Roma 13-09-2000

                                                                                                     Mercurio h=19:11

 


La strada di casa sua

di Azriel



Da qualche tempo ormai avevo capito che direzione avrebbe preso l’amicizia tra me e  Paolo.  In realtà non essendo  mai stata una vera amicizia ma qualcosa di più,  con un notevole sottofondo di attrazione fisica, sapevo, o per lo meno una parte di me, già sapeva fin dall’inizio, che strada avrebbe imboccato. La strada di casa sua, il portone, le scale, qualcosa da bere, ed infine il suo letto….

Piccoli baci sul collo che mi facevano sciogliere, le sue mani scorrermi  ovunque.

Mi sfioravano, accarezzandomi in quei punti il cui la sensibilità sembra far diventare l’eccitazione impossibile da sopportare.  Era sapiente, lo era davvero.

Che avesse molta esperienza, al contrario di me, l’avevo immaginato, ma non così tanta da farmi assumere un imbarazzante colorito rossastro ad ogni suo movimento.

E  pure  era bello, era piacevole, venivo sedotto e cullato, trastullato e baciato….

Stavo scoprendo il piacere languido e rilassante del passivo lasciarsi andare senza requie.   Le mani a metà fra impazienza e tranquillità che mi toccavano presero d’un tratto a spogliarmi.  Volò la maglietta, gli anfibi, i calzini, i jeans, i boxer e, mi ritrovai nudo sotto di lui, sotto il suo sguardo indagatore e vorace.

Poi venne il mio turno.  Con non poco imbarazzo cominciai, fui molto più impacciato di lui nel compiere le stesse operazione, non che avessi scusanti tipo strane chiusure di reggiseno o complicatissimi abitini femminili che all’apparenza sembrano semplici sottovesti da sfilare  e poi si rivelano rocche inespugnabili di  virtù come nemmeno le cinture di castità.  Era un uomo anche lui.  Aveva la forma del  mio stesso corpo….   No, non è vero, lui era molto più esile di me, più piccolo di statura, più snello e sottile, ed era bello, di una bellezza quasi femminea.

Aveva dei lineamenti molto delicati e fini, esprimeva grazia ed  eleganza nei movimenti, c’era gentilezza e calore nella sua voce, ma era un amante appassionato, quasi scatenato, selvaggio.  Le mani sui miei fianchi e mi fece sedere a cavallo su di lui, lo sentivo crescere contro di me, mentre dentro di me pensavo alle strane sensazioni che mi provocava.  Non avevo mai vissuto un rapporto sessuale da quella posizione,  non l’avevo mai fatto con un uomo.  Ebbi un attimo di esitazione, mi stesi su di lui e girandolo di peso me lo tirai contro facendolo adagiare sopra di me, torace contro torace, labbra sulle labbra, ma tenendo le gambe ben serrate.  Non ero pronto, non ancora almeno, avevo bisogno di un altro po’ di tempo e di tranquillizzarmi completamente.  Lui capii le mie intenzioni, in fondo l’esperienza gli serviva pure a questo no?  

Prese a percorrermi il corpo con le labbra , con la lingua, mentre con le dita mi sfiorava le cosce, avvicinandosi sempre di più al mio punto infuocato, ma implacabilmente non toccandolo, mi sentivo ardere, impazzire, ero vicino al punto di rottura.   Seguendo l’istinto, deliberatamente allargai le gambe  circondandogli i fianchi  e, lui si avvicinò a me, chinandosi, mi guardò negli occhi, scrutandovi attentamente, poi si allungò oltre di me, arrivando a prendere un preservativo dal cassetto del comodino.  Appena vidi quell’affare, mi venne quasi un attacco di panico, gemetti, mi irrigidii e strinsi il culo, letteralmente.  

Solo in quell’istante mi resi realmente conto  di quello che stavo per fare.  Eppure mi  accorsi  rivolerlo.  Osservai attentamente Paolo aprire il profilattico, metterlo ed infine guardarmi  tra l’interrogativo e il divertito.   Forse l’aveva capito, forse no.

A scanso di equivoci gli mormorai  “ Ehi, vedi di andarci piano….”

Mi fece rimettere a cavallo su di lui  sussurrandomi  “rilassati…. rilassati…. “ .

Si leccò due dita della mano destra e mi penetrò pian piano, sembrava sapere quello che stava facendo, ma io ero nel bel mezzo di una tempesta a metà fra paura, dubbi e, paranoie varie.  Ero talmente impegnato in tale attività meditatoria e a pensare a cosa sarebbe accaduto che nemmeno mi accorsi che era uscito, finché

non sentii la presenza di qualcos’altro  da quelle parti che tentava di entrare.

