Disclaimer: Essendo un’original i
personaggi sono miei.
Rating: Nc-17
Parte: 1/1
Note: Original per il Progetto
Morceaux. Elementi usati: Zolletta di Zucchero, Donna, Arma, Maschera. Filo
conduttore: la paura.
Note pratiche: Ci sono cambi di Pov:
da un personaggio all’altro più terza persona.
Ringraziamenti: A La Signora Black e
Fiorediloto per avermi fatto da Beta.
La passione di Zucchero
di
Kanako
Enomoto
*fic scritta per il progetto
letterario "Morceaux"
Un’altra notte qui dentro. Che posto orribile. Mi chiedo perché lavoro
ancora qui. Ancora una volta mi tocca uno degli ultimi turni… dovrei finire
tra mezz’ora… e come ogni volta non ho la certezza di uscirne vivo. Ma
Sakura prima o poi me la paga. Questa non la passa liscia…
- Una birra, piccolo!- Schifoso verme… azzardati ancora a chiamarmi piccolo…
- Subito.- Ti uccido prima o poi!
- Senti… stasera sei libero?- Faccio notare che a momenti sono le cinque di
mattina… altro che sera!
- Mi dispiace. Ho altro da fare.- Ossia: io non mi vendo!
- Me lo avevano detto che sei un tipo difficile…- Porco…
- Ecco la birra. – E togliti dai piedi!
- Dicono in molti che ne hai paura…- Colpito…
- Se ne avessi sarei vergine. E non lo sono.-
- Va beh, se non sei vergine non c’è gusto…- Ecco bravo… togliti dai piedi…
Ma perché dovevo avere i tratti orientali di mia madre?!? Non potevo avere
la pelle di un colore meno chiaro? Non potevo nascere come Sakura?
Assolutamente occidentale? No. E poi quell’ultimo desiderio di mia madre… ‘
non tagliarti i capelli… per favore…’, molte grazie e arrivederci! Già
attiravo l’attenzione con i lineamenti orientali e il colorito pallido… se
poi ci mettiamo la chioma nera lunga fino a metà polpaccio… per non parlare
di quest’orrore di fianchi. Sembro un sedicenne! Altro che universitario!
- Mikael! Hai finito! Smonta! È arrivata Marina!- Mi urla dietro Giulia, la
proprietaria del locale, una venticinquenne perennemente nel letto di
qualcuno.
- Ok!- Però è un angelo quando dice frasi del genere… ora vado a letto e
dormo fino a mezzogiorno! Tanto domani è domenica!Anzi, oggi è domenica!
Esco finalmente all’aria aperta. Il pub puzzava di alcool, fumo e sesso.
Bene i primi due, ma il terzo odore proprio non lo reggo… mi ritrovo nel
vicolo in cui ho parcheggiato la moto prima… vicino c’è appoggiato qualcuno…
e alla fine del vicoletto cieco c’è una donna sui trent’anni… sembra
spaventata… non ho dubbi sul motivo… è l’uomo di prima… me lo ricordo bene,
nonostante abbia ricevuto molte proposte sconce anche questa notte. Lui si
gira e mi sorride… diciamo che è più un ghigno… Ok. Calma e sangue freddo…
non mi farà niente… quindi non devo far altro che avvicinarmi alla moto,
salire in sella e partire in quarta… già… ma quella povera donna verrà
violentata… sì ma comunque non sarei d’aiuto… le gambe sono diventate dei
budini! Ma perché ogni volta me la devo fare sotto? Dannazione… adesso come
me la cavo…? Perché sempre a me!?
