Disclaimers: il solito e non mi va di ripeterlo.
Avvertenze: in questa parte si alterneno i punti di vista di Hanamichi e Kaede.
Dedico questa parte ad Hanako affinchè possa alleviarle la sua astinenza da fic (per te sorellina ^____^ ). Naturalmente mando un pensiero anche ai miei angioletti Junda, Vege e Neko (VVB ragazze).
Buona lettura!


La scommessa

Parte IX: The Hurricane

di Yurika


Istituto superiore Shohoku, pomeriggio.

POW Hanamichi Sakuragi
Fermate un attimo, per favore. Vi ho chiesto di fermare! Troppe sensazioni, troppe emozioni tutte insieme. Sono stordito, non distinguo più la realtà dalla fantasia. Ogni mia giornata è talmente bella da sembrare irreale.
Ormai nell’aria si sente l’odore della primavera, il sole ha cominciato a splendere più sfolgorante che mai. La natura torna a vivere. La mia testa è leggera, preda di un intontimento che mi confonde le idee. Dimentico tutto ciò che è stato, vivo solo per il presente.
So di essere stato insultato... ma non ricordo da chi; so di aver pianto lacrime dure e pesanti come martelli... ma non ricordo perchè; so di aver sofferto patimenti che mi hanno fatto sanguinare l’anima... ma non ricordo quando.
Il canto degli uccelli ha coperto gli insulti, i caldi raggi del sole d’aprile hanno asciugato ogni lacrima, il mio amore ha rimarginato le ferite.
Sì, il mio amore. Io che credevo di non avere più nulla da dare mi sono scoperto capace di possedere un sentimento vasto come l’oceano e altrettanto profondo. Ma cosa farmene di tanta abbondanza? Allora lo dono a tutte le creature che incontro... un sorriso di speranza al mendicante, una carezza affettuosa al cane randagio, un abbraccio di conforto al disperato.
La mi felicità è così piena che vorrei poterla dividere con tutti. Chiedetemi qualunque cosa e io ve la darò... a me basta solo un nome per sentirmi l’uomo più ricco della terra. Un nome, Kaede Rukawa, e tutte le promesse che si porta dietro.
Cerco di guardare indietro ai giorni appena trascorsi, ma tutto ciò che riesco a vedere è un turbinio di colori che mi investe con tanta dolcezza da risultare dolorosa.
Sono stati giorni di baci, di carezze, di camminate sotto le stelle, di risate, di passeggiate sulla spiaggia, di parole incoerenti, di racconti dolorosi, di sospiri intensi e intensi sguardi. E poi ancora baci, ancora carezze, ma soprattutto ancora parole. Parliamo per ore e ore finchè non crolliamo addormentati con la gola secca e la mente in pezzi.
Sì sì, ho detto proprio PARLIAMO. Perchè non sono solo io quello che non chiude la bocca per un secondo. Certo, Kaede è ancora ben lontano dal potermi eguagliare in quanto a loquacità (logorrea direbbe lui), ma di certo si sforza molto per non essere distanziato. Lui odia essere inferiore anche in queste circostanze. Prende ogni cosa come una sfida personale. Ma è proprio questo che me lo fa amare così tanto.
E poi, ragazzi, non dimentichiamoci del sesso. So che questa parola può sembrare brutale, ma non lo è se consideriamo il fatto che per me non esiste fare sesso con una persona che non sia il mio angelo e la stessa cosa vale per lui.
Diciamoci la sincera verità: le carezze, i baci e le parlate vanno bene, anzi, benissimo, però poi c’è bisogno anche di qualcosa di più. Non è la semplice sensazione fisica. Nel momento in cui io e Kaede uniamo i nostri corpi, uniamo anche le nostre anime.
E poi sì, è anche per il godimento fisico. E con la mia kitsune il godimento non manca mai.
A proposito, ma quanto ci mette quella stupida volpe a prepararsi? Gli allenamenti sono ormai finiti da un pezzo! E a me tocca restare qua fuori ad aspettare i suoi comodi. Uff!
Bè, visto che non c’è l’unica cosa che posso fare è pensare a lui. E a quello che ci piace tanto fare. Ieri a casa sua, per esempio....

