DISCLAIMER: Idea malata, nata da uno sclero (come la maggior parte delle mie idee :P), ma decisamente tutta farina del mio sacco, da cui si deduce che tutti i personaggi sono miei… poveri loro ^___^

DEDICHE: A te principessa, sperando che ti piaccia ^*^


LA STAGIONE DEI BALLI

By Sakuya

 

PRIMO CAPITOLO

 

 

Inghilterra, 1831

 

La pioggia scendeva fitta, batteva talmente forte da far sembrare che non esistesse altro nel creato. Il cielo nero borbottava il suo continuo dissenso verso i mali del mondo con tuoni e lampi che rischiaravano la notte, illuminando campi bagnati, strade fangose e case, le luci spente ad indicare che tutti gli abitanti dormivano.

Il vento batteva forte contro le finestre, era una tempesta in pieno stile.

La carrozza continuava la sua incessante corsa, i due occupanti, stretti per tenere almeno un po’ più distante il freddo, erano in silenzio, non c’era bisogno di parole, la decisione, ormai, era stata presa. Il cocchiere rallentò fino a fermarsi. Avevano oltrepassato i cancelli, stranamente aperti, del parco che conduceva a quella immensa villa. Gli alberi, alti e maestosi, costeggiavano il viale principale che conduceva alla tenuta.

La casa si stagliava contro la notte, apparendo anch’essa nera come tutto ciò che la circondava.

“Aspetta a portare i cavalli nella stalla Davey, intanto entra nella carrozza e riparati… forse dovremo ripartire…”

“Certo Conte, come volete!” L’uomo non si fece ripetere due volte l’ordine e balzò giù dal suo sedile per rifugiarsi da quel tempo da lupi all’interno della vettura. Era stato sorpreso di essere svegliato nel pieno della notte dal suo padrone che bussava incessante alla sua casupola vicino alle stalle, ma il padrone era sempre il padrone, e lui era sempre stato fedele al vecchio. Il ragazzo, ora, sembrava in grado di prendere le redini della famiglia, forse era un po’ troppo tenero, ma in gamba, e di certo era infinite volte migliore di quel viscido… quindi non fece obiezioni al comando di uscire in quel preciso momento, nonostante il diluvio che imperversava, l’importante era, si disse, che non si creassero problemi per il futuro…

Kade osservò per un istante che parve lunghissimo sua sorella, avvolta nel mantello, con il cappuccio tirato fin quasi sugli occhi per difendersi dalla pioggia, il suo cappotto, nonostante tutte le proteste di lei, stava servendo per offrirle un minimo di riparo, ma sembrava tutto inutile contro quella pioggia incessante.

Prese un lungo, profondo respiro e poi fece quel passo che lo divideva dalla porta. Kayleen rimase un passo dietro di lui, pronta a scattare nella carrozza se qualcosa fosse andata storto. Nessuno dei due era disposto a tornare da dove venivano, e di certo, se il Duca avesse avuto quell’intenzione non sarebbero rimasti a casa sua nemmeno un solo istante.

Kade bussò, forse troppo forte e con troppa sollecitudine, ma la pioggia era una buona giustificazione.

Nessuna risposta.

Bussò di nuovo, e poi ancora. Si domandò se in casa ci fosse nessuno, ma anche se il Duca fosse stato nella sua residenza londinese, almeno qualche servitore avrebbe dovuto esserci.

Guardò Kayleen che ricambiò il suo sguardo interrogativo, bussò di nuovo, poi, cominciando a preoccuparsi, dimenticò le buone maniere e diede dei colpi così forti alla porta che sembrava quasi che volesse buttarla giù.

 

Drake si girò dall’altra parte coprendosi il viso con il cuscino. Perché il vento faceva così tanto chiasso? All’improvviso si rese conto che, forse, c’era una vaga possibilità che qualcuno stesse bussando alla grande porta in noce che costituiva l’ingresso principale alla casa. Ma chi mai avrebbe potuto essere nel mezzo della notte e con quel tempo? Si disse che ci avrebbe pensato Harris ad aprire la porta, poi ebbe un’altra illuminazione. Aveva licenziato, proprio quella sera, e per la quarta volta nel giro di quattro mesi, tutta la servitù. Ricompensati tutti della perdita del lavoro con una lauta mancia, nessuno di loro aveva fatto troppe storie ad andare via. Che ci poteva fare se odiava la servitù e chiunque fosse troppo ossequioso nei suoi riguardi? Per un attimo pensò che Alex si sarebbe alzato e ci avrebbe pensato lui. Ma chi prendeva in giro? Era lui quello ad avere il sonno leggerissimo, Alex non si sarebbe svegliato nemmeno se si fosse svolta una guerra nelle sue stanze.

