DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: come sempre, ringrazio di cuore la sys Lucy e la sys Silene per l’affetto e l’appoggio incondizionato!

Ho deciso di rimetterci le mani perché era venuta fuori davvero male, e non potevo tenermi una simile patacca!

^^’’’

DISCLAIMERS: i personaggi sono di Takehiko Inoue, l’idea di base della fic invece è tratta da una favola intitolata “La sirena di Gordon”. Sì, ci ho preso gusto con le favole ^^

NOTA 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati…tutto come sempre insomma!

NOTA 02: vi prego, notare i genitori!!!

NOTA 03: chissà, magari in futuro una Side Story…

Marty



La sirena di Kaede

di Marty


Haruko era una di quelle madri che si preoccupano sempre di qualcosa.

Si preoccupava perché gli occhi di suo figlio avevano un colore chiaro e cangiante come l’acqua e perché i suoi capelli neri lisci e lucenti sembravano sempre bagnati.

Si preoccupava anche perché suo marito Hikoichi non guadagnava mai abbastanza.

Ma non si era mai preoccupata tanto come quella volta in cui il marito tornò dalla pesca al salmone portando a casa non un salmone, ma una sirena.

Beh, in effetti era un tritone.

Un vero, giovane tritone con rossi capelli morbidi, occhi castani e la pelle che scintillava bronzea sotto la luce della lampada della cucina.

Hikoichi lo tirò fuori orgogliosamente dal suo sacco e lo depose sulla tovaglia rossa.

“Che te ne pare? Non è una meraviglia?”

Haruko, che era già preoccupatissima perché la sua tovaglia rossa si stava bagnando, si strinse angosciata le mani.

“Ma Hikoichi” chiese con voce tremante “come hai fatto a prenderlo?”

“È proprio quello che sto cercando di raccontarti!” rispose l’uomo con le mani sui fianchi “Risaliva il fiume, proprio come fanno i salmoni in questa stagione. L’ho portato a casa per Kaede. È sempre solo, ho pensato che un po’ di compagnia gli avrebbe fatto piacere. E poi ha sempre desiderato un cucciolo.”

Il tritone, che già era nervoso di suo, sentendo queste parole scoppiò a piangere disperatamente.

“Io non voglio essere un cucciolo!” singhiozzava “Io volevo andare al circo!”

Haruko ed Hikoichi si scambiarono uno sguardo scioccato.

“Non vuole essere un cucciolo?!” Esclamo Hikoichi.

“Vuo-vuole a-andare…al circo?!” balbettò Haruko.

“Io…sigh….io ho risalito il fiume apposta!” piagnucolò il tritoncino.

Tutto quel trambusto finì con lo svegliare Kaede, che si alzò ed entrò in cucina per vedere cosa stesse succedendo.

Quando vide il tritone, così paffuto, così grazioso e disperato perché voleva andare al circo, i suoi grandi occhi pervinca si accesero di una luce nuova e gli venne subito voglia di consolarlo.

E si dà il caso che andare al circo fosse l’unica cosa che a Kaede sarebbe piaciuto fare.

Kaede fece del suo meglio per calmare il tritone, che alla fine si asciugò gli occhi con un angolo della tovaglia.

Disse che si chiamava Hanamichi, ed acconsentì a dormire nella tinozza del bucato a patto che Kaede non lo lasciasse solo.

Finalmente gli adulti se ne andarono a letto, ma Haruko per la preoccupazione non riusciva a dormire. Continuava ad agitarsi e a scuotere il marito addormentato chiedendogli “Allora, Hikoichi, hai pensato a una soluzione?” Poi si preoccupava, non sapendo cosa dare ad Hanamichi per colazione. “E pensare che Kaede desiderava tanto vedere il circo, e non ce l’ha mai detto! Forse sapeva che non avevamo i soldi per il biglietto…” si crucciava.

