Per Ria, Nausicaa e Calipso, una fic che doveva essere brevissima ma che, come capita spesso, mi è sfuggita di mano.

Tutto cominciò con una fotografia…

I personaggi di SD appartengono a T. Inoue.

Buona Lettura.

 


La Regina degli Abissi

di Greta

 

Rido da solo, davanti alla mia serie animata preferita, Tamarindo, la vendetta di un tacchino. Distrattamente infilo la mano nel sacchetto di patatine al formaggio e poi me la ficco in bocca… forse però ho esagerato, perché non riesco nemmeno a masticare, ma cosa c’è di meglio di un pomeriggio rilassante, rallegrato da una trasmissione intellettuale e corroborato da una sana merenda? Ok, lo so anche io cosa ci sarebbe di infinitamente più stimolante, non cercate di fare i saputelli con quelle vostre espressioni ironiche che vi fanno solo venire la bocca storta, ma si dà il caso che la mia volpe demente, quella creatura adorabile, bellissima (e troppo spesso indifferente verso le mie necessità) con cui divido la mia vita, abbia deciso di dimostrare ancora una volta la sua anima stakanovista, rimanendo in questo pomeriggio di fine ottobre ad allenarsi in palestra con Akagi.

Sì, non ridete, si sta allenando con il mostro labbruto, e io non ho potuto far nulla per dissuaderlo… neanche aver finto un attacco epilettico nel cesto del palloni è riuscito a convincerlo dell’opportunità di non lasciarmi solo e abbandonato al mio triste destino di abbrutito di Cartoon Network… sigh! E mi infilo un’altra manciata di patate in bocca, cacciandomele fino in gola…

Ho appena finito il secondo pacchetto, ma fortunatamente faccio sempre in modo che in casa ce ne sia una buona scorta. Kaede ogni tanto mi dice che io sono la colonna portante della casa che le produce, ma è solo invidia perché non riesce a reggere i miei ritmi, e poi, a voler proprio sottilizzare, allora lui è la colonna portante della fabbrica di succo d’ananas… se permettete, almeno le patatine fritte sono buone e complete, l’alimentazione ideale per uno sportivo in fase di crescita.

Rido ancora, spargendo un bel po’ di briciole sul tappeto su cui sono seduto, e mi appoggio con la schiena contro il divano: Tamarindo riesce sempre ad essere brillante quando vuole risolvere i suoi problemi d’amore con l’oca Evelina. Quante volte mi è stato d’aiuto nelle situazioni più drammatiche!

Parte la sigla e io mi stupisco di quanto sia tardi… dove sarà finito Kaede? Quando fa buio, non riesco a sopportare l’idea che mi stia lontano.

Soffio nel pacchetto ormai vuoto e lo schiaccio tra le mani aperte, provocando un botto improvviso che echeggia nella casa silenziosa. E’ strano, avverto il silenzio della nostra casa solo quando il volpacchiotto non c’è, eppure non è che lui sia il massimo della loquacità.

Prima di buttare i sacchetti, prendo una moneta dal tavolino basso e mi accingo a compiere il rito che sempre conclude i miei spuntini: il controllo della vincita della Porsche nera.

Vi direte che non la vincerò mai e che c’è tanta gente che consuma questo tipo di patatine, ma sono solo chiacchiere: quella Porsche è stata messa in palio per me… volete mettere la figura che faremmo io e la kitsune a bordo di un bolide simile? Che senso avrebbe che la vincesse un sessantenne obeso e ciecato come una talpa?! Lo sapevo, lo sapevo, ora convenite con me: quell’automobile è mia, mi sta aspettando. Non faccio però in tempo a cominciare che una voce morbida, che conosco molto bene, mi apostrofa divertita:

"Quando finalmente ti deciderai a passare ad una merenda più sana, patata-landia fallirà…"

Cosa vi avevo detto?

"Parla per te, per colpa tua gli ananas stanno diventando una specie in via d’estinzione!" ribatto pronto, notando che lui si sta dirigendo verso la cucina, con il chiaro intento di riempirsi il bicchiere con il succo di suddetti frutti.

"Almeno non sono fritti nell’olio di macchina" lo sento replicare dalla stanza accanto. Da quando Kaede ha letto dello scandalo delle patatine fritte nell’olio di macchina, questo è diventato il suo attacco abituale. E comunque se l’olio è quello della Porsche, per me non ci sono tutti questi problemi.

"Come è andato l’allenamento?" gli chiedo, raggiungendolo e approfittando che sia ancora di spalle davanti al frigorifero per abbracciarlo da dietro e cominciare ad accarezzargli il collo con le labbra.

"Hn…" risponde lui, abbandonandosi contro di me e poggiando le mani sulle mie che gli stringono la vita. Mi piace quando fa così, anche se spesso significa che è molto stanco e che ha bisogno di riposo.

"Scommetto che non sei riuscito ad impedirgli il suo gorilla-dunk… solo il tensai può!" lo prendo in giro, serrandolo ancora più stretto.

"Abbiamo fatto uno one on one. Venti a quattordici per me" mi fa notare lui, asciutto.

"Sarà stato stanco, e poi nella squadra universitaria non può confrontarsi con grandi campioni come me, quindi la sua crescita si è fermata!" continuo, divertendomi troppo a vederlo indispettito.

"Do’aho" mi risponde, sciogliendosi dal mio abbraccio e afferrando il cartone del succo di frutta.

Io emetto un sospiro di disperazione:

"Poveri ananas…" mormoro poi, pieno di compassione.

Dimostrandomi ancora una volta il grande Genio che tutti conoscete, decido di cucinare io, sebbene oggi, per i nostri accordi, toccherebbe a lui. Kaede scompare dentro la doccia, per il quarto lavaggio della giornata, ed io mi cimento nel tentativo di riuscire a portare a termine la preparazione del brodo di miso e degli yakitori, senza bruciare o fare attaccare tutto. Comunque i depliant dei take-away sono vicino al frigo, sempre pronti in caso di disastro…

"Un profumino da far rivoltare i morti!" esclamo orgoglioso, non appena lui mi raggiunge di nuovo.

"Già… proprio da farli rivoltare… - replica lui, acidamente – Credo che non sia possibile che tu riesca a preparare qualcosa per farli resuscitare!"

Ok, ho sbagliato il modo di dire, ma c’è proprio bisogno di essere così cavillosi?!

"Tanto dovrai mangiarlo lo stesso, visto che non c’è altro, oppure vuoi preparare qualcosa tu?" lo provoco, ma subito mi pento… non credo che reggerei altra insalata, quello che si è presto rivelato il suo piatto preferito.

Kaede si appoggia al piano della cucina, guardandomi mescolare la zuppa:

"Tanto non ho molta fame…"

Ecco, questa è una cosa che mi fa andare in bestia! Sono quasi due anni che ho intrapreso questa lotta contro la sua inappetenza, e ancora mi viene a dire che non ha fame?

"Mangerai lo stesso, a costo di cacciartelo in gola!" esclamo, rivolgendogli uno sguardo minaccioso. Eppure devo distoglierlo subito: con i capelli ancora umidi e gli occhi lucidi per il sapone, sembra stranamente dolce ed indifeso. Mi verrebbe voglia di abbracciarlo stretto, di accarezzargli lentamente la schiena per riscaldarlo, proprio come se fosse un gatto, in assoluto l’animale che lo ricorda di più.

Porto tutto in tavola e cominciamo a mangiare. Io gli racconto le ultime avventure di Tamarindo, e poi passo ad elencargli tutto quello che Takamiya ha mangiato a pranzo… fa sempre parte della mia campagna di persuasione sull’importanza del cibo. Purtroppo quando arrivo alla frittata di dodici uova, l’espressione di Kaede è completamente disgustata, e anzi mi sembra anche che abbia smesso di mangiare… forse dovevo fermarmi ai tre cestelli giganti di popcorn affogati nel burro fuso.

Quando ci sediamo sul divano a guardare l’ennesima partita dei Bulls, lui finalmente si rilassa contro la mia spalla, e io approfitto dell’occasione per passargli il braccio dietro le spalle e per cominciare a giocare con i capelli che gli coprono la nuca.

Quarto slam dunk di un tipo che sarà alto tre metri, applausi del pubblico, ovazione del telecronista… non riesco a resistere!

"Io ne avrei fatti molti di più – dichiaro – e comunque quello che gli si è opposto è una schiappa!"

Ahio!! Mi ha dato un pugno nel fianco!!

"Quello – mi sibila – è il miglior giocatore dell’NBA, tensai!"

Io scuoto la testa, dimostrando tutta la mia incredulità: se quello è il miglior giocatore del campionato americano, cosa farà il pubblico quando mi vedrà giocare? Mi immagino già tutto lo stadio in delirio… ma io non me ne curerò, con nonchalance mi impossesserò di nuovo della palla e insaccherò da un canestro all’altro… sì, non può essere che così!

Altro pugno nel fianco!!!

"EHI!! Che diavolo ti prende, stupida kitsune!!" sbotto, arrabbiato.

"Quando hai quell’espressione ebete, so bene che stai pensando a qualcosa di particolarmente cretino" mi risponde lui con tono incolore, come se non mi avesse appena fatto venire due lividi.

A questo punto è inutile rispondere, anche perché so che lui vuole vedere la partita (ma possibile che questi giochino quasi tutti i giorni?!), e invece io finirei per caricarmelo su una spalla e trascinarmelo al piano di sopra… come mi piacerebbe, però!

"Se non la pianti, adesso ti arriva il terzo!" mi minaccia ancora.

Ma cosa ho fatto?!

Fortunatamente ogni tanto ci sono i break pubblicitari, ed io posso approfittarne per cercare di sbaciucchiare il volpacchiotto. Comunque me lo stringo contro, il tempo è cambiato e adesso si sente davvero che l’estate è definitivamente finita e che l’inverno è alle porte, e con l’inverno arriva il freddo, che credete?! E così devo scaldare il mio Kaede freddoloso…

In mezzo agli annunci sui pannolini per bambini, il sapone per il pavimento, la macchina che più bella non si può, compare la pubblicità di una compagnia di viaggi, che pubblicizza vacanze straordinarie in atolli tropicali… quanto mi piacerebbe partire e starmene a rosolarmi al sole per un paio di mesi insieme alla mia kitsune!!

"Perché non partiamo?" gli chiedo, puntando il dito contro lo schermo della televisione.

All’inizio non mi risponde neanche, ma poi si volta verso di me, guardandomi con il sopracciglio sollevato, mossa che utilizza solitamente quando ritiene che me ne sia uscito con una corbelleria.

"Dobbiamo allenarci" risponde, definitivo.

Devo ammettere che questa non mi sembra una obiezione fondamentale per il mio progetto, e quindi insisto:

"Il campionato riprenderà a dicembre, abbiamo tutto il tempo di partire, tornare e rimetterci ben bene in forma… Pensa come sarebbe bello, io e te su un’isola deserta, con la spiaggia bianca, le palme, tonnellate di cibi esotici, di bibite ghiacciate… - mi interrompo perché mi accorgo che non sembra molto interessato, e così mi gioco l’ultima carta – Sono sicuro che troveresti migliaia di ananas, lì ad aspettare solo te" provo a tentarlo.

"Ti viene mai in mente il detto ‘Il silenzio è d’oro’?" mi risponde, sbadigliando.

"Sì, ogni volta che parlo con te!" gli ribatto, mettendo su un finto broncio, anche se so che difficilmente lui lo degnerà di attenzione.

Rimaniamo in silenzio, mentre i Bulls infilano un canestro dopo l’altro. Sono sicuro che se uno di quegli spilungoni volesse andare in un’isola deserta, lo farebbe immediatamente. Solo io devo sempre combattere contro una volpe così indisponente! Lo fa apposta a bocciare le mie idee, lui sa che sono un genio ma non vuole rassegnarsi… sì, è così!

"Non credi che, a parte tutto, ci sarebbe bisogno di soldi per affrontare una vacanza simile?"

Cosa cosa?! Mi ha risposto?! Sì, la volpaccia ha preso in considerazione, seriamente, le mie parole!!

"Beh, potremmo trovarci un lavoretto" propongo, abbandonando definitivamente la visione della partita.

"Noi?!" mi fa lui, con tono incredulo.

"Sì, perché? Ci troviamo un lavoretto e poi partiamo… dobbiamo comprarci i costumi con le palme, e devono essere uguali, così tutti capiranno che siamo una coppia!!" ebbene sì, sono già partito con i progetti, sono sempre stato un tipo organizzato, io!

"Potremmo usare i soldi di mio padre, ce ne avanzano sempre tanti… - dice Kaede, che poi però si interrompe, come se avesse preso la scossa – E comunque io non ho mai detto di voler andare in vacanza" sottolinea freddamente.