Si alzò, accese una candela, registrò mentalmente di dover attizzare il fuoco una volta tornato, e poi si recò, con il solito umore nero, l’espressione imperscrutabile ed il viso inespressivo, verso la porta della stanza.

Il pavimento freddo gli fece drizzare i peli su tutto il corpo, ma cercò di ignorare la sensazione, perché non era davvero da lui tornare in camera a mettere pantofole e vestaglia. Dormiva con dei semplici pantaloni addosso, ed anzi che indossava almeno quelli! Andò ad aprire pronto ad uccidere chiunque si fosse presentato, non importava il motivo che adduceva!

Nonostante la luce fioca della candela e la pioggia fitta che non lasciava vedere molto in là, il viso di suo cugino, senza cappotto, con solo una giacca, una semplice camicia e dei pantaloni addosso, tutto bagnato e sgocciolante gli apparve ben chiaro. Non disse nulla, si limitò a guardarlo, cosa che fece anche Kade per un lungo istante.

“Vostra grazia… mi dispiace disturbarvi… mi rendo conto dell’ora… io e Kayleen… avremmo bisogno di ospitalità…”

Kade non riuscì a finire la frase perché la mano forte e determinata del cugino l’afferrò per un gomito e lo condusse al di là della soglia, sottraendolo così all’acqua e con il preciso, tacito ordine, a sua sorella di entrare a sua volta.

“Alex!” La voce di Drake non si alzò molto, solo in quel momento i due nuovi arrivati poterono vedere la luce di una lampada ad olio che si muoveva tremula sul ballatoio e si accingeva a scendere le scale.

“Drake ma perché cavolo hai licenziato la servit… Kayleen!! Cugina!” Alexander fece di corsa gli ultimi dieci gradini e andò a stringere le mani bagnate della cugina.

Che piacere vedervi! Che ci fate qui?”

Kayleen si discostò leggermente e fece un inchino, riprendendosi finalmente dal gelo che le arrivava fin nelle ossa e ricordandosi le buone maniere. Salutò con deferenza il Duca di Hamphshire e poi fece un inchino con la stessa eleganza anche nei confronti di suo fratello, il Marchese di Gresham.

Alex fece una mezza smorfia e poi prese le mani di Kayleen per farla rialzare. “Ti prego cugina! Ci conosciamo da quando siamo piccoli! Non essere così formale con me!”

“Marchese… dobbiamo comunque avere un comportamento degno della nostra e della vostra posizione sociale…”

“Sì, sì lo so Kade… ma che ci fate qui?”

Kayleen lanciò un rapido sguardo a Kade, cosa che non passò inosservata né a Alex, né tanto meno a Drake.

“Dovrei parlare urgentemente con voi Duca…”

Drake si limitò a fare un cenno del capo verso Kade e poi si voltò verso il fratello.

“Va in cucina e prepara tè caldo e qualcosa da mangiare.

“Eh, certo, lui licenzia i servi e io devo fargli da schiavetto! Ma dove andremo a finire??... Dai vieni Kayleen, lasciamo soli questi due sciocchi, tu hai bisogno di scaldarti! Su, andiamo, ti metto davanti al fuoco e poi…”

Le parole di Alex si persero lungo il corridoio che conduceva alle cucine. Aveva preso, e sembrava senza essersene nemmeno reso conto, la cugina per mano ed ora la stava conducendo davanti ad un fuoco caldo. Kade osservò con attenzione, attendendo che scomparissero alla loro vista, volendo essere assolutamente certo che sua sorella fosse al sicuro, e visto che lei sembrava essere sempre tranquilla con Alex tra i piedi, forse perché la sua naturale esuberanza andava a fondersi con la timidezza e la riservatezza di lei, sperò che andasse tutto bene… non voleva sottoporre la sorella ad un’altra fuga…

“Vieni.” Quello di Drake era stato un ordine, ovviamente. Non aveva mai sentito quell’uomo, anche quando era un ragazzo, chiedere qualcosa gentilmente. A prima vista non era un tipo che gli sarebbe piaciuto, ma osservandolo, come aveva fatto lui a lungo, si poteva comprendere perfettamente che c’era dell’altro oltre la facciata, qualcosa che forse nemmeno lui conosceva, ma che di certo emergeva con suo fratello e con i suoi genitori al tempo in cui erano stati ancora in vita.

