Disclaimers:  i personaggi descritti in questa fanfiction non sono di mia produzione, ma sono nati dalla mente di KOYASU TAKEHITO e dalla matita di TSUCHIYA KYOKO, e prodotti da (c) PROJECT WEIß.

Io non ci guadagno nulla a scrivere testi di questo genere.

Note: Allora, che dire. Prima di tutto vorrei chiarire una cosa, il modello di casa adottato in questa fiction non è identico all'originale, cioè i quattro appartamenti separati in cui vivono i quattro micetti. Ma il modello americano, ovvero quattro camere da letto in un unico appartamento. Vorrei poi avvertirvi che probabilmente i personaggi di Aya e Ken potrebbero risultare qualche volta un poco OOC. In fine questa è una Aya x Ken. E, ovviamente, questa è una parodia!

 .


La scommessa

di Kamuichan e Kenken

Era una torrida giornata d'agosto e il Koneko no Sumu Ie sembrava una serra equatoriale.

Ken e Omi  erano sdraiati sotto una delle palme subtropicali, alla ricerca di un po' di fresco; Youji fumava una sigaretta stravaccato sul divanetto, col piccolo ventilatore puntato esclusivamente sulla sua persona; Aya, invece, era stato costretto a recarsi in un bar lì vicino per acquistare delle bibite ghiacciate, dato che il frigo nel piccolo cucinino non conteneva altro che birra.

"Se Aya non torna entro cinque secondi, sono sicuro che mi squaglierò!" affermò il giovane giocatore di calcio, mentre si asciugava il sudore dalla fronte col dorso della mano.

"Fa talmente caldo che non riesco neanche più a muovere un dito. Youjikun, sei ancora vivo?" domandò con un tono tra l'implorante ed il disperato il piccolo Omi.

"Ha...Haiii!" rispose a stento il più anziano del gruppo.

Pochi attimi dopo il campanello della porta del grazioso negozietto suonò, rivelando così ai tre ragazzi il ritorno del loro compagno.

Il ragazzo entrò nel negozio tenendo in mano uno strano contenitore. Omi si drizzò in piedi in pochissimi secondi, e lo raggiunse seguito da Youji, mentre Ken rimase sdraiato a terra.

"Ehi Aya, ma che diavolo hai in mano?" chiese Youji.

"Ho chiesto al bar se mi prestavano un cestello con del ghiaccio. Almeno le bibite sono ancora gelate."

"Ayakun è fantastico!" esclamò sbalordito il più piccolo del gruppo.

Poi tutti e tre si diressero verso il tavolo, posto al centro del negozio, e Aya iniziò a distribuire loro le rispettive bibite.

Omi ricevuta l'agognata bibita tornò a sedersi sotto la pianta in compagnia di Ken, mentre Youji lasciò un po' di posto sul divanetto anche per il rossino.

Dopo pochi attimi, nei quali i ragazzi sorseggiarono le loro bevande, Ken rimasto a bocca asciutta se ne uscì con: "Ehm... Aya, quando pensi di deciderti a portarmi da bere?"

Omi e Youji si sentirono gelare il sangue nelle vene e si immobilizzarono con le loro lattine a mezz'aria. Con una rapida occhiata si fissarono un attimo per spostare contemporaneamente lo sguardo sul ragazzo che sedeva accanto a Youji.

Sembrava che avesse fatto finta di non sentire.

‘Probabilmente fa troppo caldo anche per lui.’ pensò il più grande dei Weiß, Di sicuro questo caldo così soffocante lo ha fiaccato come tutti noi, ecco perché non ha reagito.

"E che diavolo, Aya! Ti dai una mossa o no? Io sto morendo di caldo!" sbottò seccato Ken.

Youji ed Omi non si fissarono un'altra volta, anzi, preferirono alzarsi entrambi da dove erano seduti per rifugiarsi nel retro.

A quella seconda imperiosa convocazione del moretto, Aya chiuse gli occhi per qualche secondo, riaprendoli con una lentezza che aveva giustamente allarmato gli altri due componenti del gruppo.

Dal retro dove si erano rifugiati, Omi e Youji, fecero appena appena capolino per vedere quale bufera furiosa avrebbe ridotto in briciole la loro 'copertura'.

 Videro Aya alzarsi lentamente, posare nel cestello con ancora un po' di ghiaccio il suo succo di frutta; sapevano entrambi benissimo che Aya odiava profondamente ricevere ordini.

Si immaginarono la scena: Aya, posata la bevanda, estraeva la katana (magicamente nascosta chissà dove!), ed affettava ripetutamente il moretto, che aveva sbadatamente osato scambiarlo per il suo schiavo.

Purtroppo, però, ciò che videro li lasciò letteralmente allibiti.

Contrariamente alle loro previsioni, il rossino non si diresse verso Ken con la katana stretta nelle mani, bensì con la bibita che il ragazzo aveva richiesto.

E, mentre Aya porgeva il succo al ragazzo steso sotto la palma, Omi e Youji uscirono dal loro rifugio improvvisato.

"Ma... Ma... Ma Ayakun! Cosa..." il piccolo Omi non riuscì a formulare altro, tanto era il suo sbigottimento, Youji, invece, rimase semplicemente a bocca aperta.

Il rossino li scrutò con noncuranza, rispondendo alle loro parole con un semplice 'uhmpf'.

Risedutosi sul divano con la sua bibita, Aya fissò Ken, ritornando con la mente agli ultimi giorni del mese di luglio.

 

Anche in quei giorni faceva un caldo soffocante, ma nonostante tutto le ragazzine, che affollavano il negozietto di fiori dei quattro ragazzi, non erano diminuite, anzi sfortunatamente erano aumentate. E proprio in quel periodo estivo, spesso gli organizzatori delle feste, che si svolgevano nei diversi quartieri, si riversavano nel piccolo negozietto per commissionare ai ragazzi delle composizioni per le feste.

Addirittura un pomeriggio, Omi e Youji furono costretti a recarsi al parco di Ueno, per addobbare alcuni stand, quindi nel negozio rimasero Aya e Ken da soli.

Dopo la pausa pranzo, il moretto tornò al lavoro che Youji ed Omi erano già andati via.

Aya si stava occupando, come sempre, di innaffiare le piante esposte all'esterno del negozietto.

Già da lontano Ken capì che il rossino stava lavorando al di fuori del negozio; uno stuolo urlante di ragazzine lo stava tempestando di domande e proposte, poi quando videro Ken, un piccolo numero di esse si scagliò letteralmente contro di lui.

Lo accompagnarono dentro il Koneko no Sumu Ie, impedendogli così di notare una foglia di aloe sul pavimento.

Nel frattempo, anche Aya rientrò, seguito dalle sue "accolite", così tutti ebbero la possibilità di vedere il volo fantastico che effettuò  Ken, scivolando sull'aloe.

(Per chi non lo sapesse, l'aloe è una pianta grassa, che all'interno delle foglie ha come una specie di gel, quindi se la calpestate otterrete lo stesso effetto di una buccia di banana, anzi un volo con più effetto. NdA^^.)

Per disgrazia sua e di Aya, mentre stava cadendo, Ken si aggrappò a qualcosa di sporgente dal tavolo: un cesto pieno di sementi, arrivate giusto quella mattina.

Praticamente, tutti quelli  all'interno del negozio si gustarono l'intera scena, che si era conclusa con un immenso polverone e fragorose risate da parte di tutte le ragazze presenti.

Quando il polverone si dileguò, Aya poté notare Ken seduto a terra, che non capiva ancora cosa era successo, completamente coperto dai semi rovesciati.

Ma come ben si sa, le disgrazie non vengono mai da sole.

Nel mentre  che Aya osservava  il negozio da ripulire, si sentì posare una mano sulla spalla e una risata mal celata gli risuonò in un orecchio, voltandosi, si ritirò faccia a faccia con Manx.

Osservarono entrambi il ragazzo; il suo viso a poco a poco divenire così rosso, che sembrava emanare luce.

In quel momento il rossino gli si avvicinò, lo tirò su per un braccio e, con un tono di voce che spaventò le ragazzine presenti, gli disse: "Muoviti a rimettere tutto a posto. Ci è appena arrivata una consegna."

A quelle parole, Ken si guardò intorno in cerca di qualcuno: Manx o Birman.

Piano piano, tutte le potenziali clienti uscirono, fino a che non sparirono tutte dal negozio, ora i due Weiß ed il loro contatto erano rimasti soli.

"Ehi Ken, attento quando ti fai una doccia, potresti ritrovarti con una pianta di rose in testa." disse Manx, cercando di soffocare una risata.

"Qui c'è la vostra prossima missione, ragazzi. Ci rivediamo stasera, quando avrete chiuso il negozio. Bye Bye." E così dicendo, uscì dal negozio, ridacchiando ancora per la figuraccia di Ken.

“Proprio non sei capace di comportarti da persona seria, devi per forza fare l’idiota!” sbottò Aya con cipiglio.

“Dacci un taglio!” esclamò Ken infuriato, e menando un dito in aria continuò ”Senti Mister Perfezione la vuoi smettere di dare ordini a destra e a manca?! Quando capitano certe cose è meglio farci una risata su.” E si rialzò scrollando le spalle.

“Beh, per uno come te, abituato a comportarsi come un clown, è naturale:” rispose freddo ed impassibile il compagno.

“Già!” proruppe tutto trafelato Ken, “Sei troppo serio, dubito che rideresti anche se un pinguino ti mostrasse il culo.” 

“Io sono perfettamente normale e, contrariamente a te, ho il controllo di me stesso. Soprattutto non rido per delle scemenze, quindi il tuo pinguino può starsene tranquillamente al Polo Nord.” sentenziò Aya.

Ken si sentì punto nel vivo: il rossino aveva osato schernire la sua famosa battuta del pinguino. Decise quindi di vendicarsi: “Vogliamo scommettere?”

“Che cosa vuoi scommettere?” 

“Che il mio pinguino ti farà ridere! Nei prossimi sette giorni riuscirò a farti ridere. Dovesse cascare il mondo ci riuscirò!” proclamò Ken con convinzione e stringendo il pugno.

“E’ troppo povera come scommessa. Ci vuole qualcosa di più sostanzioso in palio.” ribatté Aya sfiorandosi il mento con le dita. I suoi occhi violetti fissarono acutamente quelli blu di Ken e poi con voce sommessa disse: “Se vinco io tu sarai il mio schiavo per una settimana.”

L’ex calciatore indietreggiò sorpreso da quella proposta.

“Questo vuol dire che se riderai tu, sarai tu il mio schiavo?…D’accordo! Ci sto!”

“In verità penso tu sia troppo stupido per riuscirci.”

Ken offeso si girò a guardarlo in cagnesco:

“Vedremo!” esclamò.

 

La sera stessa i Weiss si riunirono nei sotterranei del negozio per ricevere notizie dettagliate sulla prossima missione da Persia, il loro capo.

Il grande schermo mostrava le immagini della futura vittima: una donna dall’età apparente di 45 anni, bionda, ben vestita, con un look dal vago sapore di belle epoche, a capo di un grosso giro di prostituzione e droga, che gestiva attraverso delle discoteche dove si svolgevano spettacoli di lap dance maschile.

“Il suo nome è Nobushima Mieko” iniziò seria Manx, raggiungendo il centro della stanza, “Attualmente è a Tokyo per affari. Non è abitudinaria e ciò le evita di ricevere spiacevoli sorprese da parte dei suoi nemici. Inoltre, è costantemente circondata da uno stuolo di guardie del corpo. L’unica cosa certa è che visiona personalmente i propri locali senza avvertirne i direttori.”

“Quindi sarà difficile da avvicinare.” concluse Youji.

“Sì. È proprio per questo motivo dovrete intervenire tutti e quattro.”

“Quanto verremo pagati?” chiese arido Aya. 

“Questa volta il doppio delle altre…” la donna guardò gli altri componenti del gruppo, “...Ci sono altre domande?”

Ken timidamente alzò la mano come uno scolaretto: “Che cos’è un locale di lap dance maschile?”

Manx non poté fare a meno di sgranare gli occhi e scoppiare in una risata, seguita da Youji, al quale cadde la sigaretta dalla bocca, e da Omi, che arrivò alle lacrime.

Solo Aya, appoggiato al pilastro, si limitò ad una misera smorfia.

“Perché cavolo ridete tutti quanti!” sbottò Ken, rosso come un peperone per la vergogna.

Manx, sempre ridendo, affermò: “Non sai cos’è la lap dance?!”