Dopo due centimetri stavo soffrendo come un cane, più si inoltrava più enumeravo santi, ma continuava ad insinuarsi, a dilatarmi, a spingersi all’interno del luogo più celato di me.  Ero in preda al dolore.  Avrei avuto voglia di urlare. Eppure continuavo a resistere  stringendo i denti mentre lui avanzava.  D’un tratto quell’attrito incandescente terminò. Ero ancora nel mio privatissimo universo di bruciore e imprecazioni.  Ma finì, era dentro e lentamente stavo cominciando a sentire qualcos’altro oltre alle fitte di dolore in quei “paesi bassi”.  Abbassai lo sguardo su di lui e lo vidi stringere i denti per trattenersi.  Poi con una mano cominciò a torturarmi i capezzoli mentre l’altra si chiudeva sul mio membro.  L’essere così stimolato mi fece eccitare nuovamente facendomi dimenticare il dolore appena provato e, soprattutto fece passare in secondo piano il suo muoversi lentamente e delicatamente dentro di me.  Sentendo il piacere crescere mi mossi istintivamente verso la sua mano e, nel tirarmi indietro contro di lui.  Dopo qualche spinta staccai la spina del cervello, corpo e istinto presero il sopravvento nella ricerca del piacere.

Percepivo ancora il dolore, ma era solo un sottofondo accompagnato da una tale nota  di intenso godimento da risultarmi pressoché trascurabile.  Persi contatto con la realtà, il mio mondo era situato in soli due poli : la sua mano intorno a me e lui dentro di me.  I movimenti sempre più febbrili  e, i gemiti sempre più forti preannunciarono il mio grido mentre mi liberavo in un impressionante orgasmo e,Paolo dopo qualche istante mi seguì a ruota venendomi dentro.

Tra le nebbie dell’intontimento post-orgasmico, vidi il suo volto ancora in preda all’estasi e capii le parole della mia migliore amica  “l’assoluto senso di completezza di  dare il piacere e di averti dentro di me”.  Pensai al celebre, quanto poco raffinato, detto popolare “mi sono rotto il culo” nel mio caso non era decisamente solo una metafora…. Sentire lui che usciva da me , mi provocò tante di quelle fitte da vedere le stelline. E caddi. Caddi su di lui, la mia faccia nell’incavo del suo collo, il mio petto su quello ansante di lui, chiusi gli occhi ed emisi involontariamente un gemito. 

Lui mi abbracciò tenendomi stretto, quasi cullandomi, accarezzandomi la schiena, giocando con le dita tra i miei capelli.  Non so quanto tempo rimasi così. Forse qualche minuto, forse fu molto, molto di più.  Poco alla volta il tempo ritornò ad una dimensione reale ed io mi mossi leggermente, quando alzai il viso e lo guardai, 

Paolo sembrava quasi imbarazzato.  Stavo sentendomi estremamente tranquillo e, me ne chiedevo il motivo, ero calmo, quasi totalmente rilassato, nonostante continuassi a sentire un non troppo lieve accenno di fastidio  proprio là.  Pensando che avevo spiaccicato a sufficienza Paolo col mio non certo leggiadro peso, mi scostai da lui e provai a mettermi a sedere, tempo qualche millesimo di secondo in quella posizione e, riuscii a sparare tutto un campionario irripetibile di parolacce, insulti vari e affini, mentre con la coda dell’occhio vedevo Paolo che sorrideva divertito.  Improvvisamente però torno serio e mi disse  “mi dispiace, non avevo capito che fosse tua la prima volta….  Se non quando era troppo tardi ed ero già dentro e il danno già fatto” .  Mi raggomitolai su di un fianco e mentre lo scrutavo gli dissi aggrottando sarcasticamente un sopracciglio “ Lo era…. Brutto violentatore di vergini !! ” . Mi rispose sussurrando con un malcelato sorriso sulle labbra “Cercherò di farmi perdonare, allora….”.   Lo guardai col dubbio dipinto a chiare lettere sul viso ma il suo volto esprimeva davvero rammarico. .  I suoi occhi erano teneri, due enormi laghi azzurri di dolcezza e amore.  Ma c’era  anche qualcos’altro: l’eccitazione della sfida.  E io cominciai ad avere l’acquolina in bocca per l’impazienza di gustarmi quello che Paolo aveva in mente di farmi.  Mi fece stendere sulla schiena, con estrema delicatezza. Mi baciò,  un lungo bacio, languido, lento, estremamente eccitante, poi continuò a toccarmi le labbra con le dita, insinuandomele dentro,poi con quelle, bagnate, seguendo il contorno della bocca, lo zigomo, passò sfiorando le ciglia e su fino all’attaccatura dei capelli.  

