Spero
di non essere troppo arrugginita, dopo così tanto tempo che non scrivo fic! ^^
Dedico questa fic a Kamui-chan
e al signor S che mi sopportano quotidianamente e a Calipso, Greta e Nausicaa
(rigorosamente in ordine alfabetico) che sopportano i miei vaneggiamenti via
mail! Vi voglio bene ragazze!!
I
disclaimer sono sempre gli stessi, ormai tutti dovrebbero sapere che i
personaggi di Slam Dunk appartengono alle yaoi ficwriters e basta, Inoue ha
perso l’usufrutto e gli è rimasta solo la nuda proprietà!
Laundry
Service parte
I
di ria
“Irrashaimasen!”
“Hanamichi!
Non ci posso credere!” Yohei era quasi piegato in due da un accesso di
risa, fermo sulla porta d’ingresso del locale.
“Smettila
immediatamente Yohei!” ribattè Hanamichi rosso in volto, aggiustandosi
inconsciamente la giacca della divisa rosso ciliegia.
“Non
ti sta per niente bene quel colore! Fa a pugni con i tuoi capelli!”
“Smettila
Yohei!” urlò sempre più rosso Hanamichi, ormai quasi del colore della
divisa.
“Sakuragi-kun?”
giunse una voce sottile alle spalle del gigante.
“S..
Sanada-san…”
“Che
cosa ti ho raccomandato Sakuragi-kun?” chiese dolce un arzillo
vecchietto dai capelli bianchi, sbucato dal retro del negozio, appoggiato
ad un bastone. Yohei cercò di trattenere le risate senza troppo successo
alla vista del suo amico rimproverato da quel nanerottolo.
“…
di.. essere gentile… con i.. clienti…” disse a denti stretti.
“E
allora?”
“Ma…
ma… quello non è un cliente, Sanada-san! E’ il mio miglior amico
e…”
“Ragione
di più per essere gentile con lui, no?” lo interruppe bonario il
vecchietto “Vieni avanti, giovanotto”
Yohei
si avvicinò al bancone sorridendo.
“Hajime
mashita!” inchinò la testa, guadagnandosi un’occhiata di approvazione
dal signore anziano e una irritata dal suo amico.
Sakuragi
mise il broncio, era solo il suo secondo giorno lì e già Yohei era
venuto a ficcanasare, e scommetteva 1.000 yen che il giorno dopo sarebbero
venuti anche gli altri a prenderlo in giro, e non era sicuro che sarebbe
riuscito a mantenere la calma.
“Sakuragi-kun,
io vado, mi raccomando, chiudi entro l’una e non farti intenerire dai
clienti ritardatari!”
Yohei
sghignazzò e coprì il rumore con un colpo di tosse per non mancare di
rispetto a Sanada-san. Sakuragi intenerito? Bastava quello per farlo
ridere fino a Natale!!!
“Certo
Sanada-san, buonanotte e a domani.”
“A
domani, Sakuragi-kun.” il vecchietto salutò Yohei e scomparve oltre la
porta e Mito si lasciò andare ad una sonora risata di gola.
“Yohei,
se provi a ridere ancora una volta, giuro che ti prendo a pugni fino a
farti svenire!” lo minacciò inutilmente, visto che Yohei ormai doveva
reggersi al bancone, privo di forza dal troppo ridere.
Hanamichi
sbuffò seccato. Era inutile, meglio rassegnarsi.
Yohei
riuscì finalmente a stare dritto, con gli occhi neri che brillavano dalle
lacrime un sorriso a trentadue denti.
“Giuro
Hanamichi che non ho mai visto niente di così comico come quel nanetto
che ti rimproverava e tu che non muovevi un muscolo. Neanche quando Akagi
ti urla dietro rimani così serio.”
“Non
c’è niente da ridere Yohei! Sanada-san è stato molto gentile con me, e
anche l’unico ad assumermi senza farsi spaventare, anche se mi ha
suggerito di cambiare colore di capelli per essere più affascinante.”
proclamò Hanamichi tutto fiero.
“Si,
si… ma commesso di una lavanderia!?”
“E’
l’unico lavoro che ho trovato!! E poi non posso sempre comperarmi le
scarpe da basket pagandole 100 yen o chiedere i soldi a mia madre, no? Ne
ha già abbastanza di tutte le spese mediche che deve pagare per me, dopo
tutti quei mesi di riabilitazione.”
“Già,
già.” Yohei lo osservò un attimo, cercando di restare serio, impresa
molto difficile visto che Hanamichi indossava una divisa composta da
giacca rossa alla coreana e pantaloni a righe bianche e rosse.
“Beh,
almeno sono i colori dello Shohoku! Se ti va male con la squadra puoi
sempre andare a vendere i panini durante la pa…” e questa volta Yohei
era abbastanza vicino per essere colpito in pieno da una testata.
Quando
si riprese Hanamichi lo stava fissando sempre più torvo.
“E
dai, amico, non te la prendere! Ma perché hai scelto un negozio così
lontano dalla scuola?”
“Perché
così nessuno di quelli che conosco verrà qui!! E guai a te se provi a
dirlo agli altri!” lo minacciò di nuovo.
“Certo!
Certo!” lo rassicurò Yohei, con un sorriso che andava da un orecchio
all’altro e Hanamichi aveva la certezza che appena arrivato a casa,
Yohei avrebbe telefonato all’intera Armata. Poteva incolpare solo se
stesso per avergli dato la notizia che finalmente aveva trovato un lavoro.
Si fidava ciecamente di Yohei per le questioni importanti… ma non
resisteva proprio quando si trattava di sfotterlo un po’.
“E
come farai con il club di basket?”
“Beh…
gli allenamenti di solito finiscono alle otto di sera, Sanada-san è stato
molto comprensivo, mi ha solo detto di arrivare appena possibile e poi
devo restare fino all’una.”
“E’
un po’ tardi…”
“Si,
ma paga abbastanza bene proprio perché faccio il turno serale e poi non
c’è tanta gente, solo quelli che lavorano fino a tardi e io posso anche
studiare mentre aspetto, così non mi tocca più fare una faticaccia per
passare il test.”