“So che cos’è la lap dance!” gridò Ken, “Non vorrai dirmi che nei locali di quella donna si spogliano gli uomini?”

Manx annuì leggermente, asciugandosi una lacrima vicino ad un occhio.

Ken rimase a bocca aperta, e, dopo essersi ripreso: “Che cosa sono? Locali per gay?”

Manx smise di ridere e lo guardava seriamente: “No, sono locali frequentati in maggioranza da donne, ma ci possono essere anche omosessuali.”

Gli occhi di Ken si ridussero ad uno spillo: “Allora li frequenti anche tu!” insinuò maliziosamente il brunetto.

Stavolta fu Manx ad arrossire vistosamente: “Solo se richiesto dalle missioni. E non quello di Tokyo.” cercò di giustificarsi.

Aya la scrutò.

“Perché?” intervenne Youji , “La tipa ha un locale a Tokyo?”

“Sì! E’ l’Angel’s Empire”

Mentre Ken ed Omi se la ridacchiavano tranquillamente il volto di Aya fu percorso da una goccia di sudore: “Dobbiamo cercare di entrare in quel locale?” chiese, tradendo una certa preoccupazione.

“Anche questo fa parte della missione.”

“Potrei diventare un cliente abitudinario del locale.” Disse Youji, mentre spostava la sigaretta all’altro angolo della bocca, “Non mi diverte spogliarmi in pubblico, con tutte quelle assatanate… Non fa per me!”

“Mi inorridisce solo l’idea di dover assistere a degli spettacoli simili. Vedrò di farmi assumere come sguattero.” disse Ken.

“Anch’io!” esclamò Omi.

“Dubito che potreste avvicinare Mieko facendo gli sguatteri.” obiettò la donna, ”Sappiamo con sicurezza che l’Angel’s Empire cerca un cameriere e che la nostra vittima, come potrei dire…prova sul campo i suoi artisti, perciò avreste più possibilità come lap dancer.”

“Eheee!” esclamarono in coro Omi e Ken.

“Oh Bombay…” Manx fece un riso di scherno, “…sei troppo giovane, al massimo ti assumeranno come cameriere, invece Siberian…” Il giovane si aggrappò alla poltrona e guardò la donna con aria supplichevole. “Loro cercano sempre volti nuovi da esporre sul palco”.

“Io non so ballare e poi… e poi non voglio spogliarmi in pubblico!” esclamò.

“Vedrai che imparerai!” 

Ken col volto basso tirò un profondo sospiro, conscio che il buon esito della missione veniva prima di tutto, persino del suo pudore.

“Va bene” rispose con un certo sforzo.

“Benissimo!” esultò Manx “Ci penserà Aya ad insegnarti quello che ti serve. Non è così Abyssinian?” Si rivolse al giovane con aria maliziosa.

Un’altra goccia di sudore percorse la fronte del rossino, mentre veniva osservato dagli increduli compagni. 

“Ehhheeeee…!!!” sbottarono i suoi compagni sporgendosi verso lui.

Aya non accennò a rispondere, ma solamente a fissarli con il suo sguardo gelido.

“Perché lui sarebbe capace di fare lo spogliarellista?!” sbottò Youji.

Il rossino continuò a non rispondere, si limitò solamente a fulminare il compagno più grande, che smise immediatamente di ridere.

*Persia deve certamente essere a conoscenza della mia attività notturna all’Angel’s Empire* pensò Aya, ma non poteva rischiare di farsi scoprire dagli altri Weiß, ne andava del suo orgoglio. Ciò di cui non riusciva a capacitarsi era il perché Manx voleva affiancargli quell’impedito di Ken, questo non se lo sarebbe mai aspettato.

“Bene, allora domani mattina Ken ed Omi si recheranno per primi sul posto. Farete il colloquio direttamente col capo del locale. Mentre nel pomeriggio ci andrai tu, Aya. Tutto chiaro?” La donna si affrettò a dire, poco prima di lasciare i quattro ragazzi a rimuginare sulla loro nuova missione.

E così i quattro rimasero soli nelle stanza, con Aya più a malincuore di tutti.

 

La mattina seguente Ken e Omi si recarono insieme al locale. 

Li fecero aspettare nell’ufficio del direttore, un arredamento molto sobrio con una grande riproduzione delle ninfee di Monet dietro alla scrivania, ed una statua riproducente il David di Michelangelo accanto alla libreria.

Entrò un uomo, forse trentenne, li salutò e si sedette di fronte al quadro: era il direttore.

Si toccò i quattro orecchini dell’orecchio sinistro: “Quindi vorreste lavorare in questo locale…” disse con una vocina molto allegra, che irritò ed insieme preoccupò Ken, “Beh, a noi servirebbe giusto  un cameriere.” disse, fissando Omi, “Che ne dici piccolino, ti andrebbe di iniziare stasera?”

Omi annuì. 

“Ok! Ti faremo dare la divisa da Kunio, il nostro capo del personale.” Poi fissò Ken, “Per te invece…” e fece un sorriso che a Ken non piacque affatto, “Beh per te…” la voce si fece più lieve, “Sei anche un bel ragazzo, con un fisico asciutto da atleta…” Ken cominciò a sudare freddo, “…Mi serve qualcuno di nuovo sul palco.”

“Ma io non so ballare…” obbiettò Ken, impaurito dallo strano sguardo dell’uomo.

“Oh… Imparerai…Ti insegnerà Ran, è uno dei nostri migliori ballerini.”

Fu in quel momento, che Ken si ricordò della missione:

“Va bene.”

“Molto bene.” fece l’uomo, “Allora mio caro moretto ti aspetto per oggi pomeriggio alle diciassette…” si rivolse a Ken, “Se tutto va bene farai la tua prima apparizione allo spettacolo delle tre. Mentre tu, piccolino, puoi venire questa sera un’ora prima di aprire.”

I due Weiß si congedarono.

“Chissà come andrà ad Ayakun?” disse Omi rivolgendosi a Ken.

“Qui la vedo molto brutta.” rispose Ken, senza pensare a mascherare la preoccupazione nella sua voce…

Puntuale come un orologio, Ken si trovò alle 17 in punto di fronte alla porta posteriore dell’Angel’s Empire.

Deglutì un paio di volte, prima di appoggiare timidamente la mano sulla maniglia della porta.

Per tutto il tempo che aveva impiegato per raggiungere il locale, il brunetto non aveva fatto altro che ripensare ad Aya.

Quando lui ed Omi gli avevano chiesto se fosse riuscito a farsi assumere, il rossino aveva risposto semplicemente con uno dei suoi soliti ‘uhmpf’, loro due lo avevano interpretato come un sì, ma la cosa che Ken non riusciva proprio a spiegarsi era perché Aya non lo avesse aspettato.

Lo aveva sentito uscire di casa molto tempo prima di lui, eppure erano stati assunti entrambi lo stesso giorno, quindi secondo le supposizioni di Ken, anche Aya avrebbe dovuto recarsi al locale per le 17…

Ma i pensieri rivolti al suo compagno si dissolsero, quando Ken aprì la porta sul retro del locale.

“Ah… sei arrivato finalmente! Sei stato puntualissimo, bene, la puntualità è un pregio che solo pochi ragazzi hanno ancora. Sono sicuro che lavorerai molto bene nel mio locale.”

Ken non ebbe neanche il tempo di darsi un’occhiata intorno; la voce del padrone del locale lo investì prima ancora di entrare.

“Vieni, seguimi. Voglio presentarti immediatamente a Ran. Sono sicuro che formerete la coppia migliore del locale. Per qualsiasi cosa tu possa aver bisogno, rivolgiti direttamente a lui. Ti ho già detto che è uno dei ballerini migliori?

È anche uno degli intrattenitori più richiesti dai clienti.

Posso dire di aver trovato la mia gallina dalle uova d’oro…” continuò il gestore, mentre accompagnava Ken attraverso il locale.

La biglietteria e il guardaroba si fronteggiavano l'un con l'altro separati dal corridoio a piastrelle lucide, dove nel mezzo alcune più piccole e vistosamente colorate, formavano un mosaico raffigurante un cigno bianco fra le braccia di una figura femminile nuda, dalle forme abbondanti e da un profilo che esaltava il naso perfettamente dritto e gli occhi grandi. 

Ken si soffermò su quella immagine assai lontana dalle eleganti e raffinate figure femminili dall'arte giapponese che celavano le loro nudità sotto ampi e variopinti kimoni.

"Questi…" si affrettò a spiegare il direttore notando il suo interesse "…sono Leda e il cigno, la raffigurazione della lussuria di Zeus, il sovrano di tutte le divinità greche. 

La leggenda dice che egli per sedurre la bella Leda si sia trasformato in cigno. Dalla loro unione Leda partorì un uovo, simbolo di perfezione, da cui uscì Elena, la donna più bella del mondo per la quale iniziò la guerra di Troia…"e si interruppe di fronte all'espressione interrogativa che seguiva alle sue parole "ehm, come non detto…è cultura europea…un pallino della proprietaria"

"Mi sembrava…" aggiunse Ken tentando di celare la sua completa ignoranza in materia, mentre seguiva il direttore verso la fine del corridoio. 

Un’ampia porta a vetrata, circondata da edera, arrampicata sulla parete, negava l'accesso alla sala successiva. Due angioletti di marmo, armati di frecce, facevano da guardiani tendendo l'arco verso i visitatori. 

"Attento a non farti colpire!" esclamò il direttore fermandosi. 

La porta si aprì automaticamente, proiettandoli in un tunnel animato da luci blu al neon.

Fu uno shock per gli occhi del brunetto quell'improvviso cambio di luminosità; sembrava di essere entrati all'interno di una grotta, mancavano solo i pipistrelli e tutto sarebbe stato perfetto. 

Proseguirono all'interno di questa struttura, la quale, probabilmente, doveva seguire il perimetro del locale, fino a che, pochi metri più in là, una luce più chiara e viva annunciava l'uscita.

Erano entrati nel locale vero e proprio, Ken fu accecato da una miriade di luci colorate, assordato dalla musica altissima e dalle voci di alcuni ragazzi. 

Gli ci volle un poco perché i suoi occhi riuscissero ad abituarsi al quella luminosità. Sembrava di essere usciti dal silenzioso e sicuro grembo materno verso una nuova ed accecante vita.

Il suo “capo” si voltò un momento a guardarlo, poi disse: “Ti ho chiesto di venire così presto, perché questa è l’ora in cui i ballerini si esercitano. Aspettami qui, vado a chiamarti Ran!”

Ken si guardò ancora un momento intorno. Tutte quelle luci che si muovevano così freneticamente, la musica così alta, gli facevano girare la testa; poi si voltò verso il palco, dove i ragazzi stavano provando. Erano tutti di schiena, indossavano solo i pantaloni, tranne uno, probabilmente stanno provando uno spogliarello, aveva pensato.

Poi nella sua mente si accese ad un tratto l’idea che anche lui avrebbe dovuto spogliarsi davanti a chissà quante donne…

Gli vennero i brividi al solo pensiero, ripensò a quanto era goffo e alle figuracce che sarebbe riuscito a fare…

Ma una rossa capigliatura riuscì ad attirare la sua attenzione. Gli ricordava Aya, e scherzosamente pensò a quanto era rigido il suo compagno, sicuramente non sarebbe stato l’unico a fare brutte figure!

*Senza contare il pessimo carattere che ha!* e quasi si mise a ridere da solo, al pensiero di Aya che veniva avvicinato da qualcuno, e gli chiedeva prestazioni “particolari”.

Di colpo la musica cessò e si sentì la voce del padrone attraverso gli altoparlanti: “Ragazzi scusatemi. Ran, per favore potresti venire un momento, è arrivato il nuovo ballerino.” Così dicendo, lasciò ripartire la musica ed ritornò da Ken.

Il brunetto vide una chioma rossa sparire dietro le tende, mentre il gestore del locale tornò di nuovo al suo fianco.

“Ah! Eccolo che arriva! Vedrai che ti troverai bene con lui, inizialmente potrà sembrarti un po’ scorbutico, ma vedrai che non è così!” e dandogli una pacca sulle spalle, salutò il ragazzo che sopraggiungeva.

Ken cercò in tutti i modi di scorgerne il viso attraverso l’asciugamano che aveva in testa.

Certamente il numero che stavano provando era molto elaborato. Infatti la sottile maglietta che il ragazzo stava indossando gli si era tutta attaccata alla pelle sudata.

“Benissimo Ran, vedo con piacere che ti eserciti sempre con grande passione”, e Ken non era riuscì a non vedere lo sguardo lascivo che il gestore lanciò al ragazzo.

