La serie è Slam Dunk ^__^ purtroppo i personaggi
non sono miei ecc… mandate i vostri commenti, please!
Yurika
La
scommessa Parte
VII: Fallin' in Love
di Yurika
Terrazzo dell' Istituto
Superiore Shohoku, mattina.
Devo parlargli. Devo
assolutamente chiarire questa faccenda. Non posso permettere che questo
casino vada avanti o me ne pentirò per il resto della mia vita. È troppo
importante per me. Se lo perdessi per me non ci sarebbe più scampo. Mi
dissolverei nel nulla in cui è stata immersa la mia anima per tutti
questi anni. Smetterei di esistere.
Perchè solo quando gli
sto accanto io SONO veramente.
"Ciao Hanamichi! Mi
volevi parlare?"
"Sì, grazie per
essere venuto qui Hisashi."
Devo chiarire tutto al più presto. Sono già passate due settimane da
quella fatidica domenica. Ormai la neve si è completamente sciolta e,
anche se fa ancora freddo, il sole splende alto e i suoi raggi sfiorano la
terra con vaghe promesse di primavera.
Già, quella domenica. Sono arrivato a casa di Rukawa con la ferma
intenzione di portare avanti e concludere la scommessa nel minor tempo
possibile. Però, quando me lo sono visto lì davanti, talmente bello da
far male ogni mia certezza è crollata.
Ho avuto paura. Eh sì! Il grande Tensai si è spaventato di fronte al
volpino. Non che avessi realmente paura di lui. Ciò che mi terrorizzava
bloccandomi il respiro in gola erano tutte le promesse inespresse che
trasparivano dai suoi occhi.
Promesse di amore,
comprensione infinita, felicità. In pratica di tutte le cose che ho
sempre finto di possedere, ma che non ho mai avuto.
Nel momento stesso in cui sono entrato in casa della kitsune sono
diventato un'altra persona. Su quella soglia bagnata di neve fangosa ho
abbandonato la mia maschera di invincibilità. Ora sono un uomo nuovo!
Eppure non me ne sono accorto subito. Certo, mi comportavo in modo strano,
ma credevo di farlo solo come proseguimento del piano che avevo concordato
con Mitsui. Ma quando ho visto il turbamento di Kaede mi sono reso conto
che tutto ciò che avevo detto e fatto quel giorno era la realtà; era il
resto della mia vita ad essere una finzione.
Mentre Kaede si alzava dal divano per allontanarsi da me ho avvertito un
forte dolore al petto. 'Se gli permetto di andarsene tutta la mia vita sarà
stata inutile. Ho vissuto finora solo per questo momento'.
La felicità. Finalmente ho capito che cos'è. È stringere Rukawa fra le
mie braccia. È sentire il suo abbandono alle mie carezze. È riuscire a
fargli gridare il mio nome nel momento dell'estasi suprema. È prendere
coscienza del fatto che io sono tutto per lui e lui è tutto per me. In
poche parole: è amarlo!
"Allora, cosa vuoi? Devi parlarmi del tuo 'tesorino'?"
E' inutile che usi quel tono ironico Mitchy! Non ho più voglia di giocare
a questo gioco. Oramai non ne vale più la pena.
"Esatto, proprio di
lui."
Sei un po' sorpreso. Non ti aspettavi una reazione così tranquilla.
Pensavi che mi sarei messo a sbraitare e ad inveire contro te e la 'baka
kitsune',vero? Ma questo sarebbe un comportamento del vecchio Hanamichi.
Anzi, del finto Hanamichi. Perchè, in verità, io non sono mai stato
quella persona.
"B-bene... e cosa vorresti dirmi di preciso?"
"Voglio rinunciare alla scommessa."
"Ma sei impazzito?!?
Perchè?!?"
Ora è il mio turno di
essere sorpreso. Non mi aspettavo che ti saresti arrabbiato. Che ti
sentissi deluso lo potevo capire, ma..... tu sei furibondo!!!
'Ora mi prende a pugni!' Il volto arrossato, la mascella contratta, i
pugni chiusi in una morsa d'acciaio, i muscoli delle braccia tesi
spasmodicamente e pronti a colpire.
"Calmati Mitchy! Che ti prende? Ritirarmi è come ammettere di aver
perso. Pensavo ne saresti stato contento."
