Disclaimers: i
personaggi non sono miei,( ahimè ;_; se lo fossero si divertirebbero di più
;P), ma dei rispettivi autori. Le parti comprese fra asterischi in originale
sono scritte in corsivo.
Immagino che questo pair lasci abbastanza perplessi, in effetti questa idea
ha sorpreso anche me all’inizio ^__^…c’è da dire però che in YnM il confine
tra amicizia profonda e amore appare molto nebuloso nei rapporti tra i vari
personaggi...una caratteristica che mi è piaciuta molto e che costituisce
decisamente un terreno fertile per la mia fantasia galoppante e senza
controllo^^. Purtroppo non ho avuto il tempo di elaborare questa storia come
avrei voluto, ma spero che possa piacervi comunque. Buona lettura e tutti!
.
L'anima rilfessa
nell'ossidiana
di Kourin
*****
L’anima riflessa nell’ossidiana
“Mi perdoni…cosa ha detto?”
Nella luce dorata del tramonto il viso sorridente di Rikugo si era
improvvisamente trasformato in una maschera di stupore e incredulità.
Appoggiato alla balaustra, con il sole alle spalle, il suo padrone accennò
appena un sorriso.
“Voglio Touda.” ripeté “Tu cosa ne pensi?”
L’astrologo rimase immobile per qualche istante, riflettendo. Tzuzuki era
mortalmente serio, tutta la vivacità che era solito mostrare era scomparsa
dal suo viso e dal suo sguardo; la dolcezza invece albergava ancora nel
viola dei suoi occhi, senza essere appannata da altri desideri. Rikugo
sospirò piano e si avvicinò allo shinigami.
“Se il suo sguardo non fosse tanto limpido e io non la conoscessi così
bene avrei potuto pensare che volesse Touda solo per accrescere il suo
potere…non voglio sapere le sue ragioni, ma perché chiede consiglio
proprio a me?”
“Come faccio a chiederlo a qualcun altro?” chiese lamentoso Tzuzuki, con
quell’espressione buffa che ricordava un cucciolo “Soryu mi farebbe una
predica solo per aver pronunciato il suo nome! Gembu non mi ascolterebbe
nemmeno e non posso certo rivolgermi allo Zio Tenku…”
“Va bene, va bene, ho capito.”
Lo shiki lo interruppe soffocando la risata che gli vibrava nella gola.
Tzuzuki era il loro padrone, ma nessuno tra i suoi undici shinsho aveva
mai dovuto preoccuparsi di soffocare il proprio pensiero e la propria
indole in sua presenza: non era difficile prevedere le reazioni di tutti
gli altri e lo scenario che si sarebbe prospettato in seguito a quella sua
particolare richiesta.
“Signor Tzuzuki, Touda è una creatura pericolosa, è un traditore, non deve
dimenticarlo.” cominciò Rikugo, con gravità “Il suo fuoco può devastare un
intero mondo e non si farebbe alcuno scrupolo ad utilizzarlo ancora,
tuttavia…” la voce dell’astrologo si fece mesta “è rinchiuso da secoli,
anche un animo ribelle e volitivo come il suo si sarà fiaccato.”
Lo shiki rivolse gli occhi ad ovest, dove si stavano spegnendo anche gli
ultimi bagliori di luce.
“Se chiedesse la grazia per lui non credo che rifiuterebbe di diventare un
suo shiki; gli offrirebbe molto più di quanto sarebbe lecito pretendere
per stipulare un contratto…ma un patto del genere sarebbe senza
precedenti, se ne rende conto vero?” d’un tratto sorrise, come se non
avesse mai pronunciato parole tanto gravi “Desidera che faccia una
previsione a riguardo?”
Tzuzuki scosse la testa.
“Lo scoprirò da solo, è inutile che ti sforzi per una cosa del genere.”
Rikugo sorrise con gentilezza.
“E’ riuscito a conquistare perfino Soryu che detesta gli umani dal
profondo del cuore, non credo che con Touda potrebbe fallire.”