Gli venne un sussulto di disgusto, e, per evitare di dare nell’occhio, abbassò un momento lo sguardo; “Fujimiya Ran…” il loro capo iniziò a presentarli, e il giovane Weiß, a sentire quel nome, alzò lo sguardo come se l’avessero punto con un forcone, “…lascia che ti presenti Hidaka Ken!”. Il suo compagno di ballo lasciò scivolare via l’asciugamano dalla testa, per rivelargli una verità sconcertante.

“Hidaka Ken, lui è Ran, il ragazzo di ci ti ho parlato!”

Gli occhi del brunetto si fissarono sconcertati in quelli dell’amico. E, prontamente, Aya gli lanciò uno dei suoi sguardi fulminanti, con la velata minaccia di guai in caso avesse fatto fallire la missione.

La voce del capo lo fece tornare in sé, “Ken c’è qualcosa che non va?”

“Ah… No, niente, mi scusi. Ogni tanto mi imbambolo, mi succede! Ah! Ah!…”

“Anche tu sei rimasto affascinato dal caro Ranchan, vero?”

“Capo, per favore non mi chiami in quel modo. Lo sa che non mi piace!” pregò Aya, e Ken si sorprese della dolcezza e della ilarità nel suo tono di voce.

“Bene, allora vi lascio conoscervi meglio. Buon lavoro, ragazzi!”

Quando Ken si fu assicurato che il direttore del locale fosse abbastanza lontano, si era azzardò a parlare all’amico: “A… Aya…”, immediatamente il rossino si voltò verso di lui con sguardo omicida.

“Vieni con me!” e prendendolo per un braccio, se lo trascinò nei camerini.

Mentre i due ragazzi sparivano dietro una porta, Ken udì uno dei ballerini gridare: “Ehi Ran! Vacci piano con lui, scommetto che è ancora vergine!”

Una volta raggiunti i camerini, Aya si accertò di essere solo con Ken, poi chiuse la porta a chiave. In quel momento Ken sentì montare in lui un inspiegabile terrore.

“Beh! E adesso che ti prende?” domandò secco il rossino.

“Cosa intendeva quello là fuori? Perché dovresti andarci piano?”

Aya si avvicinò di un paio di passi, poi si fermò ad un palmo da Ken, “Tu credi sempre a tutto quello che ti dicono?” e così dicendo, si tolse l’asciugamano dal collo e la maglietta.

“Aya…”

“Ran! Qui devi chiamarmi Ran! O vuoi che ci scoprano subito?”

Poi squadrando da capo a piedi Ken, si diresse verso degli abiti ordinatamente appesi, e sempre in silenzio, iniziò a scorrerne alcuni.

Ken lo osservò per alcuni attimi, poi, inspirando profondamente, si decise a parlare: “Allora tu lo fai proprio per lavoro?!”

Aya continuò a scorrere gli abiti senza dire nulla.

“Ecco perché non eri quasi mai a casa, le sere in cui non c’erano missioni!”

Il rossino non accennò a rispondere e Ken perse, come suo solito, le staffe.

“Potresti anche sprecarti a rispondere! Non sei un essere supremo sai!”

“Il fatto che tu sappia che non sono quasi mai a casa la sera, mostra chiaramente che mi spii.”

Ken guardò il ragazzo di fronte a lui senza sapere come controbattere. In fondo era vero, spesso si era accorto di tener sotto controllo i movimenti di Aya… Ma non era mai riuscito a spiegarsi il perché.

Alla fine Aya tirò fuori un paio di pantaloncini ed una canottiera. Li guardò un momento, guardò Ken, e glieli tirò: “Mettiteli. Andiamo a provare subito.”

“Che cosa?! Io mettere questa roba?” chiese Ken quasi scandalizzato.

“Beh… Puoi provare anche nudo. Ma non te lo consiglio, col direttore che gira spesso per il locale.”

“Ma perché provare subito?”

“Perché il capo vuole metterti sul palco stasera stessa.”

“Nani?!” Adesso Ken era veramente sconvolto! “Quando me lo ha detto questa mattina, credevo scherzasse!”

“Se non vuoi, posso sempre dirgli che per il momento sei un imbranato, che ti serviranno diversi giorni perché tu possa salire sul palco a fare spettacolo con noi.” Rispose Aya, con una luce di scherno negli occhi.

“Io non sono un imbranato! E questa sera salirò su quel palco!”

“Se proprio ci tieni a fare la figura del tonto davanti ad una folla inferocita… Avanti cambiati, cosa aspetti?”

“E tu?”

“Io cosa?”, Aya iniziò a spazientirsi.

“Tu resti qui?”

Il rossino rimase in silenzio, la domanda gli sembrò così stupida da non meritare riposta.

“Cioè mi devo spogliare davanti a te?”

“Guarda che sta notte lo fai davanti al pubblico.” Rispose il suo compagno notevolmente scocciato.

“Ma io veramente…” e così dicendo, Ken arrossì furiosamente.

“Ho capito. Vado in bagno a darmi una rinfrescata, ma vedi di darti una mossa. Dopo le prove cercheremo un costume decente per questa sera.”

Quando Aya oltrepassò la porta del bagno, Ken deglutì a fatica, la gola gli era diventata secca ancora prima di iniziare.

Poi improvvisamente la porta del bagno si riaprì: “Beviti un bicchiere d’acqua prima di iniziare! Ma solo uno, e non farlo neanche troppo pieno!”

Ken sobbalzò così forte che gli abiti gli erano caduti di mano.

“Spicciati!” ribadì Aya, e richiudendo la porta.

Dopo pochi minuti il rossino uscì dal bagno rinfrescato, e pronto a riiniziare le prove. Diede un’occhiata veloce al compagno, che nel frattempo si era cambiato.

*Certo che però ha proprio un bel fisico…*  pensò Aya, evitando di mostrare interesse verso di lui.

Dopo che uscirono dai camerini, Aya passò dalla console del dj, che oltre a fare provare i ballerini, provava lui stesso qualche nuovo passaggio.

Quando il ragazzo lo vide avvicinarsi, capì subito: “Allora con quale canzone vi faccio iniziare a voi due?”

“Dovresti illuminarmi l’altra pista, quella più piccola con gli specchi, e mettermi su un disco veloce, facciamo Too Funky di George Michael. Voglio vedere fino a che punto è capace.” E dopo averlo istruito sulle sue intenzioni, il rossino tornò dal poco probabile compagno di ballo.

Ken fu portato in un’altra parte del locale, su di una pista con tanti specchi. Le luci accese erano esclusivamente bianche; Aya gli spiegò che per un principiante come lui andavano più che bene, e che gli specchi lo avrebbero aiutato a migliorare.

Poi si girò verso il dj e gli fece cenno di mandare la musica. “Io ti farò vedere un pezzo. Tu prova a rifarlo, cercando di andare a tempo. Voglio farmi un’idea del tuo livello.”

Quando la musica partì, Aya iniziò a muoversi sinuosamente, Ken rimase affascinato dalla grazia e dall’agilità dei suoi movimenti, e non solo. Il suo viso s’infiammò subito quando Aya gli si avvicinò con fare lussurioso, ma improvvisamente si fermò e fece cenno verso la console di fermare la musica. Si allontanò di alcuni passi ed infine disse: “Adesso tocca a te. Mostrami cosa sai fare.”

Ken rimase qualche secondo in silenzio, non riusciva ad accettare l’idea di fare una cosa simile, e per di più proprio con Aya! Ma la musica era ripartita, e lui avrebbe mostrato al compagno che non era un imbranato.

Iniziò a muoversi cercando di tenere il ritmo e cercando di ricordare i movimenti del rossino. Ma proprio mentre credeva di essere riuscito finalmente a trovare il tempo e di muoversi bene, la voce di Aya lo raggiunse imperiosa: “Abbassa di più il bacino. E muoviti con più scioltezza! Non così, sei troppo rigido!”

Ken provò a seguire i suoi ordini, ma la musica cessò improvvisamente.

“Ti ho detto di tenere più giù il bacino. Ecco il movimento giusto è questo.” Ma delle risatine mal celate attirarono la loro attenzione.

“Ehi Ran, mi sa che con questo devi partire proprio da zero. Tzs, e il padrone vorrebbe metterlo nell’ultimo spettacolo di stasera?”

Ma subito la voce di un altro ragazzo intervenne: “Beh, devi considerare che all’ultimo spettacolo di solito ci sono solo quelli che non sanno dove andare o degli ubriaconi. Quindi anche se fa qualche danno non se ne accorgerà nessuno. Ah! Ah!”

“Già hai ragione! Ciao Ran! Ci vediamo questa sera! E non stancarti, sta sera partiamo col nuovo numero su Sex Bomb!”

Ken sentì montare in lui la rabbia, ma fu subito distratto da Aya.

Il ragazzo, infatti, gli si parò di fronte, poi rivolgendosi ai ‘colleghi’: “State attenti che non vi soffi il posto! Se riesco ad insegnargli le mosse giuste, questo qui vi mette tutti a culo in terra!”

Ken rimase stupito, Aya lo aveva difeso.

“Non guardarmi così, visto che è andato via anche il dj, per il momento proveremo senza musica. Forza continua ad esercitarti.”

Ken riprovò le mosse più e più volte, anche con Aya accanto, ma nessuna volta soddisfò il compagno.

Aya intanto era arrivato al limite della sua sopportazione (che per altro è molto basso!), “Senti, se stai facendo lo stupido apposta per farmi ridere, e perdere così la scommessa, hai sbagliato tattica! O devo dedurre che non sei proprio capace?”

“Nani?!… Io adesso alla scommessa non ci pensavo neanche! È solamente che…” ma il brunetto si rese conto subito che se avesse finito la frase, si sarebbe tradito con le sue mani.

“È solamente che sei proprio impedito…” terminò Aya al posto suo. Fece una breve pausa, poi si mosse verso il ragazzo. Quando gli fu vicino lo prese per le spalle e con una mossa veloce e decisa lo voltò verso gli specchi. Sempre restando alle sue spalle, fece scivolare le mani fino ai fianchi di Ken.

Il ragazzo non capiva, ma l’unica cosa di cui era veramente certo, era che il tocco del rossino gli faceva uno strano effetto. Era come se i suoi ormoni si fossero improvvisamente risvegliati, dopo un lungo sonno.

“Bene, visto che solo guardando non ci riesci…” e con uno strattone fece aderire le natiche e la schiena di Ken al suo inguine ed al suo petto.

La reazione del moretto fu immediata: “Cosa diavolo credi di fare? Lasciami andare!”

“Smettila di agitarti!” intimò Aya, con la sua presa ben salda sui suoi fianchi, “Cosa credi che voglia farti? Violentarti?”

Ken arrossì furiosamente e chinò la testa imbarazzato.

“Fossi in te, smetterei di guardare certi film alla televisione. E comunque cerca di concentrarti di più, siamo qui per lavorare, non per giocare.”

Ken si sentì un verme, come aveva potuto pensare che Aya potesse fare una cosa del genere?

Proprio lui, mister cubetto di ghiaccio! Ma l’imbarazzo del ragazzo era cresciuto non appena Aya aveva iniziato a dondolare il suo bacino guidando quello di Ken.

“Ay… Ran…!” pregò alla fine il moretto, l’imbarazzo che provava in quel momento lo stava uccidendo.

Allora Aya lo lasciò andare, e gli disse di provare da solo. In quell’istante passò il direttore del locale, Ken vide, attraverso lo specchio, Aya annuire.

Un attimo dopo il rossino gli disse di tornare nei camerini, che per quel giorno avevano finito.

Ken aveva tirato un sospiro di sollievo, mentre Aya seguiva il direttore nel suo ufficio.

Nei camerini, il moretto si sedette su di una sedia, e non si mosse più. Continuava a pensare alle mani di Aya su di lui, dei loro due corpi uno contro l’altro…

Qualche minuto più tardi il rossino lo raggiunse.

“Beh, sei ancora conciato così?” chiese sempre in maniera atona.

“Perché sei andato nell’ufficio del capo?”

“Abbiamo parlato di te.”, il tono di Aya era ancora più secco, le braccia incrociate sul petto, gli occhi fissi su Ken.

“E cosa ti ha detto?” la voce di Ken tradiva una certa incertezza. Non sapeva più come comportarsi; era terrorizzato all’idea di dover salire da solo su quel palco…

“A quanto pare,” iniziò a dire Aya, andando a sedersi di fronte a Ken, “il capo ha dovuto ricredersi. Non sei ancora pronto per ballare da solo.”