"E credi che possa
interessarmi una vittoria per abbandono? Comunque ti ho detto un sacco di
volte di non chiamarmi Mitchy! Te lo vuoi ficcare in quella zucca
vuota???!!!!!"
"Adesso basta Mitsui, datti una calmata!"
E' veramente fuori di sè. 'Hisashi, sei veramente così disperato da
doverti attaccare al dolore degli altri per stare meglio?'
"E va bene, adesso mi calmo. Però voglio una spiegazione. In fondo
mi sembrava che dover dare la caccia alle volpi non ti dispiacesse più di
tanto".
Eccolo di nuovo il suo ghigno ironico, anche se adesso è trasfigurato da
una traccia residua della furia che aveva investito il suo volto fino ad
un attimo fa.
"Proprio perchè non mi dispiace desidero smettere. Se vuoi mi spiego
meglio. Credo che per me e Rukawa ci sia veramente una possibilità. Non
voglio rovinare tutto per una stupida scommessa di cui non mi importa
nulla. Sono innamorato di lui, Hisashi. Da sempre. Dallo stesso istante in
cui sono venuto al mondo. Lui ed io siamo stati destinati. È così. Anche
se può sembrare sciocco, io lo credo fermamente".
"Ma di che diavolo stai parlando? 'Lo amo da sempre', 'Siamo stati
destinati'... da quando ti metti a fare discorsi da telenovela di
quart'ordine?"
"So che non mi puoi capire. Solo lui può capire ciò che sto
cercando di spiegarti. Anche se ha più volte cercato di negarlo".
Sorrido al pensiero delle due settimane passate. Eh sì, non è stato
certo facile farmi accettare dal mio ghiacciolino! Anche se è vero ciò
che si dice: il ghiaccio brucia più del fuoco.
"Stai dicendo solo un mare di sciocchezze! Amore! L'amore è solo una
sofferenza infinita. L'unica cosa piacevole dello stare con un'altra
persona è il sesso. Non c'è nient'altro. E poi, andiamo: proprio con
Rukawa! Il ragazzo più scostante e indifferente che madre natura abbia
creato! Non è possibile che quello si innamori di qualcuno. Quello riesce
ad avere un orgasmo solo se pensa al canestro da basket. Quello è
incapace di provare il benchè minimo sentimento".
"Ti sbagli. Lui non è affatto così".
"Stai zitto!!! Non voglio più sentire una parola pronunciata dalla
tua schifosa boccaccia!!!!"
Si gira e si avvia verso la porta del terrazzo. Penso che se ne voglia
andare, invece si ferma e comincia a prendere a pugni il muro. Piccole
tracce di sangue si intravedono sull'intonaco sbriciolato. Non lo fermo.
Se vuole sfogarsi è giusto che lo faccia nel modo che preferisce. Chi
sono io per impedirglielo?
'Hisashi, stai davvero soffrendo così tanto?'
Si è fermato. Appoggia la fronte al muro, ansante. Lentamente si gira e
scivola con la schiena fino a raggiungere il pavimento. Rimane qualche
istante lì seduto con la testa appoggiata indietro e gli occhi chiusi.
Poi li riapre pian piano quasi faticasse ad aprire le palpebre serrate. Mi
guarda. Alza le ginocchia stringendole con le braccia e appoggiandovi
sopra il mento.
"Dimmi com'è. Raccontami cosa si prova. Per favore".
Lo farò. Per te, per la tua disperazione. E anche per me, per il mio
amore.
"Dopo la domenica che ho trascorso a casa sua, le cose fra di noi
sono nettamente cambiate. Non ti dico che fossero migliorate o peggiorate.
Erano semplicemente diverse. Io cercavo ogni pretesto per potergli stare
vicino. Lui sembrava molto combattuto. Era come se dentro di lui si
stessero affrontando due personalità diverse, entrambe decise a
primeggiare sull'altra. Di fronte agli altri ho continuato a fingere per
rispetto verso il suo turbamento. Ma appena restavamo da soli cercavo di
dimostrargli quanto lui fosse importante per me. Se provavo a baciarlo o
ad accarezzarlo di sorpresa lui aveva una specie di scatto d'ira. Si
allontanava guardandomi con aria truce, neanche avessi tentato di
saltargli addosso. Stessa cosa succedeva quando cercavo di parlargli. Solo
una parola o due che denotassero un sentimento affettuoso da parte mia, o
qualcosa che suggerisse che trovavo piacevole la sua compagnia lo facevano
reagire malissimo. Spesso piantava l'allenamento e se ne andava senza
salutare. In quei momenti pensavo di essermi inventato tutto, che fossi
solo io a provare certe sensazioni e che a lui non importasse nulla di me.
