Disclaimers: non lo ripeto più, tanto lo sapete.
L’ultimo capitolo della mia prima opera è interamente dedicato alle mie dolcissime sorelle Seimei, Eli-chan, Miyuki (in ordine di età per giustizia). Vi voglio un mondo di bene, ragazze!
Voglio, inoltre, ringraziare tutti voi che avete letto con pazienza questa mia storia. Un bacio grande a tutti.
E ora, buona lettura (forse per l’ultima volta)!
La scommessa
Parte X
- Like Fallen Angels
di Yurika
Parte 10 - Life Fallen Angels
POV Hanamichi Sakuragi
La stanza tiepida illuminata dal bagliore effimero di un lampione in strada. Il silenzio immobile e vischioso in cui sono rimasto impantanato. I mobili acquattati nell’oscurità come
animali feroci pronti ad avventarsi sulla preda inerme. La pelle candida rispetto alla quale la bianchezza delle lenzuola si ingiallisce. Il corpo di un semidio mollemente adagiato su un letto mentre riposa per le fatiche delle innumerevoli imprese eroiche che ha dovuto affrontare. Un’immagine di struggente bellezza!
E su tutto, domina il rubino di un lento rivolo che scorre sul pavimento per raggiungere i miei piedi assetati. Da dove arriva questa inebriante bevanda?
Il braccio del guerriero stanco è stato lasciato distrattamente penzolare dal suo giaciglio. Solo ora mi accorgo che è la perfetta rotondità del suo polso la fonte che ha creato questo lago di sangue.
Urlo. Così forte da farmi scoppiare la testa. Così forte da prosciugare l’aria nei miei polmoni.
No. No! NO!?!
Mi sveglio di soprassalto. Mi devo essere appisolato sul treno che mi sta portando a casa di Rukawa. Per fortuna era solo un incubo! Kaede morto. Non avevo fatto in tempo. Non avevo potuto dirgli come stanno realmente le cose. Si è tolto la vita pensando che io non lo amassi. Dei, perchè mi avete mandato un sogno così orribile? Vi prego, ditemi che non è un avvertimento, che non ha davvero intenzione di fare QUELLO.
Ma perchè questo stupido treno non si muove? A cosa cavolo servono tutte queste fermate intermedie? Non potrebbe semplicemente portarmi alla mia fermata? E che tutti gli altri vadano pure al diavolo!
Finalmente la mia stazione! Ora posso scendere. Non mi interessa se sto travolgendo chiunque si frapponga sul mio passaggio. A me interessa solo di poter arrivare in tempo per..... oh insomma! In tempo e basta. Non voglio neanche pensare ad un’alternativa.
Chiunque ci sia (se c’è qualcuno!), fai che stia bene. Non portarmelo via, ti prego, non ancora! Che mi picchi, che mi disprezzi, che pianga, che mi uccida pure! – purchè stia bene. Tutto il resto me lo merito. Sono io stesso il creatore del mio dolore, va bene, lo accetto. Ma essere causa della sua sofferenza, questo no!
Ecco la casa del mio koibito (ma avrò ancora il diritto di chiamarlo così?).... dove diavolo si sono ficcate quelle stramaledettissime chiavi? Eccole! Mi ha dato la copia delle sue chiavi e io gli ho dato la copia delle mie. Lo scambio è avvenuto con la stessa solennità di un rituale. Eravamo entrambi impacciati e timorosi. Capivamo che era un gesto importante quello, quasi come se ci stessimo consegnando le chiavi dei nostri cuori. E io ho rovinato tutto da quell’idiota che sono !?!
Casa Rukawa, bagno.
POV Kaede Rukawa
Il freddo delle piastrelle contro la schiena mi riporta lentamente alla realtà. Si dice che quando si sta per morire si rivivano i momenti più importanti della propria vita. Anch’io ho voluto farlo. Ho riprovato le (poche) gioie e i (tanti) dolori. Ma tutto era ricoperto da una leggera patina come polvere sui soprammobili di alcune stanze dimenticate della casa dei miei nonni. Non ho riprovato quelle forti emozioni, ma solo il loro pallido e soffuso spettro. Ora che ho riaperto gli occhi, però, rivedo tutto l’orrore della mia esistenza e il terrore per la mia solitudine. Ho un aculeo conficcato a forza nel mio povero cuore sanguinante.
Perchè, allora, esito ancora? Sarebbe così facile mandare giù le piccole pastiglie colorate di questo flaconcino e potermi finalmente abbandonare all’oblio. Eppure una piccola vocina dentro di me continua a ripetermi di aspettare, che andrà tutto a posto, che arriverà qualcuno a salvarmi. Ma chi mai potrebbe arrivare? Sto solo cercando di ingannare me stesso. Io sono solo. Come sono sempre stato. E come sempre sarò.