"Nononono!! Niente soldi di tuo padre, questa vacanza te la offrirà il tensai!! Troverò una soluzione…" e già penso a come convincere l’armata a dedicarsi ad una sana attività lavorativa part-time, i cui frutti dovranno servire a finanziare il nostro viaggio…

Perché dovrebbero aiutarmi?! Ma volete mettere la soddisfazione di esplorare il mondo del lavoro… cosa c’è di più gratificante del sentirsi impegnati ed utili?

Kaede neanche mi risponde, volpe di poca fede, ma torna ad appoggiarsi a me, spingendomi la testa sotto il mento e passandomi le braccia intorno al torace, decidendo di utilizzarmi come surrogato di un cuscino.

 

Il giorno seguente, durante una serrata partita a pachinko, mi decido a mettere a parte del piano Yohei e soci. Insomma, loro dovrebbero ricoprire un ruolo fondamentale, no?

"Scordatelo! Ti abbiamo aiutato quando dovevi andare in ritiro a Shizuoka, adesso vedi di cavartela da solo" mi risponde Mito, infilando la mossa che gli porta trecento punti.

"Vorresti dire che non aiuteresti un amico in difficoltà… il tuo miglior amico?!" cerco di intenerirlo, prima di passare alle minacce vere e proprie.

"No. Anzi, se trovi il modo di guadagnare qualche soldo, ti sarei grato se mi aiutassi a riparare lo scooter…" aggiunge, la lingua tra i denti nello sforzo di concentrazione del gioco.

"Io devo portare in vacanza Kaede!!! Come faccio senza soldi?!" gli oppongo, bloccandogli il braccio in modo tale che la pallina venga inghiottita dalla macchina, ponendo fine al gioco.

"HANAMICHI!!! IO stavo per battere il record!" mi ribatte lui, che sembra proprio impermeabile alla gravità della mia situazione.

"E IO DEVO PORTARE LA VOLPE IN VACANZA!!" gli ripeto, raggiungendolo sugli stessi decibel.

"E allora trovati un lavoro, oppure spera che i soldi piovano dal cielo…" mi suggerisce, tentando di infilare una moneta da 50 yen. Io sono più lesto di lui, gliela sottraggo e dico:

"Questa sarà il punto di partenza, come il decino di zio Paperone, e presto avrò un Deposito in cui nuotare nell’oro" profetizzo, deciso a non lasciarmi abbattere dalla scarsa partecipazione di quello che fino ad un quarto d’ora fa era il mio migliore amico.

Lui però recupera la moneta e la infila lestamente nella fessura:

"Trovatene un’altra… Paperino!" e ricomincia a giocare.

E adesso cosa posso fare? Dobbiamo partire al più presto, considerando che poi comincerà la parte più impegnativa degli allenamenti e che Kaede non ci permetterà mai di saltarli.

Ok, devo trovare un lavoro, un lavoro che sia breve e molto redditizio… a parte la yakuza, non mi viene in mente assolutamente nulla. Ecco, potrei diventare un potente yakuza circondato da guardie del corpo, idolatrato e temuto. Provo il mio sguardo più freddo e crudele, e lo specchio mi rimanda un viso dagli occhi storti… ehm, magari devo esercitarmi un po’.

Però… come si fa a diventare uno yakuza?

Comincio a guardarmi intorno: sicuramente ne riconoscerò uno a prima vista e mi farò notare, entrerò nell’organizzazione e i soldi pioveranno su di me. Comincio a camminare nel quartiere meno raccomandabile di Yokohama, quello con i banchi che vendono il cibo sui marciapiedi e con le donne che vanno vestite come prima della guerra. Sono sicuro che sia il posto giusto… magari potrei scatenare una rissa, mettere KO dieci aspiranti yakuza e colpire il boss locale con la mia abilità…

Proprio in quel momento vedo un gruppo di ceffi prendersela con due ragazzine, cercando di rubar loro le biciclette. Ecco l’occasione propizia: dovrei assistere al sopruso, guardare i più grandi aver la meglio, poi metterli KO ed andarmene con il bottino. Un vero duro.

Mi metto braccia conserte a guardare la scena, ma presto il quadro comincia a darmi fastidio…

Torno a casa con un bel taglio sanguinante ed un mazzo di margherite in mano. Ok, forse la vita dello yakuza non fa per me: sono stato troppo rapido… stufo di aspettare ho assalito il gruppo di teppisti, li ho messi a tappeto, ho restituito le biciclette alle ragazzine e me la sono data a gambe. Mi chiedete dei fiori? Invece di un ingaggio dalla malavita, ho ricevuto come premio delle margherite dalle bambine. Il Tensai, tutto sommato, agisce meglio come protettore dei deboli, un eroe senza macchia e senza paura, uno strenuo difensore dei più indifesi… ecco che parte una marcia trionfale: Wonder Hana, e la città torna sana!!

Che bello, ho già lo slogan!!!!

Fatto sta che ancora mi mancano i soldi per la vacanza… i fiori sono belli, ma servono poco allo scopo. Cosa fare?

Potrei consegnare giornali, oppure aprire un chiosco di granite, anche se non è che in ottobre vadano per la maggiore, oppure cantare all’angolo della strada… sono sicuro che con la mia voce stentorea da tenore farei faville!!!

Infilo un CD nello stereo e comincio a cantare. Ecco, questa è una delle mie canzoni preferite, basta che mi faccia prestare la chitarra da Mitsui e potrei fare miliardi!!!

Mi sto cimentando in un acuto di quelli che ci stanno sempre bene, anche quando non sono presenti nello spartito, e improvvisamente sento qualcosa che mi arpiona una caviglia: abbasso lo sguardo, a metà tra lo stupito e il furente per questa interruzione inopportuna, e vedo un Seth con le orecchie abbassate all’indietro che mi soffia e cerca di mordermi la pelle.

Questo gatto non mi ha mai sopportato, però sono sicuro di poterlo finalmente conquistare… non è scolpita ben chiara nella mia mente la storia del pifferaio di Hamlin?

Alzo la base e afferro il microfono con più energia, sparandomelo praticamente in bocca:

"…KNOCK KNOCK KNOCKING ON HEAVEN’S DOOOOOOORRRR…" comincio a cantare dietro ad Axel Rose.

Perché Seth ancora non rimane stregato? Perché mi ha infilato tutte le sue venti unghiette nei polpacci? Stupida bestia insensibile!!! Ma io non demordo…

Continuo nella mia grande performance, finché, improvvisamente, non rimane che la mia voce, Axel è ammutolito, così come gli amplificatori. Pronto a maledire le innovazioni tecnologiche che non tengono il passo della mia grande potenza vocale, mi volto verso lo stereo, e…

…e vedo un Kaede che sembra piuttosto… come dire? Furibondo?

"Ciao, amore…" provo, ricorrendo alla frase che non può mai fallire.

Ehm, non risponde, continua a fissarmi, però, il che significa che mi ha visto.

"Ehi? Stai bene?!" ritento.

Lui mi si avvicina, il che è sempre un buon segno, poi si china per prendere in braccio Seth, sempre senza distogliere i suoi bellissimi occhi dal mio viso.

Sto per tentare il terzo approccio, quando lui si decide a parlare:

"Che diavolo ti viene in mente, DO’AHO?!" mi chiede in un crescendo vocale quasi degno della mia abilità canora.

"Ehm… cosa intendi?!" in effetti la sua reazione non mi è ben chiara.

"STAI TRAPANANDO I TIMPANI DI TUTTO IL VICINATO, CON LA TUA CACOFONIA!!!" mi sussurra.

Cacofonia? Che significa? Comunque non suona bene…

Assumo una espressione sdegnata, del resto l’incomprensione è qualcosa che tutti i grandi geni devono affrontare:

"Mi stavo schiarendo la voce… facevo i gargarismi" gli spiego, rimanendo freddo. Come se io non sapessi farlo meglio di lui.

"Spero che tu voglia dire ‘vocalizzi’… comunque QUEI SUONI DISGUSTOSI HANNO SPAVENTATO PURE SETH… - e si china ad accarezzare quella serpe sempre pronta a mettermi in cattiva luce - …nonché IL MIO UDITO!!" aggiunge poi, infilandosi un dito nell’orecchio.

Non mi sembra giusto che abbia fatto una lega con quella palla di pelo contro il mio futuro da leader di un gruppo rock, quindi decido di dargli un’ultima chance:

"….KNOCK KNOCK KNOCKING ON HEAVEN’S DOOOOOOORRRR…" ricomincio, un portento anche senza base, e sicuro di averlo in pochi secondi ai miei piedi.

AHIA!!!!! Il bastardo mi ha dato un pugno, e, non ancora soddisfatto, quel gattaccio, che così si è firmato la condanna all’evirazione, è atterrato sul mio viso lasciandomi un bel po’ di graffi.

"La prossima volta che ti viene voglia di cantare…" comincia Kaede, riprendendo fiato "…vedi di fartela passare!"

CATTIVOOOOO!!!

E ora? Sfumata anche quest’ultima possibilità, come posso trovare i soldi per la nostra vacanza?

Ok, voi vi starete dicendo che Kaede non si è comportato bene, e che non meriterebbe i miei sforzi, ma voi non lo conoscete come lo conosco io, motivo per il quale siete ancora vivi, e quindi non capite che il suo atteggiamento è dovuto al fatto che ha paura di perdermi… sapete quello che si dice della vita sregolata dei cantanti rock, soldi, droghe, sesso e alcol… è chiaro che lui teme che possa cadere in questa spirale, e visto che i miei innumerevoli talenti mi consentono di raggiungere la fama in numerose attività, posso anche abbassarmi a diventare il più grande campione dell’NBA, pur di non farlo sentire in pericolo.

Lo so, lo so, la mia bontà d’animo è qualcosa che stupisce anche me, a volte… solo che questa stessa bontà mi lascia anche con il problema contingente ancora irrisolto: come trovare i soldi per la nostra romantica vacanza all’ombra delle palme?

Decido che prima di pensarci, è meglio che mi riempia lo stomaco, che fra l’altro ha già cominciato a protestare sonoramente.

Facendo due rapidi conti, stasera toccherebbe a Kaede cucinare, il che significa…

Esatto!! Un enorme piatto di insalata…

"Non sai che uno sportivo dovrebbe mangiare anche proteine? Hai presente… enormi bistecche sanguinolente, formaggi…" gli suggerisco, sedendomi al mio posto e guardando con sommo scoramento quell’erbetta verde.

Lui mi fissa come se stessi dicendo che gli elefanti volano, poi mi avvicina il cestino del pane… non c’è peggior sordo, etc etc. Fortunatamente per il dopocena sul divano ho in serbo barrette di cioccolata e patatine…

Cosa? Non sono proteine? E a voi chi ve l’ha detto, come fate ad esserne tanto sicuri?

Stiamo guardando insieme Kizuna, ed io sono piuttosto indignato per il fatto che, alla mia osservazione retorica:

‘Ma che ci sarà di attraente nel capellone? Sarà simpatico, però… puah!’

dovuta principalmente al fatto che il volpino si risveglia solo quando compare Enjoy, Kaede abbia risposto, con voce assonnata: "Kei è esattamente il mio tipo, affascinante, brillante e divertente", per poi guardarmi con il sopracciglio leggermente sollevato.

Ma vi pare una dichiarazione accettabile? Afferro il telecomando, pronto a cambiare canale, ma poi decido di giocare il suo stesso gioco:

"Beh, io preferisco Ranmaru… è così dolce e gentile… AL CONTRARIO DI QUALCUN ALTRO!", sì, una allusione appena percettibile, come è nello stile signorile del tensai.

Oddio, le parole ‘dolce e gentile’ nella mia bocca suonano falsissime, ma fosse la volta buona che riesco a rendergli pan per focaccia!

"E allora perché non ci provi con Jin? A questo punto, potrebbe rivelarsi il tuo tipo…" mi risponde lui, spostandosi dalla mia spalla e appoggiando la testa contro la spalliera del divano.

Non riesco neanche a replicare, grazie alla patatina che ha svoltato a destra invece che a sinistra, proprio nel momento in cui l’immagine di Jin-occhi-da-uke mi si è materializzata davanti, conficcandomisi in gola.

"Bast… cough… ardo…" riesco a emettere, mezzo soffocato " e allora tu dovresti puntare a…"

Mi fermo, un po’ perché non so chi proporre, un po’ perché anche solo l’idea di lui con un altro mi fa venire l’orticaria. Mi limito a guardarlo malissimo, allungando poi, sempre con sguardo truce, la mano verso il pacchetto di patatine.

Rimaniamo in silenzio, con Kaede che neanche mi sfiora, fin quando non finisce il flashback su come Kei e Ranmaru si sono conosciuti. A questo punto decido che il volpino deve essere riportato all’ordine:

"Cucciolino… mica avrai messo il broncio, veeeeroooo?" gli chiedo, usando appositamente il tono lagnoso che lui trova più indisponente.

So che la sua gomitata sta per scattare, ma io sono più veloce: gli plano addosso e lo blocco contro i cuscini del divano, mentre lui continua a cercare di divincolarsi:

"Sì, Ranmaru è molto dolce… però preferisco la mia kitsune" gli mormoro, appena prima di baciarlo.

