Rido da solo, davanti alla
mia serie animata preferita, Tamarindo, la vendetta di un tacchino.
Distrattamente infilo la mano nel sacchetto di patatine al formaggio e
poi me la ficco in bocca… forse però ho esagerato, perché non riesco
nemmeno a masticare, ma cosa c’è di meglio di un pomeriggio
rilassante, rallegrato da una trasmissione intellettuale e corroborato
da una sana merenda? Ok, lo so anche io cosa ci sarebbe di infinitamente
più stimolante, non cercate di fare i saputelli con quelle vostre
espressioni ironiche che vi fanno solo venire la bocca storta, ma si dà
il caso che la mia volpe demente, quella creatura adorabile, bellissima
(e troppo spesso indifferente verso le mie necessità) con cui divido la
mia vita, abbia deciso di dimostrare ancora una volta la sua anima
stakanovista, rimanendo in questo pomeriggio di fine ottobre ad
allenarsi in palestra con Akagi.
Sì, non ridete, si sta
allenando con il mostro labbruto, e io non ho potuto far nulla per
dissuaderlo… neanche aver finto un attacco epilettico nel cesto del
palloni è riuscito a convincerlo dell’opportunità di non lasciarmi
solo e abbandonato al mio triste destino di abbrutito di Cartoon Network…
sigh! E mi infilo un’altra manciata di patate in bocca, cacciandomele
fino in gola…
Ho appena finito il secondo
pacchetto, ma fortunatamente faccio sempre in modo che in casa ce ne sia
una buona scorta. Kaede ogni tanto mi dice che io sono la colonna
portante della casa che le produce, ma è solo invidia perché non
riesce a reggere i miei ritmi, e poi, a voler proprio sottilizzare,
allora lui è la colonna portante della fabbrica di succo d’ananas…
se permettete, almeno le patatine fritte sono buone e complete, l’alimentazione
ideale per uno sportivo in fase di crescita.
Rido ancora, spargendo un
bel po’ di briciole sul tappeto su cui sono seduto, e mi appoggio con
la schiena contro il divano: Tamarindo riesce sempre ad essere brillante
quando vuole risolvere i suoi problemi d’amore con l’oca Evelina.
Quante volte mi è stato d’aiuto nelle situazioni più drammatiche!
Parte la sigla e io mi
stupisco di quanto sia tardi… dove sarà finito Kaede? Quando fa buio,
non riesco a sopportare l’idea che mi stia lontano.
Soffio nel pacchetto ormai
vuoto e lo schiaccio tra le mani aperte, provocando un botto improvviso
che echeggia nella casa silenziosa. E’ strano, avverto il silenzio
della nostra casa solo quando il volpacchiotto non c’è, eppure non è
che lui sia il massimo della loquacità.
Prima di buttare i
sacchetti, prendo una moneta dal tavolino basso e mi accingo a compiere
il rito che sempre conclude i miei spuntini: il controllo della vincita
della Porsche nera.
Vi direte che non la
vincerò mai e che c’è tanta gente che consuma questo tipo di
patatine, ma sono solo chiacchiere: quella Porsche è stata messa in
palio per me… volete mettere la figura che faremmo io e la kitsune a
bordo di un bolide simile? Che senso avrebbe che la vincesse un
sessantenne obeso e ciecato come una talpa?! Lo sapevo, lo sapevo, ora
convenite con me: quell’automobile è mia, mi sta aspettando. Non
faccio però in tempo a cominciare che una voce morbida, che conosco
molto bene, mi apostrofa divertita:
"Quando finalmente ti
deciderai a passare ad una merenda più sana, patata-landia fallirà…"
Cosa vi avevo detto?
"Parla per te, per
colpa tua gli ananas stanno diventando una specie in via d’estinzione!"
ribatto pronto, notando che lui si sta dirigendo verso la cucina, con il
chiaro intento di riempirsi il bicchiere con il succo di suddetti
frutti.
"Almeno non sono
fritti nell’olio di macchina" lo sento replicare dalla stanza
accanto. Da quando Kaede ha letto dello scandalo delle patatine fritte
nell’olio di macchina, questo è diventato il suo attacco abituale. E
comunque se l’olio è quello della Porsche, per me non ci sono tutti
questi problemi.
"Come è andato l’allenamento?"
gli chiedo, raggiungendolo e approfittando che sia ancora di spalle
davanti al frigorifero per abbracciarlo da dietro e cominciare ad
accarezzargli il collo con le labbra.
"Hn…" risponde
lui, abbandonandosi contro di me e poggiando le mani sulle mie che gli
stringono la vita. Mi piace quando fa così, anche se spesso significa
che è molto stanco e che ha bisogno di riposo.
"Scommetto che non sei
riuscito ad impedirgli il suo gorilla-dunk… solo il tensai può!"
lo prendo in giro, serrandolo ancora più stretto.
"Abbiamo fatto uno one
on one. Venti a quattordici per me" mi fa notare lui, asciutto.
"Sarà stato stanco, e
poi nella squadra universitaria non può confrontarsi con grandi
campioni come me, quindi la sua crescita si è fermata!" continuo,
divertendomi troppo a vederlo indispettito.
"Do’aho" mi
risponde, sciogliendosi dal mio abbraccio e afferrando il cartone del
succo di frutta.
Io emetto un sospiro di
disperazione:
"Poveri ananas…"
mormoro poi, pieno di compassione.
Dimostrandomi ancora una
volta il grande Genio che tutti conoscete, decido di cucinare io,
sebbene oggi, per i nostri accordi, toccherebbe a lui. Kaede scompare
dentro la doccia, per il quarto lavaggio della giornata, ed io mi
cimento nel tentativo di riuscire a portare a termine la preparazione
del brodo di miso e degli yakitori, senza bruciare o fare attaccare
tutto. Comunque i depliant dei take-away sono vicino al frigo, sempre
pronti in caso di disastro…
"Un profumino da far
rivoltare i morti!" esclamo orgoglioso, non appena lui mi raggiunge
di nuovo.
"Già… proprio da
farli rivoltare… - replica lui, acidamente – Credo che non sia
possibile che tu riesca a preparare qualcosa per farli
resuscitare!"
Ok, ho sbagliato il modo di
dire, ma c’è proprio bisogno di essere così cavillosi?!
"Tanto dovrai
mangiarlo lo stesso, visto che non c’è altro, oppure vuoi preparare
qualcosa tu?" lo provoco, ma subito mi pento… non credo che
reggerei altra insalata, quello che si è presto rivelato il suo piatto
preferito.
Kaede si appoggia al piano
della cucina, guardandomi mescolare la zuppa:
"Tanto non ho molta
fame…"
Ecco, questa è una cosa
che mi fa andare in bestia! Sono quasi due anni che ho intrapreso questa
lotta contro la sua inappetenza, e ancora mi viene a dire che non ha
fame?
"Mangerai lo stesso, a
costo di cacciartelo in gola!" esclamo, rivolgendogli uno sguardo
minaccioso. Eppure devo distoglierlo subito: con i capelli ancora umidi
e gli occhi lucidi per il sapone, sembra stranamente dolce ed indifeso.
Mi verrebbe voglia di abbracciarlo stretto, di accarezzargli lentamente
la schiena per riscaldarlo, proprio come se fosse un gatto, in assoluto
l’animale che lo ricorda di più.
Porto tutto in tavola e
cominciamo a mangiare. Io gli racconto le ultime avventure di Tamarindo,
e poi passo ad elencargli tutto quello che Takamiya ha mangiato a pranzo…
fa sempre parte della mia campagna di persuasione sull’importanza del
cibo. Purtroppo quando arrivo alla frittata di dodici uova, l’espressione
di Kaede è completamente disgustata, e anzi mi sembra anche che abbia
smesso di mangiare… forse dovevo fermarmi ai tre cestelli giganti di
popcorn affogati nel burro fuso.
Quando ci sediamo sul
divano a guardare l’ennesima partita dei Bulls, lui finalmente si
rilassa contro la mia spalla, e io approfitto dell’occasione per
passargli il braccio dietro le spalle e per cominciare a giocare con i
capelli che gli coprono la nuca.
Quarto slam dunk di un tipo
che sarà alto tre metri, applausi del pubblico, ovazione del
telecronista… non riesco a resistere!
"Io ne avrei fatti
molti di più – dichiaro – e comunque quello che gli si è opposto
è una schiappa!"
Ahio!! Mi ha dato un pugno
nel fianco!!
"Quello – mi sibila
– è il miglior giocatore dell’NBA, tensai!"
Io scuoto la testa,
dimostrando tutta la mia incredulità: se quello è il miglior giocatore
del campionato americano, cosa farà il pubblico quando mi vedrà
giocare? Mi immagino già tutto lo stadio in delirio… ma io non me ne
curerò, con nonchalance mi impossesserò di nuovo della palla e
insaccherò da un canestro all’altro… sì, non può essere che
così!
Altro pugno nel fianco!!!
"EHI!! Che diavolo ti
prende, stupida kitsune!!" sbotto, arrabbiato.
"Quando hai quell’espressione
ebete, so bene che stai pensando a qualcosa di particolarmente
cretino" mi risponde lui con tono incolore, come se non mi avesse
appena fatto venire due lividi.
A questo punto è inutile
rispondere, anche perché so che lui vuole vedere la partita (ma
possibile che questi giochino quasi tutti i giorni?!), e invece io
finirei per caricarmelo su una spalla e trascinarmelo al piano di sopra…
come mi piacerebbe, però!
"Se non la pianti,
adesso ti arriva il terzo!" mi minaccia ancora.
Ma cosa ho fatto?!
Fortunatamente ogni tanto
ci sono i break pubblicitari, ed io posso approfittarne per cercare di
sbaciucchiare il volpacchiotto. Comunque me lo stringo contro, il tempo
è cambiato e adesso si sente davvero che l’estate è definitivamente
finita e che l’inverno è alle porte, e con l’inverno arriva il
freddo, che credete?! E così devo scaldare il mio Kaede freddoloso…
In mezzo agli annunci sui
pannolini per bambini, il sapone per il pavimento, la macchina che più
bella non si può, compare la pubblicità di una compagnia di viaggi,
che pubblicizza vacanze straordinarie in atolli tropicali… quanto mi
piacerebbe partire e starmene a rosolarmi al sole per un paio di mesi
insieme alla mia kitsune!!
"Perché non
partiamo?" gli chiedo, puntando il dito contro lo schermo della
televisione.
All’inizio non mi
risponde neanche, ma poi si volta verso di me, guardandomi con il
sopracciglio sollevato, mossa che utilizza solitamente quando ritiene
che me ne sia uscito con una corbelleria.
"Dobbiamo
allenarci" risponde, definitivo.
Devo ammettere che questa
non mi sembra una obiezione fondamentale per il mio progetto, e quindi
insisto:
"Il campionato
riprenderà a dicembre, abbiamo tutto il tempo di partire, tornare e
rimetterci ben bene in forma… Pensa come sarebbe bello, io e te su un’isola
deserta, con la spiaggia bianca, le palme, tonnellate di cibi esotici,
di bibite ghiacciate… - mi interrompo perché mi accorgo che non
sembra molto interessato, e così mi gioco l’ultima carta – Sono
sicuro che troveresti migliaia di ananas, lì ad aspettare solo te"
provo a tentarlo.
"Ti viene mai in mente
il detto ‘Il silenzio è d’oro’?" mi risponde, sbadigliando.
"Sì, ogni volta che
parlo con te!" gli ribatto, mettendo su un finto broncio, anche se
so che difficilmente lui lo degnerà di attenzione.
Rimaniamo in silenzio,
mentre i Bulls infilano un canestro dopo l’altro. Sono sicuro che se
uno di quegli spilungoni volesse andare in un’isola deserta, lo
farebbe immediatamente. Solo io devo sempre combattere contro una volpe
così indisponente! Lo fa apposta a bocciare le mie idee, lui sa che
sono un genio ma non vuole rassegnarsi… sì, è così!
"Non credi che, a
parte tutto, ci sarebbe bisogno di soldi per affrontare una vacanza
simile?"
Cosa cosa?! Mi ha
risposto?! Sì, la volpaccia ha preso in considerazione, seriamente, le
mie parole!!
"Beh, potremmo
trovarci un lavoretto" propongo, abbandonando definitivamente la
visione della partita.
"Noi?!" mi fa
lui, con tono incredulo.
"Sì, perché? Ci
troviamo un lavoretto e poi partiamo… dobbiamo comprarci i costumi con
le palme, e devono essere uguali, così tutti capiranno che siamo una
coppia!!" ebbene sì, sono già partito con i progetti, sono sempre
stato un tipo organizzato, io!
"Potremmo usare i
soldi di mio padre, ce ne avanzano sempre tanti… - dice Kaede, che poi
però si interrompe, come se avesse preso la scossa – E comunque io
non ho mai detto di voler andare in vacanza" sottolinea
freddamente.
"Nononono!! Niente
soldi di tuo padre, questa vacanza te la offrirà il tensai!! Troverò
una soluzione…" e già penso a come convincere l’armata a
dedicarsi ad una sana attività lavorativa part-time, i cui frutti
dovranno servire a finanziare il nostro viaggio…
Perché dovrebbero
aiutarmi?! Ma volete mettere la soddisfazione di esplorare il mondo del
lavoro… cosa c’è di più gratificante del sentirsi impegnati ed
utili?
