DISCLAIMER: Idea malata, nata da uno sclero (come la maggior parte delle mie idee :P), ma decisamente tutta farina del mio sacco, da cui si
deduce che tutti i personaggi sono miei… poveri loro ^___^ DEDICHE: A te principessa, sperando che ti
piaccia ^*^ By Sakuya SECONDO CAPITOLO Il sole
filtrava tra le pesanti tende accostante, non doveva
essere troppo tardi a giudicare dal tiepido calore dei suoi raggi. Kade era
sveglio nel suo letto già da un po’, come spesso accadeva negli ultimi giorni
aveva dormito pochissimo, gli incubi continuavano a tormentarlo e la maggior
parte delle volte, al risveglio, di soprassalto, con il tutto il corpo
sudato, il respiro accelerato ed il cuore che batteva a mille, gli occhi
sbarrati si rifiutavano di rivivere le immagini oniriche che così
profondamente avevano scosso il suo sonno. Ma Kade
sapeva cosa infestava le sue notti. C’era
una differenza però, quella notte, tra un incubo e l’altro, aveva sognato quell’episodio in cui aveva provato a ‘salvare’ Drake.
Nella sua mente, già debole perché sottoposta agli altri sogni, il modo in
cui Drake si allontanava da lui non aveva via di ritorno. Improvvisamente era un uomo, come ora, lo chiamava, Drake non si voltava,
e quando cercava di muoversi… qualcosa lo fermava, lo teneva fermo al suo
posto. E come sempre, anche nella vita reale, Drake
non si voltava a guardare se Kade lo stesse seguendo, perché aveva sempre
visto solo la sua schiena allontanarsi. I
delicati colpi alla porta lo fecero uscire da quello stato di trance in cui sembrava caduto dopo aver cominciato a
pensare a Drake, quindi si alzò, infilò pantofole e vestaglia e aprì. Drake
si stupì – o forse no?- del fatto che Kade avesse chiuso la porta a chiave,
ma forse aveva cominciato a farlo da quando degli
estranei si erano stabiliti in casa sua. Lord Briars,
il tutore dei suoi cugini, avrebbe dovuto prendere i ragazzi e portarli a
casa sua, invece aveva ben pensato di stabilirsi nella grande
casa di Dradbury, di certo il suo si stava
rivelando un compito pieno di vantaggi, e lo stesso valeva per quel lurido
verme strisciante e viscido di suo figlio Edward. “Buongiorno.”
Si accorse che la sua voce sembrava lievemente più calda del solito e
giustificò l’evento con la paura, la stanchezza e il dolore che traspariva
dagli occhi del cugino. Che gli avevano fatto per renderlo così? Trattenne un moto
di rabbia al pensiero che lo avessero potuto ferire,
nel corpo come nello spirito dopo le sofferenze che aveva già dovuto subire
per la morte dei genitori, e poi, cercò di mostrarsi assolutamente e
completamente tranquillo. “Buongiorno.”
La voce di Kade era stanca, evidentemente, cosa messa in risalto anche dalle
profonde occhiaie che, alla luce del giorno si
notavano più distintamente, non aveva dormito quella notte… ed anche nelle
notti precedenti. “Alex ha preparato la colazione… scendiamo?” “Sì…
certo… devo prepararmi… arrivo subito…” “Ti
aspetto.” “Ma…” Drake
non ammetteva risposta, si era già comodamente
appoggiato contro lo stipite esterno della porta, così da permettere a Kade
di chiuderla e prepararsi. Kade lo
osservò per un attimo e si accorse che la domanda che aveva nella mente,
stava prendendo forma tramite la voce. “Perché?” Drake
si voltò a guardare il cugino e si rese conto che, lui per primo, non sapeva
perché avesse parlato. “Cosa?” “Tutto
questo… perché?” “Perché voglio occuparmi di voi.” Kade
ebbe un moto d’orgoglio negli occhi. Cosa si era
messo in testa suo cugino? Non aveva bisogno di nessuno,
non DOVEVA aver bisogno di nessuno! “No!” “Come?” “Baderò
io a Kayleen, non c’è bisogno che ti preoccupi!” “E chi
ha detto il contrario… andremo a Londra dopo la colazione.” “Perché?” “Per
parlare con il mio avvocato, verrai con me.” “Sì,
certo… ma hai cambiato discorso…” “Ti
serve nulla a Londra? Faremo venire un sarto anche per te…” “Acquisterò
degli abiti da solo, a Londra, grazie.” “Come vuoi.” “Rispondi.” “A
tempo debito.” Drake fece un mezzo sorrisetto, ma
non c’era allegria, solo amarezza in quel gesto.
Cominciò a scendere le scale e disse a Kade che lo avrebbe aspettato di
sotto. Alex
rideva come un matto mentre Drake entrava in cucina.
Kayleen era al suo fianco, entrambi avevano una
tazza di tè ed un piatto davanti, mangiavano e ridevano come due bambini. “Oh!
