DECLAMERS: Purtroppo anche Mito e Mitsui oltre che Hana e Ru appartengono a Inoue e non a me. Sigh. Sigh. Sob. Ma un giorno quando sarò ricca giuro che mi impossesserò dei diritti e allora trasformerò Slam Dunk in un manga yaoi.

DEDICHE: Questa volta la mia dedica speciale va a Minako (auguri di buon compleanno piccola, volevo regalarti qualcosa che ti avrebbe fatto piacere per cui ho scelto il tuo pairing preferito, la fic in se non è granchè ma almeno con questo piccolo dono volevo farti capire che ci tengo a te e alla tua amicizia. Sei una ragazza eccezionale e come ti ho sempre detto crescendo non potrai che diventarlo ancora di più ed inoltre abbiamo pure il vantaggio che non piacendoci gli stessi tipi di uomini beh…..non litigheremo mai almeno per amore. Volevo  anche dirti che non voglio più sentirti dubbiosa circa la bellezza delle tue fic, sono meravigliose, a me piacciono un sacco. Mandandoti due grossi baci (uno per guancia) ti auguro di trascorrere il più bel compleanno della tua vita. TVB. Ise)

NOTE: Bhe non ho molto da dire se non che la fic nasce da una leggenda legata all’arcobaleno che io ho adattato alle mie esigenze. Spero che un pochino vi piacerà anche se è un pairing non classico (il fatto è che a me le Mitkog piacciono ma….non riescono mai a convincermi del tutto per cui Mitsui ce lo vedo bene anche con Mito). Come al solito commentate, ditemi pure se devo gettarmi in un fosso o sparire dentro un buco nero con la mia navicella nuova e fiammante. In entrambi i casi comunque vi liberereste di me se è questo che volete. Un bacione. Ise

 

 


L'arcobaleno

parte II

di Ise

 

POW MITO

Dunque è sul serio lui il mio tesoro? 

Ma cosa vado a pensare. Sono impazzito forse. Mi sto lasciando troppo influenzare dai miei ultimi pensieri. Dalla storia che esiste tra Hana e Rukawa che ho appena scoperto. Loro stanno insieme e con ciò? Non devo per forza trovarmi il ragazzo pure io alla velocità della luce solo per non essere da meno.

Il tesoro dei folletti nascosto dove finisce l’arcobaleno dovrebbe essere un calderone colmo d’oro. Mi guardo intorno e mi accorgo che però, sì per un effetto ottico l’arcobaleno sembrerebbe finire proprio in questo posto.

Sbuffo mentre mi rendo conto che per cercare una pentola, un forziere, qualcosa che luccica dovrò aspettare che Mitsui se ne vada. Speriamo che lo faccia presto. Non ho tutto il giorno da perdere. Sono paziente ma non fino a questo punto.

Mi siedo sulla sabbia in un posto nascosto, all’interno di un’insenatura della spiaggia in modo che il tiratore da tre punti dello Shohoku non mi veda ma che io possa osservare lui. Mi da la schiena e paziente mi metto ad attendere.

Senza che io possa fare niente per impedirlo, i miei occhi non si perdono una mossa di Mitsui. La mia mente non riesce a trattenersi dal fare commenti compromettenti su di lui. Mio malgrado mi ritrovo a pensare che il numero 14 dello Shohoku è proprio un bel ragazzo. E’ alto, ha un fisico asciutto e muscoloso modellato dal basket, anche se per molto tempo ne è rimasto a digiuno. La sua schiena leggermente piegata mi trasmette tenacia ma anche tristezza. Due emozioni che trasparivano dagli occhi del mio primo amore. Possibile che sia davvero lui? No! Ancora non sono pronto ad accettarlo eppure……

Scaccio via da me con violenza quell’ultimo pensiero e di nuovo concentro la mia attenzione sul ragazzo che è seduto sulla spiaggia a guardare il mare. Non riesco a vedere l’espressione del suo volto ma con la forza dei ricordi evoco il suo viso. La piccola cicatrice sotto il mento, gli occhi dal taglio particolare e suadenti, il naso dolce, la bocca chiusa atteggiata di solito in un ghigno beffardo. La carnagione ne chiara ne scura. Il suo sorriso sincero. E’ bellissimo!