Kaede neanche mi risponde,
volpe di poca fede, ma torna ad appoggiarsi a me, spingendomi la testa
sotto il mento e passandomi le braccia intorno al torace, decidendo di
utilizzarmi come surrogato di un cuscino.
Il giorno seguente, durante
una serrata partita a pachinko, mi decido a mettere a parte del piano
Yohei e soci. Insomma, loro dovrebbero ricoprire un ruolo fondamentale,
no?
"Scordatelo! Ti
abbiamo aiutato quando dovevi andare in ritiro a Shizuoka, adesso vedi
di cavartela da solo" mi risponde Mito, infilando la mossa che gli
porta trecento punti.
"Vorresti dire che non
aiuteresti un amico in difficoltà… il tuo miglior amico?!" cerco
di intenerirlo, prima di passare alle minacce vere e proprie.
"No. Anzi, se trovi il
modo di guadagnare qualche soldo, ti sarei grato se mi aiutassi a
riparare lo scooter…" aggiunge, la lingua tra i denti nello
sforzo di concentrazione del gioco.
"Io devo portare in
vacanza Kaede!!! Come faccio senza soldi?!" gli oppongo,
bloccandogli il braccio in modo tale che la pallina venga inghiottita
dalla macchina, ponendo fine al gioco.
"HANAMICHI!!! IO stavo
per battere il record!" mi ribatte lui, che sembra proprio
impermeabile alla gravità della mia situazione.
"E IO DEVO PORTARE LA
VOLPE IN VACANZA!!" gli ripeto, raggiungendolo sugli stessi
decibel.
"E allora trovati un
lavoro, oppure spera che i soldi piovano dal cielo…" mi
suggerisce, tentando di infilare una moneta da 50 yen. Io sono più
lesto di lui, gliela sottraggo e dico:
"Questa sarà il punto
di partenza, come il decino di zio Paperone, e presto avrò un Deposito
in cui nuotare nell’oro" profetizzo, deciso a non lasciarmi
abbattere dalla scarsa partecipazione di quello che fino ad un quarto d’ora
fa era il mio migliore amico.
Lui però recupera la
moneta e la infila lestamente nella fessura:
"Trovatene un’altra…
Paperino!" e ricomincia a giocare.
E adesso cosa posso fare?
Dobbiamo partire al più presto, considerando che poi comincerà la
parte più impegnativa degli allenamenti e che Kaede non ci permetterà
mai di saltarli.
Ok, devo trovare un lavoro,
un lavoro che sia breve e molto redditizio… a parte la yakuza, non mi
viene in mente assolutamente nulla. Ecco, potrei diventare un potente
yakuza circondato da guardie del corpo, idolatrato e temuto. Provo il
mio sguardo più freddo e crudele, e lo specchio mi rimanda un viso
dagli occhi storti… ehm, magari devo esercitarmi un po’.
Però… come si fa a
diventare uno yakuza?
Comincio a guardarmi
intorno: sicuramente ne riconoscerò uno a prima vista e mi farò
notare, entrerò nell’organizzazione e i soldi pioveranno su di me.
Comincio a camminare nel quartiere meno raccomandabile di Yokohama,
quello con i banchi che vendono il cibo sui marciapiedi e con le donne
che vanno vestite come prima della guerra. Sono sicuro che sia il posto
giusto… magari potrei scatenare una rissa, mettere KO dieci aspiranti
yakuza e colpire il boss locale con la mia abilità…
Proprio in quel momento
vedo un gruppo di ceffi prendersela con due ragazzine, cercando di rubar
loro le biciclette. Ecco l’occasione propizia: dovrei assistere al
sopruso, guardare i più grandi aver la meglio, poi metterli KO ed
andarmene con il bottino. Un vero duro.
Mi metto braccia conserte a
guardare la scena, ma presto il quadro comincia a darmi fastidio…
Torno a casa con un bel
taglio sanguinante ed un mazzo di margherite in mano. Ok, forse la vita
dello yakuza non fa per me: sono stato troppo rapido… stufo di
aspettare ho assalito il gruppo di teppisti, li ho messi a tappeto, ho
restituito le biciclette alle ragazzine e me la sono data a gambe. Mi
chiedete dei fiori? Invece di un ingaggio dalla malavita, ho ricevuto
come premio delle margherite dalle bambine. Il Tensai, tutto sommato,
agisce meglio come protettore dei deboli, un eroe senza macchia e senza
paura, uno strenuo difensore dei più indifesi… ecco che parte una
marcia trionfale: Wonder Hana, e la città torna sana!!
Che bello, ho già lo
slogan!!!!
Fatto sta che ancora mi
mancano i soldi per la vacanza… i fiori sono belli, ma servono poco
allo scopo. Cosa fare?
Potrei consegnare giornali,
oppure aprire un chiosco di granite, anche se non è che in ottobre
vadano per la maggiore, oppure cantare all’angolo della strada… sono
sicuro che con la mia voce stentorea da tenore farei faville!!!
Infilo un CD nello stereo e
comincio a cantare. Ecco, questa è una delle mie canzoni preferite,
basta che mi faccia prestare la chitarra da Mitsui e potrei fare
miliardi!!!
Mi sto cimentando in un
acuto di quelli che ci stanno sempre bene, anche quando non sono
presenti nello spartito, e improvvisamente sento qualcosa che mi arpiona
una caviglia: abbasso lo sguardo, a metà tra lo stupito e il furente
per questa interruzione inopportuna, e vedo un Seth con le orecchie
abbassate all’indietro che mi soffia e cerca di mordermi la pelle.
Questo gatto non mi ha mai
sopportato, però sono sicuro di poterlo finalmente conquistare… non
è scolpita ben chiara nella mia mente la storia del pifferaio di Hamlin?
Alzo la base e afferro il
microfono con più energia, sparandomelo praticamente in bocca:
"…KNOCK KNOCK
KNOCKING ON HEAVEN’S DOOOOOOORRRR…" comincio a cantare dietro
ad Axel Rose.
Perché Seth ancora non
rimane stregato? Perché mi ha infilato tutte le sue venti unghiette nei
polpacci? Stupida bestia insensibile!!! Ma io non demordo…
Continuo nella mia grande
performance, finché, improvvisamente, non rimane che la mia voce, Axel
è ammutolito, così come gli amplificatori. Pronto a maledire le
innovazioni tecnologiche che non tengono il passo della mia grande
potenza vocale, mi volto verso lo stereo, e…
…e vedo un Kaede che
sembra piuttosto… come dire? Furibondo?
"Ciao, amore…"
provo, ricorrendo alla frase che non può mai fallire.
Ehm, non risponde, continua
a fissarmi, però, il che significa che mi ha visto.
"Ehi? Stai
bene?!" ritento.
Lui mi si avvicina, il che
è sempre un buon segno, poi si china per prendere in braccio Seth,
sempre senza distogliere i suoi bellissimi occhi dal mio viso.
Sto per tentare il terzo
approccio, quando lui si decide a parlare:
"Che diavolo ti viene
in mente, DO’AHO?!" mi chiede in un crescendo vocale quasi degno
della mia abilità canora.
"Ehm… cosa
intendi?!" in effetti la sua reazione non mi è ben chiara.
"STAI TRAPANANDO I
TIMPANI DI TUTTO IL VICINATO, CON LA TUA CACOFONIA!!!" mi sussurra.
Cacofonia? Che significa?
Comunque non suona bene…
Assumo una espressione
sdegnata, del resto l’incomprensione è qualcosa che tutti i grandi
geni devono affrontare:
"Mi stavo schiarendo
la voce… facevo i gargarismi" gli spiego, rimanendo freddo. Come
se io non sapessi farlo meglio di lui.
"Spero che tu voglia
dire ‘vocalizzi’… comunque QUEI SUONI DISGUSTOSI HANNO SPAVENTATO
PURE SETH… - e si china ad accarezzare quella serpe sempre pronta a
mettermi in cattiva luce - …nonché IL MIO UDITO!!" aggiunge poi,
infilandosi un dito nell’orecchio.
Non mi sembra giusto che
abbia fatto una lega con quella palla di pelo contro il mio futuro da
leader di un gruppo rock, quindi decido di dargli un’ultima chance:
"….KNOCK KNOCK
KNOCKING ON HEAVEN’S DOOOOOOORRRR…" ricomincio, un portento
anche senza base, e sicuro di averlo in pochi secondi ai miei piedi.
AHIA!!!!! Il bastardo mi ha
dato un pugno, e, non ancora soddisfatto, quel gattaccio, che così si
è firmato la condanna all’evirazione, è atterrato sul mio viso
lasciandomi un bel po’ di graffi.
"La prossima volta che
ti viene voglia di cantare…" comincia Kaede, riprendendo fiato
"…vedi di fartela passare!"
CATTIVOOOOO!!!
E ora? Sfumata anche quest’ultima
possibilità, come posso trovare i soldi per la nostra vacanza?
Ok, voi vi starete dicendo
che Kaede non si è comportato bene, e che non meriterebbe i miei
sforzi, ma voi non lo conoscete come lo conosco io, motivo per il quale
siete ancora vivi, e quindi non capite che il suo atteggiamento è
dovuto al fatto che ha paura di perdermi… sapete quello che si dice
della vita sregolata dei cantanti rock, soldi, droghe, sesso e alcol…
è chiaro che lui teme che possa cadere in questa spirale, e visto che i
miei innumerevoli talenti mi consentono di raggiungere la fama in
numerose attività, posso anche abbassarmi a diventare il più grande
campione dell’NBA, pur di non farlo sentire in pericolo.
Lo so, lo so, la mia bontà
d’animo è qualcosa che stupisce anche me, a volte… solo che questa
stessa bontà mi lascia anche con il problema contingente ancora
irrisolto: come trovare i soldi per la nostra romantica vacanza all’ombra
delle palme?
Decido che prima di
pensarci, è meglio che mi riempia lo stomaco, che fra l’altro ha già
cominciato a protestare sonoramente.
Facendo due rapidi conti,
stasera toccherebbe a Kaede cucinare, il che significa…
Esatto!! Un enorme piatto
di insalata…
"Non sai che uno
sportivo dovrebbe mangiare anche proteine? Hai presente… enormi
bistecche sanguinolente, formaggi…" gli suggerisco, sedendomi al
mio posto e guardando con sommo scoramento quell’erbetta verde.
Lui mi fissa come se stessi
dicendo che gli elefanti volano, poi mi avvicina il cestino del pane…
non c’è peggior sordo, etc etc. Fortunatamente per il dopocena sul
divano ho in serbo barrette di cioccolata e patatine…
Cosa? Non sono proteine? E
a voi chi ve l’ha detto, come fate ad esserne tanto sicuri?
Stiamo guardando insieme
Kizuna, ed io sono piuttosto indignato per il fatto che, alla mia
osservazione retorica:
‘Ma che ci sarà di
attraente nel capellone? Sarà simpatico, però… puah!’
dovuta principalmente al
fatto che il volpino si risveglia solo quando compare Enjoy, Kaede abbia
risposto, con voce assonnata: "Kei è esattamente il mio tipo,
affascinante, brillante e divertente", per poi guardarmi con il
sopracciglio leggermente sollevato.
Ma vi pare una
dichiarazione accettabile? Afferro il telecomando, pronto a cambiare
canale, ma poi decido di giocare il suo stesso gioco:
"Beh, io preferisco
Ranmaru… è così dolce e gentile… AL CONTRARIO DI QUALCUN
ALTRO!", sì, una allusione appena percettibile, come è nello
stile signorile del tensai.
Oddio, le parole ‘dolce e
gentile’ nella mia bocca suonano falsissime, ma fosse la volta buona
che riesco a rendergli pan per focaccia!
"E allora perché non
ci provi con Jin? A questo punto, potrebbe rivelarsi il tuo tipo…"
mi risponde lui, spostandosi dalla mia spalla e appoggiando la testa
contro la spalliera del divano.
Non riesco neanche a
replicare, grazie alla patatina che ha svoltato a destra invece che a
sinistra, proprio nel momento in cui l’immagine di Jin-occhi-da-uke mi
si è materializzata davanti, conficcandomisi in gola.
"Bast… cough… ardo…"
riesco a emettere, mezzo soffocato " e allora tu dovresti puntare a…"
Mi fermo, un po’ perché
non so chi proporre, un po’ perché anche solo l’idea di lui con un
altro mi fa venire l’orticaria. Mi limito a guardarlo malissimo,
allungando poi, sempre con sguardo truce, la mano verso il pacchetto di
patatine.
Rimaniamo in silenzio, con
Kaede che neanche mi sfiora, fin quando non finisce il flashback su come
Kei e Ranmaru si sono conosciuti. A questo punto decido che il volpino
deve essere riportato all’ordine:
"Cucciolino… mica
avrai messo il broncio, veeeeroooo?" gli chiedo, usando
appositamente il tono lagnoso che lui trova più indisponente.
So che la sua gomitata sta
per scattare, ma io sono più veloce: gli plano addosso e lo blocco
contro i cuscini del divano, mentre lui continua a cercare di
divincolarsi:
"Sì, Ranmaru è molto
dolce… però preferisco la mia kitsune" gli mormoro, appena prima
di baciarlo.