“Quindi
non ti tocca lavare le mutande degli altri?” lo prese in giro Yohei.
Hanamichi
arrossì “No, devo solo consegnarle.”
“E
dimmi… ci sono cose interessanti?”
“Yohei!
Sono qui solo da due giorni!”
Yohei
scoppiò a ridere vedendo il viso paonazzo dell’amico “Sei veramente
incredibile!”
“Adesso
basta!! Vattene e lasciami lavorare!”
“Ma
che commesso scrupoloso!”
“Hai
delle cose da lavare? No? E allora sciò, sciò!” superò il bancone e
lo spinse verso l’uscita.
“Va
bene, va bene, mi arrendo, ma domani torno a trovarti!”
“Non
ci provare nemmeno! E guai a te se lo dici in giro!”
Yohei
sorrise furbescamente “Ma certo! Buonanotte Hanamichi.” Si fermò
prima di chiudere la porta dietro di lui “Cerca di stare attento.” Gli
disse serio, guardandolo dritto negli occhi.
Hanamichi
annuì, serio anche lui, poi sorrise “Stai tranquillo, e poi devo
conquistare Haruko-san, no?”
“Nei
tuoi sogni! Quella non ti guarda nemmeno! Ha occhi solo per Rukawa!”
“Aaarrghh!!!
Perché hai nominato quell’insulso volpino! Io lo distruggo!! Lo
disintegro!” nella foga tirò un pugno al bancone facendo trillare
istericamente il campanello lì appoggiato.
“Ciao,
ciao Hanamichi! Sono convinto che se Haruko ti vedesse ora,
sicuramente…”
“…
perderebbe la testa?” concluse speranzoso il rossino.
“No!
Morirebbe dalle risate!”
“Yohei!”
“Certo,
Rukawa starebbe sicuramente meglio con la divisa rossa…” continuò a
prenderlo in giro. Hanamichi era così infiammabile che era uno spasso
vederlo agitarsi e imprecare, ma quella volta le sue parole non ottennero
l’effetto desiderato, lo vide rabbuiarsi e afferrare una ciocca di
capelli dalla fronte, tirandosela fin sugli occhi.
“Che
cosa c’è?” chiese Yohei un po’ preoccupato. Hanamichi era sempre
così allegro e rumoroso, abituato a mascherare sempre tutto con un
sorriso, dichiarandosi il Tensai, che quando diventava serio era quasi uno
shock.
“Dici
che dovrei veramente tingerli di nero?” domandò a voce bassa con la
fronte corrugata, mentre guardava quasi con odio i suoi capelli.
“Hanamichi!”
Yoheri era esterrefatto. Mai una volta in tutti gli anni che lo conosceva
l’aveva sentito dire una cosa del genere, di solito era il primo che si
vantava della sua capigliatura rosso fiamma.
“Mi
hanno sempre preso tutti in giro, Red Monkey, Red Yankee, pel di carota, e
via così, anche adesso che sono al liceo le cose non sono cambiate di una
virgola.” Ribattè cupo. E a Yohei parve di cogliere un sottofondo di
dolore dietro a quella reazione accesa.
“Hanamichi…”
“Con
i capelli neri sembrerei più normale. D’accordo, sono sempre alto, ma
il gorilla è più alto di me e a parte il fatto che ha la faccia da
gorilla, nessuno gli dice niente… almeno non davanti a lui…” continuò
accalorandosi e gesticolando sempre più lanciato nel suo progetto.
“Hanamichi…”
provò di nuovo Yohei
“E
magari farei anche meno paura delle ragazze, vero? Rukawa ha i capelli
neri ed è alto come me, eppure gli corrono tutte dietro, per cui se
avessi i capelli neri anch’io…” a quelle parole Yohei scoppiò di
nuovo a ridere.
“Che
cosa ridi, deficiente!! E’ così!! E’ come ti dico, se avessi i
capelli neri…”
“Non
saresti più tu.” Terminò Yohei con semplicità, appoggiandogli una
mano sulla spalla “Vai benissimo così come sei Hanamichi, se Haruko non
ti guarda non è colpa dei tuoi capelli rossi. Quella è un po’ svanita,
lo sai.”
“E
non parlare male di Haruko-san!” saltò su, quasi più per abitudine che
per altro. Doveva dare ragione in pieno a Yohei. Quella ragazza era
veramente un po’ svanita e saltava subito alle conclusioni senza
riflettere.
“Va
bene, va bene, adesso vado o mia madre comincia a stare in pensiero sul
serio. Vuoi che passi anche domani?”
“Stai
scherzando? Vuoi che il grande Tensai non sia in grado di tenere su questo
negozio con le sue sole forze? Sciò! Sciò!”
Yohei
sorrise “Se però hai bisogno di aiuto…”
“Lo
so.” Ribattè Hanamichi strizzandogli l’occhio e guardandolo andare
via.
E
adesso era veramente solo, padrone della situazione… o mamma!!
Si
andò a sedere dietro il bancone e aprì il quaderno di inglese, doveva
studiare di più, oltre a diventare un grande giocatore di basket doveva
anche riuscire a diplomarsi e poi se con il suo innato talento
l’avessero preso in una squadra dell’NBA doveva imparare l’inglese.
Sarebbe stato veramente uno smacco per quella stupida volpe. Si mise a
studiare con ancora più impegno, in fondo l’inglese non era poi così
male.
“Oi
Hanamichi!”
“Ohayo
Yohei!” soffocò uno sbadiglio e cercò di mettere a fuoco l’amico che
l’aveva chiamato. Ma dov’era… ah proprio là dietro a Rukawa.
Neanche la vista del suo rivale fu sufficiente per smuoverlo dal torpore,
aveva un sonno indicibile, era più facile a dirsi che a farsi andare a
scuola, agli allenamenti e a lavorare.
“Come
è andata?” chiese Yohei preoccupato, vedendo lo sguardo annebbiato
dell’amico.
“Uhm…
sto morendo dal sonno… recupererò stamattina in classe.”
“E
ieri sera?”
Hanamichi
superò Rukawa senza degnarlo di un’occhiata, mentre l’altro lo
osservava con la consueta freddezza e impassibilità.