Mi prese la testa con entrambe le mani e, ricominciò a baciarmi sapientemente, mentre intrecciava  le dita con i miei capelli.  Dopo si staccò continuando  il suo lento baciarmi sul collo, piano, lasciandomi tutto il tempo di morire di desiderio in quel dolcissimo piacere, mentre  il ricordo della recente sofferenza spariva completamente dai miei pensieri e, la mia crescente eccitazione diveniva sempre più palese.   Scendendo arrivò ad un capezzolo e si mise a giocherellarci  con la lingua, mentre la sua mano scendeva più in basso sull’addome, ai lati solleticandoli,al centro sui peli , fino ad arrivare al mio scettro che ormai si ergeva orgoglioso e impavido, trepidante di ricevere il suo (naturale?)tributo.  Iniziò sfiorandolo con le dita e già io mi irrigidivo  e mi inarcavo verso quella sua mano implacabile e torturatrice in cerca di altro, poi strinse e io ansimante cominciai a cavalcare le prime ondate di piacere.  La bocca, quella sua stupenda e sensuale bocca dalle labbra rosse e piene, si sostituì   alla mano e, da quel momento non furono che frammenti di paradiso.  Il tempo perse ogni tipo di dimensione e riferimento. Il mio desiderio cresceva rapido, intenso, l’eccitazione totalizzandomi e facendo annullare anche le ultime cognizioni di me stesso. Un fuoco caldo, liquido, bruciante nelle mie vene che esplose in un orgasmo tanto forte da  farmi  perdere i sensi per qualche attimo.

Poi tutto si fermò immobile, in silenzio. Solo il mio ansito, il martellare del mio cuore, lo schiocco dei baci di Paolo sul mio collo. Poi il suo respiro regolare sul mio petto.  

Rimanemmo così, io steso, nudo, gambe e braccia spalancate, con la sua testa appoggiata su di me, contro la spalla.  Mi chiedevo come sarebbe finita quella notte, mentre con gli occhi osservavo ogni più piccolo particolare di quel corpo.

Sapevo che Paolo era parecchio più grande di me, aveva varcato i trenta: trentadue, per la precisione, contro i miei ventiquattro.Non dimostrava la sua età però, al contrario di me che tra i due sembravo il più vecchio!!  Ed in effetti era una mia caratteristica quella di apparire un delinquente, arrogante, strafottente con più anni ed esperienza di quanta non ne avesse in realtà, che poi era l’esatto contrario  di come fossi davvero.  Chiusi gli occhi, ero decisamente stanco e abbracciai  Paolo.  

Lo guardai e sorrisi.  Sembrava un angelo con quell’espressione dolce e rilassata sul viso e, quei capelli biondi deliziosamente arruffati, che mi solleticavano la pelle della spalla.  Feci ulteriormente scorrere il mio sguardo sul suo corpo dalla pelle così chiara e per contrasto la mia ancora più scura.  “Opposti” pensai “proprio al contrario….  Lui biondo con gli occhi azzurri, io capelli e occhi neri.  Lui snello e flessuoso, io imponente e pieno di muscoli.  Lui estroverso e solare, io oscuro e solitario.  Lui apparentemente debole e bisognoso di protezione, io fisicamente tanto alto e grosso da mettere paura.  Lui così caratterialmente forte e capace di donarmi affetto e calore, io così fragile e così desideroso di essere circondato dalle sue premure……..”poi  sorrisi “Già…. Ma gli Opposti Si Attraggono……”

 

 

 

Finito di limare (x ora….)il   Roma19-09-2002 

                                        Giove h=20:00

 

 

PS: Racconto nato dalla prima frase scritta x caso su di un foglio in un pomeriggio nel quale cercavo qualsiasi scusa x non studiare…… Direi che la scusa l’ho poi trovata x circa 2 anni a forza di limarlo, aggiustarlo, smontarlo, ributtarlo giù, tanto che dello scritto originario ne rimane giusto la prima frase…… e il titolo ovviamente……  

PS2: Eventuali ortaggi, critiche, commenti, bombe, mine anti-tastiera e non so che altro spedite tutto ad   azriel@quipo.it




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