Il mio cuore comincia a tamburellarmi nel petto e con le guance arrossate chiudo gli occhi. Cosa stavo pensando? Che mi sta succedendo? Sto perdendo il controllo.

Inizio ad ansimare ma…mi obbligo a tornare in me velocemente. Regolarizzo la mia respirazione e con essa anche il cuore ricomincia a battere normalmente. Solo allora mi arrischio a riaprire gli occhi. Subito il mio sguardo va dove c’era Mitsui pochi istanti, prima ma non lo trovo. Dov’è andato a finire? Estendo la perlustrazione più a destra e lo vedo in piedi mentre getta con foga dei piccoli sassolini in mare. Il suo modo di fare non mi piace, c’è qualcosa che non va. Prima mentre era seduto non ci avevo fatto caso ma sembra depresso e furioso. Più che un gioco quel continuo lanciare di sassi mi sembra un modo per sfogarsi per qualcosa. Ma cosa? Vorrei tanto saperlo. Sono preoccupato per lui anche se non dovrei.

 

Ormai è inutile nasconderlo. In questa giornata ho messo a nudo i recessi più remoti del mio cuore e non posso che ammettere che Hisashi Mitsui mi piace. E non è solo perché ho scoperto che assomiglia al ragazzo che avevo visto nella metropolitana, non è perché il disfattismo di cui a volte va sfoggio mi disarma e fa reagire in modo spropositato. Durante la rissa, infatti, lo avrei colpito anche se non ci fosse stato Hanamichi a rischiare. Il vedere negli occhi di Mitsui quella completa apatia, quella rabbia repressa, quel continuo nascondere il suo desiderio più grande che lo voleva spingere a tornare a giocare, mi aveva fatto arrabbiare perché io odio gli smidollati e le debolezze. Non le ho mai accettate. Eppure Mitsui nella debolezza è riuscito a trovare la forza. Ha ricominciato a vivere, si è rimesso in gioco. E’ riuscito a risorgere e, quindi, va ammirato.

 

E’ un ragazzo d’oro che nel bene e nel male mi ha colpito e mi ha fatto reagire come mi succede di rado, dato che sono portato ad essere metodico e posato per natura. Anche le risse io le calcolo, non mi ci butto mai a testa bassa. Sono uno sfogo e nulla più.

 

Anche perché adesso devo dire che forse il vero smidollato dei due sono io. Dopo tutto lui ha trovato la stella giusta da seguire per essere felice, io invece continuo a negarla.

 

Ho deciso che voglio fare il fotografo ma fino a che punto voglio spingermi per realizzare il mio sogno? Non lo so! Sono così confuso. Ho bisogno di qualcuno che mi sostenga, che mi faccia capire che tutto quello che voglio posso riuscire a realizzarlo se solo ci provo. Ma non mi serve una mamma chioccia apprensiva, ho bisogno di qualcuno che mi faccia reagire.

 

Sono troppo orgoglioso per accettare le prediche degli altri, ho bisogno di qualcuno che m’incentivi a comportarmi in un certo modo, che mi guidi verso la strada giusta da seguire con il suo esempio ma che a volte cada per permettermi di sfoggiare la mia praticità e capire anche attraverso quello che dico io a lui quello che voglio. Voglio una persona che mi completi al 100%, che segua con me la strada per il futuro, che mi permetta di crescere da solo dandomi i miei momenti di solitudine ma che nello stesso tempo cresca con me. Forse pretendo troppo ma…è così. Sono sempre stato un tipo strano, pronto più analizzare gli altri che me stesso ed è per questo che ho bisogno nel mio futuro di una persona che mi assomigli ma che nel contempo sia diversa. Ho bisogno di uno stimolo!