“Tutto
ok! Solo che stamattina mi sono alzato alle sei per allenarmi prima di
venire a scuola e adesso non ce la faccio più!”
“Hanamichi…”
Yohei lo fissava serio, mentre lui ridacchiava e cercava di non dare tanto
peso alla cosa “Non fare la chioccia Yoehi, in fondo non ho poi così
sonno! Andiamo! Per una volta puoi copiare tu i miei compiti!” proclamò
tutto contento, passando un braccio attorno alle spalle di Yohei e
trascinandolo via. Non gli andava che Rukawa ascoltasse i loro discorsi,
ma probabilmente a Rukawa non importava un fico secco di quello che lo
riguardava.
Rukawa
rimase a fissarli un attimo impassibile e poi si diresse verso la sua
classe, ignorando come al solito le occhiate languide e i sospiri delle
ragazze.
“Forza!!
Forza!! Muovetevi! Dateci dentro con quei passaggi, morbidi sulle gambe,
più morbidi! Kakuta, quella era una finta? Mitsui tieni più in alto
quelle braccia! Hanamichi… Hanamichi! HANAMICHI!!" Miyagi urlava
disperato, ma Hanamichi era di nuovo impegnato a fare a botte con Rukawa.
“Ma perché diavolo va sempre a finire così.” Borbottò rassegnato.
“Miyagi,
è meglio separarli.” Lo invitò Ayako, guardando furibonda i due che si
stavano rotolando sul pavimento.
“Si
Aya-chan!!" annuì arrossendo e poi si voltò verso i due per terra
"E adesso perché diavolo state litigando!!” urlò Miyagi, cercando
di separarli, certo se ci fosse stato ancora Akagi non avrebbe avuto
problemi ad assestargli due pugni ben dati a tutti e due.
“Hanamichi!”
gli urlò, ma Hanamichi rimase zitto, continuando a guardare Rukawa in
cagnesco, che ricambiò con un’occhiata gelida.
“Dieci
giri di campo e poi mezzora di fondamentali, fila!! E poi pulirete la
palestra!”
“Cosa?!!!”
gridò allarmato, spalancando gli occhi nocciola. Lo sguardo gli corse
all’orologio a muro, segnava già le otto e dieci.
“Merda!”
“Hanamichi!”
urlò di nuovo Miyagi, inculcare un po’ di rispetto per le regole in
quella testa rossa era un’impresa praticamente impossibile.
“Va
bene… ma devo fare una telefonata.”
Miyagi
lo fissò un attimo e poi scoppiò a ridere, imitato anche dagli altri che
si erano fermati a seguire la lite. Hanamichi arrossì e strinse i denti,
doveva avvertire Sanada-san, non poteva lasciare nei guai quel gentile
nonnetto, avrebbe dovuto fermarsi domenica per recuperare questo giorno
perso.
“Devo
telefonare, arrivo subito.” Ribattè testardo a voce bassa e scappò
negli spogliatoi, lasciando tutti a bocca aperta.
“Ma
che gli è preso?” commentò Mitsui.
“Probabilmente
aveva un impegno e avvertirà che è in ritardo. E’ diventato molto
coscienzioso ultimamente.” Disse Kogure che era venuto ad assistere agli
allenamenti, anche se doveva preparare gli esami per l'ingresso
all'università, nè lui nè Akagi riuscivano a staccarsi dal club.
“Ma
figurati!! Quello non aveva voglia di allenarsi e basta!”
“Non
dire così Ryota, sai che Hanamichi sta facendo tutti gli sforzi
possibili.” Ribattè Ayako.
“Avrà
avuto un appuntamento galante… certo che ce ne vuole di coraggio ad
uscire con uno come lui!” scherzò Mitsui.
Rukawa
nel frattempo si era diretto anche lui agli spogliatoi, per prendersi la
bottiglietta di integratore che aveva nel borsone, se doveva restare
ancora lì fino a tardi, tanto valeva bere subito, e quella sera doveva
perfino subire la compagnia di quel do’aho senza poter avere la palestra
tutta per sé per allenarsi. Nessuno si era accorto della sua assenza,
certo se ne accorgevano solo quando c’era una partita, per il resto del
tempo invece poteva anche diventare invisibile e invece di quel teppista
notavano tutto subito.
“..
gomen nasai… no, non posso venire per ora e non so a che ora finirò…
Si, si, ha ragione, mi scuso ancora, io… va bene… a domani!”
Hanamichi mise giù la cornetta e rimase pensieroso a fissare il
telefono… certo Sanada-san era stato molto gentile, ma era solo il suo
terzo giorno e lui aveva già questi problemi, accidenti a Ryota, pensava
fosse un amico!! Anzi no
“Maledetto Rukawa!”
“Non
è colpa mia se non riesci a controllarti.” Disse una voce fredda alle
sue spalle.
Sakuragi
si voltò di colpo e vide la sua nemesi bere tranquillamente una
bottiglietta di Pocari Sweat, mentre gli occhi continuavano a essere
piantati su di lui.
“Io
so controllarmi benissimo!” urlò Sakuragi.
Rukawa
finì di bere e si passò una mano sulla bocca.
“Vedo.”
Disse sardonico, rimettendo la bottiglietta a posto.
Sakuragi
aveva anche sete, ma piuttosto che chiedere un sorso a quella volpe
spelacchiata sarebbe morto. Respirò profondamente cercando di calmarsi,
anche prima, gli era saltato addosso dopo che Rukawa aveva fatto un
commento poco gentile sui suoi capelli (certo prima lui lo aveva
insultato, però…) e dopo il discorso con Yohei la sera prima…
Andò
ai lavandini e cacciò direttamente la testa sotto l’acqua per
raffreddare un po’ l’umore e poi ad occhi chiusi bevve l’acqua
fresca dal rubinetto.
Rukawa
osservò con lieve disgusto la scena, quello scemo aveva le stesse
reazioni di un animale selvatico, adesso eccolo lì senza un pensiero al
mondo a bere avidamente l’acqua, con un’espressione estatica che era
quasi… sensuale.
Sensuale??
Da
quando accostava una parola simile a Sakuragi?
No,
no, no.
Era
animalesco, ecco cos’era. Certo animalesco e sensuale, gli disse
di nuovo una vocina maligna, causandogli un brivido lungo la schiena.
