Disclaimers:
i personaggi descritti in questa fanfiction non sono di mia produzione, ma
sono nati dalla mente di KOYASU TAKEHITO e dalla matita di TSUCHIYA KYOKO,
e prodotti da (c) PROJECT WEIß.
Io
non ci guadagno nulla a scrivere testi di questo genere.
Note:
Allora, che dire. Prima di tutto vorrei chiarire una cosa, il modello di
casa adottato in questa fiction non è identico all'originale, cioè i
quattro appartamenti separati in cui vivono i quattro micetti. Ma il
modello americano, ovvero quattro camere da letto in un unico
appartamento. Vorrei poi avvertirvi che probabilmente i personaggi di Aya
e Ken potrebbero risultare qualche volta un poco OOC. In fine questa è
una Aya x Ken. E, ovviamente, questa è una parodia!
.
La
scommessa
di Kamuichan e
Kenken
Era
una torrida giornata d'agosto e il Koneko no Sumu Ie sembrava una serra
equatoriale.
Ken
e Omi erano sdraiati sotto
una delle palme subtropicali, alla ricerca di un po' di fresco; Youji
fumava una sigaretta stravaccato sul divanetto, col piccolo ventilatore
puntato esclusivamente sulla sua persona; Aya, invece, era stato costretto
a recarsi in un bar lì vicino per acquistare delle bibite ghiacciate,
dato che il frigo nel piccolo cucinino non conteneva altro che birra.
"Se
Aya non torna entro cinque secondi, sono sicuro che mi squaglierò!"
affermò il giovane giocatore di calcio, mentre si asciugava il sudore
dalla fronte col dorso della mano.
"Fa
talmente caldo che non riesco neanche più a muovere un dito. Youjikun,
sei ancora vivo?" domandò con un tono tra l'implorante ed il
disperato il piccolo Omi.
"Ha...Haiii!"
rispose a stento il più anziano del gruppo.
Pochi
attimi dopo il campanello della porta del grazioso negozietto suonò,
rivelando così ai tre ragazzi il ritorno del loro compagno.
Il
ragazzo entrò nel negozio tenendo in mano uno strano contenitore. Omi si
drizzò in piedi in pochissimi secondi, e lo raggiunse seguito da Youji,
mentre Ken rimase sdraiato a terra.
"Ehi
Aya, ma che diavolo hai in mano?" chiese Youji.
"Ho
chiesto al bar se mi prestavano un cestello con del ghiaccio. Almeno le
bibite sono ancora gelate."
"Ayakun
è fantastico!" esclamò sbalordito il più piccolo del gruppo.
Poi
tutti e tre si diressero verso il tavolo, posto al centro del negozio, e
Aya iniziò a distribuire loro le rispettive bibite.
Omi
ricevuta l'agognata bibita tornò a sedersi sotto la pianta in compagnia
di Ken, mentre Youji lasciò un po' di posto sul divanetto anche per il
rossino.
Dopo
pochi attimi, nei quali i ragazzi sorseggiarono le loro bevande, Ken
rimasto a bocca asciutta se ne uscì con: "Ehm... Aya, quando pensi
di deciderti a portarmi da bere?"
Omi
e Youji si sentirono gelare il sangue nelle vene e si immobilizzarono con
le loro lattine a mezz'aria. Con una rapida occhiata si fissarono un
attimo per spostare contemporaneamente lo sguardo sul ragazzo che sedeva
accanto a Youji.
Sembrava
che avesse fatto finta di non sentire.
‘Probabilmente
fa troppo caldo anche per lui.’ pensò il più grande dei Weiß, Di
sicuro questo caldo così soffocante lo ha fiaccato come tutti noi, ecco
perché non ha reagito.
"E
che diavolo, Aya! Ti dai una mossa o no? Io sto morendo di caldo!"
sbottò seccato Ken.
Youji
ed Omi non si fissarono un'altra volta, anzi, preferirono alzarsi entrambi
da dove erano seduti per rifugiarsi nel retro.
A
quella seconda imperiosa convocazione del moretto, Aya chiuse gli occhi
per qualche secondo, riaprendoli con una lentezza che aveva giustamente
allarmato gli altri due componenti del gruppo.
Dal
retro dove si erano rifugiati, Omi e Youji, fecero appena appena capolino
per vedere quale bufera furiosa avrebbe ridotto in briciole la loro 'copertura'.
Videro
Aya alzarsi lentamente, posare nel cestello con ancora un po' di ghiaccio
il suo succo di frutta; sapevano entrambi benissimo che Aya odiava
profondamente ricevere ordini.
Si
immaginarono la scena: Aya, posata la bevanda, estraeva la katana
(magicamente nascosta chissà dove!), ed affettava ripetutamente il
moretto, che aveva sbadatamente osato scambiarlo per il suo schiavo.
Purtroppo,
però, ciò che videro li lasciò letteralmente allibiti.
Contrariamente
alle loro previsioni, il rossino non si diresse verso Ken con la katana
stretta nelle mani, bensì con la bibita che il ragazzo aveva richiesto.
E,
mentre Aya porgeva il succo al ragazzo steso sotto la palma, Omi e Youji
uscirono dal loro rifugio improvvisato.
"Ma...
Ma... Ma Ayakun! Cosa..." il piccolo Omi non riuscì a formulare
altro, tanto era il suo sbigottimento, Youji, invece, rimase semplicemente
a bocca aperta.
Il
rossino li scrutò con noncuranza, rispondendo alle loro parole con un
semplice 'uhmpf'.
Risedutosi
sul divano con la sua bibita, Aya fissò Ken, ritornando con la mente agli
ultimi giorni del mese di luglio.
Anche
in quei giorni faceva un caldo soffocante, ma nonostante tutto le
ragazzine, che affollavano il negozietto di fiori dei quattro ragazzi, non
erano diminuite, anzi sfortunatamente erano aumentate. E proprio in quel
periodo estivo, spesso gli organizzatori delle feste, che si svolgevano
nei diversi quartieri, si riversavano nel piccolo negozietto per
commissionare ai ragazzi delle composizioni per le feste.
Addirittura
un pomeriggio, Omi e Youji furono costretti a recarsi al parco di Ueno,
per addobbare alcuni stand, quindi nel negozio rimasero Aya e Ken da soli.
Dopo
la pausa pranzo, il moretto tornò al lavoro che Youji ed Omi erano già
andati via.
Aya
si stava occupando, come sempre, di innaffiare le piante esposte
all'esterno del negozietto.
Già
da lontano Ken capì che il rossino stava lavorando al di fuori del
negozio; uno stuolo urlante di ragazzine lo stava tempestando di domande e
proposte, poi quando videro Ken, un piccolo numero di esse si scagliò
letteralmente contro di lui.
Lo
accompagnarono dentro il Koneko no Sumu Ie, impedendogli così di notare
una foglia di aloe sul pavimento.
Nel
frattempo, anche Aya rientrò, seguito dalle sue "accolite", così
tutti ebbero la possibilità di vedere il volo fantastico che effettuò
Ken, scivolando sull'aloe.
(Per
chi non lo sapesse, l'aloe è una pianta grassa, che all'interno delle
foglie ha come una specie di gel, quindi se la calpestate otterrete lo
stesso effetto di una buccia di banana, anzi un volo con più effetto. NdA^^.)
Per
disgrazia sua e di Aya, mentre stava cadendo, Ken si aggrappò a qualcosa
di sporgente dal tavolo: un cesto pieno di sementi, arrivate giusto quella
mattina.
Praticamente,
tutti quelli all'interno del
negozio si gustarono l'intera scena, che si era conclusa con un immenso
polverone e fragorose risate da parte di tutte le ragazze presenti.
Quando
il polverone si dileguò, Aya poté notare Ken seduto a terra, che non
capiva ancora cosa era successo, completamente coperto dai semi
rovesciati.
Ma
come ben si sa, le disgrazie non vengono mai da sole.
Nel
mentre che Aya osservava
il negozio da ripulire, si sentì posare una mano sulla spalla e
una risata mal celata gli risuonò in un orecchio, voltandosi, si ritirò
faccia a faccia con Manx.
Osservarono
entrambi il ragazzo; il suo viso a poco a poco divenire così rosso, che
sembrava emanare luce.
In
quel momento il rossino gli si avvicinò, lo tirò su per un braccio e,
con un tono di voce che spaventò le ragazzine presenti, gli disse:
"Muoviti a rimettere tutto a posto. Ci è appena arrivata una
consegna."
A
quelle parole, Ken si guardò intorno in cerca di qualcuno: Manx o Birman.
Piano
piano, tutte le potenziali clienti uscirono, fino a che non sparirono
tutte dal negozio, ora i due Weiß ed il loro contatto erano rimasti soli.
"Ehi
Ken, attento quando ti fai una doccia, potresti ritrovarti con una pianta
di rose in testa." disse Manx, cercando di soffocare una risata.
"Qui
c'è la vostra prossima missione, ragazzi. Ci rivediamo stasera, quando
avrete chiuso il negozio. Bye Bye." E così dicendo, uscì dal
negozio, ridacchiando ancora per la figuraccia di Ken.
“Proprio
non sei capace di comportarti da persona seria, devi per forza fare
l’idiota!” sbottò Aya con cipiglio.
“Dacci
un taglio!” esclamò Ken infuriato, e menando un dito in aria continuò
”Senti Mister Perfezione la vuoi smettere di dare ordini a destra e a
manca?! Quando capitano certe cose è meglio farci una risata su.” E si
rialzò scrollando le spalle.
“Beh,
per uno come te, abituato a comportarsi come un clown, è naturale:”
rispose freddo ed impassibile il compagno.
“Già!”
proruppe tutto trafelato Ken, “Sei troppo serio, dubito che rideresti
anche se un pinguino ti mostrasse il culo.”
“Io
sono perfettamente normale e, contrariamente a te, ho il controllo di me
stesso. Soprattutto non rido per delle scemenze, quindi il tuo pinguino può
starsene tranquillamente al Polo Nord.” sentenziò Aya.
Ken
si sentì punto nel vivo: il rossino aveva osato schernire la sua famosa
battuta del pinguino. Decise quindi di vendicarsi: “Vogliamo
scommettere?”
“Che
cosa vuoi scommettere?”
“Che
il mio pinguino ti farà ridere! Nei prossimi sette giorni riuscirò a
farti ridere. Dovesse cascare il mondo ci riuscirò!” proclamò Ken con
convinzione e stringendo il pugno.
“E’
troppo povera come scommessa. Ci vuole qualcosa di più sostanzioso in
palio.” ribatté Aya sfiorandosi il mento con le dita. I suoi occhi
violetti fissarono acutamente quelli blu di Ken e poi con voce sommessa
disse: “Se vinco io tu sarai il mio schiavo per una settimana.”
L’ex
calciatore indietreggiò sorpreso da quella proposta.
“Questo
vuol dire che se riderai tu, sarai tu il mio schiavo?…D’accordo! Ci
sto!”
“In
verità penso tu sia troppo stupido per riuscirci.”
Ken
offeso si girò a guardarlo in cagnesco:
“Vedremo!”
esclamò.
La
sera stessa i Weiss si riunirono nei sotterranei del negozio per ricevere
notizie dettagliate sulla prossima missione da Persia, il loro capo.
Il
grande schermo mostrava le immagini della futura vittima: una donna
dall’età apparente di 45 anni, bionda, ben vestita, con un look dal
vago sapore di belle epoche, a capo di un grosso giro di prostituzione e
droga, che gestiva attraverso delle discoteche dove si svolgevano
spettacoli di lap dance maschile.
“Il
suo nome è Nobushima Mieko” iniziò seria Manx, raggiungendo il centro
della stanza, “Attualmente è a Tokyo per affari. Non è abitudinaria e
ciò le evita di ricevere spiacevoli sorprese da parte dei suoi nemici.
Inoltre, è costantemente circondata da uno stuolo di guardie del corpo.
L’unica cosa certa è che visiona personalmente i propri locali senza
avvertirne i direttori.”
“Quindi
sarà difficile da avvicinare.” concluse Youji.
“Sì.
È proprio per questo motivo dovrete intervenire tutti e quattro.”
“Quanto
verremo pagati?” chiese arido Aya.
“Questa
volta il doppio delle altre…” la donna guardò gli altri componenti
del gruppo, “...Ci sono altre domande?”
Ken
timidamente alzò la mano come uno scolaretto: “Che cos’è un locale
di lap dance maschile?”
Manx
non poté fare a meno di sgranare gli occhi e scoppiare in una risata,
seguita da Youji, al quale cadde la sigaretta dalla bocca, e da Omi, che
arrivò alle lacrime.
Solo
Aya, appoggiato al pilastro, si limitò ad una misera smorfia.
“Perché
cavolo ridete tutti quanti!” sbottò Ken, rosso come un peperone per la
vergogna.
Manx,
sempre ridendo, affermò: “Non sai cos’è la lap dance?!”