 

Ed è per questo che Mitsui mi piace. Qualcosa mi dice che è la persona giusta. Non lo conosco ancora bene eppure sento che fra me e lui c’è un certo feeling. E’ come se il filo rosso del destino ci legasse, anche se io ho dato retta a quello che mi diceva il mio cuore solo oggi.

 

Ero così preso in queste riflessioni profonde che si riferiscono ad una parte della mia anima che a lungo ho tenuto nascosta, da non accorgermi che Mitsui si è accasciato al suolo tenendosi la testa fra le mani fino a quando un gemito non raggiunge le mie orecchie.

 

Hisashi Mitsui sta piangendo. E’ così grave, quindi, il disagio interiore che sente oggi.? Cosa può essere successo per buttarlo giù fino a questo punto?

 

Il mio corpo si muove da solo, esco dall’insenatura che mi teneva nascosto e mi avvicino a lui tentando di fare il meno rumore possibile.

 

Qualcosa però deve averlo avvertito della mia presenza perché si mette seduto e si pulisce le lacrime che gli rigavano il viso guardando con circospezione e diffidenza il seccatore che l’ha interrotto in un momento di debolezza.

Io non dico niente, mi limito a guardarlo in cagnesco. Lui ricambia lo sguardo con gli occhi umidi e per un po’ rimaniamo a fissarci in quel modo. Le nostre espressioni dicono rabbia ma nelle profondità dei nostri occhi c’è dell’altro. Dentro di me c’è preoccupazione, in lui dolore e disperazione.

E’ lui quello che si stanca prima di questo gioco di sguardi e si alza in piedi. Mi molla una nuova occhiataccia e mi gira le spalle per andarsene. Ed il mio cuore perde un battito.

All’improvviso sento che se lo lasciassi andare senza fare niente potrebbe allontanarsi da me per sempre. Mitsui sembra di fronte ad un’altra scelta difficile, sconvolto da una qualche realtà che non riesco a capire che potrebbe farlo crollare come tre anni fa a seguito dell’infortunio al ginocchio.

Ed io non posso permetterlo. Non so quanto bene gli voglio veramente. Non so quale sentimento mi leghi a lui sul serio. Non so se questo mio desiderio di impedirgli qualche sciocchezza sia dovuto ad una simpatia diretta nei suoi confronti oppure all’egoistico desiderio di preservare intatta la squadra di basket dello Shohoku per fare un piacere ad Hanamichi. Non so nessuna di queste cose, ma so,  però, che non posso permettergli di buttare via un’altra volta la sua vita. So solo che voglio aiutarlo con tutto me stesso.

Velocemente il mio cervello vaglia varie possibilità. Come devo comportarmi con lui?

E quando già il numero 14 dello Shohoku è distante alcuni metri da me finalmente riesco ad agire.

M schiarisco la voce e come se non ci fossero state mai quelle occhiatacce di poco prima fra noi, come se non lo avessi mai visto piangere riesco a dire con voce leggera “Allora che ci facevi qui campione?”

Vedo Mitsui fermarsi e rimanere indeciso per qualche secondo sul da farsi. Andare o tornare indietro? Io conto con ansia i secondi che mi dividono dalla sua decisione. Non ho un piano B se l’altro decidesse di andarsene lo stesso senza darmi corda, cosa potrei fare per fermarlo?

Fortunatamente però Mitsui decide che la mia domanda merita una risposta, va bene pungente e beffarda ma comunque una risposta “Non sono affari tuoi Mito”.

Si volta verso di me e mi guarda con sufficienza sfidandomi ad andare oltre alla mia indagine.

E chi sono io per oppormi ad una sfida? Nessuno!

Sorrido ironicamente cambiando strategia, a volte essere diretti è la soluzione migliore e a bruciapelo gli dico “Non saranno affari miei ma, non sono di sicuro io quello che stava piangendo alcuni secondi fa”

L’altro incassa il colpo con classe e fieramente mormora “Sono cose che comunque non ti riguardano. E, poi, si può sapere da quanto mi spiavi?”

Io a questo punto sono ad un bivio. Vorrei dirgli che non lo stavo spiando ma che passavo di qui per sbaglio e l’ho visto senza volerlo ma….non sarebbe propriamente la verità. Però non posso neanche dirgli che sono arrivato qui seguendo l’arcobaleno e che dopo mi sono ritrovato a fissarlo incantato dal suo fascino. Cosa gli rispondo?

Il fatto, poi, che Mitsui continua a guardarmi enigmatico mettendomi in imbarazzo non mi aiuta minimamente a decidermi per cui entro sulla difensiva. “Chi ti ha detto che ti spiavo?”

L’altro alza le spalle e mi risponde flebilmente “Mi hai visto piangere”

“E con ciò? Un ragazzo alto un metro e ottanta passati accasciato a terra che geme non è uno spettacolo che passa inosservato per chi ha la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto”

“Resta il fatto che tu eri qui e mi hai visto. La faccenda è sospetta! Questo non è un posto molto frequentato” mormora Mitsui e non posso che ammettere con me stesso che anche questo è vero. Arrossisco. E’ inutile questo ex teppista ha proprio la capacità innata di mettermi in imbarazzo ma devo reagire. Non sono io quello sotto processo, ma lui. Perché sembrava disperato?

“Non mi sembra che questa insenatura sia di tua proprietà per cui ho il diritto di essere qui. Per tua informazione ci vengo spesso da queste parti. E’ un posto che mi permette di riflettere e pensare” rispondo a tono tentando di annullare ogni sua obiezione per prepararmi al contrattacco ma lui mi gela di nuovo “Strano! Anch’io vengo spesso qui e non ti ho mai visto”

 

“Abbiamo orari diversi. Io ci vengo dopo essere andato in giro con Hana e gli altri per cui è sempre molto tardi”

 

Mitsui sembra considerare le mie parole e dopo distende il suo volto e fa per andarsene “Bene! Allora ti lascio libero di rilassarti e riflettere. Ci vediamo”

 

Come? Non può andarsene in questo modo. Non ha senso. Io l’ho fermato perché volevo sapere il motivo del suo turbamento.

 

Indispettito dico la prima cosa che mi passa in mente. “Ed allora campione dei piagnucoloni come mai eri triste oggi? Ti è morto il gatto?”

 

Mitsui si ferma di nuovo ed ancora una volta si volta verso di me fissandomi con uno sguardo incandescente. Sembra furioso! Io sostengo il suo sguardo ed aspetto la sua mossa.

 

Ha i pugni tirati e sembra indeciso se picchiarmi o no.

 

In lui c’è in corso una lotta interiore che alla fine viene vinta dalla parte più razionale. So che ha promesso al suo amato coach di non partecipare più a delle risse e la cosa lo frena moltissimo.

Tuttavia io non demordo. Mi farò dire da lui cos’ha anche a costo di fargli sputare tutti i denti.

Faccio i pochi passi che mi dividono da lui velocemente e lo colpisco con un pugno sulla guancia.

Lui approfitta di questo per perdere ogni remora e reagisce.

Mi molla un gancio sul mento, io incasso e colpisco di nuovo. Non provo a schivare i suoi pugni anche se ne avrei la possibilità, mi limito a ricevere e a dare. So che in verità avrebbe ragione di pestarmi, dopo tutto sono stato io a condurlo fino a questo punto. E quando tutto sarà finito forse sì si sarà  sfogato, ma mi odierà e si odierà anche per aver tradito  le aspettative di Anzai.

Ma ora non c’è tempo per le recriminazioni. Devo pensare a difendermi e a permettergli di sfogarsi. E’ questo quello che conta.

Voglio che si sfinisca picchiandomi per permettere al suo orgoglio di piegarsi e di lasciarlo libero di dirmi cosa c’è che non va.

Però ahimè non ho fatto i conti con la morfologia del terreno in cui sto combattendo. La sabbia s’insinua nelle mie caviglie e mi appesantisce. Mi sento stanco e spossato e ad un nuovo pugno di Mitsui che invece sembra avere il diavolo in corpo e non risentire di nulla, mi sbilancio e cado a terra.

Il numero 14 dello Shohoku mi è subito sopra. Mi blocca le braccia impedendomi di difendermi.

La rissa ha un attimo di pausa. Mitsui dopo avermi immobilizzato si è calmato ed ora mi fissa per controllare la situazione attendendo la mia prossima mossa.

Io mi sento avvolgere da una sensazione strana mentre sto tra le sue braccia, mentre sento il suo caldo corpo su di me.

Mi manca il respiro. Sento un fuoco divampare dentro le mie viscere. All’improvviso sento una parte del mio corpo reagire in modo imbarazzante. Mi sto eccitando e non devo. Comincio a divincolarmi per liberarmi. Tutto pur di non far sentire a Mitsui che la sua presenza mi sconvolge fino a questo punto. Io che fino a poche ore fa nemmeno sapevo di essere gay. Io che fino a poco minuti fa ero convinto di essere finalmente diventato il padrone della mia vita, di aver trovato la mia strada mi ritrovo a perdere il controllo solo per questo lieve contatto. Volevo un compagno ma non avevo mai considerato il lato fisico della cosa ma solo quello spirituale. Inoltre, Mitsui per quello che ne so potrebbe essere eterosessuale e se così fosse come potrebbe reagire a questa mia attrazione?

Già il nostro rapporto non è nato nel migliore dei modi. Fra me e lui c’è sempre stato molto sarcasmo. Frasi amichevoli che però nascondevano una tensione di fondo impressionante. Ci siamo, poi, già picchiati due volte. Una per colpa sua e una per colpa mia. Una che è finita a mio favore e l’altra a suo favore. Insomma siamo in una situazione critica e non voglio che ora abbia anche a disgustarsi di me. Se voglio avere qualche speranza di recuperare il nostro rapporto, di farmelo almeno amico (situazione che almeno per i primi tempi potrei farmi bastare), Mitsui non deve scoprire che mi piace in quel senso. Non voglio che mi odi! Voglio conoscerlo meglio e che lui impari ad apprezzarmi!

Io volevo solo che Hisashi si sfogasse con questa rissa, che spossato e stufo di tenersi tutto dentro capisse che io ero disposto ad ascoltarlo, non volevo che i fatti si complicassero in questo modo. Sono disperato!

Nel frattempo, però, Mitsui non è stato con le mani in mano. Ha reso la sua presa su di me più forte in modo da opporsi al mio tentativo di liberarmi. Però, io non gli rendo la vita facile. Lui è più grande e robusto di me ed in questa situazione tali caratteristiche si fanno sentire ma io continuo a dimenarmi. Devo per forza obbligarlo a mollarmi, la mia erezione sta diventando sempre più vistosa.

Hisashi vedendo che con me non riesce ad averla vinta allora si decide a passare alle maniere forti.

Prepara un nuovo pugno e con violenza fa per abbattermelo sul volto.

Io chiudo gli occhi aspettando l’impatto.

Tutto intorno a me si ferma. Trattengo il fiato. Nessun rumore si sente in lontananza, ci siamo solo io e Mitsui che è desideroso di colpirmi.

Passano secondi che sembrano minuti. Perdo la cognizione del tempo quando ad un tratto non sento un pugno colpirmi ma una goccia d’acqua posarsi delicatamente sul mio volto.

Cosa? Apro gli occhi e vedo il pugno di Mitsui fermo a pochi centimetri dal mio naso e lui piangere a dirotto.

Il mio cuore si stringe. Perché soffre così tanto? Cosa è successo?

FINE 2° capitolo – Spero di scrivere presto il terzo!!!!!

 

E per non smentirmi (sembra che adoro finire le mie storie con il tre o i suoi multipli) per finire questa fic che sta degenerando e trasformandosi in qualcosa di schifoso mi ci vorrà un altro capitolo. Routine ormai!!!! Non so scrivere nulla che non si allunghi in modo spropositato. Spero che nonostante questo continuerete a seguirmi.

Un bacione affettuoso. Ise

 

 




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