*****
Una goccia cadde nell’acqua rompendo finalmente il silenzio della
prigione. Aveva odiato quel rumore, ora invece attendeva con ansia che
venisse a rompere l’immobilità eterna di quel luogo maledetto. Reclinò la
testa su una spalla, sospirando profondamente. Il tempo e tutto ciò che lo
circondava ormai gli scivolava sul corpo e sull’anima senza lasciare
traccia, anche l’aria satura di umidità che gli toglieva forze e respiro,
le catene e il gelo che lo attanagliava da secoli, scivolandogli sotto la
pelle attraverso la stoffa scura che gli fasciava strettamente le gambe e
le braccia. La sua volontà infine era crollata come il suo orgoglio, ora
non gli restava altro che il desiderio di essere libero attraverso l’unica
via che gli sarebbe stata concessa e dopo così tanto tempo avrebbe
accettato serenamente la visita di un carnefice.
“Il Gensokai…”
La parola risuonò mesta solo nella sua mente, poiché la cinghia che gli
stringeva il collo gli negava anche il conforto di udire la propria voce.
Si scoprì a sospirare piano e infine formulò razionalmente il pensiero che
aveva sempre lasciato riposare informe insieme al suo desiderio, nella
speranza che Zio Tenku lo udisse e decidesse si accontentarlo.
“…non mi importa più di niente…vorrei solo essere libero…”
Accadde tutto così in fretta che non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi
fino a che non si ritrovò d’improvviso a terra, sul pavimento umido e
freddo. Intravide un’ombra di fronte a sé, incorniciata dalla porta della
cella. Alzò lo sguardo, confuso, non sapendo cosa aspettarsi.
“Non avere paura di me.”
Secoli prima Touda avrebbe risposto con arroganza e disprezzo a quelle
parole, ora invece, steso a terra, fissava uno sconosciuto cercando di
scoprirne il viso e le intenzioni.
“Sono dalla tua parte.”
Finalmente l’estraneo fu abbastanza vicino perché potesse vederlo: occhi
viola, una mano tesa verso di lui e un sorriso dolce che non avrebbe mai
sperato che qualcuno potesse ancora rivolgergli.
“Vieni con me, Touda.”
Lo shikigami non si mosse e continuò a fissarlo, scosso ed incredulo.
Tzuzuki si inginocchiò tendendogli ancora la mano.
“Ti tiro fuori da qui…vieni con me.”
Fuori. Quella parola echeggiò con una violenza inaudita nella coscienza
dello spirito. Cercò di parlare ma la voce si dissolse in un suono
gutturale. Sul viso dello sconosciuto si dipinse un’espressione
comprensiva e mortificata.
“Voglio che diventi un mio shinigami.” svelò, con cautela.
Touda sbatté le ciglia, diffidente.
“Se accetti potrai uscire di qui, ma dovrai rinunciare a parte del tuo
potere.”
Lo shinigami allungò di nuovo la mano.
“Vieni con me.”
Lo shiki mutò appena la sua espressione, forse incuriosito dal tono di
supplica che si intuiva in quelle parole, quindi facendo forza
sull’articolazione della spalla sollevò la mano appesantita dalle catene e
la poggiò in quella che gli veniva offerta. Il suo nuovo padrone strinse
le dita con gentilezza e lo spirito chiuse gli occhi, sospirando di
sollievo e piacere al contatto della sua pelle tiepida: aveva disperato di
potere ancora sentire sotto le dita qualcosa che non fosse gelido e che lo
indebolisse. Lo shinigami sciolse la sua stretta e Touda si concentrò
rapito sulle mani intente a sciogliere le cinghie che gli stringevano gli
avambracci. Una volta liberato dalle catene e dalla stoffa maledetta che
gli bloccava le articolazioni, si alzò a sedere puntellandosi sui gomiti e
sui polsi finalmente liberi. Tzuzuki gli liberò la gola, con un sorriso
lieve. Lo shiki respirò a fondo e puntò lo sguardo negli occhi dell’altro.
“Io, Touda, protetto dal Fuoco, accetto e sottoscrivo il contratto, fino a
che non sarà il padrone a sciogliermi da esso.”
La voce del Drago risuonò profonda e potente, come se fosse stato in
silenzio solo per pochi istanti e non per centinaia di anni. Guardò fiero
il suo padrone, nascondendo il sollievo di poter di nuovo parlare: da quel
momento in avanti non avrebbe mai più mostrato alcuna debolezza
*****
*“Che diavolo ti è venuto in mente?!!!!”