“Beh?
Cos’hai da guardare?” lo accusò polemico, una volta finito di bere,
mentre scrollava la testa per liberarsi dell’acqua in eccesso nei
capelli.
Rukawa
non gli rispose neanche e se ne tornò in palestra.
“Maledetta
kitsune!” ringhiò, poi il pensiero tornò al suo lavoro, sperava solo
che Sanada-san non fosse troppo arrabbiato.
“Hanamichii!
Dove devi telefonare? In Kenya?” gli urlò Miyagi dalla palestra e lui
sospirò. Con il gorilla non c’era niente da fare, avrebbe dovuto
scontare la sua punizione.
“Irrashaimasen!”
“Oi
Hanamichi!” salutò allegro Yohei.
Erano
le nove non aveva ancora visto nessuno, almeno per una volta avrebbe
voluto servire un vero cliente e non sopportare gli scherzi del suo amico.
Cominciava a pensare che Sanada-san lo avesse assunto per pietà.
“Come
vanno le cose?”
“Alla
grande!” mentì, si annoiava a morte “Ormai è una settimana che sono
qui e a parte l’altra sera che ho dovuto avvisare che non potevo venire,
ce la faccio benissimo!” proclamò tutto fiero, riusciva anche a
sonnecchiare in negozio, visto che un campanello sulla porta lo avrebbe
avvertito dell’arrivo di eventuali clienti.
Yohei
gli sorrise e si appoggiò al bancone, estraendo da dietro la schiena un
sacchetto, con la stessa grazia di un prestigiatore che tira fuori il
coniglio dal cilindro.
“Mia
madre ti manda questo. Si preoccupa che tu possa morire di fame!”
sghignazzò.
Ad
Hanamichi si illuminarono gli occhi dalla gioia. Cibo!
“Tua
madre è una dea scesa in terra!”
“Lo
so, del resto sono suo figlio!” ribattè con falsa modestia Yohei.
“Non
ho detto che eri un dio anche tu, anzi a pensarci bene, probabilmente ti
ha adottato!” scherzò, osservando con occhio cupido la scatola del
bento. La signora Mito era davvero un tesoro, e anche il suo amico lo era,
anche se non gliel’avrebbe detto neanche sotto tortura!
“Ma
che adottato!” scherzò Yohei, guardandolo affettuosamente aprire
impaziente il sacchetto e togliere il coperchio alla scatola.
“Ah!!
Il paradiso!” esclamò compiaciuto osservando estasiato i pezzi di
sushi, i bocconi di frittatina, il riso bianco.
“Ehi!
Che fai?” urlò vedendo Yohei rubargli un pezzetto di sushi, afferrò la
scatola e la mise fuori portata.
“Buono!”
apprezzò Yohei masticando allegramente e poi leccandosi le dita.
“Ti
sei fregato il mio pezzo preferito, il salmone!”
“Ce
ne sono altri, dai!”
“Pussa
via, tu ha già cenato a casa! Io devo crescere e tenermi in forma!”
Yohei
gli scoppiò a ridere in faccia “Adesso vado, stasera ho promesso ad
Okusu una rivincita con la play, a Tekken III è veramente una frana!”
“Battilo
anche per me!!”
“Dai
che ci rifacciamo domenica.” Lo consolò, effettivamente doveva essere
un po’ noioso per Hanamichi, sempre iperattivo, essere costretto a stare
in quel negozio fino all’una di notte.
“Domenica
non posso, visto che ho saltato l’altro giorno, ho proposto a Sanada-san
di fermarmi questa domenica per recuperare.” Si rabbuiò, avrebbe anche
dovuto saltare i suoi allenamenti personali, accidenti! Tutta colpa di
Rukawa!
“Ok,
io vado! Stai attento!”
“Mata
ne, Yohei!”
Lo
osservò andarsene con una punta di rimpianto, anche se si lamentava che
veniva a rompergli le scatole, gli faceva piacere la sua compagnia,
rompeva la monotonia di dover restare sempre solo in negozio.
Nella
via erano aperte solo la lavanderia e il supermarket di Family Mart, aveva
comprato tre panini cinesi caldi e se li era mangiati di corsa prima di
entrare e adesso aveva il bento da pappare, che felicità! Il supermarket
era poco più in giù, così non aveva neanche la consolazione di
sbirciare la gente che entrava e il lavoro dei commessi.
Era
proprio una noia.
Si
mise in bocca un pezzo di sushi e masticò estasiato, era buonissimo!! La
mamma di Yohei era veramente in gamba a cucinare!! Sua madre sapeva fare
bene solo l’udon. Guardò il compito di matematica, noia per noia, i
suoi voti nel giro di una settimana si erano già alzati un pochino e il
vantaggio era che una volta a casa non si doveva più preoccupare di
niente.
Il
campanello trillò allegro.
Non
riusciva a crederci, un cliente!! Mise via di corsa il quaderno e il bento
e inghiottì quasi intero il boccone di sushi, rischiando di strozzarsi
mentre esclamava “Irrashaima…” con voce roca.
Alzò
gli occhi sorridente e si trovò di fronte la faccia di Rukawa “…
sen…”
Era
un incubo.
Indubbiamente
il pesce era avariato e gli stava dando le allucinazioni.
Anzi
no, il sushi gli era andato di traverso per cui adesso la mancanza di aria
gli faceva avere delle visioni orripilanti.
Inghiottì
rumorosamente e respirò a pieni polmoni. Sbattè un paio di volte gli
occhi, ma Rukawa era sempre lì davanti, fermo immobile appena oltre la
porta del negozio, probabilmente irrigidito anche lui dallo shock.
E
adesso?
Indossava
una tuta, tanto per cambiare, immancabili scarpe da ginnastica e sacca da
basket in mano, forse si era fermato ad allenarsi in palestra fino a
tardi, come aveva scoperto che faceva di solito.
Ma
la cosa più scioccante era che aveva in mano una borsa piena. E
scommetteva la paga di una settimana che erano cose da lavare.
Kuso!
“Dimmi
che è uno scherzo, scimmia rossa!”