Ci stacchiamo parecchio
tempo dopo, e mi sembra che lui, dopo la resistenza iniziale, abbia
gradito la mia performance, e infatti mi sorride e dice:
"E io invece
preferisco Kei…"
BASTARDO!!!!
"Ma allora vuoi
morire, DIMMELO, AMMETTILO!!!" gli urlo, avventandomi di nuovo su
di lui con il chiaro intento di prenderlo a testate, ma poi, appena
prima di colpirlo, delicatamente comunque, mi accorgo del suo sorriso,
degli occhi brillanti con cui mi guarda:
"Ora che mi sono
abituato ad un do’aho, però, non credo di essere riconvertibile a
qualcosa di normale…".
Voi cosa ci leggete in
questa frase? Io che mi ama alla follia, e così decido di dimostrargli
ancora una volta tutto il mio di apprezzamento. Prima, però, afferro il
telecomando e cambio canale, mettendo sul programma dei documentari. Sia
mai che, nel momento topico, sullo schermo spunti la faccia indisponente
di quel mezzo yakuza di Kei Enjoy…
Molto tempo dopo, quando
siamo entrambi esausti ma molto soddisfatti, io decido di cominciare a
mettere in ordine tutto quello che abbiamo lasciato in giro, permettendo
al volpino di rimanere ancora qualche minuto accoccolato sul divano,
prima di trasportarlo in camera da letto.
Fra le altre cose, ritrovo
sul tavolino basso anche i tre sacchetti di patatine che ho mangiato
ieri, e mi accorgo di non averci compiuto il rito di controllo della
vincita della mia Porsche.
Afferro una moneta,
immaginandomi ancora una volta alla guida del bolide rosso, e mi
appresto a grattare la superficie dorata.
Primo sacchetto: una
bicicletta, un volante e un sacco a pelo. Niente di fatto, a me servono
tre volanti.
Secondo sacchetto: uno
stereo, una candela, e di nuovo uno stereo. Niente ancora, devono essere
almeno tre simboli uguali, e poi devono essere tre volanti, ve l’ho
già detto!!!
Terzo sacchetto: un’ancora,
un’ancora e… una terza ancora??
Volto la confezione con
sguardo interrogativo… cosa significa questa combinazione? Quando
leggo, la mascella per poco non mi cade per terra, e un bel ghigno mi si
apre sul viso. Se Kaede non fosse stanchissimo, adesso lo sveglierei al
suono di Ore Wa Tensai!!, ma mi basta guardarlo per capire che ha
bisogno di riposare.
Mi avvicino a lui e gli
accarezzo delicatamente il viso: la notizia gliela darò domani… nel
frattempo mi chino, passandogli un braccio intorno alle spalle e l’altro
sotto le ginocchia: no, non mi sembra proprio il caso di lasciarlo
dormire sul divano, quando invece potrebbe stare molto più comodamente
tra le mie braccia.
Ho ancora il sorriso
stampato in faccia mentre salgo le scale: non vedo l’ora di vedere l’espressione
del mio volpacchiotto quando gli comunicherò che stiamo per andare in
vacanza!
Quando entro in cucina,
sfregandomi gli occhi ancora assonnati, mi accorgo che Kaede è seduto
al tavolo, e si sta versando il tè nella tazza.
"Ciao…"
mormoro, scompigliandogli i capelli mentre mi dirigo verso il piano
della cucina, per reinserire la spina del bollitore.
"…ao…" mi
risponde lui, dopo tre minuti, con una voce dall’oltretomba. Ebbene
sì, la mattina è il momento della giornata più tragico per il mio
volpacchiotto assonnato.
Rimaniamo qualche istante
in silenzio, lui perché non è ancora in grado di connettere con
chiarezza, io perché mi sto beando al pensiero della reazione che avrà
quando gli darò la notizia…
Mi siedo al mio posto, e
finalmente mi allungo per dargli il bacio del buongiorno. Lui mi
ricambia, ma è piuttosto impressionante che abbia ancora un solo occhio
aperto… il mio sorriso si allarga ancora di più a vederlo in questo
stato.
"Hn…" fa lui,
visibilmente infastidito per la mia espressione divertita. Vi ho mai
detto che ogni tanto la mia kitsune difetta un pochino di senso dell’umorismo?
Io continuo a sorridere, e
questo lo porta ad una delle sue battute canoniche:
"Che diavolo hai,
scimmia?!"
Ok, potrebbe essere più
affettuoso, ma lo perdono perché so che sta ancora vivendo la tragedia
del risveglio.
"Prepara le valigie,
tra una settimana si parte!" rivelo, incapace di trattenermi oltre.
Lui solleva la testa, e
finalmente socchiude anche il secondo occhio:
"Che stai dicendo…"
mi chiede stancamente.
"Tra una settimana si
parte, riempi la tua valigia, mettici cose leggere, i costumi con le
palme, tanta crema solare protezione 25, che ti porto ai tropici!!"
gli ripeto, e stavolta salto in piedi e lo afferro per la vita,
sollevandolo in aria.
Lui ha gli occhi sbarrati,
e non sembra felice che stia facendo ruotare il suo stomaco appena
riempito di tè e cereali:
"METTIMI GIU’!!!"
mi implora, e io invece lo bacio.
Kaede, persa evidentemente
ogni speranza, mi porta il palmo della mano sulla fronte, ma il suo
sguardo rimane interrogativo:
"Non sembri avere la
febbre" constata.
Io finalmente lo metto
giù, tracanno il caffè, mi infilo in bocca un toast intero e poi mi
avvio verso la porta di casa:
"Ci vediamo dopo, devo
andare da una parte!!" lo saluto, uscendo.
Sono davvero felice!! Ci
tenevo tanto ad offrire questa vacanza a Kaede, e dopo le esperienze di
ieri pensavo che non ce l’avrei fatta… e invece è proprio vero, tra
una settimana partiremo, destinazione Hawaii!! Stringo in tasca il
pacchetto vincente, e mi dirigo con passo deciso verso la stazione: in
questo momento, anche se in realtà dovrei incamminarmi verso lo
Shohoku, la mia destinazione è la sede di Krokky, per capire bene cosa
devo fare per poter mettere le mani sul mio premio, e magari capire
anche che disguido c’è stato con la mia Porsche.
Quando arrivo a scuola è
mezzogiorno. Fortunatamente ho fatto un salto in ospedale e mi sono
fatto firmare il permesso da mia madre, così quel rompiscatole
nanerottolo del preside non potrà rompermi più di tanto. La campana
per il pranzo è già suonata, quindi mi dirigo deciso verso la terrazza
della scuola. So che è lì che troverò il mio volpacchiotto…
Quando apro la porta
metallica, lo vedo con la schiena appoggiata al muretto basso, i capelli
mossi dal vento leggero. Ha il bento in grembo, ma non sta mangiando,
sembra distratto. Accanto a lui c’è Yohei, che invece mangia e ogni
tanto gli si rivolge con qualche commento.
"Ehi kitsune!!"
esclamo avvicinandomi, poi mi rivolgo a Mito "Ciao, ex migliore
amico che mi abbandona nel momento del bisogno". Adesso il suo
aiuto non è più necessario, ma è sempre meglio farlo sentire in
colpa.
"Ehi, sfigato" mi
risponde Yohei, che a quanto pare è deciso a non mostrarmi la sua
contrizione.
Kaede invece mi rivolge
solo uno sguardo corrucciato. Mi porto la mano dietro la nuca… mi
guarda male, ma stavolta sono sicuro di non aver fatto niente!!!
"Che state
facendo?" chiedo, sedendomi dall’altro lato di Rukawa e
cominciando a spizzicare il suo pranzo, visto che il mio bento, nella
fretta di stamattina, è rimasto a casa.
"Mangiavamo e
parlavamo. Andava alla grande finché non sei arrivato a rompere le
scatole!"
Yohei sembra proprio voler
rischiare il collo, oggi.
"Beh, vedi di parlare
con qualcun altro, il mio volpino è off limits" ruggisco, tanto
per mettere bene in chiaro le cose. E’ vero che l’ultima volta Yohei
stava con una ragazza, ma quando c’è Kaede in giro sembra che nessuno
sia più certo delle proprie preferenze.
"Questo lo deve dire
lui…" mi replica Mito, esibendo un sorrisetto molto indisponente,
poi comincia ad alzarsi, e, rivolgendosi a Rukawa, aggiunge:
"Riprenderemo il discorso la prossima volta che si toglierà dai
piedi, ok?"
E Kaede solleva la testa e…
annuisce?! Che diavolo sta succedendo?
"Ehi, guardate che ci
sono anch’io!!" rimarco, passando lo sguardo dall’uno all’altro.
"Non so per quanto…
dal suo umore – e Yohei fa un cenno verso la kitsune – direi che tra
poco dovrò cominciare a cercarti una lapide! E non ti preoccupare per
lui: lo veglierò proprio come faresti tu…"
Prima che io possa alzarmi
e mettere ancora una volta in chiaro chi è il capo della Sakuragi
Gundan, Yohei mi strizza un occhio e sparisce dietro la porta di ferro.
Allungo ancora una volta la
mano, stavolta per afferrare un onigiri. Non so perché ma l’atmosfera
mi sembra carica di elettricità… e non per un temporale in arrivo!!
"Kaede… non sei
arrabbiato, vero?" provo a tastare il terreno.
Lui finalmente si volta per
guardarmi negli occhi:
"Si può sapere dove
diavolo sei sparito, tutta la mattina?!" sibila, con un tono molto
minaccioso.
Io scoppio a ridere e gli
passo un braccio intorno alle spalle, cercando poi di baciarlo. Lui si
scansa, e sento i suoi muscoli irrigidirsi. Ovviamente il grande Tensai
non molla la presa:
"Ti ricordi che
stamattina ti ho detto che tra una settimana partiremo per la nostra
vacanza?" gli chiedo, accarezzandogli dolcemente i capelli.
"Hn. Ricordo che
vaneggiavi".
Evito di controbattere, ho
cose più importanti da dirgli:
"Beh, sono andato alla…
- ok, meglio non dirgli come abbiamo conquistato la nostra vacanza…
rimaniamo sul vago - …agenzia di viaggi. Domenica prossima, alle
dieci, dobbiamo presentarci sul molo sedici per l’imbarco!" gli
comunico, con un tono sempre più entusiasta.
Lui mi guarda con una
espressione interrogativa, poi scuote la testa:
"Che vai blaterando,
do’aho?"
Va bene, non tutti hanno il
cervello da Speedy Gonzales del Tensai, vuol dire che dovrò spiegargli
tutto passo passo:
"Domenica partiremo
per la nostra vacanza, la vacanza che io ti offrirò per poterci
riposare prima di ricominciare gli allenamenti per il campionato
invernale… - ok, lo so che lui si allena sempre, indipendentemente
dall’imminenza di un torneo, però in questo momento un’assenza è
meno grave, no? – Ho deciso che ti porterò in crociera: piscine,
campi da tennis, piste per correre, montagne di roba da mangiare, mare,
sole… notte calienti…" aggiungo alla fine, con un ghigno.
"Con i nostri soldi,
non possiamo permetterci neanche un viaggio in treno fino a Tokyo"
replica lui, definitivo. Cosa devo fare con questo volpacchiotto poco
fiducioso?
Non volevo arrivare a
tanto, ma comincio a frugare nello zaino, fino ad estrarre la busta che
mi hanno dato all’ufficio premi della Krokky. Con mossa fulminea,
estraggo i biglietti per evitare che Kaede riconosca il marchio di
Patata-Landia, e poi glieli porgo:
"Volpe di poca fede!!
Come vedi il Tensai non scherza sulle cose importanti: stasera andremo a
fare spese e poi penseremo alle valigie. Domenica si parte!!!" e
scoppio a ridere.
Lui ha uno sguardo
indecifrabile, guarda prima i biglietti poi la mia faccia, poi di nuovo
i biglietti…
"Non avrai svaligiato
una banca…" mormora alla fine.
Sono incerto se sbattere la
testa al muro, oppure se sbatterci la sua, poi decido che io mi farei
troppo male, e che la fronte di Kaede è troppo bella per una sorte
tanto triste, e allora decido per la terza possibilità. Mi chino su di
lui:
"Non ho commesso
crimini, ma come ho ottenuto i biglietti rimane un segreto…" gli
mormoro, e prima che lui possa presentare una nuova obiezione, passo
alla mossa letale di Super Sakuragi: mi chino su di lui e lo bacio, fino
a fargli dimenticare qualsiasi cosa avesse intenzione di dirmi…
Durante la settimana ci
diamo alle spese per il necessario per la partenza. E’ divertente
trascinarsi il volpacchiotto in giro per negozi, perché lui odia stare
in mezzo alla folla, e proprio per questo mi sta più vicino e comunque
non si oppone a nessuna mia idea, nella vana speranza di accelerare il
ritorno a casa. E così riesco a trovare i costumi gemelli, con le palme
e il sole. In realtà, vedendo lo sguardo che la commessa lancia a
Kaede, invece di comprarli avrei voglia di farli ingoiare a questa
stupida oca, ma mi trattengo, anche perché la totale indifferenza della
kitsune priva di qualsiasi minaccia le risatine querule della ragazza.
Proseguiamo con le creme
solari, protezione venticinque per il volpacchiotto e quattro per me, e
quest’ultima solo perché si sa, i raggi UVA fanno male. Poi lui si
oppone ai cappelli con attaccate le molle e le manine gialle di
gommapiuma, e lascio correre, mi impunto però sulla canotta nera che so
gli starebbe benissimo… per poi optare per una più coprente camicia
di seta quando mi accorgo dei centimetri quadrati lasciati scoperti.