Touda osservò, sollevando appena un sopracciglio, la strana scena che si
stava svolgendo sotto i suoi occhi: Tzuzuki era rimpicciolito,
piagnucolante e nascosto dietro un’agguerritissima Suzaku, Soryu
trattenuto a forza per le vesti dai suoi figli e da Byakko, mentre Gembu
girava attorno al colorito gruppetto implorando denaro, Kouchin cantava
quanto stava accadendo, Taimo osservava il tutto a debita distanza con
distacco e rassegnazione e Haniwa (*) rotolava frignando qua e là quando
finiva preso a calci dagli shinsho presi dalla foga della discussione.
“Ecco.. nonostante le apparenze, il signor Tzuzuki è il padrone di tutti
noi.”
Rikugo sorrise imbarazzato, divertito e il suo sguardo era colmo di un
affetto profondo che andava evidentemente al di là degli obblighi del
contratto.*
Touda sbuffò, scuotendo la testa.
Tzuzuki stava beatamente dormendo, con un’espressione soddisfatta sul
viso, nello stesso luogo dove anni prima aveva annunciato agli altri chi
sarebbe stato il loro nuovo compagno. Gli alberi erano cresciuti, però
qualcuno portava ancora i segni della conclusione di quella rissa tra
shinsho, quando Suzaku aveva perso pazienza e ritegno e aveva provato ad
incenerire Soryu. Il Drago dal Fuoco Nero socchiuse gli occhi, aggrottando
le sopracciglia.
Contrariamente ad ogni sua previsione Soryu non aveva detto nulla riguardo
ai fatti di Kyoto. Si era aspettato di vederlo piombare davanti a sé come
una furia a insultarlo, dandogli del traditore, del peccatore…invece gli
aveva gettato il solito sguardo carico di disprezzo, chiedendogli solo
quello che aveva desiderato Tzuzuki; quindi si era infuriato davvero,
aveva inveito contro la superficialità del loro padrone, promesso di
dargli una strigliata memorabile, ma nulla più. Nessuna offesa, nessuna
accusa, nonostante si sentisse tradito Soryu aveva accettato senza riserve
la volontà del suo padrone.
Tzuzuki si rotolò sull’erba, mugugnando qualcosa che probabilmente aveva a
che fare con il cibo.
Touda ringhiò al limite della sopportazione. Era inconcepibile che un
simile idiota avesse tanto potere da comandare addirittura dodici shinsho.
D’un tratto il beato borbottio di Tzuzuki si trasformò in un gemito.
Chiuse gli occhi con forza e alzò un braccio, come se volesse difendersi.
“No…”
Quel lieve sussurro fu più che sufficiente perché lo shiki si precipitasse
da lui, in perfetto silenzio. Osservò con preoccupazione il viso contratto
e le ciglia umide, poi trasse un respiro profondo.
“Idiota buono a nulla, svegliati!!!” tuonò.
A quel punto di solito Tzuzuki si svegliava strillando e poi cominciava a
rimproverargli la sua rudezza, ma questa volta lo shinigami sussultò
appena, cercando solo di riprendere fiato. Lo shiki lo tirò a sedere con
un po’ di malagrazia, quindi gli strinse il viso tra le mani perché lo
guardasse.
“Respira!” ordinò.
Il padrone strinse le dita sui suoi avambracci, affondando le unghie e
chiuse gli occhi, respirando con affanno sempre minore e infine poggiò la
fronte contro il suo petto. Touda aggrottò le sopracciglia. Non lo
infastidiva essere toccato dal suo signore, ma trovava quella situazione
piuttosto imbarazzante. Si accorse che lo shinigami stava tremando.
“Tzuzuki?”
“Non è niente…”
Il Drago sbuffò contrariato.
“Non trattarmi come se fossi un idiota!” brontolò.
Tzuzuki trasse un respiro profondo e alzò la testa. Era visibilmente
scosso e non sembrava intenzionato a nascondersi dietro la solita allegria
con cui cercava di sdrammatizzare ogni cosa.
“Sognavo…”
“Questo lo so.”
“Muraki…”
“Non era una persona per cui valga la pena di soffrire tanto.” tagliò
corto Touda “A causa sua mi hai perfino chiesto di ucciderti, non vedo
perché ti debba dispiacere per lui.”