“So
che cos’è la lap dance!” gridò Ken, “Non vorrai dirmi che nei
locali di quella donna si spogliano gli uomini?”
Manx
annuì leggermente, asciugandosi una lacrima vicino ad un occhio.
Ken
rimase a bocca aperta, e, dopo essersi ripreso: “Che cosa sono? Locali
per gay?”
Manx
smise di ridere e lo guardava seriamente: “No, sono locali frequentati
in maggioranza da donne, ma ci possono essere anche omosessuali.”
Gli
occhi di Ken si ridussero ad uno spillo: “Allora li frequenti anche
tu!” insinuò maliziosamente il brunetto.
Stavolta
fu Manx ad arrossire vistosamente: “Solo se richiesto dalle missioni. E
non quello di Tokyo.” cercò di giustificarsi.
Aya
la scrutò.
“Perché?”
intervenne Youji , “La tipa ha un locale a Tokyo?”
“Sì!
E’ l’Angel’s Empire”
Mentre
Ken ed Omi se la ridacchiavano tranquillamente il volto di Aya fu percorso
da una goccia di sudore: “Dobbiamo cercare di entrare in quel locale?”
chiese, tradendo una certa preoccupazione.
“Anche
questo fa parte della missione.”
“Potrei
diventare un cliente abitudinario del locale.” Disse Youji, mentre
spostava la sigaretta all’altro angolo della bocca, “Non mi diverte
spogliarmi in pubblico, con tutte quelle assatanate… Non fa per me!”
“Mi
inorridisce solo l’idea di dover assistere a degli spettacoli simili.
Vedrò di farmi assumere come sguattero.” disse Ken.
“Anch’io!”
esclamò Omi.
“Dubito
che potreste avvicinare Mieko facendo gli sguatteri.” obiettò la donna,
”Sappiamo con sicurezza che l’Angel’s Empire cerca un cameriere e
che la nostra vittima, come potrei dire…prova sul campo i suoi artisti,
perciò avreste più possibilità come lap dancer.”
“Eheee!”
esclamarono in coro Omi e Ken.
“Oh
Bombay…” Manx fece un riso di scherno, “…sei troppo giovane, al
massimo ti assumeranno come cameriere, invece Siberian…” Il giovane si
aggrappò alla poltrona e guardò la donna con aria supplichevole. “Loro
cercano sempre volti nuovi da esporre sul palco”.
“Io
non so ballare e poi… e poi non voglio spogliarmi in pubblico!” esclamò.
“Vedrai
che imparerai!”
Ken
col volto basso tirò un profondo sospiro, conscio che il buon esito della
missione veniva prima di tutto, persino del suo pudore.
“Va
bene” rispose con un certo sforzo.
“Benissimo!”
esultò Manx “Ci penserà Aya ad insegnarti quello che ti serve. Non è
così Abyssinian?” Si rivolse al giovane con aria maliziosa.
Un’altra
goccia di sudore percorse la fronte del rossino, mentre veniva osservato
dagli increduli compagni.
“Ehhheeeee…!!!”
sbottarono i suoi compagni sporgendosi verso lui.
Aya
non accennò a rispondere, ma solamente a fissarli con il suo sguardo
gelido.
“Perché
lui sarebbe capace di fare lo spogliarellista?!” sbottò Youji.
Il
rossino continuò a non rispondere, si limitò solamente a fulminare il
compagno più grande, che smise immediatamente di ridere.
*Persia
deve certamente essere a conoscenza della mia attività notturna all’Angel’s
Empire* pensò Aya, ma non poteva rischiare di farsi scoprire dagli altri
Weiß, ne andava del suo orgoglio. Ciò di cui non riusciva a capacitarsi
era il perché Manx voleva affiancargli quell’impedito di Ken, questo
non se lo sarebbe mai aspettato.
“Bene,
allora domani mattina Ken ed Omi si recheranno per primi sul posto. Farete
il colloquio direttamente col capo del locale. Mentre nel pomeriggio ci
andrai tu, Aya. Tutto chiaro?” La donna si affrettò a dire, poco prima
di lasciare i quattro ragazzi a rimuginare sulla loro nuova missione.
E
così i quattro rimasero soli nelle stanza, con Aya più a malincuore di
tutti.
La
mattina seguente Ken e Omi si recarono insieme al locale.
Li
fecero aspettare nell’ufficio del direttore, un arredamento molto sobrio
con una grande riproduzione delle ninfee di Monet dietro alla scrivania,
ed una statua riproducente il David di Michelangelo accanto alla libreria.
Entrò
un uomo, forse trentenne, li salutò e si sedette di fronte al quadro: era
il direttore.
Si
toccò i quattro orecchini dell’orecchio sinistro: “Quindi vorreste
lavorare in questo locale…” disse con una vocina molto allegra, che
irritò ed insieme preoccupò Ken, “Beh, a noi servirebbe giusto
un cameriere.” disse, fissando Omi, “Che ne dici piccolino, ti
andrebbe di iniziare stasera?”
Omi
annuì.
“Ok!
Ti faremo dare la divisa da Kunio, il nostro capo del personale.” Poi
fissò Ken, “Per te invece…” e fece un sorriso che a Ken non piacque
affatto, “Beh per te…” la voce si fece più lieve, “Sei anche un
bel ragazzo, con un fisico asciutto da atleta…” Ken cominciò a sudare
freddo, “…Mi serve qualcuno di nuovo sul palco.”
“Ma
io non so ballare…” obbiettò Ken, impaurito dallo strano sguardo
dell’uomo.
“Oh…
Imparerai…Ti insegnerà Ran, è uno dei nostri migliori ballerini.”
Fu
in quel momento, che Ken si ricordò della missione:
“Va
bene.”
“Molto
bene.” fece l’uomo, “Allora mio caro moretto ti aspetto per oggi
pomeriggio alle diciassette…” si rivolse a Ken, “Se tutto va bene
farai la tua prima apparizione allo spettacolo delle tre. Mentre tu,
piccolino, puoi venire questa sera un’ora prima di aprire.”
I
due Weiß si congedarono.
“Chissà
come andrà ad Ayakun?” disse Omi rivolgendosi a Ken.
“Qui
la vedo molto brutta.” rispose Ken, senza pensare a mascherare la
preoccupazione nella sua voce…
Puntuale
come un orologio, Ken si trovò alle 17 in punto di fronte alla porta
posteriore dell’Angel’s Empire.
Deglutì
un paio di volte, prima di appoggiare timidamente la mano sulla maniglia
della porta.
Per
tutto il tempo che aveva impiegato per raggiungere il locale, il brunetto
non aveva fatto altro che ripensare ad Aya.
Quando
lui ed Omi gli avevano chiesto se fosse riuscito a farsi assumere, il
rossino aveva risposto semplicemente con uno dei suoi soliti ‘uhmpf’,
loro due lo avevano interpretato come un sì, ma la cosa che Ken non
riusciva proprio a spiegarsi era perché Aya non lo avesse aspettato.
Lo
aveva sentito uscire di casa molto tempo prima di lui, eppure erano stati
assunti entrambi lo stesso giorno, quindi secondo le supposizioni di Ken,
anche Aya avrebbe dovuto recarsi al locale per le 17…
Ma
i pensieri rivolti al suo compagno si dissolsero, quando Ken aprì la
porta sul retro del locale.
“Ah…
sei arrivato finalmente! Sei stato puntualissimo, bene, la puntualità è
un pregio che solo pochi ragazzi hanno ancora. Sono sicuro che lavorerai
molto bene nel mio locale.”
Ken
non ebbe neanche il tempo di darsi un’occhiata intorno; la voce del
padrone del locale lo investì prima ancora di entrare.
“Vieni,
seguimi. Voglio presentarti immediatamente a Ran. Sono sicuro che
formerete la coppia migliore del locale. Per qualsiasi cosa tu possa aver
bisogno, rivolgiti direttamente a lui. Ti ho già detto che è uno dei
ballerini migliori?
È
anche uno degli intrattenitori più richiesti dai clienti.
Posso
dire di aver trovato la mia gallina dalle uova d’oro…” continuò il
gestore, mentre accompagnava Ken attraverso il locale.
La
biglietteria e il guardaroba si fronteggiavano l'un con l'altro separati
dal corridoio a piastrelle lucide, dove nel mezzo alcune più piccole e
vistosamente colorate, formavano un mosaico raffigurante un cigno bianco
fra le braccia di una figura femminile nuda, dalle forme abbondanti e da
un profilo che esaltava il naso perfettamente dritto e gli occhi
grandi.
Ken
si soffermò su quella immagine assai lontana dalle eleganti e raffinate
figure femminili dall'arte giapponese che celavano le loro nudità sotto
ampi e variopinti kimoni.
"Questi…"
si affrettò a spiegare il direttore notando il suo interesse
"…sono Leda e il cigno, la raffigurazione della lussuria di Zeus,
il sovrano di tutte le divinità greche.
La
leggenda dice che egli per sedurre la bella Leda si sia trasformato in
cigno. Dalla loro unione Leda partorì un uovo, simbolo di perfezione, da
cui uscì Elena, la donna più bella del mondo per la quale iniziò la
guerra di Troia…"e si interruppe di fronte all'espressione
interrogativa che seguiva alle sue parole "ehm, come non detto…è
cultura europea…un pallino della proprietaria"
"Mi
sembrava…" aggiunse Ken tentando di celare la sua completa
ignoranza in materia, mentre seguiva il direttore verso la fine del
corridoio.
Un’ampia
porta a vetrata, circondata da edera, arrampicata sulla parete, negava
l'accesso alla sala successiva. Due angioletti di marmo, armati di frecce,
facevano da guardiani tendendo l'arco verso i visitatori.
"Attento
a non farti colpire!" esclamò il direttore fermandosi.
La
porta si aprì automaticamente, proiettandoli in un tunnel animato da luci
blu al neon.
Fu
uno shock per gli occhi del brunetto quell'improvviso cambio di luminosità;
sembrava di essere entrati all'interno di una grotta, mancavano solo i
pipistrelli e tutto sarebbe stato perfetto.
Proseguirono
all'interno di questa struttura, la quale, probabilmente, doveva seguire
il perimetro del locale, fino a che, pochi metri più in là, una luce più
chiara e viva annunciava l'uscita.
Erano
entrati nel locale vero e proprio, Ken fu accecato da una miriade di luci
colorate, assordato dalla musica altissima e dalle voci di alcuni
ragazzi.
Gli
ci volle un poco perché i suoi occhi riuscissero ad abituarsi al quella
luminosità. Sembrava di essere usciti dal silenzioso e sicuro grembo
materno verso una nuova ed accecante vita.
Il
suo “capo” si voltò un momento a guardarlo, poi disse: “Ti ho
chiesto di venire così presto, perché questa è l’ora in cui i
ballerini si esercitano. Aspettami qui, vado a chiamarti Ran!”
Ken
si guardò ancora un momento intorno. Tutte quelle luci che si muovevano
così freneticamente, la musica così alta, gli facevano girare la testa;
poi si voltò verso il palco, dove i ragazzi stavano provando. Erano tutti
di schiena, indossavano solo i pantaloni, tranne uno, probabilmente stanno
provando uno spogliarello, aveva pensato.
Poi
nella sua mente si accese ad un tratto l’idea che anche lui avrebbe
dovuto spogliarsi davanti a chissà quante donne…
Gli
vennero i brividi al solo pensiero, ripensò a quanto era goffo e alle
figuracce che sarebbe riuscito a fare…
Ma
una rossa capigliatura riuscì ad attirare la sua attenzione. Gli
ricordava Aya, e scherzosamente pensò a quanto era rigido il suo
compagno, sicuramente non sarebbe stato l’unico a fare brutte figure!
*Senza
contare il pessimo carattere che ha!* e quasi si mise a ridere da solo, al
pensiero di Aya che veniva avvicinato da qualcuno, e gli chiedeva
prestazioni “particolari”.
Di
colpo la musica cessò e si sentì la voce del padrone attraverso gli
altoparlanti: “Ragazzi scusatemi. Ran, per favore potresti venire un
momento, è arrivato il nuovo ballerino.” Così dicendo, lasciò
ripartire la musica ed ritornò da Ken.
Il
brunetto vide una chioma rossa sparire dietro le tende, mentre il gestore
del locale tornò di nuovo al suo fianco.
“Ah!
Eccolo che arriva! Vedrai che ti troverai bene con lui, inizialmente potrà
sembrarti un po’ scorbutico, ma vedrai che non è così!” e dandogli
una pacca sulle spalle, salutò il ragazzo che sopraggiungeva.
Ken
cercò in tutti i modi di scorgerne il viso attraverso l’asciugamano che
aveva in testa.
Certamente
il numero che stavano provando era molto elaborato. Infatti la sottile
maglietta che il ragazzo stava indossando gli si era tutta attaccata alla
pelle sudata.
“Benissimo
Ran, vedo con piacere che ti eserciti sempre con grande passione”, e Ken
non era riuscì a non vedere lo sguardo lascivo che il gestore lanciò al
ragazzo.
