Questa è la mia prima fic (con tanto di lemon), come sono emozionata. Siate clementi e scrivetemi cosa ne pensate!!!



La paura di amare

Parte III

di Linras


 

Gli dei evidentemente avevano raccolto la sfida. Infatti il giorno dopo cominciò a piovere incessantemente e il gruppo di Sanzo fu costretto  a proseguire il viaggio sotto la pioggia, non avendo trovato alcun riparo. A peggiorare ulteriormente la situazione furono ben presto attaccati dai demoni.

“Accidenti, ma quanti sono oggi?!” esclamò Gojyo.

“Taci e combatti, pervertito di un kappa!”

“Pensa agli affari tuoi, bonzo corrotto!”

Sanzo mirò volontariamente a un demone posto proprio dietro a Gojyo, il quale lanciò un’imprecazione quando la pallottola gli sfiorò i capelli.

“Invece di brontolare, dovresti ringraziarmi!”

Gojyo lo guardò furente ma preso dal combattimento decise di non rispondere. Nel frattempo Goku, ridendo per il divertimento, si stava scatenando, incurante dei suoi compagni, godendo della furia della battaglia, che per lui era solo un gioco, anche se mortale. L’unico che appariva distratto era Hakkai, il quale rispondeva ai colpi dei nemici mantenendosi sulla difensiva ma allo stesso tempo osservando attentamente i suoi compagni. Il suo sguardo si posò su Sanzo e Hakkai notò con invidia come il monaco non perdesse d’occhio il suo amato Goku e non visto lo proteggesse silenziosamente. Schivò appena un nuovo attacco e la figura di Gojyo entrò nel suo campo visivo. Il ragazzo si soffermò ad osservarne i movimenti fluidi ed eleganti, quel volto su cui splendeva un sorriso beffardo, quei capelli del colore del sole al tramonto. Improvvisamente per Hakkai non esistette più il combattimento ma solo la persona che più amava e si trovò a desiderare fortemente di poter avere anche solo una minima parte di quell’affetto che lo faceva soffrire così tanto. Immerso nei suoi pensieri Hakkai non si accorse del demone che lo stava per attaccare: come al rallentatore vide le unghie del nemico sfiorargli il petto, provocandogli una profonda ferita, sentì l’urlo di Gojyo, lo sparò che uccise il demone. Mentre crollava a terra stordito gli sembrò che un paio di braccia lo sollevassero rudemente e lo allontanassero dal campo di battaglia. Poi non percepì più nulla.

 

 

I demoni rimasti caddero velocemente sotto i colpi infuriati dei tre ragazzi, che si guardarono in silenzio, scioccati da cosa era appena successo: Hakkai, a differenza degli altri non si era mai lasciato sorprendere durante una battaglia, ma ormai era chiaro a tutti che era da tempo che qualcosa non andava, persino Goku se n’era accorto.

“Ma cosa è successo?” riuscì infine a sussurrare Gojyo.

“Penso che tu lo sappia meglio di chiunque altro!” sibilò sarcastico il bonzo.

“Come ti permetti…?”

“Ah,  adesso sei diventato cieco oltre che pervertito?”

“Io ti ammazzo!!!”

“Adesso basta!” esclamò un Goku veramente spaventato, “bisogna pensare a cercare il nostro amico, piuttosto che a litigare fra noi!”

Sanzo guardò la sua scimmia, pieno di orgoglio: finalmente stava crescendo e presto sarebbe diventato uno splendido uomo.

