Questa è la mia prima fic (con tanto di lemon), come sono emozionata. Siate clementi e scrivetemi cosa ne pensate!!!



La paura di amare

Parte I

di Linras


 

Ormai sono passati 3 anni da quando Hakkai si è stabilito a casa mia, cercando di dimenticare il suo passato e di ricrearsi una nuova vita.Eppure sembra che il tempo per lui non sia trascorso, fermandosi al momento in cui l’ho trovato, tremante e ferito sotto la pioggia, implorante di morire per ottenere finalmente la pace e la serenità che sapeva non poter più raggiungere. Ancora oggi quegli occhi esprimono soltanto la tristezza del suo animo e ogni volta che guardo il suo sorriso mi si stringe il cuore perché so che in realtà non riuscirà mai più a sorridere veramente. E ancora una volta mi domando se ho fatto bene a curarlo, se guardando quegli occhi profondi e tristi non avrei dovuto ucciderlo. La risposta mi sfugge, o forse sono io che non voglio trovarla, impaurito da ciò che potrei scoprire nascosto nel mio cuore. La sua vita non è cambiata, al contrario della mia: sottile come il vento, Hakkai si è insinuato nella mia vita, cercando invano di non turbare la monotonia che la dominava. Si occupa della casa, esce raramente, si sforza di essere invisibile, soprattutto la sera quando, di solito, torno a casa con qualche formoso trofeo vinto a carte o conquistato in qualche locanda. Ma spesso noto i suoi occhi, che gentilmente mi rimproverano per la mia frivolezza, osservo le sue mani che hanno accarezzato una sola donna e che adesso giacciono immobili sulle sue gambe mentre la sua mente vaga nei ricordi. E allora provo quasi disgusto di me stesso, desidero cambiare ciò che sono e ancora la paura mi attanaglia il petto: che cosa è Hakkai per me? Un amico? Un angelo che tenta di salvare la mia anima corrotta?

Accidenti, smetti di pensare e concentrati sul gioco. Ho rivinto! Uhm… è meglio se me ne torno a casa prima che mi offrano come posta la bella di turno e io sia costretto ad accettare. Forse l’aria fresca della notte può aiutarmi a pensare.

Ormai è tanto tempo che continuo a torturarmi: cosa provo per lui? Soltanto pensando ai suoi occhi tristi non provo neppure piacere a stare con una donna e ora comincio a preoccuparmi. Che siano i suoi occhi che vorrei veder brillare di piacere? Ma è un uomo. Eppure sento che è così. In tutti questi anni ho sempre cercato di far spuntare sulle sue labbra un sorriso sincero e caldo e quelle poche volte che ci sono riuscito una strana sensazione ha pervaso il mio corpo, quasi un senso di smarrimento. E questo aumenta i miei sospetti e le mie paure. Ho sempre lottato durante la mia vita per ottenere l’amore delle persone che mi circondavano ma inutilmente. Prima mia madre, che ha cercato di uccidermi, poi mio fratello che mi ha abbandonato, infine le donne che incontro, interessate unicamente al mio corpo e al piacere che le so donare. Ed ora…non posso essermi innamorato di un uomo, soprattutto sapendo che lui non potrà mai ricambiare i miei sentimenti. Ma via, cosa vado a pensare, io non sono innamorato…ma ne sono sicuro?

Ecco sono arrivato a casa. Starà già dormendo? E’ tardi, non penso sia ancora sveglio, meglio comunque fare piano, non credo che stanotte riuscirei a sostenere il suo sguardo. Forza…ammettilo Gojyo…tu lo ami e non sai più come comportarti. In che situazione ti sei cacciato stavolta!

 

 

Gojyo entrò in casa silenziosamente, deciso a non turbare il sonno dell’amico, anche se ormai non poteva più chiamarlo così. Si diresse verso la sua camera passando davanti alla porta di quella di Hakkai, ma poi un improvviso pensiero lo fece tornare indietro.

“Voglio vederlo dormire.” Pensò il kappa aprendo lentamente la porta.

Hakkai era sdraiato languidamente sul letto, sul suo viso un’espressione di infinita tristezza.

“Anche mentre dorme non riesce a dimenticare il passato.”