Gli
venne un sussulto di disgusto, e, per evitare di dare nell’occhio,
abbassò un momento lo sguardo; “Fujimiya Ran…” il loro capo iniziò
a presentarli, e il giovane Weiß, a sentire quel nome, alzò lo sguardo
come se l’avessero punto con un forcone, “…lascia che ti presenti
Hidaka Ken!”. Il suo compagno di ballo lasciò scivolare via
l’asciugamano dalla testa, per rivelargli una verità sconcertante.
“Hidaka
Ken, lui è Ran, il ragazzo di ci ti ho parlato!”
Gli
occhi del brunetto si fissarono sconcertati in quelli dell’amico. E,
prontamente, Aya gli lanciò uno dei suoi sguardi fulminanti, con la
velata minaccia di guai in caso avesse fatto fallire la missione.
La
voce del capo lo fece tornare in sé, “Ken c’è qualcosa che non
va?”
“Ah…
No, niente, mi scusi. Ogni tanto mi imbambolo, mi succede! Ah! Ah!…”
“Anche
tu sei rimasto affascinato dal caro Ranchan, vero?”
“Capo,
per favore non mi chiami in quel modo. Lo sa che non mi piace!” pregò
Aya, e Ken si sorprese della dolcezza e della ilarità nel suo tono di
voce.
“Bene,
allora vi lascio conoscervi meglio. Buon lavoro, ragazzi!”
Quando
Ken si fu assicurato che il direttore del locale fosse abbastanza lontano,
si era azzardò a parlare all’amico: “A… Aya…”, immediatamente
il rossino si voltò verso di lui con sguardo omicida.
“Vieni
con me!” e prendendolo per un braccio, se lo trascinò nei camerini.
Mentre
i due ragazzi sparivano dietro una porta, Ken udì uno dei ballerini
gridare: “Ehi Ran! Vacci piano con lui, scommetto che è ancora
vergine!”
Una
volta raggiunti i camerini, Aya si accertò di essere solo con Ken, poi
chiuse la porta a chiave. In quel momento Ken sentì montare in lui un
inspiegabile terrore.
“Beh!
E adesso che ti prende?” domandò secco il rossino.
“Cosa
intendeva quello là fuori? Perché dovresti andarci piano?”
Aya
si avvicinò di un paio di passi, poi si fermò ad un palmo da Ken, “Tu
credi sempre a tutto quello che ti dicono?” e così dicendo, si tolse
l’asciugamano dal collo e la maglietta.
“Aya…”
“Ran!
Qui devi chiamarmi Ran! O vuoi che ci scoprano subito?”
Poi
squadrando da capo a piedi Ken, si diresse verso degli abiti ordinatamente
appesi, e sempre in silenzio, iniziò a scorrerne alcuni.
Ken
lo osservò per alcuni attimi, poi, inspirando profondamente, si decise a
parlare: “Allora tu lo fai proprio per lavoro?!”
Aya
continuò a scorrere gli abiti senza dire nulla.
“Ecco
perché non eri quasi mai a casa, le sere in cui non c’erano
missioni!”
Il
rossino non accennò a rispondere e Ken perse, come suo solito, le staffe.
“Potresti
anche sprecarti a rispondere! Non sei un essere supremo sai!”
“Il
fatto che tu sappia che non sono quasi mai a casa la sera, mostra
chiaramente che mi spii.”
Ken
guardò il ragazzo di fronte a lui senza sapere come controbattere. In
fondo era vero, spesso si era accorto di tener sotto controllo i movimenti
di Aya… Ma non era mai riuscito a spiegarsi il perché.
Alla
fine Aya tirò fuori un paio di pantaloncini ed una canottiera. Li guardò
un momento, guardò Ken, e glieli tirò: “Mettiteli. Andiamo a provare
subito.”
“Che
cosa?! Io mettere questa roba?” chiese Ken quasi scandalizzato.
“Beh…
Puoi provare anche nudo. Ma non te lo consiglio, col direttore che gira
spesso per il locale.”
“Ma
perché provare subito?”
“Perché
il capo vuole metterti sul palco stasera stessa.”
“Nani?!”
Adesso Ken era veramente sconvolto! “Quando me lo ha detto questa
mattina, credevo scherzasse!”
“Se
non vuoi, posso sempre dirgli che per il momento sei un imbranato, che ti
serviranno diversi giorni perché tu possa salire sul palco a fare
spettacolo con noi.” Rispose Aya, con una luce di scherno negli occhi.
“Io
non sono un imbranato! E questa sera salirò su quel palco!”
“Se
proprio ci tieni a fare la figura del tonto davanti ad una folla
inferocita… Avanti cambiati, cosa aspetti?”
“E
tu?”
“Io
cosa?”, Aya iniziò a spazientirsi.
“Tu
resti qui?”
Il
rossino rimase in silenzio, la domanda gli sembrò così stupida da non
meritare riposta.
“Cioè
mi devo spogliare davanti a te?”
“Guarda
che sta notte lo fai davanti al pubblico.” Rispose il suo compagno
notevolmente scocciato.
“Ma
io veramente…” e così dicendo, Ken arrossì furiosamente.
“Ho
capito. Vado in bagno a darmi una rinfrescata, ma vedi di darti una mossa.
Dopo le prove cercheremo un costume decente per questa sera.”
Quando
Aya oltrepassò la porta del bagno, Ken deglutì a fatica, la gola gli era
diventata secca ancora prima di iniziare.
Poi
improvvisamente la porta del bagno si riaprì: “Beviti un bicchiere
d’acqua prima di iniziare! Ma solo uno, e non farlo neanche troppo
pieno!”
Ken
sobbalzò così forte che gli abiti gli erano caduti di mano.
“Spicciati!”
ribadì Aya, e richiudendo la porta.
Dopo
pochi minuti il rossino uscì dal bagno rinfrescato, e pronto a riiniziare
le prove. Diede un’occhiata veloce al compagno, che nel frattempo si era
cambiato.
*Certo
che però ha proprio un bel fisico…*
pensò Aya, evitando di mostrare interesse verso di lui.
Dopo
che uscirono dai camerini, Aya passò dalla console del dj, che oltre a
fare provare i ballerini, provava lui stesso qualche nuovo passaggio.
Quando
il ragazzo lo vide avvicinarsi, capì subito: “Allora con quale canzone
vi faccio iniziare a voi due?”
“Dovresti
illuminarmi l’altra pista, quella più piccola con gli specchi, e
mettermi su un disco veloce, facciamo Too Funky di George Michael. Voglio
vedere fino a che punto è capace.” E dopo averlo istruito sulle sue
intenzioni, il rossino tornò dal poco probabile compagno di ballo.
Ken
fu portato in un’altra parte del locale, su di una pista con tanti
specchi. Le luci accese erano esclusivamente bianche; Aya gli spiegò che
per un principiante come lui andavano più che bene, e che gli specchi lo
avrebbero aiutato a migliorare.
Poi
si girò verso il dj e gli fece cenno di mandare la musica. “Io ti farò
vedere un pezzo. Tu prova a rifarlo, cercando di andare a tempo. Voglio
farmi un’idea del tuo livello.”
Quando
la musica partì, Aya iniziò a muoversi sinuosamente, Ken rimase
affascinato dalla grazia e dall’agilità dei suoi movimenti, e non solo.
Il suo viso s’infiammò subito quando Aya gli si avvicinò con fare
lussurioso, ma improvvisamente si fermò e fece cenno verso la console di
fermare la musica. Si allontanò di alcuni passi ed infine disse:
“Adesso tocca a te. Mostrami cosa sai fare.”
Ken
rimase qualche secondo in silenzio, non riusciva ad accettare l’idea di
fare una cosa simile, e per di più proprio con Aya! Ma la musica era
ripartita, e lui avrebbe mostrato al compagno che non era un imbranato.
Iniziò
a muoversi cercando di tenere il ritmo e cercando di ricordare i movimenti
del rossino. Ma proprio mentre credeva di essere riuscito finalmente a
trovare il tempo e di muoversi bene, la voce di Aya lo raggiunse
imperiosa: “Abbassa di più il bacino. E muoviti con più scioltezza!
Non così, sei troppo rigido!”
Ken
provò a seguire i suoi ordini, ma la musica cessò improvvisamente.
“Ti
ho detto di tenere più giù il bacino. Ecco il movimento giusto è
questo.” Ma delle risatine mal celate attirarono la loro attenzione.
“Ehi
Ran, mi sa che con questo devi partire proprio da zero. Tzs, e il padrone
vorrebbe metterlo nell’ultimo spettacolo di stasera?”
Ma
subito la voce di un altro ragazzo intervenne: “Beh, devi considerare
che all’ultimo spettacolo di solito ci sono solo quelli che non sanno
dove andare o degli ubriaconi. Quindi anche se fa qualche danno non se ne
accorgerà nessuno. Ah! Ah!”
“Già
hai ragione! Ciao Ran! Ci vediamo questa sera! E non stancarti, sta sera
partiamo col nuovo numero su Sex Bomb!”
Ken
sentì montare in lui la rabbia, ma fu subito distratto da Aya.
Il
ragazzo, infatti, gli si parò di fronte, poi rivolgendosi ai ‘colleghi’:
“State attenti che non vi soffi il posto! Se riesco ad insegnargli le
mosse giuste, questo qui vi mette tutti a culo in terra!”
Ken
rimase stupito, Aya lo aveva difeso.
“Non
guardarmi così, visto che è andato via anche il dj, per il momento
proveremo senza musica. Forza continua ad esercitarti.”
Ken
riprovò le mosse più e più volte, anche con Aya accanto, ma nessuna
volta soddisfò il compagno.
Aya
intanto era arrivato al limite della sua sopportazione (che per altro è
molto basso!), “Senti, se stai facendo lo stupido apposta per farmi
ridere, e perdere così la scommessa, hai sbagliato tattica! O devo
dedurre che non sei proprio capace?”
“Nani?!…
Io adesso alla scommessa non ci pensavo neanche! È solamente che…” ma
il brunetto si rese conto subito che se avesse finito la frase, si sarebbe
tradito con le sue mani.
“È
solamente che sei proprio impedito…” terminò Aya al posto suo. Fece
una breve pausa, poi si mosse verso il ragazzo. Quando gli fu vicino lo
prese per le spalle e con una mossa veloce e decisa lo voltò verso gli
specchi. Sempre restando alle sue spalle, fece scivolare le mani fino ai
fianchi di Ken.
Il
ragazzo non capiva, ma l’unica cosa di cui era veramente certo, era che
il tocco del rossino gli faceva uno strano effetto. Era come se i suoi
ormoni si fossero improvvisamente risvegliati, dopo un lungo sonno.
“Bene,
visto che solo guardando non ci riesci…” e con uno strattone fece
aderire le natiche e la schiena di Ken al suo inguine ed al suo petto.
La
reazione del moretto fu immediata: “Cosa diavolo credi di fare? Lasciami
andare!”
“Smettila
di agitarti!” intimò Aya, con la sua presa ben salda sui suoi fianchi,
“Cosa credi che voglia farti? Violentarti?”
Ken
arrossì furiosamente e chinò la testa imbarazzato.
“Fossi
in te, smetterei di guardare certi film alla televisione. E comunque cerca
di concentrarti di più, siamo qui per lavorare, non per giocare.”
Ken
si sentì un verme, come aveva potuto pensare che Aya potesse fare una
cosa del genere?
Proprio
lui, mister cubetto di ghiaccio! Ma l’imbarazzo del ragazzo era
cresciuto non appena Aya aveva iniziato a dondolare il suo bacino guidando
quello di Ken.
“Ay…
Ran…!” pregò alla fine il moretto, l’imbarazzo che provava in quel
momento lo stava uccidendo.
Allora
Aya lo lasciò andare, e gli disse di provare da solo. In quell’istante
passò il direttore del locale, Ken vide, attraverso lo specchio, Aya
annuire.
Un
attimo dopo il rossino gli disse di tornare nei camerini, che per quel
giorno avevano finito.
Ken
aveva tirato un sospiro di sollievo, mentre Aya seguiva il direttore nel
suo ufficio.
Nei
camerini, il moretto si sedette su di una sedia, e non si mosse più.
Continuava a pensare alle mani di Aya su di lui, dei loro due corpi uno
contro l’altro…
Qualche
minuto più tardi il rossino lo raggiunse.
“Beh,
sei ancora conciato così?” chiese sempre in maniera atona.
“Perché
sei andato nell’ufficio del capo?”
“Abbiamo
parlato di te.”, il tono di Aya era ancora più secco, le braccia
incrociate sul petto, gli occhi fissi su Ken.
“E
cosa ti ha detto?” la voce di Ken tradiva una certa incertezza. Non
sapeva più come comportarsi; era terrorizzato all’idea di dover salire
da solo su quel palco…
“A
quanto pare,” iniziò a dire Aya, andando a sedersi di fronte a Ken,
“il capo ha dovuto ricredersi. Non sei ancora pronto per ballare da
solo.”