Entrarono nel grande studio di Drake. Le pareti erano tappezzate di librerie contenenti centinaia di volumi, dei più diversi generi, la scrivania era grande, di un caldo marrone, il colore morbido ed avvolgente della rovere di cui era fatto. Per un attimo pensò alla scrivania di suo padre, così simile a quella, dello stesso colore… suo padre… che idea aveva avuto a morire durante un viaggio e portarsi dietro sua moglie! Lo odiava per quello, per tutto quello che era successo a causa della sua morte, lo odiava perché gli mancava tanto da farlo piangere. Ma non avrebbe pianto, non lo aveva fatto in tutti quei tre lunghi mesi, non lo aveva fatto appena ricevuta la notizia, non lo aveva fatto al funerale… non aveva pianto nemmeno per...

Scosse forte la testa e si costrinse a pensare solo al presente. Drake aveva acceso la lampada, versato del brandy per entrambi e poi si era seduto alla sua poltrona di velluto. Gli stava facendo, proprio in quel momento, cenno di sedersi e Kade, prontamente acconsentì accomodandosi. Da quel colloquio sarebbe dipeso molto…

 

Alex aveva appena finito di accendere il fuoco quando impose a Kayleen di appoggiarsi ad una sedia, sedersi ed aspettare buona il suo ritorno. La ragazza aveva provato a protestare, ma come sempre il cugino era stato irremovibile. Alex era un ragazzo allegro e simpatico, aperto, gentile e sempre disponibile, tutto il contrario di suo fratello. Kayleen, solo pochi mesi prima, scherzando con sua madre si era domandata se quei due fossero davvero fratelli, senza voler insultare la cara zia Cynthia, pace alla sua anima, ma erano davvero troppo diversi! Drake era alto, muscoloso, bruno, di carnagione scura e gli occhi erano due tizzoni, neri come la notte. Assomigliava completamente allo zio Connor. Kayleen ricordò con sua madre il dolore dello zio quando sua moglie era morta, solo pochi ani dopo aver dato alla luce Alexander. Quel bambino era il ritratto della madre, capelli come il grano, lineamenti dolci ma decisi, solo gli occhi erano gli stessi del padre e del fratello, neri come la notte. Quei due sembrano l’immagine speculare di lei e Kade. Lui era biondo con due meravigliosi occhi verdi ereditati dalla madre, era bellissimo, tutte le ragazze gli morivano dietro, svenivano al solo sapere di poter fare un ballo con lui. Lei era ancora acerba, in fondo aveva ancora solo quindici anni, ma sua madre continuava a dirle che era già bellissima, e lo sarebbe diventata ancora di più crescendo. I capelli erano neri come quelli del padre, aveva i suoi stessi lineamenti, addolciti notevolmente trattandosi di una donna, ma anche lei aveva gli stessi occhi del fratello, verdi come gli smeraldi. Come quelli di sua madre… le mancava così tanto sua madre…

“Eccomi qua! Allora…” Alex entrò nella cucina distraendola dai suoi tristi ricordi, impedendole così di piangere per l’ennesima volta. Si odiava ogni volta che lo faceva, ma negli ultimi mesi sembrava a non riuscire a far altro. Per un attimo rimase sbigottita. Alex si stava trascinando una poltrona di un bel verde, che sembrava morbidissima ma anche tremendamente pensate.

“Marchese avete bisogno di…”

Alex alzò il viso, leggermente arrossato per lo sforzo, aveva ancora solo i pantaloni addosso, non indossava scarpe e sulla poltrona si poteva scorgere una calda coperta di lana.

“Signorina… richiamami Marchese e giuro che ti faccio il solletico fino a che non implori pietà! Sono sempre io, Alex… hai presente! Sai quello che andava in giro a nascondere i fili e gli aghi che le nostre madri usavano per ricamare? Ecco…” Kayleen trattenne una risatina. Kade le raccontava sempre di quegli episodi. Loro zia era ancora viva, Alex non aveva più di quattro anni e lei ne aveva solo due. Lui la prendeva per mano e la portava a compiere i suoi piccoli misfatti e lei si divertiva come una matta, ogni volta che andavano via da casa degli zii, o loro tornavano alla loro tenuta, lei piangeva perché gli portavano via il suo amichetto ed Alex, da vero ometto, le asciugava le lacrime e le diceva che quando sarebbero stati grandi l’avrebbe portata via e nessuno li avrebbe divisi così da non farli più giocare insieme. Kayleen non ricordava molto di quelle avventure, o di quello che diceva Alex, ma in quel momento particolare della sua vita le sarebbe davvero piaciuto molto che il cugino rispettasse quella promessa…

Va bene come vol… vuoi… Alex…”

Lui sorrise, contento di aver cancellato quell’ombra dal volto di lei e mise la poltrona davanti al fuoco che cominciava a scoppiettare.