Insomma, dopo un intero
pomeriggio di shopping, torniamo a casa carichi di sacchetti.
Sapete qual è la cosa che
mi diverte di più? Che Kaede non sappia ancora come io sia riuscito a
procurarci questa vacanza. Lo ha chiesto all’inizio, ma le mie
risposte sibilline hanno fatto sì che lui si richiudesse e non facesse
più domande: del resto Rukawa è un tipo molto orgoglioso, se vede che
non gli si vuole dire una cosa, oppure che si vuole giocare su una sua
normale curiosità, allora fa cadere l’argomento, proprio come se la
cosa non gli interessasse affatto. Ma io so che ancora si chiede se
presto non arriverà la polizia a casa per arrestarmi…
E così arriviamo a
domenica mattina, il momento della partenza!!
Mia madre ci passa a
prendere con la macchina e, dopo averci aiutato a spingere le varie
valigie con quello che potrebbe servirci per il giro del mondo, ci
accompagna fino al porto. Mi state chiedendo se lei sa di Krokky? Ebbene
sì, alla mamma non ho potuto nascondere il mio colpo di fortuna, del
resto a qualcuno dovevo dire che dopo dieci anni sono riuscito a vincere
qualcosa… l’ultima volta ne avevo sette e avevo vinto un fermaglio a
forma di cuore alla festa di Tanabata. Credo che mia sorella lo abbia
ancora, da qualche parte. Comunque mia madre si è complimentata con me,
ha detto che finalmente tutte quelle schifezze che sono abituato a
mangiare avevano trovato un modo per rivelarsi utili. Non so perché, ma
spesso mia madre mi ricorda il volpacchiotto… a volte penso che sia
più figlio suo lui di me.
Eccoci sulla banchina!!! E
la nave… WOW, è enorme!! E’ bianca con due strisce, una azzurra e
una blu, che corrono lungo l’intera fiancata, e poi il nome… il nome…
il nome?!
Regina degli Abissi?!
Non so perché ma non mi
sembra esattamente di buon augurio… mi guardo intorno, ma sembro l’unico
ad aver notato la cosa, quindi decido di non preoccuparmi più di tanto,
tutto sommato la sola presenza del tensai rende qualsiasi bagnarola
inaffondabile!
Saliamo la scaletta che ci
porta a bordo, e mia madre ci aiuta con i bagagli. Appena arrivati sul
ponte principale, dove il comandante e parte dell’equipaggio accolgono
i passeggeri per il saluto di benvenuto, porgo i nostri biglietti ad una
delle hostess, che subito ci accompagna verso la nostra cabina. Noto
che, guardando il foglio, sorride timidamente come se si volesse
scusare, poi, quando apre la porta della nostra stanza, spiega:
"Credo fosse pensata
per una… coppia… - solleva lo sguardo verso mia madre – ma se i
ragazzi vogliono dei letti gemelli, credo si possa fare uno
scambio" propone.
Sono pronto a fulminarla
con lo sguardo, ma mia madre è più veloce di me; mi poggia una mano
sul braccio per fermarmi, e poi, sorridendo, le risponde che non c’è
alcun bisogno di cambiare nulla, che sicuramente ci troveremo benissimo.
La ragazza sembra tirare un
sospiro di sollievo, evidentemente lo scambio non sarebbe stato così
semplice da effettuare, e ci lascia augurandoci un buon soggiorno a
bordo della nave.
"Ok, mi sembra che sia
tutto a posto, ragazzi – ci dice mia madre, guardandosi intorno, poi
riporta lo sguardo su di noi – Divertitevi, abbronzatevi, mandatemi
una cartolina e compratemi qualche regalo" conclude, avvicinandosi
rapidamente per un bacio. Poi, voltandoci le spalle, si allontana come
se fosse presa da qualche urgentissima commissione.
Mia madre è come me, odia
i saluti, li ritiene sempre troppo definitivi.
Ci affacciamo sul ponte,
dove tutti i passeggeri, e sono veramente tanti, salutano i familiari e
gli amici agitando le bandierine, proprio come se stessimo partendo per
un viaggio lungo e periglioso; poi finalmente la nave si stacca dalla
banchina, salutando la terraferma con tre colpi di sirena.
Mi volto verso Kaede,
allungando la mano per accarezzargli la sua. Lui si volta a guardarmi e
finalmente vedo il suo viso disteso: ho la vaga sensazione che finora
sentisse questa vacanza come inopportuna… penso che il suo senso del
dovere, la sua dedizione al basket gliela facessero considerare una
distrazione, ma ora che non può fare più nulla per impedirla, sembra
finalmente essere più felice.
E io? Io sono felicissimo!!
Questa nave è stupenda… ho visto ancora poco, ma mi sembra che non ci
annoieremo neanche un secondo, ci sono tante cose da fare, tante
attività su cui concentrarsi…
Mi volto verso la mia
kitsune, e decido che qualcosa possiamo cominciare a sperimentarla sin
da subito:
"Ancora non abbiamo
deciso chi dormirà dalla parte dell’oblò, volpaccia… il primo che
arriva sceglie!" lo sfido, cominciando a correre sul ponte verso la
nostra cabina.
La giornata è
meravigliosa. E’ un ottobre caldo, e stiamo andando verso sud-est,
sembra piena estate. Guardo il mare dal piccolo finestrino, aspettando
che Kaede sia pronto per andarci ad arrostire sotto il sole: dopo aver
provato che il letto fosse comodo così come veniva pubblicizzato sul
depliant, e dopo aver dimostrato ancora una volta la mia infinita
resistenza fisica, ho proposto alla kitsune di metterci i costumi per
approfittare dell’enorme piscina.
Quando arriviamo, c’è
parecchia gente che sembra aver avuto la mia stessa idea, sebbene il
tensai l’abbia sicuramente avuta più velocemente, e quindi ci
stendiamo sui lettini, per lasciarci accarezzare dal calore del sole
prima di buttarci in acqua. Afferro la crema solare e comincio a
stenderla sulle spalle della kitsune: lui all’inizio mi guarda un po’
seccato, come se fosse infastidito da questa iniziativa pubblica, ma
presto si lascia andare, e, steso sullo stomaco, mentre io gli massaggio
la schiena, sembra quasi fare le fusa.
Guardo la piscina, i
bambini che sguazzano, le ragazze nei costumi colorati, i ragazzi che le
guardano, altri che guardano la mia kitsune… e decido che ci siamo
abbronzati abbastanza!
"Ehi, Kaede, che ne
dici di tornare in cabina? Tra poco dovremo prepararci per il buffet…"
suggerisco, mentre le mie mani risalgono ad accarezzargli le braccia.
"Do’aho… siamo
appena arrivati!" mi sibila, evidentemente non gradendo l’interruzione.
"Possiamo tornare per
un bagno di mezzanotte… però adesso io VORREI PROPRIO andare in
cabina!"
Ci deve essere una urgenza
nel mio tono che lo porta a dare finalmente peso alle mie parole. Volta
la testa dalla mia parte e mi guarda. Il suo sguardo scende…
"Ma per te non è mai
abbastanza?!"
Sembra allibito… io
però, pur arrossendo, decido di andare fino in fondo:
"Non esiste una cosa
come ‘abbastanza’ per me!" (*)
Lui scuote la testa, ma mi
accorgo che sta sorridendo. Si alza, allungandomi un accappatoio, forse
per farmi riguadagnare un po’ di decenza, e ci avviamo fianco a fianco
verso la nostra cabina. Non fa in tempo neanche a chiudere la porta, che
io ce lo addosso contro e comincio a baciarlo… comincio a pensare che
questo viaggio sarà troppo breve per poter sfruttare i mille comfort di
questa nave, considerando che gran parte di esso sarà occupato dallo
studiare bene quelli che può offrire il nostro letto.
Lo guardo dormire. Non è
una cosa rara che io rimanga sveglio ad osservarlo, e poi, lo sapete,
lui dà numerose occasioni di vederlo addormentato, eppure mi pervade
una strana dolcezza quando lo vedo abbandonato al sonno, mi sembra quasi
che si stia affidando a me. Ho sempre pensato che fosse un segno di
estrema fiducia dormire in presenza di qualcuno.
Sollevo la trapunta, per
coprirci. L’aria condizionata rende la stanza un po’ fredda, e poi
è bello stare abbracciati alla kitsune sotto una coperta…
Quando mi sveglio, qualche
ora dopo, il volpacchiotto dorme ancora, però adesso ha la testa
nascosta nell’incavo tra il mio collo e la spalla. Sento il suo
respiro regolare accarezzarmi la pelle, e allora lo stringo più forte,
cominciando ad accarezzargli i capelli.
So che sto sorridendo come
un ebete, ma ancora non riesco a credere di averlo convinto a partire
con me, a saltare i suoi preziosi allenamenti per una vacanza… lo so,
lo so, è il suo amore sconfinato che lo porta a non opporsi a nessuna
mia idea!!
"Che ti ridi?" mi
fa, soffocando uno sbadiglio, e accoccolandosi meglio su di me.
"Sto pensando al
buffet… - invento, per evitare che cerchi di distruggere i miei
pensieri romantici con qualche uscita sarcastica delle sue - …non vedo
l’ora di avventarmi su quelle montagne di frutta!" continuo,
catturandogli la mano.
"Hn… - sbuffa, poi
decide di articolare il concetto - …siamo sotto allenamento, dobbiamo
mantenere una dieta controllata".
Io lo bacio, e poi non
posso evitare di prenderlo un po’ in giro:
"Non credi che stiamo
facendo abbastanza esercizio fisico da poterci permettere qualche
strappo?"
Muovendosi, si strofina
contro di me, ed io arrossisco di nuovo:
"Ehm… e come vedi,
non abbiamo ancora finito!" aggiungo, cercando di uscire dall’imbarazzo.
Lui sorride, semplicemente,
poi mi scavalca con una gamba, e decide di continuare con il nostro
allenamento speciale. Sì, stasera credo che prenderemo anche doppio
dessert!
Finalmente sono pronto per
la cena… mi guardo nello specchio aggiustandomi un pochino i capelli:
ne è passato di tempo da quando li avevo tagliati cortissimi, dopo lo
scontro con il Kainan nel primo anno allo Shohoku. Ora, sebbene
certamente non siano lunghi, la mia testa non sembra certamente più un
pallone da basket!! Ok, credo davvero di essere perfetto, i jeans blu
scuri mi stanno a pennello, così come la camicia azzurra, che tengo
fuori da pantaloni e con le maniche arrotolate sugli avambracci. I miei
inseparabili anfibi completano l’opera… sì, sono davvero uno
schianto!
"KITSUNE!! SEI
PRONTO?!" urlo alla porta chiusa del bagno. Ho la vaga sensazione
che ci si sia nascosto per evitare i miei famosi assalti
romantico-passionali, solo che adesso mi viene il sospetto che Kaede in
quella vasca ci si sia pure addormentato… ma no, neppure lui
arriverebbe a tanto!!
"Kaede!! – lo chiamo
di nuovo – Non voglio che gli altri si divorino tutto!! Ho fame…"
Niente, nessuna risposta.
Comincio a battere sempre più forte contro la porta, finché, dopo un
bel po’, questa finalmente si apre… come non detto, gli occhi
acquosi e lo sbadiglio che cerca di trattenere indicano che la mia prima
supposizione era esatta.
"Ti sei
addormentato" non è una domanda, è una constatazione.
Lui mi guarda infastidito:
"Stavo pensando"
mi risponde, ed è così chiaro che i suoi pensieri fossero nel mondo di
Morfeo, che non posso trattenermi dal sorridergli e attirarmelo contro,
scompigliandogli i capelli con la mano:
"Sbrigati, prima
andiamo, prima torniamo…" gli mormoro con tono allusivo.
"Buon motivo per fare
le cose con calma" replica lui, che ha recuperato velocemente le
sue risposte caustiche.
"Prima non mi sembrava
di averti sentito lamentare…" gli ribatto, ma non aspetto la sua
risposta, che sicuramente non me la farebbe passare liscia, e invece,
avvicinandomi all’armadio, cambio argomento:
"Ho deciso che stasera
ti vestirai così" gli comunico, afferrando la camicia di seta
grigio fumo che abbiamo comprato prima di partire, e i jeans neri. Lui,
come al solito quando si tratta di vestiti, non si oppone, e comincia ad
indossarli rapidamente.
Ancora una volta trattengo
il fiato: Kaede è sempre meraviglioso, con quella sua pelle chiara, i
capelli nerissimi e gli occhi blu, ma quando indossa qualcosa che
accentua questi contrasti ha sempre l’effetto di mozzarmi il fiato.
Solleva gli occhi su di me,
sembra che voglia dire qualcosa, ma si blocca e io leggo perplessità
nel suo sguardo… scuoto la testa e mi limito ad afferrargli la mano.
So bene che a lui non piace sentir parlare del suo aspetto, che del
resto so benissimo essere solo l’ultimo dei suoi pregi, quindi lo
trascino sul ponte lasciando la sua domanda senza risposta.