Duca! Buongiorno… posso…” Drake osservò Kay per un
lungo attimo e poi fece un sospiro rassegnato. “ Drake…” “Ma…” “Fa
come dice principessa o licenzia anche te!” Alex riservò una strizzatine
d’occhio alla cugina che arrossì lievemente ed uno sguardaccio al fratello. Drake
si limitò a ricambiare con un sopracciglio inarcato. Per tutta risposta si
trovò davanti un piatto quasi gettato lì per caso. “E che
sia l’ultima volta che io o la principessa qui ti prepariamo
la colazione!” “Aspetto
che scenda Kade.” Kay
fissò per un attimo il cugino senza sapere bene cosa dire, mentre Alex
ringhiò come un cane inferocito. Non bastava che gli dovesse preparare la
colazione, il signorino voleva anche comandare! “E
Vossignoria vuole abbassarsi a mangiare qui in cucina oppure vuole che gli
serva la colazione in sala?” Drake scosse la testa
divertito e si avvivò alla porta sul retro. “Preparo
i cavalli, dì a Kade di aspettarmi qui.” Alex
cominciò ad urlargli contro che non era il suo maggiordomo
ma già Drake era fuori, immerso in altri pensieri, la maggior parte
dei quali… anzi tutti… vertevano su Kade. Nella
stalla non si stupì di trovare la carrozza con lo stemma dei cugini e nemmeno
il loro cocchiere che aveva appena finito di strigliare i cavalli. Aveva
visto Kade uscire e parlare con l’uomo pochi attimi dopo che lui era uscito
dalla sua stanza, aveva aspettato alla finestra per vedere se il biondo
cugino si sarebbe limitato a mandare via l’uomo, prendendo al contempo i suoi
bagagli, o se se ne sarebbe andato via. Aveva,
ovviamente, optato per la prima ipotesi. “Davey…” “Vostra
Grazia! Buongiorno!” “Prepara
quel pezzato per Kade e lo stallone nero per me.”
L’uomo si sbrigò ad obbedire ed intanto Drake osservò con molta attenzione la
giumenta focata e lo stallone bianco che avevano trainato la carrozza la sera prima. “Questo
è il cavallo di Kade?” Drake non si voltò nemmeno a guardare l’uomo mentre parlava, era ipnotizzato dal manto e dalla
possanza del cavallo, lo stava accarezzando lievemente ed il cavallo, dopo un
istante di iniziale diffidenza che lo aveva portato a tirarsi bruscamente
indietro, stava ora accettando di buon grado le attenzioni dell’uomo. Drake
si chiese se il cavallo avesse preso dal suo padrone… “Sì
Vostra Grazia e la cavalla è di Lady Worth… sono bestie magnifiche, vero?” “Il
cavallo può arrivare a Londra?” “Sì
certo! Ha una resistenza grandissima, e poi il Conte lo usa sempre per
correre…” “Kade
corre con questo cavallo?” Solo allora Drake si voltò a guardare l’uomo
paffuto e dagli scarmigliati capelli castani. Lui si sentì improvvisamente in
soggezione, come se avesse compiuto chissà quale misfatto. “Sì… al
Conte piace molto uscire per correre nei boschi…” “Capisco…
sella questo allora e porta i due stalloni all’entrata principale, poi entra
e mangia qualcosa.” “Sì,
Vostra Grazia!” Davey scattò subito a preparare i
due cavalli e Drake uscì dalle stalle deciso a fare
due chiacchiere con il cugino, negli abbondanti quaranta minuti che li
separavano da Londra. I due
ragazzi entrarono insieme nelle cucine e lo sguardo che si scambiarono, pensò
Alex, era particolarmente intenso. Tutti e due
avevano un turbinio di pensieri che non faceva altro che accompagnarli e che
riguardava l’altro. Kade si
avvicinò alla sorella e le baciò dolcemente una tempia. “Buongiorno piccola, stai bene?” “Sì
grazie… e tu?” “Benissimo.”
Il suo sorriso non riuscì a convincere la ragazza che si accorse fin troppo
bene delle occhiaie che continuavano a segnare gli occhi verdi del fratello. “Alex…
la colazione…” “E certo! Adesso davvero gli faccio da schiavetto!”