- Ci si rivede… ti unisci a noi?- Tremo… la donna mi guarda e mi supplica
con gli occhi. Ma io cosa posso fare? Mo’ svengo… me lo sento…
- Lo prendo per un sì… nessuno resiste al mio fascino…- Oh mamma… questo fa
sul serio… e si gasa pure! La donna comincia a singhiozzare… si tiene la
camicia strappata con le mani, a nascondere il seno violato… e piange… anche
io devo essere crollato… ma voglio esserne sicuro… le guance non sono
bagnate. Non sto piangendo. Incredibile…
Lui mi si avvicina… io non ce la faccio più… mi sento teso come una corda di
violino… ho paura…
*****
- Schifoso verme, non ti sembra inopportuno mettere le tue sporche mani su
delle ragazze indifese?-
Non mi trattengo più. Avevo deciso di non intromettermi… però non riesco a
rimanere impassibile a uno stupro… Stavo tornando dalla festa a piedi per
prendere una boccata d’aria… e mi ritrovo coinvolto in una cosa del genere…
ma quando imparerò a farmi gli affari miei?
- Ehi tu, che vuoi? Non vedi che sono d’accordo?- Ma per chi mi ha preso…
- Oh certo, una piange e l’altra trema… più d’accordo di così si muore,
vero?- Piano mi avvicino alla ragazza mora. Da dietro è molto carina ed è
palese la paura che prova.
- Fatti gli affari tuoi, damerino.-
Meglio che maniaco stupratore.
- Mi dispiace ma se ci sono delle fanciulle in difficoltà io non mi tiro
indietro.- Una migliore non potevo inventarla…
- Beh, damerino… ora sei anche un cavaliere…- Il porco ride di scherno… ti
faccio vedere io… mi avvicino piano… e gli tiro un calcio nello stomaco…
voglio vedere se ha ancora la voglia di ridere…
- Bastardo…- Oh lo so. Me lo dicono in tanti. La ragazza rannicchiata
nell’angolo ne approfitta per scappare, mentre l’altra è imbambolata lì. Non
muove un muscolo… è scioccata. La vedo fare qualche passo verso la moto
parcheggiata alla fine del vicolo e sviene… oh! Che fortuna! Ora mi tocca
portarla a casa… mia… dato che non so manco dove abita… spero che quella
benedetta donna non mi faccia la ramanzina…
Prendo la moto e mi avvio. Lei riposa sul mio petto…certo che è quasi
piatta… ma come mi immaginavo è molto bella… ora meglio concentrarsi sulla
strada… per fortuna sono sempre stato uno spericolato e ho imparato a
guidare con una sola mano… Comunque casa mia è un po’ distante da qui… abito
ai quartieri alti… non nei bassifondi!
Mi sveglia la luce del sole… mi giro cercando Sakura… e mi accorgo di non
sapere dove sono.
- Ben sveglia!- Mi risponde un ragazzo sulla trentina… il suo volto è
coperto da una maschera blu finemente lavorata… per il resto potrebbe
sembrare un ragazzo normale… molto bello ma normale… indossa un classico
maglione panna con collo a V e sotto una camicia… i pantaloni grigi. Ha i
capelli di un castano tendente al biondo, gli occhi da quanto posso capire
attraverso la maschera (che gli arriva a coprire fin sotto al naso,
lasciando scoperte quelle labbra che abbozzano un sorriso) dicevo, gli occhi
sono su un banale castano. Non ha assolutamente niente di speciale… un
particolare della domanda mi colpisce: sveglia…a…
- Non sono una ragazza!- Lo riprendo con scortesia… in fin dei conti non ha
molta colpa… sono io quello dal sesso ambiguo… in effetti non so neanche
perché mi arrabbio ancora, dopotutto non è il primo e manco l’ultimo…
- Scusa, non ti scaldare! Non era mia intenzione offenderti!- Si scusa lui…
non riesco a ribattere che la porta si spalanca…
- OH! Ti sei svegliata! Che bellezza! Ero realmente preoccupata!- Esclama
entrando una donnona sui sessant’anni… è di carnagione scura e ha un sorriso
stupendo…
- Nora, è un lui!- La informa il ragazzo di prima… lei mi guarda e sorride.