Anzi, sembrava gli dessi fastidio. Ero depresso e sconsolato. Pensavo di
lasciar perdere e far tornare tutto come prima.
Tuttavia c'erano delle volte in cui, preso dalla disperazione, provavo a
chiedergli se potevo almeno baciarlo. Formulavo la domanda in tono dolce,
discreto, ma il più persuasivo possibile. Se gli chiedevo qualcosa nella
maniera giusta mi accontentava. Mi guardava ed emetteva un basso brontolio
nel quale si riconosceva a mala pena la parola 'do'aho' e si lasciava
avvicinare. La verità è che non faceva mai nulla di sua iniziativa. Ero
io che lo abbracciavo, io che lo accarezzavo, io che lo baciavo. Lui
semplicemente mi concedeva di fare tutto questo. Però, appena provavo a
spingermi un po' più in là con un bacio più passionale o una carezza più
intima subito si ritraeva e mi trafiggeva di nuovo con quello sguardo che
mi faceva sentire terribilmente in colpa.
Qualche giorno fa, dopo
una sua ennesima respinta mi ha chiesto se pensavo sempre e solo al sesso.
'Questa non è una domanda, è un'accusa!' Qualcosa di nero e pesante
scese tra di noi come un velluto.
Ero stato troppo brusco.
L'avevo ferito. Cercai di rimediare in qualche modo.
'Temo di essere una di
quelle persone che non si saziano mai'.
Mi ha guardato, i suoi
occhi profondi quanto l'universo.
'In che senso saziarsi?
Credo di essere arrossito
fin dietro le orecchie.
'Nel senso di saziarsi.
Saziarsi, no?' Accompagnavo le parole con degli ampi gesti come a voler
indicare tutto quello che ci circondava senza soffermarmi su niente di
preciso. 'Il sesso è un mezzo per conoscersi in profondità'.
Ha continuato a fissarmi
per qualche istante. Quando la sua bocca riprese a parlare mi ritrovai a
fissarla ipnotizzato.
'Tu mi conosci già, do'aho.
Sei l'unico che mi conosce'.
Va bene! Non ho usato le
parole giuste per fargli capire ciò che intendevo e, infatti, non ha
capito niente. Ma - dannazione! - non è colpa mia se mi basta solo vedere
spuntare la sua testa in mezzo alla folla per andare completamente nel
pallone!!!
Comunque il suo
comportamento continuava a spiazzarmi. Imbarazzo e confusione erano i
sentimenti predominanti di quel periodo. Sebbene mi sentissi attirato da
lui più che da chiunque altra persona io abbia mai conosciuto o conoscerò,
Kaede mi turbava in modi diversi che assomigliavano alla paura. Paura di
perdere ciò che avevo appena conquistato e paura di andare avanti in
questa avventura che mi avrebbe portato ad un cambiamento definitivo e dal
quale non avrei mai potuto sottrarmi.
L'unica cosa di cui ero
certo è che non potevo più fare a meno di lui.
Rukawa è di una bellezza
senza uguali, così in contrasto con la rozza umanità che lo circonda. Fa
pensare a una
creatura di essenza diversa, caduta da un mondo etereo in uno abitato da
esseri troppo difformi da lui. La sua profonda chioma profumata mossa dal
vento - un mare in tempesta dai riflessi azzurri ed eburnei. I suoi occhi
che non trasmettono nè amarezza, nè dolcezza sono freddi gioielli creati
con minerali magici. La sua andatura cadenzata -
splendido abbandono - lo fa assomigliare alla sinuosa danza di un
serpente. Come avrei mai potuto rinunciare a tutto questo? Ed è per
questo che ieri ho deciso di parlargli".