Ken
non poteva credere alle sue orecchie, poi improvvisamente saltò su:
“Gli hai detto che sono un incapace, vero? È opera tua questa?!”
Aya
non cambiò espressione, ma si alzò, si avvicinò al moretto e rispose:
“Il capo ti ha spiato per tutto il tempo. Ti da una settimana di tempo
per imparare a ballare come tutti gli altri; se non ce la fai, a casa.
Quindi vedi di essere meno pudico e di imparare più in fretta.”
Ken
rimase stupito, poi Aya gli ordinò di farsi una doccia. Il ragazzo annuii
sommessamente.
Passarono
alcuni minuti, e Ken finalmente uscì dalla doccia, quando il suo compagno
di squadra lo raggiunse in bagno.
“Non
asciugarti.”
Ken
quasi sputò il cuore dalla paura: “Che diavolo ci fai qui dentro?”, e
subito i suoi occhi scivolarono sulle mani del rossino, che stringevano un
rasoio e una bomboletta di schiuma da barba.
“Se
ti volevi fare la barba potevi aspettare, o sei diventato così depravato
da volermi spiare?”
Lo
sguardo che Aya gli lanciò, lo zittì in un attimo.
“Prenditi
quello sgabello nell’angolo.”
“E
perché?”
“Devi
depilarti le gambe.”
“Naniii??”
“…”
“Dimmi
che stai scherzando!” Ken era sempre più scioccato dell’ambiente in
cui il rossino lavorava.
“Ho
mai detto qualcosa per scherzo?”
Ken
non sapeva più davvero come comportarsi, poi sospirando prese lo sgabello
ed attese altre istruzioni dal compagno.
“Adesso
metti un piedi qui, spalmati la schiuma sulla gamba ed inizia a
raderti.”
“Devo
proprio?” il tono di Ken era sempre più supplichevole, mentre quello di
Aya sempre più stizzito.
“Guardati
le gambe. Sembri un gorilla. E qui non lavora nessuno nelle tue
condizioni! Forza!” Poi Aya si passò una mano nei capelli voltandosi
verso il lavandino, per rinfrescarsi il viso. Ma la voce implorante di Ken
lo raggiunse prima.
“Ehmm…
Ra… Ran…”
“Cosa?!”
adesso Aya stava davvero iniziando a spazientirsi. Ma quando si voltò
verso Ken, per vedere cosa volesse, si ritrovò il moretto con una gamba,
dalla caviglia all’inguine, completamente ricoperta di schiuma da barba.
Il
rossino lo trovava alquanto ridicolo con quella sua aria da bambino
impedito, con una gamba bianca di schiuma e l’altra nuda.
Stava
realmente per mettersi a ridere, quando si ricordò della scommessa ancora
in corso. Cercò di assumere la sua aria più severa e sbuffando si
avvicinò al ragazzo.
“Lo
avevo detto che sei un impedito, la schiuma deve arrivare appena sopra il
ginocchio.” E così dicendo, fece scivolare energicamente le mani giù
per la coscia del moretto.
“Si
può sapere perché stai tremando?”
“Forse
non ti sei reso conto del punto che stai toccando, mister insensibilità!”
“Allora
fai da solo, mister sento tutto!”
Dopo
che Ken si tolse la schiuma in più, vide Aya avvicinarsi col rasoio in
mano.
“Che
cosa diavolo pensi di fare?!”
“Se
non stai fermo, rischi che ti taglio.”
“Lo
fai tu??”
“Perché
tu pensi di essere capace?” gli chiese Aya in tono di sfida.
“Raanchaann…!”
la voce del direttore aveva fatto sì che il rossino si catapultasse fuori
dal bagno.
“Ranchan,
cosa stavi facendo in bagno? E dov’è quello nuovo?” chiese
maliziosamente l’uomo.
“Facevo
vedere a Ken dove mettere i suoi effetti, adesso sta facendo una
doccia.”
“Dici
che si arrabbierà se vado a spiarlo un attimo?” chiese, mettendo una
mano sul fianco del rossino.
Brutta
razza di porco! Pensò Aya, “Mi spiace, ma si è chiuso la porta a
chiave.”
“Uhn…
Peccato. Devo ricordarmi di togliere quella chiave. Beh, visto che lui è
sotto la doccia, la porta è chiusa a chiave e noi siamo soli… cosa ne
dici di metterti più comodo?”
*Ti
piacerebbe, lurido maiale, vero?*
“Ran!!
Scusa un attimo!” tempestivamente la voce di Ken evitò una situazione
imbarazzante.
“Mi
scusi capo, ma devo fare da balia al bimbo.”, poi avvicinatosi alla
porta, “Se non mi apri col cavolo che posso entrare.”
Ken
fece finta di girare la chiave nella serratura e poi aprì la porta,
“Scusatemi, ma ho bisogno di…”.
Aya
non gli lasciò il tempo di finire la frase, con uno spintone lo ricacciò
all’interno del bagno, e chiedendo scusa lui stesso al suo capo, entrò
dentro insieme a Ken.
“Ran,
tu sai che mi fido di te. Come ben sai che non potete fare sesso fra di
voi , a meno che non sia il cliente a chiederlo. Se dovesse mai nascere
qualcosa fra voi, non voglio che venga fatto niente sul lavoro, né quando
il locale è chiuso.”
“Tranquillo,
capo. Gli faccio solo da bambinaia!” rispose il rossino da dentro il
bagno.
Quando
sentirono chiudere la porta dei camerini, Aya tirò un sospiro di
sollievo. Cosa che, invece, non fece Ken.
“Cosa
vuol dire ‘solo se è il cliente a chiederlo’?”
“Appunto
quello che ha detto. In questo locale sono i clienti più prestigiosi che
decidono cosa devi fare. Vedrai che a forza di lavorare qui capirai.”
Ken
si rifiutò assolutamente di capire ciò che il compagno gli stava
spiegando.
“Allora
fammi vedere cosa hai combinato fino adesso…”
Ad
Aya vennero i brividi alla schiena, tutto ciò che Ken era riuscito a fare
era stato tagliuzzarsi la gamba in più punti, senza tirar via neanche un
pelo.
Respirò
profondamente: “Dammi quella lametta. Per questa volta ci penso io ,
alla prossima fai da solo.”
“Nani!!”
Ken non riuscì a capire se l’amico stesse scherzando o no, finché Aya
non gli strappò il rasoio di mano.
“Non
fare movimenti bruschi, ok? Potresti ritrovarti metà polpaccio per terra,
e non sarebbe bello doverlo spiegare agli altri. Soprattutto a Youji.”
Ken
annuì leggermente, mentre osservava Aya occuparsi delle sue gambe.
“Uhn…”
Il
rossino si fermò subito, quando Ken inspirò e trattenne il respiro
improvvisamente.
“Male?”
chiese con gentilezza; il brunetto non rispose subito, si stupì
nuovamente della gentilezza nella voce del compagno. Poi si accorse dello
sguardo fisso di Aya, e rispose: “No,no. Solamente… ecco, hai la mano
molto leggera… Non me lo aspettavo…”
Il
ragazzo non ribatté, si limitò a guardare Ken arrossire mentre lo
fissava.
*Ma
a cosa vado a pensare!* Si ammonì mentalmente il rossino, intanto che
iniziava nuovamente ad occuparsi della depilazione.
*Carino!?
Ken non è carino! È irascibile, fa le cose senza pensare alle
conseguenze, è impulsivo anche a parole. E per di più è ingenuo,
impacciato e carino quando arrossisce…*
“Itee!”
“Cosa?”
“Ma
a cosa pensi quando fai sto lavoro? Come se non mi fossi già tagliato
abbastanza per conto mio! Ehii!”
Ken
non poté credere ai suoi occhi. Aya si chinò a succhiargli via il sangue
dal taglio.
Come
erano incredibilmente calde quelle labbra…
Il
moretto sentì nascere dentro di sé una grande bolla di calore, che scese
sempre più verso il bassoventre.
Quando,
improvvisamente, uno schiarimento di gola da parte di Aya, attirò la sua
attenzione.
Ken
si rese conto di aver avuto un’erezione sotto l’asciugamano legato in
vita, proprio davanti ad Aya. Non arrossì, ma ebbe praticamente un
crescendo di tonalità, dal bianco avorio al rosso più vivido che si
possa immaginare.
Il
rossino dal canto suo rimase impressionato di come la natura era stata
generosa nei confronti del compagno. Ma prima di poter dire ‘A’, Ken
si era già rinchiuso nel box della doccia.
“A…Aya…
No, cioè Ran! Scu… Scusami! Io…”
Aya
si avvicinò al box, e, con voce calma, iniziò a parlare: “Ken,
tranquillo. La tua è stata una reazione più che naturale. Dimmi la verità,
non lo hai mai fatto prima, vero?”
“Di
radermi le gambe, no!”
Aya
soffocò a malapena una risatina. “Hai capito benissimo.”
“Aya,
sbaglio, ho ti ho sentito ridere?” disse il moretto, aprendo appena lo
sportello.
“Sbagli
.” rispose secco. Il rossino non gli avrebbe mai permesso di vincere
quella scommessa assurda.
“Aya
perché sei diventato così improvvisamente gentile?”
“Vuoi
che continui a trattarti come una pezza da suola da piedi anche qui?”
“Beh,
no…”
“Senti,
tanto sta sera non balli, lavati le gambe e rivestiti., ce ne torniamo a
casa.”
“Perché?"
“Cosa?”
“Perché
torniamo a casa?”
Ma
alla domanda del ragazzo non fu data risposta. Ken si rivestì, ed era
pronto per tornare a casa, dagli altri ragazzi.
“Ah…
Ran… visto che sta sera non ballo, cosa devo fare?” Ken era davvero
perplesso, se non ballava, e l’unico posto di cameriere libero l’aveva
preso Omi, lui che ruolo aveva?
“Il
capo vuole che stai con me. Quando ballerò e mi spoglierò, tu
raccoglierai i miei abiti. Quando sarò ad intrattenere i vip, nella sala
sotto la discoteca, tu verrai con me.”
“Va
bene.”
“Senti,
ne riparliamo in casa. Da soli!”
“Cosa?
E adesso dove vai?”
“Vado
a prendere la macchina.”
Ken
si infilò il casco, poi attese di vedere passare Aya con la sua auto.
Partì
subito dopo di lui. Ma il rossino svoltò in una via laterale e lo
perse di vista.
Quando
arrivò a casa, Aya era già lì.
“Bentornato,
Kenkun! Allora come sono andate le prove?” lo accolse per primo Omi,
mentre dalla sua stanza si dirigeva in cucina insieme agli altri due
ragazzi.
“Allora
questa sera vi vedremo in tutto il vostro splendore!” affermò Youji con
un tono che non nascondeva affatto una certa maliziosità.
Pochi
secondi dopo, si sentì Youji urlare: “Ma che diavolo ti prende?”
Aya
gli aveva tirato un calcio sotto il tavolo, mentre con tutta calma
assaggiava l’insalata preparata dal più piccolo.
Ken
si sedette con loro, ma a malapena toccò cibo.
Il
rossino lo notò, e dopo cena raggiunse Ken nella sua stanza.
“Perché
non hai mangiato?”
“Non
credo di essere in grado di andare avanti con questa missione. Non sono
capace di ballare, non so assolutamente come diavolo si fa ad intrattenere
i cosiddetti vip. Sono sicuro
che fra tre giorni mi silura.”
Aya
rimase in silenzio per alcuni secondi, Ken provò a guardarlo di
sottecchi, ma non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. Soprattutto
dopo quello che era successo nei camerini.
“Per
quanto riguarda il ballare, possiamo esercitarci sia qui in casa, sia al
locale. Per l’intrattenimento devi solo fare ciò che ti dicono, il
trucco sta nel non farsi vedere immensamente intelligenti. A loro
piacciono i ragazzini sciocchi, a cui far fare di tutto.”
“Eh!!…”
Ora più che mai Ken era preoccupato.
Far
fare di tutto…
Era
questo a spaventarlo.
“Tranquillo,
il direttore ha posto una possibilità di fuga a nostro favore. Metti che
un cliente ti chieda pratiche sadomaso, se la cosa non ti piace, puoi
rifiutare. Ma attento alle parole che usi. Non devi mai offendere il
cliente.”
“Ah…”
“Aya…”
Il
rossino gli lanciò un ultimo sguardo.
“No,
niente…” Ken rimase ancora qualche attimo con lo sguardo fisso sul
pavimento.
Aya…
Da quanto tempo starà lavorando in quel locale?
Poi
nella mente del brunetto iniziò a farsi strada un’immagine. Il locale
dove erano in missione, un angolo un po’ appartato, diversa gente seduta
sui divanetti, fiumi di champagne e alcolici, e ragazzi con indosso quasi
niente. Ed in mezzo a tutta quella gente una testa rossa: Aya.
Come
poteva comportarsi, una persona glaciale come Aya, in un “rapporto”?