Rimase seduta sul letto fino al mattino, cercando un qualche sistema per non rendere infelice quella creatura marina e allo stesso tempo suo figlio, e non appena sentì il corpo accanto al suo muoversi, domandò ancora: “Allora, marito, hai trovato una soluzione?”

E rimase di stucco quando il marito, ancora mezzo addormentato, le rispose “Sì, cara. I nostri guai sono finiti.” E non aggiunse altro.

Ma dopo essersi lavato ed aver fatto colazione filò dritto in città e non tornò fino all’ora di cena.

Si sedette a tavola e disse allegramente “Beh? Come ve la siete passata senza di me in questa bellissima giornata?” Haruko, però, non era davvero di buon umore: Hanamichi non aveva fatto altro che piangere, e Kaede non era riuscito a trovare le alghe per la sua colazione. Hikoichi non si lasciò contagiare dall’atmosfera, e deponendo quattro biglietti sul tavolo dichiarò “Sono andato dal proprietario del circo, il signor Slater, e gli ho detto tutto di Hanamichi. Ho detto: nuota, canta, insomma fa tutte le cose che fanno le sirene, ed è anche grazioso come un agnellino in primavera. E il signor Slater mi ha risposto che l’avrebbe comprato subito per 500 yen (sì lo so che è un ammontare misero u_u)”

Haruko naturalmente si preoccupò. Le sembrava che qualcosa dovesse andare storto.

“Ma…e se poi ad Hana non piace la vita del circo?”

“Ci voleva andare o no?” ribatté Hikoichi “e poi c’è dell’altro. Il signor Slater mi ha detto che il tritone deve avere un istruttore, ed io ho gli proposto il nostro Kaede: che avvenire migliore potrebbe desiderare? Viaggerà con il circo aiutando Hanamichi a fare il suo numero, indosserà bellissimi costumi e girerà il mondo.”

“Che bello! Vedremo il mondo!” cinguettò Hana gioioso battendo le mani non appena Kaede gli ebbe raccontato tutto. Era felice che il moretto lo accompagnasse in quell’avventura.

Solo la madre rimase seduta in silenzio, con il denaro stretto in mano, pensando alle conseguenze di tutta la faccenda.

Quella sera andarono tutti al circo: il signor Slater in persona venne a stringere la fredda mano di Hanamichi, per poi mostrargli la piscina su ruote che aveva fatto costruire apposta per lui.

Il giorno seguente, Haruko si mise a cucine un bel bolero tempestato di conchiglie per Hanamichi e un costume rifinito di nastri dorati per Kaede.

Nel giro di una settimana tutto fu approntato per la partenza.

I genitori versarono fiumi di lacrime, si capisce, ed anche Kaede non riuscì a restare impassibile come avrebbe voluto, ma alla fine tutto andò per il meglio e i due iniziarono la loro vita in comune.

Kaede non era mai stato un tipo socievole, e la vita da circo era perfetta per lui: erano tutti troppo impegnati per fare conversazione.

E poi c’era il tritone.

Avevano un rapporto così bello!

Si capivano con un’occhiata, ed era evidente nelle loro esibizioni il livello di empatia che avevano raggiunto.

I mesi passavano, e Kaede ed Hanamichi viaggiavano in lungo e in largo; dovunque andassero, la gente si accalcava per vedere l’unico tritone del mondo.

Ogni settimana Kaede mandava a casa i suoi guadagni, visto che sapeva che la sua famiglia ne aveva bisogno, e a volte rimaneva senza un soldo non riuscendo nemmeno a comprarsi da mangiare.

Allora diceva ad Hanamichi “Che peccato che gli uomini non possano mangiare le alghe!”

Il tritone, vedendolo deperire, un giorno gli offrì le sue profumate alghe verdi e gli disse “Ti piacerebbero moltissimo se tu le assaggiassi, Kaede. Ti prego, prova! Me ne danno così tante…”

Alla fine, vinto dalla fame, il moro assaggiò le alghe, e da quel giorno Hanamichi divise con lui il suo pasto.