Ci stacchiamo parecchio tempo dopo, e mi sembra che lui, dopo la resistenza iniziale, abbia gradito la mia performance, e infatti mi sorride e dice:

"E io invece preferisco Kei…"

BASTARDO!!!!

"Ma allora vuoi morire, DIMMELO, AMMETTILO!!!" gli urlo, avventandomi di nuovo su di lui con il chiaro intento di prenderlo a testate, ma poi, appena prima di colpirlo, delicatamente comunque, mi accorgo del suo sorriso, degli occhi brillanti con cui mi guarda:

"Ora che mi sono abituato ad un do’aho, però, non credo di essere riconvertibile a qualcosa di normale…".

Voi cosa ci leggete in questa frase? Io che mi ama alla follia, e così decido di dimostrargli ancora una volta tutto il mio di apprezzamento. Prima, però, afferro il telecomando e cambio canale, mettendo sul programma dei documentari. Sia mai che, nel momento topico, sullo schermo spunti la faccia indisponente di quel mezzo yakuza di Kei Enjoy…

Molto tempo dopo, quando siamo entrambi esausti ma molto soddisfatti, io decido di cominciare a mettere in ordine tutto quello che abbiamo lasciato in giro, permettendo al volpino di rimanere ancora qualche minuto accoccolato sul divano, prima di trasportarlo in camera da letto.

Fra le altre cose, ritrovo sul tavolino basso anche i tre sacchetti di patatine che ho mangiato ieri, e mi accorgo di non averci compiuto il rito di controllo della vincita della mia Porsche.

Afferro una moneta, immaginandomi ancora una volta alla guida del bolide rosso, e mi appresto a grattare la superficie dorata.

Primo sacchetto: una bicicletta, un volante e un sacco a pelo. Niente di fatto, a me servono tre volanti.

Secondo sacchetto: uno stereo, una candela, e di nuovo uno stereo. Niente ancora, devono essere almeno tre simboli uguali, e poi devono essere tre volanti, ve l’ho già detto!!!

Terzo sacchetto: un’ancora, un’ancora e… una terza ancora??

Volto la confezione con sguardo interrogativo… cosa significa questa combinazione? Quando leggo, la mascella per poco non mi cade per terra, e un bel ghigno mi si apre sul viso. Se Kaede non fosse stanchissimo, adesso lo sveglierei al suono di Ore Wa Tensai!!, ma mi basta guardarlo per capire che ha bisogno di riposare.

Mi avvicino a lui e gli accarezzo delicatamente il viso: la notizia gliela darò domani… nel frattempo mi chino, passandogli un braccio intorno alle spalle e l’altro sotto le ginocchia: no, non mi sembra proprio il caso di lasciarlo dormire sul divano, quando invece potrebbe stare molto più comodamente tra le mie braccia.

Ho ancora il sorriso stampato in faccia mentre salgo le scale: non vedo l’ora di vedere l’espressione del mio volpacchiotto quando gli comunicherò che stiamo per andare in vacanza!

 

Quando entro in cucina, sfregandomi gli occhi ancora assonnati, mi accorgo che Kaede è seduto al tavolo, e si sta versando il tè nella tazza.

"Ciao…" mormoro, scompigliandogli i capelli mentre mi dirigo verso il piano della cucina, per reinserire la spina del bollitore.

"…ao…" mi risponde lui, dopo tre minuti, con una voce dall’oltretomba. Ebbene sì, la mattina è il momento della giornata più tragico per il mio volpacchiotto assonnato.

Rimaniamo qualche istante in silenzio, lui perché non è ancora in grado di connettere con chiarezza, io perché mi sto beando al pensiero della reazione che avrà quando gli darò la notizia…

Mi siedo al mio posto, e finalmente mi allungo per dargli il bacio del buongiorno. Lui mi ricambia, ma è piuttosto impressionante che abbia ancora un solo occhio aperto… il mio sorriso si allarga ancora di più a vederlo in questo stato.

"Hn…" fa lui, visibilmente infastidito per la mia espressione divertita. Vi ho mai detto che ogni tanto la mia kitsune difetta un pochino di senso dell’umorismo?

Io continuo a sorridere, e questo lo porta ad una delle sue battute canoniche:

"Che diavolo hai, scimmia?!"

Ok, potrebbe essere più affettuoso, ma lo perdono perché so che sta ancora vivendo la tragedia del risveglio.

"Prepara le valigie, tra una settimana si parte!" rivelo, incapace di trattenermi oltre.

Lui solleva la testa, e finalmente socchiude anche il secondo occhio:

"Che stai dicendo…" mi chiede stancamente.

"Tra una settimana si parte, riempi la tua valigia, mettici cose leggere, i costumi con le palme, tanta crema solare protezione 25, che ti porto ai tropici!!" gli ripeto, e stavolta salto in piedi e lo afferro per la vita, sollevandolo in aria.

Lui ha gli occhi sbarrati, e non sembra felice che stia facendo ruotare il suo stomaco appena riempito di tè e cereali:

"METTIMI GIU’!!!" mi implora, e io invece lo bacio.

Kaede, persa evidentemente ogni speranza, mi porta il palmo della mano sulla fronte, ma il suo sguardo rimane interrogativo:

"Non sembri avere la febbre" constata.

Io finalmente lo metto giù, tracanno il caffè, mi infilo in bocca un toast intero e poi mi avvio verso la porta di casa:

"Ci vediamo dopo, devo andare da una parte!!" lo saluto, uscendo.

Sono davvero felice!! Ci tenevo tanto ad offrire questa vacanza a Kaede, e dopo le esperienze di ieri pensavo che non ce l’avrei fatta… e invece è proprio vero, tra una settimana partiremo, destinazione Hawaii!! Stringo in tasca il pacchetto vincente, e mi dirigo con passo deciso verso la stazione: in questo momento, anche se in realtà dovrei incamminarmi verso lo Shohoku, la mia destinazione è la sede di Krokky, per capire bene cosa devo fare per poter mettere le mani sul mio premio, e magari capire anche che disguido c’è stato con la mia Porsche.

Quando arrivo a scuola è mezzogiorno. Fortunatamente ho fatto un salto in ospedale e mi sono fatto firmare il permesso da mia madre, così quel rompiscatole nanerottolo del preside non potrà rompermi più di tanto. La campana per il pranzo è già suonata, quindi mi dirigo deciso verso la terrazza della scuola. So che è lì che troverò il mio volpacchiotto…

Quando apro la porta metallica, lo vedo con la schiena appoggiata al muretto basso, i capelli mossi dal vento leggero. Ha il bento in grembo, ma non sta mangiando, sembra distratto. Accanto a lui c’è Yohei, che invece mangia e ogni tanto gli si rivolge con qualche commento.

"Ehi kitsune!!" esclamo avvicinandomi, poi mi rivolgo a Mito "Ciao, ex migliore amico che mi abbandona nel momento del bisogno". Adesso il suo aiuto non è più necessario, ma è sempre meglio farlo sentire in colpa.

"Ehi, sfigato" mi risponde Yohei, che a quanto pare è deciso a non mostrarmi la sua contrizione.

Kaede invece mi rivolge solo uno sguardo corrucciato. Mi porto la mano dietro la nuca… mi guarda male, ma stavolta sono sicuro di non aver fatto niente!!!

"Che state facendo?" chiedo, sedendomi dall’altro lato di Rukawa e cominciando a spizzicare il suo pranzo, visto che il mio bento, nella fretta di stamattina, è rimasto a casa.

"Mangiavamo e parlavamo. Andava alla grande finché non sei arrivato a rompere le scatole!"

Yohei sembra proprio voler rischiare il collo, oggi.

"Beh, vedi di parlare con qualcun altro, il mio volpino è off limits" ruggisco, tanto per mettere bene in chiaro le cose. E’ vero che l’ultima volta Yohei stava con una ragazza, ma quando c’è Kaede in giro sembra che nessuno sia più certo delle proprie preferenze.

"Questo lo deve dire lui…" mi replica Mito, esibendo un sorrisetto molto indisponente, poi comincia ad alzarsi, e, rivolgendosi a Rukawa, aggiunge: "Riprenderemo il discorso la prossima volta che si toglierà dai piedi, ok?"

E Kaede solleva la testa e… annuisce?! Che diavolo sta succedendo?

"Ehi, guardate che ci sono anch’io!!" rimarco, passando lo sguardo dall’uno all’altro.

"Non so per quanto… dal suo umore – e Yohei fa un cenno verso la kitsune – direi che tra poco dovrò cominciare a cercarti una lapide! E non ti preoccupare per lui: lo veglierò proprio come faresti tu…"

Prima che io possa alzarmi e mettere ancora una volta in chiaro chi è il capo della Sakuragi Gundan, Yohei mi strizza un occhio e sparisce dietro la porta di ferro.

Allungo ancora una volta la mano, stavolta per afferrare un onigiri. Non so perché ma l’atmosfera mi sembra carica di elettricità… e non per un temporale in arrivo!!

"Kaede… non sei arrabbiato, vero?" provo a tastare il terreno.

Lui finalmente si volta per guardarmi negli occhi:

"Si può sapere dove diavolo sei sparito, tutta la mattina?!" sibila, con un tono molto minaccioso.

Io scoppio a ridere e gli passo un braccio intorno alle spalle, cercando poi di baciarlo. Lui si scansa, e sento i suoi muscoli irrigidirsi. Ovviamente il grande Tensai non molla la presa:

"Ti ricordi che stamattina ti ho detto che tra una settimana partiremo per la nostra vacanza?" gli chiedo, accarezzandogli dolcemente i capelli.

"Hn. Ricordo che vaneggiavi".

Evito di controbattere, ho cose più importanti da dirgli:

"Beh, sono andato alla… - ok, meglio non dirgli come abbiamo conquistato la nostra vacanza… rimaniamo sul vago - …agenzia di viaggi. Domenica prossima, alle dieci, dobbiamo presentarci sul molo sedici per l’imbarco!" gli comunico, con un tono sempre più entusiasta.

Lui mi guarda con una espressione interrogativa, poi scuote la testa:

"Che vai blaterando, do’aho?"

Va bene, non tutti hanno il cervello da Speedy Gonzales del Tensai, vuol dire che dovrò spiegargli tutto passo passo:

"Domenica partiremo per la nostra vacanza, la vacanza che io ti offrirò per poterci riposare prima di ricominciare gli allenamenti per il campionato invernale… - ok, lo so che lui si allena sempre, indipendentemente dall’imminenza di un torneo, però in questo momento un’assenza è meno grave, no? – Ho deciso che ti porterò in crociera: piscine, campi da tennis, piste per correre, montagne di roba da mangiare, mare, sole… notte calienti…" aggiungo alla fine, con un ghigno.

"Con i nostri soldi, non possiamo permetterci neanche un viaggio in treno fino a Tokyo" replica lui, definitivo. Cosa devo fare con questo volpacchiotto poco fiducioso?

Non volevo arrivare a tanto, ma comincio a frugare nello zaino, fino ad estrarre la busta che mi hanno dato all’ufficio premi della Krokky. Con mossa fulminea, estraggo i biglietti per evitare che Kaede riconosca il marchio di Patata-Landia, e poi glieli porgo:

"Volpe di poca fede!! Come vedi il Tensai non scherza sulle cose importanti: stasera andremo a fare spese e poi penseremo alle valigie. Domenica si parte!!!" e scoppio a ridere.

Lui ha uno sguardo indecifrabile, guarda prima i biglietti poi la mia faccia, poi di nuovo i biglietti…

"Non avrai svaligiato una banca…" mormora alla fine.

Sono incerto se sbattere la testa al muro, oppure se sbatterci la sua, poi decido che io mi farei troppo male, e che la fronte di Kaede è troppo bella per una sorte tanto triste, e allora decido per la terza possibilità. Mi chino su di lui:

"Non ho commesso crimini, ma come ho ottenuto i biglietti rimane un segreto…" gli mormoro, e prima che lui possa presentare una nuova obiezione, passo alla mossa letale di Super Sakuragi: mi chino su di lui e lo bacio, fino a fargli dimenticare qualsiasi cosa avesse intenzione di dirmi…

 

Durante la settimana ci diamo alle spese per il necessario per la partenza. E’ divertente trascinarsi il volpacchiotto in giro per negozi, perché lui odia stare in mezzo alla folla, e proprio per questo mi sta più vicino e comunque non si oppone a nessuna mia idea, nella vana speranza di accelerare il ritorno a casa. E così riesco a trovare i costumi gemelli, con le palme e il sole. In realtà, vedendo lo sguardo che la commessa lancia a Kaede, invece di comprarli avrei voglia di farli ingoiare a questa stupida oca, ma mi trattengo, anche perché la totale indifferenza della kitsune priva di qualsiasi minaccia le risatine querule della ragazza.