Sarebbe
stato brusco e distaccato, come era sempre, oppure gentile e delicato a
dispetto delle apparenze?
Poi
un improvviso bussare alla sua porta, risvegliò Ken dai suoi sogni ad
occhi aperti.
Era
Omi: “Kenkun, Ayakun ed io siamo pronti. Ti aspettiamo in sala!”
“Sì,
arrivo subito.”
*È
inutile preoccuparsi, tanto lo scoprirò sta sera.*
Scese
nel salotto, dove gli altri tre ragazzi lo stavano aspettando.
“Bene,
eccomi qui.”
“Sentite,
visto che io sarò un cliente, nessuno di voi sa dirmi quando apre il
locale e a che ora ci sono gli spettacoli?” chiese Youji, enfatizzando
la parola ‘spettacoli’ e guardando Ken.
“Youjikun
ha ragione. Io faccio il cameriere, quindi non mi sono preoccupato di
chiedere per le esibizioni. Kenkun, tu lo sai?” esclamò Omi.
“Uno
spettacolo ogni mezz’ora a partire dalle 22.00.”
Youji
ed Omi si voltarono verso Aya, che anticipò la risposta di Ken.
“Ayakun!
E tu come lo sai?”
“Beh,
oggi pomeriggio, quando siamo andati a provare gli ho confessato che
nessuno dei due aveva chiesto gli orari degli spettacoli. Così prima di
tornare a casa, Aya ha ben pensato di chiedere direttamente al gestore del
locale.”
Ken
intervenne prima che Aya potesse aprire bocca.
“Ayakun,
visto che andiamo tutti nella stessa direzione, possiamo venire in
macchina con te?”
“No.”
Le risposte del rossino erano sempre secche, “Se ci vedono arrivare
tutti e tre insieme capiranno subito che non è stata una coincidenza
andare a chiedere lavoro tutti e tre nello stesso locale.”
“Omi,
Aya ha ragione. Se non vuoi venire con la tua moto, andiamo con la mia.
Tanto questa mattina siamo andati noi due a cercare lavoro.” Ken cercò
di smorzare leggermente la brutalità della risposta di Aya nei confronti
del più piccolo. Strinse il casco sottomano ed aprì la porta:
"Allora, che aspetti?"
Omi
si scosse un poco "Sì! Sì! Arrivo…".
Agli
occhi di Bombay non era sfuggita la strana inflessione delle parole di Ken,
tradiva una certa tensione come se il brunetto stesse nascondendo
qualcosa. Sicuramente Aya aveva inequivocabilmente ragione, ma sembrava più
una scusa. E poi non era da Ken evitare di guardare Aya negli occhi, anzi
quei due erano quasi sempre in conflitto, doveva essere successo qualcosa,
ma cosa? Questo ed altri pensieri balenarono nella mente di Omi mentre
raggiungeva l'amico.
Un
guizzante riflesso rossastro attirò la sua attenzione.
Ken
si avvicinò incuriosito agli appendi abiti e sfilò, tra la moltitudine
di capi, quello incriminato: una maglietta aderente ricoperta di pagliette
rosse. La osservò affranto.
"Si
mettono davvero queste cose oscene?!"
Osservò
al di là della maglietta e vide gli altri spogliarellisti intenti a
indossare i così detti costumi di scena, uno aiutava un altro a ungerlo
spruzzandogli dell'olio vegetale, almeno così gli avevano spiegato, un
altro ancora si sistemava il perizoma sotto i pantaloni a strappo ed il
vicino si metteva il lucidalabbra.
"Non
ti sei ancora cambiato?" chiese Aya uscito dal bagno.
Ken
lo guardò stupefatto: Aya non si era ancora vestito ed era di fronte a
lui coperto solo da un microscopico perizoma nero che a stento gli copriva
appena gli attributi; il brunetto non poté evitare di arrossire
vistosamente.
"Anche
se stasera non balli fai comunque parte della scena…" indicò gli
appendi abiti "… vedi se c'è qualcosa di poco vistoso.",
trafugò dal cassetto del comodino uno spray e glielo porse "Spruzzamelo.".
Al
suo passaggio lo spruzzo lasciava una
pellicola oleosa e profumata che copriva, non ungendola, la pelle chiara
del rossino evidenziandone la muscolatura e la superficie perfettamente
liscia "Bene, così può bastare, ora vestiti."
Non
aveva perso l'abitudine di dare ordini.
Stranamente
le sue parole non infastidirono Ken il quale, avendo già adocchiato il
vestito giusto, si era già messo all'opera.
Tra
quella moltitudine di completi succinti ce n'era uno, il più casto,
composto da una camicia di pizzo nero a maniche lunghe ed un paio di
pantaloni dello stesso colore.
"Ran,
scusa, se poi Ken te lo porti nel salotto, perché non gli fai mettere la
biancheria giusta?" intervenne uno dei colleghi.
Al
brunetto gli si gelò il sangue.
Quale
biancheria giusta?
"Perché?
Tu credi che i clienti riescano a vedere quale biancheria indossiamo con
la poca luce che c'è là dentro?" poi con un sorriso malizioso
"Di solito sono interessati ad un altro souvenir."
Seguirono
delle scroscianti risate da parte dei colleghi arricchite con battutine a
doppio senso, solo Ken era rimasto muto con un'espressione tra
l'imbarazzato e il deluso.
*Ti
piace così tanto prostituirti, Aya? Che soddisfazione ci trovi? *
"Riesci
a chiudere questo?" lo interruppe l'altro Weiss porgendogli una
specie di collana in cuoio nero.
La
collana in realtà era un collarino che una volta agganciato aderiva
perfettamente al collo del giovane e completava un costume di scena
costituito da una maglietta
trasparente nera, e dai pantaloni a strappo.
Inutile
dire che gli calzava a pennello e da come si atteggiava davanti allo
specchio era pure vanitoso, un lato di lui che Ken non si sarebbe mai
aspettato.
Dei
rumori alla porta rovinarono l'incanto, "Ragazzi è ora!" esclamò
il direttore intrufolando il capo all'interno del camerino.
"Siamo
pronti." rispose Aya, ma si accorse che le sue parole erano suonate a
vuoto, il direttore aveva gli occhi fissi su un Ken intento ad
abbottonarsi la camicia.
*Che
diamine ci trova in Ken!*
"Bene,
bene…" disse l'intruso con tono incolore "...vi stanno
aspettando." così detto chiuse la porta.
Gli
altri spogliarellisti cominciarono a schiamazzare e non era difficile
capire che l'oggetto del loro sparlare era Ken.
"Sta
attento al culo, novellino!" lo avvertì un collega con una pacca
sulla spalla "Il direttore ha messo gli occhi su dite e da quando lo
conosco non l'ho mai visto perdere la testa in quel modo per uno di
noi…ehm, forse per Ran, una volta."
"Seichi!"
urlò Aya.
"Oh,
ohoooo! Sta attento che è un polipone, quando meno te lo aspetti ti trovi
le sue mani infilate dentro le mutande…"
Seguì
una corale risata dei colleghi, ma né Ken né Aya vi parteciparono: il
primo perché sconvolto dalla conferma avuta ed il secondo, perché Ken
veniva messo al corrente della sua vita ‘privata’.
Cominciarono
ad uscire, gli ultimi erano proprio loro due.
"Ora
vedrai come si lavora qua dentro." disse Abyissinian rivolgendosi
all'altro Weiss, ma tutto quello che riuscì ad ottenere fu un incoerente:
"Tu col direttore…" pronunciato con un filo di voce.
Aya
non lo considerò e seguì i compagni.
*Perché
dovrebbe importarmi dell'opinione di Ken!*
La
musica di ‘Sex Bomb’ riempì la sala.
Le
luci erano spente tranne quelle del palco dove i cinque spogliarellisti,
con la schiena rivolta al pubblico, inaugurarono il primo spettacolo della
serata.
Ben
presto seguirono le figure che Ken aveva scorto qualche ora prima, quando
era entrato nel locale per conoscere Ran, gli avevano detto di rimanere in
sala accanto al palco e di raccogliere i vestiti che inevitabilmente
sarebbero caduti. Quei cinque erano molto affiatati e coordinati nei
movimenti, interagivano con gran abilità, si vedeva che erano dei
professionisti, per un breve istante Ken ebbe il timore di non essere
capace di arrivare ai loro livelli, ma gli arrivò in faccia
la maglietta di Aya che come uno scossone gli diceva di rimanere
coi piedi per terra: era in missione.
Un
crescendo di urla stridule di donne accompagnava ogni indumento che volava
in aria e che lasciava posto a centimetri di pelle messi a nudo, per non
parlare di quando i ballerini si avvicinavano alle spettatrici, le loro
mani si allungavano per sfiorare quegli adoni, per rubare un bacio, un
abbraccio…
Si
sentì tirare la camicia, istintivamente volse lo sguardo verso il basso e
fu accolto dal grazioso sorriso di una giovane cliente. Le lunghe dita
affusolate di lei si erano infilate nelle aperture delle decorazioni di
pizzo, costringendo il ragazzo a chinarsi per evitare di sgualcire
l'indumento.
"E
tu, non ti spogli?"
Una
vampata di calore gli salì in viso. L'alito della donna odorava d'alcol,
era evidentemente alticcia.
"Non
stasera"
"Mhmpf…e
quindi ti fanno raccattare i vestiti"
Ken
annuì cercando di divincolarsi.
"Lo
sai che sei proprio carino…siediti qui" Ken non poté fare a meno
di ubbidire, dopotutto il cliente ha sempre ragione. "Guarda, non è
adorabile?" chiese all'amica. L'altra si aggrappò al braccio opposto
del giovane.
"Sei
sempre la solita Nanase, mi fai vergognare ogni volta che usciamo
insieme…" poi rivolgendosi a Ken "scusala non lo fa a posta.
Posso offrirti da bere?"
"Veramente
io..." rispose imbarazzato "…sono in sevizio e…" non
riuscì a concludere la frase, la donna aveva già chiamato il cameriere
per l'ordinazione.
Da dietro comparve Omi, impettito in una camicia dal colletto inamidato,
coronata da una piccola ciocca.
Ken
lanciò uno sguardo disperato al piccolo micetto, con Aya occupato sul
palco e con le due tipe che lo bloccavano ai lati gli sarebbe servito un
miracolo per uscire da quella situazione.
Un
buffetto sulla spalla calamitò l'attenzione del trio.
"Come
va signore?" chiese educatamente il direttore.
Nanase
si aggrappò ancor di più al povero Ken, "Avete sempre degli ottimi
gusti nello scegliere i ragazzi…"
"Diciamo
che sono baciato dalla fortuna: i bei ragazzi vengono da me."
"Non
è che il salottino è libero?" chiese la donna senza mezzi termini.
I
pantaloni si aprirono in fretta e poi fu un gioco da ragazzi lanciarli in
aria, tutte quelle braccia agitate chiedevano
"a me, a me!", una situazione troppo divertente, bastava
un movimento dell'anca, uno rapido del busto per farle eccitare.
Diversamente
da quanto si aspettava, Ken non era vicino al palco a fare il suo dovere,
anzi era vicino al palco, ma seduto tra due sirene con in mano un cocktail
ed il direttore intento a parlare con una delle donne.
Un'ultima
piroetta e poi ritorno alla posizione iniziale per concludere alla grande,
tra breve ci sarebbe stata una vera ovazione. Con un rapido movimento
delle mani i ballerini sfilarono l'ultimo indumento e conclusero la danza
con un elegante inchino per poi raggiungere, dopo gli applausi e le urla
delle spettatrici, i camerini.
Aya
era un po’ preoccupato per Ken, quello che aveva visto non gli piaceva;
conosceva la donna che si teneva stretta all'ingenuo compagno, una cliente
abituale, e l'espressione del direttore non era certo delle più
consolanti.
Si
rivestì in fretta promettendosi di togliere Ken dai guai.
"Ranchan…"
lo chiamò il direttore entrato furtivamente nella stanza.
E'
troppo tardi.
"Ranchan,
c'è una richiesta…"
"Sì
direttore".
"…Ehm..
.veramente non è per te, è per Ken. Il
novellino è tanto carino, ma non sa niente di quello che si fa nella
stanza, vagli a dare una mano."
Aya
annuì e si precipitò nel salottino.
Con
sommo stupore, appena aprì la porta, trovò che i due avevano già
iniziato il menage su uno dei divani rossi (nda. larghi e comodi
realizzati per queste occasioni). La situazione era davvero comica: Ken
tentava in tutte le maniere di divincolarsi dagli abbracci di lei e lei
assatanata più veniva respinta, più ci provava gusto e continuava.
Si
sedette accanto alla donna, la abbracciò da dietro e baciandola sul collo
cercò di attirare la sua attenzione.