Lo sguardo di Gojyo accarezzò la sua figura, soffermandosi sui suoi capelli illuminati dalla luce della luna, che entrava dalla finestra aperta, sulle sue morbide labbra, leggermente dischiuse. Raggiunse il suo petto che si intravedeva sotto la camicia bianca un po’ scollata, fino a indugiare sui suoi fianchi. Gojyo deglutì, mentre le sue guance arrossivano. Sentì che il suo corpo si stava eccitando e cercò di distogliere gli occhi, ma inutilmente. Adesso che aveva ammesso a se stesso di amarlo, non poteva nemmeno negare di desiderarlo. Quasi involontariamente si diresse verso il letto e si inginocchiò in modo tale da poterlo guardare direttamente sul volto. Quanto era bello. Poggiò una mano sul cuscino cominciando ad avvicinare la sua bocca a quelle labbra dischiuse mentre una voce dentro di se cominciò a urlare:

“Cosa stai facendo, stupido kappa, così lo perderai di sicuro.”

Ma ormai Gojyo non percepiva altro che una sensazione di fuoco che lo avviluppava impedendogli di pensare.

“Se non potrò avere il suo cuore, voglio almeno il suo corpo!” riuscì soltanto a formulare dentro di se prima di baciare Hakkai.

Le sue labbra si chiusero su quelle del demone, mentre la sua lingua si insinuava fra i denti, raggiungendo infine l’altra. Hakkai si svegliò di soprassalto e con uno sguardo stupito vide il kappa curvò su di lui. Fu soltanto un attimo, poi cercò con tutte le sue forze di allontanarsi e liberarsi da quel bacio. Ma Gojyo aveva già previsto la sua reazione. Velocemente gli immobilizzò le braccia e continuando a baciarlo gli si posizionò sopra per impedire ogni sua fuga. Hakkai tentò di divincolarsi ma in quella posizione ogni suo movimento sembrava eccitare ancora di più il demone. Quando infine Gojyo fu costretto a interrompere il bacio per respirare, Hakkai esclamò:

“Gojyo smettila, cosa ti prende? Scommetto che sei ubriaco!”

Ma il kappa non sembrò neppure udirlo: lo stava osservando divertito e stupito dal vedere una scintilla di vita in quegli occhi sempre tristi.

“Lasciami andare!”

Gojyo scosse la testa, poi si levò la fascia che portava nei capelli e senza troppe gentilezze legò i polsi di Hakkai alla spalliera del letto. Per un attimo osservò compiaciuto la sua opera poi tornò all’attacco, con un nuovo bacio ancora più profondo e appassionato di prima, mentre le sue mani gli sollevavano la maglietta cominciando ad accarezzargli il petto. La sua bocca si spostò sul collo, fino ad arrivare all’orecchio dove il kappa cominciò a mordicchiarli il lobo. Il respiro di Hakkai accelerò leggermente. Allora il demone scese sul suo torace cominciando lentamente a leccargli un capezzolo mentre con una mano torturava l’altro.

“Ti prego…Gojyo…smettila!” ma era evidente che Hakkai stava sforzandosi di controllare il proprio corpo e non gemere.

“Ti voglio sentire urlare di piacere!” gli sussurrò Gojyo a un orecchio, tornando poi al capezzolo che sotto l’azione della lingua si indurì.

“Comincia a reagire” pensò il demone “vediamo se resiste a questo!”

La sua mano scivolò lenta sulla sua pancia in una carezza sensuale che costrinse Hakkai a nascondere la testa nel cuscino per non urlare, fino a insinuarsi sotto i pantaloni e raggiungere il suo membro. Lì cominciò lentamente ad accarezzarlo ed esplorarlo finché Hakkai non si incurvò sotto di lui, gemendo ad alta voce.

“Ah…Gojyo…smettila…aahh!”

Il demone sorrise e con la lingua scese verso il basso mentre le sue mani gli sfilavano i pantaloni e i boxer, lasciandolo completamente indifeso. Gojyo si accoccolò fra le sue gambe e cominciò a leccarlo, piano, prima alla base, poi risalendo tutta la lunghezza del suo membro, ormai eccitato, fino ad arrivare alla punta che coprì di piccoli baci. Hakkai si lamentava sotto di lui, ormai completamente impossibilitato a reagire alle onde di piacere che attraversavano il suo corpo. Le sue mani si avvinghiarono alla spalliera del letto quando Gojyo prese tutto il suo membro in bocca e cominciò a succhiarlo, prima piano, poi sempre più velocemente fino a che Hakkai venne, riversando il suo seme nella bocca del kappa che lo ingoiò fino all’ultima goccia prima di dedicarsi a un’altra attività senza nemmeno lasciargli il tempo per respirare. Con le mani alzò il bacino del demone e cominciò a inumidirgli l’apertura fra le gambe e Hakkai senza nemmeno rendersene conto ricominciò a gemere spudoratamente.

“AAHH!” urlò quando la lingua lo penetrò leggermente, presto seguita dalle dita curiose del kappa che lo violarono alla ricerca di un punto preciso.