Proseguiamo con le creme solari, protezione venticinque per il volpacchiotto e quattro per me, e quest’ultima solo perché si sa, i raggi UVA fanno male. Poi lui si oppone ai cappelli con attaccate le molle e le manine gialle di gommapiuma, e lascio correre, mi impunto però sulla canotta nera che so gli starebbe benissimo… per poi optare per una più coprente camicia di seta quando mi accorgo dei centimetri quadrati lasciati scoperti.

Insomma, dopo un intero pomeriggio di shopping, torniamo a casa carichi di sacchetti.

Sapete qual è la cosa che mi diverte di più? Che Kaede non sappia ancora come io sia riuscito a procurarci questa vacanza. Lo ha chiesto all’inizio, ma le mie risposte sibilline hanno fatto sì che lui si richiudesse e non facesse più domande: del resto Rukawa è un tipo molto orgoglioso, se vede che non gli si vuole dire una cosa, oppure che si vuole giocare su una sua normale curiosità, allora fa cadere l’argomento, proprio come se la cosa non gli interessasse affatto. Ma io so che ancora si chiede se presto non arriverà la polizia a casa per arrestarmi…

E così arriviamo a domenica mattina, il momento della partenza!!

Mia madre ci passa a prendere con la macchina e, dopo averci aiutato a spingere le varie valigie con quello che potrebbe servirci per il giro del mondo, ci accompagna fino al porto. Mi state chiedendo se lei sa di Krokky? Ebbene sì, alla mamma non ho potuto nascondere il mio colpo di fortuna, del resto a qualcuno dovevo dire che dopo dieci anni sono riuscito a vincere qualcosa… l’ultima volta ne avevo sette e avevo vinto un fermaglio a forma di cuore alla festa di Tanabata. Credo che mia sorella lo abbia ancora, da qualche parte. Comunque mia madre si è complimentata con me, ha detto che finalmente tutte quelle schifezze che sono abituato a mangiare avevano trovato un modo per rivelarsi utili. Non so perché, ma spesso mia madre mi ricorda il volpacchiotto… a volte penso che sia più figlio suo lui di me.

Eccoci sulla banchina!!! E la nave… WOW, è enorme!! E’ bianca con due strisce, una azzurra e una blu, che corrono lungo l’intera fiancata, e poi il nome… il nome… il nome?!

Regina degli Abissi?!

Non so perché ma non mi sembra esattamente di buon augurio… mi guardo intorno, ma sembro l’unico ad aver notato la cosa, quindi decido di non preoccuparmi più di tanto, tutto sommato la sola presenza del tensai rende qualsiasi bagnarola inaffondabile!

Saliamo la scaletta che ci porta a bordo, e mia madre ci aiuta con i bagagli. Appena arrivati sul ponte principale, dove il comandante e parte dell’equipaggio accolgono i passeggeri per il saluto di benvenuto, porgo i nostri biglietti ad una delle hostess, che subito ci accompagna verso la nostra cabina. Noto che, guardando il foglio, sorride timidamente come se si volesse scusare, poi, quando apre la porta della nostra stanza, spiega:

"Credo fosse pensata per una… coppia… - solleva lo sguardo verso mia madre – ma se i ragazzi vogliono dei letti gemelli, credo si possa fare uno scambio" propone.

Sono pronto a fulminarla con lo sguardo, ma mia madre è più veloce di me; mi poggia una mano sul braccio per fermarmi, e poi, sorridendo, le risponde che non c’è alcun bisogno di cambiare nulla, che sicuramente ci troveremo benissimo.

La ragazza sembra tirare un sospiro di sollievo, evidentemente lo scambio non sarebbe stato così semplice da effettuare, e ci lascia augurandoci un buon soggiorno a bordo della nave.

"Ok, mi sembra che sia tutto a posto, ragazzi – ci dice mia madre, guardandosi intorno, poi riporta lo sguardo su di noi – Divertitevi, abbronzatevi, mandatemi una cartolina e compratemi qualche regalo" conclude, avvicinandosi rapidamente per un bacio. Poi, voltandoci le spalle, si allontana come se fosse presa da qualche urgentissima commissione.

Mia madre è come me, odia i saluti, li ritiene sempre troppo definitivi.

Ci affacciamo sul ponte, dove tutti i passeggeri, e sono veramente tanti, salutano i familiari e gli amici agitando le bandierine, proprio come se stessimo partendo per un viaggio lungo e periglioso; poi finalmente la nave si stacca dalla banchina, salutando la terraferma con tre colpi di sirena.

Mi volto verso Kaede, allungando la mano per accarezzargli la sua. Lui si volta a guardarmi e finalmente vedo il suo viso disteso: ho la vaga sensazione che finora sentisse questa vacanza come inopportuna… penso che il suo senso del dovere, la sua dedizione al basket gliela facessero considerare una distrazione, ma ora che non può fare più nulla per impedirla, sembra finalmente essere più felice.

E io? Io sono felicissimo!! Questa nave è stupenda… ho visto ancora poco, ma mi sembra che non ci annoieremo neanche un secondo, ci sono tante cose da fare, tante attività su cui concentrarsi…

Mi volto verso la mia kitsune, e decido che qualcosa possiamo cominciare a sperimentarla sin da subito:

"Ancora non abbiamo deciso chi dormirà dalla parte dell’oblò, volpaccia… il primo che arriva sceglie!" lo sfido, cominciando a correre sul ponte verso la nostra cabina.

 

La giornata è meravigliosa. E’ un ottobre caldo, e stiamo andando verso sud-est, sembra piena estate. Guardo il mare dal piccolo finestrino, aspettando che Kaede sia pronto per andarci ad arrostire sotto il sole: dopo aver provato che il letto fosse comodo così come veniva pubblicizzato sul depliant, e dopo aver dimostrato ancora una volta la mia infinita resistenza fisica, ho proposto alla kitsune di metterci i costumi per approfittare dell’enorme piscina.

Quando arriviamo, c’è parecchia gente che sembra aver avuto la mia stessa idea, sebbene il tensai l’abbia sicuramente avuta più velocemente, e quindi ci stendiamo sui lettini, per lasciarci accarezzare dal calore del sole prima di buttarci in acqua. Afferro la crema solare e comincio a stenderla sulle spalle della kitsune: lui all’inizio mi guarda un po’ seccato, come se fosse infastidito da questa iniziativa pubblica, ma presto si lascia andare, e, steso sullo stomaco, mentre io gli massaggio la schiena, sembra quasi fare le fusa.

Guardo la piscina, i bambini che sguazzano, le ragazze nei costumi colorati, i ragazzi che le guardano, altri che guardano la mia kitsune… e decido che ci siamo abbronzati abbastanza!

"Ehi, Kaede, che ne dici di tornare in cabina? Tra poco dovremo prepararci per il buffet…" suggerisco, mentre le mie mani risalgono ad accarezzargli le braccia.

"Do’aho… siamo appena arrivati!" mi sibila, evidentemente non gradendo l’interruzione.

"Possiamo tornare per un bagno di mezzanotte… però adesso io VORREI PROPRIO andare in cabina!"

Ci deve essere una urgenza nel mio tono che lo porta a dare finalmente peso alle mie parole. Volta la testa dalla mia parte e mi guarda. Il suo sguardo scende…

"Ma per te non è mai abbastanza?!"

Sembra allibito… io però, pur arrossendo, decido di andare fino in fondo:

"Non esiste una cosa come ‘abbastanza’ per me!" (*)

Lui scuote la testa, ma mi accorgo che sta sorridendo. Si alza, allungandomi un accappatoio, forse per farmi riguadagnare un po’ di decenza, e ci avviamo fianco a fianco verso la nostra cabina. Non fa in tempo neanche a chiudere la porta, che io ce lo addosso contro e comincio a baciarlo… comincio a pensare che questo viaggio sarà troppo breve per poter sfruttare i mille comfort di questa nave, considerando che gran parte di esso sarà occupato dallo studiare bene quelli che può offrire il nostro letto.

Lo guardo dormire. Non è una cosa rara che io rimanga sveglio ad osservarlo, e poi, lo sapete, lui dà numerose occasioni di vederlo addormentato, eppure mi pervade una strana dolcezza quando lo vedo abbandonato al sonno, mi sembra quasi che si stia affidando a me. Ho sempre pensato che fosse un segno di estrema fiducia dormire in presenza di qualcuno.

Sollevo la trapunta, per coprirci. L’aria condizionata rende la stanza un po’ fredda, e poi è bello stare abbracciati alla kitsune sotto una coperta…

Quando mi sveglio, qualche ora dopo, il volpacchiotto dorme ancora, però adesso ha la testa nascosta nell’incavo tra il mio collo e la spalla. Sento il suo respiro regolare accarezzarmi la pelle, e allora lo stringo più forte, cominciando ad accarezzargli i capelli.

So che sto sorridendo come un ebete, ma ancora non riesco a credere di averlo convinto a partire con me, a saltare i suoi preziosi allenamenti per una vacanza… lo so, lo so, è il suo amore sconfinato che lo porta a non opporsi a nessuna mia idea!!

"Che ti ridi?" mi fa, soffocando uno sbadiglio, e accoccolandosi meglio su di me.

"Sto pensando al buffet… - invento, per evitare che cerchi di distruggere i miei pensieri romantici con qualche uscita sarcastica delle sue - …non vedo l’ora di avventarmi su quelle montagne di frutta!" continuo, catturandogli la mano.

"Hn… - sbuffa, poi decide di articolare il concetto - …siamo sotto allenamento, dobbiamo mantenere una dieta controllata".

Io lo bacio, e poi non posso evitare di prenderlo un po’ in giro:

"Non credi che stiamo facendo abbastanza esercizio fisico da poterci permettere qualche strappo?"

Muovendosi, si strofina contro di me, ed io arrossisco di nuovo:

"Ehm… e come vedi, non abbiamo ancora finito!" aggiungo, cercando di uscire dall’imbarazzo.

Lui sorride, semplicemente, poi mi scavalca con una gamba, e decide di continuare con il nostro allenamento speciale. Sì, stasera credo che prenderemo anche doppio dessert!

Finalmente sono pronto per la cena… mi guardo nello specchio aggiustandomi un pochino i capelli: ne è passato di tempo da quando li avevo tagliati cortissimi, dopo lo scontro con il Kainan nel primo anno allo Shohoku. Ora, sebbene certamente non siano lunghi, la mia testa non sembra certamente più un pallone da basket!! Ok, credo davvero di essere perfetto, i jeans blu scuri mi stanno a pennello, così come la camicia azzurra, che tengo fuori da pantaloni e con le maniche arrotolate sugli avambracci. I miei inseparabili anfibi completano l’opera… sì, sono davvero uno schianto!

"KITSUNE!! SEI PRONTO?!" urlo alla porta chiusa del bagno. Ho la vaga sensazione che ci si sia nascosto per evitare i miei famosi assalti romantico-passionali, solo che adesso mi viene il sospetto che Kaede in quella vasca ci si sia pure addormentato… ma no, neppure lui arriverebbe a tanto!!

"Kaede!! – lo chiamo di nuovo – Non voglio che gli altri si divorino tutto!! Ho fame…"

Niente, nessuna risposta. Comincio a battere sempre più forte contro la porta, finché, dopo un bel po’, questa finalmente si apre… come non detto, gli occhi acquosi e lo sbadiglio che cerca di trattenere indicano che la mia prima supposizione era esatta.

"Ti sei addormentato" non è una domanda, è una constatazione.

Lui mi guarda infastidito:

"Stavo pensando" mi risponde, ed è così chiaro che i suoi pensieri fossero nel mondo di Morfeo, che non posso trattenermi dal sorridergli e attirarmelo contro, scompigliandogli i capelli con la mano:

"Sbrigati, prima andiamo, prima torniamo…" gli mormoro con tono allusivo.

"Buon motivo per fare le cose con calma" replica lui, che ha recuperato velocemente le sue risposte caustiche.

"Prima non mi sembrava di averti sentito lamentare…" gli ribatto, ma non aspetto la sua risposta, che sicuramente non me la farebbe passare liscia, e invece, avvicinandomi all’armadio, cambio argomento:

"Ho deciso che stasera ti vestirai così" gli comunico, afferrando la camicia di seta grigio fumo che abbiamo comprato prima di partire, e i jeans neri. Lui, come al solito quando si tratta di vestiti, non si oppone, e comincia ad indossarli rapidamente.

Ancora una volta trattengo il fiato: Kaede è sempre meraviglioso, con quella sua pelle chiara, i capelli nerissimi e gli occhi blu, ma quando indossa qualcosa che accentua questi contrasti ha sempre l’effetto di mozzarmi il fiato.

Solleva gli occhi su di me, sembra che voglia dire qualcosa, ma si blocca e io leggo perplessità nel suo sguardo… scuoto la testa e mi limito ad afferrargli la mano. So bene che a lui non piace sentir parlare del suo aspetto, che del resto so benissimo essere solo l’ultimo dei suoi pregi, quindi lo trascino sul ponte lasciando la sua domanda senza risposta.