Brontolando Alex ordinò a Kay di rimanere seduta e
servì la colazione agli altri due. “Pensavo
avessi già mangiato… ho impiegato molto a prepararmi… scusa…” “Ho
detto a Davey di sellare i cavalli… ti ho detto che ti avrei aspettato, no?” Kade
sembrò accennare un sorriso e si limitò ad annuire, Drake capì che,
dopotutto, il cavallo aveva realmente preso il carattere del padrone. Kade
ringraziò la lentezza metodica con cui aveva preparato i bagagli, data dalla
fredda consapevolezza che quella era una fuga, più che una visita a dei
parenti, nonostante quello che ripetesse a se stesso. Doveva portare il lutto
per ancora quindici mesi, i suoi vestiti erano solo neri (aveva pensato che
quelli grigi, da indossare gli ultimi sei mesi, li avrebbe potuti comprare in
seguito, ovunque si sarebbe trovato), ma aveva ben
pensato di portare anche abiti per cavalcare. Gli dispiaceva che il lutto
dovesse essere così stretto anche per la piccola Kay, non credeva
che sua sorella sarebbe stata bene in nero, grigio o malva (1), lei era
troppo solare, doveva indossare solo abiti che lo facessero comprendere al
mondo, del resto… il loro dolore si poteva scorgere da ben altre cose che non
il colore degli abiti. I pantaloni
neri attillati, gli stivali di pelle che amava tanto e la giacca pesante
riuscivano a scaldarlo solo in parte dal freddo pungente del novembre
inoltrato, fortunatamente Drake gli aveva offerto un
suo mantello (quello di Kade era ancora zuppo per la pioggia), anche se non
era sicuro che fosse stata una buona idea. L’odore forte e penetrante, ma
allo stesso tempo dolce del cugino lo distraeva dalla strada e non riusciva a
capire il perché. “Te ne
vai a cavalcare nel bosco?” Kade quasi sobbalzò. Avevano cavalcato per un buon quarto d’ora
senza che nessuno facesse un fiato, ed ora Drake se ne usciva con una domanda
del genere. “Sì…
perché?” Il suo tono era chiaramente stupito e Drake sorrise tra sé per aver
suscitato quell’effetto nel compassato cugino. “Smetterai,
potrebbe succederti qualcosa.” “Ma che vuoi che mi succeda?” “Non voglio preoccuparmi, non lo farai.” Kade
non sapeva se scoppiargli a ridere in faccia o se prenderlo a pugni. Da
quando quel burbero e scostante, taciturno e solitario cugino si interessava così tanto a lui? La sua espressione
accigliata gli fece sorgere il dubbio che Drake fosse realmente preoccupato
per lui, ma si affrettò a scartare l’ipotesi, prima che le conseguenze di
quella verità lo assalissero, si limitò ad accettare di buon grado quell’imposizione, deciso a contravvenirvi
quando ne avesse avuto voglia. Il
resto del tragitto fu abbastanza tranquillo, i due scambiarono solo poche
parole, ma il silenzio che c’era, interrotto solo dallo scalpitio degli
zoccoli e di suoni della campagna che, via via si
andavano tramutando in quelli della città, non era pesante od opprimente e
sembrava che i due, oltre ad essere concentrati sulla cavalcata, fossero
abbastanza tranquilli ben sapendo che l’altro non si aspettava niente di più di
quello che ciascuno, in quel momento, aveva da offrire. Ed anche se per
motivi diversi, sia Kade che Drake, in quegli
attimi, non potevano fornire che silenzio. La
mente di Kade era concentrata su cosa fare se Drake non fosse
riuscito ad ottenere la custodia, su come doveva comportarsi con
quello strano cugino, su come affrontare gli incubi che continuavano a
tormentarlo. Drake, dal canto suo, era immerso in pensieri del tutto simili.
Pensava al modo migliore, legale o non, per ottenere la tutela dei cugini,
cercava di capire cosa potesse essere successo in
quei tre mesi. Non erano stati solo gli affari a tenerlo lontano da Hamphshire, era anche stato piuttosto male, aveva avuto una febbre che si era ostinato ad ignorare
finché non si era trasformata in polmonite. Ancora si chiedeva quale santo lo
avesse salvato pur senza esserglisi
votato. Kade era molto cambiato, lo aveva sempre
osservato con attenzione, stando bene attento a non dimostrargli nulla. Già
una volta, per colpa sua, aveva rischiato grosso, e da allora si era
ripromesso di impedire che accadesse di nuovo. L’avvocato
di Drake, Lord Boyd, era un uomo basso e tarchiato,
aveva i capelli brizzolati ed una strana risata, ma era un ottimo avvocato,
il migliore che si potesse trovare in tutta Londra. Ed ovviamente, Drake lo
sapeva, così come lo sapeva suo padre quando gli si
era affidato. Parlarono a lungo con l’uomo che non insistette troppo con Kade
per conoscere i reali motivi che lo spingevano a chiedere di cambiare tutore,
d’altro canto la paura che l’uomo che attualmente
gestiva gli interessi della famiglia dei Conti di Dradbury,
si preoccupasse solo dei propri bisogni e non di quelli dei giovani a lui
affidati, era motivo più che sufficiente per cercare altrove delle persone da
chiamare famiglia. Lord Briars aveva smesso di essere il socio del precedente
