Occhei,
questa è in assoluto la prima yaoi che ho scritto (perciò non siate
troppo severi, sigh, sigh!) saltata fuori dalla mia mente delirante dopo
un trip notturno di siti & fan-arts dedicati alla mia coppia animata
preferita, ragazzi, salutate! (da dietro le quinte provengono mugolii e rumori indistinti) Ehm, solo un secondo (tira fuori una confezione di cartone) VAAASH! ... CIAMBELLE!! Vash
(salta fuori e si guarda intorno praticamente scodinzolando): DOVE? Nick:
EHI! Insomma,
avete tutta la fic per divertirvi ^_^* ok, lasciamo perdere… Cmq, per
quanto riguarda i disclaimers, non possiedo (almeno fuori dai miei sogni)
i diritti sui miei adorabili protagonisti (sono
tutti di Yasuhiro Nighthow) e nemmeno sulle due ininfluenti comparse
finali (EHI!!!! NdMilly&Meryl). Ratings… mah, fate voi, inizia
sull’ R e poi tende decisamente all’ S. Obiettivamente siamo anche sul
PWP andante… Ok, detto tutto, a voi la fic!
La sbronza
di Asako
Che diavolo sto facendo, me lo chiedo, ma in fondo non me ne importa poi
così tanto mentre lo bacio ancora, mi immergo nella sua bocca calda e
umida e tutto quello a cui riesco a pensare è la sensazione stupenda di
puro piacere che mi dà lo stringere a me quest’uomo, esplorarlo con le
mani toccare la sua pelle con le dita e la lingua mentre lui è inerte tra
le mie braccia schiacciato sotto il mio peso.
Sto sbagliando, lo
so, ma saranno i fumi dell’alcool che stavolta sembrano averlo steso
davvero e annebbiano anche la mia mente, o sarà che il mio desiderio
tenuto nascosto per così tanto tempo ora finalmente è esploso, non ce la
faccio più non posso più resistere, me ne sono accorto quando finalmente
ho raggiunto la porta della stanza che dividiamo in quest’albergo.
Una città,
un’altra tappa di questo viaggio assurdo che mi ha portato fin dove non
avrei mai immaginato, a guardare un viso e a desiderarlo così tanto da
averne paura. Ascoltare una voce e volerla bere, sentire che se potessi
solo donargli un po’ di quella felicità che gli manca, allora
sceglierei di vivere solo per quello e di morire,
qualora ne diventassi incapace, così l’ho seguito sono diventato
quello che lui chiama il suo migliore amico e non sa quanto questa
definizione mi faccia male.
Ed anche stasera
abbiamo bevuto insieme ed è toccato a me trascinarlo su per le scale,
davvero non l’ho mai visto così fuso e sono arrivato alla stanza -
fortuna che le ragazze non ci hanno visti in queste condizioni se no sai
che predica ci sarebbe toccata - sono entrato e ho chiuso la porta dopo
averlo appoggiato al letto troppo esaurito per adagiarcelo sopra.
Poi mi sono voltato e
l’ho visto immerso nella luce delle lune che sembrava benedirlo, lo
rendeva irreale accarezzando i contorni del suo corpo, dei suoi capelli
biondi e di nuovo quella fitta lì nel petto.
Cosa mi sta
succedendo perché a me?
Perché a questo
buono a nulla incapace di dare un vero senso alla propria vita, a un prete
dannazione!
Fingo di dimenticarmi
troppo spesso che lo sono, ma in fondo i miei peccati sono troppi, è
inutile cercare il perdono e allora tanto vale lasciarsi scivolare ancora
più giù, colpevole dell’atto peggiore, di stare trascinando un altro
con me, un altro la cui innocenza è così brillante da far risaltare
ancora di più le tenebre in cui sono avvolto, ma se è così, perché lui
è tanto infelice?
Non capisco più
niente so solo che lui è qui e so che mi avvicino per annusare il suo
odore e la sua pelle sembra ancora più bianca e pura vicino a quella
della mia mano e so che lo bacio e che non c’è rifiuto, anzi in quel
suo dormiveglia mi sembra quasi di cogliere un leggero movimento, come se
volesse venirmi incontro e basta e avanza per distruggere ogni residuo del
mio autocontrollo. Sto cadendo.