Ken
tirò un sospiro di sollievo alla vista dell'altro Weiss, credeva che
l'incubo fosse finito. (nda. ed invece no!. Quanto son sadica)
"Oho
Ranchan, questa è una serata fortunata…"
Ci
credo che Ken non voglia baciarla, ha l'alito che puzza di alcol così
forte da uccidere un rinoceronte….
"…addirittura
due ragazzi tutti per me al prezzo di uno!" (nda. Che è una
svendita?)
Ken
sgranò gli occhi sconvolto in direzione del compagno, ma Aya si limitò a
fissarlo come per dire "Taci e va avanti".
Non
ci fu il tempo di pensare, la donna anticipò le mosse del giovane
approfittando della guardia momentaneamente abbassata e gli appioppò un
bacio in gola.
Aya
trattenne a stento una risatina di fronte all'espressione di imbarazzo
manifesta sul volto di Siberian, una risatina che sparì vista la piega
che la situazione stava prendendo: Ken non potendo liberarsi di quella
donna la stava assecondando alla grande, con dei baci profondi che mai il
rossino si sarebbe aspettato da lui, mentre Nanase gli aveva quasi tolto
la camicia di dosso e le sue mani non facevano altro che palpare e
accarezzarne il torace.
Aya
si buttò nella mischia indirizzando le sue attenzioni verso la cliente,
almeno nelle intenzioni, perché ben presto istintivamente ed
inevitabilmente le dita delle sue mani scivolarono dal corpo della donna a
quello caldo e virile di Ken, il quale accortosene si bloccò.
*Che
ti salta in mente?* Si chiese Ken ancora una volta sconvolto da
quell'atteggiamento equivoco.
Non
c'erano frasi che lo potessero giustificare, una cosa fu chiara ad Aya:
Ken lo eccitava terribilmente, lo eccitava quel suo naturale senso del
pudore, quell'insicurezza e quell'incredibile carica erotica che
sprigionava durante i preliminari.
"Perché
non lo baci?!" disse Nanase invitando Aya con un gesto verso il
brunetto.
Ken
sgranò ancora gli occhi, il suo cuore cominciò a palpitare per la paura.
Far
fare di tutto… quelle parole tornarono a rimbombare nella sua mente,
distraendolo da ciò che gli accadeva attorno.
Aya
con una mano lo prese con forza alla nuca e lo tirò verso di sé, Ken
tentò all'ultimo momento di evitare le sue labbra, ma fu tutto inutile,
Aya lo baciò, dapprima lentamente riuscì ad infilare la lingua fra i
denti e poi raggiunse la lingua del compagno.
Al
brunetto non rimase altro che chiudere violentemente gli occhi e restare
immobile.
Mentre
Aya tentava di scioglierlo con i suo baci, lui ad ogni bacio sprofondava
in un oceano di incertezze, era attraversato da un miscuglio di sensazioni
che non riusciva a capire, sensazioni che non riusciva a
controllare…
Timidamente
iniziò a contraccambiare le fatiche di Aya con dei baci molto lenti quasi
volesse assaggiarne la bocca.
Ad
Aya non parve vero…
Diede
maggior vigore alla stretta che teneva il brunetto in suo potere, quasi
avesse paura di un suo ripensamento. Ma ben presto dovette arrendersi di
fronte ad un partner che non voleva essergli da meno, sembrava una lotta
per la supremazia, un'istintiva ricerca di fusione con l'altro attraverso
dei baci accaniti che infiammavano i loro corpi.
La
situazione stava degenerando, Ken ed Aya si dimenticarono del tempo, della
cliente, del direttore e persino della missione tant'erano occupati ad
esplorarsi reciprocamente la cavità orale.
Il
rossino sentì infuocarsi il basso ventre…
Improvvisamente
il brunetto sciolse il bacio per riprendere affannosamente fiato, fu in
quell'istante che comprese cos'era accaduto e provò un forte senso di
colpa per non essersi fermato prima.
"A…Ay…"non
fece in tempo a concludere che si ritrovò la mano del compagno a
bloccargli la bocca.
"Ssss…"lo
ammonì l'altro "dorme." .
Nanase
mentre i due si davano ad allegre attività si era addormentata sul
divano.
"Questa
sera si è presa una sbronza fenomenale…" Aya cercò di attenuare
la tensione, ma era fin troppo evidente che né lui, né Ken riuscivano a
guardarsi negli occhi a causa dell'imbarazzo"…deve essersi scolata
qualche whisky per avere un alito così puzzolente."
"Vado
a chiamare il Direttore e la sua amica." Balbettò Ken ed uscendo dal
salottino si abbottonò tremante la camicia.
Ormai
era ora di chiusura, Aya uscì dal bagno dei camerini e indossò i
pantaloni, aveva ordinato a Ken di non entrare più nel salottino, si era
giustificato rinfacciandogli la proverbiale goffaggine, ma in realtà non
lo voleva tra i piedi a causa di quello che era successo prima.
Appena
rimasero soli nella stanza Siberian ruppe il silenzio:
"Perché
lo fai?"
"Che
cosa?" domandò a sua volta Aya fingendo di non capire il soggetto.
"Perché
ti prostituisci?"
"Credo
siano affari miei."
"Avanti
Ay…Ran ,come Weiss guadagni fior di denaro, più di quanto ti basti per
pagare l’ospedale di Ayachan…non vorrai farmi credere che arrotondi
con questo lavoro!"
"Ti
ripeto: sono affari miei" iniziò a spazientirsi il rossino.
"Ti
piace farlo, non è così?" ringhiò Ken.
"E
allora cosa c'è di male? Faccio sesso quando voglio ed in più ci
guadagno…"
Ken
lo guardò come se fosse ripugnante.
"Mi
fai schifo!" detto questo prese il casco ed uscì dalla stanza.
Per
Aya fu come essere trafitto da un fulmine.
Lui
e Ken non erano mai andati d'accordo, aveva un carattere opposto al suo,
litigava spesso con lui, ma si rispettavano a vicenda. Ken poi considerava
i Weiss come la sua famiglia ed era uno sciocco sentimentale pronto ad
aiutare gli amici in difficoltà, la sua assoluta mancanza di malizia,
ricordò, lo aveva portato a cacciarsi in grossi guai, ma lo rendeva
adorabile in certi frangenti, non si poteva non volergli bene. Ed ora si
stava preoccupando per lui, questo Aya lo capiva…
Prima
d'ora non si era mai posto il problema se il suo comportamento fosse
immorale o meno, non avendo legami, a parte la sorella in coma, aveva
contato solo sulle proprie forze, ma ora… ora c'era qualcuno che si
preoccupava per lui, un tipo di preoccupazione che andava al di là del
semplice affetto, ma questo Ken doveva ancora capirlo, Aya aveva avvertito
una punta di gelosia nelle sue ultime parole.
Non
era riuscito a chiudere occhio, continuava a pensare a quello che era
successo e non riusciva a toglierselo dalla mente. Non gli rimase che
arrendersi all'evidenza: gli era piaciuto!
Si
guardò allo specchio per qualche istante…
E
allora cosa c'è di male?
Far
fare di tutto…
Quelle
parole lo ossessionavano.
Si
sciacquò la bocca e fece per raggiungere la cucina, ma arrivato alle
scale non le scese, si fermò non appena udì la voce di Aya provenire dal
soggiorno.
"Kenkun
la colazione è pronta!" gridò il piccolo Omi all'imboccatura delle
scale "Ah, sei già qui."
"Scusami
Omi, veramente questa mattina non ho fame, vado a sistemare il
negozio".
Youji
ridacchiò "A giudicare dalla tipa con cui ti sei imboscato dovresti
aver consumato un sacco di energie."
Ken
non gli rispose e contrariamente a quanto si aspettava Youji, non arrossì
anzi sbiancò in volto fulminandolo con lo sguardo.
"Ma
che avete tutti e due?"
Aya
comparve alle spalle di Omi con un'espressione che i Weiss conoscevano
bene.
"Oggi
al negozio baderanno Youji ed Omi, noi due dobbiamo provare"
Ken
rilasciò le mani lungo i fianchi, rassegnato.
"Sì,
la missione…"
Spostarono
i mobili del soggiorno lungo le pareti della stanza in modo da liberare la
zona centrale; Aya accese il lettore CD…
"Devi
stare a guardare per forza Youji? Non hai nient'altro da fare?"
"Come
sei permaloso KenKen" strizzò l'occhio "Ero solo curioso: ho già
visto Aya all'opera, manchi tu"
"Yottan
sloggia!" intervenne Aya.
Il
giovane si alzò dalla sedia e li lasciò soli senza dire una parola.
"Riprendiamo
da dove ci eravamo interrotti" dicendo ciò prese le mani a Ken e
fece aderire il proprio corpo alla schiena del giovane.
Provarono
e riprovarono per tutta la mattina, in silenzio senza proferire parola,
dimenticandosi persino di pranzare, finché esausti ed affannati furono
costretti a sedersi sul divano.
"Ken…"
"Uhu?"
"…nel
salottino non ci entri più."
"Aha…ed
il direttore che dirà?"
Aya
si alzò "Troverò una scusa…"
"Lo
sai che non servirà. Rischieresti di compromettere la missione ed il
direttore penserebbe che mi stai facendo il filo" si mise le mani sui
capelli "No, no lascia le cose come stanno e speriamo che quella
donna si presenti il prima possibile…"
Il
rossino si accorse che il giovane di fronte a lui non lo guardava negli
occhi, quasi non volesse incontrare il suo sguardo.
"Sei
ancora vergine Ken?"
"Non
sono affari tuoi!" arrossì l'altro.
"Certo
che sono affari miei, se succede come l'altra sera…"
"Che
cosa?" urlò Ken "Sei tu che hai allungato le mani!"
"E
tu non mi hai detto di no." Rispose secco.
Gli
arrivò in faccia uno dei cuscinetti del divano.
"Se
tu non avessi allungato le mani non sarebbe successo nulla…"
Detto
questo Siberian uscì dalla stanza lasciando Aya da solo.
"Song
for a guy" di Elton John suonava nella stanza…
Il
rossino scoppiò a ridere.
E
così trascorsero due giorni, tra prove e riprove, mentre un tacito
accordo regolava i comportamenti dei micetti nel salottino: Ken rimaneva a
guardare, con grande eccitazione della clientela.
La
faccenda non lo divertiva affatto.
La
rabbia iniziale verso Aya, della quale non capiva nemmeno lui la ragione,
lasciò ben presto posto ad un sentimento di pietà, poiché aveva
compreso, durante quelle ore di "lavoro particolare", che il suo
collega era incapace di amare, tutto si risolveva nel raggiungimento di
un'eccelsa prestazione, nulla più, quanto doveva essere misera la sua
vita. Però era rimasto colpito dalla duplice personalità del rossino,
quella vena scorbutica lo distingueva comunque con la variante che,
durante una prestazione, riusciva a capire anzitempo i desideri e le
fantasie del cliente e ciò lo rendeva speciale, la gallina d'oro del
direttore.
Durante
quei giorni aveva perso sia l'appetito che la parola, si limitava a
risposte di poche sillabe e ad evitare accuratamente qualsiasi riferimento
all'attività svolta nel famoso salotto, questo gli costava una certa
sofferenza poiché aveva un forte desiderio di confessarsi con qualcuno,
confessare anche la moltitudine di sentimenti contrapposti che gli si
agitavano dentro, ma né Yottan, né Omi potevano capirlo, uno perché si
sarebbe messo a ridere a squarcia gola, l'altro perché troppo
giovane…
"Dai!
Poi scompare tutto quando sali sul palco e le senti urlare." Disse
Seichi appoggiato alla porta del bagno.
"Che
succede?" intervenne Aya appena entrato nel camerino e avvicinandosi
al collega proseguì "Chi c'è lì dentro?"
"E'
Ken… si vergogna ad uscire con il perizoma" ghignò Seichi.
"Avanti
Ken! Quando le senti urlare non ci badi più!" fu la volta di Aya.
"Bhe
Ranchan…non ha tutti torti il novellino…"disse a bassa voce
Seichi "…è abbastanza dotato" ghignò ancora,
"Sul
serio non te lo sei ancora fatto?"
Improvvisamente
la porta del bagno si aprì.
"No!
Non mi ha ancora fatto il culo!" esclamò Ken arrabbiatissimo ad una
spanna dallo spogliarellista, "Ma
cos'è? Tutti quelli qui dentro se li è sbattuti lui?"
Seichi
voltò il capo verso gli altri colleghi che stupefatti assistevano alla
scena.
"Bhe…Non
proprio tutti… E poi era per lavoro…." Confessò timidamente il
giovane.
"Seichi!"
lo ammonì Aya, ma era troppo tardi, Ken con gli occhi sgranati lo stava
osservando incredulo, lo stesso sguardo della prima sera, poi Siberian si
mise la mano sulla fronte: "Mi
è venuto un gran mal di testa…" disse infine "…e devo
finire di vestirmi".
Aya
lo prese per il braccio.
"Non
toccarmi!"
"Sciocco!
Sto guando se ti sei depilato bene."