La cosa non l’ha turbata molto… meno male!
- Piacere di conoscerti, tesoro!- Mi abbraccia… anzi, mi stritola, dopo aver
appoggiato sul comodino un vassoio.
- E tu, sii più educato! Togliti quella maschera!- La donna sgrida lui, che
sbuffa e sorride. Poi mi guarda …
- Ti dà fastidio se tengo la maschera?- Mi chiede gentilmente…
- Non ho alcun problema… ma posso sapere dove sono e chi siete?- E’ forse un
po’ scortese chiedere così, lo so… ma mi infastidisce non sapere dove mi
trovo…
- Oh, sì scusa! La signora qui presente è Eleonora, la mia cameriera nonché
consigliera e seconda madre…mentre io mi chiamo Michael… piacere di
conoscerti… il tuo nome?-
- Mikael- Rispondo senza accorgermene… abbiamo il nome leggermente diverso…
- Che coincidenza! I nomi simili!- Esulta Nora.
- Già…-
- Anche ieri indossavi la maschera, vero?- Gli chiede Nora.
- Sì, stavo tornando dalla festa in maschera… avevo voglia di prendere una
boccata d’aria… e invece sono incappato in un angelo…- Guarda me, non riesco
a non arrossire… è il primo che mi dice una cosa del genere… è piacevole…
- Grazie…- Mi sorride dolcemente… non pensavo che qualcuno potesse
sorridermi così all’infuori di mia sorella… solitamente quelli degli altri
sono curvature viscide e stomachevoli. Sempre e solo per il mio corpo…
- Beh, ora devi mangiare! Forza!- Mi dice Nora… è una donna piena di
energia…
- Ti ho preparato qualcosa di caldo… siamo ormai alle porte di novembre!-
Continua lei… non so cosa dire… mi mette davanti il piatto e scopre un
brodino di carne che ha tutta l’aria di essere delizioso… Non posso non
sorridere di gratitudine…
Nora se ne va e lui si toglie la maschera. Ha una cicatrice che parte dalla
tempia sinistra e arriva allo zigomo opposto, passando su un occhio… nota,
probabilmente, che lo sto osservando… e sorride…
*****
È anche lui vittima della cicatrice… anche lui si ferma a guardarla… come
tutti… poi il suo volto si deforma.
- Chi ti ha fatto una cosa simile?!- Resto interdetto per un attimo… non era
quello che mi aspettavo… solitamente tutti si schifano a vedere il mio volto
sfigurato… lui invece è su tutte le furie…
- Calmati! Mi sono tagliato durante un’esercitazione militare…-
- Hai fatto la leva?-
- Sì e volevo diventare un aviatore dell’esercito…- Che tristezza…
- E ora non puoi… non vedi da un occhio… vero?- Che dolce… ha fatto una
faccia… sembra realmente dispiaciuto.
- No, non è cieco l’occhio… ma comunque non vedo bene…-
Cade il silenzio. Lui inizia a mangiare il brodo di Nora. E’ triste…
- E’ molto buono!- Sorride per alleviare la tensione.
- Ti va del tè?- Magari riesco a trattenerlo un altro po’… sento un assurdo
desiderio di parlare con lui…
- Uhm… sì! Mi piace molto il tè!- E’ così bello quando sorride… eppure
neanche i suoi sorrisi riescono a farmi dimenticare l’espressione di paura
allo stato puro che aveva ieri sera… anzi, poche ore fa…
- Nora! Ci prepari un tè? Portalo in Salotto! Grazie!- Nora ribatte un “sì,
subito” e parte in quarta per la cucina.
- Te la senti di camminare?- Non vorrei rischiare…
- Guarda che non sono mica invalido! Ho solo rischiato l’ennesimo stupro!-
Sorride, imbarazzato ma sorride… sto ragazzo è suonato…
- Come puoi parlarne così?-
- Ormai ci ho fatto l’abitudine… però devo ringraziarti… se non fosse stato
per te questa volta non me la sarei cavata… andiamo?- Prima parla seriamente
e poi sorride e mi incita a scendere… andiamo… ma non finisce qui!
