La vita al college parte IV di Alessia_1986
POV MAX
Sono ancora nel mondo dei sogni, che sento un rumore assordante rompermi i timpani. Apro piano gli occhi, cercando di mettere a fuoco quel che vedo, ma una luce accecante mi colpisce in pieno viso. Che sbadato, ieri sera ero talmente stanco e frastornato che, appena entrato in camera, mi sono buttato subito sul letto, dimenticandomi persino di spengere l’abatjour.
Nel frattempo, però, questo suono odioso non smette di tormentarmi; metto la testa sotto il cuscino, ma continua a perforarmi il cervello. Incazzato nero, allora, decido di alzarmi ed esco dalla stanza come una furia. Mi dirigo nella camera affianco, da dove proviene questo maledettissimo rumore, ed inizio a bussare. Dopo neanche un minuto mi viene ad aprire un tizio con un paio di occhiali spessi quasi un centimetro. Lo prendo per il colletto della camicia, sollevandolo da terra, e gli urlo in faccia:
“Si può sapere che cazzo fai? La gente vorrebbe dormire a quest’ora!!”
Lui, impaurito, chiude gli occhi ed io allora lascio la presa. Si ricompone un po’ e finalmente si decide a parlare:
“Sc…scusa. Non pensavo ti…ti desse fastidio. Mi sta…vo esercitando col flauto”
“E quello sarebbe il suono di un flauto?”
Ribatto io, esasperato.
“Bè, ancora non sono molto bravo. Ho iniziato solo una settimana fa”.
E si vede.!! Questo però non glielo dico…
“Senti, stammi bene a sentire: non me ne frega niente della tua musica, io voglio solo riuscire a dormire!! Quindi vedi di esercitarti ad un ora decente! Ti conviene fare come ti dico, altrimenti la prossima volta non mi limiterò ad intimorirti!! Mi sono spiegato!!?”
Il ragazzino, sempre più spaventato, fa un cenno d’assenso con la testa ed io me ne torno in stanza, sbattendo la porta. Dato che ormai sono sveglio, tanto vale cambiarmi e scendere a fare colazione. Mi faccio una doccia rilassante ed esco dalla camera. Prima di lasciare il dormitorio, però, mi cade l’occhio sulla stanza numero cinque dove c’è la targhetta con il nome di Mark.
E così è questa la sua tana…Vediamo di mettere le cose in chiaro una volta per tutte!
Senza pensare che forse, data l’ora, stia ancora dormendo, busso un paio di volte. Dopo un po’ mi viene ad aprire con una faccia tutta insonnolita e con solo un mini asciugamano legato in vita. Appena si rende conto che sono stato io a disturbarlo, sul suo viso compare un sorriso un po’ troppo malizioso per i miei gusti.
“Prego entra! Cos’è, già non puoi più fare a meno di me?”
Mi dice con quella sua voce del cazzo.
“No, preferisco parlare qua fuori”.
“Hai per caso paura che ti salti addosso?”
Ma chi si crede di essere? Tsk, io paura di Mark… Senza neanche rispondergli lo seguo in camera, chiudendomi la porta alle spalle. Una volta dentro il mio sguardo cade, inconsciamente, sul letto disfatto; lui se ne accorge e ride divertito:
“Vuoi subito iniziare da lì? Per me va bene, non c’è probl”
Non gli do neanche il tempo di finire la frase, che gli tiro un pugno in pieno volto.
“Questo è per ieri!”
Gli dico, mentre Mark si asciuga, con il dorso della mano, un rivolo di sangue che gli esce dal labbro spaccato. Prima che si possa rialzare, mi metto su di lui e gli blocco i polsi sopra la testa. Mi avvicino, ma non troppo, al suo orecchio e gli dico:
“Non fai più lo sbruffone?”
Nel frattempo, però, mi accorgo che il suo asciugamano si è leggermente alzato, lasciando intravedere le sue parti intime. Mi distraggo un attimo e Mark, con un colpo di reni, ne approfitta per ribaltare le posizioni. Ora sono io quello bloccato sotto il suo corpo. Cerco di alzarmi, ma mi tiene ben ancorato a terra. Lo vedo avvicinarsi sempre di più alle mie labbra, ma ad un palmo da esse si blocca e dice:
“Hai deciso di farti espellere dalla squadra?”