*FLASH BACK*

"Hanamichi, smettila di guardarmi e concentrati sui tuoi compiti".
"Ma scusa Kaede, non è mica colpa mia se te ne stai lì seduto sul divano in quella posa sexy! E poi da quand’è che ti è venuta tutta questa voglia di studiare?"
"Mph"
Ah! Le cattive abitudini sono dure a morire! Non ha ancora imparato che non gli è permesso rispondere con un solo verso al grande tensai. Credo che mi prenderò una piccola vendetta.
Mi alzo dal tavolino di fronte al divano del salotto di casa Rukawa, prendo i miei libri e faccio per salire le scale.
"E adesso dove vai do’aho?"
"Vado a finire i miei compiti in camera tua, se rimaniamo troppo tempo nella stessa stanza non rispondo di me e visto che il grande studioso qui non vuole essere disturbato...."
Finge indifferenza ricacciando il naso sul suo libro, ma ho notato il piccolo scatto nervoso che hanno avuto le sue mani.
‘Bene bene! Gli do tempo dieci minuti e poi verrà subito a cercarmi’.
Un quarto d’ora dopo quel baka ancora non si vede. ‘Possibile che stesse facendo sul serio? Non è che per caso si è di nuovo addormentato? Se entro altri cinque minuti non arriva vado giù a prenderlo. E se sta dormendo.... bè, vorrà dire che avrà un risveglio MOLTO brusco’.
I cinque minuti sono passati da un pezzo, ma ancora non mi sono mosso. Insomma, non è da tensai capitolare di fronte a un uomo-sorbetto, giusto?
Mezz’ora.... no, dico mezz’ora! Sono passati ben trenta minuti da quando mi sono rifugiato nella stanza di Mr ‘non mi disturbate, sto facendo i compiti’! adesso prendo e me ne vado senza neanche salutarlo, così impara!
Proprio mentre sto per chiudere il libro che ho finto di leggere fino ad adesso, la porta viene aperta. Naturalmente fingo di essere troppo concentrato per accorgermene. Kaede si avvicina e si inginocchia di fronte alla sedia su cui sono seduto. Lentamente, con gesti studiati, comincia a sbottonarsi la camicia. I miei occhi si puntano immediatamente sul suo petto, quasi fossero magneti attratti da una calamita.
Un bottone.... due bottoni.... dannazione volpino, ti vuoi muovere?.....tre bottoni..... adesso mi alzo e gli strappo i vestiti di dosso, così finisce questa tortura!......quattro bottoni...... cinque bottoni.....
Finalmente la camicia ricade morbidamente per terra. Stessa sorte capita al libro che avevo in mano che viene letteralmente scaraventato dall’altra parte della stanza. ‘Le mani mi servono per qualcosa di meglio che reggere uno stupido ammasso di carta’.
Accarezzo gentilmente il torso del bellissimo ragazzo che ho di fronte. A quel tocco Rukawa ha un leggero brivido. I miei pollici sfiorano i suoi capezzoli inturgiditi tracciando lenti cerchi intorno ad essi. Gli sfugge un lieve gemito e tira indietro la testa offrendo la delicata linea del collo. Poso le mie labbra alla base della sua gola e risalgo verso il mento per poi gettarmi sulla sua bocca.