Interrompo il mio racconto perso nel ricordo degli avvenimenti degli
ultimi giorni. Non so neanche se Mitsui mi stia ancora ascoltando. In
fondo è più per me che ho parlato finora. Per rendermi conto seriamente
che tutto questo sia reale e che non sia solo il frutto della mia
fantasia. Ma ora come posso raccontargli QUELLO? Come posso riportare
fedelmente le parole di Rukawa e descrivere la gioia che mi hanno dato? Ho
paura che esprimendo questi sentimenti a parole riuscirei solo a
sminuirli. Del resto, è possibile per un semplice essere umano descrivere
la perfezione?
"Bè? Perchè ti sei
fermato? Non mi dirai che è tutto qui, spero!"
"In effetti ancora
qualcosa ci sarebbe..."
"Sarà meglio per te
perchè quello che ho sentito finora sono solo i fastidiosi sospiri di un
adolescente (anche un po' rincoglionito) alla sua prima cotta!"
"Baciapiselli.....
la delicatezza questa sconosciuta, vero?"
"Sì sì, dì pure
quello che vuoi, basta che ti decidi a terminare questo benedetto
racconto".
Sospiro.
"Va bene..... o,
almeno, ci proverò".
"Avevamo finito i
nostri allenamenti supplementari. Kaede stava uscendo dagli spogliatoi
quando l'ho fermato.
'Ehi kitsune, aspetta un
momento'.
'Mh... che vuoi?'
'Perchè non ce ne
andiamo a mangiare qualcosa da qualche parte. Sto morendo di fame!'
'Sono stanco. Vado a
casa'.
'Kaede, per favore, ti ho
detto di aspettare!'
E' tornato indietro.
Sicuramente ha sentito una nota di urgenza nella mia voce.
'Che c'è? Ti ho detto
che sono stanco, quindi sbrigati'.
'Dobbiamo parlare un po'
di noi due... sì , insomma, della nostra situazione'.
'Conversazione poco
interessante, do'aho. Ci vediamo'.
Gli ho afferrato un
braccio mentre si voltava di nuovo per andarsene.
'No caro! Oggi mi dovrai
ascoltare!'
Il suo sguardo era più
affilato di un coltello. Sicuramente si stava domandando se fosse il caso
o meno di tirarmi un bel pugno. Dopo un attimo si è liberato dalla mia
presa e si è seduto per terra con le spalle contro la parete.
'Ti ascolto'.
Ora che avevo finalmente
la sua attenzione non sapevo da che parte cominciare. Meglio dirgli tutto
senza pensarci su troppo. Pensare non è mai stato il mio forte.
'Noi... cioè... io e te,
cosa siamo? Tutto ciò che sono io viene controbilanciato da tutto ciò
che sei tu.
Ora, prima di conoscerti
io credevo di essere forte, invincibile. Nonostante fossi solo al mondo e
la vita non mi avesse concesso che dolore, tristezza e solitudine io non
piagnucolavo come quelli che gemono sulla vanità della loro vita. Io
andavo avanti facendo ciò che più mi piaceva infischiandomene del
giudizio degli altri. Mi sentivo immortale, regale, intoccabile. Mi
bastava ciò che ero. Se nessuno mi conosceva mi stava bene, se tutti mi
conoscevano mi stava bene.
Poi ti ho incontrato. La
mia vita in quel momento ha cominciato ad avanzare su due binari
paralleli. Da un lato c'era l'esistenza fittizia che mi ero costruito, la
forte corazza impenetrabile che impediva a chiunque di avvicinarsi troppo
al mio vero io; dall'altro c'era la mia vera essenza che voleva uscire per
potersi accostare a te, a te che le sei così affine. Se da una parte
cercavo di scostarti da me, dall'altra ti seguivo ovunque tu andassi
mentre la mia anima ti urlava parole che ti ronzassero nelle orecchie
finchè non le avessi capite. Parole grondanti una gioia disperata. Tu sei
per me come l'odore della terra dopo un temporale estivo, una brezza che
porta l'eco di parole di speranza, il gioco di luce e ombra degli alberi
quando oscillano i rami al sole, la sensazione di sentirmi vivo, il canto
del mattino, il trillo del pomeriggio, la preghiera della sera. Resta con
me, resta questa notte, resta per sempre. Con me capirai il significato di
tutte le poesie, conoscerai l'origine della terra e del sole, nessuno più
ti dirà ciò che è giusto e ciò che è sbagliato - perchè se noi
stiamo insieme tutto è giusto e perfetto'.