Lo shinigami abbassò lo sguardo, stringendo la stoffa dell’abito dello
shiki tra le dita.
“Sei infuriato anche tu perché te l’ho chiesto?” mormorò.
Lo spirito scrollò le spalle.
“Con la tua vita puoi fare quello che vuoi, non ho il diritto di sindacare
sulle tue decisioni.”
“Ti prego… per una volta dimmi quello che pensi.”
Touda sospirò a fondo; non la solita e secca emissione dell’aria
accompagnata da un ringhio più o meno profondo, ma un sospiro vero, carico
delle sfumature di sentimenti potenti. Sollevò la barriera dietro cui
nascondeva il suo sguardo, quindi staccò le mani del padrone dal suo
abito, le avvicinò fra loro e le strinse tra le proprie.
“Tu dai sempre da pensare a tutti noi.” disse, senza ironia nè durezza
nella voce “E alla fine quello che penso o che desidero non ha
importanza…” distolse gli occhi, per un attimo, a disagio “Non so cosa ti
sia successo, però quello che so per certo è che vivere non è sempre la
cosa migliore.” il tono della sua voce si abbassò fin quasi a diventare
impercettibile “E quando sei venuto a prendermi ho pensato che tu dovessi
saperlo molto bene.”
Lo sguardo del suo padrone si fece liquido, come si era aspettato, eppure
le lacrime rimasero in bilico sulle sue ciglia.
“Se tu morissi io ti seguirei, la mia vita è tua, lo sai.”
Tzuzuki sbatté le palpebre.
“Non ti chiederei mai un cosa simile!”
“Chi mi permetterebbe di vivere dopo? Chi si fiderebbe di un traditore
dopo la scomparsa del suo padrone? La mia vita non ha valore senza di te.”
L’espressione dello shinigami si era fatta man mano più addolorata, eppure
continuò a sostenere lo sguardo dello spirito.
“E tu mi avresti esaudito comunque.”
Touda assunse la sua solita espressione dura, ma dopo qualche istante si
arrese e sbuffò, apparentemente seccato.
“Era quello che desideravi più di ogni altra cosa in quel momento... il
tuo volere è il mio quante volte te lo devo ripetere?”
Tzuzuki chinò il capo. Sapeva benissimo che fra tutti i suoi shiki Touda
era l’unico che gli avrebbe ubbidito mettendo a tacere la propria volontà,
ma aveva sperato che dipendesse solo da una sorta di rude dedizione, non
aveva mai riflettuto davvero sulla profondità del suo legame con il Drago
dal Fuoco Nero. Touda gli poggiò una mano sulla nuca e si chinò sul suo
orecchio.
“Ai miei occhi non sei un egoista, Asato.” sussurrò.
Stavolta lo shiki colpì con troppa violenza e Tzuzuki non riuscì più a
trattenere i singhiozzi; poggiò di nuovo la fronte contro il suo petto,
lasciando sfuggire finalmente le lacrime. Sentì le mani dello spirito
sulle spalle, in un impacciato tentativo di consolarlo.
“Dai Tzuzuki, ora basta.” mormorò dopo qualche istante il Drago “Calmati.”
Lo shinigami cercò di accontentarlo, all’inizio con poco successo, infine
si asciugò gli occhi con il dorso di una mano e provò a sorridere.
“Grazie.”
Lo shiki assunse la solita espressione asciutta dietro il vetro scuro che
era tornato a riparargli gli occhi. Sembrava pronto a ribattere con
qualche parola aspra, tuttavia rimase in silenzio. Si alzò in piedi di
scatto, incrociò le braccia sul petto e sembrò esitare qualche istante
prima di dare le spalle allo shinigami e scomparire dalla sua vista.
Tzuzuki sospirò piano, chinando la testa. Forse era arrivato il momento di
parlare a Touda in tutta sincerità, ora che aveva scoperto che nonostante
le apparenze sembrava averlo compreso meglio di quanto avesse pensato.
D’un tratto l’aria divenne gelida, carica di minaccia. Si voltò con
cautela.
“Ah…Hisoka?”