Non faccio in tempo a ribattere che la sua bocca è già sulla mia. Cerco di scansarlo, ma quando si stende completamente su di me e sento la sua erezione contro la patta dei pantaloni, mi eccito anch’io e non capisco più niente. Con una mano gli afferro la nuca per attirarlo maggiormente a me e approfondire il bacio, mentre Mark inizia a sbottonarmi la camicia fino ad aprirmela completamente. All’improvviso si allontana dalla mia bocca per scendere sul collo. Sento i suoi denti affondare nella mia carne con forza ed emetto un urlo di dolore. Questo stronzo mi ha morso!! Capisce di aver esagerato ed inizia a leccare con cura la parte lesa. Piano scende a baciarmi il torace per poi stuzzicare con la lingua entrambi i capezzoli fino a farli diventare turgidi. Sussulto quando una gamba si fa spazio tra le mie costringendomi a divaricarle. Non riesco a trattenere un grido di sorpresa e piacere quando la sua mano si intrufola nei pantaloni raggiungendo il mio sesso e cominciando a muoversi lentamente. Inizia a masturbarmi sempre con più forza, ma quando vede che sto per venire allontana la sua mano dal mio membro e si alza come se nulla fosse.
“Avanti, non volevi parlarmi?”
Che stronzo!!! Io sto per scoppiare, sono eccitato all’inverosimile e lui si allontana tanto tranquillamente. Vorrei continuare da solo il lavoro iniziato dalle sue mani fin troppo esperte, ma non gli darò anche questa soddisfazione. Così, con molta fatica, mi alzo e, dopo essermi rivestito, esco da questa camera maledetta senza degnarlo di uno sguardo.
Appena entro nella mia stanza mi dirigo in bagno ed infilo una mano nei pantaloni. Inizio a masturbarmi velocemente, immaginando che sia Mark a farmi questo, finchè non vengo gridando il suo nome.
Dopo l’orgasmo, però, mi sento uno schifo. Cazzo!! Mi sono masturbato pensando ad un uomo, pensando a Mark! Non posso essermi eccitato solo sentendo la sua erezione a contatto con il mio membro. Non mi era mai successo prima d’ora, non avevo mai provato tutto ciò con un ragazzo! Non posso essere gay!! Mi sono sempre piaciute le donne ed ho anche avuto molti rapporti completi con alcune di loro. Ma allora perché appena il suo nome compare nella mia mente mi sento strano e qualcosa ai piani bassi scatta sull’attenti?
Va bè, basta con questi pensieri! Se continuo a rimuginare su quello che è appena accaduto divento matto. Non è da me fare certe seghe mentali, ho sempre affrontato i problemi di petto e anche in questo caso non sarà diverso. Dopo gli allenamenti parlerò con Mark una volta per tutte e finalmente chiariremo la questione.
Infilo due libri nello zaino e mi dirigo velocemente nella classe in cui ho lezione dato che sono in ritardo di circa venti minuti. Questa faccenda mi ha fatto perdere più di un’ora di tempo, ero tanto in anticipo mentre adesso devo addirittura correre per non tardare ulteriormente.
Appena entro, la professoressa di inglese mi squadra severamente e mi “consiglia” di essere puntuale la prossima volta, se non voglio provvedimenti disciplinari. Ci mancava solo questa adesso! Che giornata di merda!! Prima vengo svegliato alle 06.30 di mattina da quello stronzo del vicino di stanza, poi stavo quasi per essere scopato da un ragazzo ed ora questa mi fa la paternale…
Mentre la tizia qui davanti riprende a spiegare letteratura inglese, i miei pensieri tornano inevitabilmente a Mark e a ciò che è successo in quella camera. È vero, mi ero ripromesso di finirla con certe seghe mentali, ma è più forte di me. Non riesco a non pensare a quel corpo perfetto sopra il mio, alle sue mani che sanno benissimo come e dove toccare per farmi godere al massimo, alla sua lingua che… OK STOP!! Se continuo così va a finire che vengo nei pantaloni. La devo smettere! È vero, oggi mi sono eccitato più di una volta per colpa sua e, se non fosse stato lui a fermarsi, molto probabilmente avremmo anche scopato, ma da qui a dire che sono gay ce ne vuole…Sarà l’astinenza prolungata, infondo non faccio sesso da mesi ormai. Si, deve essere così. Basterà andare a letto con qualcuna e Mark finalmente sparirà dalla mia testa.