"Kaede.... sei qui dentro?"
Gli occhi mi si spalancano tanto che ho paura mi schizzino fuori dalle orbite. Il sangue mi affluisce violentemente verso il viso e lo sento pulsare sulle tempie.
Non può essere vero. Sono impazzito. È l’unica spiegazione. Quella non poteva essere la sua voce. Lui non può essere qui. A lui non importa nulla di me. È solo frutto della mia mente malata che oggi ha ricevuto il colpo di grazie e ora sento voci che non esistono.
La maniglia della porta si abbassa nel vano tentativo di aprire la porta. Mi viene in mente solo ora che l’ho chiusa a chiave. Un gesto del tutto automatico e inutile, visto che in casa non c’è nessuno.
"Kaede rispondimi o sfondo la porta".
Di nuovo quella voce. Così reale, così corposa. Possibile che sia tutto vero e non un sogno costruito dal mio inconscio? Voglio credere che sia così. Ho bisogno di credere che sia così.
"Sono qui".
Per quanto mi sia sforzato dalla gola mi è uscito solo un flebile suono. Temo che non mi abbia sentito, ma evidentemente la mia preoccupazione è inutile perchè sento che Hanamichi emette un sospiro di sollievo. Il rumore di un fruscio contro la porta come se qualcuno si fosse lasciato scivolare contro di essa.
"Non ti chiederò di aprirmi, capisco benissimo che tu non abbia voglia di vedermi. Ti chiedo solo di ascoltarmi. Per favore ascolta tutto quello che ho da dirti e poi deciderai se credermi o no, va bene?"
"Va bene".
Non ho la forza di alzarmi, nè di pensare. Voglio solo ascoltare il suono della tua voce. Per sempre.
"Quello che Mitsui ha detto è vero. Avevamo fatto una scommessa. Eravamo entrambi ubriachi. Lo so, questo non ci giustifica, anche perchè questa storia della scommessa è andata avanti anche dopo che siamo tornati sobri. Ora, non ti starò a raccontare i termini o i particolari, anche perchè non hanno nessunissima importanza.
Tutto ciò che devi sapere è che per me è stata solo una scusa, sì insomma.... un alibi per poterti avvicinare. Ciò che ti dicevo di provare è tutto vero, credimi. Non ho mai mentito su questo. Se finora ti ho taciuto l’affare della scommessa è solo perchè avevo paura che tu fraintendessi e che non avresti voluto più avere nulla a che fare con me. Sono stato un vero do’aho! Ho cercato di proteggere me stesso non pensando al male che avrei potuto arrecarti. Non so se potrai mai perdonarmi. Probabilmente non lo merito. Ma qualunque punizione avrai in serbo per me non sarà dolorosa come il sapere di aver fatto soffrire la persona più importante della mia vita".
Chi sei veramente, Hanamichi? Sei l’egocentrico pasticcione, tutto passionalità e istinto come vuoi far credere agli altri? O sei la lucente anima che ha illuminato il mio cupo essere? Ho paura Hanamichi. Paura di svegliarmi un giorno e trovare in te un estraneo. Aiutami, ti prego. Aiutami!
"Non vuoi proprio parlarmi, eh? Ti capisco. Se potessi mi prenderei a pugni da solo fino a farmi
crepare da carogna quale sono!"
Scusami Hanamichi, ma proprio non riesco a parlare. Provo ad aprire le labbra e a
muoverle, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Però tu non te ne andare. Rimani qui e continua a parlare.
"Prima che me ne vada, voglio che tu sappia cosa penso di noi. Le nostre anime sono simili così come quelle degli altri sono diverse come è diverso il ghiaccio dal fuoco. Ti dico questo non per sprezzo verso chiunque altro, ma perchè tu capisca che per questo motivo nessuno ci potrà mai separare anche se i nostri corpi si trovassero a miglia di distanza. Io ho sentito la tua sofferenza, la sofferenza di tutta la tua vita. Mi ci sono immerso fino in fondo finchè non è diventata anche parte di me. Così tu hai fatto con la mia. Ora io sono in te come tu sei in me. Finchè esisterai tu esisterò anch’io e finchè esisterò io esisterai anche tu. Ciò che mi lega agli altri è destinato a perire velocemente come i fiori degli alberi di ciliegio, ma quello che lega noi due è fermo e immutabile come le rocce che stanno sotto terra. So che non andremo sempre
d'accordo, nè che saremo sempre un piacere l’uno per l’altro... come spesso io non sono un piacere per me stesso. Ciò non toglie che noi due siamo stati destinati ad essere una cosa sola fin dall’inizio dei tempi.
E adesso basta Kaede! Dimmi qualcosa o non la pianterò più di dire sciocchezze, mi si carieranno tutti i denti e io dovrò farmi una dentiera come quella di Mitchy e sarai tu ad avermi sulla coscienza!"