Conte da un paio d’anni, ma alla morte del cognato, avvenuta più di un anno
prima, l’uomo aveva stabilito che sarebbe stato l’ex-socio ad occuparsi dei
suoi figli, in caso anche loro avessero perso entrambi i genitori, come era appena accaduto ai suoi nipoti, figli della
sorella di sua moglie, già morta anni prima di malattia. Kade,
per un attimo, aveva anche pensato che Briars
potesse essere colpevole per l’incidente occorso ai suoi genitori, ma i due
erano in Scozia, volevano godersi una seconda luna di miele
quando una tromba d’aria aveva flagellato la zona in cui si trovano,
colpendo persino il loro piccolo ma resistente cottage. Una parte del tetto
era crollata ed i due erano rimasti uccisi sul colpo. Kade
non aveva reagito in alcun modo. Kay aveva urlato, era svenuta e poi aveva
pianto tutte le sue lacrime ed altre ancora per giorni interi. Kade si era
limitato a… a nulla. Non aveva fatto assolutamente nulla. Aveva da subito
preso in mano le redini degli affari di famiglia nonostante Lord Briars fosse calato su di loro
come un avvoltoio in cerca di un pasto, ed avesse cercato di imporre le
proprie scelte a Kade. Fortunatamente a lui spettava l’ultima parola almeno
per gli affari, era stata una precisa disposizione nel testamento di suo
padre, e Kade sembrava ben deciso a non andare contro le ultime volontà del
genitore. Drake
chiese a Kade di attenderlo nell’anticamera mentre lui
sbrigava alcune faccende private ed il cugino non mostrò minimamente la
curiosità che in quel momento lo colse. “Bene,
veniamo a noi.” “Sì
Duca… che cosa vi serve?” “Dei
documenti in cui Lord Briars rinuncia, di propria
volontà ed in mio favore, alla tutela del Conte Dradbury
e di Lady Kayleen Worth.” “Oh… e
come pensate…” L’occhiata
fredda ed il sorriso glaciale che si dipinsero sul volto di Drake convinsero Lord Boyd a non
terminare la frase, in fondo a lui non interessava in che modo il Duca
conduceva i suoi affari, l’importante era ricevere i suoi soldi e non
risultare invischiato in nessun affare sporco, e fino ad allora si erano
sempre avverati entrambi i suoi desideri. Annuì semplicemente e comunicò a
Drake che i documenti appena richiesti sarebbero stati pronti entro un paio
di giorni, e la richiesta di affido non sarebbe
stata inoltrata alla corte prima che Drake avesse cercato di ottenere la
tutela seguendo i propri mezzi. “Andiamo?” Drake
uscì dopo che l’avvocato lo ebbe rassicurato ed attese che Kade si alzasse
per seguirlo. Si era accorto fin dalla prima colazione che i movimenti di
Kade, a volte, apparivano troppo lenti, ed il fatto che ci avesse messo
almeno venti minuti a prepararsi era stato un altro segnale. Kade era provato
oltre ogni dire, Drake si chiese come faceva a reggersi ancora in piedi, a
giudicare dalle occhiaie dovevano essere settimane che non dormiva
decentemente o che lo faceva per troppe poche ore. Quella era un’altra cosa
che Drake voleva sistemare a tutti i costi. Fecero
la seconda colazione in un caffé, Kade, proprio come la mattina, toccò pochissimo
cibo, e si limitò a scambiare solo alcune parole con il cugino. Quando uscirono per dirigersi dal sarto di fiducia di Kade,
Drake si decise ad affrontare almeno parte dei problemi. “Se continui così ti ammalerai.” “Cosa?” Kade si voltò lentamente verso il cugino senza
essere certo di aver capito bene. I cavalli erano stati lasciati alla
residenza londinese di Drake, dove i due avevano fatto una sosta brevissima,
giusto il tempo di lasciare i cavalli e prendere il phaeton
(2). Kade notò che almeno lì la servitù, seppur poca, continuava ad esserci. “Mangi poco, non dormi… vuoi ammalarti? “Non ne
ho alcuna intenzione… non ho molta fame ultimamente
e… la notte… soffro di incubi, tutto qui…” Kade
fece una smorfia mentre parlava dei suoi incubi ma
si affrettò a reprimerla ed a nascondere il suo disagio dietro un’incurante
alzata di spalle. Drake
si disse che, prima o poi, avrebbe scoperto da cosa
derivassero quegli incubi, ma aveva anche capito che con Kade avrebbe dovuto
procedere per gradi, con lentezza avrebbe dovuto scalare le sue difese,
abbatterle, ed allora avrebbe scoperto la verità. “Bene…
vedremo come fare.” Drake
diceva sempre queste cose. Decideva lui per tutti, a lui spettava l’ultima
parola e puntualmente se la prendeva. Kade ammirava la sua risolutezza eppure
non poteva fare a meno di pensare che con lui era
tempo sprecato, Drake non avrebbe cavato un ragno dal buco se voleva scoprire
cosa attanagliava l’anima ed i pensieri di Kade, di questo il biondo ne era
fin troppo certo, ma a volte, le certezze troppo radicate, si rivelano essere
anche errate, solo che Kade badava bene a non pensarci. Towers, il sarto di fiducia di Kade, fu talmente contento di
vedere, dopo tanto tempo, uno dei suoi migliori clienti che impiegò tre delle
sue migliori lavoranti pur di assecondare, in ogni sua decisione, il Conte. Drake