 

NON POSSO CREDERCI!!! Ci sono montagne di sfizi di tutti i generi, dolci e salati, di carne e di pesce, e verdure, formaggi, frutta… zuppe e torte… i miei occhi stanno per abbandonare le orbite, mentre con il dito tremante indico tutto questo bendiddio:

"Ka… Kaede!!!" invoco.

"Hn?" fa lui, con evidente noncuranza. Ma certo, per una volpaccia inappetente come è lui tutte queste meraviglie non devono avere lo stesso effetto che hanno sul resto della popolazione normale.

"TI RENDI CONTO CHE E’ TUTTO GRATIS??!!" gli urlo nell’orecchio, pronto a lanciarmi sul buffet.

Lui solleva le spalle, e quasi immediatamente scompare in un angolo, occupando un piccolo tavolo nascosto nella zona meno illuminata della grande sala, tavolo che non riuscirà mai ad ospitare tutto quello che ho deciso di trangugiare stasera… no, no, non fate quelle facce!! Non avete capito!! Io non penso solo a me, una parte (piccola, ma comunque esistente) di questo banchetto finirà anche nello stomaco della kitsune. Non ci credete? Non conoscete le mie capacità di persuasione…

"Dai, cucciolino… assaggiane un po’…" cerco di tentarlo, mezz’ora dopo, avvicinandogli alla bocca una forchetta su cui convivono, come naufraghi sulla stessa zattera, un pezzo di aringa affumicata, un pomodoro, una stella di formaggio e un ravanello.

"Mangiatelo tu, io quello schifo non lo voglio" mi risponde con poca grazia, ritornando alla sua insalata e all’acqua minerale.

"Un giorno diventerai verde, a forza di mangiare quell’erbaccia!" gli profetizzo, facendo scomparire in un battibaleno nella mia bocca la leccornia che gli avevo destinato.

"Mph!" replica lui, decidendo, udite udite, di aggiungere alla verdura anche del pesce arrostito.

Io scuoto la testa, non mi rimane altro, e porto lo sguardo sulle altre persone che affollano la sala, e che si stanno avventando come cavallette sul MIO buffet:

"Quella col vestito salmone esploderà, se mangia un’altra tartina" comunico, dopo aver soffermato il mio occhio clinico sulla tipa che si sta servendo per la quinta volta al tavolo centrale.

Kaede non risponde, però vedo che anche lui sta guardando attentamente la gente raccolta intorno ai piatti di portata. Cerco di seguire il suo sguardo, ma appena sollevo gli occhi, incontro quelli, troooppo interessati, di uno dei ragazzi dell’equipaggio, quello che il comandante ha già presentato come il suo primo ufficiale. E non mi piace come sta guardando Kaede.

Sono già pronto a far partire una delle mie famose testate, oppure a staccargli la testa dal collo per utilizzarla come palla per un tensai-dunk, quando mi accorgo che ci sono altre due persone che stanno guardando nella nostra direzione… devo uccidere anche loro? No, sembrano ‘amici’…

"Ma non sono…" mormoro, quasi più a me stesso che alla kitsune. Lui però termina la frase per me:

"Hanagata e Fujima".

Ebbene sì, sembrano proprio lo stangone e la riserva dello Shoyo.

Li guardo stupito, ma subito torno a rivolgere un insistito sguardo truce all’indirizzo di quel manichino in divisa che continua a guardare Rukawa, sbavando per di più. Faccio per sollevarmi in piedi, quando sento una mano sul mio braccio:

"Siediti e stai buono" mi sta sibilando Kaede, riprendendo a bere quel delizioso cocktail di acque minerali che ha costituito il suo unico beveraggio serale.

"Starò buono quando gli avrò cavato gli occhi – gli replico – e non mi ci vorrà molto, visto che sono già attaccati alla tua camicia…"

Solo il tensai sa trovare immagini così pregnanti.

"Piantala, do’aho" mi risponde, e devo ammettere che anche lui, quanto a sguardi truci, sa il fatto suo.

Mi risiedo, continuando a fumare di rabbia, ma l’avvicinarsi di Hanagata e Fujima contribuisce a distrarmi dai miei sogni sulle lente torture alle quali sottoporre lo strofina-ponti.

"Ehi ragazzi! Non pensavo proprio di trovarvi qua…" esordisce il panchinaro, sorridendo.

"IO ho offerto una vacanza alla volpaccia" decido di mettere subito in chiaro, meritandomi un’occhiata severa di Kaede.

"E’ fantastico, un bel viaggio romantico prima di ricominciare gli allenamenti… anche noi abbiamo deciso di approfittare delle ultime due settimane di pausa" interviene il mister quattr’occhi, sorridendo e sfiorando con noncuranza (ma io l’ho visto!) la mano del compagno.

"Sì, sì, un viaggio romantico!!" ripeto felice, è esattamente questo il mio obiettivo, un viaggio romantico e passionale, che passeremo quasi interamente in bollenti attività fisiche… il mio ghigno deve aver rivelato un po’ troppo dei miei pensieri, perché i sorrisi dei due ex giocatori dello Shoyo sono ancora più ampi, mentre Kaede mi ringhia uno dei suoi ‘do’aho’ più minacciosi. Che ci posso fare se il tensai è la trasparenza fatta persona?

Decido di togliermi dall’impaccio cambiando argomento:

"Avete visto la piscina? C’è anche quella per l’idromassaggio… è tutto fantastico!"

Hanagata sorride senza rispondere, mentre Fujima… arrossisce leggermente? Uhm… il grande investigatore, Hanamichi Sakuragi, sente odore di bruciato:

"Perché voi avete visto la piscina… oppure no?" mi manca la luce da sparare dritta nei loro occhi, e sarei perfetto per il ruolo.

"Abbiamo dato un’occhiata" risponde lo stangone, che poi cerca di cambiare discorso "Avete assaggiato l’insalata di gamberetti? E’ buonissima".

"Lascia stare i gamberetti, quattr’occhi!! VOI NON AVETE MAI LASCIATO LA VOSTRA CABINA!" lo accuso, puntandogli addosso l’indice.

AHIO!!! La volpaccia mi ha dato una delle sue solite gomitate, e adesso avrò un enorme ematoma sul fianco!!

"Ma cosa ho detto, kitsune!" mi lamento, dopo aver deciso che per stavolta lo grazierò, evitando di dargli la testata che merita.

Fujima scoppia a ridere, appoggiandosi leggermente al petto del compagno, mentre questi replica:

"Invidioso, Sakuragi?"

Io scrollo le spalle con noncuranza:

"Assolutamente no, visto che anche noi siamo qui solo in… pausa. Vero Kaede?"

Me ne ha data un’altra!! Una gomitata sullo stesso punto, adesso avrò un ematoma doppio!!

Non capisco perché a volte la kitsune sia così violenta, tanto più che passo IO per essere un teppista, comunque non mi sembra il caso di approfondire il discorso proprio adesso.

Ovviamente si finisce per parlare di basket, e considerando che questo sarà il nostro ultimo anno allo Shohoku, Rukawa fa molte domande sul torneo universitario. Rimaniamo a parlare per un bel po’, e ogni tanto qualcuno di noi si avvicina al buffet per fare provviste per tutti. Quando è il turno dell’ex capitano dello Shoyo, vediamo che tarda a tornare. Hanagata si volta per capire cosa sia successo, e lo individua, immobile di fronte ad uno dei tavoli. Sembra stregato da qualcosa, ma ad un certo punto si volta verso di noi, con un’espressione strana sul viso e ci fa segno di avvicinarci.

Sono un po’ stanco, ma se questo significa che potrò riempire altri piatti per me e la volpaccia, mi sacrifico volentieri. Lo raggiungiamo, e, seguendo il suo sguardo, passiamo in rassegna le pietanze disposte sul banco.

Ehm… c’è qualcosa di strano, anche se non riesco a capire subito cosa sia. Mi allontano di un paio di passi per godere di una visuale migliore, e a questo punto…

"KAEDEEE!!!" esclamo, puntando l’indice verso la composizione.

Lui si volta verso di me, e, forse perché mi aspetto il suo sopracciglio alzato di quando sta per dirmi ‘do’aho’, intendendo però ‘amore, luce dei miei occhi’, rimango spiazzato quando noto il suo sguardo shockato. In un istante sono accanto a lui, e devo trattenermi dalla tentazione di abbracciarlo davanti a tutti, cosa che infatti mi procurerebbe una gomitata nel fianco:

"Cos’hai? Stai male? Dobbiamo fermare la nave?" gli chiedo, appena un pochino agitato.

Ecco, ora finalmente mi sento a casa… il suo sopracciglio è alzato e la sua espressione pericolosamente imbronciata:

"Che diavolo vai blaterando?!" mi fa, poi riprende, voltandosi di nuovo verso il tavolo "E’ rivoltante…" mormora.

"Ma perché? Sono così teneri…"

A questo punto si girano verso di noi anche Hanagata e Fujima. Hanagata sta sorridendo, scuotendo la testa, mentre in Fujima colgo lo stesso sguardo allucinato della kitsune.

"Chissà quanto tempo devono averci perso…" mormora lo stangone, pensieroso.

"Tempo che avrebbero potuto sicuramente impiegare con maggior profitto" gli replica il panchinaro, che però sta cominciando a sorridere.

Io davvero non capisco il perché di queste facce scettiche, a me sembra un’idea geniale!

"E’ perché voi siete stonati!" li accuso. Del resto, è sicuramente questo il motivo: non tutti cantano Knocking on Heaven’s Door come lo faccio io… e sono anche pronto ad improvvisare una esibizione immediata.

Il quattr’occhi mi guarda interrogativo; Fujima si gratta leggermente la tempia con l’indice, ma è il mio Kaede a parlare:

"A volte le connessioni tra il tuo cervello e la bocca seguono strade tortuose e misteriose…"

Ancora una volta noto che la volpaccia diventa logorroica solo quando deve criticarmi. Sono pronto a replicare, quando lo sento aggiungere piano:

"Poveri polletti…"

Io riporto lo sguardo sulla composizione che troneggia sulla tavola imbandita, dominando gli altri piatti dall’alto di una alzata di vetro: sul piano così rialzato sono disposti dei polletti arrosto. Ok fin qui, e voi direte che non c’è nulla di cui discutere. E invece lo chef, un artista, secondo me, ha sistemato detti volatili abbrustoliti in modo tale da formare una orchestra. Ogni polletto è seduto su un sedile ricavato da noci di cocco, le scarpette scure sono intagliate in acini d’uva, mentre i visi dei musicanti sono ritagliati nell’anguria, con le carote utilizzare per le creste. Vi state domandando di cosa siano fatti i violini, i violoncelli e le viole? Il primo violino ha un meraviglioso strumento ricavato da un peperone rosso scuro, mentre per gli altri orchestrali è stata utilizzata una più volgare patata. Il direttore è poi meraviglioso: indossa una marsina color melanzana, ricavata infatti con la sua buccia, e stringe nell’aletta destra un filo di zucchina, la sua bacchetta per dirigere i pennuti…

Non è una composizione meravigliosa?! (**)

"Kaede!! Ti sei accorto che per gli strumenti a fiato hanno usato i fagiolini?! E per i piatti… ma non sono sezioni di cetriolo?"

La mia commozione per il quadretto che abbiamo davanti sembra non contagiare anche gli altri, ma, come ho già detto, il loro spirito musicale è praticamente nullo, è per questo che non possono apprezzare.

Ad un certo punto mi viene un dubbio:

"Ma, secondo voi, si possono mangiare?" chiedo, dubbioso ma speranzoso.

Fujima inclina la testa di lato:

"Penso che così si altererebbe quest’opera d’arte!" risponde, riconoscendo finalmente la bravura dello chef.

"Beh… però significherebbe buttare tutto… sarebbe uno spreco! Io voglio mangiarmi il direttore d’orchestra: lui è il tensai della squadra!"

"Veramente è il primo violino ad essere la guida dell’orchestra…" mi riprende il quattr’occhi, che evidentemente pretende di saperne più di me di musica. Cosa assolutamente impossibile.

Sto ancora meditando sulle possibilità che ho di addentare l’ex pennuto in marsina, quando si avvicina quell’idiota in uniforme che è tutta la sera che sta con gli occhi appiccicati al mio Kaede.

"La composizione verrà lasciata ancora per qualche minuto, in modo che tutti possano vederla, poi sarà possibile mangiare ‘gli orchestrali’" spiega con voce inspiegabilmente bassa.

Prima di tutto, ma qualcuno gli ha chiesto qualcosa?! In secondo luogo, se ha mal di gola, andasse a spargere i suoi batteri da qualche altra parte!!

"Non hai da lavorare?" gli chiedo mettendomi tra lui e Kaede.

"Scusi?" mi fa lui, rivolgendomi un sorriso più falso di una banconota da 700 yen.

"Schioda!" gli sibilo.