Ken non poteva credere alle sue orecchie, poi improvvisamente saltò su: “Gli hai detto che sono un incapace, vero? È opera tua questa?!”

Aya non cambiò espressione, ma si alzò, si avvicinò al moretto e rispose: “Il capo ti ha spiato per tutto il tempo. Ti da una settimana di tempo per imparare a ballare come tutti gli altri; se non ce la fai, a casa. Quindi vedi di essere meno pudico e di imparare più in fretta.”

Ken rimase stupito, poi Aya gli ordinò di farsi una doccia. Il ragazzo annuii sommessamente.

Passarono alcuni minuti, e Ken finalmente uscì dalla doccia, quando il suo compagno di squadra lo raggiunse in bagno.

“Non asciugarti.”

Ken quasi sputò il cuore dalla paura: “Che diavolo ci fai qui dentro?”, e subito i suoi occhi scivolarono sulle mani del rossino, che stringevano un rasoio e una bomboletta di schiuma da barba.

“Se ti volevi fare la barba potevi aspettare, o sei diventato così depravato da volermi spiare?”

Lo sguardo che Aya gli lanciò, lo zittì in un attimo.

“Prenditi quello sgabello nell’angolo.”

“E perché?”

“Devi depilarti le gambe.”

“Naniii??”

“…”

“Dimmi che stai scherzando!” Ken era sempre più scioccato dell’ambiente in cui il rossino lavorava.

“Ho mai detto qualcosa per scherzo?”

Ken non sapeva più davvero come comportarsi, poi sospirando prese lo sgabello ed attese altre istruzioni dal compagno.

“Adesso metti un piedi qui, spalmati la schiuma sulla gamba ed inizia a raderti.”

“Devo proprio?” il tono di Ken era sempre più supplichevole, mentre quello di Aya sempre più stizzito.

“Guardati le gambe. Sembri un gorilla. E qui non lavora nessuno nelle tue condizioni! Forza!” Poi Aya si passò una mano nei capelli voltandosi verso il lavandino, per rinfrescarsi il viso. Ma la voce implorante di Ken lo raggiunse prima.

“Ehmm… Ra… Ran…”

“Cosa?!” adesso Aya stava davvero iniziando a spazientirsi. Ma quando si voltò verso Ken, per vedere cosa volesse, si ritrovò il moretto con una gamba, dalla caviglia all’inguine, completamente ricoperta di schiuma da barba.

Il rossino lo trovava alquanto ridicolo con quella sua aria da bambino impedito, con una gamba bianca di schiuma e l’altra nuda.

Stava realmente per mettersi a ridere, quando si ricordò della scommessa ancora in corso. Cercò di assumere la sua aria più severa e sbuffando si avvicinò al ragazzo.

“Lo avevo detto che sei un impedito, la schiuma deve arrivare appena sopra il ginocchio.” E così dicendo, fece scivolare energicamente le mani giù per la coscia del moretto.

“Si può sapere perché stai tremando?”

“Forse non ti sei reso conto del punto che stai toccando, mister insensibilità!”

“Allora fai da solo, mister sento tutto!”

Dopo che Ken si tolse la schiuma in più, vide Aya avvicinarsi col rasoio in mano.

“Che cosa diavolo pensi di fare?!”

“Se non stai fermo, rischi che ti taglio.”

“Lo fai tu??”

“Perché tu pensi di essere capace?” gli chiese Aya in tono di sfida.

“Raanchaann…!” la voce del direttore aveva fatto sì che il rossino si catapultasse fuori dal bagno.

“Ranchan, cosa stavi facendo in bagno? E dov’è quello nuovo?” chiese maliziosamente l’uomo.

“Facevo vedere a Ken dove mettere i suoi effetti, adesso sta facendo una doccia.”

“Dici che si arrabbierà se vado a spiarlo un attimo?” chiese, mettendo una mano sul fianco del rossino.

Brutta razza di porco! Pensò Aya, “Mi spiace, ma si è chiuso la porta a chiave.”

“Uhn… Peccato. Devo ricordarmi di togliere quella chiave. Beh, visto che lui è sotto la doccia, la porta è chiusa a chiave e noi siamo soli… cosa ne dici di metterti più comodo?”

*Ti piacerebbe, lurido maiale, vero?* 

“Ran!! Scusa un attimo!” tempestivamente la voce di Ken evitò una situazione imbarazzante.

“Mi scusi capo, ma devo fare da balia al bimbo.”, poi avvicinatosi alla porta, “Se non mi apri col cavolo che posso entrare.”

Ken fece finta di girare la chiave nella serratura e poi aprì la porta, “Scusatemi, ma ho bisogno di…”.

Aya non gli lasciò il tempo di finire la frase, con uno spintone lo ricacciò all’interno del bagno, e chiedendo scusa lui stesso al suo capo, entrò dentro insieme a Ken.

“Ran, tu sai che mi fido di te. Come ben sai che non potete fare sesso fra di voi , a meno che non sia il cliente a chiederlo. Se dovesse mai nascere qualcosa fra voi, non voglio che venga fatto niente sul lavoro, né quando il locale è chiuso.”

“Tranquillo, capo. Gli faccio solo da bambinaia!” rispose il rossino da dentro il bagno.

Quando sentirono chiudere la porta dei camerini, Aya tirò un sospiro di sollievo. Cosa che, invece, non fece Ken.

“Cosa vuol dire ‘solo se è il cliente a chiederlo’?”

“Appunto quello che ha detto. In questo locale sono i clienti più prestigiosi che decidono cosa devi fare. Vedrai che a forza di lavorare qui capirai.”

Ken si rifiutò assolutamente di capire ciò che il compagno gli stava spiegando.

“Allora fammi vedere cosa hai combinato fino adesso…”

Ad Aya vennero i brividi alla schiena, tutto ciò che Ken era riuscito a fare era stato tagliuzzarsi la gamba in più punti, senza tirar via neanche un pelo.

Respirò profondamente: “Dammi quella lametta. Per questa volta ci penso io , alla prossima fai da solo.”

“Nani!!” Ken non riuscì a capire se l’amico stesse scherzando o no, finché Aya non gli strappò il rasoio di mano.

“Non fare movimenti bruschi, ok? Potresti ritrovarti metà polpaccio per terra, e non sarebbe bello doverlo spiegare agli altri. Soprattutto a Youji.”

Ken annuì leggermente, mentre osservava Aya occuparsi delle sue gambe.

“Uhn…”

Il rossino si fermò subito, quando Ken inspirò e trattenne il respiro improvvisamente.

“Male?” chiese con gentilezza; il brunetto non rispose subito, si stupì nuovamente della gentilezza nella voce del compagno. Poi si accorse dello sguardo fisso di Aya, e rispose: “No,no. Solamente… ecco, hai la mano molto leggera… Non me lo aspettavo…”

Il ragazzo non ribatté, si limitò a guardare Ken arrossire mentre lo fissava.

*Ma a cosa vado a pensare!* Si ammonì mentalmente il rossino, intanto che iniziava nuovamente ad occuparsi della depilazione.

*Carino!? Ken non è carino! È irascibile, fa le cose senza pensare alle conseguenze, è impulsivo anche a parole. E per di più è ingenuo, impacciato e carino quando arrossisce…*

“Itee!”

“Cosa?”

“Ma a cosa pensi quando fai sto lavoro? Come se non mi fossi già tagliato abbastanza per conto mio! Ehii!”

Ken non poté credere ai suoi occhi. Aya si chinò a succhiargli via il sangue dal taglio.

Come erano incredibilmente calde quelle labbra…

Il moretto sentì nascere dentro di sé una grande bolla di calore, che scese sempre più verso il bassoventre.

Quando, improvvisamente, uno schiarimento di gola da parte di Aya, attirò la sua attenzione.

Ken si rese conto di aver avuto un’erezione sotto l’asciugamano legato in vita, proprio davanti ad Aya. Non arrossì, ma ebbe praticamente un crescendo di tonalità, dal bianco avorio al rosso più vivido che si possa immaginare.

Il rossino dal canto suo rimase impressionato di come la natura era stata generosa nei confronti del compagno. Ma prima di poter dire ‘A’, Ken si era già rinchiuso nel box della doccia.

“A…Aya… No, cioè Ran! Scu… Scusami! Io…”

Aya si avvicinò al box, e, con voce calma, iniziò a parlare: “Ken, tranquillo. La tua è stata una reazione più che naturale. Dimmi la verità, non lo hai mai fatto prima, vero?”

“Di radermi le gambe, no!”

Aya soffocò a malapena una risatina. “Hai capito benissimo.”

“Aya, sbaglio, ho ti ho sentito ridere?” disse il moretto, aprendo appena lo sportello.

“Sbagli .” rispose secco. Il rossino non gli avrebbe mai permesso di vincere quella scommessa assurda.

“Aya perché sei diventato così improvvisamente gentile?”

“Vuoi che continui a trattarti come una pezza da suola da piedi anche qui?”

“Beh, no…”

“Senti, tanto sta sera non balli, lavati le gambe e rivestiti., ce ne torniamo a casa.”

“Perché?"

“Cosa?”

“Perché torniamo a casa?”

Ma alla domanda del ragazzo non fu data risposta. Ken si rivestì, ed era pronto per tornare a casa, dagli altri ragazzi.

“Ah… Ran… visto che sta sera non ballo, cosa devo fare?” Ken era davvero perplesso, se non ballava, e l’unico posto di cameriere libero l’aveva preso Omi, lui che ruolo aveva?

“Il capo vuole che stai con me. Quando ballerò e mi spoglierò, tu raccoglierai i miei abiti. Quando sarò ad intrattenere i vip, nella sala sotto la discoteca, tu verrai con me.”

“Va bene.”

“Senti, ne riparliamo in casa. Da soli!”

“Cosa? E adesso dove vai?”

“Vado a prendere la macchina.”

Ken si infilò il casco, poi attese di vedere passare Aya con la sua auto.

Partì  subito dopo di lui. Ma il rossino svoltò in una via laterale e lo perse di vista.

Quando arrivò a casa, Aya era già lì.

“Bentornato, Kenkun! Allora come sono andate le prove?” lo accolse per primo Omi, mentre dalla sua stanza si dirigeva in cucina insieme agli altri due ragazzi.

“Allora questa sera vi vedremo in tutto il vostro splendore!” affermò Youji con un tono che non nascondeva affatto una certa maliziosità.

Pochi secondi dopo, si sentì Youji urlare: “Ma che diavolo ti prende?”

Aya gli aveva tirato un calcio sotto il tavolo, mentre con tutta calma assaggiava l’insalata preparata dal più piccolo.

Ken si sedette con loro, ma a malapena toccò cibo.

Il rossino lo notò, e dopo cena raggiunse Ken nella sua stanza.

“Perché non hai mangiato?”

“Non credo di essere in grado di andare avanti con questa missione. Non sono capace di ballare, non so assolutamente come diavolo si fa ad intrattenere i cosiddetti  vip. Sono sicuro che fra tre giorni mi silura.”

Aya rimase in silenzio per alcuni secondi, Ken provò a guardarlo di sottecchi, ma non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. Soprattutto dopo quello che era successo nei camerini.

“Per quanto riguarda il ballare, possiamo esercitarci sia qui in casa, sia al locale. Per l’intrattenimento devi solo fare ciò che ti dicono, il trucco sta nel non farsi vedere immensamente intelligenti. A loro piacciono i ragazzini sciocchi, a cui far fare di tutto.”

“Eh!!…” Ora più che mai Ken era preoccupato.

Far fare di tutto…

Era questo a spaventarlo.

“Tranquillo, il direttore ha posto una possibilità di fuga a nostro favore. Metti che un cliente ti chieda pratiche sadomaso, se la cosa non ti piace, puoi rifiutare. Ma attento alle parole che usi. Non devi mai offendere il cliente.”

“Ah…”

“Aya…”

Il rossino gli lanciò un ultimo sguardo.

“No, niente…” Ken rimase ancora qualche attimo con lo sguardo fisso sul pavimento.

Aya… Da quanto tempo starà lavorando in quel locale?

Poi nella mente del brunetto iniziò a farsi strada un’immagine. Il locale dove erano in missione, un angolo un po’ appartato, diversa gente seduta sui divanetti, fiumi di champagne e alcolici, e ragazzi con indosso quasi niente. Ed in mezzo a tutta quella gente una testa rossa: Aya.

Come poteva comportarsi, una persona glaciale come Aya, in un “rapporto”?