Mi sono fermato a riprendere fiato. Rukawa era sempre seduto sul
pavimento, il volto girato verso il basso così che non ne vedevo
l'espressione. Non diede segno di aver capito ciò che avevo detto, nè di
essersi accorto che mi ero fermato. Mi stava ascoltando? Dovevo
proseguire? Che altro poteva dire il mio cuore a lui che mi ha fatto
rifiorire con un solo sguardo? Ho dovuto piegare persino il mio smisurato
orgoglio per esprimere tutto ciò che sentivo, ma sapevo che ne valeva la
pena. Farei qualunque cosa per lui. Lui, la cui anima ha il profumo degli
angeli, lui che è il mio faro nelle notti di tempesta.
'Ti amo, Kaede. Amo tutto di te. Ti amo come si ama il cielo infinito. Ti
amo per la tua infinita tristezza. Ti amo perchè mi fuggi e perchè mi
dilani il cuore con la tua pungente ironia. Amo perfino il tuo gelo
attraverso il quale mi appari anche più bello di come sei.
Amo i tuoi occhi d'opale
e di metallo. Amo accarezzarti i capelli e il corpo elettrico. Amo il tuo
sguardo profondo e freddo che penetra, tagliente, come una freccia.
Qualunque cosa tu possa provare per me ora o in futuro, io ti amerò fino
alla fine dei miei giorni'.
Ero senza fiato. Ansimavo come se avessi corso per chilometri e
chilometri. Tremavo. Non so neanch'io se per paura di un suo rifiuto o per
l'intensità dei miei stessi sentimenti. Mi sentivo un condannato a morte
in attesa di salire sul patibolo.
Ero confuso. Rukawa ora
mi aveva ascoltato. Lui ascoltava come ho sempre sognato che qualcuno mi
ascoltasse, pareva riflettere su tutto ciò che dicevo. Non si precipitava
ad impossessarsi di ogni mia minima pausa, a pretendere di aver capito i
miei pensieri prima che finissi di esporli, o a ribattere seguendo un
impulso immediato - tutte cose che, puntualmente, facevo io.
Dopo un lungo intervallo
Rukawa si alzò da terra e venne di fronte a me. Guardandomi negli occhi
mi disse: 'Io ti voglio. Ti voglio più di ogni altra cosa al mondo'.
Per un po' non credetti
alle mie orecchie. Era incredibile. Mi ritrovai completamente disarmato.
L'inesprimibile visione delle nostre esistenze finalmente unite dilagò
nella mia mente cancellando ogni altra considerazione.
'Ho detto che ti voglio.'
Ripetè, con un sottile cambiamento di espressione. Poi rimase ad
aspettare guardandomi. Il suo viso era tranquillo come sempre, la sua
fronte liscia, bianca sotto la massa dei capelli corvini, senza traccia
dei sentimenti che dovevano agitarsi nel suo petto, i suoi occhi
penetranti che mi studiavano.
Ancora non ci credevo.
Davvero quell'angelo si era dato a me? Era bastato esprimere con sincerità
tutto quello che provavo per riuscire ad averlo? Mi sentivo l'uomo più
fortunato sulla faccia della terra.
L'ho abbracciato,
stringendolo a me come se avessi avuto paura che potesse scivolare fuori
della mia stretta e scomparire. Sentivo il suo viso appoggiato sulla mia
spalla, il suo fiato che mi solleticava il collo e mille e mille brividi
si irraggiavano dal mio corpo scosso. Le sue mani appoggiate alla mia vita
cominciarono a risalire sul mio petto con carezze dapprima timide e
impacciate e via via sempre più audaci. Le sue labbra morbide e rosee
cominciarono a lasciare una traccia di umidi baci sulla mia gola.
Mentre spostavo la testa all'indietro per concedergli un passaggio più
agevole capii che non potevo farlo continuare e che se non lo avessi
fermato subito sarei impazzito dal desiderio e lo avrei preso con violenza
e ripetutamente lì nello spogliatoio.