“E
non chiamarmi scimmia rossa, baka kitsune!!” urlò di rimando Hanamichi,
accalorandosi subito. Anche se riusciva a tollerare la sua presenza, a
parte quando Haruko cominciava a sospirare, non appena Rukawa apriva
bocca, provava la tentazione quasi irresistibile di saltargli alla gola.
Non capiva perché, ma faceva e diceva sempre qualcosa che gli faceva
saltare i nervi.
“Che
cosa hai fatto? Una rapina? E il proprietario è legato e imbavagliato nel
retro?” lo apostrofò secco, non facendo un passo.
“Ti
sembra che mi metterei a fare una rapina con la divisa da commesso
indosso!” gli urlò contro, piantando le mani sul bancone e facendo
sobbalzare la scatola del bento e attirando l’attenzione di Rukawa sulla
sua cena.
“Allora
avevo supposto giusto… purtroppo.” Osservò ancora il bento e poi
torno a guardare lui negli occhi, mortalmente serio “Non si mangia in
servizio, non lo sai?”
“Maledetto!”
Hanamichi si afferrò al bancone per evitare di balzare dall’altra parte
e cominciare a prenderlo a pugni. Digrignò i denti e lo fissò in
cagnesco.
Rukawa
continuava ad osservarlo imperturbabile.
“Come
mai parli così tanto?” ironizzò. Doveva stare calmo o avrebbe perso il
lavoro, doveva stare calmo, doveva stare calmo, doveva stare calmo!!
Rukawa
appoggiò la borsa sul bancone e incrociò le braccia sul petto.
“Beh?”
chiese sgarbato Sakuragi.
“Beh,
semmai lo dico io. Non è il mio lavoro questo.”
Tra
un po’ non avrebbe più resistito e avrebbe ridotto quella bella faccia
ad una maschera sanguinolenta, lo sapeva, lo sapeva!! Avrebbe anche dovuto
pulire il sangue dal negozio in modo che Sanada-san avrebbe trovato tutto
in ordine. Così poi il volpino avrebbe dovuto farsi una plastica per
riconquistare la sua algida bellezza, anzi no, non avrebbe più avuto
niente di bello, perché sarebbe stato pieno di cicatrici, ah!!
Da
quando ti viene in mente algida bellezza quando pensi a Rukawa.
Di
nuovo il pesce avariato?
Adesso
basta, però!!
“S…
sei già cliente…?” ringhiò tra i denti.
“Si.”
Mio
Dio! Questa era una catastrofe!! Un terremoto! Un diluvio! Da domani
doveva assolutamente cambiare lavoro. Non credeva di riuscire a sopportare
il fatto di ricevere più di una vista di Rukawa con le sue mutande
sporche da lavare… e poi bisognava vedere se erano mutande… insomma la
doveva piantare di pensare così, gli era presa la fissa delle mutande
sporche!!
Prese
la scatola delle schede e cercò il nome del rivale, ovviamente lo trovò
subito, ma perché non aveva controllato? Ma chi andava a pensare che un
suo compagno di liceo si facesse tutta quella strada per andare in
lavanderia e poi proprio… Rukawa!!!
E
adesso toccava alla borsa!
Oh
Kami sama! E se c’erano veramente delle mutande sporche? Per una volta
poteva dirsi fortunata che Yohei era già andato via o neanche
spaccandogli la testa lo avrebbe trattenuto dal prenderlo in giro a vita e
di dirlo subito agli altri.
Alzò
gli occhi sul volpino e questo lo stava sempre fissando imperturbabile…
oppure c’era l’accenno di una smorfia ironica sulla sua faccia?
Hanamichi
divenne rosso come un’aragosta dalla rabbia. Quel maledetto!! Osava
anche ridere di lui!! E adesso doveva
tirare fuori le sue cose schifose!!
“Allora?
Non ho tutta la notte!” lo apostrofò gelido, incrociando le braccia sul
petto.
“P…
puoi andare…. Metterò le cose di là… e domani…” balbettò,
cercando di evitare la condanna, ma la luce negli occhi di rukawa gli fece
capire che non avrebbe avuto pietà.
“La
ricevuta.” Disse con voce atona.
Mille
volte maledetto!!
Ma
perché, perché? Perché proprio a lui? Se avesse reagito male, quel
disgraziato era capacissimo di andare da Sanada-san per riferirgli come si
era comportato e lui rischiava di perdere il lavoro, e non poteva, proprio
ora, dopo tutta la fatica che aveva fatto per trovarne uno! E adesso gli
toccava pure tirare fuori un capo alla volta per registrarli. Deglutì
vistosamente e guardò alternativamente la borsa, come se fosse stato un
serpente pronto a morderlo, e Rukawa, come se gli fossero spuntati zoccoli
e corna.
“Allora
do’aho?”
“E
non chiamarmi in quel modo!” inveì stringendo i pugni, con la voglia
quasi insopprimibile di balzare dall’altra parte del bancone e
stampargli un bel diretto sul naso! Invece strinse le nocche fino a farle
diventare quasi bianche e poi guardò di nuovo quella borsa malefica con
uno sguardo omicida.
“Sei
il commesso più lento che ho mai visto!”
“Che
cosa?!!!” gridò di nuovo Hanamichi oltraggiato “Io non sono lento!!!
Sono il re dei rimbalzi! Ricordatelo bene, volpe spelacchiata e il
prossimo anno ti batterò!”
Rukawa
non rispose, limitandosi ad uno sbuffo derisorio.
Certo
che aveva avuto quasi uno shock nel vedere Hanamichi al posto della solita
commessa di Sanada-san, una signora gentile di mezz’età che non gli
faceva mai perdere tempo e gli faceva trovare tutto pronto già il giorno
dopo. E adesso con questo idiota come avrebbe dovuto fare? Però la divisa
gli donava… eh? E adesso quel pensiero da dove veniva fuori!! La divisa
aveva un colore che faceva a pugni con quello dei capelli di quella
scimmia, non gli donava affatto, però aderiva bene ai pettorali
sviluppati e gli sottolineava il fisico statuario… eh?? Scrollò
leggermente la testa, per cercare di schiarirsi le idee. Doveva essere la
fame, non aveva ancora cenato quella sera e a proposito di cena…
occhieggiò con invidia la bella scatola di bento che l’idiota aveva
messo da una parte quando era entrato, sushi al salmone! Il suo preferito!