Sarebbe stato brusco e distaccato, come era sempre, oppure gentile e delicato a dispetto delle apparenze?

Poi un improvviso bussare alla sua porta, risvegliò Ken dai suoi sogni ad occhi aperti.

Era Omi: “Kenkun, Ayakun ed io siamo pronti. Ti aspettiamo in sala!”

“Sì, arrivo subito.”

*È inutile preoccuparsi, tanto lo scoprirò sta sera.*

Scese nel salotto, dove gli altri tre ragazzi lo stavano aspettando.

“Bene, eccomi qui.”

“Sentite, visto che io sarò un cliente, nessuno di voi sa dirmi quando apre il locale e a che ora ci sono gli spettacoli?” chiese Youji, enfatizzando la parola ‘spettacoli’ e guardando Ken.

“Youjikun ha ragione. Io faccio il cameriere, quindi non mi sono preoccupato di chiedere per le esibizioni. Kenkun, tu lo sai?” esclamò Omi.

“Uno spettacolo ogni mezz’ora a partire dalle 22.00.”

Youji ed Omi si voltarono verso Aya, che anticipò la risposta di Ken.

“Ayakun! E tu come lo sai?”

“Beh, oggi pomeriggio, quando siamo andati a provare gli ho confessato che nessuno dei due aveva chiesto gli orari degli spettacoli. Così prima di tornare a casa, Aya ha ben pensato di chiedere direttamente al gestore del locale.”

Ken intervenne prima che Aya potesse aprire bocca.

“Ayakun, visto che andiamo tutti nella stessa direzione, possiamo venire in macchina con te?”

“No.” Le risposte del rossino erano sempre secche, “Se ci vedono arrivare tutti e tre insieme capiranno subito che non è stata una coincidenza andare a chiedere lavoro tutti e tre nello stesso locale.”

“Omi, Aya ha ragione. Se non vuoi venire con la tua moto, andiamo con la mia. Tanto questa mattina siamo andati noi due a cercare lavoro.” Ken cercò di smorzare leggermente la brutalità della risposta di Aya nei confronti del più piccolo. Strinse il casco sottomano ed aprì la porta: "Allora, che aspetti?"

Omi si scosse un poco "Sì! Sì! Arrivo…". 

Agli occhi di Bombay non era sfuggita la strana inflessione delle parole di Ken, tradiva una certa tensione come se il brunetto stesse nascondendo qualcosa. Sicuramente Aya aveva inequivocabilmente ragione, ma sembrava più una scusa. E poi non era da Ken evitare di guardare Aya negli occhi, anzi quei due erano quasi sempre in conflitto, doveva essere successo qualcosa, ma cosa? Questo ed altri pensieri balenarono nella mente di Omi mentre raggiungeva l'amico.

 

Un guizzante riflesso rossastro attirò la sua attenzione.

Ken si avvicinò incuriosito agli appendi abiti e sfilò, tra la moltitudine di capi, quello incriminato: una maglietta aderente ricoperta di pagliette rosse. La osservò affranto.

"Si mettono davvero queste cose oscene?!"

Osservò al di là della maglietta e vide gli altri spogliarellisti intenti a indossare i così detti costumi di scena, uno aiutava un altro a ungerlo spruzzandogli dell'olio vegetale, almeno così gli avevano spiegato, un altro ancora si sistemava il perizoma sotto i pantaloni a strappo ed il vicino si metteva il lucidalabbra.

"Non ti sei ancora cambiato?" chiese Aya uscito dal bagno.

Ken lo guardò stupefatto: Aya non si era ancora vestito ed era di fronte a lui coperto solo da un microscopico perizoma nero che a stento gli copriva appena gli attributi; il brunetto non poté evitare di arrossire vistosamente.

"Anche se stasera non balli fai comunque parte della scena…" indicò gli appendi abiti "… vedi se c'è qualcosa di poco vistoso.", trafugò dal cassetto del comodino uno spray e glielo porse "Spruzzamelo.". 

Al suo passaggio lo spruzzo lasciava  una pellicola oleosa e profumata che copriva, non ungendola, la pelle chiara del rossino evidenziandone la muscolatura e la superficie perfettamente liscia "Bene, così può bastare, ora vestiti."

Non aveva perso l'abitudine di dare ordini.

Stranamente le sue parole non infastidirono Ken il quale, avendo già adocchiato il vestito giusto, si era già messo all'opera.

Tra quella moltitudine di completi succinti ce n'era uno, il più casto, composto da una camicia di pizzo nero a maniche lunghe ed un paio di pantaloni dello stesso colore. 

"Ran, scusa, se poi Ken te lo porti nel salotto, perché non gli fai mettere la biancheria giusta?" intervenne uno dei colleghi.

Al brunetto gli si gelò il sangue.

Quale biancheria giusta?

"Perché? Tu credi che i clienti riescano a vedere quale biancheria indossiamo con la poca luce che c'è là dentro?" poi con un sorriso malizioso "Di solito sono interessati ad un altro souvenir."

Seguirono delle scroscianti risate da parte dei colleghi arricchite con battutine a doppio senso, solo Ken era rimasto muto con un'espressione tra l'imbarazzato e il deluso.

*Ti piace così tanto prostituirti, Aya? Che soddisfazione ci trovi? *

"Riesci a chiudere questo?" lo interruppe l'altro Weiss porgendogli una specie di collana in cuoio nero.

La collana in realtà era un collarino che una volta agganciato aderiva perfettamente al collo del giovane e completava un costume di scena costituito da una  maglietta trasparente nera, e dai pantaloni a strappo. 

Inutile dire che gli calzava a pennello e da come si atteggiava davanti allo specchio era pure vanitoso, un lato di lui che Ken non si sarebbe mai aspettato.

Dei rumori alla porta rovinarono l'incanto, "Ragazzi è ora!" esclamò il direttore intrufolando il capo all'interno del camerino.

"Siamo pronti." rispose Aya, ma si accorse che le sue parole erano suonate a vuoto, il direttore aveva gli occhi fissi su un Ken intento ad abbottonarsi la camicia.

*Che diamine ci trova in Ken!*

"Bene, bene…" disse l'intruso con tono incolore "...vi stanno aspettando." così detto chiuse la porta.

Gli altri spogliarellisti cominciarono a schiamazzare e non era difficile capire che l'oggetto del loro sparlare era Ken.

"Sta attento al culo, novellino!" lo avvertì un collega con una pacca sulla spalla "Il direttore ha messo gli occhi su dite e da quando lo conosco non l'ho mai visto perdere la testa in quel modo per uno di noi…ehm, forse per Ran, una volta."

"Seichi!" urlò Aya.

"Oh, ohoooo! Sta attento che è un polipone, quando meno te lo aspetti ti trovi le sue mani infilate dentro le mutande…"

Seguì una corale risata dei colleghi, ma né Ken né Aya vi parteciparono: il primo perché sconvolto dalla conferma avuta ed il secondo, perché Ken veniva messo al corrente della sua vita ‘privata’.

Cominciarono ad uscire, gli ultimi erano proprio loro due.

"Ora vedrai come si lavora qua dentro." disse Abyissinian rivolgendosi all'altro Weiss, ma tutto quello che riuscì ad ottenere fu un incoerente: "Tu col direttore…" pronunciato con un filo di voce.

Aya non lo considerò e seguì i compagni.

*Perché dovrebbe importarmi dell'opinione di Ken!*

 

La musica di ‘Sex Bomb’ riempì la sala.

Le luci erano spente tranne quelle del palco dove i cinque spogliarellisti, con la schiena rivolta al pubblico, inaugurarono il primo spettacolo della serata.

Ben presto seguirono le figure che Ken aveva scorto qualche ora prima, quando era entrato nel locale per conoscere Ran, gli avevano detto di rimanere in sala accanto al palco e di raccogliere i vestiti che inevitabilmente sarebbero caduti. Quei cinque erano molto affiatati e coordinati nei movimenti, interagivano con gran abilità, si vedeva che erano dei professionisti, per un breve istante Ken ebbe il timore di non essere capace di arrivare ai loro livelli, ma gli arrivò in faccia  la maglietta di Aya che come uno scossone gli diceva di rimanere coi piedi per terra: era in missione.

Un crescendo di urla stridule di donne accompagnava ogni indumento che volava in aria e che lasciava posto a centimetri di pelle messi a nudo, per non parlare di quando i ballerini si avvicinavano alle spettatrici, le loro mani si allungavano per sfiorare quegli adoni, per rubare un bacio, un abbraccio…

Si sentì tirare la camicia, istintivamente volse lo sguardo verso il basso e fu accolto dal grazioso sorriso di una giovane cliente. Le lunghe dita affusolate di lei si erano infilate nelle aperture delle decorazioni di pizzo, costringendo il ragazzo a chinarsi per evitare di sgualcire l'indumento.

"E tu, non ti spogli?"

Una vampata di calore gli salì in viso. L'alito della donna odorava d'alcol, era evidentemente alticcia.

"Non stasera"

"Mhmpf…e quindi ti fanno raccattare i vestiti"

Ken annuì cercando di divincolarsi.

"Lo sai che sei proprio carino…siediti qui" Ken non poté fare a meno di ubbidire, dopotutto il cliente ha sempre ragione. "Guarda, non è adorabile?" chiese all'amica. L'altra si aggrappò al braccio opposto del giovane.

"Sei sempre la solita Nanase, mi fai vergognare ogni volta che usciamo insieme…" poi rivolgendosi a Ken "scusala non lo fa a posta. Posso offrirti da bere?"

"Veramente io..." rispose imbarazzato "…sono in sevizio e…" non riuscì a concludere la frase, la donna aveva già chiamato il cameriere per l'ordinazione.
Da dietro comparve Omi, impettito in una camicia dal colletto inamidato, coronata da una piccola ciocca.

Ken lanciò uno sguardo disperato al piccolo micetto, con Aya occupato sul palco e con le due tipe che lo bloccavano ai lati gli sarebbe servito un miracolo per uscire da quella situazione. 

Un buffetto sulla spalla calamitò l'attenzione del trio.

"Come va signore?" chiese educatamente il direttore.

Nanase si aggrappò ancor di più al povero Ken, "Avete sempre degli ottimi gusti nello scegliere i ragazzi…"

"Diciamo che sono baciato dalla fortuna: i bei ragazzi vengono da me."

"Non è che il salottino è libero?" chiese la donna senza mezzi termini.

 

I pantaloni si aprirono in fretta e poi fu un gioco da ragazzi lanciarli in aria, tutte quelle braccia agitate chiedevano  "a me, a me!", una situazione troppo divertente, bastava un movimento dell'anca, uno rapido del busto per farle eccitare.

Diversamente da quanto si aspettava, Ken non era vicino al palco a fare il suo dovere, anzi era vicino al palco, ma seduto tra due sirene con in mano un cocktail ed il direttore intento a parlare con una delle donne. 

Un'ultima piroetta e poi ritorno alla posizione iniziale per concludere alla grande, tra breve ci sarebbe stata una vera ovazione. Con un rapido movimento delle mani i ballerini sfilarono l'ultimo indumento e conclusero la danza con un elegante inchino per poi raggiungere, dopo gli applausi e le urla delle spettatrici, i camerini.

Aya era un po’ preoccupato per Ken, quello che aveva visto non gli piaceva; conosceva la donna che si teneva stretta all'ingenuo compagno, una cliente abituale, e l'espressione del direttore non era certo delle più consolanti.

Si rivestì in fretta promettendosi di togliere Ken dai guai.

"Ranchan…" lo chiamò il direttore entrato furtivamente nella stanza. 

E' troppo tardi.

"Ranchan, c'è una richiesta…"

"Sì direttore".

"…Ehm.. .veramente non è per te, è per Ken. Il novellino è tanto carino, ma non sa niente di quello che si fa nella stanza, vagli a dare una mano."

Aya annuì e si precipitò nel salottino.

Con sommo stupore, appena aprì la porta, trovò che i due avevano già iniziato il menage su uno dei divani rossi (nda. larghi e comodi realizzati per queste occasioni). La situazione era davvero comica: Ken tentava in tutte le maniere di divincolarsi dagli abbracci di lei e lei assatanata più veniva respinta, più ci provava gusto e continuava.

Si sedette accanto alla donna, la abbracciò da dietro e baciandola sul collo cercò di attirare la sua attenzione.

Ken tirò un sospiro di sollievo alla vista dell'altro Weiss, credeva che l'incubo fosse finito. (nda. ed invece no!. Quanto son sadica)

"Oho Ranchan, questa è una serata fortunata…"

Ci credo che Ken non voglia baciarla, ha l'alito che puzza di alcol così forte da uccidere un rinoceronte….