*****
Scendiamo per diverse rampe di scale… questa villa è enorme… sembra quasi
quella di mio padre…
Arriviamo in salotto e mi fa accomodare su una poltrona. E’ rossa e comoda.
Lui si siede su quella accanto. In mezzo c’e un tavolino di cristallo…
davanti c’è il camino, ora spento. Ma la cosa più inquietante sono gli
scaffali attorno al camino… sono pieni di maschere, di ogni genere. Dalla
più classica alla più bizzarra, dalla più angelica alla più deforme… sono
tantissime. Tutte tenute in perfetto ordine…
- Vedo che ti sei perso a guardare le mie maschere… vederne così tante tutte
insieme è difficile qui… vero?- Mi riscuote dallo stato di ammirazione mista
a… ad ansia… era proprio quello l’altro sentimento che mi si contorceva
dentro…
- Sono proprio tante…- Sussurro come un idiota… certo che sono tante!
- Ragazzi, il tè!- Ci urla Nora, qualche secondo dopo e compare da dietro la
porta che, probabilmente, porta in cucina.
- Grazie Nora!- Lui prende tra le mani il vassoio che l’altra gli sta
porgendo e lo poggia sul tavolino. E lei se ne va dopo aver assestato una
pacca incredibile sulle spalle di Michael.
- Che donna!- Scherza lui, divertito. Poi prende la tazza e me la porge.
- Zucchero? Quanto?- Eh? Ah, sì! Lo zucchero!
- Boh… penso un cucchiaino e mezzo.- Mi guarda strano e poi scoppia a
ridere… Che ho detto?
- Sono zollette! Scemo!-
- E mi dici come potevo saperlo?! Che ne so io se tu usi le zollette invece
del cucchiaino!-
- Calmo! Non ti agitare!- Come faccio io a stare calmo?! Tu guarda se si può
mettere a ridere per un errore così piccolo! Che bambino!
- Le hai mai usate? Le zollette, intendo.-
- No.- Guarda tu ‘sto antipatico!
- Bene. Allora ti farò vedere come è più buono il tè con queste!- Ma che è?
Scemo?
- Perché? Cambia?-
- Certo che cambia! Bevi un goccio di tè e cerca di bagnarti bene le labbra-
Me lo dice tirando fuori dalla zuccheriera una zolletta. Faccio come dice,
va! Tanto non ho niente da perderci… Accidenti! Il the è amaro… non mi piace
così!
- Fatto? Hai le labbra bagnate?-
- Sì!- Che rottura!
- Bene.- Non mi piace quel sorriso… e adesso che fa?! Perché si avvicina?
Aiuto… che ha intenzione di fare… non voglio vedere… Qualcosa di solido mi
si poggia sulle labbra e strofina… è zucchero… apro gli occhi e lui mi sta
passando la zolletta sulle labbra…
- Adesso cosa faccio?- Gli chiedo quando finisce.
- Lecca! Così!- Si sporge e mi passa la lingua sulle labbra… Traditore!
- Scusa! Non so che mi è preso… non era mia intenzione!- Si scusa… sembra
sincero… potrei chiudere un occhio… però questo è troppo… nessuno era
arrivato a tanto… sto male… senza contare che le lacrime premono… mi fidavo…
- Perché?! Perché! Rispondi! Perché proprio io! Cosa ho fatto per rischiare
di essere sbattuto al muro ogni volta che mi giro? Ogni volta che mi fido!?
Cosa?! Rispondi!- Ecco… sono esploso… piango come un cretino… che rabbia!
Lui mi guarda come se non capisse… tzé, come no!