Il nostro è un bacio avido e passionale che dura parecchi minuti e che alla fine ci lascia senza fiato.
"Allora volpaccia? Sembra che tu abbia trovato da fare qualcosa di più interessante che studiare".
Si scosta un poco per guardarmi. I suoi brillano di un’intensità tale da farmi sentire bruciare fin nel midollo.
"Chissà....? Vedi di non farmi pentire per la mia scelta".
Cos’è, una sfida al grande genio? E va bene kitsune, vedrai che non ti farò pentire di niente.
Con una spinta lo butto per terra e mi sdraio sopra di lui dopo essermi liberato della maglia. Gli succhio avidamente un capezzolo mentre faccio strofinare l’una contro l’altra le nostre virilità erette attraverso i frustranti tessuti dei nostri pantaloni.
Non riuscendo più a trattenermi mi alzo da lui e mi tolgo velocemente jeans e boxer. Quando mi volto a guardarlo mi accorgo che lui ha appena fatto lo stesso. Rimango a fissarlo imbambolato per alcuni secondi. Anche se ormai ho posseduto quel corpo svariate volte continuo a stupirmi di fronte alla sua bellezza struggente. Mi assale un senso di commozione e sento le lacrime punzecchiarmi gli occhi. ‘Possibile che tanta magnificenza sia solo per me? Cosa ho fatto per meritare un dono tanto prezioso?’
Kaede, vedendo che non mi muovo, si sdraia a pancia in giù e guardandomi negli occhi solleva il bacino in un tacito invito. Mi abbasso a baciare le sue natiche muscolose e vellutate. Con la lingua lascio una traccia umida fino a giungere alla sua piccola apertura e la stuzzico piano finchè non si apre per me.
Mugolii malcelati provengono dal mio compagno e questo mi fa eccitare fino al parossismo. Senza pensarci su un attimo lo monto e comincio a strofinarmi al suo interno con spinte sempre più veementi. So perfettamente in quale punto devo indirizzare la mia pressione per far provare al mio dolcissimo amante un piacere così intenso da pervadergli ogni parte del corpo.
Oggi c’è qualcosa di diverso, qualcosa per cui non riesco a trattenermi e lo penetro sempre più a fondo fino a raggiungere la curva superiore dell’intestino, mentre Rukawa urla travolto da un misto di passione e dolore.
La nostra pelle risplende per le gocce di sudore che la attraversa, i muscoli sono talmente tesi che non mi stupirei se si spezzassero da un momento all’altro, le mie spinte che vanno incontro alle sue in un movimento perfettamente sincronizzato. Con un ultimo affondo lascio che il piacere mi sommerga e sento il suo grido fare da eco al mio.
Cado sfinito sul conturbante corpo del mio amante mentre gli ultimi singulti del nostro glorioso orgasmo vanno via via affievolendosi.
"Kaede, oggi ho avuto per la prima volta la certezza che il paradiso esiste".
"Do’aho!"
Possibile che riesca sempre a rovinare ogni mio momento romantico?
"In fin dei conti non sono pentito della mia scelta".
I successivi dieci minuti li passo a ridere fino alle lacrime.