poté osservare che il cugino non aveva alcuna voglia di mettersi in ghingheri, stava scegliendo abiti talmente semplici da
apparire persino banali. Lui si era accomodato su di un comodo divano di
velluto rosso ed osservava, con apparente disinteresse, Kade che sceglieva
giacche e pantaloni. Ad un certo punto, entrando un altro cliente, Towers fu costretto a lasciare soli i due uomini, mentre
le donne era intente a confezionare gli indumenti scelti
fino a quel momento dal Conte. “Non
vuoi tornare a casa a prendere gli abiti?” Kade quasi sussultò. Non che si fosse dimenticato della silenziosa presenza alle sue
spalle, ma il pensiero di tornare nella villa, dopo la fuga della notte
precedente, lo stava facendo agitare fin troppo. “No…
andrò lì solo quando tu avrai la tutela… scusa se
fino ad allora ci stabiliremo in casa tua... ovviamente se tu non volessi…” “Resterai
anche dopo la tutela.” Il tono di Drake era stupito più che perentorio, Kade voleva forse sparire dalla sua vita dopo esserci piombato
così di prepotenza e nel cuore della notte? Ovviamente non glielo avrebbe
permesso. “Drake
non credo che tu…” Il
ritorno del sarto non permise a Kade di terminare la frase ed il ragazzo
attese di essere da solo con il cugino, venti minuti dopo, sul suo phaeton, per riprendere il discorso. Doveva mettere ben
in chiaro, e da subito, come si sarebbero svolte le cose. “Drake,
riguardo a prima… io mi occuperò dei miei affari e
di Kayleen.” “Ovviamente.” “Ed allora capisci bene che non posso rimanere a vivere da
te!” “Bene,
andremo da voi, è uguale.” Kade
non credeva possibile che Drake si ostinasse a non capire, di certo lo stava
facendo solo per farlo irritare. “Drake…
forse non hai capito… vorrei che la tua tutela fosse
solo nominale… sarò maggiorenne tra soli due anni e…” “E niente. Mi occuperò di te.” “No!” Drake
osservò il cugino per un lungo istante prima di
scendere dal phaeton e dire allo stalliere che li
aveva accolti di preparare i cavalli. Era già tardi e di certo il buio li avrebbe colti a metà strada se non si fossero sbrigati. “Continueremo
a casa.” Kade
accettò riluttante e diede ordine di far consegnare,
il giorno seguente, i suoi acquisti alla residenza di Hamphshire. Il
viaggio di ritorno fu silenzioso come quello dell’andata, ma stavolta si
poteva respirare una tensione crescente provenire da Kade. La
porta venne aperta da un uomo alto, magro, impettito
tanto da sembrare inamidato insieme ai suoi abiti da maggiordomo. “Bentornato
Vostra Grazia. Io sono Sterns, il nuovo
maggiordomo.” Drake
entrò osservando distrattamente l’uomo. Stavolta Alex sembrava aver scelto un
generale più che un maggiordomo, e la cosa non gli piacque molto. “Lui
è…” “Bentornato
anche a voi Conte. Spero che i vostri affari a Londra siano
andati bene Vostra Grazia, se volete accomodarmi darò ordine che la
cena sia servita subito.” “Mio
fratello?” “Lui e
Lady Worth sono in biblioteca ed attendevano il
vostro rientro.” “Bene.” Drake
si diresse in biblioteca senza dire niente, convinto che Kade lo avrebbe
seguito anche senza bisogno che lui glielo dicesse. Il cugino, invece, si
diresse verso le scale, infischiandosene di quello che Drake aveva imposto,
anche senza parlare. Drake
si disse che avrebbe dovuto chiarire, ed anche molto
in fretta, con Kade come sarebbero dovute andare le cose. Forse non era poi
docile come il suo cavallo… Sterns avvisò i tre ragazzi in biblioteca che la cena era
pronta e si informò se dovesse anche avvisare il
Conte. “Il
Conte è qui e arriverà immediatamente.” Kade
entrò in biblioteca proprio mentre Sterns aveva posto la sua domanda. Drake era tentato di
mandarlo al letto senza cena come un bambino, ma poi pensò che sarebbe stato
lui ad apparire un bambino. Kade
andò diretto dalla sorella passando accanto al cugino, in piedi accanto al
caminetto acceso, come se lui non fosse nemmeno lì. Salutò Kay con un bacio
su di una tempia e le chiese se aveva passato una buona giornata. Mentre
Kay e Alex si scambiavano uno sguardo interrogativo, non capendo il comportamento
di entrambi i fratelli, Kade passò nuovamente al
fianco di Drake, con la sorella al braccio, ignorandolo di nuovo, proprio
come se fosse invisibile od assente. Alex
pensò che sembravano una coppietta che aveva appena
avuto un litigio, poi scosse vigorosamente la testa cercando di allontanare
quel pensiero ridicolo. La cena
fu quasi divertente. Alex e Kay continuavano a ridacchiare al ricordo di
tutto quello che avevano fatto durante la giornata. Era
stato estenuante istruire la nuova servitù, ma allo stesso tempo anche
divertente, e fortunatamente Alex, il giorno precedente, quando il fratello
aveva licenziato in blocco la servitù, si era sbrigato a mandare un
messaggio, tramite l’unico stalliere che era ancora al lavoro, alla residenza
londinese perché la capo-cameriera, che teneva
prudentemente d’istanza in quella casa, gli mandasse personale da esaminare.