Il suono della campanella per fortuna mi distoglie da questi assurdi pensieri. Mi alzo con estrema calma e vado nella classe di fronte, dove ho lezione di disegno. Quando entro, però, vedo Andry in una delle prime file intento a sistemare la sua roba. Appena si accorge di me resta un attimo imbambolato, ma poi si sbriga a mettere a posto i suoi disegni e se ne và senza salutarmi. Evidentemente sarà ancora incazzato per la litigata di ieri.
POV ANDRY
Sono intento a infilare i disegni nella cartellina che arrivano gli studenti dell’ora dopo. Mi giro e scorgo Max fissarmi. O mio Dio quanto è bello! Vorrei tanto potergli parlare e vedere quel meraviglioso sorriso che a volte mi regala, ma quello che ha detto ieri ancora mi brucia. Così abbasso lo sguardo e mi affretto a lasciare l’aula, ignorandolo completamente. Lo so, mi sto comportando come un bambino; prima o poi dovrò affrontarlo, ma adesso proprio non me la sento.
Consulto la tabella degli orari e mi dirigo nella classe in cui ho lezione. Mentre il professore inizia a spiegare un esercizio di matematica, vedo Luke, seduto qualche fila avanti alla mia, intento a guardare fuori dalla finestra. Tiene una mano sotto il mento per sorreggersi la testa e ha uno sguardo completamente perso. Chissà a cosa starà pensando… Certo che non mi sto mostrando un vero amico nei suoi confronti; lui sta passando un momento difficile per via della rottura con la sua ragazza mentre io non faccio che pensare a Max e alla nostra litigata. Ok, ho deciso: una volta finita la lezione andrò a parlargli!
E così, appena suona la campanella che sancisce il termine dell’ora, mi dirigo verso il suo banco. Lui fa finta di non vedermi e continua a scrivere qualcosa sul quaderno che dalla mia posizione fatico a leggere. Sarà più dura del previsto a quanto pare.
“Hai un minuto?”
Inizio io il discorso, intento più che mai a chiarirmi. Luke, però, senza neanche alzare lo sguardo da quel foglio, risponde:
“Per te no!”
Ma perché deve essere così dura riappacificarsi con il proprio migliore amico!? Infondo è colpa sua se abbiamo litigato, è lui che mi ha accusato di gioire per la rottura con la sua ragazza!! Lo so, avevo detto che questa volta sarebbe dovuto venire Luke a chiedermi scusa, ma gli voglio troppo bene per dare retta ad uno stupido orgoglio. E così riprendo:
“Senti Lu’, io, forse al contrario di te, tengo alla nostra amicizia e vorrei trovare un modo per venirti incontro, nonostante le tue parole mi brucino ancora molto”.
Lui a questo punto alza la testa di scatto e, un po’ alterato, risponde:
“E così sarei io quello dalla parte del torto!! Certo, forse ti ho detto qualche parola di troppo, dettata dalla rabbia del momento, ma tu Andry hai fatto di peggio: mi hai rubato la ragazza!! Ed io che ti consideravo un fratello…Non hai perso tempo per provarci quest’estate, approfittando della mia assenza. Sei un vero bastardo!!”
Ma che sta dicendo? Quand’è che gli avrei rubato la ragazza? Io quella non l’ho mai sopportata, mi è sempre stata antipatica. E poi sa che sono gay, non potrebbe mai piacermi una ragazza in quel senso. Mi sta sorgendo un dubbio…
“È stata lei a dirtelo?”
“Si, ci siamo chiariti questa mattina. Pretendevo almeno una spiegazione per essere stato lasciato così, da un giorno all’altro, non trovi? Mi ha detto che quest’estate, quando vi siete visti, tu le hai fatto chiaramente intendere che, se mi avesse mollato, saresti stato ben felice di metterti con lei”.