 

 

Hakkai si risvegliò lentamente in un ambiente sconosciuto. Cercò di alzarsi in piedi ma un dolore lancinante al petto lo costrinse a rimanere sdraiato. Man mano che la sua vista si abituò al buio, si accorse di trovarsi in una specie di cella: le pareti erano ricoperte di muffa a causa dell’umidità che regnava all’interno, il pavimento gelato sotto di lui era sporco in diversi punti di sangue. In quel momento Hakkai si accorse di avere le mani incatenate a un anello che sporgeva dal terreno. Cercò faticosamente di ricordarsi cosa era successo ma l’unica cosa che gli appariva in mente era il volto di Gojyo che sorrideva. Basta, non era il momento di pensare a una cosa simile, doveva cercare di capire dov’era e tentare di scappare, perché ovviamente non era ospite di nessuno. Cominciò ad osservare le catene che lo legavano per tentare di liberarsi quando un rumore lo bloccò: la porta si stava aprendo! La luce improvvisa costrinse Hakkai a socchiudere gli occhi, ma non gli impedì di sentire una risata malvagia che gli trafisse il cuore. La porta si richiuse velocemente e la stanza ripiombò nel buio. Il prigioniero rabbrividì percependo un’altra presenza vicino a lui e si rannicchiò su se stesso.

“Fai bene ad avere paura” sussurrò una voce, sempre più vicina.

Hakkai sentì una mano sfiorargli il volto e si rannicchiò ancora di più per sottrarsi a quel contatto, ma lo sconosciuto ridacchiò e cominciò a sfiorargli i capelli.

“Lasciami…cosa vuoi da me?” disse Hakkai con voce rotta dalla paura.

“Oh, solo divertirmi un po’!” sibilò vicino al suo orecchio prima di passarci sopra con la lingua. “Dovresti esserci abituato, giusto?” disse sarcastico.

Hakkai sussultò mentre una mano con lentezza gli slacciava i pantaloni, per poi insinuarsi sotto i boxer a sfiorargli la sua virilità. Lo sconosciuto rise divertito sentendo il suo prigioniero irrigidirsi ma poi si bloccò stupefatto quando questi parlò:

“Se vuoi farlo non mi opporrò, dopotutto non sono in condizioni per farlo, però ti chiedo di non darmi piacere, preferisco il dolore.”

Il suo nemico ritirò la mano. Hakkai aveva parlato con voce ferma e decisa. In realtà teneva gli occhi chiusi nel tentativo di escludere tutto quello che lo circondava e dentro di se pregava il suo carnefice di non umiliarlo così come faceva Gojyo, ma di prendersi ciò che voleva e lasciarlo in pace.

“Come vuoi, per me non fa differenza.”

Gli sfilò velocemente i pantaloni e i boxer e dopo averlo fatto piegare, gli afferrò i fianchi e penetrò dentro di lui con un’unica spinta, poi con foga aumento il ritmo. Il corpo di Hakkai tremava per il dolore, presto le sue gambe furono sporche di sangue ma lui non emise neppure un gemito. Si morse il labbro inferiore fino a lacerarlo e quando infine sentì lo sconosciuto irrigidirsi, raggiungere l’orgasmo e uscire da lui, si accasciò a terra, desiderando soltanto dormire per dimenticarsi tutto. Sentì che lo stava rivestendo ma ormai la sua mente era lontanissima.

“Non ti preoccupare, tornerò presto!”

Quando sentì la porta chiudersi, esalò un sospiro di sollievo.

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L’apertura della grotta appariva confusa a causa della pioggia incessante.”Non mi piace per niente” affermò Gojyo.

“Perlomeno non ci bagneremo mentre combattiamo” ribatté Goku con il suo solito ottimismo.

“Smettetela di parlare e sbrighiamoci” concluse un Sanzo di pessimo umore.

I tre ragazzi entrarono nella grotta inoltrandosi nell’oscurità, rischiarata a malapena dalla pila che teneva Sanzo. Gli unici rumori che si sentivano erano quelli dei loro passi e il ticchettio della pioggia all’esterno. Ben presto si accorsero che il pavimento era in pendenza.

“Stiamo forse scendendo all’inferno?” domandò Gojyo.

“Io ho fame!”

“Zitta stupida scimmia!”

Sanzo adesso era davvero arrabbiato. Non solo non si vedeva traccia di Hakkai ma neppure del suo assalitore e più tempo passava più le possibilità che lo trovassero illeso diminuivano. All’improvviso sbucarono in una vasta sala sotterranea: al centro un demone sembrava aspettarli.

“Benvenuti nella mia casa.”

