome di Duchenne...indebolisce gli arti...con possibilità di vita fino ai 12 anni circa...” Le parole di Rukawa erano cariche di dolore, e anche se non traspariva ad un primo impatto, Hanamichi lo sentì nelle sue stesse membra.

“Ne..ne ha 10” Sussurrò Sakuragi.

“Lo so....”

 

Sakuragi sospirò.

 

“Allora le faremo vivere intensamente questo periodo.” Disse come in preda ad una nuova forza il numero dieci.

“Come?”

“A partire da domenica. Eh, caro Rukawa. Io sono l'idolo di tua sorella, quindi non ti sbarazzerai di me così facilmente! Eh, eh!”

“Do'hao...” Lo disse con gentilezza.

“Baka!” Rispose Sakuragi.

Hanamichi si avviò alzando la mano per salutare Rukawa.

“Ci vediamo domani a scuola kitsune, ok? E grazie per la cena!”

“Di..di niente...” Rukawa era in imbarazzo. Abbassò gli occhi.

“Grazie a te....” Disse con un filo di voce.

“Eh? La kitsune che mi ringrazia? Mah... strana giornata oggi....” Mentre diceva questo Sakuragi si allontanava fischiettando. Rukawa lo guardava allontanarsi.

 

Dopo tanto tempo si era trovato bene con qualcuno. Dopo tanto tempo il suo cuore aveva ripreso a battere.

 

Fine I capitolo