- Calmati, dimmi che hai! Non ti sembra di esagerare? -
- Che ho io?! Che hai tu! Io mi fidavo! Io ti ho creduto! Pensavo fossi
diverso! E invece sei come gli altri, non vuoi altro che il mio corpo! Solo
quello volete! Ma lo capisci che io sono qualcos’altro oltre a un corpo… e
non sto esagerando… cosa vuoi saperne tu…- Sto singhiozzando pesantemente…
mi guarda sbalordito… mi rannicchio per terra… non voglio vedere nessuno…
perché mia madre si doveva dare via senza sicurezza? Perché dovevo nascere?
Perché non posso morire…
A un tratto sento un braccio attorno alle spalle. Qualcuno che mi solleva a
fatica e mi appoggia sulla poltrona… ecco, anche lui… ma non ho più voglia
di reagire… sono stanco… e ho paura.
- Mi spieghi che hai? Io non so cosa mi è preso, va bene? Non era mia
intenzione né leccarti le labbra, tanto meno tengo a violentarti! Ma mi devi
dire cosa c’è! Pensi che ieri sera non l’ho notato? La ragazza era
spaventata… tu eri terrorizzato! O peggio! Ho capito che stavi rischiando lo
stupro… ma non è stata eccessiva come reazione? Insomma, sei svenuto!- Non
mi vuole… non riesco a trattenere un sorriso… e altre lacrime.
- Io… io da piccolo ho subito violenze. Poi lui è morto… ma io ho paura…
faceva male… il sesso è una cosa orribile… ma tutti sembrano intenzionati ad
avere una notte con me… ma io ho paura… è per questo che ho reagito così
prima… tu non c’entri… cioè, non del tutto… ma era uno sfogo… mi dispiace…
scusami…-
- No, no! Non azzardarti a piangere ancora! Sai come ti chiamerò, Mikael?
Zolletta di zucchero! In due in una casa siamo troppi con lo stesso nome!-
- Ma è diverso! E poi starò qui per poco… anzi, me ne vado subito!-
- Si, come no. Tu devi capire che quello non era sesso. Era violenza.
Credimi, il sesso è veramente bello come lo descrivono! Io l’ho fatto un
sacco di volte… con una donna, ma credo sia lo stesso-
- Con che arma ti ha sfregiato quella donna? Spero che almeno tu le abbia
fatto causa!- Sorride in modo scemo… ho centrato il segno… altro che
aviatore!
- Un coltello da militare… e no, niente tribunale… Altrimenti avrei dovuto
spiegare che ci faceva un’arma in casa, anche se ho il permesso me
l’avrebbero ritirata…- Mi dice sorridendo come un deficiente…
- Senti, tornando a quello che dicevi prima, io non voglio farlo con il
primo che capita… per due motivi: uno: ho paura. Due: non sono una
prostituta come mia madre!-
- Tua madre…- Sembra titubante… pensa di ferirmi… ormai me ne sono fatto una
ragione.
- Sì. Mia mamma era una di quelle. Mio padre le ha offerto vitto e alloggio
più una consistente somma di denaro a patto che lei diventasse sua
personale. Poi è morto quando avevo due anni, e mia madre ha trovato lavoro
da un amico di mio padre. Lì hanno avuto Sakura. È stato quel bastardo a
prendersi la mia prima volta.-
- Mi dispiace…-
- Anche a me… comunque che hai intenzione di fare?- Mi guarda un po’ e si
batte la mano sulla fronte.
- Bene, Zolletta. Tu ti fermi qui per un po’. Poi vediamo che fare con la
tua paura.- Risoluto e tranquillo. Come se io avessi già accettato…
- Non mi chiamare Zolletta!-
- Lo prendo come un sì, Zolletta!- Antipatico!
- Mi chiamo Mikael!-
- Sì, Zolletta. Come vuoi!- Mi dice mentre se ne va… gli faccio vedere io
con chi ha a che fare! Prendo un cuscino e glielo tiro! Non ho intenzione di
farmi chiamare in quel modo orribile! Se lo scorda!