“Ecco qua… ora siediti qui, mettiti la coperta addosso, ed io ti preparo un bel tè!”

Kayleen sorrise e si sbrigò a fare come le veniva ordinato, il freddo ora cominciava a congelarle le dita. Poggiò il mantello di Kade su una sedia e si avvolse nella coperta, grata per quel minimo sollievo. Si domandò come stesse andando tra il Duca e suo fratello, ma le chiacchiere di Alex la distrassero nuovamente, cancellando, ancora una volta, l’ombra che cominciava ad addensarsi sul suo bel viso.

 

“Allora?”

Kade era rimasto in silenzio per alcuni minuti, cercando di raccogliere le idee, di trovare le parole più adatte per esporre il suo problema. Drake era un tipo paziente, di solito, alle volte però, come in quel caso, si mostrata stranamente desideroso di apprendere, come se la sua pazienza fosse, in realtà, nient’altro che puro disinteresse.

“Arriverò subito al punto, Duca. Lord Briars… il nostro tutore… è un uomo avido, gretto, privo di scrupoli, interessato solo alla nostra eredità. E’ stato un buon socio per mio padre, si è comportato sempre onestamente, ma ora ha rivelato la sua vera natura. Non mi preoccupo per me, altri due anni e sarò maggiorenne, il mio pensiero è rivolto a Kayleen. Mia sorella ha solo quindici anni, non voglio che cresca sotto le grinfie di quell’uomo, potrebbe anche imporle un matrimonio che non desidera e questo… - strinse un pugno fino a farsi diventare bianche le nocche e Drake se ne accorse – non posso permetterlo. So di chiedervi molto Vostra Grazia, ma vi sarei infinitamente grato se poteste ospitarci per un po’, poi… non lo so… intanto spero di trovare una soluzione… forse… andare lontano…”

“Io.”

Cosa?”

“Diventerò io il vostro tutore, mi sembra logico, siamo cugini, le nostre madri erano sorelle, sarebbero stati i miei genitori i vostri tutori se fossero stati ancora vivi, quindi…”

“Vostra Grazia… io davvero… ve ne sarei grato, ma non posso altresì imporvi un simile peso…”

Basta, ormai ho deciso. Domani contatterò il mio avvocato.”

“Io… grazie… davvero… non so come sdebitarmi…”

“Vieni, ora andiamo, ti ammalerai altrimenti.

“Sì Vostra Grazia.”

Kade sembrava essere ancora scosso da quella discussione. Sapeva che c’era qualcosa del cugino che nessuno vedeva, una generosità impensabile, ma non credeva che potesse arrivare a tanto. Si alzò e lo seguì, in silenzio, in cucina.

La casa rifletteva ombre strane e lunghe, la luce della lampada non poteva illuminare tutto e il viso di Drake era in penombra, teneva la luce diritto davanti a sé, per illuminare il cammino al cugino, e così lui non poté scorgere gli sguardi che gli lanciava senza farsi accorgere, per studiare quello strano ragazzo.

Era sembra stato un tipo tranquillo Kade, niente a che vedere con lui o Alex, era composto e compassato, sempre serio e imperturbabile. Ma mentre sul viso di Drake tutto questo non faceva altro che aumentare il terrore che suscitava negli altri, sui lineamenti più dolci di Kade, creava un’aura di profonda saggezza che lo faceva ammirare da chiunque gli parlasse. Aveva diciannove anni ma era già un uomo, era logico, metodico, preciso e saggio, nonostante i suoi anni. Era un bravo amministratore, ne aveva avuto un saggio con una piccola ditta di spedizioni che suo padre gli aveva affidato per fargli fare le ossa. Ed ovviamente Kade era stato subito all’altezza del compito. Drake era considerato da tutti uno scavezzacollo, un libertino ed un ribelle. Non che la cosa gli dispiacesse, perché in questo modo la gente si teneva lontana, i guai un po’ meno, ma quelli erano i rischi che si correvano. Pensava che non partecipare alle feste lo avrebbe tenuto alla larga dai pettegolezzi, ma più evitava di andare ad una soirée o ad un ballo, più la gente parlava di lui, era una cosa che odiava! Voleva solo gestire i suoi affari e vivere la sua vita in pace, era chiedere troppo?