Che bugiarda…
“Innanzitutto ci siamo incontrati per caso in un locale e poi IO l’ho a mala pena salutata. È con lei che te la dovresti prendere; è la tua ex che, nonostante fosse ancora impegnata, non perdeva occasione per provarci con me. Cazzo!! Perché sei così testardo? Come puoi continuare a crederle? Io sono gay, lo sai, non mi interessano minimamente le donne; è lei che, sentendosi rifiutata, ha voluto vendicarsi!”
Non faccio in tempo a finire di parlare che lo vedo scoppiare a piangere. Cerco di avvicinarmi, ma lui mi scansa e riprende a parlare tra i singhiozzi:
“Non posso non crederle Andry! Siamo stati insieme tre anni, l’ho amata molto, forse l’amo tuttora, e nonostante tutto ho ancora fiducia in lei. Mi dispiace, ma per ora non voglio più avere niente a che fare con te!”
Una pugnalata al cuore avrebbe fatto di sicuro meno male. Non pensavo saremo mai arrivati a questo punto. Alcune lacrime minacciano di scendere, ma, con un gesto stizzito, le ricaccio indietro. Non gli darò la soddisfazione di vedermi piangere. Sento, però, che da un momento all’altro scoppierò e così me ne vado di corsa. Comincio a pensare che in fondo Max avesse ragione, le sue parole si sono dimostrate più vere che mai.
POV MAX
Finalmente è finita l’ora, non ce la facevo più; oggi non ho seguito una sola spiegazione. Quel cretino del professore di disegno ha anche terminato la lezione dieci minuti più tardi. Esco dalla classe e scorgo Andry correre fuori dall’aula.
Che gli sarà successo adesso?
Senza pensarci troppo lo raggiungo bloccandolo per un polso e solo allora mi accorgo che sta piangendo. Quando mi vede si affretta ad asciugare le lacrime e si tranquillizza un po’. Aspetto che si calmi del tutto per chiedergli cos’ha. Lui, però, non sembra intenzionato a rendermi la vita facile perché risponde:
“Niente, non ti preoccupare”.
E secondo te non mi dovrei preoccupare se me lo dici con quella faccia mortificata?
“Come fai a dire niente Andry!? GUARDATI!! Hai gli occhi gonfi dalle lacrime e ti ho appena visto uscire dalla tua aula di corsa!”
“Senti che cazzo vuoi? Non sei stato tu a dirmi che devo crescere e non credere più alle favole? Bene, lo sto facendo, ed ora se vuoi scusarmi…”
Non gli do tempo di allontanarsi perché lo blocco di nuovo, voglio sapere che cosa gli è successo.
“Lo so che sei ancora arrabbiato per ieri e ti chiedo scusa, non nego di avere un po’ esagerato. Certo, non mi rimangio quello che ti ho detto, ma forse potevo usare benissimo un altro tono”.
Finalmente lo vedo un po’ più sollevato ed un timido sorriso appare sul suo viso.
“Bel modo di chiedere scusa!”
“Che vuoi farci, è questo quello che passa in convento. Accontentati!!”.
Lo vedo ridere divertito da questa mia affermazione e così ne approfitto per domandargli:
“Hai litigato di nuovo con quel tuo amico?”
Torna nuovamente serio e il suo silenzio mi fa capire chiaramente di aver centrato in pieno l’obiettivo. E così, sta ancora male per quello…
Ma perché saperlo mi fa imbestialire? Non mi dovrei intromettere, infondo sono affari loro e a me non sono mai interessati i problemi degli altri. Allora perché con Andry è diverso? Perché non riesco a rimanere impassibile davanti al suo dolore? All’improvviso sento forte il desiderio di abbracciarlo e consolarlo, ma tutto ciò non rientra nella mia indole e così rimango fermo, apparentemente indifferente.