Il primo boccone gli sembrò strano, e così anche il secondo ed il terzo; ma, proprio come il rossino aveva previsto, Kaede imparò ad amare quel cibo…e non solo quello.

Condividendo anche il tempo della pausa pranzo, tra i due si andò instaurando un legame sempre più profondo, senza che se ne rendessero neppure conto.

Una sera, durante le prove per il nuovo spettacolo, Hana ebbe un crollo.

L’esercizio non gli riusciva e Kaede continuava ad arrabbiarsi.

Alla fine il tritone scoppiò a piangere e si rintanò in un angolo della piscina, raggomitolato e tremante come la prima volta che lo aveva visto.

Quell’immagine scosse in modo tale il moretto che questi si rese conto di non poter più nascondere ciò che sentiva per lui, e così, avvicinandosi silenziosamente, lo strinse a sé sussurrandogli “Perdonami. So che forse dicendoti questo ti perderò, ma…ti amo”.

“Perdonami tu per non aver capito…ti amo anch’io” rispose Hanamichi arrossendo, e suggellando il rapporto appena nato con un bacio dolcissimo.

Insomma, era tutto perfetto.

Un giorno però accadde una cosa strana.

I pantaloni cominciarono ad andargli stretti.

Li tirava di qua e di là, ma niente da fare.

Forse stava crescendo troppo in fretta, o era ingrassato.

Per di più gli stavano anche tutti storti!

Ma c’era un altro particolare molto strano: le sue gambe cambiavano di colore.

Quando la luce ci batteva sopra mandavano riflessi cangianti, rosa e verdi.

Kaede aveva sempre amato l’acqua, e ora nel suo elemento trovava il modo di dimenticare anche tutte le preoccupazioni.

Passava tutto il suo tempo libero giocando con Hanamichi e nuotando con lui, e nulla gli sembrava più importante.

Quando poi una sera, togliendosi i pantaloni per andare a dormire gli spuntarono fuori due pinne a punta invece dei piedi, si rese conto che non voleva più fare l’istruttore.

Voleva il mare.

Il grande oceano dove i delfini e le foche potevano nuotare a loro piacimento.

“Hana” disse quindi nel buio silenzioso della sala “sono stufo di questa piccola piscina, del circo e di tutto il resto. Te la senti di arrivare fino al mare?”

Il sorriso radioso del rossino fu la risposta che aspettava.

“Sai, anch’io pensavo la stessa cosa, Kaede. Ma mi straziava il cuore il pensiero di lasciarti qui.”

Hanamichi gli fece notare il canale di scarico della piscina. Era stretto, ma sicuramente entrambi avrebbero potuto passarci.

Così la prima volta che gli inservienti lo aprirono, si presero per mano e vi si infilarono dentro, e dopo una difficile nuotata nell’oscurità arrivarono finalmente al mare.

Era immenso, grigio e pieno di avventure, proprio come avevano sempre sognato.

Quando il padrone del circo raccontò ad Haruko ed Hikoichi quello che era accaduto, loro si rattristarono molto, ma ormai Haruko aveva imparato ad accettare le cose della vita.

“Hikoichi” disse pensierosa al marito.

“Poiché nostro figlio è diventato un tritone…l’unica cosa da fare per stargli un po’ vicino è andare a vivere sul mare!”

L’uomo fu d’accordo.

Comprarono una casetta sulla spiaggia, e lui divenne un accanito pescatore.

A volte gli capitava perfino di vedere di sfuggita Hana e Kaede che lo salutavano al largo.

Ed ogni lunedì mattina, Haruko riceveva qualcosa dai due: una cartolina, una conchiglia, un fiore marino.

In questo modo sapeva che stavano bene, e non ebbe più motivi per preoccuparsi..

 

OWARI

 

Questa nuova versione è dedicata a Najka e a tutte le fan della mia produzione: era troppo orribile, ho voluto darle una sistemata!!

 

Marty