Forse però non lo avevano permesso nemmeno al perfetto Kade, e Drake era deciso a scoprire chi e perché avesse gettato un’ombra scura negli occhi del cugino, di solito, anche nel dolore per la perdita dei genitori, sempre limpidi.

 

Kayleen rise piano alla nuova, esilarante battuta di Alex, e lui si sentì sollevato nel vederla almeno un po’ più calma. Si chiedeva perché evitava sempre di guardarlo e perché, nel caso in cui non ci riuscisse, arrossiva fino alle orecchie, ma si rispose che, forse, la sua timidezza era aumentata in quei mesi. Non si erano più visti dal funerale dei genitori di lei, non era fiero di questo, ma lui e Drake avevano avuto davvero troppe cose da fare con i loro investimenti e i loro affari, erano stati pochissimo a Hamphshire, la maggior parte del tempo erano stati a Londra. Aveva anche mandato un biglietto per invitare i cugini, ma il loro tutore si era “visto costretto a declinare il gentile invito”, queste erano state le sue precise parole, per non imporre ai suoi protetti uno stress ulteriore. A Alex non era mai piaciuta quella risposta, ma Drake gli aveva detto di non impicciarsi e così aveva fatto.

“Alex, tè.”

La voce perentoria del fratello interruppe i suoi pensieri e fece sparire, nella tazza di tè, l’ombra del sorriso che c’era sulle labbra di Kayleen.

Alex cominciò a borbottare delle mille pene che avrebbe inflitto a suo fratello se avesse licenziato di nuovo la servitù, dopo che lui si era fatto in quattro, anzi, in otto!, per assumerla, e questo non poté far altro che far tornare il sorriso sul volto di Kayleen. Drake intanto, ignorando i rimbrotti del fratello minore, si sedette ad una sedia e disse a Kade di mettersi davanti al fuoco, lui annuì semplicemente, si tolse la giaccia ancora gocciolante e la poggiò sulla sedia su cui la sorella aveva messo il suo mantello (che ormai formava una piccola pozza a terra), e poi si avvicinò al fuoco, cercando di togliersi un po’ del freddo che lo attanagliava. Lottava con se stesso per non battere i denti e per rimanere composto, non poteva lasciarsi andare davanti al Duca. Non importava che fosse il cugino, non importava che avesse solo cinque anni più di lui, l’etichetta era l’etichetta e poi… era l’unica difesa che aveva…

Ricordava spesso delle innumerevoli volte, quando erano piccoli, in cui Drake partiva per una delle sue avventure dalle quali lui era sempre escluso. Una volta lo seguì nel bosco vicino la tenuta. Si stava arrampicando su un albero per rimettere a posto un nido caduto con tutti gli uccellini dentro. Aveva dieci o undici anni. Kade era stato a seguirlo da lontano per tutto il tempo, si era nascosto dietro un albero e lo aveva osservato. Quanto lo ammirava per aver salvato quegli uccellini! Mentre scendeva però Drake mise un piede in fallo e cadde. Si sarebbe di certo rotto qualcosa se non fosse atterrato sul morbido. Kade non ricordava bene perché aveva preso una gran botta in testa, sapeva solo che aveva cominciato a correre prima ancora che vedesse Drake staccarsi dall’albero, era come se avesse compreso che il cuginetto stava per cadere e così si era imposto di salvarlo. Credeva che Drake lo avrebbe ringraziato e lo avrebbe portato sempre con sé, da quel giorno in poi. Drake invece lo sgridò aspramente, si diede la colpa con i genitori per i lividi e i graffi che Kade aveva riportato, disse che lo aveva spinto con troppa forza mentre giocavano. Lui era troppo triste per dire la verità e poi non capiva perché Drake fosse così arrabbiato. Quel pomeriggio la zia Cynthia aveva mandato Drake in camera sua in punizione e Kade aveva osservato la sua schiena allontanarsi.

“Kade…” Il biondo si riscosse da quel ricordo ed osservò la sorella che lo guardava e gli porgeva una tazza di tè fumante, passatagli da Alex. “Grazie Kayleen… stai bene piccola?”