Se non posso, se
non merito di avere il tuo amore
Ti prego lascia
che almeno assaggi un poco il sapore del tuo corpo
Ho aperto la sua
giacca anelando come assetato in vista di un’oasi e quello che le mie
dita hanno sfiorato mi ha colpito con violenza, carne squarciata, ferite
troppo grandi cicatrizzatesi con fatica hanno reso il suo corpo quello di
un martire, quante battaglie hai dovuto combattere da solo per lasciare il
tuo corpo marchiato in questo modo terribile? Quanto dolore, quanto sangue
hai versato per quello in cui credevi? Dio quanto dolore hai imposto a
quest’uomo, non ne avevo idea e sento che la rabbia mi sta crescendo
dentro. Vorrei avere davanti adesso quei bastardi che hanno osato
infliggerti tutto questo, vorrei poterli torturare e uccidere e non mi
accorgo che i miei occhi si sono riempiti di lacrime e mi chino su di te.
Vorrei poter compiere un miracolo, vorrei che i miei baci cancellassero
quei segni ed era per questo? Era anche per questo motivo che ti tenevi
sempre distante da noi, da me, avevi forse paura di venire rifiutato o
considerato… sbagliato? Avevi paura che anch’io ti avrei guardato con
ribrezzo ed avrei infine distolto lo sguardo? No, è troppo, è un delirio
immaginare che ti importasse davvero qualcosa della mia opinione di te,
non solo come amico…eppure se fosse così, che assurdità pensare che
quello che provo per te avrebbe potuto cambiare se avessi visto le tue
cicatrici. Del resto però nemmeno io ho mai voluto aprirmi a te. Paura di
un rifiuto mancanza di vera fiducia, ci hanno portato a costruirci attorno
così tante menzogne, ed ora la maschera sta crollando, questa notte, in
un modo che non avrei mai voluto.
Non posso più
tornare indietro. Vorrei (che
tu mi guardassi con quegli occhi meravigliosi, che mi abbracciassi e
rispondessi ai miei baci)
che non ti
svegliassi, che il sonno pesante dell’alcool ti nascondesse quello che
sto facendo e non voglio ferirti, no, te lo giuro anche se può sembrare
assurdo, e se mi odierai domani sparirò per sempre.
So solo che non posso
più tornare indietro perché stavolta impazzirei.
Sono un vigliacco
che si nasconde dalla luce
Ed ora…
Ho assaggiato davvero
il tuo sapore, della tua pelle, del tuo sudore, il sapore salato e acre di
una goccia di te che ho rubato.
Ora tutto è fermo.
Anche il torrente confuso dei miei pensieri che prima sembrava
travolgermi.
Guardo le forme
silenziose disegnate nell’oscurità della stanza.
Respiro con calma.
Ma la mia è solo una
finta lucidità, un brandello di travestimento dietro alla quale ribolle
un desiderio rosso come il sangue.
Perché non ti
svegli? Perché non mi sveglio e mi rendo conto che è solo follia?
Ti voglio così tanto… vorrei che fossi mio e intanto mi offro a te
perché tu mi renda tuo. Ma è inutile. Se mi parlassi, se anche solo mi
guardassi… forse potrei capire se quello che sto facendo è davvero
sbagliato, potrei ancora fermarmi. Ma così… non riesco a non pensare
che il mio stringerti, baciarti, accarezzarti non ti dia piacere, perché
è così che vorrei che fosse. Questo è quello che desidero. Ed ora…
Abbasso il viso verso
i tuoi fianchi e ti lecco nuovamente, poi scivolo ancora più giù, fino a
toccare con la punta della mia lingua quel punto nascosto. Meriterei più
della morte… ma ormai la mia morale ha staccato definitivamente la
spina, insieme a quell’autocontrollo che pensavo di avere un po’ più
forte. Non penso più a niente.
Allargo lentamente le
sue gambe nude e ancora per un istante lo guardo. Mi rinchiudo nel cuore i
suoi tratti delicati. Poi chiudo gli occhi.
Inarca la schiena di
scatto gettando la testa all’indietro. La luce della luna colpisce il
suo volto con violenza. I suoi occhi spalancati, di un verdeazzurro
vitreo, rivolti verso il soffitto, guardano il vuoto, sbarrati. Si sono
riempiti di lacrime.
