La Torta di Bads
Zoro stava placidamente dormendo sul ponte della nave, la schiena appoggiata all’albero maestro. Tutta la ciurma era sul ponte: Rufy e Usopp stavano pescando, Chopper li guardava pieno di ammirazione e Nami era seduta sotto un ombrellone con Robin, quest’ultima che le raccontava la trama di un libro. Improvvisamente la porta della cucina si aprì rivelando l’alta figura di Sanji uscire con un’immensa torta in mano. “A raccolta ciurma!” disse a voce alta, attirando l’attenzione di tutti: “Il vostro buon Sanji vi ha preparato una specialità!” Rufy, Usopp e Chopper si alzarono immediatamente esultando dalla gioia. Nami e Robin fecero per alzarsi per andare a mangiare in cucina, quando Sanji le fermò. “Ferme, ferme! Non voglio che vi affatichiate… ve la porto io la torta!” disse sorridendo. Intanto gli altri tre componenti della ciurma saltavano e ballavano, felici come delle pasque, urlando qualcosa come “Che bello! Che bello! Mangiamo la torta di Sanji!”. Sanji scese velocemente le scale reggendo sopra di sé la torta, tenendola fuori dalla portata di Rufy. Usopp, osservando lo sguardo goloso del capitano decise di spostarlo bruscamente, temendo per l’incolumità della torta. La faccia del capitano andò così a spiaccicarsi sul duro legno della nave, suscitando il grido trionfale di Usopp che aveva inevitabilmente lasciato l’impronta inconfutabile della sua scarpa sulla nuca di Rufy. Fu un vero peccato che in quel momento Sanji non lo vide, perché il giovane cuoco inciampò nel corpo del ragazzo di gomma, perdendo l’equilibrio e cadendo in avanti. Così, in una scena a rallentatore, tra sguardi stupiti, gridolini spaventati e bocche spalancate, la bellissima (e forse altrettanto buona) torta andò a spiaccicarsi sul corpo di Zoro, che dormiva beatamente poco distante. Un silenzio irreale avvolse la ciurma negli attimi seguenti. Tutti i pirati, con i sorrisi morti sulle labbra, guardavano la torta, o per meglio dire, ciò che ne era rimasto, sul corpo di Zoro che strizzò gli occhi cominciando a svegliarsi. Nami si alzò e andò incontro a Rufy, che si stava alzando; quando gli fu vicino cominciò a sbraitargli contro, urlando come una pazza e prendendolo a pugni. Sanji si alzò come se nulla fosse successo e sorrise. “Per fortuna avevo previsto qualche inconveniente… c’è un’altra torta che vi aspetta in cucina!” disse sorridendo alle due ragazze. Nami si immobilizzò e sorrise correndo in cucina. Rufy saltellò tutto contento fino in cucina, seguito a ruota da Chopper e Usopp. Anche Robin si alzò per andarci, e quando arrivò in cima alle scale si voltò a chiedere a Sanji se non veniva. “Arrivo subito mia sirena! Prima sveglio questo zuccone!” Robin sorrise ed entrò in cucina, chiudendo dietro di sé la porta. Quando fu solo, Sanji svegliò lo spadaccino. Zoro mosse impercettibilmente le labbra, sbadigliò vistosamente e si stiracchiò. Solo quando si sentì parecchio appiccicoso decise di aprire gli occhi. “Ma… ma… che cos’è successo? Cos’è questa roba?” disse allibito guardando la coltre di panna che ricopriva il suo corpo. “Quella roba era la mia torta, ovviamente Rufy l’ha fatta cadere addosso a te…” disse Sanji osservandolo. “Che dannato imbranato…” disse Zoro, più a sé stesso che rivolto a qualcun altro. Zoro sollevò lo sguardo a guardare il cuoco di bordo, perché stava ancora lì? “Beh? Cosa vuoi?” disse Zoro provando ad alzarsi, ma Sanji fu più veloce e, con uno scatto felino, bloccò lo spadaccino contro l’albero maestro, sedendosi sulle sue gambe. “Si può sapere cosa diavolo stai facendo?!” gridò Zoro guardando l’espressione tranquilla e seria di Sanji. “Dove vuoi andare?” mormorò il biondino, provocando dei brividi a Zoro. “Dove vuoi che voglia andare? A lavarmi idiota!” disse Zoro arrabbiato, ma sebbene il suo tono fosse così furente, si sentiva spaesato a sentire il corpo dell’amico così vicino al suo. Ma fu solo la frase successiva di Sanji a confonderlo ancora di più. “Non permetterò che tu vada a lavarti, non prima di averti ripulito” disse lasciandosi sfuggire un sorriso poco convincente. Il volto dello spadaccino diventò di tutte le sfumature del rosso e, prima che riuscisse a formulare un pensiero decente, Sanji si avventò sul suo collo, mordendolo e leccando via tutta la panna. Zoro tentò di allontanarsi ma una mano del cuoco gli stringeva la