Il
rossino gli diede una rapida occhiata, però non poté evitare di ammirare
il corpo atletico di Ken, per un istante se lo immaginò nudo, sdraiato su
di un letto, mentre era occupato in una prestazione erotica.
Scacciò
via quel pensiero scuotendo appena il capo.
"Visto
che non sei tanto imbranato, Ken? Non è poi così difficile depilarsi.
Ora
ti conviene spruzzarti quella roba e vestirti" gli indicò il suo
posto "Il costume è quello che ti ho mostrato prima, uguale al mio,
da ufficiale...Ah sistemati bene il cappello. Intanto vado a parlare col
dj." Ed uscì dalla stanza.
"Fra
poco ti porterà il caffè con la brioche e poi ti farà pure il
massaggino sulle spalle." Disse Seichi "Bha, quant'è
mieloso…"
"Cosa?"
"Ingenuo,
stavo scherzando. Se fossi in te starei attento a non far scoprire la
vostra tresca al direttore."
"Tra
me e lui non c'è niente!" sbottò Ken.
"Raccontala
a qualcun altro. Fra poco quello ti fa una serenata"
Il
brunetto lasciò perdere il discorso di Seichi e si vestì per poi
raggiungere Aya nelle quinte.
Inspirò
a pieni polmoni.
"Se
ti dimentichi i passi basta che guardi me…" gli disse Aya
sistemandogli affettuosamente il cappello; al giovane brunetto parve per
un istante di essere un bambino di fronte alla madre "… cercherò
di aiutarti come posso. Okay, Ken?"
"Grazie
Ran"
Salirono
sul palco e sulle note di "Lucky" di B. Spears iniziarono la
danza, un susseguirsi di movimenti simmetrici ed opposti, dapprima
volarono i cappelli che prontamente furono catturati da alcune scalmanate,
poi fu il turno della giacca, bottone dopo bottone centimetri di
epidermide venivano scoperti nel delirio generale.
Qualcosa
andò storto, solo la giacca di Aya volò sul pubblico: Ken non riusciva a
far passare il terzultimo bottone attraverso l'asola. Accortosi di perdere
tempo, proseguì con la danza che prevedeva di raggiungere il pubblico al
bordo del palco scivolando sulle ginocchia, ma all'ultimo passo inciampò
cadendo sul pavimento.
Non
ebbe nemmeno il tempo di riaversi che una miriade di mani gli strapparono
la giacca di dosso.
Con
un rapido movimento delle gambe riuscì a sottrarsi a quelle prese e a
raggiungere Aya, ma ormai era andato in pallone.
Aya
lo prese da dietro come durante le prove ed iniziò a strofinarsi seguendo
il ritmo della canzone.
Un
coro di voci si sparse nel locale.
Ken
inspirò e cercando di adeguarsi alla nuova situazione assecondò i
movimenti del rossino, si lasciò strappare i pantaloni, ma poi con un
movimento repentino si girò di fronte al compagno, facendo quello che
faceva lui finché anche i pantaloni di Aya volarono sul pubblico.
Le
mani del rossino si infilarono nel perizoma di Ken prendendolo alla
sprovvista ed iniziò un gioco con le dita, sembrava chiedere al pubblico
"Glielo tolgo o non glielo tolgo". Al collega però questo
strano fare aveva provocato tutt'altra reazione, tentò con lo sguardo di
far capire ad Aya che non doveva proseguire ma sotto le urla di
"Toglilo!" glielo sfilò senza farsi troppi problemi.
Immediatamente il brunetto si coprì con la mano arrossendo in viso per
l'imbarazzo e lasciò il palco correndo ai camerini, in direzione del
bagno.
Poco
dopo giunse Aya imprecando: "Ma che ti è saltato in mente!" e
spalancò la porta del bagno trovando Ken con la testa sotto l'acqua
corrente.
Intanto
gli altri colleghi sghignazzavano.
"Ranchan…"
lo chiamò Seichi ridendo " Non ti sei accorto che gli è venuto duro
come il marmo?"
Aya
fissò il basso ventre di Ken e trattenne le risate.
"Sei
molto sensibile…"
"Cosa
c'è Ran? Vuoi rimanere ancora qui a guardarmi?" abbaiò Siberian
tentando di sfogare il nervosismo che lo divorava dentro, non sopportava
lo sguardo altezzoso con cui il suo compagno lo osservava e lo giudicava
eppure avvertì la crudeltà delle proprie parole, ebbe vergogna per ciò
che aveva detto.
"Kenchan…"
interruppe il direttore entrando pure lui con un sorriso da orecchio a
orecchio.
"Scusi
capo." Disse Aya.
"Non
c'è niente da scusare, siete stati adorabili il pubblico vuole il
bis"
"Credo
che Ken non sia nelle condizioni di fare un secondo spettacolo"
obiettò Aya.
"Come
non è nelle condizio…" gli occhi del direttore si soffermarono sui
genitali del brunetto "… Aha…capisco…" piegò il capo per
vedere meglio "…capisco, capisco.
Allora andate nel salottino, c'è la richiesta di uno spogliarello
in privato "strizzò l'occhio "Abbiate cura del mio capo, è una
donna molto esigente"
Ken
chiuse il rubinetto, la missione volgeva al termine.
*(L'unico
momento propizio per l'esecuzione di quella donna era dopo la prestazione.)*
Dopo
essersi rivestiti i due raggiunsero la cliente.
Era
uguale alla fotografia che Manx aveva mostrato.
Mieko
stava seduta sul divano, sola.
Dopo
il saluto di rito, Aya le si avvicinò, ma fu fermato da un suo cenno
delle dita.
"Mi
piace molto guardare" sorrise lasciva "Credo non abbiate bisogno
della musica per togliervi i vestiti…"
Ken
si irrigidì, questa volta non poteva limitarsi a guardare.
Il
rossino ritornò sui suoi passi e si diresse dietro al compagno, lo prese
come durante lo spettacolo, iniziò a strofinarsi, pian piano, Ken chiuse
gli occhi e lo lasciò fare per un poco, si lasciò infilare le dita sotto
al giacca, accarezzare, sbottonare, ma tremava per il timore di dover fare
la stessa cosa della prima sera, temeva di perdere ancora il controllo e
diventare uno dei tanti.
"Dobbiamo
solo eccitarla" gli sussurrò Aya all'orecchio, cercava di
tranquillizzarlo e di tranquillizzare se stesso pur sapendo, grazie alla
sua esperienza, che Mieko voleva da loro molto di più, era, come si dice
nel gergo, una vouyeur, non si sarebbe mai accontentata di un semplice
spogliarello.
La
giacca volò sul divano.
Le
sue dita scivolarono sul torace del compagno, gli accarezzarono
volontariamente un capezzolo,
delicatamente, fino a che non divenne turgido, poi scesero lungo il ventre
raggiungendo l'ombelico dove concentrarono la loro attenzione.
"Più
in basso." Ordinò Mieko.
La
mano destra di Ken afferrò un lembo dei pantaloni del compagno come per
fermarlo, di contro venne la mano dell'altro che scivolò sul dorso di
quella ed intrecciò le dita con quelle di Ken, stringendole, tanto che le
nocche diventarono bianche. Intanto la mano rimasta libera si infilò
dentro i pantaloni, sotto gli slip, afferrando dolcemente e stimolandone
il membro che, come ebbe opportunità di sentire, si stava già ergendo.
Ken allora appoggiò la schiena e la nuca rispettivamente sul torace e
sulla spalla dell'amico; mentre il suo respiro si faceva più frequente e
profondo la sua guancia veniva ricoperta di piccoli e lievi baci.
Immediatamente
gli fu chiaro che non si sarebbero limitati allo spogliarello.
Tremò.
*Forse,
se riesco ad eccitarlo a sufficienza, sarà lui a concedersi di sua
spontanea volontà.* Pensò il rossino non vedendo altre vie di fuga, così,
quando le sue labbra sfiorarono quelle di Ken, vi si attaccarono come
fossero un’oasi in pieno deserto.
Ken
era in subbuglio, tutto il corpo gli sembrava esplodere arso com'era da un
fuoco delirante interno che gli pulsava nelle vene e si propagava
concentrandosi verso il basso ventre, terminando con l'erezione , a ciò
si aggiungeva il calore del corpo di Aya che sembrava gareggiare col suo,
avvertì una insolita ed inequivocabile pressione presso le natiche, segno
che anche il glaciale ed impassibile compagno di delitti si stava
eccitando. Sentiva che di lì a poco gli sarebbe stato impossibile
controllarsi.
Se
solo Aya si fermasse!
Pregò mentre ricambiava i baci dell'amico.
La
mano libera scivolò sopra quella sinistra dell'altro e la bloccarono,
liberò l'altra dalla stretta di Aya e si girò verso di lui, faccia a
faccia; aveva letteralmente perso il controllo.
Gli tremavano le mani
dall'eccitazione mentre sbottonava la giacca dell'amico, il quale senza
opporre resistenza si lasciava spogliare e guardare, e accarezzare, e
baciare…
In
un attimo Aya si ritrovò con la schiena al muro, senza calzoni, con gli
slip abbassati sino alle caviglie, che scivolarono via, e con le mani di
Ken che gli stringevano le natiche nude, continuò a strofinare i suoi
lombi contro quelli dell'altro, con la differenza che lui non aveva più
veli sotto i quali nascondersi, allungò quindi le braccia al collo di Ken
e afferrandogli i capelli si concentrò su quelle agogniate labbra.
Era
terribilmente eccitato, divaricò leggermente le gambe e nel contempo Ken,
facendo leva sulla parete, lo sollevò un poco dal pavimento…
"Ken…"
lo chiamò ansimando "Ken adesso…adesso…" lo supplicò, ma
il compagno lasciate libere le labbra appoggiò la fronte sulla parete
ansimando ed allentò la presa alle natiche.
E'
finita…pensò Aya tra sé intuendo i pensieri che turbavano l'animo
dell'altro.
"Che
ti prende? Perché non finisci?" inutilmente lo rimproverò.
"Non
posso…" balbettò il brunetto "…non posso farlo qui, è
squallido…"
"Cosa?!"
esclamò Aya tradendo rabbia per il rapporto non concluso.
Allora
Ken si rivolse verso di lui con uno sguardo supplichevole, dolce,
profondo, ci si poteva perdere dentro quei luminosi occhi…
*Adorabile,
è semplicemente adorabile quando mi guarda così…*
"
Preferisco farlo su di un letto."
Gli sussurrò Siberian.
A
quelle parole Aya non poté trattenere le risate.
"Ah!
Ah! Ah! E' proprio da te" continuò ridendo.
"Perché
non finite?" intervenne Mieko alla quale qualcosa era sfuggito.
"C'è
un piccolo problema Madame, il mio collega è un tipo piuttosto
romantico" rispose ancora ridendo.
"Significa
che si rifiuta di continuare?"
"In
un certo senso… sì. Se vuole gli posso fare un servizietto
orale…"
"No!"
sbottò Ken.
La
donna invece di adirarsi scoppiò a ridere coprendo con grazia la bocca.
"Sono
disposta ad aspettare a patto però che la prossima volta non ci siano
interruzioni", poi rivolgendosi a Ken "E tu vedi di farlo con
lui al più presto!"
"Certo,
certo " balbettò il giovane arrossendo.
Aya
scoppiò in una nuova risata.
Usciti
dal salottino dopo essersi vestiti in gran fretta incontrarono Youji
accanto alla porta. Intanto il direttore visti i due uscire era entrato ad
assicurarsi che tutto fosse andato per il verso giusto, poi abbandonò
anch'egli il salottino, lasciando così Mieko nuovamente sola, senza
guardie del corpo, quindi approfittandone l'altro Weiss sparì dietro la
porta, entrando in quella stanza per portare a termine la missione.
Entrati
nei camerini Ken si precipitò in bagno a rinfrescarsi il viso con
dell'acqua fresca e ne uscì praticamente rilassato, nel frattempo il
rossino era intento ad infilarsi i jeans.
"Cos'hai
da guardare? Non ti facevo schifo?" chiese seccato.
"Stavo
pensando che prima hai riso. Non ti avevo mai visto ridere prima
d'ora…"
"E
cosa c'è di strano?" Ma Aya si pentì subito di aver formulato
quella domanda.
"Bhè,
se non sbaglio hai perso la scommessa…" questa volta era lui a
ghignare.
Aya
continuò a vestirsi sotto gli occhi ghignanti del compagno.
"E
ti sembra questo il momento per pensare a certe stupidaggini?"
"Beh,
diciamo che da domani, per una settimana intera, tu sarai il mio
schiavo." disse il brunetto enfatizzando la parola schiavo.
Il
rossino non rispose, si limitò semplicemente ad alzare gli occhi al cielo
e finire di vestirsi.
Durante
il viaggio di ritorno a casa, Aya dovette fare i conti non solo con le
occhiate che Ken gli lanciava, ma anche con le battutine stupide e
pungenti di Youji. Per fortuna il piccolo Omi arrossiva e basta.