Caos nella mente.
Sono entrato
in
lui… è stato troppo forte.
E quel gemito, prima
che lui lo soffochi stringendo i denti mi attraversa la mente come la lama
di un coltello, lacerando tutto ciò che sfiora, mentre l’evidenza di
quello che ho fatto mi colpisce, infine, congela i miei sporchi pensieri e
mi condanna.
Non era questo che
volevo, NON ERA QUESTO!
D’istinto allungo
le mani per toccargli il viso contratto, accarezzarlo dolcemente, ma mi
blocco.
Dannato idiota,
quale tenerezza può essere rimasta in quelle mani?! TI RENDI CONTO DI
QUELLO CHE HAI FATTO?!?! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE GLI HAI FATTO?!?!
Ha sollevato una mano
per coprirsi il volto, ora nella stanza si sente solo il suo respiro. Non
mi ha ancora guardato, come se non esistessi, come se quello che l’ha
ferito fosse solo uno spettro malvagio. E come uno spettro vorrei solo
sparire.
Mi costringo a
muovermi ancora lentamente, mentre scivolo via da lui, almeno non voglio
provocargli altro dolore.
Ma all’improvviso
si scopre il viso e questa volta mi guarda,
mi guarda davvero e quello che c’è nel suo sguardo non
riuscirei a descriverlo e prima che possa aprir bocca alza il busto e getta
le sue braccia intorno al mio collo e Dio mio si sta aggrappando a me
disperatamente! Dio mio, che significa?
Che significa la sua
mano nei miei capelli, il suo sprofondare il viso nella mia
spalla…
Qualcosa, ha
mormorato qualcosa che non riesco a capire, e mi cerca, cerca le mie
labbra con le sue e si stringe a me, con le braccia e le gambe e
finalmente riesco a reagire mentre cadiamo entrambi di lato, e riesco a
rispondergli senza capire più davvero definitivamente nulla mentre il
mondo intorno va in frantumi e la luce della luna si riflette in quei
frammenti.
Sto sprofondando, si,
sprofondo in lui, ed è l’estasi.
Quella che ora
illumina in pieno la stanza e mi ferisce gli occhi assonnati è la luce
del sole. Dev’essere già mattino inoltrato. Strano che non ci abbiano
ancora cercato penso mentre mi stiracchio leggermente. Poi mi guardo
intorno e decido che se qualcuno ci aveva provato, doveva essergli bastata
un’occhiata lanciata dalla porta per farlo retrocedere con un certo
imbarazzo. Io e Vash siamo sdraiati sul pavimento, ingarbugliati con un
lenzuolo che a un certo punto devo aver tirato giù dal letto nel vago
tentativo di salirci sopra. I nostri vestiti sono sparsi per tutta la
stanza. Vash giace al mio fianco con una gamba allacciata alle mie (da
quanto siamo così? Non oso pensare ai crampi quando tenteremo di
muoverci…) e un braccio steso sul mio petto. Ronfa ancora, con stampata
sul volto un’espressione… soddisfatta? E felice… Scuoto la testa,
non l’ho mai visto così, ma dopo questa nottata memorabile non potrei
più meravigliarmi di niente. E vederlo così, di sicuro, non mi dispiace.
Mi lascio di nuovo
andare indietro e sospiro. Avrei una gran voglia di fumarmi una sigaretta,
ma non voglio svegliare il mio compagno. A quel pensiero sorrido: da
quando mi sono messo a pensare a Vash come al mio compagno? Mmh,
probabilmente da parecchio tempo, anche se solo come una speranza che non
avrei mai creduto potesse avverarsi. Finora.
Però… lo guardo
ancora, e mi chiedo se ci sia ancora una possibilità che all’origine
del suo comportamento ci fosse solo la sua sbronza colossale. E’
un’idea piuttosto spiacevole, ma se è così può darsi che non si
ricordi davvero più niente… o che comunque l’abbia preso per un
sogno… Probabilmente questo dipenderà da come si ritroverà al
risveglio, penso.