*FINE FLASH BACK*

"Ohi Hanamichi, che fai? Il bello addormentato nel bosco? Guarda che se speri che io faccia la parte del principe e ti baci caschi proprio male!"
Mitsui sghignazza compiaciuto per la sua battuta. Ma oggi non mi interessa. Oggi riesco a volergli bene come a un fratello. Oggi sarei disposto a fare qualunque cosa per renderlo felice. Bè, proprio qualunque qualunque magari no....
"Stai aspettando Rukawa?"
Gli sorrido e gli faccio un cenno affermativo con la testa.
"Ti va di farmi compagnia mentre aspetto?"
"Perchè no? Tanto non ho altro da fare".
Si siede accanto a me con la schiena appoggiata al muro della palestra. Rimaniamo qualche secondo in silenzio.
"Hanamichi, come si fa a capire quando hai trovato l’amore della tua vita?"
‘L’amore della tua vita?’ Mitsui, questo non è certo il tuo solito modo di parlare.
Mi volto a guardarlo per capire se mi stia prendendo in giro. Lui sta fissando il cielo con aria pensierosa e corrucciata.
‘Santo cielo, parla sul serio!’ Sinceramente questa volta mi hai stupito caro Mitchy.
"Bè... non saprei. È una cosa che senti dentro di te e basta. Immagino che per ognuno sia un po’ diverso".
"Ma tu per esempio.... non hai mai avuto dubbi su Rukawa?"
"No. All’inizio cercavo di negarlo anche con me stesso, naturalmente. Ma dentro di me ho sempre saputo che era lui ciò che stavo cercando".
"Dannazione!"
Sembra davvero arrabbiato, non con qualcuno in particolare, direi più con sè stesso. Quasi quasi comincio a preoccuparmi sul serio.
"Cosa c’è Hisashi? Hai qualche problema? Posso fare qualcosa?"
"Oh bè! Di problemi ne ho tanti. Però c’è qualcosa che puoi fare. Puoi essermi amico".
"Ma lo sai che io ti sono già amico".
"Davvero?"
Mitsui mi sta sorridendo. Questo è il primo vero sorriso che mi rivolge da quando lo conosco. Però perchè mi lascia questo amaro dentro?
"Hana ti prego, dimmi come devo fare per trovarlo. Ho un fottuto bisogno di qualcuno che mi ami veramente".
Non so cosa rispondergli. Certo, mi sono dichiarato suo amico e lo sono. Ma c’è davvero qualcosa che posso fare per lui?
"Io proprio non lo so. L’unica cosa che ti posso dire è che, di certo, noi non lo stavamo cercando. Non coscientemente almeno. In fondo, probabilmente è stato solo un grosso colpo di fortuna".
Non sembra deluso dalla mia risposta come mi aspettavo. Il suo è un atteggiamento rassegnato, anche se credo che mi sia grato per essergli vicino in questo momento.
"Chi l’avrebbe mai detto? Fino a qualche mese fa tu e Rukawa non facevate che riempirvi di botte e insultarvi, mentre ora... E tutto questo è nato da una scommessa! Due ragazzi che hanno appena ricevuto una delusione amorosa si ubriacano in un pub e fanno una scommessa all’apparenza impossibile: riuscire a far innamorare il ragazzo più corteggiato e, allo stesso tempo, più freddo della scuola. E tu ci sei riuscito in pieno! Se non fosse che sono depresso per i cavoli miei mi metterei a ridere! Comunque....."
All’improvviso smette di parlare e impallidisce. Per un attimo credo che si sia sentito male, ma poi vedo che fissa un punto dietro la mia spalla. Seguo con gli occhi la traiettoria di quello sguardo e vedo, fermo sulla porta della palestra, Rukawa.
Sto per sorridergli d’istinto quando mi colpisce con violenza la consapevolezza che ha sentito il nostro discorso e che, non sapendo l’intera verità, probabilmente ha interpretato male la cosa. Mi coglie un senso di panico. Devo chiarirmi subito con lui o sarà troppo tardi.
"Kaede ascolta, quello che hai sentito... non è come pensi. In realtà io... cioè, noi..."
"Mi hai mentito".
La sua voce è assolutamente priva di una qualunque intonazione. Anche il suo volto era privo di espressione. Sembrava tranquillo come se avesse semplicemente appena fatto un commento sul tempo.
"Io non..."
"Mi hai mentito".
Di nuovo quel tono. Indifferente, distaccato. Per me suona come una condanna senza appello.