*****
Due settimane. Sono passate due settimane stupende. Con lui mi sento
tranquillo. Anche se continuo a indossare la maschera qualcosa mi dice di
fidarmi… è ora che inizi a seguire l’istinto. Zolletta è un ragazzo
stupendo. Non è fragile e indifeso come credevo… ha un sinistro potente!
- Ahi, Eleonora! Guarda che fai male! Ahia!- Ma lo fa apposta!
- Così impari a far arrabbiare il signorino Mikael! Non è una bambola! E mi
sembra che te lo abbia spiegato anche bene!- Anche Nora si mette a
rimproverarmi! Non solo mi ha fatto un occhio nero, oltre al danno la beffa!
- Michael… posso parlarti?- Piccola peste! Ora fai pure la faccina da
angioletto! Mi si sporge dalla porta, così! Come se niente fosse!
- Che vuoi?-
- Vi lascio soli!- Replica dura Nora. Lei esce e lui entra.
- Io… scusa…-
- Fai bene a scusarti! Mi hai fatto la bua!- lo dico come i bambini, non
riesco a vederlo così triste… se non sdrammatizzo chissà che fine facciamo…
accidenti! Io ho promesso di non violentarlo… ma non sono mica santo! Con
quella faccia ancora due minuti e non mi trattengo!
- Deficiente! Io vengo per scusarmi e tu mi tratti così?!- Oh oh… è
arrabbiato… adesso mi pesta!
- Per favore Mikael, non l’unico occhio sano! Ehm… quasi sano…- Meglio
alzarmi in piedi… è nero di rabbia…
Poi, ad un tratto, il ragazzo moro si mise in ginocchio davanti all’altro,
che si spaventò. Le mani pallide si alzarono fino alla cintura e la
slacciarono. Poi passarono ai pantaloni e ai boxer del ragazzo che lo
fissava sbigottito. Aveva una mezza erezione tra le gambe, dovuta ai
pensieri che gli vorticavano nella testa. Il moro portò la bocca sul fallo
del castano…baciò piano la punta, poi la morse delicatamente. Era la prima
volta che faceva una cosa del genere. Solitamente veniva preso e poi
sbattuto. A nessuno importava altro se non il suo fondoschiena… e quando lo
avevano obbligato a succhiare… non lo aveva fatto di certo di propria
iniziativa… invece in quel momento voleva far provare piacere a Michael…
voleva veramente provare a fare sesso. Ci aveva pensato per due intere
settimane quasi insonni. La compagnia non gli dispiaceva e… continuava a
pensare a quel “bacio”. Si rendeva conto che non era stato intenzionale… ma…
voleva fosse lui a insegnargli! Lui che tanto si vergognava di avere il viso
sfigurato, lui che lo prendeva in giro chiamandolo Zolletta, lui. Michael.
Quello a cui lo aveva appena preso in bocca.
Venne pesantemente respinto dal ragazzo in piedi. Ansimava. Mikael si sentì
morire. Lo aveva rifiutato. Le lacrime iniziarono a salire e lui ebbe di
nuovo paura. Non paura di essere respinto o picchiato… paura di perderlo.
Michael si chinò verso di lui, che ancora stava seduto per terra, col capo
abbassato, aspettando la sua sentenza.
- Non piangere, per favore. Anche io ti desidero… ma non qui. Andiamo in
camera.- Disse alzandosi e risistemandosi i pantaloni. L’altro alzò gli
occhi colmi di lacrime verso il ragazzo… non l’aveva respinto… si sentì
pervaso da una felicità strana. Si alzò e il braccio del castano passò
attorno alla sua vita, stringendolo. Appoggiò la testa sulla sua spalla e
baciò piano la stoffa della camicia. Poi si staccò e venne preceduto
dall’altro nella camera del padrone di casa. Si sedette sul letto. Aveva un
po’ di paura, in effetti era da quando era morto il vecchiaccio non l’aveva
più fatto… gli vennero in mente i festini dell’uomo… veniva sbattuto da
tutti… per fortuna la vecchia carcassa era morta… però… dopo sei anni
avrebbe fatto ancora male come la prima volta?