Lei annuì ma il suo sguardo cadde su Alex ed arrossì violentemente, solo in quel momento Kade si rese conto che i loro cugini erano ancora, entrambi, a torso nudo.

“Marchese… perdonate…”

“Uffa!! Sono Alex!!

“Ehm… sì… volevo chiedervi un favore… Kayleen è ancora una bambina… non sarebbe il caso che voi ed il Duca…”

Alex lo fissò senza capire dove il cugino volesse andare a parare, poi seguì l’indicazione che gli stava dando con lo sguardo e solo in quel momento si rese conto del perché Kay non lo guardasse.

“Ma che scemo!! Scusa cugina! Mi vado immediatamente a vestire! Drake alza il tuo fondoschiena da quella sedia e fila anche tu a coprirti, ora!”

Drake si alzò scuotendo la testa per nascondere un sorriso divertito mentre Alex si inginocchiava davanti alla cugina, le prendeva le mani scusandosi con ardore e poi volava su per le scale, il tutto mentre Kayleen diventava rossa come il fuoco di fronte a cui era.

Quando Drake fu uscito, Kade aspettò un altro istante per accertarsi che il cugino si fosse allontanano e poi si voltò verso la sorella.

“Stai bene davvero piccola?”

“Sì, davvero Kade… cosa… cosa ti ha detto…?”

Kade non riuscì a trattenere un mezzo sorrisino e la sorella, anche solo per quel gesto, si sentì subito sollevata.

“Ha detto che diventerà il nostro tutore.”

Che cosa?” Kay si mise una mano davanti alla bocca accorgendosi di aver alzato troppo la voce ed il fratello sorrise, stavolta più apertamente.

“Già, ha detto proprio così…”

Ma gli hai detto…”

“No!” Kade si accorse di aver alzato la voce solo quando era troppo tardi, posò una mano sulla guancia della sorella e le chiese scusa. “Gli ho detto solo che il nostro tutore non mi piace e potrebbe importi un matrimonio che non desideri.

“Giusto…”

 

“Allora… che ti ha detto Kade?”

“Non gli piace il tutore… me ne occuperò io.”

Cioè? E poi nostro cugino non mi sembra proprio il tipo che alla prima difficoltà scappa.

“Già… deve esserci qualcosa, ha detto di essere preoccupato per la sorella…”

Cosa? Hanno fatto del male a Kay? Dimmi chi!” La voce di Alex era diventa un sibilo, Drake osservò per un istante il volto accigliato del fratello ben sapendo che in quel momento sarebbe stato capace di uccidere. Sorrise e posò una mano sulla spalla di Alex. “Sta tranquillo, nessuno le ha fatto niente e poi… da stasera la proteggerai tu, no?” Alex sorrise felice e rimproverò il fratello per non essersi ancora messo la vestaglia.

 

Mentre Kade rassicurava Kayleen che tutto sarebbe andato per il meglio, Alex fece il suo ingresso scusandosi per averci messo tanto. Drake lo seguiva con in mano una coperta.

Tieni, ti ammalerai.” Porse il plaid a Kade e lui se lo mise sulle spalle.

“Ehi Kay! Ma tu sei ancora vestita! Togliti scarpe e calze!”

C-cosa?” Kay arrossì violentemente e anche Kade ci impiegò un attimo per capire cosa volesse in realtà Alex.

Dai toglile! Non vorrai ammalarti vero?” Kay si stinse la coperta sulle spalle a causa di un brivido e Alex andò spedito dalla cugina spostando quella specie di coltre di lana che lei usava come protezione.

“Spero per te che tu abbia qualcosa sotto il vestito, perché ora te lo tolgo!”

Cosa?? No!”

Ma sì! non puoi tenere questi abiti bagnati addosso!”

“Alex…”

Ma Drake!”

“Marchese… vi prego…”

I tre ragazzi, intenti com’erano nel discutere se fosse consono o meno che Kay togliesse gli abiti, non si accorsero del pallore della ragazza che, mentre Alex le teneva le mani sulle spalle, si afflosciò sulla sedia, svenuta.

Kade balzò in piedi e si avvicinò alla sorella prendendola immediatamente tra le braccia.

“Ditemi dov’è la sua stanza!” Era un ordine, non una richiesta, ma Drake non si lasciò intimorire dal suo tono di voce.

“Dove credi di portarla? Ci penserà Alex, tu devi cambiarti.