"Rukawa ascolta! Sakuragi non ha mai pensato di inga....."
"Tu sta zitto!"
Un sussurro, freddo e tagliente come la lama di un coltello. Mitsui indietreggia di un passo e io rabbrividisco.
"Ero inattaccabile. Avevo chiuso fuori da me ogni sentimento. E che tu ci creda o no, stavo bene così. Poi sei arrivato tu e hai scoperchiato il mio cuore nonostante cercassi di impedirtelo. Ti ho dato tutto. Il mio cuore, il mio corpo, la mia anima, il mio passato. E in cambio ho avuto solo menzogne. Non una parola pronunciata da quella tua lurida bocca era vera. Dovevi solo vincere la tua stupida scommessa! Ebbene, amore mio, cosa hai vinto? Spero almeno tu abbia guadagnato molti soldi. Non era facile vincere, te lo concedo. Sei stato veramente bravo. Ti faccio i miei complimenti".
Non capisco il senso di ciò che sta dicendo. L’unica cosa che arriva dritta al mio cervello come una scarica dolorosa è il modo in cui ha pronunciato quel ‘amore mio’. Disprezzo. È questo che provava mentre pronunciava quelle due parole che solo pochi minuti fa mi avrebbero regalato una gioia immensa.
"Ti prego Rukawa! Lasciaci almeno spiegare".
"Cosa vuoi Mitsui. direi che ti sei già spiegato a sufficienza, non trovi? O vuoi ancora raccontarmi nei dettagli i termini della vostra scommessa? Allora? Sto aspettando!"
Nessuno dei due riesce a pronunciare una parola. Hisashi è impaurito. Legge negli occhi di Kaede una disperazione che non è in grado di affrontare. E io.... io non capisco. Semplicemente il mio cervello ha smesso di funzionare. Registra i fatti, ma non riesce ad elaborarli.
"Siete soddisfatti?"
Mitchy guarda il ragazzo che ha di fronte con aria stupita.
Cerco di parlare, ma dalle mie labbra tremanti non esce alcun suono. I miei occhi si riempiono di lacrime.
Con uno sforzo sovrumano riesco in fine a pronunciare delle parole.
"Kaede, ti prego! Devi ascoltarmi. Non può finire così...."
Si avvicina a me. Nonostante questo sia uno dei momenti più brutti della mia vita, momento in cui rischio di perdere il mio unico amore, non posso fare a meno di rimanere affascinato dalle sue movenze feline. Si ferma quando ormai è a pochi centimetri da me. Con uno scatto, mi colpisce più forte che può con un pugno. Subito dopo mi colpisce anche con l’altra mano.
‘E’ ambidestro’. Chissà perchè mi si affaccia alla mente questo pensiero ridicolo. In fondo l’ho sempre saputo. Basta guardare come gioca a basket. Però solo ora me ne rendo conto appieno. ‘E’ davvero bravo’.
Ironico. Mi sta massacrando di botte senza che io opponga la minima resistenza e intanto mi ritrovo a lodarlo per la sua bravura. Evidentemente sono impazzito. Il dolore fa impazzire, no? E il dolore che provo nel petto, qui, all’altezza del cuore è così forte che al confronto i pugni di Rukawa mi sembrano le carezze gentili di un bimbo.
Quando, in fine, si stanca si volta dall’altra parte e si incammina verso il cancello di uscita.
"Kaede io...."
"Noi non abbiamo più niente da dirci".
Mentre comincia correre trovo ancora la forza per gridargli dietro: "Kaede aspetta! Devo parlarti".
Non si volta nemmeno. Continua a correre ignorando il mio grido disperato.
Solo in quel momento mi accorgo di Mitsui. E’ rimasto immobile a guardare la scena con aria inorridita. Quando si riprende mi viene vicino e mi presta i primi soccorsi sulle ferite che mi ha lasciato Rukawa. ‘Sono l’unico ricordo di lui che mi rimane’.
"Mi dispiace Hanamichi... non sapevo che stesse ascoltando... io non volevo che succeddesse una cosa del genere, te lo giuro! Perdonami, perdonami".
Che cosa ti dovrei perdonare Mitchy? Tu non hai fatto niente. È tutta colpa mia. Io lo sapevo, ero l’unico a saperlo. Tutti credono che il suo cuore si dia di ghiaccio, ma in realtà è di puro cristallo... talmente fragile e delicato che sarebbe bastato un soffio per mandarlo in frantumi. E io – io che avevo promesso che l’avrei protetto ad ogni costo... gli ho scatenato contro un intero uragano.