Con
un’aria schifatissima in faccia lo vide tirare fuori con due dita una
felpa dalla borsa e poi segnarla sulla scheda. Avrebbe anche potuto
lasciargli la borsa e andarsene, con la signora di solito faceva così. Ma
quando lo aveva visto lì non aveva resistito all’idea di vedere le sue
reazioni. In palestra era sempre così rumoroso e si metteva a litigare
per ogni minima faccenda quando c’era quella ragazzina… come si
chiamava? Vabbè, non gli interessava. Vedere Sakuragi costretto a stare
calmo e rispettarlo gli faceva quasi venire da ridere, quasi ovviamente.
Sakuragi
tirò fuori un paio di pantaloni neri, sempre tenendoli con due dita, come
se avesse paura di essere contaminato! Maledetta volpe!! E se ne stava lì
a godersi lo spettacolo, pure!! Ma domani agli allenamenti gliel’avrebbe
fatta pagare, lo avrebbe umiliato con le sue capacità superiori!! Ma chi
voleva prendere in giro, molto probabilmente sarebbe stato lui quello ad
essere umiliato senza pietà… però due pugni poteva sempre
rifirarlglieli e questo lo fece sentire subito meglio, gli veniva quasi da
sorridere malgrado la situazione!! E poteva sempre andarlo a cercare sulla
terrazza, Sanada-san non avrebbe potuto rimproverargli nulla sul
comportamento tenuto in negozio. Si! Si! Lo avrebbe menato prima!!!
E
poi impallidì, la carnagione del suo volto divenne quasi più bianca di
quella di Rukawa. In fondo alla borsa c’erano le temute mutande!!! Il
suo incubo diventato realtà!! E che mutande però… arrossì
improvvisamente, passando da un bianco latte a pomodoro brillante… ma
che diavolo!
Alzò
gli occhi per fissare il compagno di squadra e si accorse che questo
fissava con insistenza la scatola di bento messa via in un angolo del
bancone. Ehi! Quella era la sua cena!! Il suo cibo!!! Che cosa aveva in
mente quella stupida volpe? E poi con che razza di mutande andava in giro
quel depravato? Quelle non erano adatte a uno studente liceale, non se ne
era mai accorto negli spogliatoi… beh di solito non stava lì a rimirare
Rukawa che si rivestiva, ma decisamente non aveva mai notato quegli slip
neri e minuscoli… Ma non si vergognava a portare a lavare quelle cose?
Sembrava
di no, visto che era sempre impegnato a fissare avidamente il suo bento,
senza curarsi di altro.
“Quella
è roba mia, kitsune!” ringhiò in avvertimento, spostando ancora di più
fuori portata la sua cena.
“Sto
sempre aspettando la ricevuta, do’aho!” ribattè calmo Rukawa.
“Co…
come faccio… a farti la ricevuta se… se…”
“Se
cosa?”
Hanamichi
ci rinunciò, come faceva a spiegare a quella malefica creatura che non
aveva intenzione di toccare quelle cose scandalose che erano in fondo alla
borsa?
“Se
mi dai il tuo sushi, le tiro fuori io.” La voce piatta di Rukawa lo
scosse dalla contemplazione quasi ipnotica di quegli slip.
“Eh!?”
arrossì di nuovo, maledizione! Perché doveva imbarazzarsi così e cos’è
che gli aveva proposto?
“Non
ci penso neanche, stupida volpe! Quella è la mia cena!” urlò.
“Voglio
il sushi!” ripetè l’altro testardo, fissandolo truce.
Hanamichi
lo guardò sbalordito, non lo aveva mai sentito parlare tanto e non
pensava neanche che potesse essere così capriccioso e anche così…
perverso da poter indossare quella biancheria intima, sotto la tuta, anzi
probabilmente la indossava anche adesso. Arrossì di nuovo mentre lo
guardava a quel pensiero, e provò anche una punta di invidia per la sua
audacia, in fondo lui portava i suoi casti boxer bianchi quel giorno che
avevano tutto da perdere nel confronto Anche sulle mutande devo perdere
da lui!?
“Allora?”
non riusciva a capire perché era arrossito senza nessuna ragione, gli
aveva solo chiesto il sushi, mica di fare sesso sfrenato con lui nel
retrobottega… eh????
Ma
insomma, quella voce nella sua testa doveva piantarla, e anche i suoi
ormoni dovevano darsi una regolata, si erano svegliati tutti d’un colpo
quando aveva iniziato il primo anno di superiori e avevano anche preso la
direzione sbagliata… o perlomeno sbagliata secondo la morale comune,
visto che si agitavano solo quando vedevano un ragazzo, un ragazzo che
giocava a basket per di più e quella sera sembravano addirittura
frenetici.
“Io…
io…” Hanamichi era combattuto, che fare? Rinunciare al suo adorato
sushi al salmone, ma essere salvo dal toccare le mutande di Rukawa oppure
resistere e doverle tirare fuori dalla borsa? Certo se ci fossero state
quelle invasate delle fans di quel maledetto non avrebbero avuto problemi,
anzi! Ma doveva cedere di nuovo di fronte al suo acerrimo rivale? No e poi
no!!!
Però…
non pensava di essere in grado di affrontare… quelle cose…
“Metà.”
Propose
“Hn?”
“Metà
bento, se non hai cenato, solo il sushi non basta, e il sushi al salmone
è il mio preferito.”
Rukawa
lo fissò un po’ sospettoso. Stava dicendo seriamente o lo stava
prendendo in giro?
“Ok.”
Disse e adesso voleva vedere cosa faceva quella testa calda.
Hanamichi
sorrise sollevato, un sorriso spontaneo e non una delle sue espressioni da
Tensai.