“Dov’è Hakkai?” domandò Gojyo trattenendosi a stento dal saltargli addosso per finirlo.

“Il vostro amico è un mio ospite” rispose indicando con una mano una porta alla sua sinistra.

“Allora non ti dispiacerà se lo andiamo a trovare! Gojyo vai a cercare Hakkai, a lui ci pensiamo noi!” ribatté Sanzo mentre alzava la sua pistola e sparava. Il demone schivò velocemente la pallottola e attaccò. Goku non aspettava altro. Gli si lanciò contro ingaggiando con lui una violenta lotta. Sanzo osservò Gojyo sparire dietro alla porta e poi focalizzò il suo sguardo su Goku, pronto a intervenire in caso di bisogno. Sapeva che la scimmia era molto forte ma spesso la sua irruenza lo portava a sbagliare e ciò poteva essere fatale in combattimento. Proprio a voler dimostrare che Sanzo aveva ragione, in quel momento Goku fu scaraventato al suolo, ma il monaco, mantenendo la sua solita freddezza, sfruttò i poteri del sutra celeste per immobilizzare il demone e ucciderlo con la sua shoreijyu. Poi si avvicinò a Goku ancora steso per terra. Fortunatamente non aveva ferite gravi. Goku alzò gli occhi tristi verso di lui.

“Scusami Sanzo” e chinò il capo aspettandosi l’immancabile colpo di harisen.

Il  monaco represse un sorriso.

“Stupida scimmia, stai più attenta la prossima volta” disse dolcemente aiutandolo ad alzarsi.

Goku lo guardò incredulo ma poi sorrise apertamente. Sanzo non poté fare a meno di pensare a quanto adorava quel ragazzo.

 

 

Gojyo osservò il corridoio che si snodava davanti a lui: c’era solo una porta. Corse fino ad essa e la spalancò violentemente. Lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi lo immobilizzò sulla soglia: la luce proveniente dalla sala illuminava una figura rannicchiata su se stessa e tremante. Hakkai giaceva sul pavimento con la testa e le ginocchia ripiegate sul petto, le braccia leggermente distese in avanti a causa delle catene. I suoi vestiti erano sporchi di sangue e stracciati in vari punti. Il suo monocolo era per terra, poco distante da lui. Gli occhi di Gojyo notarono i pantaloni macchiati di sangue, il liquido sul pavimento sotto di lui e il ragazzo capì subito cosa era successo. Si sentì soffocare al solo pensiero del suo amore toccato da qualcun’altro. Si avvicinò lentamente e si curvò su quel corpo terrorizzato. Con una mano gli sfiorò la guancia e lo chiamò:

“Hakkai, sono io. Adesso ti porto fuori da qui.”

Al suono della sua voce il ragazzo alzò la testa, mostrando due occhi tristi e colmi di lacrime. A quella vista Gojyo sentì il cuore sanguinare e poi una nuova consapevolezza lo colse: era lo stesso sguardo che appariva sul volto di Hakkai dopo che avevano fatto l’amore. Amore?! Piuttosto sesso. Lui non era diverso da quel demone: per tutti questi mesi non aveva fatto altro che violentarlo, cercando di alleviare il suo bisogno di possederlo, di farlo suo. E come sempre aveva sbagliato tutto e aveva distrutto l’unica cosa davvero importante.

“Go..jyo”

Quel sussurro lo riscosse dai suoi pensieri. Infranse le catene ai polsi di Hakkai e lo sollevò prendendolo in braccio. Hakkai si rilassò nel suo abbraccio e, nascondendo la testa nell’incavo del collo, lasciò che il dolore lo soprafacesse scoppiando in lacrime.

Gojyo non poté far altro che stringerlo a se ripetendo più volte:

“E’ tutto finito, Hakkai, non ti succederà più, te lo prometto, è tutto finito.”