Dopo un po’ è proprio Andry a interrompere questo silenzio diventato opprimente:
“Si, ho litigato di nuovo con Luke. Avevi ragione tu, non gli frega niente della nostra amicizia. Pensa che mi ha addirittura accusato di averci provato con la sua ragazza quest’estate. È incredibile…”
Appena un ragazzo, che da come l’ha guardato credo si tratti proprio del famoso Luke, esce dalla sua classe, mi trascina all’esterno della scuola.
Il mio sguardo è più che eloquente, non ho bisogno di formulare alcuna domanda per farmi capire. Ed infatti Andry si affretta a rispondermi:
“Si, era lui. Scusa, ti ho preso per un braccio e trascinato via senza dirti niente, ma non volevo proprio vederlo ora”.
Dalle sue parole si denota molta rabbia e anche parecchia delusione, è evidente che non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere dal suo migliore amico. Per la seconda volta, oggi, mi ritrovo ad affrontare una situazione che non so gestire. Non mi sono mai affezionato tanto ad una persona per sapere cosa possa provare Andry in questo momento. Per fortuna lui sembra capire in qualche modo questo mio disagio perché, anche se con un sorriso un po’ tirato, dice:
“Ok, basta pensare a Luke. Certo che qui all’aperto si sta proprio bene…Ti va di saltare le ultime ora di lezione per oggi?”
Se mi va? Non sono mai stato più d’accordo con una sua decisione.
E così passiamo tutta la mattinata in giro per il college. Andry non ha più tirato fuori l’argomento Luke ed io ho evitato di pensare continuamente a Mark.
A pomeriggio inoltrato, però, ci dobbiamo salutare. Lui torna in camera a studiare mentre io mi dirigo negli spogliatoi per gli allenamenti. Una volta entrato noto la sola figura di Mark intenta a cambiarsi. Vorrei fare immediatamente dietro front, ma ormai mi ha visto anche lui e così, come se nulla fosse, apro il mio armadietto e prendo la divisa. Mark, dal canto suo, mi ignora completamente e s’infila le scarpe, pronto per entrare in campo. Prima di lasciare i spogliatoi, però, mi passa affianco e sento una sua mano strizzarmi una natica. Mi giro di scatto, ma lui, invece di lasciare “la presa”, si avvicina ulteriormente e, ad un paio di centimetri dal mio orecchio, sussurra:
“Hai un culo pazzesco, lo sai!?”
Senza darmi il tempo di fare niente se ne va, lasciandomi ancora una volta senza parole.
Merda!! Ogni volta che sento le sue mani su di me il respiro diventa irregolare e non ci capisco più niente. Avrei dovuto dargli un pugno o intimorirlo in qualche modo di non provarci mai più e, invece, sono rimasto immobile a farmi toccare. Oddio!! Se ripenso al suo fiato caldo nel mio orecchio e alla sua mano nel mio fondoschiena, è la volta buona che vango nei pantaloni. Ed ora non mi pare proprio il caso, dato che tra un po’ arriveranno anche gli altri.
Cazzo!! Come farò a parlargli se il solo pensiero di avere il suo corpo perfetto a qualche metro di distanza dal mio me lo fa drizzare? Sono proprio messo male… Questa cosa più va avanti e più peggiora. Se ieri e sta mattina mi sono eccitato al contatto con il suo corpo, ora mi basta addirittura solo pensarlo per far scattare il mio attrezzo sull’attenti. Guarda se mi dovevo cacciare in una situazione del genere…
POV MARK
Bene bene, il pesce ha abboccato, ormai è in mio potere. Sinceramente non mi aspettavo questa mattina di trovarlo davanti la mia stanza, però è stata una bella sorpresa… Mi fa davvero ridere questa situazione; anche lui, che si credeva chissà chi, è caduto vittima del mio fascino. Ed è inutile che continui a negarlo, glielo si legge chiaramente in faccia che è attratto dal mio corpo.
Oggi in camera avrei benissimo potuto scoparmelo, ma non mi sembrava il caso. Voglio ancora continuare a divertirmi e, nel frattempo, sconvolgerlo un po’ come già sto facendo.