Vide il castano sbottonarsi la camicia e riabbassarsi i pantaloni, restando
in boxer. Iniziò a togliere la maglietta ma venne fermato dall’amante che lo
stese sul letto dolcemente.
Iniziò a baciarlo e leccarlo sul collo e sul volto. Piccoli brividi
scendevano per la schiena del ragazzo steso sul letto che già aveva il
respiro irregolare. Il castano lo baciò e andò a sciogliere il nodo della
treccia che teneva i capelli neri del ragazzo. Stette attento, nella
discesa, a sfiorare il corpo sotto al suo. Chiese piano accesso alla bocca,
passando piano la lingua, “come se ci fosse ancora lo zucchero” pensò
sorridendo il moro. Aprì la bocca lasciandola in un tacito permesso agli
assalti dolci e violenti del castano. Sentì la mano dell’uomo sopra di lui
accarezzare la sua anca… in movimenti lenti e ipnotizzanti. Venne spogliato
della maglia e dei Jeans. Michael, interrotto il bacio si sedette a fianco
del corpo pallido e lo guardò. Infilò indice e medio nell’elastico degli
slip del ragazzo… piano li tirò giù scoprendo poco a poco il membro turgido
all’interno.
- Sei una visione…- Ansimò all’orecchio del ragazzo sdraiato che arrossì
d’imbarazzo.
- Ti si legge la passione in volto… se fossi un quadro ti intitolerei la
passione di zucchero…- Soffiò piano, facendolo rabbrividire. Il ragazzo
dalla pelle pallida era sdraiato scomposto sul letto, i capelli neri sparsi
attorno e un lieve rossore sulle guance solitamente pallide.
- Perché?...-
- Perché sei stupendo, e perché la tua passione è dolce come lo zucchero.-
- Ti prego…- sussurrò docilmente, aprendo gli occhi.
- Cosa?-
- Prendimi. – Ansimò
- Non subito… voglio farti provare tutto…-
- E tu…?- chiese.
- Me lo sto già prendendo guardandoti… e poi, mi hai promesso qualcosa…-
Sorrise. Aveva paura, sì. Ma si fidava… in un qualche modo sentiva che lui
non gli avrebbe mai fatto del male… ma i precedenti gli impedivano di
abbandonarsi completamente…
- Lasciati andare… o non proverai tutto… fidati di me…-
- I… Io mi… fido…-
Michael prese tra medio e pollice il capezzolo destro e mise in bocca il
sinistro. Al moro scappò un piccolo gemito. Il trentenne iniziò a giocare
con i capezzoli, leccando, baciando, succhiando e mordendone uno, mentre
l’altro veniva vezzeggiato dalle dita. Quando si stancò lasciò le dita sul
capezzolo destro e scese sul pene eretto. Soffiò dolcemente e mordicchiò la
punta.
Lasciò il capezzolo e prese in bocca tutto il sesso del compagno che gridò
dal piacere. Iniziò l’opera di suzione, dapprima lentamente poi sempre più
veloce. Quando fu sicuro che i sensi dell’amante erano concentrati sul
sesso, penetrò con la punta di un dito il corpo del ragazzo. Infilò nello
stretto anello di carne l’intero dito e cominciò a muoverlo per esplorare la
zona. Ne aggiunse poco dopo un secondo, che non sfuggì al moro che si
irrigidì di colpo.
- Sta tranquillo… non ti farò niente.- Sussurrò staccando appena la bocca
dal membro già imperlato di sperma del moro.