Strade di Kanagawa.

POW Kaede Rukawa

Sto per svenire. Il cuore pompa così velocemente da fare un rumore assordante, i polmoni mi stanno per scoppiare.
Da quant’è che sto correndo? Non lo so. Da sempre, forse. Ciò di cui sono certo è che non mi posso fermare. Non mi voglio fermare. Se lo facessi ricomincerei a pensare. E io non voglio pensare.
Corro come un pazzo per le strade di Kanagawa, la gente si fa da parte intimorita al mio passaggio. Sono stanco, sono sempre più stanco. Ho la sensazione di sprofondare in un abisso sempre più profondo e buio e , invece di opporre resistenza, mi ci tuffo dentro con entusiasmo. È una sensazione esaltante. La consapevolezza del proprio degrado da la stessa euforia della consapevolezza del proprio trionfo.
Mi viene da ridere. Sono troppo stanco perchè la risata possa concretizzarsi esteriormente, ma io la sento dentro la mia testa. È così forte da sommergere ogni altra cosa, così potente da potermi distruggere. Voglio che la mia mente venga annientata da questa risata.
Ma questa sensazione esaltante dura appena un attimo per lasciare di nuovo posto al dolore. Un dolore privo di controllo, senza violenza e senza speranza.
Non riesco più a vedere dove sto andando, ho la vista appannata per la fatica e le lacrime.
Inciampo. Cado. Una caduta interminabile che dura parecchie ore. Finalmente giunge l’impatto. Dopotutto mi sono fermato, anche se non volevo. Avrei preferito continuare a correre fino a farmi scoppiare un embolo nel cervello e farla finalmente finita.
Intorno a me è calata l’oscurità, proprio come al mio interno. Sono circondato dall’odore di terra. Devo essere nel parco. Mi abbandono alla superficie ruvida e gelata sotto di me. Riesco quasi a percepire il rumore dei semi che si schiudono per donare nuova vita in questo inizio di primavera.
Tutti ritengono che nascere sia una fortuna. La verità è che si è molto più fortunati a morire. Già vedo il mio corpo scomposto e insanguinato su un pavimento sconosciuto.
Vorrei sciogliermi su questo terriccio, lasciarmi in eredità alla natura e diventare tutt’uno con essa. Così potrei rinascere dall’erba e a quel punto non sarebbe disdicevole per me essere calpestato dalla suola delle tue scarpe.
Vorrei dissolvermi nell’aria e volare fino a te. Verrei respirato dai tuoi polmoni, mi rafforzerei nel tuo sangue, mi fonderei in te. Così, anche se non mi vuoi, potrei starti comunque sempre vicino.
Hanamichi, che cosa mi hai fatto? La vita è intorno a me e ho la morte nel cuore.

Alla fine sono giunto qui. Questo luogo che era nostro. Un posto legato da ricordi felici velati da una malinconica tristezza.
Il mare. La spiaggia. Qui sono rinato nei tuoi occhi e qui ora vengo a dirti addio. Che sciocco romantico che sono diventato, vero? Immagino quanto avrai disprezzato i miei timidi slanci d’affetto. Chissà quante volte avrai riso delle mie occhiate ricolme d’amore. Ma non ti accuso per questo, anzi, hai fatto bene. Se potessi ne riderei anch’io, ma ho perso il controllo del mio corpo – non risponde più agli ordini che gli impartisco per cui non riesco a fare altro che piangere. Non avevo mai più pianto da quella volta, neanche dopo la morte di Shingo.
Che tu sia maledetto! Sei riuscito ad insinuarti nel mio cuore poco per volta e, una volta ottenutone il controllo assoluto, me lo hai strappato senza alcun rimorso. Ma ancor più maledetto sono io perchè mi sono abbandonato a chi voleva solo usarmi per uno stupido scherzo. Anzi no! per una scommessa!
Il mare di fronte a me ruggisce con il suo roboante riso.
" Anche tu ti prendi gioco di me?"
Le onde sembrano dita protese pronte a ghermirmi. Come sarebbe bello farmi cullare dai suoi flutti. Sarei sballottato nelle tempeste e lambito nei giorni di calma. Null’altro potrebbe più toccarmi... odio e amore perderebbero il loro doloroso significato.
È possibile morire di delusione?

Casa Mito.