Entro in campo e, mentre aspetto l’arrivo degli altri e del mister, inizio a fare due palleggi. Sento la porta dello spogliatoio aprirsi, ma non ho bisogno di girarmi per vedere chi è. Inizio a fare una serie di finte col pallone per poi calciare in porta. Mi giro, in segno di sfida, e vedo il suo sguardo puntato di me, mi sta letteralmente divorando con gli occhi.
“Hai finito di contemplare il mio corpo, Max?”
Gli domando e lui allora si sveglia.
“Stronzo!! Non ti stavo guardando”
“A no? E che stavi facendo?”
“Cazzi miei!”
“Come siamo acidi oggi…sei talmente nervoso che non riuscirai neanche a togliermi un pallone!”
“Cos’è una sfida?”
“Vedi un po’ tu…”
Mi raggiunge e così iniziamo il nostro “duello”. Lo smarco, anche se con molta fatica, e vado in rete. Gli passo la palla, ma non faccio neanche in tempo a posizionarmi in difesa, che lui con un pallonetto mi scavalca e segna. Però…Devo dire che con i piedi ci sa fare. Non è da tutti fare quello che ha appena fatto lui con una velocità pazzesca.
“Allora, ti è piaciuto il mio giochetto?”
Mi dice con un’aria di sfida.
“Niente male, ma non cantare vittoria troppo presto, infondo siamo 1-1”.
Non faccio in tempo a recuperare la palla, però, che arrivano quei caga cazzi dei nostri compagni di squadra a interrompere il duello. Iniziamo l’allenamento e, dopo venti minuti di corsa e stretching, il mister ci divide in due squadre per una partitella. Per fortuna io e Max siamo avversari e così, nel corso della gara, ci ritroviamo spesso uno contro uno. La partita finisce 2-1 per loro, grazie a un suo splendido gol allo scadere, dalla linea dell’area di rigore. Dato che oggi il mister ci ha risparmiato l’ora di palestra, gli allenamenti finiscono qua. Gli altri se ne vanno negli spogliatoi a farsi una doccia, anche John si affretta a raggiungerli dopo aver capito che ora non lo volevo tra i piedi, mentre io e Max, per tacito accordo, rimaniamo in campo.
Senza neanche parlare, riprendiamo la nostra sfida da dove era stata interrotta. Devo dire che più lo vedo giocare e più mi accorgo che ha una tecnica e un possesso palla davvero impressionanti. Ogni volta che ha la sfera tra i piedi è quasi impossibile riuscire a toglierla, sembra un tutt’uno con essa. Io, però, non sono da meno e così, quando siamo costretti a interrompere la sfida per la poca luce, il risultato è ancora in parità. Max continua a blaterare qualcosa sul fatto che a lui spettava un ultimo tiro, ma io senza starlo a sentire mi dirigo negli spogliatoi dove ormai non c’è più nessuno.
Appena Max entra, e si accorge di essere rimasto solo con me, inizia ad agitarsi. Io, per rendergli la vita ancora più impossibile, inizio a spogliarmi molto lentamente davanti a lui. Posso sentire benissimo il suo sguardo su di me e così, appena arrivo ai boxer, mi fermo. Mi giro e vedo sul suo viso un’espressione abbastanza contrariata. Mi avvicino a lui fino a sfiorargli con le labbra l’orecchio sinistro e gli dico:
“Questi vuoi togliermeli tu?”
Max rimane per un momento senza fiato, incapace di reagire alla mia provocazione, ma poi all’improvviso mi prende per le spalle sbattendomi addosso al muro. Si avvicina talmente tanto che posso sentire il suo fiato direttamente sulla mia bocca. Prima di baciarmi, però, dice:
“Mark non ti conviene scherzare col fuoco. Smettila di provocarmi altrimenti sarà peggio per te”
Non mi da neanche il tempo di rispondere che si avventa come una furia sulle mie labbra. Mi costringe subito ad aprire la bocca, che io faccio ben volentieri, ed infila la lingua. Le nostre lingue duellano, senza però prendere il sopravvento una sull’altra, fino a che, a corto di ossigeno, ci dobbiamo staccare.
Appena ci allontaniamo, però, Max prende la sua roba e, senza neanche cambiarsi, esce di corsa dagli spogliatoi, sbattendo la porta.
CONTINUA…
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