Il
giorno seguente nulla sembrava cambiato nel grazioso negozietto di fiori,
solo, si poteva notare Ken scoccare strane occhiatine verso il compagno
dalla fulva capigliatura.
A
metà giornata, quando ormai la folla inferocita di ragazzine, che
infestavano il negozietto, era ormai scomparsa, e Youji si prese
l'ennesima pausa per una sigaretta nel retro del negozio, Ken aprì il
quotidiano sotto il naso di Aya.
"Hai
visto? Hanno chiuso l'Angel's Empire..."
"..."
Al rossino bruciava la perdita della scommessa, ma dentro stava già
preparando la propria vendetta.
"Bene,
visto che da oggi sarai il mio schiavo, ti vieto assolutamente di cercarti
un impiego simile in un altro locale."
"Guarda
che questa farsa durerà solamente una settimana."
"Beh,
allora mettiamola così: se non vuoi che dica agli altri che già lavoravi
in quel locale, non cercare un altro lavoro. Ok?"
"Cos'è
un ricatto, questo?"
Adesso
Aya iniziava davvero e non poterne più. Ma prima di aggiungere altro, Ken
continuò: "Attento... Ho ancora il coltello dalla parte del
manico... Per il momento che ne dici di offrirmi il pranzo di oggi?"
Aya
lo guardava in silenzio, mentre nella sua mente Ken veniva ridotto ad una
poltiglia sanguinolenta e... molto conturbante.
Piccoli
flash che riguardavano il giovane compagno continuavano a tornargli alla
mente nei momenti più disparati della giornata. Rendendo il brunetto
sempre più attraente.
In
quel momento la 'vendetta' di Aya aveva iniziato a prendere una forma
sempre più consistente.
"E
di grazia, cosa vorrebbe mangiare oggi, vossignoria?" chiese in tono
del tutto sottomesso; tanto valeva assecondarlo per fargliele pagare tutte
in una volta sola.
Passavano
i giorni, l'estate sempre più calda, Ken sempre più insopportabile. Ma
anche sempre più intraprendente nei confronti del compagno. Come il
pomeriggio che lo aveva costretto nel retro a mettere a posto i sacchi di
sementi e terra al suo posto.
Era
entrato di soppiatto, alle spalle di Aya, e mentre questi stava tirando su
un sacco di terra, Ken gli aveva fatto perdere l'equilibrio.
"Ma
che schiavetto imbranato che ho!" diceva mentre si avvicinava al viso
di Aya.
"Nessuno
di voi avrebbe mai creduto potessi arrivare a questi livelli di perfidia,
vero?" e senza neanche aspettare una risposta dal compagno, Ken si
era chinato a baciarlo leggermente sulle labbra.
Nel
frattempo nella mente del rossino i contorni definitivi della vendetta
avevano preso forma.
Ed
ecco finalmente l'arrivo dell'ultimo giorno di schiavitù.
"Ragazzi
fa un caldo da morire. Chi va a prendere qualcosa da bere al bar qui di
fronte?" chiese Youji.
Ken
seduto una palma propose Aya.
Ed
il rossino senza batter ciglio si diresse con le ordinazioni verso il bar
di fronte al negozietto.
Decise,
quella sera avrebbe attuato la sua vendetta.
Sulle
sue labbra si formò un sorriso compiaciuto.
"Se
Aya non torna entro cinque secondi, sono sicuro che mi squaglierò!"
affermò il giovane giocatore di calcio, mentre si asciugava il sudore
dalla fronte col dorso della mano.
"Fa
talmente caldo che non riesco neanche più a muovere un dito. Youjikun,
sei ancora vivo?" domandò con un tono tra l'implorante ed il
disperato il piccolo Omi.
"Ha...Haiii!"
a stento arrivò la risposta del più anziano del gruppo.
Proprio
pochi attimi dopo, il campanello della porta del grazioso negozietto
tintinnò, rivelando così ai tre ragazzi il ritorno del loro compagno.
Aya
entrò nel negozio tenendo in mano uno strano contenitore. Omi si tirò in
piedi in pochissimi secondi, e lo raggiunse seguito da Youji, mentre Ken
rimase sdraiato a terra.
"Ehi
Aya, ma che diavolo hai in mano?"
"Ho
chiesto al bar se mi prestavano un cestello con del ghiaccio. Almeno le
bibite sono ancora gelate."
"Ayakun
è fantastico!" esclamò sbalordito il più piccolo del gruppo.
Poi
tutti e tre si diressero verso il tavolo, posto al centro del negozio, e
Aya distribuì loro le rispettive bibite.
Omi
ricevuta l'agognata bibita tornò a sedersi sotto la pianta in compagnia
di Ken, mentre Youji lasciò un po' di posto sul divanetto anche per il
rossino.
Dopo
pochi attimi, nei quali i ragazzi sorseggiarono le loro bevande, Ken
rimasto a bocca asciutta se ne uscì con: "Ehm... Aya, quando pensi
di deciderti a portarmi da bere?"
Omi
e Youji si sentirono gelare il sangue nelle vene e si immobilizzarono con
le loro lattine a mezz'aria. Con una rapida occhiata si fissarono un
attimo per spostare contemporaneamente lo sguardo sul ragazzo che sedeva
accanto a Youji.
Sembrava
che avesse fatto finta di non sentire.
"E
che diavolo, Aya! Ti dai una mossa o no? Io sto morendo di
caldo!"
Youji
ed Omi non si fissarono un'altra volta, anzi, preferirono alzarsi entrambi
da dove erano seduti per rifugiarsi nel retro.
Dal
loro nascondiglio videro Aya alzarsi lentamente, posare nel cestello con
ancora un po' di ghiaccio il suo succo di frutta e prendere la bibita per
Ken…
Era
ormai l'orario di chiusura al Koneko no Sumu Ie, quando una folla di
bambini era apparsa sulla porta, chiamando a gran voce il nome di Ken.
Li
accolse il piccolo Omi: "Gomen nasai, ma Kenkun questa sera ha il
turno di chiusura."
Ma
quando Ken comparve alle sue spalle, i bambini iniziarono ad esultare:
"Non preoccuparti Omi, Aya si è offerto di chiudere al posto
mio." e così dicendo uscì col pallone sotto braccio, coi bambini
che lo seguivano a ruota.
Omi
dubbioso si voltò verso il compagno più grande, ma Aya si limitò ad
annuire appena con la testa.
Questa sera... Questa
sera me le pagherai tutte Ken. Preparati...
La
serata andava concludendosi come tutte le altre: Aya sparecchiò
e lavò i piatti al posto di Ken, poi si ritirò nella sua stanza.
Stanco,
era veramente stanco della piega che aveva preso quella stupidissima
scommessa.
Intanto
nel salottino comune, Youji, seduto sul divano, lanciava occhiatine
traverse a Ken.
"Ken,
che cosa è successo in questi giorni?"
"Perché?
Non c'eri?" aveva risposto i brunetto scherzosamente.
"Non
sto scherzando, è da un po' che vi osservo. Intendo tu ed Aya. E
stranamente ogni volta che devi fare qualcosa c'è sempre lui al tuo
posto. Aya
non è il tipo che si offre per beneficenza."
Su
questo hai ragione. Avessi visto quanto guadagnava all'Angel's Empire...
Ma
Ken era sicuro che se avesse dato voce ai suoi pensieri, avrebbe solamente
intravisto l'ombra di Aya, mentre veniva smodatamente ridotto in briciole.
La
voce di Youji lo aveva riportato alla realtà: "Allora? Si può
sapere cosa è successo?"
"Niente.
Niente, solo gli ho chiesto un piccolo favore, e Aya ha detto di sì."
Ma
l'espressione sul viso del compagno gli aveva detto, meglio di mille
parole, che era il peggiore bugiardo sulla faccia della terra.
Era
stato salvato da Aya, che sceso in cucina a bere un sorso d'acqua, era
passato di lì.
"Volevi
mica andare a dormire?" gli aveva chiesto Ken, dopo aver raggiunto in
cucina.
"Che
ne dici di venire un attimo nella mia stanza?"
Aya
rimase silenzioso, ma nel suo sguardo si accese la luce tipica del
predatore...
Era
già tardi quando Ken era rientrato nella sua stanza. Si era seduto sul
letto in attesa del proprio 'schiavetto'.
In
quegli ultimi giorni i bambini lo sfiancavano proprio durante gli
allenamenti, così approfittava di Aya e della scommessa per chiedergli
favori che non avrebbe mai neanche osato immaginare.
Aveva
lanciato nuovamente uno sguardo all'orologio sopra il comodino accanto al
letto: erano le 23.59, e Aya ancora non arrivava.
Appena
arriva gliene dico quattro... Avere
il glaciale compagno come schiavo iniziava davvero a piacergli.
La
porta della stanza si era aperta, ma non ancora richiusa.
Ken
si era voltato verso il compagno, che si era finalmente deciso a
raggiungerlo.
"Mi
sbaglio, o ci hai messo più del solito per arrivare?"
Aya
continuava a guardarlo in silenzio, la luce che Ken vedeva nei suoi occhi
lo metteva stranamente a disagio, come un bambino che ha fatto una
marachella ed il genitore lo sta per rimproverare, perché lo ha scoperto.
"Ti
ricordo che sei ancora in mio potere...", ma prima che potesse finire
la frase, Aya aveva chiuse la porta con un sonoro click.
"Prima
di parlare, fossi in te guarderei l'orologio." e dicendo così, diede
un giro di chiave alla porta.
Gli
occhi di Aya avevano un luce predatrice, che Ken immediatamente considerò
- giustamente- pericolosa.
Non
ricordava come il rossino gli fosse arrivato così vicino; era stato
rapidissimo nei suoi movimenti.
Rapidi
ed eleganti come sempre... pensò,
mentre aspettava la prossima mossa di Aya.
"Aya..."
"Shsss...
Non volevi che ti massaggiassi la schiena?"
Il tono di voce del
ragazzo era così mellifluo, che Ken non si rese conto delle labbra di Aya
sulle sue, finché la lingua del compagno non chiese strada fra le sue
labbra.
"Ma
che fai?" si ritrasse Ken ansando un poco.
"Mi
prendo la mia vendetta..."
"Non...
Non puoi..."
Ken
riusciva a malapena a formulare frasi coerenti, le mani di Aya sul suo
petto, il calore del suo corpo alle spalle del brunetto erano
intossicanti.
"Ti
sbagli..." iniziò a sussurrare all'orecchio di Ken, "Sono
quattro minuti dopo mezzanotte. Il termine della scommessa è scaduto, Ken..."
Sentire
il proprio nome uscire dalle labbra di Aya lo inebriava; mentre il
compagno continuava a giocare col suo corpo.
Improvvisamente
Ken si liberò della 'morsa' in cui Aya lo teneva prigioniero; si allontanò
dal letto di qualche passo.
"No!
Non ti permetto di trattarmi come tutti gli altri ragazzi, che ti sei
sbattuto in questi ultimi tempi. Io non sono così!" e dicendo
questo, Ken serrò gli occhi.
Solamente
quando una mano gli si posò su una spalla e l'altra gli sollevò il volto
da sotto il mento, il ragazzo li riaprì.
"Anche qui ti
sbagli. Tu non sei come gli altri..." e di nuovo Aya posò le sue
labbra su quelle del compagno completamente disorientato.
Questa
volta Ken rispose al bacio con la stessa passione del compagno.
L'ultima
sigaretta era stata spenta nel posacenere.
Il
televisore ormai spento davanti ai suoi occhi, Youji lanciò un ultimo
sguardo all'orologio: le 2 del mattino.
"Forse
è proprio ora che vada a dormire."
E
trascinandosi verso la sua stanza, passò davanti alla stanza di Omi,
dalla quale proveniva un profondo silenzio.
Eh...
Scommetto che domani mi farà la solita ramanzina sul fatto che mi sono
svegliato tardi...
Ma
un suono inconfondibile alle sue orecchie, lo spinse ad avvicinarsi un
poco alla porta della stanza di Ken.
A
quanto pare era stupido preoccuparsi per quei due...
Senti
qui...
E
sorridendo era entrato nella sua stanza.
Adesso
aveva qualcosa per cui prendere in giro i due compagni di lavoro, i giorni
a venire si prospettavano davvero interessanti...
Poco
prima di addormentarsi, Ken rivolse un ultimo sguardo al suo nuovo amante.
"Aya..."
sussurrò piano, insicuro se il rossino dormiva già o no.
"Uhnn?"
"Per
favore, non cercarti un secondo lavoro. Abbiamo già il negozio e le
missioni di Persia..."
"No,
Ken. Non cercherò più un altro lavoro." e voltandosi verso Ken,
"Ora ho te come 'lavoro part-time'..."
Aya
lo strinse fra le braccia, lasciandosi cullare dalle tenebre del riposo.
Ma
forse non aveva mancato di notare il sorriso compiaciuto che era nato sul
viso del brunetto.
~Owari~
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