'Fermo Kaede, ti prego!
Aspetta!'
'No'.
Continuò con la sua piccola tortura arrivando alla mia bocca dove prese
il mio labbro inferiore tra i denti e cominciò a succhiarlo voracemente.
Un gemito mi sfuggì dalla bocca e mi ritrovai con la sua lingua che
esplorava minuziosamente il mio palato. Mentre il bacio si faceva sempre
più profondo e coinvolgente, a malincuore dovetti allontanarlo.
'Basta Kaede, per favore. Non così, i-io... non posso!'
Un lampo passò attraverso i suoi occhi. Mi diede le spalle e si diresse
verso la porta. A metà strada si fermò e dopo un istante di silenzio mi
chiese: 'Quello che mi hai detto prima.... è vero?'
'Ogni parola che ho
pronunciato non era altro che la più sacra delle verità'.
'Perchè allora non mi
vuoi? Io .... ti faccio schifo, è così?'
'Ma cosa dici? L'ho
sempre detto io che tu sei una stupida volpe che non capisce niente!?!'
L'ho raggiunto e l'ho
abbracciato di nuovo. All'inizio si è irrigidito, ma subito dopo si è
abbandonato tra le mie braccia.
'Certo che ti voglio e
molto, anche! Ma non può succedere ora perchè non ne sarei ancora degno.
Io voglio che non ci sia niente a frapporsi fra di noi e neanche tu lo
vuoi, giusto? Allora permettimi di sistemare una faccenda, prima. Una
volta risolta io sarò pronto per unire per sempre la mia vita alla tua'.
Per un po' è rimasto in
silenzio facendosi cullare e accarezzare come un bambino dalla madre. Poi
ha sollevato il volto e mi ha guardato dritto negli occhi. Come poter
descrivere la sensazione che ho provato in quel momento? Se il mondo fosse
finito in quel momento non me ne sarei accorto tanto ero rapito dalla
dolcezza e dall'amore che trasparivano da quello sguardo ultraterreno.
'Fai ciò che devi fare e
poi torna da me'.
Rukawa si staccò dal mio
abbraccio e con un ultimo cenno di saluto uscì dalla stanza".
Ora che ho terminato il
racconto mi sento stanco. Avvampo sotto lo sguardo ferito di Mitsui.
"Faccio fatica a
riconoscerti. Sei davvero tu Hanamichi?"
"Posso solo dirti
che quello che vedi ora è il vero Hanamichi".
"Bè, se è così
allora lascia che ti dica che questo Hanamichi non mi piace. Anzi lo
odio!"
L'amore non mi rende
buono e nemmeno gentile. Sapevo che Hisashi stava soffrendo e io ho
continuato a parlargli di quanto mi senta bene ora che mi sono accorto che
amo Kaede e che lui mi ricambia. Ho impietosamente cosaprso di sale le sue
ferite infette e sanguinanti. Ma la cosa non mi tocca. Avevo bisogno di
raccontare la mia esperienza a qualcuno per renderla più vera e l'ho
fatto. Punto e a capo.
"Mi dispiace Mitchy. Forse tu preferivi avere vicino qualcuno da
poter compatire e che ti facesse sentire meno misero di quanto in realtà
sei. Ma non posso continuare a fingere di essere ciò che non sono. Non più.
E non per te. Sappi, però, che non voglio perdere la tua amicizia. Se
avrai bisogno di parlare con qualcuno potrai sempre contare su di
me".
"Sì sì, certo, come no?"
Si rialza da terra e si
incammina verso le scale che portano ai piani inferiori dove ci sono le
aule. Quando arriva a metà rampa si ferma. Per un attimo sembra indeciso,
poi si volta verso di me.
"La scommessa....
considerala annullata. Tanto la verità è che hai comunque vinto tu. E il
premio che hai guadagnato è infinitamente più ricco di ogni altro che io
potevo offrirti. Ci vediamo rosso".
In fondo anche il
baciapiselli non è tanto male. Ha sempre quell'aria scanzonata da
ragazzaccio, ma dentro sanguina come tutti noi.
"Vorrei poter fare
qualcosa per te Mitchy. Davvero".
Ma il mio è solo un
sussurro trasportato dal vento.
FINE SETTIMA PARTE
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