NON POSSO CREDERCI!!! Ci
sono montagne di sfizi di tutti i generi, dolci e salati, di carne e di
pesce, e verdure, formaggi, frutta… zuppe e torte… i miei occhi
stanno per abbandonare le orbite, mentre con il dito tremante indico
tutto questo bendiddio:
"Ka… Kaede!!!"
invoco.
"Hn?" fa lui, con
evidente noncuranza. Ma certo, per una volpaccia inappetente come è lui
tutte queste meraviglie non devono avere lo stesso effetto che hanno sul
resto della popolazione normale.
"TI RENDI CONTO CHE E’
TUTTO GRATIS??!!" gli urlo nell’orecchio, pronto a lanciarmi sul
buffet.
Lui solleva le spalle, e
quasi immediatamente scompare in un angolo, occupando un piccolo tavolo
nascosto nella zona meno illuminata della grande sala, tavolo che non
riuscirà mai ad ospitare tutto quello che ho deciso di trangugiare
stasera… no, no, non fate quelle facce!! Non avete capito!! Io non
penso solo a me, una parte (piccola, ma comunque esistente) di questo
banchetto finirà anche nello stomaco della kitsune. Non ci credete? Non
conoscete le mie capacità di persuasione…
"Dai, cucciolino…
assaggiane un po’…" cerco di tentarlo, mezz’ora dopo,
avvicinandogli alla bocca una forchetta su cui convivono, come naufraghi
sulla stessa zattera, un pezzo di aringa affumicata, un pomodoro, una
stella di formaggio e un ravanello.
"Mangiatelo tu, io
quello schifo non lo voglio" mi risponde con poca grazia,
ritornando alla sua insalata e all’acqua minerale.
"Un giorno diventerai
verde, a forza di mangiare quell’erbaccia!" gli profetizzo,
facendo scomparire in un battibaleno nella mia bocca la leccornia che
gli avevo destinato.
"Mph!" replica
lui, decidendo, udite udite, di aggiungere alla verdura anche del pesce
arrostito.
Io scuoto la testa, non mi
rimane altro, e porto lo sguardo sulle altre persone che affollano la
sala, e che si stanno avventando come cavallette sul MIO buffet:
"Quella col vestito
salmone esploderà, se mangia un’altra tartina" comunico, dopo
aver soffermato il mio occhio clinico sulla tipa che si sta servendo per
la quinta volta al tavolo centrale.
Kaede non risponde, però
vedo che anche lui sta guardando attentamente la gente raccolta intorno
ai piatti di portata. Cerco di seguire il suo sguardo, ma appena sollevo
gli occhi, incontro quelli, troooppo interessati, di uno dei ragazzi
dell’equipaggio, quello che il comandante ha già presentato come il
suo primo ufficiale. E non mi piace come sta guardando Kaede.
Sono già pronto a far
partire una delle mie famose testate, oppure a staccargli la testa dal
collo per utilizzarla come palla per un tensai-dunk, quando mi accorgo
che ci sono altre due persone che stanno guardando nella nostra
direzione… devo uccidere anche loro? No, sembrano ‘amici’…
"Ma non sono…"
mormoro, quasi più a me stesso che alla kitsune. Lui però termina la
frase per me:
"Hanagata e Fujima".
Ebbene sì, sembrano
proprio lo stangone e la riserva dello Shoyo.
Li guardo stupito, ma
subito torno a rivolgere un insistito sguardo truce all’indirizzo di
quel manichino in divisa che continua a guardare Rukawa, sbavando per di
più. Faccio per sollevarmi in piedi, quando sento una mano sul mio
braccio:
"Siediti e stai
buono" mi sta sibilando Kaede, riprendendo a bere quel delizioso
cocktail di acque minerali che ha costituito il suo unico beveraggio
serale.
"Starò buono quando
gli avrò cavato gli occhi – gli replico – e non mi ci vorrà molto,
visto che sono già attaccati alla tua camicia…"
Solo il tensai sa trovare
immagini così pregnanti.
"Piantala, do’aho"
mi risponde, e devo ammettere che anche lui, quanto a sguardi truci, sa
il fatto suo.
Mi risiedo, continuando a
fumare di rabbia, ma l’avvicinarsi di Hanagata e Fujima contribuisce a
distrarmi dai miei sogni sulle lente torture alle quali sottoporre lo
strofina-ponti.
"Ehi ragazzi! Non
pensavo proprio di trovarvi qua…" esordisce il panchinaro,
sorridendo.
"IO ho offerto una
vacanza alla volpaccia" decido di mettere subito in chiaro,
meritandomi un’occhiata severa di Kaede.
"E’ fantastico, un
bel viaggio romantico prima di ricominciare gli allenamenti… anche noi
abbiamo deciso di approfittare delle ultime due settimane di pausa"
interviene il mister quattr’occhi, sorridendo e sfiorando con
noncuranza (ma io l’ho visto!) la mano del compagno.
"Sì, sì, un viaggio
romantico!!" ripeto felice, è esattamente questo il mio obiettivo,
un viaggio romantico e passionale, che passeremo quasi interamente in
bollenti attività fisiche… il mio ghigno deve aver rivelato un po’
troppo dei miei pensieri, perché i sorrisi dei due ex giocatori dello
Shoyo sono ancora più ampi, mentre Kaede mi ringhia uno dei suoi ‘do’aho’
più minacciosi. Che ci posso fare se il tensai è la trasparenza fatta
persona?
Decido di togliermi dall’impaccio
cambiando argomento:
"Avete visto la
piscina? C’è anche quella per l’idromassaggio… è tutto
fantastico!"
Hanagata sorride senza
rispondere, mentre Fujima… arrossisce leggermente? Uhm… il grande
investigatore, Hanamichi Sakuragi, sente odore di bruciato:
"Perché voi avete
visto la piscina… oppure no?" mi manca la luce da sparare dritta
nei loro occhi, e sarei perfetto per il ruolo.
"Abbiamo dato un’occhiata"
risponde lo stangone, che poi cerca di cambiare discorso "Avete
assaggiato l’insalata di gamberetti? E’ buonissima".
"Lascia stare i
gamberetti, quattr’occhi!! VOI NON AVETE MAI LASCIATO LA VOSTRA
CABINA!" lo accuso, puntandogli addosso l’indice.
AHIO!!! La volpaccia mi ha
dato una delle sue solite gomitate, e adesso avrò un enorme ematoma sul
fianco!!
"Ma cosa ho detto,
kitsune!" mi lamento, dopo aver deciso che per stavolta lo
grazierò, evitando di dargli la testata che merita.
Fujima scoppia a ridere,
appoggiandosi leggermente al petto del compagno, mentre questi replica:
"Invidioso,
Sakuragi?"
Io scrollo le spalle con
noncuranza:
"Assolutamente no,
visto che anche noi siamo qui solo in… pausa. Vero Kaede?"
Me ne ha data un’altra!!
Una gomitata sullo stesso punto, adesso avrò un ematoma doppio!!
Non capisco perché a volte
la kitsune sia così violenta, tanto più che passo IO per essere un
teppista, comunque non mi sembra il caso di approfondire il discorso
proprio adesso.
Ovviamente si finisce per
parlare di basket, e considerando che questo sarà il nostro ultimo anno
allo Shohoku, Rukawa fa molte domande sul torneo universitario.
Rimaniamo a parlare per un bel po’, e ogni tanto qualcuno di noi si
avvicina al buffet per fare provviste per tutti. Quando è il turno dell’ex
capitano dello Shoyo, vediamo che tarda a tornare. Hanagata si volta per
capire cosa sia successo, e lo individua, immobile di fronte ad uno dei
tavoli. Sembra stregato da qualcosa, ma ad un certo punto si volta verso
di noi, con un’espressione strana sul viso e ci fa segno di
avvicinarci.
Sono un po’ stanco, ma se
questo significa che potrò riempire altri piatti per me e la volpaccia,
mi sacrifico volentieri. Lo raggiungiamo, e, seguendo il suo sguardo,
passiamo in rassegna le pietanze disposte sul banco.
Ehm… c’è qualcosa di
strano, anche se non riesco a capire subito cosa sia. Mi allontano di un
paio di passi per godere di una visuale migliore, e a questo punto…
"KAEDEEE!!!"
esclamo, puntando l’indice verso la composizione.
Lui si volta verso di me,
e, forse perché mi aspetto il suo sopracciglio alzato di quando sta per
dirmi ‘do’aho’, intendendo però ‘amore, luce dei miei occhi’,
rimango spiazzato quando noto il suo sguardo shockato. In un istante
sono accanto a lui, e devo trattenermi dalla tentazione di abbracciarlo
davanti a tutti, cosa che infatti mi procurerebbe una gomitata nel
fianco:
"Cos’hai? Stai male?
Dobbiamo fermare la nave?" gli chiedo, appena un pochino agitato.
Ecco, ora finalmente mi
sento a casa… il suo sopracciglio è alzato e la sua espressione
pericolosamente imbronciata:
"Che diavolo vai
blaterando?!" mi fa, poi riprende, voltandosi di nuovo verso il
tavolo "E’ rivoltante…" mormora.
"Ma perché? Sono
così teneri…"
A questo punto si girano
verso di noi anche Hanagata e Fujima. Hanagata sta sorridendo, scuotendo
la testa, mentre in Fujima colgo lo stesso sguardo allucinato della
kitsune.
"Chissà quanto tempo
devono averci perso…" mormora lo stangone, pensieroso.
"Tempo che avrebbero
potuto sicuramente impiegare con maggior profitto" gli replica il
panchinaro, che però sta cominciando a sorridere.
Io davvero non capisco il
perché di queste facce scettiche, a me sembra un’idea geniale!
"E’ perché voi
siete stonati!" li accuso. Del resto, è sicuramente questo il
motivo: non tutti cantano Knocking on Heaven’s Door come lo
faccio io… e sono anche pronto ad improvvisare una esibizione
immediata.
Il quattr’occhi mi guarda
interrogativo; Fujima si gratta leggermente la tempia con l’indice, ma
è il mio Kaede a parlare:
"A volte le
connessioni tra il tuo cervello e la bocca seguono strade tortuose e
misteriose…"
Ancora una volta noto che
la volpaccia diventa logorroica solo quando deve criticarmi. Sono pronto
a replicare, quando lo sento aggiungere piano:
"Poveri polletti…"
Io riporto lo sguardo sulla
composizione che troneggia sulla tavola imbandita, dominando gli altri
piatti dall’alto di una alzata di vetro: sul piano così rialzato sono
disposti dei polletti arrosto. Ok fin qui, e voi direte che non c’è
nulla di cui discutere. E invece lo chef, un artista, secondo me, ha
sistemato detti volatili abbrustoliti in modo tale da formare una
orchestra. Ogni polletto è seduto su un sedile ricavato da noci di
cocco, le scarpette scure sono intagliate in acini d’uva, mentre i
visi dei musicanti sono ritagliati nell’anguria, con le carote
utilizzare per le creste. Vi state domandando di cosa siano fatti i
violini, i violoncelli e le viole? Il primo violino ha un meraviglioso
strumento ricavato da un peperone rosso scuro, mentre per gli altri
orchestrali è stata utilizzata una più volgare patata. Il direttore è
poi meraviglioso: indossa una marsina color melanzana, ricavata infatti
con la sua buccia, e stringe nell’aletta destra un filo di zucchina,
la sua bacchetta per dirigere i pennuti…
Non è una composizione
meravigliosa?! (**)
"Kaede!! Ti sei
accorto che per gli strumenti a fiato hanno usato i fagiolini?! E per i
piatti… ma non sono sezioni di cetriolo?"
La mia commozione per il
quadretto che abbiamo davanti sembra non contagiare anche gli altri, ma,
come ho già detto, il loro spirito musicale è praticamente nullo, è
per questo che non possono apprezzare.
Ad un certo punto mi viene
un dubbio:
"Ma, secondo voi, si
possono mangiare?" chiedo, dubbioso ma speranzoso.
Fujima inclina la testa di
lato:
"Penso che così si
altererebbe quest’opera d’arte!" risponde, riconoscendo
finalmente la bravura dello chef.
"Beh… però
significherebbe buttare tutto… sarebbe uno spreco! Io voglio mangiarmi
il direttore d’orchestra: lui è il tensai della squadra!"
"Veramente è il primo
violino ad essere la guida dell’orchestra…" mi riprende il
quattr’occhi, che evidentemente pretende di saperne più di me di
musica. Cosa assolutamente impossibile.
Sto ancora meditando sulle
possibilità che ho di addentare l’ex pennuto in marsina, quando si
avvicina quell’idiota in uniforme che è tutta la sera che sta con gli
occhi appiccicati al mio Kaede.
"La composizione
verrà lasciata ancora per qualche minuto, in modo che tutti possano
vederla, poi sarà possibile mangiare ‘gli orchestrali’" spiega
con voce inspiegabilmente bassa.
Prima di tutto, ma qualcuno
gli ha chiesto qualcosa?! In secondo luogo, se ha mal di gola, andasse a
spargere i suoi batteri da qualche altra parte!!
"Non hai da
lavorare?" gli chiedo mettendomi tra lui e Kaede.
"Scusi?" mi fa
lui, rivolgendomi un sorriso più falso di una banconota da 700 yen.
"Schioda!" gli
sibilo.