Alex dal canto suo c’era ormai abituato e le frecciatine
al fratello non mancarono. Kade partecipò attivamente alla conversazione, ad
un occhio poco attento poteva sembrare che si fosse decisamente
ripreso dalla sera prima, ma Drake vedeva chiaramente che i suoi occhi erano
ancora di un verde torbido, segno evidente di quello che doveva agitarsi nel
suo animo. Kade
dal canto suo cercava di mostrarsi il più rilassato possibile. Sapeva bene
che dopo cena lo avrebbe atteso una lunga, lunga, lunga
ed estenuante chiacchierata con il cugino, per questo cercava accuratamente
di evitarlo, ed arrivando a fingere che non fosse lì al tavolo con lui poteva
quasi sentire l’agitazione calmarsi, ma erano solo sensazioni momentanee. Gli
occhi di Drake fiammeggiavano, erano di un nero acceso e brillante ed ogni
volta che si posavano su di lui, Kade poteva sentirli scorrergli addosso,
superare la carne, le ossa ed arrivare fin dentro il suo animo.
Fortunatamente erano solo sue fantasie, perché se Drake avesse
visto cosa c’era in lui, allora… “Sterns fai i miei complimenti alla cuoca, la cena è stata
deliziosa.” “Certo
Conte.” “Bene…
io vorrei ritirarmi, ma credo che qualcuno me lo impedirà…” Kade sorride
dolcemente a Kay che era seduta davanti a lui e che
lo osservava senza capire. Drake si alzò gettando il tovagliolo sul tavolo e
cominciò a dirigersi verso la porta a passo di carica. Ma che si era messo in testa quel ragazzino? Se voleva
farlo uscire dai gangheri quello era proprio il modo
giusto! Gli mancava solo tanto così dal farlo arrabbiare veramente, ed
allora… “Studio…
ora!” La voce
di Drake era affilata, era davvero nervoso e Kade lo
sapeva. Sorrise alla sorella come a sottintendere che era quello
ciò a cui si riferiva, le diede il bacio della buonanotte ed augurò una
serena notte anche al cugino prima di uscire dalla sala e seguire Drake. Kade si
chiuse la porta alle spalle con tutta calma. Drake
era davanti al camino, in piedi, osservava il fuoco scintillare e
scoppiettare al suo interno, i suoi occhi riflettevano tutti i bagliori e le
luminescenze delle lingue di fuoco, ed il tutto, la strana ombra che il fuoco
ardente faceva risaltare sul suo viso, lo faceva
apparire temibile, eppure… Eppure c’era qualcosa in lui… Kade lo sentiva… lui non gli
avrebbe fatto del male, in nessun modo, anche perché, probabilmente, non lo
vedeva nemmeno. “Che ti sei messo in testa?” “Sapevo
che saresti stato arrabbiato, ho cercato di non aumentare la tua e la mia
irritazione.” “La tua?” La voce di Drake si era alzata
di poco, quel tanto che poteva far comprendere appieno che stava per
esplodere una nuova tempesta. “Drake,
non ho alcuna intenzione di farti da figlio! Sposati e fanne uno tuo, ma non provare ad atteggiarti a padre
con me!” “Figlio?
Di che diamine stai parlando Kade?” La voce di Drake ora
si era abbassata notevolmente, questa volta sì che incuteva un senso di
paura. Kade decise che era meglio stargli alla larga
e si sedette sul divano alla parete opposta. “Cos’è questo tuo improvviso bisogno di essere realmente il
nostro tutore?” “Kade…”
Drake prese un profondo respiro e cercò di calmarsi. Andò a versarsi un
brandy e ne porse uno anche al cugino. Pur non
rifiutando il bicchiere, Drake si accorse che, proprio come la sera prima,
Kade non bevve nemmeno un sorso. “Non ti
piace il brandy?” Kade distolse lo sguardo per un attimo, come se qualcosa
nel fuoco, mossosi tra le braci ardenti, lo avesse colpito, poi tornò a
fissare il cugino e Drake lesse qualcosa nei suoi occhi, anche se i riflessi
delle fiamme gli impedirono di capire cosa fosse. “No, tutt’altro…” Kade bevve un sorso, lo fece lentamente,
come se stesse per assaggiare del veleno, poi poggiò il bicchiere su un basso
tavolino in rovere accanto al divano. “Voglio
prendermi cura di te.” Kade credette di non aver sentito bene ed era certo che se il
cugino avesse ripetuto la frase, questa avrebbe assunto
tutto un altro significato. “Scusa Drake, cosa hai detto?” “Hai
sentito benissimo.” La
risposta che sperava di non sentire fu quella che, invece, le orecchie di
Kade udirono. Fu la sua mente a non sentire perché non gli sembrava possibile
che Drake si fosse voltato a guardarlo. Dopo un attimo in cui sembrò credere
a quelle parole si rese conto che, purtroppo, non
era davvero possibile che ciò fosse accaduto. Quella non era una strada da
percorrere, era una via senza uscita, e Kade non voleva trovarsi più in
trappola, mai più. “Mi
sembra un po’ tardi.” “Come?” “In tre
mesi… quante volte ti ho visto?” “Ti
avevo invitato da noi…” “Tu
credi se avessi potuto scegliere avrei rifiutato e
per giunta, ti avrei fatto rispondere da Lord Briars?