 

 

 Hakkai aprì lentamente gli occhi, guardandosi intorno smarrito. Era sdraiato in un comodo letto, le ferite erano state curate e fasciate e un fazzoletto bagnato era posato sulla sua fronte. Era ovvio che non si trovava più in quella cella, tuttavia non riusciva a ricordare come aveva fatto ad arrivare lì. L’ultima sensazione impressa nella sua mente era quella di due braccia forti che lo sorreggevano e di una voce dolce e rassicurante. Scosse la testa: avrebbe tanto desiderato che fosse stato Gojyo ma sapeva che non era possibile: lui non era più stato gentile con lui da tantissimo tempo. Rabbrividì al solo pensiero che tutto fosse tornato come prima: infatti non aveva dubbi di essere stato salvato dai suoi amici ma adesso…Sapeva che non avrebbe sopportato di nuovo l’indifferenza della persona che più amava, ormai era giunto al limite, eppure l’idea di perdere anche solo quei momenti di intimità con Gojyo lo terrorizzava, perché la sua più grande paura, dopo la morte di Kanan, era proprio la solitudine. Fu distolto dai suoi pensieri dal rumore della porta che si apriva, lasciando entrare il kappa.

Gojyo, vedendo che Hakkai si era svegliato, si avvicinò velocemente al letto e non poté fare a meno di notare che il suo amante stava tremando leggermente. Il suo cuore si strinse dolorosamente pensando che Hakkai non si spaventava mai, nemmeno se circondato da nemici, e invece in sua presenza si mostrava così fragile e insicuro. Ed era colpa sua e della sua violenza. Ma adesso avrebbe rimediato, anche se questo significava perderlo. Pensandoci bene, forse l’aveva perso fin dalla prima volta.

Si inginocchiò al fianco del letto per poterlo guardare il volto e poi, lentamente, per non spaventarlo, cominciò ad accarezzarlo. Hakkai, che in un primo momento si era irrigidito, accortosi dell’insolita dolcezza del kappa, si rilassò quasi involontariamente. Dopotutto lo amava così tanto.

“Come ti senti?” la voce fu quasi un sussurro.

“Ho avuto giorni migliori” rispose sorridendo ma Gojyo non faticò a riconoscere la falsità di quel sorriso.

“Dove sono Sanzo e Goku?” continuò Hakkai.

“Stanno dormendo nelle loro stanze. Sai è notte inoltrata.”

“Allora vai a riposarti. Sarai stanco anche te.“

Gojyo capì che Hakkai aveva paura di ciò che il demone avrebbe fatto. Sospirò e dopo un attimo di silenzio si decise a parlare.

“In realtà io avrei bisogno di parlarti, se non sei troppo stanco.”

Hakkai lo guardò stupito.

“Ti..ascolto.”

“Io…io volevo scusarmi, io mi sono comportato in maniera orribile verso di te e l’ho capito quando ti ho trovato in quella cella e ho capito cosa ti aveva fatto quel…” la voce si incrinò, “in realtà è anche quello che ti ho fatto io in tutti questi mesi e lo so benissimo che non puoi certo perdonarmi, io ti chiedo solo di ascoltarmi e cercare di capirmi…L’ho fatto perché avevo paura.”

Hakkai non poteva credere a ciò che stava ascoltando.

“Tutte le persone che ho amato mi hanno rifiutato oppure abbandonato. Quando ho capito che mi ero innamorato di te, ho avuto paura di soffrire ancora e allora… però te lo giuro, non ti farò più del male, perché non voglio più vederti soffrire.”

Il silenzio regnò per qualche istante nella camera, poi Gojyo si alzò:

“Vado nella mia stanza. Cerca di dormire.”

Il kappa fece l’atto di andarsene ma Hakkai gli prese la mano e lo fermò.

“Resta con me.”

Gojyo lo guardò confuso e al tempo stesso colmo si speranza.

“Ti amo” sussurrò Hakkai.

Il demone rimase un attimo incerto. Ma davanti a quegli occhi colmi di amore, tutti i suoi dubbi svanirono e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì felice. Senza parlare si sdraiò accanto a lui e lo abbracciò. Non c’era più bisogno di possesso nei suoi gesti ma amore, dolcezza. Hakkai si addormentò con la consapevolezza che non sarebbe più stato solo.

 

FINE

 




 

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