Mi accorgo degli sguardi incuriositi di Hanagata e Fujima, e di quello piuttosto infastidito di Kaede, ma non mi smuovo, anzi… piazzo le mani sui fianchi e guardo con espressione truce il manichino in divisa. Lui sostiene per qualche secondo la sfida, poi si china leggermente davanti a Kaede, scusandosi per doversi allontanare…

Bastardo.

Riporto l’attenzione sui polletti, ignorando le occhiate ormai divertite dei giocatori dello Shoyo, e concludo:

"Il Tensai deve crescere. Mangerò prima il direttore e poi il primo violino… chissà che concerti faranno nel mio stomaco!!" e rido felice.

"Do’aho" sento mormorare, ma non mi giro, poggio una mano sulla spalla della kitsune, stringendogliela leggermente… il tensai ce la farà, non deve essere così preoccupato per me!

Dopo cena, torniamo nella nostra cabina. Mi fa un po’ impressione pensare a cosa staranno facendo Fujima e Hanagata in questo momento… bah! Spero che Hanagata si sappia far valere, anche se solo il tensai è infaticabile!! Ok… scuoto la testa, non devo pensarci!!

Sto steso sul letto, aspettando che Kaede mi raggiunga. Questa vacanza serve per rilassarci, il riposo è un’altra cosa… e stanotte sicuramente stabiliremo un nuovo record!!

La porta del bagno si apre e la kitsune si avvicina, con indosso i boxer e una t-shirt grigia, sollevando la coperta leggera per infilarsi nel letto. Lo guardo con uno dei miei ghigni più significativi, e lui invece mi volta le spalle e spenge la lampada dalla sua parte del letto:

"Notte, do’aho" mormora, sbadigliando.

Io salto su… che significa ‘notte, do’aho’? Mi sta facendo credere che non intende onorare questa prima notte sospesi sull’oceano con un po’ di sano esercizio fisico?!

Mi allungo su di lui, afferrandolo per la vita e sbattendolo con la schiena contro il materasso.

"Che diavolo stai facendo, idiota!" fa lui, che forse non ha gradito i miei modi da boscaiolo.

"Ascolta bene le mie parole, TU NON TI ADDORMENTERAI PRIMA DELL’ALBA!"

Lui cerca di divincolarsi, ma so benissimo di avere già vinto perché, quando comincio a baciarlo sul collo e ad accarezzargli le spalle, le braccia, fino a raggiungere con le dita la sua schiena, comincia ad emettere quei sospiri affannosi che riconosco come caratteristici di quando ormai è preda anche lui della passione…

Alterniamo momenti di frenesia, di desiderio di sentirci parte uno dell’altro, ad altri in cui ci accarezziamo, ci baciamo dolcemente, ci stringiamo uno all’altro cullati dal leggero rumore del mare. E io mantengo la mia promessa, quando i primi raggi del sole entrano attraverso l’oblò, noi siamo ancora svegli, e io lo sto stringendo contro di me, accarezzando la sua testa abbandonata sulla mia spalla. Sorrido quando porto lo sguardo sulle sue palpebre che faticano a non abbassarsi. Mi chino e gli bacio la punta del naso:

"Buona notte, amore" gli mormoro.

"Buona notte, Hana" mi risponde lui, sistemandosi meglio su di me, e chiudendo finalmente gli occhi.

 

Nei giorni successivi, ci godiamo il mare, il sole, e tutte le comodità messe a disposizione dalla Regina degli Abissi, ma solo per parte del tempo, visto che il tensai ha davvero tante idee per come impegnare le giornate in modo ancora più rilassante. E Kaede? A volte mi fermo a guardarlo, perché mi sembra strano riuscire a vederlo così sereno. Quando gliene ho chiesto il motivo, mi ha risposto che, non potendo fare niente per allenarsi o per raggiungere la squadra, è inutile ribellarsi, e quindi è deciso a godersi questa vacanza fino in fondo. E’ vero che verso il tardo pomeriggio mi costringe a correre sul ponte, e poi a fare ginnastica nella piccola palestra, ma io credevo che su altri discorsi sarebbe stato molto meno accomodante. Ok, non mangia molto, e controlla severamente ogni piatto che cerco di svuotare, ma in realtà spesso finisce per sorridere alle mie rassicurazioni che tutto il cibo che ingoio mi è necessario perché sono in fase di crescita…

Stasera siamo sul ponte, da soli, affacciati dal parapetto. La nave alza alti spruzzi avanzando velocemente. Domani dovremmo raggiungere le Hawaii, ma la cosa non mi tocca più di tanto, lo scopo della vacanza era stare insieme, rilassarsi. Mi avvicino a lui e gli passo un braccio intorno alla vita. Lui all’inizio non reagisce, poi si stringe contro il mio fianco:

"Mi piace il mare" mormora.

"Lo so" gli rispondo piano. L’ho sempre saputo. A lui non piace il mare estivo, il mare pieno di persone stese a prendere il sole, il mare dei secchielli e delle palette. A lui piace il mare notturno, il mare d’inverno, il mare nelle giornate di pioggia, questo mare nero che non riusciamo a vedere ma di cui sentiamo i suoni.

"Sono contento che siamo riusciti a partire" aggiungo, e mi viene da sorridere a pensare che all’inizio credevo che non ce l’avremmo mai fatta.

"Credo anche io che per una volta tu abbia avuto un’idea degna di un tensai…"

Non gli vedo il viso, ma sono sicuro, dalla sua voce, che stia sorridendo, e così rispondo al solito modo:

"COSA VUOI DIRE?! Io ho sempre idee da tensai!!" esclamo.

Lui struscia la testa contro il mio collo:

"Grazie, tensai" mi risponde.

 

Sono due giorni che passiamo da un’isola all’altra. La prima volta siamo scesi insieme agli altri passeggeri, ed è stato bello camminare senza scarpe su questa sabbia bianca e sottile, ed è stato bello anche tuffarsi in quest’acqua limpida, però entrambi ci siamo sentiti sollevati quando siamo tornati sulla nave. E così il secondo giorno non scendiamo, tanto più che grazie alle mie brillanti manovre abbiamo perso la scialuppa che portava a terra. Cosa stavamo facendo?

Mi deludete… pensavo che foste più svegli!!

Comunque, quando torniamo in cabina per cambiarci per il pranzo, rimango impietrito davanti allo spettacolo che si presenta davanti ai miei occhi.

"Do’aho, perché ti sei fermato?!" mi chiede Kaede, che per poco non mi è franato addosso, quando mi sono bloccato sulla soglia.

Mi giro verso di lui, cercando di bloccargli la visuale:

"Ehm… Kaede amoruccio, non potresti andarmi a prendere un succo di frutta?" gli chiedo, cercando di essere convincente.

"Ce ne è una bottiglia nel frigorifero! Dai, fammi passare che voglio farmi una doccia…" aggiunge, senza raccogliere.

"Ho voglia di un cioccolato caldo!" ritento, continuando a tenere la mano sulla maniglia.

Lui mi tocca la fronte:

"Hai la febbre?! – mi chiede scuotendo la testa – con queste temperature vuoi un cioccolato caldo? Piantala e fammi entrare".

Non posso fare più niente, spalanco la porta, entrando prima di lui, poi mi volto a guardarlo.

La sua espressione è allibita… sul letto, sulla scrivania, sul tavolino accanto alla porta, ovunque ci sono buste di patatine… di patatine Krokky, per dirla tutta, e da una parete all’altra è attaccato uno striscione che saluta e augura buona vacanza ai vincitori del secondo premio del concorso ‘Con Krokky, scrocchia meglio’…

"Cosa vuol dire?" mi fa lui, sollevando uno sguardo poco rassicurante su di me.

Io mi stringo nelle spalle, e la sua espressione si fa più dura.

Decido di rispondere:

"Non abbiamo vinto la Porsche…" ammetto, guardandomi le scarpe.

"E invece abbiamo vinto questo viaggio…"

Io annuisco, poi, dopo qualche secondo, aggiungo:

"Ci tenevo tanto. Forse dovevo dirti come ero riuscito ad avere i biglietti, ma mi piaceva far finta che avesse a che fare con qualcosa di più romantico delle patatine…" spiego, continuando a non guardarlo. Ecco, sono sicuro che mi stia arrivando il suo do’aho…

Finalmente sollevo gli occhi dal pavimento. Lui mi sta fissando, ma non riesco a leggere nel suo sguardo, poi comincia ad avvicinarmisi, prima lentamente poi più in fretta, e improvvisamente rivivo una scena già vissuta… lui mi salta in braccio, avvolgendomi le gambe intorno alla vita e stringendomi le braccia dietro al collo.

Mi ha colto alla sprovvista, ma l’abilità del tensai è trarre il meglio da qualsiasi situazione, e così me lo serro contro, poi mormoro:

"Non potrai mai più dirmi che mangio troppe patatine…" gli mormoro contro l’orecchio.

Lui si allontana di poco e mi guarda. Mi sorride mentre scuote la testa:

"Mangi troppe schifezze, e io continuerò a ripeterlo" ribadisce, con ostinazione.

Festeggiamo a nostro modo per il resto del pomeriggio, e la sera raggiungiamo la sala principale per la cena. Negli ultimi giorni abbiamo raramente incontrato Hanagata e Fujima. Credo che anche loro stiano approfittando di questa vacanza per ‘rilassarsi’, anche se non credo che lo facciano dormendo, viste le occhiaie che sfoggia il nanetto.

Faccio un cenno con la mano per attirare la loro attenzione. Sebbene io preferisca rimanere solo con la volpaccia, mi piace anche scambiare qualche parola loro, soprattutto considerando che a Kaede piace avere notizie della squadra universitaria.

Come sempre, quando qualcuno siede al tavolo con me, la mia abilità di divoratore folle abbaglia tutti i presenti.

"Com’è il pesce?" prova a chiedermi Hanagata, vedendo che mi sono riempito la bocca con tanti piccoli ex nuotatori fritti.

"ahh.. skrrrrr… chunnn… oni!" rispondo, combattendo con una lisca, e finendo per afferrare la caraffa d’acqua per liberare la gola.

"Ah. Bene…" mormora lui in risposta, servendosi cautamente. Io gli faccio cenno di abbondare, e lui mi sorride, aggiungendosene un’altra cucchiaiata. Ecco, vi sembra giusto che lo stangone, che sì, lo conosco, ma non è che siamo intimi (oddio… mi si drizzano i capelli al solo pensiero!!), mi dia più retta della volpaccia inappetente?!

Mi sporgo sul piatto di Kaede per indagare su cosa ci abbia piazzato dentro…

Un pomodoro.

Scusate. Una fetta di pomodoro.

Lo guardo con gli occhi sgranati, poi, con uno sbuffo, afferro il piatto e mi riavvicino al buffet, buttandoci dentro tutto quello che vedo. E peccato che non ci siano più i polletti, perché altrimenti il violoncellista e il suonatore di flauto traverso sarebbero stati suoi!

"Io non mangerò mai tutta quella roba" mi fa lui, guardando prima il cibo e poi me, con il tipico atteggiamento di quando si ostina a non darmi ragione.

Il mio sguardo diventa feroce, e dalla mia gola comincia ad uscire una specie di ringhio. A questo punto sento un leggero colpo di tosse provenire dal lato di Fujima. Il mio sguardo assassino si punta ora su di lui:

"Domani avete intenzione di partecipare all’escursione sul vulcano?" chiede, versandosi l’acqua nel bicchiere.

Evito di specificargli che domani, per l’intera giornata, io e Kaede saremo presi da altre eruzioni, e mi limito rispondere brevemente:

"No".

Il sorriso del panchinaro si accentua:

"Neanche noi, forse parteciperemo a quella di dopodomani, visto che l’altro vulcano è molto più interessante – si ferma per qualche istante, poi riprende, lanciando un’occhiata ad Hanagata – che ne direste di raggiungerci per una partita a tennis? Sul ponte ci sono due campi, e noi vorremmo fare un po’ di esercizio, in vista della ripresa degli allenamenti" spiega.

Nonostante, da quello che ho capito, Kaede non abbia mai giocato, sono sicuro che il pensiero di una piccola preparazione per gli allenamenti lo attiri parecchio, e infatti annuisce. Io mi dimostro però molto più entusiasta:

"Sìììì!!! Finalmente il tensai vi farà mangiare la polvere!!! – prometto – E potrò usare la racchetta di Agassi, la meravigliosa racchetta che lui ha scelto solo dopo che gliel’ho consigliata io!!!"

Hanagata mi sorride incerto, poi annuisce:

"Allora siamo d’accordo per domani… potremmo fare verso le cinque, va bene?"

Kaede annuisce, mettendomi contemporaneamente una mano sul braccio, quasi volesse evitare che sia io a rispondere.

Continuiamo a mangiare, e, nonostante le mie proteste, la kitsune continua a dimostrare, secondo me per farmi un dispetto personale, tutta la sua inappetenza. Terminata la cena, si può scegliere come continuare la serata: c’è il salone principale, quello in cui siamo, in cui si può ballare, e poi ci sono le sale più piccole per i giochi… generalmente riservati ai minori di dieci anni, quindi non per noi!