Gli
ormoni di Rukawa cominciarono una rumba, prontamente fermati dal
proprietario. La dovevano piantare di mettersi a ballare tutte le volte
che un qualsiasi giocatore di basket carino gli sorrideva, o forse doveva
fare qualcosa lui e fargli fare una gara di ballo completa in modo da
stancarli e di toglierseli dalle scatole per un po’, era una sofferenza
cambiarsi negli spogliatoi senza che qualcosa non scattasse
sull’attenti. Aveva capito che la situazione era davvero preoccupante
quando si era accorto di osservare interessato il fondoschiena di Akagi…
bleah! Allora meglio la scimmia rossa che gli stava davanti. Gli ormoni
ricominciarono con la samba e questa volta li lasciò andare, tanto i
pantaloni della tuta erano larghi…
Hanamichi
gli mise davanti il bento con uno sforzo di buona volontà… tanto
nessuno sarebbe mai venuto a sapere che aveva diviso una cena con Rukawa,
la sua immagine di duro&puro era salva.
“Le
bacchette!” esclamò Hanamichi “Ce ne sono solo un paio…” lo guardò
speranzoso, magari cambiava idea e gli lasciava tutto il bento.
Rukawa
lo fissò deciso “Per me è lo stesso.” E Hanamichi si arrese, vabbè
aveva sempre la contropartita in cambio, in fondo non aveva fatto un
cattivo affare… però avrebbero mangiato dalle stesse bacchette… era
quasi come darsi un bacio indiretto… o quello era bere dallo stesso
bicchiere? Non se lo ricordava, ma tornò ad arrossire dall’imbarazzo.
Lo credo che quel ghiacciolo non si imbarazzava mai, se portava delle
mutande di quel genere, per che cosa si doveva agitare?
“Comincio
io, allora.” Hanamichi prese un pezzo di frittata, avrebbe lasciato il
sushi alla fine. Però era buonissima anche quella, la mamma di Yohei era
veramente brava in cucina!
“Hn.”
Fu l’unica risposta dell’altro. Gli porse le bacchette e gli ormoni di
Rukawa si lanciarono in un rock’n roll acrobatico. Mangiavano dalle
stesse bacchette, era come baciarlo indirettamente! Ma la sua faccia
rimase impassibile. Da quando aveva cominciato a considerarlo come
soggetto interessante per un eventuale relazione scopo amicizia e amore?
Leggeva troppi annunci sui giornali, ultimamente. Probabilmente da quella
volta in palestra quando lo aveva visto bere l’acqua dal rubinetto e poi
aveva davvero un fisico eccezionale, tra i suoi compagni di squadra era
quello che lo attirava di più, se doveva essere sincero. Certo di viso
non era così bello, però quando sorrideva riusciva a trasformarsi.
Prese
un pezzo di sushi e lo mangiò con calma a piccoli morsi, la bocca che
sfiorava ripetutamente le bacchette di legno mentre Hanamichi lo fissava
torvo, ma perché? Perché gli stava mangiando il suo adorato sushi
(allora avevano due cose in comune, il basket e l’amore per il sushi)
oppure perché gli faceva schifo vederlo mangiare dalle stesse bacchette?
Il pensiero lo depresse un pochino e gli ormoni passarono ad un valzer
lento. Gli diede di nuovo le bacchette e Hanamichi questa volta prese un
boccone di sushi e lo mangiò nello stesso modo che aveva usato Rukawa,
chiudendo gli occhi estatico per assaporare fino in fondo il gusto
delicato del salmone e lui si ritrovò a trattenere il fiato, di nuovo la
parola sensuale gli tornò in mente con violenza. Si appoggiò al
bancone, avvicinandosi impercettibilmente a lui. Riprese le bacchette e si
mangiò un pezzo di frittata, il rossino gliele strappò quasi di mano e
si prese un bel boccone di riso, appoggiandosi anche lui dall’altra
parte del bancone. Era quasi come una gara a chi mangiava più veloce e
intanto si avvicinavano sempre di più. Rukawa lo fissò intensamente, tra
un po’ potevano direttamente imboccarsi se continuavano così oppure
fare come Lily and the Tramp, peccato non stessero mangiando dei ramen. E
a quel pensiero gli scappò da ridere.
Hanamichi
rimase con la bacchetta a mezzaria totalmente allibito. D’accordo che
insieme alla volpe aveva giocato tutte quelle splendide partite e insieme
avevano sconfitto il Sannoh ma… ma non l’aveva mai visto ridere!!!
Mai! Neanche quando vincevano, neanche quando festeggiavano tutti insieme
oppure lui e Mitsui si mettevano a fare i cretini.
Ovviamente
non la prese bene.
“Mi
stai prendendo in giro, stupida volpe!?” biascicò posando la bacchetta
con il pezzo di sushi che stava mangiando.
Rukawa
scosse la testa, ma come faceva a restare serio pensando a quella scena
del film di Disney con loro due come protagonisti? Neanche lui, definito
mister ghiacciolo, riusciva a fare tanto, era pur sempre un essere
umano!!!
Riaprì
gli occhi e fissò quelli nocciola, splendenti di rabbia di Sakuragi.
Beh,
aveva anche degli occhi bellissimi, oltre al fisico. Prese le bacchette e
senza riflettere sul suo gesto, porse il boccone ad Hanamichi che con un
riflesso condizionato aprì le labbra per farsi imboccare.
E
rimasero gelati in quella posizione.
Che
cosa diavolo sto facendo? Più che dalla reazione di Sakuragi, era il
suo stesso gesto ad averlo stupito. Non faceva mai niente guidato
dall’istinto, a parte giocare a basket, in cui il suo istinto era alla
pari con la sua abilità e lo rendeva quello che era. E invece senza
pensarci due volte si era ritrovato in quella situazione un po’ assurda,
da commedia americana… mah, se quello era colpa dei suoi ormoni, doveva
veramente prendere provvedimenti seri… però… però non si era sentito
a disagio, gli era venuto naturale, e questa era la sensazione su cui
doveva meditare.
Che
cosa diavolo sto facendo? Cosa gli era preso per farsi imboccare in
quel modo da Rukawa… da Rukawa, poi, per la miseria!!! Neanche fosse
stata Haruko avrebbe osato una mossa così audace… E non aveva
protestato, non aveva mosso un muscolo, aveva inghiottito con lo sguardo
immerso in quel dell’altro, come se non importasse niente al mondo.
C’era decisamente qualcosa che non andava in lui, come era finito in
quella situazione… colpa forse della risata spontanea di quel malefico
volpino e delle sue mutande?