“Vostra Grazia… ditemi dov’è la sua stanza…” Drake non aveva mai sentito un tono così affilato provenire dal cugino, ma la cosa gli piacque.

“Affidala a Alex o ti strappo i vestiti.” Per un istante un lampo passò negli occhi di Kade ma Drake non fu abbastanza rapido per comprendere cosa fosse. Kade non accennò ad indietreggiare ed anzi passò accanto a Drake, ancora in piedi, deciso a trovare da solo una stanza per la sorella.

Drake sorrise mentre il cugino gli passava a fianco, un sorriso impercettibile, e gli strappò la camicia. Non fu difficile, gli bastò afferrarla con forza e la stoffa, sottile ed indebolita dall’acqua, si stracciò in due, rimanendo addosso a Kade solo perché inserita nei pantaloni.

Alex stava per ridere ma si impose di controllarsi quando notò lo sguardo accigliato di Kade. Non era solo quello, c’era qualcosa che non riusciva a comprendere. Osservò Drake e vide che il divertimento che c’era nel suo sguardo era sparito, anche lui cercava di decifrare lo sguardo del cugino.

Alex colse l’attimo propizio e prese Kay dalle braccia del fratello. La sua presa, lo aveva visto pochi attimi prima, era d’acciaio sul corpo della sorella, ma in quel momento sembrava che le sue braccia si fossero fatte molli.

“Il bottino lo prendo io! Terza stanza a destra, secondo piano. Alex accompagnò la frase con un sorriso sincero e Kade si limitò  ad assentire con il capo.

Osservò a lungo Drake, non distolse lo sguardo da lui nemmeno per un attimo, ancora quell’ombra nei suoi occhi, sembrava volesse scappare, oppure che volesse ucciderlo, Drake non riusciva a capirlo bene. Prese la coperta, abbandonata sulla sedia, e gliela buttò sulle spalle.

“Vieni, starai nella stanza accanto alla mia.

“Come volete, Vostra Grazia.”

E smettila! Sono Drake! Non sopporto chi mi chiama ‘Vostra Grazia’!”

“Come desiderate…” Drake cercò di trattenere la voglia di strozzarlo e si incamminò sulle scale.

“Kayleen… è stata poco bene negli ultimi giorni… non avrei dovuto farla uscire, ma… voglio vederla…”

Drake si limitò ad assentire e portò Kade nella stanza della sorella che si era appena ripresa, Alex le stava porgendo un bicchiere d’acqua, il fuoco era stato appena acceso.

“Kade! Scusa! E’ perché sono stata indisposta…” disse volgendosi verso Drake e Alex, come per giustificarsi.

Lascia stare, non dovevo farti uscire con questo tempo…”

No Kade!”

“D’accordo! Stop! Non è colpa di nessuno! Ora… Drake vai a prendere i vestiti della mamma… spero ti stiano bene Kay… beh la mamma era un po’ più alta di te…”

“Sono bassa, lo so…” Kayleen accennò un sorrisino di scuse e Alex si affrettò a spiegare. “Ma no! Che dici! Sei assolutamente perfetta! La mamma era troppo alta per essere una donna… o forse me la ricordo alta perché ero un nano io?” Kay fece una risatina e Kade si rilassò notevolmente vedendo come quel ragazzo riuscisse a calmare sua sorella.

Drake rientrò poggiando alcuni vestiti sul letto.

“Kay ma non avete bagagli?” Alex guardò la cugina sorridendo di nuovo.

“Sì… sono in carrozza…”

“Li vado a prendere…” Prima che Drake riuscisse a fermarlo Kade era già uscito dalla stanza e volava, letteralmente, verso la porta d’ingresso.

Rientrò dopo pochi minuti, attimi che Alex aveva utilizzato per sgridare il fratello per non aver portato “quella roba là!” che, con il tono burbero e scontroso e nel linguaggio personale di Drake, indicava la biancheria di sua madre. Alex era andato nella stanza della madre e aveva portato gli indumenti alla cugina.

“Sono tutti puliti… tua madre li faceva lavare una volta a settimana e in questi tre mesi io ho fatto fare lo stesso… insomma… se non ti va di avere abiti usati…”

Ma no! Andranno benissimo! Anzi grazie…”

“Non preoccuparti, domani faremo venire un sarto. Kay non capì bene, il rientro di Kade l’aveva distratta.

Il fratello fece appena in tempo a darle un bacio sulla fronte dicendole di aver preso tutto, che venne preso per mano da Drake e trascinato via.