Tu sei... sei... il solito do’aho Hanamichi!
Le lacrime che scendono silenziose sulle mie guance portano un po’ di sollievo al mio viso bollente. Cerco di alzarmi, ma mi sento tanto debole! Provo a muovere qualche passo, ma le gambe non mi reggono e cado in ginocchio. La boccetta di psicofarmaci che ho continuato a stringere fra le mani finora mi cade spargendo il suo contenuto su tutto il pavimento.
"Ehi Kaede! Si può sapere che diavolo sta succedendo lì dentro? E poi, si può sapere perchè ti sei chiuso a chiave? Aprimi immediatamente, hai capito?"
C’è urgenza ora nella sua voce. Vorrei dirgli qualcosa per tranquillizzarlo, ma ancora non riesco a parlare. L’unico suono che esce dalla mia gola è un singhiozzo strozzato. Questo deve averlo fatto agitare ancora di più perchè comincia a strattonare la porta. Con un paio di buone spallate riesce a scardinarla.
Lo spettacolo che gli si presenta lo impressiona parecchio. Posso quasi vedermi attraverso i suoi occhi: singhiozzante, accasciato per terra e circondato da miriadi di pillole variopinte.
Si accuccia davanti a me artigliandomi per le spalle e mi scuote un paio di volte con aria terrorizzata.
"Baka kitsune, cosa hai fatto? Cosa sono quelle pastiglie? Non le avrai per caso....?"
Devo reagire. Non posso lasciarlo preoccupare in questo modo. Mi sento soffocare. È come se stessi affogando ed io cercassi disperatamente di riemergere, ma qualcosa mi trattenesse sul fondo. Compio un ultimo sforzo e sento il rumore di una barriera che viene infranta. E io riesco di nuovo a respirare.
Mi getto tra le sue braccia, affondo il viso sul suo petto caldo e accogliente, inalo e il suo profumo e mi inebrio di tutte queste meravigliose sensazioni.
"Non le ho prese, Hanamichi. Sapevo che saresti venuto e non le ho prese. Ho pregato tanto perchè tu arrivassi e ora sei qui, sei qui per me!"
"Ma certo sciocco! Per chi vuoi che sia venuto? Il grande tensai non si scomoda mica per chiunque".
Mentre parla mi stringe così forte da farmi male, ma io sono contento anche di questo dolore perchè mi fa capire di essere ancora vivo e di essere di nuovo fra le sue braccia.
Rimaniamo così per qualche preziosissimo minuto, poi si scosta un po’ da me e mi prende il volto fra le mani facendo in modo che i nostri sguardi si incrocino.
"Ricordati sempre una cosa: se tu morissi io non potrei più amarti".
"Lo so. E non lo permetterò mai".
"Ti amo baka kitsune".
"Anch’io ti amo do’aho".
Mi sporgo in avanti e poso le mie labbra sulle sue. Hanamichi mi tiene stretto. Faccio scivolare la lingua sulle sue labbra tormentandone gli angoli finchè non cede e dischiude la bocca. È un bacio dolce e sensuale allo stesso tempo. Le nostre lingue danzano al ritmo di una melodia che solo noi conosciamo. E in questo bacio ci perdiamo l’uno nell’altro.
Istituto superiore Shohoku, due settimane dopo.
POV Hanamichi Sakuragi
"Vai già Hanamichi?"
"Sì Hisashi, oggi è il grande giorno!"
"Allora è oggi che lo dimettono? Ti spiace se ti accompagno per un pezzetto?"
"Certo che no! il grande tensai sarà così generoso da dividere un po’ del suo preziosissimo tempo con il baciapiselli. AH AH AH AH!"
Finalmente la mia risata suona sincera. Sia ben chiaro: non è che rido perchè credo veramente a quello che dico. Più che altro rido divertito da quanto possano essere stupide a volte le cose che dico. Ma soltanto a volte. In genere dico cose super-intelligenti. Sono o non sono un genio?
E poi oggi sono particolarmente di buon umore. Finalmente, dopo due settimane di lontananza, potrò rivedere la mia amatissima volpe. Dopo i fatti dell’ultima volta mi ha chiesto di chiamare i suoi genitori e di avvertirli che aveva intenzione di tornare per un certo periodo nella clinica dove era stato da bambino per potersi rimettere in sesto. Io non ero propriamente daccordo, ma ho comunque rispettato la sua scelta.
Quegli sciocchi dei suoi genitori sono rimasti a Kanagawa giusto il tempo di sbrigare le pratiche per il ricovero e poi sono ripartiti. Non l’ho mai detto a nessuno, ma credo che se Kaede si fosse suicidato davvero loro si sarebbero sentiti più sollevati.