Il ragazzo, lacero, graffiato, con i capelli pieni di rametti, terra e
foglie fece diligentemente schioccare le nocche delle mani.
“Brutto idiota...” ringhiò.
Tzuzuki cominciò saggiamente ad arretrare.
“Uno shinigami deficiente non può che avere un padrone deficiente…”
sibilò.
“Ma...che succedeeeeeiiiiiihhhhhhhhhh!!!!”
Byakko si grattò la guancia con l’indice.
“Eppure il Signore del bosco lo aveva avvertito.” borbottò, quindi
incrociò le braccia sul petto e diede le spalle al martirio del suo
padrone “Bah… se la caveranno da soli.”
*****
La prima falce di luna brillava appena velata da nubi sottili. Tzuzuki
stava accarezzando sconsolato un hei hei.
“Mi trattano tutti male.” piagnucolò.
“Sei tu che lo permetti.”
Touda era appollaiato sul tetto del portico, le code dell’abito che
ondeggiavano oltre la grondaia. Il Drago saltò con leggerezza ed atterrò
di fronte a lui.
“Sei troppo buono Tzuzuki, fai venire voglia di maltrattarti.”
Lo shinigami scrollò le spalle.
“Forse me lo merito…non sei il solo peccatore sotto il cielo del Gensokai.”
Lo spirito aggrottò le sopracciglia.
“Ricominci a dire idiozie?”
Tzuzuki rise lievemente, poi sospirò. Sembrò dedicarsi con concentrazione
a grattare le orecchie dello hei hei, ma quando le sue dita si fermarono
nel pelo morbido, la sua espressione si era fatta grave.
“Quando mi hai detto che vivere non è sempre la cosa migliore avevi
ragione.” alzò gli occhi, serio “Quando ero vivo sono stato prigioniero
del mio corpo e della follia, nei momenti in cui ero lucido cercavo solo
di morire per liberarmi dalla sofferenza e solo dopo ho scoperto che la
prigione è qui” poggiò la mano sul petto “ e di questo non ci si può
liberare nemmeno quando non si possiede più un corpo.”
Touda rimase in silenzio, osservandolo, con le braccia abbandonate lungo i
fianchi.
“Quando ho saputo di te ho pensato che dopo essere stato rinchiuso per
così tanto tempo, in solitudine, potessi essere arrivato a non sopportare
più la tua esistenza.” sbatté le ciglia, cercando le parole per continuare
“Volevo che qualcuno potesse essere libero di scegliere una strada
diversa; se tu non avessi accettato saresti rimasto dov’eri, ma sarebbe
stata una tua scelta consapevole.”
“Ho capito.”
Lo shiki allungò le dita verso il viso del padrone.
“Basta così…ho capito.”
Si inginocchiò e gli fece poggiare la testa contro la sua spalla, per non
vedere la sua espressione contrita.
“Per tutti gli shinsho sei molto più di un buon padrone, lo sei anche per
me.” chiuse gli occhi “Per mia scelta io vivo come desideri…e non mi
vergognerò di affermarlo di fronte a nessuno.”
*****
Il Drago dal Fuoco Nero uscì di soppiatto da Zio Tenku. Era tornato nelle
profondità del palazzo per riflettere sulle confidenze che aveva scambiato
con il suo padrone, invece aveva finito per ribadire con orgoglio quanto
aveva detto a Tzuzuki. Cominciava a sentirsi confuso riguardo al suo
padrone, avrebbe dovuto cominciare a considerare seriamente il suo
rapporto con lui. Mentre camminava pensieroso sulla sommità di un tetto,
Kijin gli apparve davanti all’improvviso. Spaventato gli afferrò le
braccia e gli disse che Hisoka era sparito.
Il resto della giornata passò fin troppo in fretta, frenetico, reso
soffocante dall’ansia che tutti gli shinsho sentivano nel loro padrone.
*****
“Tzuzuki, non dormi?”
Lo shinigami scosse piano la testa, con la schiena poggiata alla testiera
del letto e gli occhi arrossati dal poco riposo. Touda spinse la porta
scorrevole che dava sulla veranda, proiettando una lievissima ombra sul
pavimento e sulle coperte.
“Vuoi che resti a farti compagnia?”
Tzuzuki esitò un attimo, poi annuì e gli fece cenno di accomodarsi.