E ti farebbe
piacere, Vash? Cosa preferiresti, che sia stato solo un sogno dissoltosi
all’alba come fumo… o vorresti che fosse la realtà, una realtà che
continuasse… con me?
Io so fin troppo bene
cosa vorrei.
Mentre penso mi sono
risollevato leggermente appoggiandomi ad un gomito e ho fissato lo sguardo
sulla parete di fronte a me. Così assorto non mi accorgo che i suoi occhi
si sono aperti e che ora mi sta guardando. Quando una mano mi sfiora
dolcemente la guancia, la sorpresa è tale che faccio un salto.
Vash mi lancia
un’occhiata stupita e arrossisce imbarazzato.
“Scusa, Nick… non
volevo farti venire un infarto”
“N-no…” Ok, è
riuscito a prendermi in totale contropiede un’altra volta. Meglio non
pensare all’aria cretina che devo avere
mentre gli chiedo “Allora… ti ricordi…?”
Ora è decisamente
confuso. “Come sarebbe se mi ricordo? Parli di stanotte? Bè, di sicuro
ti sei impegnato per renderla memorabile…!”
Sorride divertito, ma
il rossore tradisce un certo imbarazzo. Lo ammetto, così è davvero
adorabile. Però… man mano che la situazione si chiarisce comincio a
sentirmi un tantino irritato…
“Aspetta un
attimo… ma allora… eri cosciente di quello che stava succedendo, per
tutto il tempo!”.
“Bè… cosciente
è una parolona… ^_^*”
Si gratta la testa
sorridendo con aria colpevole.
“Insomma… quando
siamo arrivati in stanza non ero in uno stato molto dignitoso. Capivo
dov’ero, e che tu eri con me, perciò ero al sicuro…”
Lo guardo.Ma ha
notato l’importanza di quello che ha appena detto? Tu eri con me,
perciò ero al sicuro. Quanto grande è sempre stata la tua fiducia in
me?
“…però bastava
che cercassi di muovermi da solo, o di concentrarmi bene su qualcosa per
sentirmi sul punto di vomitare l’anima. Ehm, non è particolarmente
bello dirtelo, ma non mi ero mai ridotto così. Così ho preferito
starmene lì fermo e inerte. E poi… quando ti sei avvicinato… sai che
non potevo credere che fosse vero? Sentivo il tuo odore… le tue mani…
ma… era troppo bello per essere la realtà. Non volevo muovermi, temevo
che avrei rotto quell’incantesimo… e io non volevo che finisse. Volevo
sentirti… e se a un certo punto avessi saputo che potevo farlo, avrei
voluto gridartelo, gridare… che ti appartengo”.
“Come io a te”
sospiro “Bè, puoi star sicuro che se l’avessi fatto non sarei sparito
per nulla al mondo… Non dopo tanto che aspettavo… “ e avrei anche
evitato di sentirmi una vera merda per un considerevole lasso di tempo. Oh
bè, ora sono troppo felice per pensarci.
Si appoggia sul mio
petto e chiude gli occhi mentre gli accarezzo lento i capelli dorati. C’è
ancora qualcosa che mi disturba…
“… ti ho fatto
male?”
Scuote la testa senza
aprire gli occhi.
“Ah no?” la mia
voce non suona molto convinta.
Si solleva
leggermente per guardarmi dritto in faccia, ora è serio.
“Ascoltami, era…
la prima volta che lo facevo… così. E tu mi hai fatto sentire così
bene come non mi era mai successo prima. Quando ho sentito che stavi per
lasciarmi ho avuto una paura folle, ho pensato che stessi per abbandonarmi
per sempre e mi sono maledetto per come avevo reagito prima…” i suoi
occhi sono di nuovo lucidi. “Ti ho chiesto di non lasciarmi, in
quell’istante avrei fatto qualunque cosa per fermarti, per tenerti
stretto perché io non voglio perderti, non voglio mai più perdere
qualcosa che amo! Perché io ti amo, Nicholas…” le lacrime ora
scorrono liberamente sulle sue guance, lasciando sottili tracce bagnate.