Per fortuna i medici che l’hanno in cura hanno detto che la crisi peggiore era passata e che sarebbero bastati quindici giorni di ricovero e un appoggio terapeutico una volta dimesso. Non ha avuto bisogno di ricominciare con le medicine. Questo mi solleva moltissimo. La cosa che invece mi fa incavolare è che per tutto il periodo di degenza la kitsune non potesse ricevere visite. Due intere settimane senza poter vedere, toccare, baciare, parlare al mio koibito! Una vera tortura!
Ma ora, per fortuna, è tutto passato e oggi finalmente uscirà dalla clinica. Naturalmente in nessuno sa del suo ricovero. Solo Mitsui e Yohei... e anche prima di dirlo a loro ho chiesto il permesso a Kaede. Tutti gli altri pensano sia partito per un viaggio con i suoi genitori. A dir la verità il gorilla mi è sembrato un po’ dubbioso, comunque se non ci ha creduto veramente ha finto di prendere questa
accusa per buona e non ne ha più parlato.
"Senti Hanamichi.... io mi chiedevo una cosa".
La voce di Mitchy mi riporta alla realtà. Mi ero dimenticato della sua presenza... esattamente come mi dimentico di tutto ciò che mi circonda ogni volta che penso a Rukawa.
"Insomma.... non è che tu e Rukawa siete arrabbiati con me per quello che è successo?"
"Ma che dici, Hisashi? Tu non c’entri proprio niente! Se qui c’è un colpevole, quello sono io, non certo tu. Non ti devi preoccupare per questo".
"Sì, ma se non fosse stato per me non ci sarebbe mai stata nessuna scommessa e, soprattutto, Kaede non ne avrebbe mai saputo nulla!"
"Capisco cosa vuoi dire. Ma in fondo, sono stato io ad accettare la scommessa. Potevo tirarmi indietro in qualunque momento, ma non l’ho fatto. Sai come si dice, no? ‘Per imparare a vivere bisogna imparare prima di tutto a sanguinare’".
"E questa dove l’hai sentita?"
Mi guarda con fare dubbioso e io non posso fare a meno che scoppiare a ridere.
"In effetti me la sono appena inventata. Però non penso che sia tanto assurdo quello che ho detto. Credo fermamente che io e la volpe dovevamo passare attraverso questa dolorosa esperienza per poterci accettare completamente vicendevolmente. Ora so di essere degno di lui esattamente come lui sa di essere degno di me".
"Più ti sento parlare e più mi convinco che voi due siate irrimediabilmente pazzi!"
Scoppio di nuovo a ridere.
"Probabilmente hai ragione Mitchy. Forse è per questo che andiamo tanto d'accordo pur essendo all’apparenza esattamente agli opposti".
Sarebbe inutile cercare di spiegargli la verità sottesa al nostro rapporto. Purtroppo so che non potrebbe capirlo.
"Bè, ormai siamo quasi alla clinica. Io ti lascio qui Hanamichi. Salutami Rukawa e vedi di non stancarlo troppo stasera. È ancora convalescente".
"Cercherò di contenermi".
Si allontana regalandomi un ultimo sorriso. Non potrei mai provare rancore verso Mitsui. in qualche modo è stato lui il nostro cupido. Anche se decisamente involontario.
Sulle scale che portano all’entrata della clinica un bellissimo ragazzo dai capelli d’ebano mi fissa con un lieve sorriso che gli increspa le morbide labbra. E il resto del mondo semplicemente scompare.
Ha voluto che lo accompagnassi in spiaggia prima di portarlo a casa. Questo luogo lo attira come una calamita. Questo posto è legato ad ogni suo ricordo... felice o doloroso che sia.
Ci stiamo baciando. Come poterlo evitare?... insomma sono due settimane... no, dico, due intere settimane che sono in astinenza!
Nel tramonto fatto di rosa e d’azzurro ci scambiamo baci violenti e dolorosi come singhiozzi e baci lievi e casti come le ali degli angeli. La luce dei nostri sguardi si moltiplica all’infinito nello specchio delle nostre anime.
Stanchi, ci mettiamo a guardare la linea dell’orizzonte, teneramente abbracciati.
"Sai Hanamichi? Quando stavo pensando di ingerire quelle pillole ho immaginato come potesse essere il paradiso e ho capito che se ci fossi andato sarei stato infinitamente infelice. Non avrei fatto altro che piangere perchè non avrei potuto sopportare la tua lontananza. E gli Angeli, adirati, mi avrebbero ricacciato sulla terra, l’unico luogo dove posso essere felice".
Ti abbraccio più forte per farti sentire la mia presenza. Ora. E per sempre.
‘Noi come angeli caduti
memori di un Paradiso ormai lontano
ricreiamo in noi stessi il paradiso
mentre viviamo all’Inferno.
finchè tu avrai me
e io avrò te
tutto ciò che è altro non avrà importanza’.
FINE
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