Senza fretta lo shiki slacciò le numerose fibbie sugli stivali e andò a
sedersi sul letto, accanto a lui. Poggiò la schiena alla spalliera,
incrociò le braccia sul petto e piegò verso di sé un ginocchio.
“Non sarai di nessun aiuto esausto.” disse, senza nemmeno guardare al suo
fianco.
“Lo so…ma non riesco a riposare in una situazione del genere.”
Touda scosse piano la testa.
“Sei un caso senza speranza; ti preoccupi sempre troppo degli altri e
finisci per trascurare te stesso.”
Lo ahinigami abbassò gli occhi.
“Forse non mi sono preso abbastanza cura di che mi era vicino quando ero
in vita.”
Lo spirito gli gettò un’occhiata tagliente.
“Ti ricordo che la morte non cambia le persone che rimangono nel Meifu.
Hai sicuramente dei rimpianti ma se ti portassi dietro tanti peccati come
dici ora non saresti qui e soprattutto nessuno shikigami ti vorrebbe come
padrone.”
“Però Kurikara non mi ha voluto.”
Touda si irrigidì. Alla luce di quanto si erano detti in quei giorni non
era difficile capire cosa stesse passando per la testa dello shinigami.
“Questo non significa che ti consideri un peccatore peggiore di lui.”
disse, affondando le dita negli avambracci “Non voglio difenderlo né
giustificarlo, quello che posso dirti e che se ti avesse giudicato come
credi saresti cenere già da tempo. Il potere di noi dodici shinsho
equiparava quello che Soryu possedeva durante la guerra, eppure quella
volta non è bastato a conquistarlo…si è difeso da te più con disperazione
che con odio” piegò all’insù un angolo della bocca “Il Re Dragone non fa
mai nulla senza ponderarne le conseguenze.”
Tzuzuki aggrottò le sopracciglia, tuttavia preferì lasciare morire sulle
labbra la domanda che vi si era affacciata.
Il Drago espirò profondamente, per cacciare la brutta sensazione che gli
procurava causare dei dubbi al suo padrone in un momento così delicato.
“Ora dormi.”
Lo shinigami abbassò la testa.
“Ci proverò.”
Touda sbuffò, senza ritegno. Si stese e tirò Tzuzuki con sé,
costringendolo a poggiare la testa nell’incavo della sua spalla.
“Sono davvero stanco dei tuoi piagnistei, sei peggio di un ragazzino
viziato.”
Tzuzuki avrebbe voluto ribattere che in quel momento lo stava viziando
anche lui, però tacque, ben conscio che lo shiki stava lottando
accanitamente contro il proprio orgoglio per concedergli quel poco di
gentilezza. Rilassò il corpo e si abbandonò contro di lui.
“Grazie.”
Artigli affilati e lucidi brillarono minacciosi nella luce tenue della
luna.
“Se fiati ancora ti ammazzo.”
Lo shinigami guaì come un cucciolo maltrattato, borbottò qualcosa sulla
sua cattiveria ingiustificata e affondò il viso contro il suo fianco.
Fino a che il sole non cominciò a rischiarare il cielo il Drago rimase
perfettamente immobile, quindi si concesse un ringhio esasperato e la
tentazione di provare gli artigli sulla schiena del suo padrone dal sonno
agitato, che *ora* stava tranquillamente dormendo sdraiato di traverso al
letto, usando il suo addome come cuscino e il suo viso come il posto
migliore su cui poggiare la mano destra, completamente aperta. Sbuffò
rumorosamente nella speranza di svegliarlo, e incredibilmente accadde.
Tzuzuki si sollevò, guardandosi intorno trasognato, poggiandosi
*pesantemente sulla mano destra*. Lame argentee e taglienti balenarono
davanti ai suoi occhi assonnati.
“Leva quella mano! Deficiente!!!!!”