Quando Gojyo vide Hakkai inarcare il bacino capì di averlo trovato e allora , lentamente, sfilò le dita e cominciò a premere con il proprio membro, incurante dei gemiti di dolore che scuotevano il corpo dell’amato. Quando non incontrò più alcuna resistenza, il kappa cominciò a spingere battendo sempre nello stesso punto e provocando ondate di piacere che scuoterono il corpo di Hakkai risvegliando la sua eccitazione. Gojyo se ne accorse e con una mano cominciò ad accarezzargliela, aumentando la velocità fino a che, con un forte gemito, Hakkai venne per la seconda volta, subito seguito dal kappa, che poi si accasciò stanco sul suo petto. I due ansimarono leggermente per qualche minuto, ancora scossi per l’esperienza appena finita e con la chiara consapevolezza che adesso tutto sarebbe cambiato. Poi Gojyo si rialzò, si rivestì in fretta e mentre liberava le mani di Hakkai gli sussurrò all’orecchio:

“Da ora in poi sei solo mio!”

Si diresse verso la porta e prima di uscire gli disse gelido:

“Ti conviene fare una doccia domattina, buonanotte!”

Appena fu uscito, Hakkai rimase un attimo immobile, poi si rannicchiò su se stesso e nascondendo la testa fra le braccia, scoppiò a piangere.

 

 

Non così, non doveva succedere così. Era da tanto tempo che attendeva questo momento ma non doveva accadere così, con violenza, quasi con disperazione, senza nemmeno un gesto di amore. Amore…Ho atteso con pazienza il momento in cui Gojyo si sarebbe reso conto che il nostro rapporto era cambiato, non era più una semplice amicizia, ma qualcosa di più profondo. E adesso è tutto rovinato. C’era solo desiderio di possedere il mio corpo in quello che è successo prima. Gojyo, se non mi ami, perché l’hai fatto? Forse le donne con cui ritorni a casa tutte le notti non ti bastano più e volevi provare qualcosa di proibito? Oh Gojyo, io lo so che non provi amore o anche affetto per nessuno a causa del tuo passato ma avevo sperato che avremmo superato i nostri incubi insieme e invece… Te mi hai aiutato tantissimo e credevo di aver fatto altrettanto…evidentemente mi sbagliavo. Te mi hai dato una nuova ragione di vita, una nuova casa, mi hai donato la tua amicizia, a un demone che non meritava neppure di vivere. Mi hai offerto la tua comprensione, hai sopportato le mie lacrime e ti sei sforzato di consolarmi. E’ solo grazie a te che lo spettro della mia adorata Kanan ha trovato finalmente la pace, se il mio sonno è tornato tranquillo è solo merito tuo. E infine le mie lacrime adesso sono per te, per la tua solitudine, per il tuo cuore ferito, perché vorrei vederti felice, anche se questo volesse dire perderti. Come non hai potuto capire che la mia sofferenza è dovuta al tuo silenzio, alla tua indifferenza. Ti rivedo quando mi hai raccolto: ti ho implorato di uccidermi ma i tuoi occhi, rossi come il sangue delle mie vittime, mi hanno ridato fiducia, mi hanno impedito di uccidermi, mi hanno spinto ad affrontare il mio destino perché sapevo che saresti stato a guardarmi, pronto ad aiutarmi se solo te l’avessi chiesto. Hai fatto tutto questo per me ed io non potrò mai ringraziarti abbastanza. E adesso…cosa devo fare? Andarmene lontano da qui? Nonostante quello che mi hai fatto non posso immaginarmi lontano da te, non posso perdere di nuovo la persona che amo. Rimarrò qui. Non importa se il prezzo da pagare per starti vicino è il mio corpo: non ho nient’altro da darti in cambio di ciò che hai fatto per me in questi 3 anni. Non importa se mi farai male, se il mio sorriso tornerà ad essere una maschera per nascondere il mio dolore, se tutte le notti piangerò per il mio cuore ferito. Se questo farà tornare la serenità sul tuo viso sono pronto a donarti tutto me stesso, anche la mia anima, perché io, Gojyo, ti amo!

 

 

La mattina dopo, quando Hakkai scese in cucina, trovò Gojyo già intento a preparare la colazione. I due si guardarono in silenzio poi Hakkai sorrise debolmente prima di sedersi a tavola.

“Dormito bene?” gli chiese il kappa.

“Si grazie!” rispose Hakkai, ma gli occhi rossi e le marcate occhiaie lasciavano intendere che il ragazzo aveva pianto tutta la notte.

“Bene” sospirò Gojyo. “E’ arrivata una lettera dal tempio di Cho- An. Andiamo in missione insieme a quel bonzo corrotto e alla sua stupida scimmia!”




 

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