"…addirittura due ragazzi tutti per me al prezzo di uno!" (nda. Che è una svendita?)

Ken sgranò gli occhi sconvolto in direzione del compagno, ma Aya si limitò a fissarlo come per dire "Taci e va avanti".

Non ci fu il tempo di pensare, la donna anticipò le mosse del giovane approfittando della guardia momentaneamente abbassata e gli appioppò un bacio in gola.

Aya trattenne a stento una risatina di fronte all'espressione di imbarazzo manifesta sul volto di Siberian, una risatina che sparì vista la piega che la situazione stava prendendo: Ken non potendo liberarsi di quella donna la stava assecondando alla grande, con dei baci profondi che mai il rossino si sarebbe aspettato da lui, mentre Nanase gli aveva quasi tolto la camicia di dosso e le sue mani non facevano altro che palpare e accarezzarne il torace. 

Aya si buttò nella mischia indirizzando le sue attenzioni verso la cliente, almeno nelle intenzioni, perché ben presto istintivamente ed inevitabilmente le dita delle sue mani scivolarono dal corpo della donna a quello caldo e virile di Ken, il quale accortosene si bloccò.

*Che ti salta in mente?* Si chiese Ken ancora una volta sconvolto da quell'atteggiamento equivoco.

Non c'erano frasi che lo potessero giustificare, una cosa fu chiara ad Aya: Ken lo eccitava terribilmente, lo eccitava quel suo naturale senso del pudore, quell'insicurezza e quell'incredibile carica erotica che sprigionava durante i preliminari.

"Perché non lo baci?!" disse Nanase invitando Aya con un gesto verso il brunetto.

Ken sgranò ancora gli occhi, il suo cuore cominciò a palpitare per la paura.

Far fare di tutto… quelle parole tornarono a rimbombare nella sua mente, distraendolo da ciò che gli accadeva attorno. 

Aya con una mano lo prese con forza alla nuca e lo tirò verso di sé, Ken tentò all'ultimo momento di evitare le sue labbra, ma fu tutto inutile, Aya lo baciò, dapprima lentamente riuscì ad infilare la lingua fra i denti e poi raggiunse la lingua del compagno. 

Al brunetto non rimase altro che chiudere violentemente gli occhi e restare immobile. 

Mentre Aya tentava di scioglierlo con i suo baci, lui ad ogni bacio sprofondava in un oceano di incertezze, era attraversato da un miscuglio di sensazioni che non riusciva a capire, sensazioni che non riusciva a controllare… 

Timidamente iniziò a contraccambiare le fatiche di Aya con dei baci molto lenti quasi volesse assaggiarne la bocca.

Ad Aya non parve vero…

Diede maggior vigore alla stretta che teneva il brunetto in suo potere, quasi avesse paura di un suo ripensamento. Ma ben presto dovette arrendersi di fronte ad un partner che non voleva essergli da meno, sembrava una lotta per la supremazia, un'istintiva ricerca di fusione con l'altro attraverso dei baci accaniti che infiammavano i loro corpi. 

La situazione stava degenerando, Ken ed Aya si dimenticarono del tempo, della cliente, del direttore e persino della missione tant'erano occupati ad esplorarsi reciprocamente la cavità orale. 

Il rossino sentì infuocarsi il basso ventre… 

Improvvisamente il brunetto sciolse il bacio per riprendere affannosamente fiato, fu in quell'istante che comprese cos'era accaduto e provò un forte senso di colpa per non essersi fermato prima.

"A…Ay…"non fece in tempo a concludere che si ritrovò la mano del compagno a bloccargli la bocca.

"Ssss…"lo ammonì l'altro "dorme." .

Nanase mentre i due si davano ad allegre attività si era addormentata sul divano.

"Questa sera si è presa una sbronza fenomenale…" Aya cercò di attenuare la tensione, ma era fin troppo evidente che né lui, né Ken riuscivano a guardarsi negli occhi a causa dell'imbarazzo"…deve essersi scolata qualche whisky per avere un alito così puzzolente."

"Vado a chiamare il Direttore e la sua amica." Balbettò Ken ed uscendo dal salottino si abbottonò tremante la camicia.

 

Ormai era ora di chiusura, Aya uscì dal bagno dei camerini e indossò i pantaloni, aveva ordinato a Ken di non entrare più nel salottino, si era giustificato rinfacciandogli la proverbiale goffaggine, ma in realtà non lo voleva tra i piedi a causa di quello che era successo prima. 

Appena rimasero soli nella stanza Siberian ruppe il silenzio:

"Perché lo fai?"

"Che cosa?" domandò a sua volta Aya fingendo di non capire il soggetto.

"Perché ti prostituisci?"

"Credo siano affari miei."

"Avanti Ay…Ran ,come Weiss guadagni fior di denaro, più di quanto ti basti per pagare l’ospedale di Ayachan…non vorrai farmi credere che arrotondi con questo lavoro!"

"Ti ripeto: sono affari miei" iniziò a spazientirsi il rossino.

"Ti piace farlo, non è così?" ringhiò Ken.

"E allora cosa c'è di male? Faccio sesso quando voglio ed in più ci guadagno…"

Ken lo guardò come se fosse ripugnante.

"Mi fai schifo!" detto questo prese il casco ed uscì dalla stanza.

Per Aya fu come essere trafitto da un fulmine.

Lui e Ken non erano mai andati d'accordo, aveva un carattere opposto al suo, litigava spesso con lui, ma si rispettavano a vicenda. Ken poi considerava i Weiss come la sua famiglia ed era uno sciocco sentimentale pronto ad aiutare gli amici in difficoltà, la sua assoluta mancanza di malizia, ricordò, lo aveva portato a cacciarsi in grossi guai, ma lo rendeva adorabile in certi frangenti, non si poteva non volergli bene. Ed ora si stava preoccupando per lui, questo Aya lo capiva…

Prima d'ora non si era mai posto il problema se il suo comportamento fosse immorale o meno, non avendo legami, a parte la sorella in coma, aveva contato solo sulle proprie forze, ma ora… ora c'era qualcuno che si preoccupava per lui, un tipo di preoccupazione che andava al di là del semplice affetto, ma questo Ken doveva ancora capirlo, Aya aveva avvertito una punta di gelosia nelle sue ultime parole. 

 

Non era riuscito a chiudere occhio, continuava a pensare a quello che era successo e non riusciva a toglierselo dalla mente. Non gli rimase che arrendersi all'evidenza: gli era piaciuto!

Si guardò allo specchio per qualche istante…

E allora cosa c'è di male?

Far fare di tutto…

Quelle parole lo ossessionavano.

Si sciacquò la bocca e fece per raggiungere la cucina, ma arrivato alle scale non le scese, si fermò non appena udì la voce di Aya provenire dal soggiorno.

"Kenkun la colazione è pronta!" gridò il piccolo Omi all'imboccatura delle scale "Ah, sei già qui."

"Scusami Omi, veramente questa mattina non ho fame, vado a sistemare il negozio".

Youji ridacchiò "A giudicare dalla tipa con cui ti sei imboscato dovresti aver consumato un sacco di energie."

Ken non gli rispose e contrariamente a quanto si aspettava Youji, non arrossì anzi sbiancò in volto fulminandolo con lo sguardo. 

"Ma che avete tutti e due?"

Aya comparve alle spalle di Omi con un'espressione che i Weiss conoscevano bene.

"Oggi al negozio baderanno Youji ed Omi, noi due dobbiamo provare"

Ken rilasciò le mani lungo i fianchi, rassegnato.

"Sì, la missione…"

Spostarono i mobili del soggiorno lungo le pareti della stanza in modo da liberare la zona centrale; Aya accese il lettore CD…

"Devi stare a guardare per forza Youji? Non hai nient'altro da fare?"

"Come sei permaloso KenKen" strizzò l'occhio "Ero solo curioso: ho già visto Aya all'opera, manchi tu"

"Yottan sloggia!" intervenne Aya.

Il giovane si alzò dalla sedia e li lasciò soli senza dire una parola.

"Riprendiamo da dove ci eravamo interrotti" dicendo ciò prese le mani a Ken e fece aderire il proprio corpo alla schiena del giovane.

Provarono e riprovarono per tutta la mattina, in silenzio senza proferire parola, dimenticandosi persino di pranzare, finché esausti ed affannati furono costretti a sedersi sul divano.

"Ken…"

"Uhu?"

"…nel salottino non ci entri più."

"Aha…ed il direttore che dirà?"

Aya si alzò "Troverò una scusa…"

"Lo sai che non servirà. Rischieresti di compromettere la missione ed il direttore penserebbe che mi stai facendo il filo" si mise le mani sui capelli "No, no lascia le cose come stanno e speriamo che quella donna si presenti il prima possibile…" 

Il rossino si accorse che il giovane di fronte a lui non lo guardava negli occhi, quasi non volesse incontrare il suo sguardo.

"Sei ancora vergine Ken?"

"Non sono affari tuoi!" arrossì l'altro.

"Certo che sono affari miei, se succede come l'altra sera…"

"Che cosa?" urlò Ken "Sei tu che hai allungato le mani!"

"E tu non mi hai detto di no." Rispose secco.

Gli arrivò in faccia uno dei cuscinetti del divano.

"Se tu non avessi allungato le mani non sarebbe successo nulla…"

Detto questo Siberian uscì dalla stanza lasciando Aya da solo.

"Song for a guy" di Elton John suonava nella stanza…

Il rossino scoppiò a ridere.

E così trascorsero due giorni, tra prove e riprove, mentre un tacito accordo regolava i comportamenti dei micetti nel salottino: Ken rimaneva a guardare, con grande eccitazione della clientela.

La faccenda non lo divertiva affatto.

La rabbia iniziale verso Aya, della quale non capiva nemmeno lui la ragione, lasciò ben presto posto ad un sentimento di pietà, poiché aveva compreso, durante quelle ore di "lavoro particolare", che il suo collega era incapace di amare, tutto si risolveva nel raggiungimento di un'eccelsa prestazione, nulla più, quanto doveva essere misera la sua vita. Però era rimasto colpito dalla duplice personalità del rossino, quella vena scorbutica lo distingueva comunque con la variante che, durante una prestazione, riusciva a capire anzitempo i desideri e le fantasie del cliente e ciò lo rendeva speciale, la gallina d'oro del direttore. 

Durante quei giorni aveva perso sia l'appetito che la parola, si limitava a risposte di poche sillabe e ad evitare accuratamente qualsiasi riferimento all'attività svolta nel famoso salotto, questo gli costava una certa sofferenza poiché aveva un forte desiderio di confessarsi con qualcuno, confessare anche la moltitudine di sentimenti contrapposti che gli si agitavano dentro, ma né Yottan, né Omi potevano capirlo, uno perché si sarebbe messo a ridere a squarcia gola, l'altro perché troppo giovane… 

"Dai! Poi scompare tutto quando sali sul palco e le senti urlare." Disse Seichi appoggiato alla porta del bagno.

"Che succede?" intervenne Aya appena entrato nel camerino e avvicinandosi al collega proseguì "Chi c'è lì dentro?"

"E' Ken… si vergogna ad uscire con il perizoma" ghignò Seichi.

"Avanti Ken! Quando le senti urlare non ci badi più!" fu la volta di Aya.

"Bhe Ranchan…non ha tutti torti il novellino…"disse a bassa voce Seichi "…è abbastanza dotato" ghignò ancora,

"Sul serio non te lo sei ancora fatto?" 

Improvvisamente la porta del bagno si aprì.

"No! Non mi ha ancora fatto il culo!" esclamò Ken arrabbiatissimo ad una spanna dallo spogliarellista, "Ma cos'è? Tutti quelli qui dentro se li è sbattuti lui?"

Seichi voltò il capo verso gli altri colleghi che stupefatti assistevano alla scena.

"Bhe…Non proprio tutti… E poi era per lavoro…." Confessò timidamente il giovane.

"Seichi!" lo ammonì Aya, ma era troppo tardi, Ken con gli occhi sgranati lo stava osservando incredulo, lo stesso sguardo della prima sera, poi Siberian si mise la mano sulla fronte: "Mi è venuto un gran mal di testa…" disse infine "…e devo finire di vestirmi".

Aya lo prese per il braccio.

"Non toccarmi!"

"Sciocco! Sto guando se ti sei depilato bene."