Sakuragi
arrossì di nuovo e si tirò indietro rompendo l’atmosfera.
Anche
Rukawa si tirò indietro dal bancone, con la solita faccia impassibile.
Era ora di ristabilire i ruoli, prima che si trovasse a fare qualcosa di
veramente irreparabile… tipo trascinarlo nel retro e…
Basta!!
“La
ricevuta.” Sillabò monocorde.
“E…
eh?” Sakuragi spalancò gli occhi nocciola sorpreso, come se solo in
quell’istante si ricordasse che cosa ci facevano lì entrambi.
“Le
mutande!” urlò preso dal panico,
“Hn.”
“Avevi
detto che le avresti tirate fuori tu se ti davo il sushi.” Gli ricordò
minaccioso. Se osava fare un commento perché lo aveva imboccato, gli
spaccava veramente la faccia, e al diavolo il campionato nazionale, anche
se quest’anno era intenzionato ad andare fino in fondo e a partecipare a
tutte le gare e poi sicuramente non sarebbe stato più espulso per somma
di falli in tutte le prime partite come era successo l’anno prima!
“Ma
di sushi me ne hai dato solo metà….” Ma non terminò la frase che
Sakuragi aveva già ricominciato a sbraitare.
“Che
cosa vuol dire razza di malefica volpe!!!! Io ho tenuto fede al patto!! E
adesso tira fuori le mutande!!!” gli urlò in faccia, mentre si
afferrava ai bordi del bancone per trattenersi.
“La
ricevuta”
“Ma
io… io.. ti disintegro… ti rompo…”
“Vuoi
che lo dica a Sanada-san…”
“Eh?!!”
gli occhi di Hanamichi si fecero rotondi ed enormi, quel pusillanime
avrebbe avuto il coraggio di… ma osservando il sopraciglio alzato di
Rukawa, comprese che ne avrebbe avuto eccome il coraggio.
Si
azzittì e fissò di nuovo la borsa degli incubi posata innocentemente sul
bancone
“Ecco
il risultato di dar fiducia ad una volpe…” borbottò tra i denti,
mentre infilava una mano dentro senza guardare e tirava fuori quei capi
d’abbigliamento.
O
merda!!
E
lui che quasi cominciava a trovarlo tollerabile e gli era piaciuto il suo
modo di ridere, al diavolo! Quale piaciuto, lui lo odiava, punto e basta!!
Finì
di scarabocchiare la ricevuta e rigido come un manico di scopa gliela
tese. Rukawa la prese e continuò a stare fermo impalato dove si trovava,
osservandolo intensamente.
“Beh??
La tua maledetta ricevuta te l’ho data e adesso te ne puoi anche
andare!!”
“Manca
qualcosa.”
“Cosa???
Non manca assolutamente nulla, ho registrato tutto, sono un genio, come
posso dimenticarmi qualcosa…”
“Che
cosa si dice?”
Sakuragi
si interruppe e lo fissò disorientato, che cosa voleva ancora quello
scocciatore.
E
poi capì… ma non aveva limiti quel… quel…. Era così indignato che
non riusciva neanche a pensare con chiarezza, figuriamoci a parlare, ma
poteva scommettere e vincere la paga di un mese che non si sarebbe
schiodato di lì finchè non lo avesse umiliato fino in fondo.
“Ti
diverti, vero, maledetto!!”
“Hn”
a Rukawa un po’ dispiaceva vederlo così furioso, ma effettivamente si
stava divertendo troppo e poi… era meglio mantenere le distanze, non
sapeva perché, ma la sua parte più razionale lo metteva in guardia
dall’avvicinarsi di più alla testa rossa, se avesse dovuto dare retta
alla sua parte istintiva, a quest’ora sarebbe stato dietro il bancone
che…
O
insomma, basta!
“A….
ar…” Sakuragi stava facendo davvero un notevole sforzo, ma quelle
parole sembravano non uscirgli dalla bocca “A… ari…ga…” si
sarebbe tagliato la lingua a morsi piuttosto che pronunciare quella frase,
ma era la prassi per i commessi e non avrebbe mai pensato che invece un
giorno poteva trovarsi a dirla a Rukawa o magari anche a Sendoh e alla
Nobuscimmia…
“Preferirei
dirlo a Sendoh…” borbottò tra i denti, riprendendo fiato per lo
sforzo successivo.
Rukawa
stavolta lo fissò truce, preferiva il porcospino a lui? Questo era da
vedere!
“Ma
ci sono io qui…” sussurrò avvicinandosi di nuovo al bancone.
“Che
cosa fai?” chiese allarmato.
“Ti
sto aiutando, no? Visto che sembri avere problemi di voce…”
“ARI..
GATOU… GOZAIMASHITA!!!” urlò tutto d’un fiato Sakuragi.
“Maledetto volpino spelacchiato, questa è l’ultima volta che ti dico
una cosa del genere, hai capito? Non mi abbasserò più in questo modo,
goditi la tua vittoria, perché ti sconfiggerò, ti schiaccerò…” e
andò avanti a lungo nella sua tiritera.
Rukawa
sorrise, o almeno, un angolo della bocca si piegò in quello che doveva
essere un sorriso.
“A
domani.” Disse, prendendo la sua sacca e dirigendosi alla porta.
Sakuragi
si interruppe di colpo “Fossi matto!!”
“Io
intendevo agli allenamenti, do’aho.”
“Cosa…?
Torna qui, se hai il coraggio!! Non ho ancora finito…” ma stava
parlando al negozio vuoto.
Maledetto,
maledetto e mille volte maledetto!!! Come aveva osato fargli una cosa del
genere!! Ed era stato anche costretto, non poteva stare in quel posto un
minuto più. Domani avrebbe rassegnato le dimissioni, anche se aveva
bisogno di soldi, avrebbe trovato qualcos’altro da fare… magari non
dove si dovevano ringraziare i clienti! Non poteva stare lì, la volpe
sarebbe tornata per ritirare le cose pulite e visto l’ora in cui si era
presentato… no, no!! Quello era veramente un incubo, non poteva stare
ancora lì!!
tsuzuku...
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