Mi accorgo degli sguardi
incuriositi di Hanagata e Fujima, e di quello piuttosto infastidito di
Kaede, ma non mi smuovo, anzi… piazzo le mani sui fianchi e guardo con
espressione truce il manichino in divisa. Lui sostiene per qualche
secondo la sfida, poi si china leggermente davanti a Kaede, scusandosi
per doversi allontanare…
Bastardo.
Riporto l’attenzione sui
polletti, ignorando le occhiate ormai divertite dei giocatori dello
Shoyo, e concludo:
"Il Tensai deve
crescere. Mangerò prima il direttore e poi il primo violino… chissà
che concerti faranno nel mio stomaco!!" e rido felice.
"Do’aho" sento
mormorare, ma non mi giro, poggio una mano sulla spalla della kitsune,
stringendogliela leggermente… il tensai ce la farà, non deve essere
così preoccupato per me!
Dopo cena, torniamo nella
nostra cabina. Mi fa un po’ impressione pensare a cosa staranno
facendo Fujima e Hanagata in questo momento… bah! Spero che Hanagata
si sappia far valere, anche se solo il tensai è infaticabile!! Ok…
scuoto la testa, non devo pensarci!!
Sto steso sul letto,
aspettando che Kaede mi raggiunga. Questa vacanza serve per rilassarci,
il riposo è un’altra cosa… e stanotte sicuramente stabiliremo un
nuovo record!!
La porta del bagno si apre
e la kitsune si avvicina, con indosso i boxer e una t-shirt grigia,
sollevando la coperta leggera per infilarsi nel letto. Lo guardo con uno
dei miei ghigni più significativi, e lui invece mi volta le spalle e
spenge la lampada dalla sua parte del letto:
"Notte, do’aho"
mormora, sbadigliando.
Io salto su… che
significa ‘notte, do’aho’? Mi sta facendo credere che non intende
onorare questa prima notte sospesi sull’oceano con un po’ di sano
esercizio fisico?!
Mi allungo su di lui,
afferrandolo per la vita e sbattendolo con la schiena contro il
materasso.
"Che diavolo stai
facendo, idiota!" fa lui, che forse non ha gradito i miei modi da
boscaiolo.
"Ascolta bene le mie
parole, TU NON TI ADDORMENTERAI PRIMA DELL’ALBA!"
Lui cerca di divincolarsi,
ma so benissimo di avere già vinto perché, quando comincio a baciarlo
sul collo e ad accarezzargli le spalle, le braccia, fino a raggiungere
con le dita la sua schiena, comincia ad emettere quei sospiri affannosi
che riconosco come caratteristici di quando ormai è preda anche lui
della passione…
Alterniamo momenti di
frenesia, di desiderio di sentirci parte uno dell’altro, ad altri in
cui ci accarezziamo, ci baciamo dolcemente, ci stringiamo uno all’altro
cullati dal leggero rumore del mare. E io mantengo la mia promessa,
quando i primi raggi del sole entrano attraverso l’oblò, noi siamo
ancora svegli, e io lo sto stringendo contro di me, accarezzando la sua
testa abbandonata sulla mia spalla. Sorrido quando porto lo sguardo
sulle sue palpebre che faticano a non abbassarsi. Mi chino e gli bacio
la punta del naso:
"Buona notte,
amore" gli mormoro.
"Buona notte, Hana"
mi risponde lui, sistemandosi meglio su di me, e chiudendo finalmente
gli occhi.
Nei giorni successivi, ci
godiamo il mare, il sole, e tutte le comodità messe a disposizione
dalla Regina degli Abissi, ma solo per parte del tempo, visto che il
tensai ha davvero tante idee per come impegnare le giornate in modo
ancora più rilassante. E Kaede? A volte mi fermo a guardarlo, perché
mi sembra strano riuscire a vederlo così sereno. Quando gliene ho
chiesto il motivo, mi ha risposto che, non potendo fare niente per
allenarsi o per raggiungere la squadra, è inutile ribellarsi, e quindi
è deciso a godersi questa vacanza fino in fondo. E’ vero che verso il
tardo pomeriggio mi costringe a correre sul ponte, e poi a fare
ginnastica nella piccola palestra, ma io credevo che su altri discorsi
sarebbe stato molto meno accomodante. Ok, non mangia molto, e controlla
severamente ogni piatto che cerco di svuotare, ma in realtà spesso
finisce per sorridere alle mie rassicurazioni che tutto il cibo che
ingoio mi è necessario perché sono in fase di crescita…
Stasera siamo sul ponte, da
soli, affacciati dal parapetto. La nave alza alti spruzzi avanzando
velocemente. Domani dovremmo raggiungere le Hawaii, ma la cosa non mi
tocca più di tanto, lo scopo della vacanza era stare insieme,
rilassarsi. Mi avvicino a lui e gli passo un braccio intorno alla vita.
Lui all’inizio non reagisce, poi si stringe contro il mio fianco:
"Mi piace il
mare" mormora.
"Lo so" gli
rispondo piano. L’ho sempre saputo. A lui non piace il mare estivo, il
mare pieno di persone stese a prendere il sole, il mare dei secchielli e
delle palette. A lui piace il mare notturno, il mare d’inverno, il
mare nelle giornate di pioggia, questo mare nero che non riusciamo a
vedere ma di cui sentiamo i suoni.
"Sono contento che
siamo riusciti a partire" aggiungo, e mi viene da sorridere a
pensare che all’inizio credevo che non ce l’avremmo mai fatta.
"Credo anche io che
per una volta tu abbia avuto un’idea degna di un tensai…"
Non gli vedo il viso, ma
sono sicuro, dalla sua voce, che stia sorridendo, e così rispondo al
solito modo:
"COSA VUOI DIRE?! Io
ho sempre idee da tensai!!" esclamo.
Lui struscia la testa
contro il mio collo:
"Grazie, tensai"
mi risponde.
Sono due giorni che
passiamo da un’isola all’altra. La prima volta siamo scesi insieme
agli altri passeggeri, ed è stato bello camminare senza scarpe su
questa sabbia bianca e sottile, ed è stato bello anche tuffarsi in
quest’acqua limpida, però entrambi ci siamo sentiti sollevati quando
siamo tornati sulla nave. E così il secondo giorno non scendiamo, tanto
più che grazie alle mie brillanti manovre abbiamo perso la scialuppa
che portava a terra. Cosa stavamo facendo?
Mi deludete… pensavo che
foste più svegli!!
Comunque, quando torniamo
in cabina per cambiarci per il pranzo, rimango impietrito davanti allo
spettacolo che si presenta davanti ai miei occhi.
"Do’aho, perché ti
sei fermato?!" mi chiede Kaede, che per poco non mi è franato
addosso, quando mi sono bloccato sulla soglia.
Mi giro verso di lui,
cercando di bloccargli la visuale:
"Ehm… Kaede
amoruccio, non potresti andarmi a prendere un succo di frutta?" gli
chiedo, cercando di essere convincente.
"Ce ne è una
bottiglia nel frigorifero! Dai, fammi passare che voglio farmi una
doccia…" aggiunge, senza raccogliere.
"Ho voglia di un
cioccolato caldo!" ritento, continuando a tenere la mano sulla
maniglia.
Lui mi tocca la fronte:
"Hai la febbre?! –
mi chiede scuotendo la testa – con queste temperature vuoi un
cioccolato caldo? Piantala e fammi entrare".
Non posso fare più niente,
spalanco la porta, entrando prima di lui, poi mi volto a guardarlo.
La sua espressione è
allibita… sul letto, sulla scrivania, sul tavolino accanto alla porta,
ovunque ci sono buste di patatine… di patatine Krokky, per dirla
tutta, e da una parete all’altra è attaccato uno striscione che
saluta e augura buona vacanza ai vincitori del secondo premio del
concorso ‘Con Krokky, scrocchia meglio’…
"Cosa vuol dire?"
mi fa lui, sollevando uno sguardo poco rassicurante su di me.
Io mi stringo nelle spalle,
e la sua espressione si fa più dura.
Decido di rispondere:
"Non abbiamo vinto la
Porsche…" ammetto, guardandomi le scarpe.
"E invece abbiamo
vinto questo viaggio…"
Io annuisco, poi, dopo
qualche secondo, aggiungo:
"Ci tenevo tanto.
Forse dovevo dirti come ero riuscito ad avere i biglietti, ma mi piaceva
far finta che avesse a che fare con qualcosa di più romantico delle
patatine…" spiego, continuando a non guardarlo. Ecco, sono sicuro
che mi stia arrivando il suo do’aho…
Finalmente sollevo gli
occhi dal pavimento. Lui mi sta fissando, ma non riesco a leggere nel
suo sguardo, poi comincia ad avvicinarmisi, prima lentamente poi più in
fretta, e improvvisamente rivivo una scena già vissuta… lui mi salta
in braccio, avvolgendomi le gambe intorno alla vita e stringendomi le
braccia dietro al collo.
Mi ha colto alla
sprovvista, ma l’abilità del tensai è trarre il meglio da qualsiasi
situazione, e così me lo serro contro, poi mormoro:
"Non potrai mai più
dirmi che mangio troppe patatine…" gli mormoro contro l’orecchio.
Lui si allontana di poco e
mi guarda. Mi sorride mentre scuote la testa:
"Mangi troppe
schifezze, e io continuerò a ripeterlo" ribadisce, con
ostinazione.
Festeggiamo a nostro modo
per il resto del pomeriggio, e la sera raggiungiamo la sala principale
per la cena. Negli ultimi giorni abbiamo raramente incontrato Hanagata e
Fujima. Credo che anche loro stiano approfittando di questa vacanza per
‘rilassarsi’, anche se non credo che lo facciano dormendo, viste le
occhiaie che sfoggia il nanetto.
Faccio un cenno con la mano
per attirare la loro attenzione. Sebbene io preferisca rimanere solo con
la volpaccia, mi piace anche scambiare qualche parola loro, soprattutto
considerando che a Kaede piace avere notizie della squadra
universitaria.
Come sempre, quando
qualcuno siede al tavolo con me, la mia abilità di divoratore folle
abbaglia tutti i presenti.
"Com’è il
pesce?" prova a chiedermi Hanagata, vedendo che mi sono riempito la
bocca con tanti piccoli ex nuotatori fritti.
"ahh.. skrrrrr…
chunnn… oni!" rispondo, combattendo con una lisca, e finendo per
afferrare la caraffa d’acqua per liberare la gola.
"Ah. Bene…"
mormora lui in risposta, servendosi cautamente. Io gli faccio cenno di
abbondare, e lui mi sorride, aggiungendosene un’altra cucchiaiata.
Ecco, vi sembra giusto che lo stangone, che sì, lo conosco, ma non è
che siamo intimi (oddio… mi si drizzano i capelli al solo pensiero!!),
mi dia più retta della volpaccia inappetente?!
Mi sporgo sul piatto di
Kaede per indagare su cosa ci abbia piazzato dentro…
Un pomodoro.
Scusate. Una fetta di
pomodoro.
Lo guardo con gli occhi
sgranati, poi, con uno sbuffo, afferro il piatto e mi riavvicino al
buffet, buttandoci dentro tutto quello che vedo. E peccato che non ci
siano più i polletti, perché altrimenti il violoncellista e il
suonatore di flauto traverso sarebbero stati suoi!
"Io non mangerò mai
tutta quella roba" mi fa lui, guardando prima il cibo e poi me, con
il tipico atteggiamento di quando si ostina a non darmi ragione.
Il mio sguardo diventa
feroce, e dalla mia gola comincia ad uscire una specie di ringhio. A
questo punto sento un leggero colpo di tosse provenire dal lato di
Fujima. Il mio sguardo assassino si punta ora su di lui:
"Domani avete
intenzione di partecipare all’escursione sul vulcano?" chiede,
versandosi l’acqua nel bicchiere.
Evito di specificargli che
domani, per l’intera giornata, io e Kaede saremo presi da altre
eruzioni, e mi limito rispondere brevemente:
"No".
Il sorriso del panchinaro
si accentua:
"Neanche noi, forse
parteciperemo a quella di dopodomani, visto che l’altro vulcano è
molto più interessante – si ferma per qualche istante, poi riprende,
lanciando un’occhiata ad Hanagata – che ne direste di raggiungerci
per una partita a tennis? Sul ponte ci sono due campi, e noi vorremmo
fare un po’ di esercizio, in vista della ripresa degli
allenamenti" spiega.
Nonostante, da quello che
ho capito, Kaede non abbia mai giocato, sono sicuro che il pensiero di
una piccola preparazione per gli allenamenti lo attiri parecchio, e
infatti annuisce. Io mi dimostro però molto più entusiasta:
"Sìììì!!!
Finalmente il tensai vi farà mangiare la polvere!!! – prometto – E
potrò usare la racchetta di Agassi, la meravigliosa racchetta che lui
ha scelto solo dopo che gliel’ho consigliata io!!!"
Hanagata mi sorride
incerto, poi annuisce:
"Allora siamo d’accordo
per domani… potremmo fare verso le cinque, va bene?"
Kaede annuisce, mettendomi
contemporaneamente una mano sul braccio, quasi volesse evitare che sia
io a rispondere.
Continuiamo a mangiare, e,
nonostante le mie proteste, la kitsune continua a dimostrare, secondo me
per farmi un dispetto personale, tutta la sua inappetenza. Terminata la
cena, si può scegliere come continuare la serata: c’è il salone
principale, quello in cui siamo, in cui si può ballare, e poi ci sono
le sale più piccole per i giochi… generalmente riservati ai minori di
dieci anni, quindi non per noi!