Alex ridacchiò ma smise quando vide l’espressione preoccupata di Kay.

“Kay… ascolta… quando ti andrà… io saprò ascoltare.”

Il suo sorriso gentile rassicurò moltissimo la ragazza che per un attimo esitò, non sapeva bene cosa dire.

Shh… quando ti andrà… allora dicevo? Ah sì, domani faremo venire un sarto e ti faremo fare degli abiti nuovi… e poi… ah sì! Domani dovrò assumere di nuovo tutta le servitù che quell’imbecille di Drake ha licenziato… mi darai una mano? Come signora di questa casa sarai tu ad occupartene. Alex sorrise tranquillo ma Kayleen spalancò gli occhi ed arrossì leggermente.

Ma no Alex! La signora di questa casa sarà la moglie del Duca… o la tua… e io…”

“Oh beh nessuno ha intenzione di sposarsi, quindi signorina comanderai tu…”

Ma…”

“Niente ma! Va bene, se sei a posto io posso anche lasciarti dormire… buonanotte principessa…”

Kay allargò gli occhi per lo stupore, Alex si limitò a strizzargli un occhio e si diresse verso la porta.

“Voleva farmi sposare!” Kayleen disse tutto d’un fiato, con gli occhi bassi, le mani strette che si torturavano.

Cosa?” Alex tornò indietro e sembrava una furia.

“Lo zio… voleva che sposassi suo figlio, ma… beh… ecco lui… aveva… mire… insomma… Kade… e allora…” Kay era ancora più rossa di quando aveva iniziato a parlare e Alex si augurò di aver frainteso il senso di quella frase.

“Sta tranquilla principessa, ora andrà tutto bene. Alex le sorrise rassicurante e cedette all’impulso di prenderla tra le braccia, si concesse però un solo attimo, lei rimase ferma all’inizio, ma quasi subito gli si appoggiò, aveva chiaramente bisogno di conforto e Alex voleva darle tutto ciò di cui necessitava.

“Ora riposa principessa, va bene?” Kay si limitò ad annuire e Alex le sorrise prima di baciarla dolcemente sulla guancia, poi sorrise di nuovo ed uscì dalla stanza.

 

La mano di Kade tremava leggermente in quella di Drake, e lui si domandò se fosse per la rabbia o per il freddo. Entrò in una grande stanza dai tendaggi blu e accese la lampada, il fuoco nel camino ed aspettò che si fosse ravvivato un po’. Quando finì Kade era ancora in piedi alle sue spalle, la coperta appoggiata distrattamente ai lati del collo, le mani lungo i fianchi, Drake poté intravedere il petto nudo, muscoloso ed allo stesso tempo delicato. Scacciò quel pensiero dicendosi che non aveva alcun senso e poi si avvicinò al cugino.

“Vuoi qualcosa per dormire? Hai preso solo i bagagli di Kayleen.

“No, vi ringrazio.”

“Smettila di darmi del voi! Non lo sopporto! Ecco perché licenzio la servitù!”

“Beh… ma il vostro titolo… ed il mio… è mio dovere…”

“Basta! Vuoi qualcosa per dormire?”

“No… dormirò così…”

“Kade… non ti lascio scappare, quindi non pensare di lasciare i bagagli in carrozza per far prima…” Kade si irrigidì lievemente e guardò duramente il cugino.

“Non scappo… voglio solo offrire un futuro migliore a Kayleen… io non fuggo…”

Drake accennò un sorriso e gli accarezzò appena, con la punta dell’indice, una guancia.

“Vado a prenderti una camicia da notte.” Sparì in meno di un secondo, lasciando Kade ancora confuso per quel gesto.

“Ecco qua…”

Drake rientrò porgendo al cugino una camiciola, accompagnata da una vestaglia di seta blu notte che sembrava essere in coordinato con i tendaggi della stanza.

“Grazie… di tutto…”

“Non voglio grazie… solo che mi chiami per nome…”

“Ma… io… voi…” Drake si limitò a fissarlo con un’espressione seria che però a Kade sembrò solo enormemente buffa.

“Come vuoi… Drake… grazie…”

Il silenziò durò solo un istante. Drake accennò qualcosa che doveva essere un sorriso, augurò la buonanotte al cugino e poi gli baciò delicatamente la guancia prima di uscire e richiudersi la porta alle spalle.

 

 

FINE CAPITOLO 1