Il rossino gli diede una rapida occhiata, però non poté evitare di ammirare il corpo atletico di Ken, per un istante se lo immaginò nudo, sdraiato su di un letto, mentre era occupato in una prestazione erotica.

Scacciò via quel pensiero scuotendo appena il capo.

"Visto che non sei tanto imbranato, Ken? Non è poi così difficile depilarsi.

Ora ti conviene spruzzarti quella roba e vestirti" gli indicò il suo posto "Il costume è quello che ti ho mostrato prima, uguale al mio, da ufficiale...Ah sistemati bene il cappello. Intanto vado a parlare col dj." Ed uscì dalla stanza.

"Fra poco ti porterà il caffè con la brioche e poi ti farà pure il massaggino sulle spalle." Disse Seichi "Bha, quant'è mieloso…" 

"Cosa?"

"Ingenuo, stavo scherzando. Se fossi in te starei attento a non far scoprire la vostra tresca al direttore."

"Tra me e lui non c'è niente!" sbottò Ken.

"Raccontala a qualcun altro. Fra poco quello ti fa una serenata"

Il brunetto lasciò perdere il discorso di Seichi e si vestì per poi raggiungere Aya nelle quinte.

Inspirò a pieni polmoni.

"Se ti dimentichi i passi basta che guardi me…" gli disse Aya sistemandogli affettuosamente il cappello; al giovane brunetto parve per un istante di essere un bambino di fronte alla madre "… cercherò di aiutarti come posso. Okay, Ken?"

"Grazie Ran"

Salirono sul palco e sulle note di "Lucky" di B. Spears iniziarono la danza, un susseguirsi di movimenti simmetrici ed opposti, dapprima volarono i cappelli che prontamente furono catturati da alcune scalmanate, poi fu il turno della giacca, bottone dopo bottone centimetri di epidermide venivano scoperti nel delirio generale.

Qualcosa andò storto, solo la giacca di Aya volò sul pubblico: Ken non riusciva a far passare il terzultimo bottone attraverso l'asola. Accortosi di perdere tempo, proseguì con la danza che prevedeva di raggiungere il pubblico al bordo del palco scivolando sulle ginocchia, ma all'ultimo passo inciampò cadendo sul pavimento. 

Non ebbe nemmeno il tempo di riaversi che una miriade di mani gli strapparono la giacca di dosso.

Con un rapido movimento delle gambe riuscì a sottrarsi a quelle prese e a raggiungere Aya, ma ormai era andato in pallone.

Aya lo prese da dietro come durante le prove ed iniziò a strofinarsi seguendo il ritmo della canzone.

Un coro di voci si sparse nel locale.

Ken inspirò e cercando di adeguarsi alla nuova situazione assecondò i movimenti del rossino, si lasciò strappare i pantaloni, ma poi con un movimento repentino si girò di fronte al compagno, facendo quello che faceva lui finché anche i pantaloni di Aya volarono sul pubblico. 

Le mani del rossino si infilarono nel perizoma di Ken prendendolo alla sprovvista ed iniziò un gioco con le dita, sembrava chiedere al pubblico "Glielo tolgo o non glielo tolgo". Al collega però questo strano fare aveva provocato tutt'altra reazione, tentò con lo sguardo di far capire ad Aya che non doveva proseguire ma sotto le urla di "Toglilo!" glielo sfilò senza farsi troppi problemi. Immediatamente il brunetto si coprì con la mano arrossendo in viso per l'imbarazzo e lasciò il palco correndo ai camerini, in direzione del bagno.

Poco dopo giunse Aya imprecando: "Ma che ti è saltato in mente!" e spalancò la porta del bagno trovando Ken con la testa sotto l'acqua corrente.

Intanto gli altri colleghi sghignazzavano.

"Ranchan…" lo chiamò Seichi ridendo " Non ti sei accorto che gli è venuto duro come il marmo?"

Aya fissò il basso ventre di Ken e trattenne le risate.

"Sei molto sensibile…"

"Cosa c'è Ran? Vuoi rimanere ancora qui a guardarmi?" abbaiò Siberian tentando di sfogare il nervosismo che lo divorava dentro, non sopportava lo sguardo altezzoso con cui il suo compagno lo osservava e lo giudicava eppure avvertì la crudeltà delle proprie parole, ebbe vergogna per ciò che aveva detto.

"Kenchan…" interruppe il direttore entrando pure lui con un sorriso da orecchio a orecchio.

"Scusi capo." Disse Aya.

"Non c'è niente da scusare, siete stati adorabili il pubblico vuole il bis"

"Credo che Ken non sia nelle condizioni di fare un secondo spettacolo" obiettò Aya.

"Come non è nelle condizio…" gli occhi del direttore si soffermarono sui genitali del brunetto "… Aha…capisco…" piegò il capo per vedere meglio "…capisco, capisco.  Allora andate nel salottino, c'è la richiesta di uno spogliarello in privato "strizzò l'occhio "Abbiate cura del mio capo, è una donna molto esigente"

Ken chiuse il rubinetto, la missione volgeva al termine.

*(L'unico momento propizio per l'esecuzione di quella donna era dopo la prestazione.)*

Dopo essersi rivestiti i due raggiunsero la cliente.

 

Era uguale alla fotografia che Manx aveva mostrato.

Mieko stava seduta sul divano, sola.

Dopo il saluto di rito, Aya le si avvicinò, ma fu fermato da un suo cenno delle dita.

"Mi piace molto guardare" sorrise lasciva "Credo non abbiate bisogno della musica per togliervi i vestiti…"

Ken si irrigidì, questa volta non poteva limitarsi a guardare.

Il rossino ritornò sui suoi passi e si diresse dietro al compagno, lo prese come durante lo spettacolo, iniziò a strofinarsi, pian piano, Ken chiuse gli occhi e lo lasciò fare per un poco, si lasciò infilare le dita sotto al giacca, accarezzare, sbottonare, ma tremava per il timore di dover fare la stessa cosa della prima sera, temeva di perdere ancora il controllo e diventare uno dei tanti.

"Dobbiamo solo eccitarla" gli sussurrò Aya all'orecchio, cercava di tranquillizzarlo e di tranquillizzare se stesso pur sapendo, grazie alla sua esperienza, che Mieko voleva da loro molto di più, era, come si dice nel gergo, una vouyeur, non si sarebbe mai accontentata di un semplice spogliarello.

La giacca volò sul divano.

Le sue dita scivolarono sul torace del compagno, gli accarezzarono volontariamente  un capezzolo, delicatamente, fino a che non divenne turgido, poi scesero lungo il ventre raggiungendo l'ombelico dove concentrarono la loro attenzione.

"Più in basso." Ordinò Mieko.

La mano destra di Ken afferrò un lembo dei pantaloni del compagno come per fermarlo, di contro venne la mano dell'altro che scivolò sul dorso di quella ed intrecciò le dita con quelle di Ken, stringendole, tanto che le nocche diventarono bianche. Intanto la mano rimasta libera si infilò dentro i pantaloni, sotto gli slip, afferrando dolcemente e stimolandone il membro che, come ebbe opportunità di sentire, si stava già ergendo. Ken allora appoggiò la schiena e la nuca rispettivamente sul torace e sulla spalla dell'amico; mentre il suo respiro si faceva più frequente e profondo la sua guancia veniva ricoperta di piccoli e lievi baci.

Immediatamente gli fu chiaro che non si sarebbero limitati allo spogliarello.

Tremò.

*Forse, se riesco ad eccitarlo a sufficienza, sarà lui a concedersi di sua spontanea volontà.* Pensò il rossino non vedendo altre vie di fuga, così, quando le sue labbra sfiorarono quelle di Ken, vi si attaccarono come fossero un’oasi in pieno deserto.

Ken era in subbuglio, tutto il corpo gli sembrava esplodere arso com'era da un fuoco delirante interno che gli pulsava nelle vene e si propagava concentrandosi verso il basso ventre, terminando con l'erezione , a ciò si aggiungeva il calore del corpo di Aya che sembrava gareggiare col suo, avvertì una insolita ed inequivocabile pressione presso le natiche, segno che anche il glaciale ed impassibile compagno di delitti si stava eccitando. Sentiva che di lì a poco gli sarebbe stato impossibile controllarsi.

Se solo Aya si fermasse! Pregò mentre ricambiava i baci dell'amico.

La mano libera scivolò sopra quella sinistra dell'altro e la bloccarono, liberò l'altra dalla stretta di Aya e si girò verso di lui, faccia a faccia; aveva letteralmente perso il controllo. 

Gli tremavano le mani dall'eccitazione mentre sbottonava la giacca dell'amico, il quale senza opporre resistenza si lasciava spogliare e guardare, e accarezzare, e baciare…

In un attimo Aya si ritrovò con la schiena al muro, senza calzoni, con gli slip abbassati sino alle caviglie, che scivolarono via, e con le mani di Ken che gli stringevano le natiche nude, continuò a strofinare i suoi lombi contro quelli dell'altro, con la differenza che lui non aveva più veli sotto i quali nascondersi, allungò quindi le braccia al collo di Ken e afferrandogli i capelli si concentrò su quelle agogniate labbra.

Era terribilmente eccitato, divaricò leggermente le gambe e nel contempo Ken, facendo leva sulla parete, lo sollevò un poco dal pavimento…

"Ken…" lo chiamò ansimando "Ken adesso…adesso…" lo supplicò, ma il compagno lasciate libere le labbra appoggiò la fronte sulla parete ansimando ed allentò la presa alle natiche.

E' finita…pensò Aya tra sé intuendo i pensieri che turbavano l'animo dell'altro.

"Che ti prende? Perché non finisci?" inutilmente lo rimproverò.

"Non posso…" balbettò il brunetto "…non posso farlo qui, è squallido…"

"Cosa?!" esclamò Aya tradendo rabbia per il rapporto non concluso.

Allora Ken si rivolse verso di lui con uno sguardo supplichevole, dolce, profondo, ci si poteva perdere dentro quei luminosi occhi… 

*Adorabile, è semplicemente adorabile quando mi guarda così…*

" Preferisco farlo su di un letto."  Gli sussurrò Siberian.

A quelle parole Aya non poté trattenere le risate.

"Ah! Ah! Ah! E' proprio da te" continuò ridendo.

"Perché non finite?" intervenne Mieko alla quale qualcosa era sfuggito.

"C'è un piccolo problema Madame, il mio collega è un tipo piuttosto romantico" rispose ancora ridendo.

"Significa che si rifiuta di continuare?"

"In un certo senso… sì. Se vuole gli posso fare un servizietto orale…"

"No!" sbottò Ken.

La donna invece di adirarsi scoppiò a ridere coprendo con grazia la bocca.

"Sono disposta ad aspettare a patto però che la prossima volta non ci siano interruzioni", poi rivolgendosi a Ken "E tu vedi di farlo con lui al più presto!"

"Certo, certo " balbettò il giovane arrossendo.

Aya scoppiò in una nuova risata. 

Usciti dal salottino dopo essersi vestiti in gran fretta incontrarono Youji accanto alla porta. Intanto il direttore visti i due uscire era entrato ad assicurarsi che tutto fosse andato per il verso giusto, poi abbandonò anch'egli il salottino, lasciando così Mieko nuovamente sola, senza guardie del corpo, quindi approfittandone l'altro Weiss sparì dietro la porta, entrando in quella stanza per portare a termine la missione.

Entrati nei camerini Ken si precipitò in bagno a rinfrescarsi il viso con dell'acqua fresca e ne uscì praticamente rilassato, nel frattempo il rossino era intento ad infilarsi i jeans.

"Cos'hai da guardare? Non ti facevo schifo?" chiese seccato.

"Stavo pensando che prima hai riso. Non ti avevo mai visto ridere prima d'ora…"

"E cosa c'è di strano?" Ma Aya si pentì subito di aver formulato quella domanda.

"Bhè, se non sbaglio hai perso la scommessa…" questa volta era lui a ghignare. 

Aya continuò a vestirsi sotto gli occhi ghignanti del compagno.

"E ti sembra questo il momento per pensare a certe stupidaggini?"

"Beh, diciamo che da domani, per una settimana intera, tu sarai il mio schiavo." disse il brunetto enfatizzando la parola schiavo.

Il rossino non rispose, si limitò semplicemente ad alzare gli occhi al cielo e finire di vestirsi.

Durante il viaggio di ritorno a casa, Aya dovette fare i conti non solo con le occhiate che Ken gli lanciava, ma anche con le battutine stupide e pungenti di Youji. Per fortuna il piccolo Omi arrossiva e basta.