Vedo che il comandante
della bagnarola, il tipo che ci ha salutati quando abbiamo salito la
passerella, il primo giorno, invitare una specie di moby dick in vestito
di satin dorato, e poco dopo altre coppie raggiungerli al centro della
sala.
Stringo la mano della
volpaccia, che si volta con sguardo interrogativo verso di me.
"Ti ricordi Halloween?"
gli chiedo, facendo riferimento alla festa in maschera che ci ha
permesso di ballare la ‘nostra’ canzone davanti a tutti.
Lui sorride, ma non dura
che un attimo, poi corruga la fronte e mi sibila:
"Non pensare neanche
lontanamente che io sia disposto a ripetere l’esperienza qui
sopra!"
Io mi avvicino al suo viso,
e gli mormoro:
"No, non te lo
chiederò. Ma ormai rassegnati, sei in trappola, volpaccia, e non puoi
più negarmi niente…"
"Do’aho!!"
ribatte pronto, voltandosi poi leggermente, in modo da offrirmi le
spalle.
Io scuoto la testa: può
non riconoscerlo, ma io ho ragione!!
Dopo cena, ci affacciamo
per qualche istante sul ponte, camminando per respirare un po’ di aria
fresca. Per una volta riesco a stare in silenzio, infatti è come se mi
sembrasse inopportuno riempire questa notte di parole… ci sono altre
persone e non posso abbracciare Kaede come vorrei, però ci stendiamo
sulle sdraio lasciate all’aperto, e guardiamo il cielo limpido e
stellato. E’ un altro modo per essere vicini.
Non so perché ma mi viene
di pensare al nostro futuro, a cosa faremo una volta terminata la
scuola. So qual è il sogno di Kaede, è sempre stato avere la
possibilità di giocare in America… vi starete domandando (e se non lo
state facendo, dovreste farlo!) quale sia il sogno del tensai Sakuragi.
Beh, ve lo dico subito: ho imparato anche io ad amare il basket, e non
credo che a questo punto potrei smettere di giocare; vorrei diventare un
professionista, anche se penso che potrei anche accontentarmi di farlo
in Giappone… però, e nell’ammetterlo mi giro verso la volpaccia
rilassata che sta cercando di addormentarsi sulla sedia accanto alla
mia, tengo così tanto a lui, sono così certo che non riuscirei a
vivergli lontano, che credo che questo suo sogno di giocare negli USA
sarà il sogno di entrambi. Non è una cosa che io dica con leggerezza,
so bene che possiamo farcela, insieme siamo veramente invincibili, e poi…
volete mettere tutti i soldi che guadagneremo? Potrò anche smettere di
grattare i sacchetti di Krokky per vincere la Porsche!!
Quando mi accorgo che il
volpacchiotto sta andando in letargo, lo scuoto leggermente:
"Torniamo in
cabina" gli mormoro, chinandomi su di lui e aiutandolo ad alzarsi.
Si appoggia leggermente a
me mentre percorriamo il corridoio che porta alla nostra stanza. Quando
finalmente apro la porta, mi rendo conto che mentre cercavo la chiave,
lui si è addormentato contro la mia spalla. Mi chino velocemente,
passandogli un braccio sotto le ginocchia e lo prendo in braccio…
nonostante i suoi numerosi rimbrotti e le sue continue dimostrazioni di
essere perfettamente autosufficiente e indipendente, finisce sempre che
il tensai deve prendersi cura di lui!!
"Quello è punto!! Ha
preso l’incrocio delle linee!!!" urlo, visto che il nano e il
quattr’occhi non vogliono riconoscere che il mio meraviglioso smash è
andato a buon fine, permettendoci di vincere il sesto gioco dell’incontro,
portandoci sul tre pari.
"No, era fuori"
ribadisce Fujima.
Non è un campo in terra
rossa, ovviamente, quindi non possiamo neanche discutere il segno
lasciato dalla pallina, però io sono sicuro che fosse riga!! Doveva
esserlo, visto che era un colpo così fenomenale… era semplicemente
giusto.
"Do’aho, eravamo d’accordo
che ognuno fosse responsabile dell’arbitraggio nella propria metà
campo, quindi non discutere" mi ripete Kaede, per l’ennesima
volta.
Io grugnisco, non sono
affatto convinto di questa regola, secondo me le signorine dello Shoyo
ci stanno fregando… ma non riusciranno a nulla contro il tensai: farò
il doppio dei punti, se sarà necessario per vincere.
Il tensai può.
Continuiamo a giocare, e
per puro caso le due schiappe vincono il primo set al tie-break, solo
perché mi sono distratto un attimo mentre Kaede serviva, e la risposta
del quattr’occhi mi è passata accanto senza che quasi me ne
accorgessi. Ma non è stato che un attimo di defaillance, presto
recuperato visto che abbiamo vinto il secondo set 6-4.
Devo ammettere che Hanagata
gioca davvero bene, si vede che ha ottimi colpi, che ha giocato
seriamente. Fujima anche se la cava, sebbene sembri preferire il gioco
da fondocampo, attendendo l’errore dell’avversario. Ma è Kaede a
stupirmi di più: da quello che ho capito il volpacchiotto non ha mai
preso in mano una racchetta, e all’inizio si vedeva, però pian piano
è riuscito ad aggiustare i colpi, soprattutto grazie alle mirabolanti
spiegazioni del tensai, e adesso a rete è una specie di muro, e con un
po’ più di tecnica potrebbe veramente arrivare ai livelli del grande
Genio… NO!!! Non è vero!! Non l’ho detto… IL GRANDE GENIO E’
INARRIVABILE!!!
Anche il terzo set si
risolve al tie-break. Intorno al campo si è radunata una piccola folla
che ci guarda giocare. L’incontro è piuttosto acceso, tutti e quattro
stiamo mostrando tutta la nostra competitività… ma il campione nell’arte
dell’io non perderò mai è sempre lui, il volpacchiotto: si è
piazzato sottorete, a sfidare Hanagata, e quando questo alza un
pallonetto sperando di fregarci, Kaede mostra che la statura non gli
serve solo per il basket, retrocede di qualche passo e poi prepara lo
smash…
Game, set, match!!
"ABBIAMO
VINTO!!!" gli urlo, abbracciandolo.
Lui mi sibila di lasciarlo
andare, guardando la folla che sta applaudendo, ma so che è contento di
aver vinto, e del resto quando vinciamo insieme è sempre più bello!
Ci avviciniamo alla rete
per stringere la mano ai nostri avversari, e adesso sono anche disposto
a far loro i miei complimenti per come giocano.
Lo stangone mi strizza un
occhio:
"Allora ci dovete
concedere una rivincita – porta lo sguardo su Rukawa – Ora sappiamo
qual è l’arma segreta del vostro team!"
Non so se arrabbiarmi
oppure di essere fiero della mia volpaccia, e alla fine sorrido:
"Quando volete, il
tensai non nega una lezione a nessuno!"
Torniamo in cabina per
farci una doccia e prepararci per la serata, e mentre mi spoglio penso
che è stato bello incontrare qui i due ex giocatori dello Shoyo. Non è
che siamo stati insieme ogni minuto, anzi, però poter fare qualcosa
tutti insieme ogni tanto è stato molto divertente.
Sento il rumore della
doccia… Kaede deve essere già sotto l’acqua, e invece io devo
aspettare ancora, tutto sudato.
DEVO aspettare?! Ma no,
perché… chi lo dice?
Con il miglior ghigno del
grande Hanamichi Sakuragi apro la porta del bagno, e poi faccio scorrere
il vetro della doccia, raggiungendo la volpaccia:
"Mi dispiace, ero
troppo sudato…" gli dico sorridendo.
Lui prima mi guarda con un
sopracciglio sollevato, poi mi volta le spalle, e io afferro la spugna
per insaponargli la schiena…
Abbiamo partecipato all’escursione
sul vulcano, abbiamo visto la lava incandescente, i lapilli e le
scintille lanciate nel cielo notturno. E’ stato molto emozionante…
non che in Giappone certi fenomeni siano insoliti, ma è stato bello
ammirare lo spettacolo dal mare, ed è stato anche un po’ triste,
visto che domani riprenderemo il viaggio di ritorno verso Yokohama.
Quando ci sono state date
le corone di fiori, prima di lasciare l’ultima isola, mi sono sentito
qualcosa stringere lo stomaco. Sono stati dei bei giorni, forse anche
perché questa vacanza l’abbiamo presa in un periodo insolito, e
questo ci ha permesso di godercela di più, di non viverla come un
obbligo estivo.
Oggi è successa una cosa
strana: era ancora l’ora del pranzo, e io stavo giustamente
rifocillandomi dopo le fatiche notturne, mentre Kaede mi aveva detto che
sarebbe andato a fare un giro del ponte, visto che si era stufato di
guardarmi mangiare. Gli avevo replicato che lo spettacolo avrebbe dovuto
ispirargli un sano desiderio di cibo, e lui si era limitato a guardarmi
con espressione un po’ disgustata… chissà perché! Comunque, non
distraiamoci, insomma dopo un po’ che stavo da solo ad ingozzarmi, ho
deciso che il fatto che il volpacchiotto mi stesse a più di due metri
di distanza, e soprattutto lontano dal mio campo visivo, non mi faceva
stare tranquillo, soprattutto considerando che il novello Capitano Nemo,
durante l’intero viaggio, non gli aveva mai staccato gli occhi di
dosso. Insomma, per farla breve, esco sul ponte e non lo vedo, vado in
cabina e non lo trovo, comincio giustamente ad agitarmi ma cerco di
ripetermi come un mantra che non può, non PUO’ essersi addormentato
appoggiato al parapetto, essere finito in mare ed essere stato mangiato
da un pescecane… no, a meno che non avesse voluto farmelo per
dispetto!!
Scendo al ponte inferiore,
guardando in ogni angolo, e alla fine lo trovo: sta fermo al centro
della piccola palestra messa a disposizione dei passeggeri, immobile, e
con lo sguardo rivolto verso l’alto.
Sollevo anche io gli occhi
e lascio andare un sospiro di rassegnazione, scuotendo la testa.
Un canestro.
Ecco, ora passerà questi
ultimi due giorni a zampettare felice intorno all’anello arancione, e
per me sarà finita la pace!! Ma perché non me ne sono accorto io, in
modo da poter eliminare la sua concorrenza sleale?!
Continuo ad osservarlo
attraverso i vetri, e rimango stupito quando volta le spalle a quella
che so essere una delle poche tentazioni irresistibili (l’altra,
quella più importante, sono io… ovviamente!) della sua vita, e
chiudersi la porta dietro le spalle. Non mi vede, perché imbocca il
corridoio nell’altra direzione, e io mi trovo inspiegabilmente con un
bel sorriso ebete stampato sulla faccia!
Lo raggiungo in cabina,
facendo finta di nulla, e aspettandomi che lui mi faccia menzione della
sua scoperta, e invece assolutamente nulla!! Provo pure a buttare lì
che con tante attrezzature sportive avrebbero potuto anche mettere un
campo da basket, ma lui rimane in silenzio, anzi… si avvicina e
zittisce anche me, e nel modo più dolce, fra l’altro!!
Forse ho battuto il mio
record di resistenza, perché rimaniamo nel letto fino alla mattina
successiva, e non per dormire… ad un certo punto, durante la notte,
sono arrivato anche a pensare che per me lui sia ormai una droga alla
quale non solo non posso rinunciare, ma dalla quale non posso separarmi
nemmeno per cinque minuti. L’ho tenuto stretto a me così forte, nei
rari momenti in cui gli ho permesso di dormire, che credo che abbia
capito ancora una volta anche lui che il mio massimo desiderio è quello
di fonderci insieme definitivamente!! Non saremmo carini se lui avesse
un bell’anello intorno alla caviglia legato con una catena ad un
anello uguale stretto intorno alla mia? Sì, sì, è un’idea
bellissima, ci devo lavorare!!
Oggi è l’ultima giornata
che passeremo a bordo, domani mattina attraccheremo al porto di
Yokohama, e torneremo alla nostra vita di sempre. Mi volto per guardare
la volpaccia, ancora addormentata a mezzogiorno, e sorrido nell’osservare
le piccole lentiggini che gli sono spuntate sul naso, nonostante tutta
la crema solare che l’ho obbligato a mettere.
Abbiamo entrambi un’aria
più riposata, questa vacanza ci ha fatto proprio bene!!
Quando finalmente scendiamo
per il pranzo, scopriamo che per la serata è stata organizzata una
festa in maschera. Sì, sembra che sia tradizione in questi viaggi
chiudere la vacanza con una festa da ballo…
Mentre leggo il cartoncino
di invito, mi accorgo che Hanagata e Fujima si stanno avviando verso l’uscita
della sala da pranzo. Faccio un cenno per attirare la loro attenzione, e
loro si voltano… insieme a tutti gli altri presenti. Ok, forse il
fischio da cavernicolo del Kansai non è passato esattamente
inosservato, ma questo era lo scopo, no?
"Ultimamente ci siamo
visti poco, eh?" li apostrofo, ridendo. Sono sicuro di sapere in
che modo hanno trascorso le loro giornate…
Fujima arrossisce
leggermente, mentre Hanagata si spinge con l’indice gli occhiali sul
naso, per poi rispondermi:
"Non è che forse
siete stati voi a sparire?" mi chiede tranquillamente, e non so
perché ma nello stesso momento mi arriva anche una gomitata dalla
kitsune.