Mi ha detto di quel messaggio solo dopo avervi mandato il suo messaggio!” “E gli altri? Ne sono seguiti altri tre.” Drake ora
cominciava ad alterarsi di nuovo, ma non con Kade. Aveva già compreso che c’era qualcosa che lo impauriva, qualcosa che lo spingeva a
fuggire lontano da tutto e tutti così da non poter rimanere di nuovo ferito,
doveva solo capire se era ancora la ferita per la morte dei genitori a
dolergli o se ne fosse presente anche un’altra. “Cosa?” Gli occhi di Kade scintillarono di stupore e quello
fu il primo barlume di luce che Drake vide brillare negli occhi del cugino. Si
avvicinò alla scrivania e gli porse tre messaggi a cui la risposta era sempre
la stessa, un secco ma educato rifiuto, e tutte e tre erano firmate dal suo
attuale tutore. Le osservò per un attimo e poi cominciò a tremare. Strinse le lettere così forte in mano che Drake pensò che stesse
per strapparle. “Ti sei
tacitato la coscienza così, no? Io non ti rispondevo e tu ti sei fidato della
parola di uno sconosciuto? Poteva stare accadendo di tutto a Dradbury, ma a te che importava? Avevi chiesto e ti era
stato risposto!” Drake
capì cosa voleva dire il cugino, a prima vista sembrava che realmente se ne
fosse infischiato, preoccupandosi solo di zittire la sua coscienza o i
pettegolezzi che avrebbero potuto sollevarsi. “Sono stato male… non ho potuto muovermi dal letto…” Kade sembrò vacillare per un istante, guardò Drake negli occhi
e prese a tremare più forte. Drake si tolse la giacca e fece per metterla
sulle spalle del cugino, ma come si avvicinò, Kade prese a tremare ancora di
più. “Ti sei
ammalato!” La voce di Drake era dura, non era in collera con Kade, ma con se
stesso perché non riusciva a capire cosa ci fosse in lui che desse così
fastidio a suo cugino, era la seconda volta che tremava incontrollatamente
mentre lui era al suo fianco. Lo prese in braccio e per un attimo Kade
si irrigidì smettendo di tremare. “Andrà
tutto bene…” Furono
solo tre semplici parole, ma ebbero l’effetto di calmare immediatamente Kade.
La voce dolce e bassa di Drake era una sorta di balsamo
lenitivo, sembrava in grado di cancellare tutto il resto. “…
Promettilo…” La sua voce era appena un sussurro mentre Drake, sempre
tenendolo in braccio e dopo aver salito le scale
stringendolo forte al suo petto, stava aprendo la porta della sua camera. Lo poggiò sul letto, le coperte erano state già scostate, il
camino acceso. Gli tolse le scarpe e le giacche e lo coprì. “Non
sono un bambino…” “Riposa
ora…” Drake accennò un sorriso ma Kade non poté fare
a meno di pensare che non aveva promesso, forse non aveva nemmeno sentito, ma
gli era troppo vicino, non poteva non aver udito il suo grido… la verità era
che non aveva voluto farlo, si disse Kade. Drake
spense le lampade, gli diede un dolce bacio sulla fronte e gli augurò la
buonanotte uscendo. Kade si addormentò con quel profumo indescrivibilmente
bello e non paragonabile ad altro se non a Drake. Drake continuava a camminare
incurante del resto, più Kade cercava di fermalo,
più allungava le braccia, più Drake sembrava allontanarsi. Fece un passo, un
altro, cominciò a correre nella speranza di raggiungere
Drake che sembrava aver percorso un tragitto lunghissimo. “Drake!” Drake continuava a non girarsi,
non lo guardava, non lo sentiva. “Drake!” Urlò
più forte, cercò di raggiungerlo. Per un istante gli parve essere
quasi vicino alla sua meta, ma… all’improvviso non poteva più muoversi, era
fermo, qualcosa lo tratteneva. Delle mani enormi lo
stringevano, lo tenevano così forte da non permettergli di raggiungere
Drake. “Drake!” Urlò di nuovo, ancora, ed
ancora, ancora solo quel nome sulle sue labbra, mentre le ombre lo
inghiottivano, mentre quelle mani continuavano a trattenerlo. Il buio divenne
troppo forte, lo stava risucchiando e lui non poteva fare niente… “Drake!” Se solo Drake si fosse voltato, se solo… Kade si
svegliò di soprassalto, urlando. Era completamente sudato,
aveva l’affanno, tanto da non riuscire a respirare. Si accorse solo in
quel momento che non aveva chiuso la porta a chiave e vederla che si apriva
di scatto gli bloccò il cuore nel petto... Drake
corse al fianco del cugino, aveva solo i pantaloni indosso, si sedette al suo
fianco e lo strinse tra le braccia, tanto in fretta e così in forte che lui continuava
a non riuscire a respirare e non aveva potuto tirarsi indietro. “Kade
che succede? Hai urlato il mio nome…” “Kade!”