 

Il giorno seguente nulla sembrava cambiato nel grazioso negozietto di fiori, solo, si poteva notare Ken scoccare strane occhiatine verso il compagno dalla fulva capigliatura.

A metà giornata, quando ormai la folla inferocita di ragazzine, che infestavano il negozietto, era ormai scomparsa, e Youji si prese l'ennesima pausa per una sigaretta nel retro del negozio, Ken aprì il quotidiano sotto il naso di Aya.

"Hai visto? Hanno chiuso l'Angel's Empire..."

"..." Al rossino bruciava la perdita della scommessa, ma dentro stava già preparando la propria vendetta.

"Bene, visto che da oggi sarai il mio schiavo, ti vieto assolutamente di cercarti un impiego simile in un altro locale."

"Guarda che questa farsa durerà solamente una settimana."

"Beh, allora mettiamola così: se non vuoi che dica agli altri che già lavoravi in quel locale, non cercare un altro lavoro. Ok?"

"Cos'è un ricatto, questo?"

Adesso Aya iniziava davvero e non poterne più. Ma prima di aggiungere altro, Ken continuò: "Attento... Ho ancora il coltello dalla parte del manico... Per il momento che ne dici di offrirmi il pranzo di oggi?"

Aya lo guardava in silenzio, mentre nella sua mente Ken veniva ridotto ad una poltiglia sanguinolenta e... molto conturbante.

Piccoli flash che riguardavano il giovane compagno continuavano a tornargli alla mente nei momenti più disparati della giornata. Rendendo il brunetto sempre più attraente.

In quel momento la 'vendetta' di Aya aveva iniziato a prendere una forma sempre più consistente.

"E di grazia, cosa vorrebbe mangiare oggi, vossignoria?" chiese in tono del tutto sottomesso; tanto valeva assecondarlo per fargliele pagare tutte in una volta sola.

 

Passavano i giorni, l'estate sempre più calda, Ken sempre più insopportabile. Ma anche sempre più intraprendente nei confronti del compagno. Come il pomeriggio che lo aveva costretto nel retro a mettere a posto i sacchi di sementi e terra al suo posto.

Era entrato di soppiatto, alle spalle di Aya, e mentre questi stava tirando su un sacco di terra, Ken gli aveva fatto perdere l'equilibrio.

"Ma che schiavetto imbranato che ho!" diceva mentre si avvicinava al viso di Aya.

"Nessuno di voi avrebbe mai creduto potessi arrivare a questi livelli di perfidia, vero?" e senza neanche aspettare una risposta dal compagno, Ken si era chinato a baciarlo leggermente sulle labbra.

Nel frattempo nella mente del rossino i contorni definitivi della vendetta avevano preso forma.

Ed ecco finalmente l'arrivo dell'ultimo giorno di schiavitù.

"Ragazzi fa un caldo da morire. Chi va a prendere qualcosa da bere al bar qui di fronte?" chiese Youji.

Ken seduto una palma propose Aya.

Ed il rossino senza batter ciglio si diresse con le ordinazioni verso il bar di fronte al negozietto.

Decise, quella sera avrebbe attuato la sua vendetta.

Sulle sue labbra si formò un sorriso compiaciuto. 

 

"Se Aya non torna entro cinque secondi, sono sicuro che mi squaglierò!" affermò il giovane giocatore di calcio, mentre si asciugava il sudore dalla fronte col dorso della mano.

"Fa talmente caldo che non riesco neanche più a muovere un dito. Youjikun, sei ancora vivo?" domandò con un tono tra l'implorante ed il disperato il piccolo Omi.

"Ha...Haiii!" a stento arrivò la risposta del più anziano del gruppo.

Proprio pochi attimi dopo, il campanello della porta del grazioso negozietto tintinnò, rivelando così ai tre ragazzi il ritorno del loro compagno.

Aya entrò nel negozio tenendo in mano uno strano contenitore. Omi si tirò in piedi in pochissimi secondi, e lo raggiunse seguito da Youji, mentre Ken rimase sdraiato a terra.

"Ehi Aya, ma che diavolo hai in mano?" 

"Ho chiesto al bar se mi prestavano un cestello con del ghiaccio. Almeno le bibite sono ancora gelate."

"Ayakun è fantastico!" esclamò sbalordito il più piccolo del gruppo.

Poi tutti e tre si diressero verso il tavolo, posto al centro del negozio, e Aya distribuì loro le rispettive bibite.

Omi ricevuta l'agognata bibita tornò a sedersi sotto la pianta in compagnia di Ken, mentre Youji lasciò un po' di posto sul divanetto anche per il rossino.

Dopo pochi attimi, nei quali i ragazzi sorseggiarono le loro bevande, Ken rimasto a bocca asciutta se ne uscì con: "Ehm... Aya, quando pensi di deciderti a portarmi da bere?"

Omi e Youji si sentirono gelare il sangue nelle vene e si immobilizzarono con le loro lattine a mezz'aria. Con una rapida occhiata si fissarono un attimo per spostare contemporaneamente lo sguardo sul ragazzo che sedeva accanto a Youji.

Sembrava che avesse fatto finta di non sentire.

"E che diavolo, Aya! Ti dai una mossa o no? Io sto morendo di caldo!" 

Youji ed Omi non si fissarono un'altra volta, anzi, preferirono alzarsi entrambi da dove erano seduti per rifugiarsi nel retro.

Dal loro nascondiglio videro Aya alzarsi lentamente, posare nel cestello con ancora un po' di ghiaccio il suo succo di frutta e prendere la bibita per Ken…

 

Era ormai l'orario di chiusura al Koneko no Sumu Ie, quando una folla di bambini era apparsa sulla porta, chiamando a gran voce il nome di Ken.

Li accolse il piccolo Omi: "Gomen nasai, ma Kenkun questa sera ha il turno di chiusura."

Ma quando Ken comparve alle sue spalle, i bambini iniziarono ad esultare: "Non preoccuparti Omi, Aya si è offerto di chiudere al posto mio." e così dicendo uscì col pallone sotto braccio, coi bambini che lo seguivano a ruota.

Omi dubbioso si voltò verso il compagno più grande, ma Aya si limitò ad annuire appena con la testa.

Questa sera... Questa sera me le pagherai tutte Ken. Preparati...

 

La serata andava concludendosi come tutte le altre: Aya sparecchiò  e lavò i piatti al posto di Ken, poi si ritirò nella sua stanza.

Stanco, era veramente stanco della piega che aveva preso quella stupidissima scommessa.

Intanto nel salottino comune, Youji, seduto sul divano, lanciava occhiatine traverse a Ken.

"Ken, che cosa è successo in questi giorni?"

"Perché? Non c'eri?" aveva risposto i brunetto scherzosamente.

"Non sto scherzando, è da un po' che vi osservo. Intendo tu ed Aya. E stranamente ogni volta che devi fare qualcosa c'è sempre lui al tuo posto. Aya non è il tipo che si offre per beneficenza."

Su questo hai ragione. Avessi visto quanto guadagnava all'Angel's Empire...

Ma Ken era sicuro che se avesse dato voce ai suoi pensieri, avrebbe solamente intravisto l'ombra di Aya, mentre veniva smodatamente ridotto in briciole.

La voce di Youji lo aveva riportato alla realtà: "Allora? Si può sapere cosa è successo?"

"Niente. Niente, solo gli ho chiesto un piccolo favore, e Aya ha detto di sì."

Ma l'espressione sul viso del compagno gli aveva detto, meglio di mille parole, che era il peggiore bugiardo sulla faccia della terra.

Era stato salvato da Aya, che sceso in cucina a bere un sorso d'acqua, era passato di lì.

"Volevi mica andare a dormire?" gli aveva chiesto Ken, dopo aver raggiunto in cucina.

"Che ne dici di venire un attimo nella mia stanza?"

Aya rimase silenzioso, ma nel suo sguardo si accese la luce tipica del predatore...

 

Era già tardi quando Ken era rientrato nella sua stanza. Si era seduto sul letto in attesa del proprio 'schiavetto'.

In quegli ultimi giorni i bambini lo sfiancavano proprio durante gli allenamenti, così approfittava di Aya e della scommessa per chiedergli favori che non avrebbe mai neanche osato immaginare.

Aveva lanciato nuovamente uno sguardo all'orologio sopra il comodino accanto al letto: erano le 23.59, e Aya ancora non arrivava.

Appena arriva gliene dico quattro... Avere il glaciale compagno come schiavo iniziava davvero a piacergli.

La porta della stanza si era aperta, ma non ancora richiusa.

Ken si era voltato verso il compagno, che si era finalmente deciso a raggiungerlo.

"Mi sbaglio, o ci hai messo più del solito per arrivare?"

Aya continuava a guardarlo in silenzio, la luce che Ken vedeva nei suoi occhi lo metteva stranamente a disagio, come un bambino che ha fatto una marachella ed il genitore lo sta per rimproverare, perché lo ha scoperto.

"Ti ricordo che sei ancora in mio potere...", ma prima che potesse finire la frase, Aya aveva chiuse la porta con un sonoro click.

"Prima di parlare, fossi in te guarderei l'orologio." e dicendo così, diede un giro di chiave alla porta.

 Gli occhi di Aya avevano un luce predatrice, che Ken immediatamente considerò - giustamente- pericolosa.

Non ricordava come il rossino gli fosse arrivato così vicino; era stato rapidissimo nei suoi movimenti. 

Rapidi ed eleganti come sempre...  pensò, mentre aspettava la prossima mossa di Aya.

"Aya..."

"Shsss... Non volevi che ti massaggiassi la schiena?"

Il tono di voce del ragazzo era così mellifluo, che Ken non si rese conto delle labbra di Aya sulle sue, finché la lingua del compagno non chiese strada fra le sue labbra.

"Ma che fai?" si ritrasse Ken ansando un poco.

"Mi prendo la mia vendetta..."

"Non... Non puoi..."

Ken riusciva a malapena a formulare frasi coerenti, le mani di Aya sul suo petto, il calore del suo corpo alle spalle del brunetto erano intossicanti.

"Ti sbagli..." iniziò a sussurrare all'orecchio di Ken, "Sono quattro minuti dopo mezzanotte. Il termine della scommessa è scaduto, Ken..."

Sentire il proprio nome uscire dalle labbra di Aya lo inebriava; mentre il compagno continuava a giocare col suo corpo.

Improvvisamente Ken si liberò della 'morsa' in cui Aya lo teneva prigioniero; si allontanò dal letto di qualche passo.

"No! Non ti permetto di trattarmi come tutti gli altri ragazzi, che ti sei sbattuto in questi ultimi tempi. Io non sono così!" e dicendo questo, Ken serrò gli occhi.

Solamente quando una mano gli si posò su una spalla e l'altra gli sollevò il volto da sotto il mento, il ragazzo li riaprì.

"Anche qui ti sbagli. Tu non sei come gli altri..." e di nuovo Aya posò le sue labbra su quelle del compagno completamente disorientato.

Questa volta Ken rispose al bacio con la stessa passione del compagno.

 

L'ultima sigaretta era stata spenta nel posacenere. 

Il televisore ormai spento davanti ai suoi occhi, Youji lanciò un ultimo sguardo all'orologio: le 2 del mattino.

"Forse è proprio ora che vada a dormire."

E trascinandosi verso la sua stanza, passò davanti alla stanza di Omi, dalla quale proveniva un profondo silenzio.

Eh... Scommetto che domani mi farà la solita ramanzina sul fatto che mi sono svegliato tardi...

Ma un suono inconfondibile alle sue orecchie, lo spinse ad avvicinarsi un poco alla porta della stanza di Ken.

A quanto pare era stupido preoccuparsi per quei due...

Senti qui...

E sorridendo era entrato nella sua stanza.

Adesso aveva qualcosa per cui prendere in giro i due compagni di lavoro, i giorni a venire si prospettavano davvero interessanti...

 

Poco prima di addormentarsi, Ken rivolse un ultimo sguardo al suo nuovo amante.

"Aya..." sussurrò piano, insicuro se il rossino dormiva già o no.

"Uhnn?"

"Per favore, non cercarti un secondo lavoro. Abbiamo già il negozio e le missioni di Persia..."

"No, Ken. Non cercherò più un altro lavoro." e voltandosi verso Ken, "Ora ho te come 'lavoro part-time'..."

Aya lo strinse fra le braccia, lasciandosi cullare dalle tenebre del riposo.

Ma forse non aveva mancato di notare il sorriso compiaciuto che era nato sul viso del brunetto.

 

~Owari~




Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions