DISCLAMER: Eh... Tutto di Kurumada.... (beh, non proprio tutto! ^_____^)
NOTE: E' la mia prima fanfic. spero che vi piaccia! ;oP
 


La Prima Casa: Il Montone Bianco

di Lynn de Saint Just


"Non passerete."
Una voce calma, profonda e gentile. Una voce conosciuta.
Shiryu deglutì.
Non avrebbe mai potuto dimenticare quella voce, una volta udita, quella voce che diceva
-non passerete-
sempre cose di una saggezza infinita, cariche dell'armonia che regola la vita delle stelle del cielo, che usava tutta quella cortesia tipica di un vero Cavaliere per spiegarti che
-non passerete-
la Giustizia deve essere preservata.
La risata argentina del piccolo Kiki, alle spalle del fratello, non allentò la tensione.
Il Dragone sentì su di sé un' ansia nuova, non  come quella che si abbatteva su di lui qualche volta, come l'acqua della cascata durante gli anni dell'addestramento.
Un'ansia diversa, dilagante, vuota. Un'ansia sconosciuta.
Sentì anche l'incertezza di Shun. Sentì Hyoga mettersi in posizione di difesa, dietro di lui, e sentì le domande sussurrate di Seiya:
_Il Grande Mu. Shiryu, non avevi detto che era dalla nostra?..._
Il Cavaliere d'Oro uscì dall' ombra: alto e bellissimo come lo ricordava Shiryu, pelle candida e occhi enormi con dentro l'universo e le galassie rotanti, un viso delicato e forte dai lineamenti perfetti mischiati alla serenità di un santo.
Shiryu non vide, ma percepì.
Tre dei cavalieri davanti a Mu innalzarono i loro cosmi. Ma non Shiryu.
Shiryu deglutì.
"Lasciaci passare, Mu il Grande!" Tuonò Seiya, "Le stanze del Grande Sacerdote sono il nostro obiettivo, per salvare Saori, per salvare Athena, trafitta da una freccia."
Il Santo d'Oro sorrise.
Attorno a lui l'aria era calda e tiepida e si sentivano ancora gli odori speziati del centro abitato di Atene, poco distante. Le mura bianche della prima casa riflettevano la luce con forza e Pegasus per avere anche solo per un attimo contemplato quelle mura abbaglianti, rimase accecato quanto Shiryu.
Distolse lo sguardo con un sibilo e i suoi sensi di colpa nei confronti dell'amico si acuirono.
Come dimenticare di essere la causa di quella cecità? Ma Seiya non aveva tempo per massacrare la propria coscienza, perché la voce di Aries permeava di nuovo l'aria.
"Attaccami Shiryu."
Dragone fremette. "Sta indietro, Seiya. Me ne occupo io." Increspò le labbra, ostentando una sicurezza che non provava e caricò il suo colpo.

"Vattene, Death Mask. Se vorrai uno scontro lo avrai, ma non in questa sede."
Il Cavaliere di Cancer si voltò di scatto, infuriato per l'interruzione, imprimendomi una stretta maggiore. "Tu!"
"Lascia andare quel ragazzo."
"Cosa sei venuto a fare qui?" Le parole di Cancer, tra i denti, non avevano fatto presumere nulla di buono.
"Lascia andare il ragazzo."
Death Mask sorrise sprezzante. Si voltò a guardarmi,lo capii dal suo ki che si era fatto più penetrante, sapevo che per lui ero un piacevole diversivo, un contrattempo, un gioco sanguinario prima di dedicarsi al suo ignobile compito ufficiale. Nei suoi occhi leggevo perfettamente quello che provava per me: ero solo un irritante moccioso che gli si era scagliato contro, cieco e inesperto per proteggere il proprio Maestro.
Senza successo.
Ero al limite delle forze, ormai, sull'orlo dello svenimento e il mio vecchio mentore non avrebbe potuto resistere da solo contro un Cavaliere d'Oro. Non c'erano più speranze.
Ero solo vagamente consapevole della piccola Shun Rei straziata dalla preoccupazione e sostenuta da Kiki, della figura accovacciata accanto a me del mio Maestro che sembrava non essere in grado di muoversi nemmeno quel tanto che bastava per portare il suo povero corpo indifeso al sicuro.
Persino l'aura combattiva di Death Mask non aveva alcun significato per me. Le tenebre che bagnavano i miei occhi stavano allagando pericolosamente anche la mia mente.
Ma che importanza aveva, se il mio cuore veniva riscaldato da quella voce calda d'oro e miele, da quel cosmo rassicurante che non era di Athena, ma risuonava altrettanto amabile?
Lui era venuto, dalle sue montagne ovattate, e il suo Cosmo era quello di un Cavaliere d'Oro, pari a quello dell'uomo che mi stava staccando dalla vita.
Lui era venuto, quello che invocavo, era venuto a dire al sicario di Arls di lasciarmi andare.
"Lasciarlo andare." Death Mask era sbalordito, "Stronzate. Le prediche falle al tuo marmocchio, Cavaliere d'Ariete!"
A quelle parole Aries sollevò con sufficienza un sopracciglio, facendo vibrare fino a me il suo Cosmo.
Death Mask lo percepì e mi accarezzò provocatoriamente i capelli, lunghi e morbidi sotto le sue mani, e con ostentata lentezza mi aprì la bocca e ci infilò dentro la lingua.
Mu si irrigidì, ma si costrinse a mantenere la calma.
Perché? Perché davanti a lui, in nome di Athena? La situazione di quella lingua estranea tra le mia labbra sarebbe già stata insopportabile in altre condizioni, ma davanti a lui era. atroce. Eppure lui restava lì per me, non se ne andava. Aveva pietà di me?
Forse era pietà.
Non riuscivo a sopportarlo.
E tuttavia non riuscivo a muovermi.
"Bleah!" sentii la voce di Kiki.
"Shiryu!" Questa era Shun Rei. Shun Rei che scoppiava in lacrime.
"Non ti preoccupare, ragazzina,  quando avrò finito con lui ce ne sarà anche per te!"e continuò a baciarmi.
La frustrazione si era impadronita di me.
Il bacio di Cancer si fece più profondo.
"Goditelo!" sghignazzava intanto, "Questo è il Bacio della Morte, Dragone!"
 Mu tremò di rabbia.
"Cancer, non posso più restare a guardare:che si sbriciolino pure i rapporti diplomatici, a questo punto."
Emanò il proprio Cosmo come non aveva mai fatto, in mia presenza, e si avvicinò a noi. In quel momento il mio vecchio Maestro, seduto su una roccia poco distante fece la stessa cosa.
Rimasi sconvolto, perché anche il suo Cosmo era quello di un Cavaliere d'Oro.
La mia mente lo registrò, ma stavo precipitando in uno stato di incoscienza, poco a poco,  e tutta l' energia rimastami era magneticamente attratta da Mu.
Sentii che la presa di Death Mask  si allentava, mi lasciava completamente e io non riuscii a reggermi, caddi.
Ma non a terra.
Caddi tra due braccia forti e delicate, rivestite d'oro, due braccia che mi sostennero e mi avvolsero facendomi aderire ad un corpo accogliente.
Inspirai a fondo, malgrado il dolore lacerante ai polmoni, e li riempii del suo profumo di incensi rari.
Rimasi lì, come un bambino stordito, appoggiai la mia testa alla sua spalla e non mi mossi più.
Death Mask imprecava. Minacciò Mu e il mio Maestro e mi disse che ci saremo rivisti, e nessun Santo della Bilancia o dell'Ariete avrebbe potuto fare nulla per salvarmi, allora.
 Poi però se ne andò, sentii il suo Cosmo scomparire di colpo, mentre la sua risata mi risuonava ancora nelle orecchie, come un anatema.
Se ne andò:due Cavalieri d'Oro erano decisamente troppi da affrontare.
La vicinanza del mio Maestro mi rincuorava e a poco a poco sentii affievolirsi la pesante e spiacevole sensazione di averlo deluso, di non essere stato all'altezza, di non essere stato in grado di proteggerlo
Mi sentii sfiorare con dolcezza dall'aura di Mu, potente e tiepido, e dalle sue parole  che mi rassicurarono teneramente e nonostante le ferite su tutto il corpo e la cecità irritante, desiderai che quel momento non dovesse avere fine.
 I miei occhi ciechi piansero di gioia perché quello che sognavo da troppo tempo, ormai era diventato realtà: l'avevo rivisto e non ero dovuto andare a cercarlo io nel suo nido sull'Himalaya: Mu dell'Ariete, giovane e splendido salvatore dalla voce di eternità e dal volto di un angelo era sceso in mio aiuto, di sua volontà.
Le dita delicate di Aries mi accarezzavano i capelli dove mi aveva toccato Death Mask, come se volesse scacciare la sua presenza.
E persi i sensi.
Quando mi svegliai, lui naturalmente non c'era più, era tornato sui suoi monti con il fratellino, ma il suo calore e il suo profumo rivestivano ancora il mio corpo.
Shun Rei e il mio Maestro stavano bene, Death Mask  non aveva fatto in tempo a fare loro del male.
Assaporai la loro salvezza, che dipendeva questa volta dalla presenza di un essere squisito dal Cosmo di luce e non dal mio inesperto

"Colpo Segreto del Drago Nascente!"
Dragone lanciò il suo colpo contro Aries e il giovane Gold Saint non alzò un dito per contrapporsi all'urto, ma lo lasciò passare.
Non ne fu nemmeno spettinato.
"Ma com'è possibile?" mormorò Hyoga saettando verso Seiya un' occhiata di incredulità e Shun si avvicinò al Cavaliere del Cigno con crescente nervosismo.
Mu sorrise e si avvicinò di qualche passo.
Ancora una volta Shiryu riportò alla mente i ricordi di un salvataggio che aveva in sottofondo il rombo delle cascate di Goro-ho.
"Non avrete nessuna speranza contro i Gold Saint se continuerete a lanciare loro colpi così insicuri," Aries strizzò l'occhio a Shiryu che avvampò, "per paura di fare loro del male!"
"Ma cosa." Seiya non capiva. Shiryu non era più lo stesso davanti a quel Cavaliere.
A quel punto il Cavaliere di Pegasus, così come i suoi compagni, aveva intuito che Mu voleva solo mettere alla prova il giovane Dragone, ma al momento dell'attacco Shiryu non aveva idea del fatto che Mu non avrebbe risposto al colpo, eppure aveva lanciato il suo senza intenzione, senza energia.
Perché? I pugni di Seiya tremarono impercettibilmente.
Quando Mu spiegò ai quattro giovani degli intrighi che erano in atto al Grande Tempio di Atene, delle loro armature che erano quasi in pezzi, del valore dei Cavalieri d'Oro, Shiryu era rimasto in silenzio, non aveva fatto domande, ma era stranamente irrigidito, la testa appena inclinata, come a bearsi di una musica dolce.
Il Gold Saint spiegò loro che le armature erano ridotte male e che avrebbe dovuto ripararle, ma sarebbe occorso tempo. Raccontò del Settimo Senso proprio dei Cavalieri d'Oro e che anche loro avrebbero dovuto raggiungerlo se volevano avere anche solo la minima possibilità di vittoria.
Seiya spostò lo sguardo a Hyoga e lo vide attento, i suoi occhi azzurri non lasciavano Mu nemmeno per un attimo, ma certo sul suo viso non c'era la stessa adorazione, che era dipinta su quello di Shiryu. E Andromeda? Il ragazzo ascoltava, ma nel frattempo era impegnato a controllare che Kiki non disturbasse il fratello, mentre distribuiva aiuti preziosi.
Sentì nello stomaco una sensazione strana, come se le sue emozioni fossero avviluppate tra loro e non riuscissero a trovare un giusto ordine, mentre osservava l'amico, e la sensazione si acuì nel momento in cui venne tradotta in parole.
"Shiryu non mi ha mai guardato in quel modo. Mai."
Mu il Grande continuava a parlare col suo tono ineffabile e il modo in cui il suo sguardo limpido carezzava Shiryu dava a Seiya il voltastomaco.
"Non abbiamo tempo, Cavaliere d'Oro!" proruppe accigliato e fiero meravigliando anche se stesso, "Mentre ci perdiamo in chiacchiere inutili, la nostra dea muore poco distante. Guardate la Meridiana!" e indicò la colonna con i dodici Fuochi dello Zodiaco, quello che Aries aveva solo pochi istanti prima, "Mu, tu stesso hai detto che abbiamo un' ora per superare ogni Casa e che non
saranno facili da abbattere i guerrieri che si pareranno davanti a noi. Dobbiamo procedere!"
Shiryu si riscosse alle parole dell'amico e annuì, lacerato a metà tra il suo smisurato senso del dovere e l'attrazione magnetica per l'affascinante custode del Primo Tempio.
Seiya se ne accorse e fu come se qualcuno gli avesse staccato un pezzetto di cuore.
"Hai ragione, Cavaliere di Pegasus," mormorò appena. "Voi proseguirete e porterete a termine l'alto uffizio della difesa di Athena, mentre io e Kiki veglieremo su di lei, ma prima devo fare per voi un'altra cosa, qualcosa che diminuirà i rischi alla vostra incolumità. Seguitemi."
E così dicendo, aprì le braccia in un gesto di invito e sì incamminò lui stesso verso l'entrata del proprio candido Tempio, circondando con un braccio le spalle del Dragone e guidandolo, mentre il giovane dai capelli d'ebano lo assecondava, odiando sé stesso per il rossore che gli imporporava le guance.
Kiki, ridendo li superò e percorse la scalinata velocemente, fermandosi ad aspettare di tanto in tanto.
Hyoga affiancò Shiryu e Shun lo seguì, sfiorando la mano del biondo cavaliere apparentemente senza volere.
Seiya rimase per un attimo immobile, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalle schiene perfettamente modellate di Mu e Shiryu, dal braccio del Cavaliere d'Oro sulle spalle del Dragone e dai capelli lunghissimi e meravigliosi di entrambi i cavalieri che ondeggiavano nel vento profumato, mischiandosi giocosamente.
Turbato, Seiya strinse i denti, e si affrettò a ricorrere i compagni.

"Quanto?" sbuffò Seiya, "Trenta minuti? Quaranta?"
"Calmati Seiya." Lo placò Hyoga "Il Grande Mu ha detto che deve riparare le nostre armature. Hai visto anche tu in che condizioni sono. Ci vuole tempo."
"Lady Saori, la dea Athena sta morendo!" ringhiò Pegasus.
Kiki e Shun si guardarono esasperati.
"Vado a controllare." Rise Dragone, avvertendo gli amici punzecchiarsi.
Prima che Seiya potesse dire qualsiasi cosa, Shiryu si era alzato ed era rientrato nell'atrio principale del Tempio, dove Mu stava lavorando con precisione sulle quattro armature di Bronzo.
Seiya seguì con lo sguardo il Dragone e tremò di rabbia.

"Mu?"
"Shiryu. Ho quasi finito, non temere."
"Ti ringrazio per quello che stai facendo per noi. Per un attimo, poco fa, ho davvero temuto che fossi passato dalla parte di Arles e che ci avresti attaccato."
Mu increspò le labbra in un sorriso, ma non produsse alcun cambiamento sulla sua aura e Shiryu non lo percepì.
"Avresti dovuto combattermi comunque." Disse Aries, imponendosi un tono severo "Cosa sarebbe successo se io avessi voluto uccidervi? Il tuo colpo non avrebbe danneggiato nemmeno Kiki."
Shiryu non disse nulla.
"Avvicinati"
Il Cavaliere del Dragone mosse qualche passo, poi si inginocchiò accanto al Grande Mu.
Accucciandosi a terra, il giovane Cavaliere si accorse che sul pavimento era sparso qualcosa di caldo e appiccicoso. Il contatto con quel liquido denso gli portò alla mente innumerevoli battaglie dove i paesaggi e i corpi si tingevano di rosso.
"Sangue!" Esclamò con un filo di voce, "Mu, il tuo sangue! Ma certo, è così che hai riparato le nostre armature. Quanto ce ne è voluto per ricostruirne quattro?"
"Non più di quanto tu ne abbia versato per la tua e quella di Pegasus." Sorrise il Cavaliere d'Ariete.

Non credevo che lo avrebbe fatto per davvero. Shiryu il Dragone, tu sei il più dannato degli esseri.
E' bastato ascoltare le tue parole per sciogliere anni di distacco dovuti alla quasi completa solitudine e alla meditazione. E' bastato accarezzare il tuo dolce e ingenuo cosmo di Cavaliere appena investito per riconoscere la nobiltà d'animo di un Servo della Giustizia. E' bastato guardarti per.
Shiryu, vattene, in nome di Athena, lascia queste montagne!
Ma tu hai il tuo aureo dovere da compiere e te ne sei fregato di preservare la mia santità. Recidendoti le vene dei polsi e fissando in me il tuo sguardo verde hai consegnato per sempre il mio cuore al tuo. Shiryu il Dragone, ti rendi conto di quello che hai fatto?
E adesso il tuo sangue sgorga da quelle ferite che ti sei procurato (per amore di un altro, chi è questo Pegasus, di cui hai ripetuto il nome fino allo sfinimento?) e ricopre denso e inesorabile due armature defunte.
"Oddio, Mu, guarda quanto sangue!"
Sì, Kiki, ho visto.
E tu, Shiryu, hai visto? Cola dai tuoi polsi tutta la tua vita. Adesso smettila. Riparerò le tue armature.
Non le riparerò perché sei un vero Cavaliere dal coraggio e dall'onestà immacolati, anche se è per questo che dovrei agire. Non le riparerò perché è grande il tuo senso del dovere e perché credi nell'amicizia come verità ultima anche se è questo il motivo che dovrebbe spingermi.
Shiryu, io credo di amarti.
Ne sono sicuro, anzi, adesso che privo si sensi scivoli nel mio abbraccio. Shiryu, io ti amo, ma tu non morire.
Le armature per le quali hai attraversato i deserti, io le riparerò.
Ma non per Athena, che io sia dannato. Per te.
"Kiki, portami quello che mi serve per favore. In fretta."
In fretta, Kiki, ma non troppo. Lasciami un attimo, un attimo soltanto, un frammento dell'universo in cui le mie labbra si poseranno su quelle di questo cavaliere squisito. Tu non devi guardare.
Shiryu.
Il tuo nome ha il suono di questo bacio.
Io guarirò le tue ferite. Chiuderò la porta dell'Hades che si sta aprendo per te, tratterrò la tua mano ancora per un po'.
Fidati di Mu, il Grande, il Primo dei Santi.
E le tue armature.
Credendo di morire hai versato il tuo sangue solo sull'armatura di Pegasus. Non una goccia sulla tua.  Meglio così. Sarà il mio sangue ad accarezzare le tue vestigia, con la mia energia vitale si compirà il miracolo.
Abbi fede, Shiryu, mio adorato.

Le labbra di Aries si staccarono con dolcezza infinita da quelle di un bellissimo cavaliere cieco e Shiryu provò una vaga sensazione di Deja-vu, interamente sommersa dalla passione più travolgente che il giovane avesse mai provato.
 Il Cavaliere d'Oro mise le mani, le sue abilissime mani, sulle spalle di Shiryu e lo tirò con dolcezza verso di sé, in modo che il ragazzo gli posasse la testa sulla spalla.
Gli circondò la vita con un braccio e con l'altro affondò le dita nei lunghissimi capelli d'ebano.
Shiryu avvampò, ma in nessun caso avrebbe fatto il  minimo movimento per porre fine a quella dolorosa e meravigliosa situazione.
Alle spalle di Shiryu, un altro cavaliere avvampò, bruciò di gelosia infinita: Seiya, seminascosto dietro ad una delle colonne portanti non riuscì a trattenere poche, incandescenti lacrime.
Se il Dragone non se ne accorse, troppo sprofondato in un abbraccio desiderato da sempre, il cosmo ostile di un cavaliere era fin troppo percettibile per un Santo d'Oro.
Stringendo Shiryu con più forza, Mu aprì gli occhi e sbirciò da sopra la spalla del suo giovane innamorato.
"Mi dispiace Pegasus, mi dispiace tanto." Pensò "Ma il dolce Shiryu non appartiene ad altri che a me." Concesse al giovane Seyia un sorriso e non si stupì nel vederlo correre via.
Solo allora parlò di nuovo al suo preziosissimo Shiryu.
"E' la seconda volta che dono il mio sangue per la tua armatura" e così dicendo lo strinse a sé, impedendogli qualsiasi movimento, "Shiryu, tu devi andare e combattere insieme ai tuoi compagni. Ma devi ritornare, Shiryu. Devi ritornare ad ogni costo.  Shiryu, io ti amo."
Stretto in quell' abbraccio meraviglioso, il Dragone sentì il proprio cuore mancare di un battito.
Le Dodici Case, i Cavalieri d'Oro. nulla lo spaventava più.
Mu lo amava.



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