Vedo che il comandante della bagnarola, il tipo che ci ha salutati quando abbiamo salito la passerella, il primo giorno, invitare una specie di moby dick in vestito di satin dorato, e poco dopo altre coppie raggiungerli al centro della sala.

Stringo la mano della volpaccia, che si volta con sguardo interrogativo verso di me.

"Ti ricordi Halloween?" gli chiedo, facendo riferimento alla festa in maschera che ci ha permesso di ballare la ‘nostra’ canzone davanti a tutti.

Lui sorride, ma non dura che un attimo, poi corruga la fronte e mi sibila:

"Non pensare neanche lontanamente che io sia disposto a ripetere l’esperienza qui sopra!"

Io mi avvicino al suo viso, e gli mormoro:

"No, non te lo chiederò. Ma ormai rassegnati, sei in trappola, volpaccia, e non puoi più negarmi niente…"

"Do’aho!!" ribatte pronto, voltandosi poi leggermente, in modo da offrirmi le spalle.

Io scuoto la testa: può non riconoscerlo, ma io ho ragione!!

Dopo cena, ci affacciamo per qualche istante sul ponte, camminando per respirare un po’ di aria fresca. Per una volta riesco a stare in silenzio, infatti è come se mi sembrasse inopportuno riempire questa notte di parole… ci sono altre persone e non posso abbracciare Kaede come vorrei, però ci stendiamo sulle sdraio lasciate all’aperto, e guardiamo il cielo limpido e stellato. E’ un altro modo per essere vicini.

Non so perché ma mi viene di pensare al nostro futuro, a cosa faremo una volta terminata la scuola. So qual è il sogno di Kaede, è sempre stato avere la possibilità di giocare in America… vi starete domandando (e se non lo state facendo, dovreste farlo!) quale sia il sogno del tensai Sakuragi. Beh, ve lo dico subito: ho imparato anche io ad amare il basket, e non credo che a questo punto potrei smettere di giocare; vorrei diventare un professionista, anche se penso che potrei anche accontentarmi di farlo in Giappone… però, e nell’ammetterlo mi giro verso la volpaccia rilassata che sta cercando di addormentarsi sulla sedia accanto alla mia, tengo così tanto a lui, sono così certo che non riuscirei a vivergli lontano, che credo che questo suo sogno di giocare negli USA sarà il sogno di entrambi. Non è una cosa che io dica con leggerezza, so bene che possiamo farcela, insieme siamo veramente invincibili, e poi… volete mettere tutti i soldi che guadagneremo? Potrò anche smettere di grattare i sacchetti di Krokky per vincere la Porsche!!

Quando mi accorgo che il volpacchiotto sta andando in letargo, lo scuoto leggermente:

"Torniamo in cabina" gli mormoro, chinandomi su di lui e aiutandolo ad alzarsi.

Si appoggia leggermente a me mentre percorriamo il corridoio che porta alla nostra stanza. Quando finalmente apro la porta, mi rendo conto che mentre cercavo la chiave, lui si è addormentato contro la mia spalla. Mi chino velocemente, passandogli un braccio sotto le ginocchia e lo prendo in braccio… nonostante i suoi numerosi rimbrotti e le sue continue dimostrazioni di essere perfettamente autosufficiente e indipendente, finisce sempre che il tensai deve prendersi cura di lui!!

 

"Quello è punto!! Ha preso l’incrocio delle linee!!!" urlo, visto che il nano e il quattr’occhi non vogliono riconoscere che il mio meraviglioso smash è andato a buon fine, permettendoci di vincere il sesto gioco dell’incontro, portandoci sul tre pari.

"No, era fuori" ribadisce Fujima.

Non è un campo in terra rossa, ovviamente, quindi non possiamo neanche discutere il segno lasciato dalla pallina, però io sono sicuro che fosse riga!! Doveva esserlo, visto che era un colpo così fenomenale… era semplicemente giusto.

"Do’aho, eravamo d’accordo che ognuno fosse responsabile dell’arbitraggio nella propria metà campo, quindi non discutere" mi ripete Kaede, per l’ennesima volta.

Io grugnisco, non sono affatto convinto di questa regola, secondo me le signorine dello Shoyo ci stanno fregando… ma non riusciranno a nulla contro il tensai: farò il doppio dei punti, se sarà necessario per vincere.

Il tensai può.

Continuiamo a giocare, e per puro caso le due schiappe vincono il primo set al tie-break, solo perché mi sono distratto un attimo mentre Kaede serviva, e la risposta del quattr’occhi mi è passata accanto senza che quasi me ne accorgessi. Ma non è stato che un attimo di defaillance, presto recuperato visto che abbiamo vinto il secondo set 6-4.

Devo ammettere che Hanagata gioca davvero bene, si vede che ha ottimi colpi, che ha giocato seriamente. Fujima anche se la cava, sebbene sembri preferire il gioco da fondocampo, attendendo l’errore dell’avversario. Ma è Kaede a stupirmi di più: da quello che ho capito il volpacchiotto non ha mai preso in mano una racchetta, e all’inizio si vedeva, però pian piano è riuscito ad aggiustare i colpi, soprattutto grazie alle mirabolanti spiegazioni del tensai, e adesso a rete è una specie di muro, e con un po’ più di tecnica potrebbe veramente arrivare ai livelli del grande Genio… NO!!! Non è vero!! Non l’ho detto… IL GRANDE GENIO E’ INARRIVABILE!!!

Anche il terzo set si risolve al tie-break. Intorno al campo si è radunata una piccola folla che ci guarda giocare. L’incontro è piuttosto acceso, tutti e quattro stiamo mostrando tutta la nostra competitività… ma il campione nell’arte dell’io non perderò mai è sempre lui, il volpacchiotto: si è piazzato sottorete, a sfidare Hanagata, e quando questo alza un pallonetto sperando di fregarci, Kaede mostra che la statura non gli serve solo per il basket, retrocede di qualche passo e poi prepara lo smash…

Game, set, match!!

"ABBIAMO VINTO!!!" gli urlo, abbracciandolo.

Lui mi sibila di lasciarlo andare, guardando la folla che sta applaudendo, ma so che è contento di aver vinto, e del resto quando vinciamo insieme è sempre più bello!

Ci avviciniamo alla rete per stringere la mano ai nostri avversari, e adesso sono anche disposto a far loro i miei complimenti per come giocano.

Lo stangone mi strizza un occhio:

"Allora ci dovete concedere una rivincita – porta lo sguardo su Rukawa – Ora sappiamo qual è l’arma segreta del vostro team!"

Non so se arrabbiarmi oppure di essere fiero della mia volpaccia, e alla fine sorrido:

"Quando volete, il tensai non nega una lezione a nessuno!"

Torniamo in cabina per farci una doccia e prepararci per la serata, e mentre mi spoglio penso che è stato bello incontrare qui i due ex giocatori dello Shoyo. Non è che siamo stati insieme ogni minuto, anzi, però poter fare qualcosa tutti insieme ogni tanto è stato molto divertente.

Sento il rumore della doccia… Kaede deve essere già sotto l’acqua, e invece io devo aspettare ancora, tutto sudato.

DEVO aspettare?! Ma no, perché… chi lo dice?

Con il miglior ghigno del grande Hanamichi Sakuragi apro la porta del bagno, e poi faccio scorrere il vetro della doccia, raggiungendo la volpaccia:

"Mi dispiace, ero troppo sudato…" gli dico sorridendo.

Lui prima mi guarda con un sopracciglio sollevato, poi mi volta le spalle, e io afferro la spugna per insaponargli la schiena…

 

Abbiamo partecipato all’escursione sul vulcano, abbiamo visto la lava incandescente, i lapilli e le scintille lanciate nel cielo notturno. E’ stato molto emozionante… non che in Giappone certi fenomeni siano insoliti, ma è stato bello ammirare lo spettacolo dal mare, ed è stato anche un po’ triste, visto che domani riprenderemo il viaggio di ritorno verso Yokohama.

Quando ci sono state date le corone di fiori, prima di lasciare l’ultima isola, mi sono sentito qualcosa stringere lo stomaco. Sono stati dei bei giorni, forse anche perché questa vacanza l’abbiamo presa in un periodo insolito, e questo ci ha permesso di godercela di più, di non viverla come un obbligo estivo.

Oggi è successa una cosa strana: era ancora l’ora del pranzo, e io stavo giustamente rifocillandomi dopo le fatiche notturne, mentre Kaede mi aveva detto che sarebbe andato a fare un giro del ponte, visto che si era stufato di guardarmi mangiare. Gli avevo replicato che lo spettacolo avrebbe dovuto ispirargli un sano desiderio di cibo, e lui si era limitato a guardarmi con espressione un po’ disgustata… chissà perché! Comunque, non distraiamoci, insomma dopo un po’ che stavo da solo ad ingozzarmi, ho deciso che il fatto che il volpacchiotto mi stesse a più di due metri di distanza, e soprattutto lontano dal mio campo visivo, non mi faceva stare tranquillo, soprattutto considerando che il novello Capitano Nemo, durante l’intero viaggio, non gli aveva mai staccato gli occhi di dosso. Insomma, per farla breve, esco sul ponte e non lo vedo, vado in cabina e non lo trovo, comincio giustamente ad agitarmi ma cerco di ripetermi come un mantra che non può, non PUO’ essersi addormentato appoggiato al parapetto, essere finito in mare ed essere stato mangiato da un pescecane… no, a meno che non avesse voluto farmelo per dispetto!!

Scendo al ponte inferiore, guardando in ogni angolo, e alla fine lo trovo: sta fermo al centro della piccola palestra messa a disposizione dei passeggeri, immobile, e con lo sguardo rivolto verso l’alto.

Sollevo anche io gli occhi e lascio andare un sospiro di rassegnazione, scuotendo la testa.

Un canestro.

Ecco, ora passerà questi ultimi due giorni a zampettare felice intorno all’anello arancione, e per me sarà finita la pace!! Ma perché non me ne sono accorto io, in modo da poter eliminare la sua concorrenza sleale?!

Continuo ad osservarlo attraverso i vetri, e rimango stupito quando volta le spalle a quella che so essere una delle poche tentazioni irresistibili (l’altra, quella più importante, sono io… ovviamente!) della sua vita, e chiudersi la porta dietro le spalle. Non mi vede, perché imbocca il corridoio nell’altra direzione, e io mi trovo inspiegabilmente con un bel sorriso ebete stampato sulla faccia!

Lo raggiungo in cabina, facendo finta di nulla, e aspettandomi che lui mi faccia menzione della sua scoperta, e invece assolutamente nulla!! Provo pure a buttare lì che con tante attrezzature sportive avrebbero potuto anche mettere un campo da basket, ma lui rimane in silenzio, anzi… si avvicina e zittisce anche me, e nel modo più dolce, fra l’altro!!

Forse ho battuto il mio record di resistenza, perché rimaniamo nel letto fino alla mattina successiva, e non per dormire… ad un certo punto, durante la notte, sono arrivato anche a pensare che per me lui sia ormai una droga alla quale non solo non posso rinunciare, ma dalla quale non posso separarmi nemmeno per cinque minuti. L’ho tenuto stretto a me così forte, nei rari momenti in cui gli ho permesso di dormire, che credo che abbia capito ancora una volta anche lui che il mio massimo desiderio è quello di fonderci insieme definitivamente!! Non saremmo carini se lui avesse un bell’anello intorno alla caviglia legato con una catena ad un anello uguale stretto intorno alla mia? Sì, sì, è un’idea bellissima, ci devo lavorare!!

 

Oggi è l’ultima giornata che passeremo a bordo, domani mattina attraccheremo al porto di Yokohama, e torneremo alla nostra vita di sempre. Mi volto per guardare la volpaccia, ancora addormentata a mezzogiorno, e sorrido nell’osservare le piccole lentiggini che gli sono spuntate sul naso, nonostante tutta la crema solare che l’ho obbligato a mettere.

Abbiamo entrambi un’aria più riposata, questa vacanza ci ha fatto proprio bene!!

Quando finalmente scendiamo per il pranzo, scopriamo che per la serata è stata organizzata una festa in maschera. Sì, sembra che sia tradizione in questi viaggi chiudere la vacanza con una festa da ballo…

Mentre leggo il cartoncino di invito, mi accorgo che Hanagata e Fujima si stanno avviando verso l’uscita della sala da pranzo. Faccio un cenno per attirare la loro attenzione, e loro si voltano… insieme a tutti gli altri presenti. Ok, forse il fischio da cavernicolo del Kansai non è passato esattamente inosservato, ma questo era lo scopo, no?