Kayleen comparve sulla soglia della porta con solo una camicia da notte
bianca indosso ed il fiato corto. Era corsa non appena aveva sentito Kade
urlare. Alex arrivò subito dopo di lei, un coltello in mano. “Che succede?” “Niente,
Kade ha fatto un incubo.” Il cugino ancora non riusciva a parlare e Drake si
assunse il compito di farlo al posto suo. Anche Sterns fece la sua comparsa sulla soglia della porta, la
vestaglia nera in perfetto ordine ed una lampada ad olio in mano. “Vostra
Grazia… tutto bene?” “Sì…
andate, ci penso io a Kade.” “Ma… Kade…” Kay osservò a lungo il fratello, solo allora si
accorse che le sue mani erano artigliate alla schiena di Drake, gli stringeva
le scapole come se fossero state l’unico appiglio a cui sostenersi per non
affondare. Kayleen si rilassò ed accettò la mano di Alex
che si posava sulla sua e la conduceva dolcemente alla sua camera. Sterns si assicurò ancora che il Duca non avesse bisogno
di lui e poi si ritirò. Quando la porta si chiuse, l’oscurità si riappropriò della
stanza, solo il fuoco rischiarava debolmente le due figure, ancora strette
sul letto. Kade nascose il viso sul collo di Drake e si aggrappò ancora più
strettamente a lui, non si rendeva pienamente conto di quello che stava
facendo, Drake vedeva che le sue barriere e tutte le sue
difese erano completamente abbassate. Lo
osservò attentamente mentre lo metteva di nuovo
sdraiato, i suoi occhi erano sbarrati per il terrore, e sembravano ancora più
grandi e così maledettamente teneri e bisognosi di protezione. Drake si stese
accanto al cugino e lo prese tra le braccia, lui si
rannicchiò contro il suo petto senza dire niente. “Non puoi… stare qui… non è… conveniente…” Drake
fece una piccola risata, Kade sembrava una dolce fanciulla
che respingeva un corteggiatore insistente. “Te lo
prometto.” Quella
risposta aveva tardato ad arrivare, Drake doveva pensarci, doveva
comprendere se quello che era, se i suoi sentimenti, se quello che cominciava
a provare, gli avrebbero permesso di fare andare tutto per il meglio. Ma ora non aveva più importanza, Kade aveva urlato il suo
nome nel sonno, Kade aveva bisogno di lui, solo questo contava. E lui ci sarebbe stato, sarebbe stato lì, pronto, ad ogni
minimo richiamo, finché, infine, Kade non fosse stato completamente sereno e
felice. “Cosa?” “Andrà
tutto bene.” Kade
allungò le braccia e strinse Drake intorno alla vita con una forza che, in
quel momento, il cugino non credeva potesse
possedere. Le mani del moro presero a scivolare lentamente
ma dolcemente lungo la sua schiena, le braccia lo tenevano al caldo ed
al sicuro. In quel
momento, in angolo remoto della testa di Kade una voce urlò che quello era
l’inizio, che tutto, ora, sarebbe andato al proprio
posto, ma il sonno incalzante non gli permise di udirla e così scivolò in un
sonno privo di sogni ed incubi, un sonno, per la prima volta dopo mesi,
realmente tranquillo, mentre il calore di Drake lo cullava. FINE CAPITOLO 2 NOTE 1- A
questi tempi il lutto andava portato per un anno e mezzo. Si doveva indossare
il nero per un anno, il grigio per tre mesi e il malva
per i restanti tre mesi, ovviamente non si poteva partecipare a feste o ad
eventi mondani, e questo valeva per le donne così come per gli uomini (che
però indossavano solo il grigio negli ultimi sei mesi). 2- Il phaeton è quel tipo di carrozza scoperta, con le ruote
alte e grandi, che può essere condotta direttamente
dal proprietario, senza bisogno di cocchiere. |