nuca. “Sanji… cosa stai facendo?” disse nascondendo il suo sconcerto dietro una risata tirata. “Mmm… assaggio la mia torta…” disse semplicemente passando dall’altro lato del collo, intercettando un gemito del ragazzo: “E’ davvero molto… buona” aggiunse in tono sensuale. Zoro sentì una scossa lungo la spina dorsale e inarcò leggermente la schiena, facendo aderire per un istante, il suo corpo a quello di Sanji. Il biondino però lo prese per le spalle e lo spinse contro l’albero, sentendo un flebile gemito di delusione. “Che fai sciocco? Così mi sporcherai i vestiti…” disse leccandogli il lobo dell’orecchio: “Vedi di stare buono, o ti dovrò legare…” Zoro abbassò lo sguardo e posò gli occhi su quelli di Sanji, ma faceva sul serio? Ma… era davvero un suo problema in quel momento? Sinceramente non aveva proprio voglia di pensarci. In effetti, voleva solo concentrarsi sulle sensazioni che quelle labbra e quella lingua sul suo collo gli provocavano. Zoro arrossì vistosamente, sebbene non si notasse molto dalle sue guance già rosse, dovute al grande caldo che sentiva in quel momento. Intanto le mani di Sanji cominciarono a vagare sulla maglietta bianca dell’amico, sporcandole di panna bianca. Quando finì di pulirgli il collo allungò due dita vicino alle sue labbra, costringendo lo spadaccino a guardarlo mentre se le puliva. Zoro era estasiato; la sua mente era tutta concentrata su quelle dita lunghe e bianche, che sparivano dentro la bocca di Sanji, chissà come sarebbe stato assaggiare le sue labbra. Non appena finì ripassò le dita nella panna sulla maglia. “Vuoi assaggiare?” mormorò languidamente. Zoro lo guardava, la bocca socchiusa per riuscire a mandare aria ai polmoni, le mani sulle gambe del compagno e gli occhi fissi sulle sue dita. Lentamente si avvicinò con le labbra e aprì la bocca per accogliere quegli invitanti gioielli d’argento. Con calma iniziò a ripulirle, sentendo che ormai i suoi pantaloni erano diventati troppo stretti. Sanji intanto gli ripulì entrambe le braccia, per poi andare a leccare tutto il tessuto della maglietta. Quand’ebbe terminato gliela sfilò lentamente, accarezzandogli tutti i pettorali. Zoro si fece sfuggire un gemito, non sentendosi più in grado di ragionare lucidamente. “Qui non c’è molta panna…” disse Sanji massaggiando il suo torace: “Meglio se scendo un po’…” Così dicendo Sanji prese le spalle del compagno e lo fece sdraiare, per poi dirigersi con entrambe le mani sui suoi fianchi. Zoro chiuse gli occhi estasiato e si rilassò respirando profondamente. Sanji partì a pulirlo dalle ginocchia, salendo lentamente ed eccitando paurosamente lo spadaccino. “Vuoi… farmi impazzire… in questo modo?” chiese Zoro ansimando. “Non è mai stata mia intenzione farti impazzire…” rispose Sanji tranquillamente, continuando a muoversi con naturalezza su quel corpo: “Volevo solo ripulirti…” Passò lentamente all’altra gamba e altrettanto lentamente si avvicinava a completare il suo dolce lavoro. Zoro decise di prendere un po’ di iniziativa, così passò una mano sui sottili fili di seta dorata che erano i capelli di Sanji, giocandoci con le dita e sentendo la loro consistenza con i polpastrelli. Quando Sanji terminò la sua opera di pulizia sollevò il viso e sorrise. “Ho finito…” disse alzandosi e lisciandosi il vestito. Zoro si sollevò sui gomiti e lo guardò allibito. Ma che diavolo stava facendo?
Aveva intenzione di lasciarlo in quello stato? Dopo tutto quello che gli
aveva fatto? Sanji si voltò a guardarlo. “In cucina… devo lavare i piatti…” disse con una naturalezza tale da far arrabbiare ancora di più Zoro. “In cucina?” ripetè incredulo, ma a che gioco stava giocando? “Ma quello che è successo prima…” cominciò a dire, senza la forza di terminare la frase. Sanji continuò a guardarlo senza dire nulla. Zoro si infuriò. “Si può sapere cos’hai da guardarmi così?! Ti sei già dimenticato che è successo prima?” Sanji corrugò la fronte e si avvicinò allo spadaccino. “Perché l’hai fatto?” chiese Zoro arrabbiato. Voleva delle risposte, e subito. “Mi sembrava di essere stato chiaro…” cominciò a dire Sanji accendendosi una sigaretta. Una strana luce sfavillò negli occhi di Zoro. Allora c’era speranza…! “…io non sopporto che il cibo venga sprecato” Zoro spalancò la bocca allibito. “CHE COOOSAAA?!”
Fine (forse…)
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