In ogni caso, il tensai è
superiore a certe cose, quindi proseguo senza far caso alle acidità
delle persone che ho intorno:
"Ci verrete anche voi
alla festa?"
"E NOI quando AVREMMO
deciso di andarci?" mi fulmina Rukawa, senza dare alle due schiappe
il tempo di rispondermi.
Io sorrido colpevolmente,
cercando di ammansirlo, e fortunatamente l’ex capitano dello Shoyo
arriva a salvarmi:
"Sì, pensiamo di
partecipare, Toru si vestirà da moschettiere e io da…" oddio,
perché si è fermato?
"E tu?" lo
sprono.
"Ehm… lui si
vestirà da dama settecentesca" interviene il quattr’occhi.
"DA DONNA??!!"
non posso fare a meno di esclamare. Insomma, è ridicolo!!
Mi volto verso Kaede, che
mi lancia un’occhiata furiosa. Inizialmente non capisco perché, ma
poi ripenso alla festa di Halloween, lui era vestito da fata Morgana, ed
era bellissimo…
Gli sorrido, e lui deve
aver letto i pensieri che mi attraversano la mente, perché mi sibila un
‘non osare’ in grado di farmi accapponare la pelle!
Quando torniamo in cabina,
per ‘riposarci’ un po’, in vista della sfida a tennis che vedrà
opposti direttamente me e la kitsune, io comincio a stuzzicarlo:
"Potresti vestirti da
Geisha, e io da ufficiale americano…- suggerisco, ricordando vagamente
un’opera che mia madre mi aveva portato a vedere quando ero piccolo -
…a te piace tanto l’America!!"
Lui mi guarda con gli occhi
socchiusi, cosa che so non essere in genere foriera di sviluppi positivi
per me, e contemporaneamente cerca di liberarsi dal mio abbraccio.
"Cio-Cio-San…"
gli mormoro, bloccandolo meglio contro il materasso e accarezzandogli i
capelli.
"Do’aho!" mi
sibila lui, assestandomi poi una gomitata nelle costole, e approfittando
del mio breve momento di defaillance per alzarsi dal letto.
Non riesco ad impedirmi di
ridere, mentre lui, mantenendo l’espressione corrucciata, si chiude in
bagno per la doccia.
L’idea di Kaede nella
parte della geisha della M.me Butterfly ed io nella parte dell’insensibile
Pinkerton non mi dispiace affatto… per un momento mi immagino la scena
del volpacchiotto in kimono, a terra, con il braccio allungato verso di
me, come ad implorarmi di non lasciarlo, ed io, ormai impossibilitato a
rimanere, che mi faccio pregare sapendo che non potremo rimanere insieme…
(***)
Mi viene da piangere.
Riesco a riprendermi appena
prima che Rukawa esca dal bagno, con l’accappatoio chiuso malamente
dalla cintura di spugna… come resistere?
Mi alzo in piedi e mi
avvicino, passandogli le braccia intorno alla vita e chinandomi appena
per baciarlo. Lui sembra un po’ restio, all’inizio, quasi che l’accenno
fatto alla Madama Butterfly non mi sia ancora stato perdonato, ma poi,
come sempre davanti alla passione del tensai, cede e mi stringe le
braccia intorno al collo.
Molto tempo dopo siamo
entrambi di nuovo nella doccia, cercando di sbrigarci per non perdere la
prenotazione del campo da tennis… non che ci sia un minimo di
pentimento per come abbiamo occupato il tempo, però, soprattutto per
me, la possibilità di vincere il volpacchiotto in uno sport è troppo
allettante…
In ogni caso, sono convinto
che le attività ‘pre-partita’ siano state in qualche modo
architettate dalla subdola kitsune per stancarmi in vista del nostro
scontro. Non che il grande Tensai possa essere messo fuori gioco dal suo
ruolo di amante passionale, ma devo ammettere che, per come vanno le
cose tra noi, la maggior parte dello sforzo fisico ricade su di me. Non
me ne lamento, ma è solo questo che ha permesso al volpacchiotto di
fermare la partita sul risultato di un set pari, al termine dell’ora
di prenotazione.
Dite che non è possibile
che lui, che ha tenuto per la prima volta una racchetta in mano una
settimana fa, possa aver raggiunto sulla parità un campione di chiara
fama come Hanamichi Sakuragi? Beh, prima di tutto, secondo me ha barato
sull’arbitraggio, anche se gli concedo il beneficio del dubbio, visto
che non conosce bene le regole, in secondo luogo, come dicevo, il mio
ruolo nelle attività pomeridiane mi ha reso meno reattivo del solito, e
infine… io il mio set l’ho vinto per sei giochi a quattro, lui
invece ha dovuto sfruttare il tie-break, e qualche mio doppio fallo di
troppo…
Fatto sta che ora mi sta
guardando con un piccolo ghigno, che neanche tenta di nascondere… lo
odio quando fa così!
"Non pensare di essere
sempre così fortunato, schiappa!" gli sibilo, lanciandogli l’asciugamano
con il quale mi sto asciugando i capelli, mentre ci prepariamo per la
serata.
Lui stavolta sorride in
modo più aperto, ed io riesco a fatica a mantenere una facciata di
rabbia. Kaede mi si avvicina, appoggiandomi la testa sulla spalla, con
quel suo fare da gattino fuseggiante che in genere sfodera quando ne ha
combinata una delle sue, oppure sta per dirmi qualcosa di poco piacevole…
"Un set pari con te,
in appena una settimana. Se è vero che tu sei forte quanto Agassi,
presto io sarò il numero 1 del tennis mondiale!"
Ok, la seconda che ho detto…
Scrollo la testa, facendo
chiaramente capire di dare poco peso alle sue parole, poi mormoro:
"Come sempre, mi sono
fatto raggiungere per non sentirti lamentare come un bambino. Se avessi
giocato seriamente, ti avrei stracciato!" gli comunico, andando a
prendere i costumi che ho portato in cabina per prepararci per la
serata.
Vi domandate se siano
quelli di Pinkerton e Cio-Cio-San? Beh, no, Kaede è stato irremovibile,
però ho trovato qualcosa di altrettanto geniale: io sarò vestito da
rivoluzionario e Kaede da nobile. Mica mi sono visto cinque volte l’intera
seria di Versailles no bara per niente, no?
Fra le altre cose, ma si
può sapere perché André doveva essere così sfigato fino alla fine?
Dopo aver aspettato per venti anni la possibilità di mostrare il suo
‘vigore’… il giorno dopo viene ferito a morte.
Non so cosa dire, non tutte
le persone nascono con la fortuna del tensai!
"Sei pronto?"
dico a Kaede, guardandolo mentre si aggiusta il pizzo della camicia
bianca che gli esce dalle maniche della giacca di velluto nero.
"Hn" mi risponde,
chiaramente poco contento di dover andare in giro vestito in quel modo,
sebbene io possa tranquillamente rassicurarlo sul fatto che sia
bellissimo, e che non vedo l’ora di potergli togliere uno ad uno tutti
gli indumenti che lo rendono così dannatamente desiderabile.
Ok, non devo pensare a
questo, altrimenti non raggiungeremo mai la sala della festa…
Ci avviamo e finalmente
entriamo nel salone. Devo dire che praticamente siamo gli ultimi ad
arrivare. Tutti intorno a noi sono nascosti dalle maschere più
disparate, ed è impossibile individuare sotto i travestimenti le poche
persone che abbiamo imparato a riconoscere nei giorni di questa vacanza.
Cerco di individuare Fujima e Hanagata, e poco dopo li vedo in piedi
vicino ad una delle grandi vetrate, il quattr’occhi vestito da
moschettiere, con gli stivaloni con il risvolto, la giacca ed i
pantaloni azzurri, e il largo cappello con le piume… no, non fa una
cattiva figura, devo ammetterlo! Faccio molta più fatica ad individuare
l’ex capitano dello Shoyo: devo riconoscere che l’effetto
complessivo è veramente stupefacente, visto che sembra proprio una dama
del settecento, con la parrucca boccoluta biondo platino, il viso più
chiaro del solito, il neo sopra il labbro, e poi con il largo vestito
avorio, con un busto molto stretto che però, nonostante l’imbottitura,
fa capire chiaramente che questa dama manca di chiari attributi
femminili.
Mi volto verso Oscar
Francois de Jarjayes, indicandogli i nostri due amici, e devo trattenere
una risata quando vedo che ha riconosciuto Fujima nel costume femminile.
Non facciamo in tempo a scambiarci alcun commento, che il comandante
della Regina degli Abissi apre le danze con un donnone strizzato in un
vestito da Scarlet O’Hara. Mi giro verso Kaede, ma il suo sguardo
gelido mi porta a riportare prontamente l’attenzione sul bicchiere di
champagne che tengo tra le mani. Credo proprio che non riusciremo a
ballare insieme, stasera!! E invece guardate quei due come volteggiano
felici! Chi potrebbe sospettare che la dama settecentesca non sia una
donna! E comunque credo che i due se ne fregherebbero alla grande anche
se qualcuno avesse qualche sospetto… da quel che ho capito, hanno
deciso di fare questa vacanza per poter stare insieme, da soli, il più
possibile (uscendo raramente dalla cabina, e credo che non ci si siano
chiusi per giocare alla battaglia navale…), e quindi ne stanno
approfittando fino all’ultimo.
Credo che dovrebbe essere
compito del cavaliere scegliere la donna con cui ballare, ma sembra che
le regole, quando si tratta della kitsune, non valgano più, e infatti
parecchie ragazze gli girano intorno, sperando di essere invitate, e
poiché non lo sono, cominciano a proporsi.
Mi diverte vedere il loro
scorno quando scoprono che il MIO ragazzo non ha alcuna intenzione di
accontentarle… pensano forse di poter arrivare e di potermelo portare
via così? Ho avuto avversari ben più pericolosi, e Kaede è sempre con
me, quindi se ne andassero, con le loro smorfiette e le loro parole
dolci: LA KITSUNE E’ MIA!
La serata volge al termine,
abbiamo mangiato parecchio, io almeno, abbiamo chiacchierato, abbiamo
guardato le coppie ballare, ci siamo buttati in pista quando le musiche
si sono fatte più animate, e adesso siamo sul ponte, soli.
C’è un po’ di
malinconia, domani mattina saremo a Yokohama, nuovamente impegnati negli
allenamenti, lontani dalla bellezza di questo mare aperto. La luna quasi
piena illumina l’acqua scura, e io passo un braccio intorno alla vita
della kitsune, desiderando di sentirlo stretto a me. Come spesso accade
quando siamo davanti al mare, rimaniamo in silenzio… eppure è come se
i pensieri dell’uno fossero chiarissimi all’altro, come se potessimo
‘parlare’ senza dare effettivamente voce ai nostri pensieri.
Siamo completamente soli, e
quando l’orchestra, quella vera, non di polletti, attacca le prime
note della nostra canzone, io passo anche l’altro braccio
intorno alla vita del volpacchiotto, stringendolo a me.
Lui non si oppone, appoggia
la testa sulla mia spalla, la sua fronte ad accarezzarmi il collo, e
cominciamo a muoverci lentamente, catturati dal ritmo dei nostri
movimenti, dal fatto che i nostri corpi riescono ad essere perfettamente
incastrati l’uno contro quello dell’altro, quasi fossimo una cosa
sola.
E’ bello stare così,
nella brezza fresca di questa serata di ottobre, in quest’aria che sa
di mare.
E’ un altro ricordo
meraviglioso da aggiungere ai tanti che abbiamo insieme.
Quando la canzone termina,
raccolgo i bicchieri che abbiamo appoggiato su uno dei tavolini,
invitando il mio volpacchiotto ad un brindisi silenzioso, sorridendogli
e ricevendo in risposta un suo sorriso, perché entrambi sappiamo
riconoscere quando non c’è bisogno di parole.
Il nostro è un brindisi di
augurio per vivere tanti momenti come questi, è un brindisi al
campionato che ci aspetta, è un brindisi a tutto quello che il futuro
potrà riservarci, sapendo che riusciremo a superare insieme qualsiasi
esperienza ci troveremo ad affrontare, perché insieme siamo più forti.
Domani saremo di nuovo a
casa, ma ci saranno altre cose più quotidiane di una nave da crociera
in rotta per le Hawaii a tenerci uniti, a farci sentire fortunati…
…e poi chissà che non
riesca finalmente a vincere anche la mia Porsche!
Vi ho già detto di come
saremmo meravigliosi Kaede ed io a bordo di un bolide come quello?
La Regina degli Abissi – The End
(*) Justin Taylor: "Haven’t you had enough?!"
Brian Kinney: "There’s not such a thing as
enough for me!"
Da Queer as Folk, ep. 14, serie II.
(**) La composizione con i polletti vestiti da
orchestrali è documentata da una fotografia del buffet di una nave da
crociera mostratami da Nausicaa… ed è stata lo spunto per l’intera
fic.
(***) Questo sogno viene fatto effettivamente fare ad
Hanamichi in una bellissima e divertentissima dj HanaRu di Hanako
Sakuramichi. Il risveglio lo riporterà in una situazione molto
differente…
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