Mikael si rilassò, mentre l’altro ricominciò la suzione. Michael cominciò a
stimolarlo anche con le dita. Dopo poco ne aggiunse una terza e il moro si
lasciò sfuggire un mugolio di disapprovazione… faceva un po’ male… e Mikael
era preda della paura… Presto si scordò della paura e del dolore perché fu
raggiunto da un orgasmo violento. Il castano lo ripulì bene. Aveva un sapore
amaro e salato, con un retrogusto dolce. Risalì il corpo spossato
dell’amante e gli fece assaggiare tramite se stesso il nettare che aveva
provato. L’altro rispose con ardore. Era stato stupendo. Non aveva mai
provato niente di simile.
Il castano si fermò nuovamente ad osservarlo. I lunghi capelli ancora più in
disordine e il rossore del volto lo rendevano un autentico quadro a cui,
però, neanche il più grande pittore della storia avrebbe saputo dare
giustizia.
Piano si rimise tra le sue gambe, alzando le stesse per rendere più visibile
l’apertura del ragazzo; ne leccò i contorni e la penetrò dolcemente con la
lingua. Giocò per un po’ provocando mugolii all’altro, sempre più perso e
anelante libertà dal bisogno fisico, quasi psicologico, che sentiva.
Risalì per quel corpo caldo e tremante, fino alle sue labbra, lo baciò con
trasporto e urgenza. Senza preavviso lo penetrò di qualche centimetro.
Mikael tentò di divincolarsi, ma lui andò fino in fondo. Ora il ragazzo
sotto di sé strepitava, gli inveiva contro tra i singhiozzi. Lo cullò
rassicurandolo e piano si mosse dentro di lui, che si tese ancora di più.
Ripeté all’altro, come in un mantra, di stare calmo, di rilassarsi, che
aveva solo bisogno di tempo. Poi iniziò a muoversi seriamente.
Prima piano. Poi forte.
Dentro. Fuori. Dentro. Fuori.
Poi toccò quel punto. Quello
speciale e fonte di incredibile piacere. Mikael gridò. Gridò e si strinse a
lui.
- Ti amo, Zolletta!- Sussurrò piano Michael. Poi indirizzò le spinte su
quel punto.
Poco dopo giacevano entrambi sfiniti. Ancora uno dentro l’altro. Ancora
uniti.
- Michael?- Chiese dolcemente, sperando non si fosse addormentato.
- Sì, scusa. Esco subito- Replicò, lasciandolo.
Freddo. Vuoto. Freddo e vuoto, mancava lui.
Si appoggiò di lato a lui spalancando le braccia. Mikael ci si rifugiò
subito. Poggiò la testa sulla sua spalla e si rannicchiò al suo fianco.
- Michael?- Chiese di nuovo
- Sì?- Rispose continuando a guardare il muro.
- E’ vero? Quello che hai detto prima, intendo- chiese titubante.
- Che ti amo?- Sentì l’altro annuire sulla spalla e si voltò – Non sono mai
stato più sincero.-
- Ma… ci conosciamo da pochissimi giorni!- Continuò l’altro.
- Già, sarà un colpo di fulmine!- Sussurrò ridacchiando.
- Ma… ma… insomma! Magari non è vero! Sono confuso…e se ti stancassi di me?
-
- Stancarmi? Di te? Equivarrebbe a smettere di sentirmi vivo. Sei riuscito
ad animarmi, i giorni sui libri o al Pc per lavoro… li ho dimenticati. Non è
mai successo.-
- Posso chiederti un po’ di tempo?- Domandò incerto.
- Certo. Tanto io sono qui, Zolletta!- Scherzò.
- Ti.ho.detto.di.non.chiamarmi.con.quel.nomignolo.idiota.e.privo.di.gusto.
Capito?- Sibilò piano, minacciosamente.
- D’accordo, Mika! Tanto manco a me piace!-
- Ricominci?!- Sbottò indignato e sorpreso.
- Questo è carino!-
- Smettila di storpiare il mio nome!-
- D’accordo, Miki!-
- Bastardo…-
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