"Ultimamente ci siamo visti poco, eh?" li apostrofo, ridendo. Sono sicuro di sapere in che modo hanno trascorso le loro giornate…

Fujima arrossisce leggermente, mentre Hanagata si spinge con l’indice gli occhiali sul naso, per poi rispondermi:

"Non è che forse siete stati voi a sparire?" mi chiede tranquillamente, e non so perché ma nello stesso momento mi arriva anche una gomitata dalla kitsune.

In ogni caso, il tensai è superiore a certe cose, quindi proseguo senza far caso alle acidità delle persone che ho intorno:

"Ci verrete anche voi alla festa?"

"E NOI quando AVREMMO deciso di andarci?" mi fulmina Rukawa, senza dare alle due schiappe il tempo di rispondermi.

Io sorrido colpevolmente, cercando di ammansirlo, e fortunatamente l’ex capitano dello Shoyo arriva a salvarmi:

"Sì, pensiamo di partecipare, Toru si vestirà da moschettiere e io da…" oddio, perché si è fermato?

"E tu?" lo sprono.

"Ehm… lui si vestirà da dama settecentesca" interviene il quattr’occhi.

"DA DONNA??!!" non posso fare a meno di esclamare. Insomma, è ridicolo!!

Mi volto verso Kaede, che mi lancia un’occhiata furiosa. Inizialmente non capisco perché, ma poi ripenso alla festa di Halloween, lui era vestito da fata Morgana, ed era bellissimo…

Gli sorrido, e lui deve aver letto i pensieri che mi attraversano la mente, perché mi sibila un ‘non osare’ in grado di farmi accapponare la pelle!

Quando torniamo in cabina, per ‘riposarci’ un po’, in vista della sfida a tennis che vedrà opposti direttamente me e la kitsune, io comincio a stuzzicarlo:

"Potresti vestirti da Geisha, e io da ufficiale americano…- suggerisco, ricordando vagamente un’opera che mia madre mi aveva portato a vedere quando ero piccolo - …a te piace tanto l’America!!"

Lui mi guarda con gli occhi socchiusi, cosa che so non essere in genere foriera di sviluppi positivi per me, e contemporaneamente cerca di liberarsi dal mio abbraccio.

"Cio-Cio-San…" gli mormoro, bloccandolo meglio contro il materasso e accarezzandogli i capelli.

"Do’aho!" mi sibila lui, assestandomi poi una gomitata nelle costole, e approfittando del mio breve momento di defaillance per alzarsi dal letto.

Non riesco ad impedirmi di ridere, mentre lui, mantenendo l’espressione corrucciata, si chiude in bagno per la doccia.

L’idea di Kaede nella parte della geisha della M.me Butterfly ed io nella parte dell’insensibile Pinkerton non mi dispiace affatto… per un momento mi immagino la scena del volpacchiotto in kimono, a terra, con il braccio allungato verso di me, come ad implorarmi di non lasciarlo, ed io, ormai impossibilitato a rimanere, che mi faccio pregare sapendo che non potremo rimanere insieme… (***)

Mi viene da piangere.

Riesco a riprendermi appena prima che Rukawa esca dal bagno, con l’accappatoio chiuso malamente dalla cintura di spugna… come resistere?

Mi alzo in piedi e mi avvicino, passandogli le braccia intorno alla vita e chinandomi appena per baciarlo. Lui sembra un po’ restio, all’inizio, quasi che l’accenno fatto alla Madama Butterfly non mi sia ancora stato perdonato, ma poi, come sempre davanti alla passione del tensai, cede e mi stringe le braccia intorno al collo.

Molto tempo dopo siamo entrambi di nuovo nella doccia, cercando di sbrigarci per non perdere la prenotazione del campo da tennis… non che ci sia un minimo di pentimento per come abbiamo occupato il tempo, però, soprattutto per me, la possibilità di vincere il volpacchiotto in uno sport è troppo allettante…

In ogni caso, sono convinto che le attività ‘pre-partita’ siano state in qualche modo architettate dalla subdola kitsune per stancarmi in vista del nostro scontro. Non che il grande Tensai possa essere messo fuori gioco dal suo ruolo di amante passionale, ma devo ammettere che, per come vanno le cose tra noi, la maggior parte dello sforzo fisico ricade su di me. Non me ne lamento, ma è solo questo che ha permesso al volpacchiotto di fermare la partita sul risultato di un set pari, al termine dell’ora di prenotazione.

Dite che non è possibile che lui, che ha tenuto per la prima volta una racchetta in mano una settimana fa, possa aver raggiunto sulla parità un campione di chiara fama come Hanamichi Sakuragi? Beh, prima di tutto, secondo me ha barato sull’arbitraggio, anche se gli concedo il beneficio del dubbio, visto che non conosce bene le regole, in secondo luogo, come dicevo, il mio ruolo nelle attività pomeridiane mi ha reso meno reattivo del solito, e infine… io il mio set l’ho vinto per sei giochi a quattro, lui invece ha dovuto sfruttare il tie-break, e qualche mio doppio fallo di troppo…

Fatto sta che ora mi sta guardando con un piccolo ghigno, che neanche tenta di nascondere… lo odio quando fa così!

"Non pensare di essere sempre così fortunato, schiappa!" gli sibilo, lanciandogli l’asciugamano con il quale mi sto asciugando i capelli, mentre ci prepariamo per la serata.

Lui stavolta sorride in modo più aperto, ed io riesco a fatica a mantenere una facciata di rabbia. Kaede mi si avvicina, appoggiandomi la testa sulla spalla, con quel suo fare da gattino fuseggiante che in genere sfodera quando ne ha combinata una delle sue, oppure sta per dirmi qualcosa di poco piacevole…

"Un set pari con te, in appena una settimana. Se è vero che tu sei forte quanto Agassi, presto io sarò il numero 1 del tennis mondiale!"

Ok, la seconda che ho detto…

Scrollo la testa, facendo chiaramente capire di dare poco peso alle sue parole, poi mormoro:

"Come sempre, mi sono fatto raggiungere per non sentirti lamentare come un bambino. Se avessi giocato seriamente, ti avrei stracciato!" gli comunico, andando a prendere i costumi che ho portato in cabina per prepararci per la serata.

Vi domandate se siano quelli di Pinkerton e Cio-Cio-San? Beh, no, Kaede è stato irremovibile, però ho trovato qualcosa di altrettanto geniale: io sarò vestito da rivoluzionario e Kaede da nobile. Mica mi sono visto cinque volte l’intera seria di Versailles no bara per niente, no?

Fra le altre cose, ma si può sapere perché André doveva essere così sfigato fino alla fine? Dopo aver aspettato per venti anni la possibilità di mostrare il suo ‘vigore’… il giorno dopo viene ferito a morte.

Non so cosa dire, non tutte le persone nascono con la fortuna del tensai!

"Sei pronto?" dico a Kaede, guardandolo mentre si aggiusta il pizzo della camicia bianca che gli esce dalle maniche della giacca di velluto nero.

"Hn" mi risponde, chiaramente poco contento di dover andare in giro vestito in quel modo, sebbene io possa tranquillamente rassicurarlo sul fatto che sia bellissimo, e che non vedo l’ora di potergli togliere uno ad uno tutti gli indumenti che lo rendono così dannatamente desiderabile.

Ok, non devo pensare a questo, altrimenti non raggiungeremo mai la sala della festa…

Ci avviamo e finalmente entriamo nel salone. Devo dire che praticamente siamo gli ultimi ad arrivare. Tutti intorno a noi sono nascosti dalle maschere più disparate, ed è impossibile individuare sotto i travestimenti le poche persone che abbiamo imparato a riconoscere nei giorni di questa vacanza. Cerco di individuare Fujima e Hanagata, e poco dopo li vedo in piedi vicino ad una delle grandi vetrate, il quattr’occhi vestito da moschettiere, con gli stivaloni con il risvolto, la giacca ed i pantaloni azzurri, e il largo cappello con le piume… no, non fa una cattiva figura, devo ammetterlo! Faccio molta più fatica ad individuare l’ex capitano dello Shoyo: devo riconoscere che l’effetto complessivo è veramente stupefacente, visto che sembra proprio una dama del settecento, con la parrucca boccoluta biondo platino, il viso più chiaro del solito, il neo sopra il labbro, e poi con il largo vestito avorio, con un busto molto stretto che però, nonostante l’imbottitura, fa capire chiaramente che questa dama manca di chiari attributi femminili.

Mi volto verso Oscar Francois de Jarjayes, indicandogli i nostri due amici, e devo trattenere una risata quando vedo che ha riconosciuto Fujima nel costume femminile. Non facciamo in tempo a scambiarci alcun commento, che il comandante della Regina degli Abissi apre le danze con un donnone strizzato in un vestito da Scarlet O’Hara. Mi giro verso Kaede, ma il suo sguardo gelido mi porta a riportare prontamente l’attenzione sul bicchiere di champagne che tengo tra le mani. Credo proprio che non riusciremo a ballare insieme, stasera!! E invece guardate quei due come volteggiano felici! Chi potrebbe sospettare che la dama settecentesca non sia una donna! E comunque credo che i due se ne fregherebbero alla grande anche se qualcuno avesse qualche sospetto… da quel che ho capito, hanno deciso di fare questa vacanza per poter stare insieme, da soli, il più possibile (uscendo raramente dalla cabina, e credo che non ci si siano chiusi per giocare alla battaglia navale…), e quindi ne stanno approfittando fino all’ultimo.

Credo che dovrebbe essere compito del cavaliere scegliere la donna con cui ballare, ma sembra che le regole, quando si tratta della kitsune, non valgano più, e infatti parecchie ragazze gli girano intorno, sperando di essere invitate, e poiché non lo sono, cominciano a proporsi.

Mi diverte vedere il loro scorno quando scoprono che il MIO ragazzo non ha alcuna intenzione di accontentarle… pensano forse di poter arrivare e di potermelo portare via così? Ho avuto avversari ben più pericolosi, e Kaede è sempre con me, quindi se ne andassero, con le loro smorfiette e le loro parole dolci: LA KITSUNE E’ MIA!

La serata volge al termine, abbiamo mangiato parecchio, io almeno, abbiamo chiacchierato, abbiamo guardato le coppie ballare, ci siamo buttati in pista quando le musiche si sono fatte più animate, e adesso siamo sul ponte, soli.

C’è un po’ di malinconia, domani mattina saremo a Yokohama, nuovamente impegnati negli allenamenti, lontani dalla bellezza di questo mare aperto. La luna quasi piena illumina l’acqua scura, e io passo un braccio intorno alla vita della kitsune, desiderando di sentirlo stretto a me. Come spesso accade quando siamo davanti al mare, rimaniamo in silenzio… eppure è come se i pensieri dell’uno fossero chiarissimi all’altro, come se potessimo ‘parlare’ senza dare effettivamente voce ai nostri pensieri.

Siamo completamente soli, e quando l’orchestra, quella vera, non di polletti, attacca le prime note della nostra canzone, io passo anche l’altro braccio intorno alla vita del volpacchiotto, stringendolo a me.

Lui non si oppone, appoggia la testa sulla mia spalla, la sua fronte ad accarezzarmi il collo, e cominciamo a muoverci lentamente, catturati dal ritmo dei nostri movimenti, dal fatto che i nostri corpi riescono ad essere perfettamente incastrati l’uno contro quello dell’altro, quasi fossimo una cosa sola.

E’ bello stare così, nella brezza fresca di questa serata di ottobre, in quest’aria che sa di mare.

E’ un altro ricordo meraviglioso da aggiungere ai tanti che abbiamo insieme.

Quando la canzone termina, raccolgo i bicchieri che abbiamo appoggiato su uno dei tavolini, invitando il mio volpacchiotto ad un brindisi silenzioso, sorridendogli e ricevendo in risposta un suo sorriso, perché entrambi sappiamo riconoscere quando non c’è bisogno di parole.

Il nostro è un brindisi di augurio per vivere tanti momenti come questi, è un brindisi al campionato che ci aspetta, è un brindisi a tutto quello che il futuro potrà riservarci, sapendo che riusciremo a superare insieme qualsiasi esperienza ci troveremo ad affrontare, perché insieme siamo più forti.

Domani saremo di nuovo a casa, ma ci saranno altre cose più quotidiane di una nave da crociera in rotta per le Hawaii a tenerci uniti, a farci sentire fortunati…

…e poi chissà che non riesca finalmente a vincere anche la mia Porsche!

Vi ho già detto di come saremmo meravigliosi Kaede ed io a bordo di un bolide come quello?

 

La Regina degli Abissi – The End

 

(*) Justin Taylor: "Haven’t you had enough?!"

Brian Kinney: "There’s not such a thing as enough for me!"

Da Queer as Folk, ep. 14, serie II.

(**) La composizione con i polletti vestiti da orchestrali è documentata da una fotografia del buffet di una nave da crociera mostratami da Nausicaa… ed è stata lo spunto per l’intera fic.

(***) Questo sogno viene fatto effettivamente fare ad Hanamichi in una bellissima e divertentissima dj HanaRu di Hanako Sakuramichi. Il risveglio lo riporterà in una situazione molto differente…


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