POW Hanamichi Sakuragi

È strano come nei momenti di crisi si cerchi di tornare nei luoghi che ci danno maggiore senso di protezione. Io sono venuto dalla persona che per tanti anni è stata il mio rifugio, la mia famiglia.
Gli ho raccontato tutto, tutto ciò che gli ho tenuto nascosto finora per paura che infine capisse che quella di suo migliore amico era solo una maschera e che la persona che c’è sotto è molto diversa da quella che conosce.
Ora che ho smesso di parlare mi sento svuotato, come se esternando la mia vera natura avessi tirato fuori un grosso macigno che mi portavo dentro da tempo immemorabile. In un certo qual modo finalmente mi sento libero.
Il mio amico, Yohei Mito, rimane in silenzio. È shockato. Rimane seduto con le mani intrecciate e posate in grembo, lo sguardo spento fisso sul pavimento. Ho deluso anche te? Anche tu ora mi abbandonerai come tutti gli altri... mia madre, mio padre, persino Rukawa?
Forse avete ragione voi. È meglio stare lontano da qualcuno spregevole come me, qualcuno che si proclama invincibile quando, invece, ha paura di ogni piccolo gesto che possa mutare il fragile equilibrio che si è costruito tanto dolorosamente. Sono solo un vigliacco!
"Perchè non mi hai mai detto la verità? Perchè ti sei sempre finto con me ciò che non sei? Hai così poca stima di me da credere che non ti avrei accettato per quello che sei? Credi che io sia così stupido da non poter comprendere ciò che porti dentro?"
Sussulto alle sue parole. Non mi aspettavo questa reazione da lui. Si è messo in testa che sia per colpa sua se non mi sono confidato con lui fino in fondo. Non posso permettere che un’ulteriore malinteso avveleni quel briciolo di esistenza appena decente che ancora mi rimane.
"Yohei che dici? Non è assolutamente per te. Sono io che ho sbagliato. Tutto per colpa della mia vigliaccheria. Perchè avevo paura, sai? Ero terrorizzato dall’idea di non poter essere come tu mi avresti voluto e che per questo mi avresti disprezzato e non avresti più voluto avere a che fare con me. E io non avrei retto a questa ulteriore perdita. Dopo la morte di mio padre non avevo più niente e tu mi hai concesso una parvenza di vita normale. In cambio dovevo solo apparire come la persona che tu volevi che fossi... forte, generoso, egocentrico e un po’ sciocco. Come avrei potuto rifiutare?
Poi è arrivato Kaede che mi ha mostrato il mio vero essere, un guscio senza niente dentro. È in quel momento che ho capito che stava solo a me riempire quel guscio e non agli altri... non ai miei genitori che non c’erano più, non a te e nemmeno a Rukawa. Ma come potevo dirti che, nonostante la tua sconfinata amicizia, non eri tu quello che poteva salvarmi dal vuoto che io stesso avevo creato? Non volevo che tu pensassi che ti avevo usato solo come placebo nell’attesa di qualcuno che potesse capirmi meglio di quanto non facessi tu.
La tua amicizia per me è molto importante Yohei, voglio che tu lo sappi, voglio che non ne dubiti mai".
Le mie mani tremano. Se potessi mi prenderei a calci e pugni fino a ridurmi ad una massa sanguinolente stesa sul pavimento. Mi odio. Mi odio! È tutta colpa mia.
"Va bene Hanamichi, ti credo. Però ti devi rendere conto che il tuo comportamento mi ha fatto molto soffrire. Credevo tu fossi il mio migliore amico e ora vengo a sapere che sei poco più di un estraneo. Ma credo che, dopotutto, anche questo nuovo Sakuragi mi piacerà".
Che bello il sorriso del mio amico! Me l’ero dimenticato. Troppo preso da me stesso e dai miei problemi avevo scordato la dolcezza del suo sorriso sincero. Eppure, stranamente, invece di sentirmi consolato quando lo vedo comparire sulle sue labbra mi vengono le lacrime agli occhi. Scoppio in un pianto dirotto e irrefrenabile, il corpo completamente squassato dai singhiozzi. Ho la sensazione di spaccarmi in due.
"Ti prego Hanamichi, calmati! Vedrai che riusciremo a trovarla una soluzione".
La sua mano gentile si posa sulla mia spalla in una carezza tranquillizzante. Forse, nonostante tutto, questa volta non sono solo.
"Devi andare da lui Hana-chan. Devi trovarlo e costringerlo ad ascoltarti. All’inizio non sarà contento di quello che gli dirai. Ma se tu gli parlerai con il cuore sono certo che lui lo sentirà. Per quanto possa essere difficile, per quanto tu possa avere paura devi farlo. Non puoi lasciare che le cose vadano a finire così o te ne pentirai per il resto dei tuoi giorni. E poi non ho alcuna intenzione di starti dietro a consolarti tutto il giorno. Ho altre cose da fare, che ti credi?"
Ora ho la certezza che Mito ed io resteremo sempre amici.