Le sfioro con le dita e lui cattura la mia mano e se la preme sul viso
tremando. “…amo tutto di te, e anche se non vuoi parlarmi del tuo
passato, delle ferite che porti sul tuo cuore, non mi importa, perché
l’unica cosa che conta è starti vicino… perché sei tu la mia felicità…
e mi dispiace avertelo nascosto finora”
Non riesco a parlare,
perché non c’è nulla da dire di fronte alla sincerità di quelle
parole e allora l’unica cosa che faccio è continuare a stringerlo a me,
cullandolo tra le mie braccia come un bambino.
“…lasciami
provare a guarire le tue ferite…come tu hai fatto con le mie”
Non so se si
riferisce alle ferite dello spirito, ai suoi sorrisi vuoti che vorrei
cancellare, o a quelle del corpo, che ha sempre temuto di mostrare…
forse sono la stessa cosa per lui. I segni di un passato che si vorrebbe
dimenticare… o forse quello che serve davvero è trovare la forza di
poter ricordare. Quella che cercavo, nel mio vagabondare, era una qualche
redenzione… si, nonostante fossi convinto di avere troppi peccati da
scontare, non ho mai davvero cessato di sperare di trovare un vero
conforto, qualcosa che potesse finalmente lenire la mia sete. Qualcuno a
cui non avessi paura di dire…
“…ti amo, Vash”.
Avvicino il mio viso
al suo e le nostre labbra si uniscono in un lungo, eterno bacio.
***
Epilogo (ok, la
mia è cattiveria… ndAutrice)
“Nick?”
“Mh?”
“Comunque… riesci
ad alzarti?”
Una fitta
dolorosissima di mal di testa e mi lascio nuovamente andare giù.
“Ahiiii…”
“Anche tu con un
trapano all’opera in testa, eh?”
“Seriamente…
giuro che non berrò mai più come ieri sera, lo giuro sulla croce…”
“Padre… non sei
in una posizione particolarmente credibile, ora…”
“Ah no…?”
Iniziamo a
ridacchiare come due idioti e ben presto ridiamo apertamente.
In quel momento sento
dei passi nel corridoio, e la porta si spalanca su una Meryl più che
irritata.
“Allora, razza di
pelandroni, ieri sera vi siete dati ai bagordi e poi la mattina siete due
stracci, eh?! Io e Milly siamo al lavoro da più di due or…OH, PER
L’AMOR DI DIO MA CHE DIAVOLO AVETE COMBINATO PERVERTITI!?!?!?!?!?!”
“Capo, che
succede…?”
“NIENTE MILLY,
ASSOLUTAMENTE NIENTE E NON ENTRARE…!!!!!”
La porta si richiude
sugli strilli di una Meryl isterica e noi restiamo a guardarci interdetti.
“Ok… ora come
glielo spieghiamo…?”
“Non ti preoccupare
Vash! Basterà farle un bel sorriso e cominciare con calma dal
principio… dopotutto è una ragazza con la testa sulle spalle, no?”
“…sarà…”
osserva lui dubbioso “Ah, un’altra cosa, giusto prima che ci taglino
lo spazio per la fic… ma tu non dovresti davvero avere qualche
problemino con la tua religione…? Voglio dire, non me ne intendo
molto… ma sei sicuro che sia lecito che…?”
Sbuffo e gli do un
colpetto sulla fronte. “Ma figurati, non è il caso di stare a
formalizzarsi troppo… al limite faremo un salto in confessionale”.
Sorrido
maliziosamente. “Se ne troviamo uno abbastanza grande, forse ci stiamo
dentro in due… stringendoci un po’!”
* OWARI *
Ta-dan!
Finita, allora che ne dite… (silenzio)… yuhuu? C’è
qualcuno…? -_-*** Well,
first attempt… ok, tutti a casa MA INSOMMA, VOI DUE SIETE SENZA
RITEGNO!!! Vash
(sollevandosi): senti, ero incosciente, per cui devo rimettermi in pari! Nick:
giusto! Dio ti benedica, ragazzo mio! A proposito, mi passi il mio Cross
Punisher, per favore? Dev’essere lì dietro… Cross
punish… ehi, aspettate un attimino, possibile che non capiate mai quando
una scherzaaAAAAAAAAAAH (bruciacchiata
ma con una penna in mano) Ingrati! Nella prossima fic vi sbatto tutti e
due tra le mani di Knives e poi ne parliamo!!
…Love
& Peace…
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