Lo shinigami sbiancò e cominciò a piagnucolare scuse e a guaire mentre
Touda lo trascinava con poca grazia in bagno e lo buttava sotto la doccia,
rigorosamente gelida. Quando decise di avergli fatto scontare abbastanza
quella nottata e quando fu stanco delle sue suppliche lo abbandonò al suo
destino e uscì, scrollando il braccio come un gatto che si fosse bagnato
una zampa. Andò sul balcone a godersi il sole nascente e a rinnovare la
sua comunione con il simbolo stesso del Fuoco. Poco dopo Tzuzuki si fermò
ad osservarlo incantato mentre si aggiustava la cravatta. La figura dello
shiki era avvolta da una tenue luce arancione che si faceva più intensa
vicino al suo corpo e soprattutto alla sommità della corte ciocche scure
che si muovevano dolcemente nell’aria fresca. Sarebbe stato bello vedere
quello spettacolo quando il Drago possedeva ancora appieno il suo
potere…ma i suoi capelli erano caduti leggeri sotto le forbici che Rikugo
aveva usato con maestria e senza nascondere la propria comprensione.
Touda si girò all’improvviso, raggelandolo.
“Non sei ancora pronto?!” tuonò.
Tzuzuki deglutì a vuoto e si affrettò ad allacciarsi la cravatta e a
raccogliere la giacca, quindi lo raggiunse fuori. L’aria era
incredibilmente tiepida, scaldata dal potere dello shiki. Chiuse un attimo
gli occhi, assaporando quel calore.
“Sono preoccupato all’idea che Soryu e Kurikara si rincontrino.” confessò.
“Penso che dovresti preoccuparti più di Soryu, è più facile che sia lui a
fare scintille.”
Lo shinigami sorrise appena.
“Allora starò attento affinché non scoppi un incendio.”
Touda gli si parò davanti con un movimento lesto e silenzioso e gli
afferrò il viso tra le mani, con gli artigli che sfioravano appena la
pelle fragile del suo padrone.
“Questo mondo sta cadendo a pezzi, cerca di tornare intero almeno tu.”
Lo shinigami lo guardò serio.
“Non mi accadrà nulla…Kurikara avrebbe già potuto eliminarmi una volta, se
il Re Dragone ti grazia la prima volta è perché non ha intenzione di
ucciderti no?” scrollò le spalle, sorridendo “Prima di addormentarmi sono
riuscito a riflettere su quello che mi hai detto sai?”
“Tzk..sarebbe la prima volta.” ribatté acido lo spirito, ma subito dopo
fece scivolare le mani sulle sue spalle, in una vaga carezza “Stai
attento.”
“Starò attento.”
Lo shiki parve esitare, quindi affondò le dita nelle sue spalle e si
azzardò a toccare le labbra del suo padrone con le proprie. Era qualcosa
che rasentava la bestemmia, ma un peccato in più non avrebbe fatto la
differenza. Aspettò che l’espressione incredula, perplessa e chissà
cos’altro del suo padrone mutasse e che cominciasse ad assordarlo con una
sfuriata invece le dita di Tzuzuki gli si poggiarono sulla nuca
spingendolo verso la sua bocca. Touda si arrese immediatamente alla timida
irruenza del suo padrone, né si fece pregare per accontentarlo.
“Oh…” sussurrò Tzuzuki, a testa china e il viso arrossato.
Touda si schiarì la voce, imbarazzato.
“Ora vedi di muoverti.” borbottò “Prima torni e prima discuteremo di
questa cosa.”
La sua voce risuonò meno sicura del solito, ma anche meno aspra, e la sua
espressione era semplicemente indescrivibile.
“Tzuzukiiiiiiiiii!!!”
Il cielo stesso parve tuonare il nome dello shinigami. Soryu stava
letteralmente incenerendo il suo padrone con lo sguardo, sospeso in aria
nella sua forma animale. Afferrò lo shinigami con una zampa e gli ringhiò
contro qualche minaccia, quindi si involò per poi sparire alla vista,
mentre i guaiti di Tzuzuki riecheggiavano striduli nell’aria.
Touda si coprì gli occhi con una mano.
“Imbecille.” sospirò rassegnato.
Si passò entrambe le mani fra i capelli, gettò ancora un’occhiata al punto
dove Soryu era scomparso, quindi si mosse per raggiungere Kijin e Rikugo,
per seguire il viaggio di quei due almeno fino a che non avessero
attraversato il kekkai della prigione di Kurikara..
++++
(*) Non so se si chiami davvero Haniwa, ma era il nome che gli era scritto
accanto quando Hisoka lo teneva in braccio.^^
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