Casa Rukawa, sera.

POV Kaede Rukawa

La casa vuota e silenziosa. Le stanze buie. Io sdraiato sul letto che fisso il soffitto. È tutto come sei anni fa. Eppure, in un certo senso, è anche peggio. Allora la disperazione era talmente forte da costringermi a rinchiudermi in me stesso per cercare di ridurre un po’ il dolore. Ora non provo niente. Il male che sentivo qualche ora fa e che mi dilaniava dentro non c’è più. O meglio, è come se fosse cresciuto a dismisura come un’enorme bolla di sapone e poi fosse scoppiata. Nel momento in cui quella bolla è scoppiata ho sentito spezzarmisi qualcosa dentro. Adesso non provo più niente. È come se fossi morto. Posso muovermi, sentire, parlare, vedere, ma allo stesso tempo sono distante come se comandassi il mio corpo attraverso un telecomando a distanza.
Non voglio più stare a questo mondo. Non c’è più niente qui per me. Io sono nulla ed è giusto che torni al nulla.
Mi alzo lentamente. Le mie membra pesanti come macigni mi trascinano verso il basso, ma con uno sforzo sovrumano riesco ad opporre resistenza e a dirigermi verso il bagno.
Provo a sciacquarmi la faccia per vedere se riesco a svegliarmi dall’intorpidimento che mi pervade.
Chino sul lavabo, quando alzo lo sguardo mi trovo davanti qualcuno di famigliare che pur tuttavia sulle prime non riesco a riconoscere. Improvvisamente mi ricordo che sto guardando nello specchio e che, quindi, quello che vedo è il mio riflesso. Ciò nonostante l’immagine rimandata non sono io. Riconosco quegli occhi. Mi hanno tormentato per anni. Non sono i miei. Non sono i miei. Sono quelli di..........Shingo!
Poso una mano sullo specchio per accertarmi che ciò che sto vedendo è reale.
Quegli occhi, nere pozze di un inferno ghiacciato, sono proprio i miei. La loro espressione è la stessa che avevano quelli dello zio l’ultima volta che l’ho visto vivo. La volta in cui sono andato a cercarlo per urlargli dietro tutto il mio dolore, ma che non sono riuscito a pronunciare una parola, sopraffatto da un peso troppo grande per un bambino così piccolo.
Lui mi guardava con la stessa espressione con cui ora mi sto guardando io.
Allora è questa la verità? Anche tu zio ti sei sentito perduto quando hai capito che la persona che più amavi al mondo – anzi, l’unica persona che potevi amare non voleva più avere nulla a che fare con te? Io ero per te così importante come lo è ora Hanamichi per me?
Sì, è così. Solo adesso riesco a capirlo. Solo adesso riesco a capirti. Tu sei stato l’unico che ha provato per me sentimenti più forti dell’affetto o della compassione. Perdonami se ho creduto che tu l’avessi fatto per farmi del male. Il tuo è stato solo un folle gesto dettato dall’amore. Ora lo so. Ora ti capisco.
L’armadietto dei medicinali. La boccettina degli psicofarmaci. Da quant’è che è lì? È quasi un anno ormai che non li prendo più. Sì, un anno. Da quando sono entrato alle superiori. È stato allora che ho deciso di smettere di prenderli. Avevo bisogno di maggiore lucidità per poter dare il meglio di me in campo. Eppure la sonnolenza ha continuato ad accompagnarmi per tutto questo tempo. Ma ora non ha più importanza. Apro la bocetta e faccio scivolare il suo contenuto sul palmo della mia mano. Sono abbastanza. In fin dei conti Shingo, io e te siamo uguali.

FINE NONA PARTE


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