I personaggi di questa storia sono tutti inventati da me,non esistono. In una giornata di festa un uomo triste incontra un ragazzo dall’oscuro passato,fragile e bisognoso di affetto… Buona lettura.
L'anello e la macchinina di Puma
ANTONIO Alla mattina presto tre germani reali volano sopra la città polverosa e addormentata facendo il loro verso. Fa già caldo. Dai finestroni aperti dell’ingresso della comunità che accoglie bambini abbandonati o con situazioni famigliari difficili entra il cattivo odore del vicolo, reso più acre dall’umidità. In lontananza si sente la musica indiana del negozio di collane,alcune voci e lo stridio delle rondini che si lanciano in voli acrobatici tra i palazzi. Nell’antico ingresso di quello che era un palazzo signorile e ora è la casa di una piccola comunità religiosa, una suora controlla che i bambini siano pronti per uscire passando da uno all’altro e ripetendo le solite raccomandazioni:stare vicino a lei e all’altra consorella,non allontanarsi,tenersi per mano,non spingere,non gridare…comportarsi bene nell’uscita di oggi per assistere al corteo storico delle Antiche Repubbliche Marinare. -Voi quattro!Com’è che non siete pronti?- -Doveva aiutarci Antonio,ma non c’è…- -Ma come non c’è?- -Ah,quel ragazzaccio!Quando c’è bisogno di lui non si fa trovare! Aspettate che torni e lo faccio a fettine…così!- e la suora affetta con decisione un panino tra le risate dei bambini. Suor Cherubina prepara la colazione al sacco per i bambini di cui doveva occuparsi Antonio. -Antonio…- Le torna in mente quel giorno di gennaio di tanti anni fa:le assistenti sociali avevano affidato alle cure della sua comunità un bambino di pochi anni pieno di lividi,di bruciature di sigaretta,con un cerotto su una guancia che copriva un taglio lungo e cucito malamente,che non sapeva neanche parlare,che non aveva neanche un nome. Era la ricorrenza di S.Antonio abate;aveva deciso lei di farlo battezzare col nome di Antonio. Forse lui avrebbe preferito un nome di quelli che mettono al suo paese,ma la suora non conosceva i santi pakistani . Era cresciuto lì con loro:tre suore e una decina di bambini che di solito stavano nella comunità poco tempo,nell’attesa di essere affidati a delle famiglie. Un bambino taciturno che regalava i suoi sorrisi solo a lei e a quel giovane ufficiale che veniva spesso a portare doni ai bambini,offerte per il loro mantenimento e se aveva tempo giocava con loro,se ne occupava. Antonio lo aspettava,gli sorrideva. Si chiamava Roberto. Poi la tremenda notizia di quell’attentato…in un attimo una bomba si è portata via tutto… -Suora,mi si è slacciata la scarpa!- Una bambina richiama suor Cherubina da questi tristi ricordi…la vita deve andare avanti,basta pensare a cose brutte,oggi è un giorno di festa. -Andiamo,bambini,usciamo!- MARZIO Due occhi azzurri fissano malinconici la cornice sul comodino. Un soldato sorride nella sua uniforme mimetica. Roby era un soldato,un ufficiale ,era in missione in un paese lontano. Partiva spesso per queste missioni,ma tornava. Ogni ritorno era una festa:ridevano,facevano progetti per la loro vita insieme. Dormiva rannicchiato in un certo modo e Marzio si addormentava con una mano sul suo fianco. Una bomba si è portata via tutto… Il suono della sveglia lo riporta alla realtà. La zanzariera è ferma contro la finestra aperta:non c’è un filo d’aria. Marzio si veste. Come ogni mattina aprirà il negozio di abiti da sposa e da cerimonia che gestisce assieme a una collega anziana,un’amica,quasi una nonna;che però della sua vita privata sa poco o niente. Sa che perdendo Roby ha perso un amico,ma quello che li legava non se lo può nemmeno immaginare. La città è tutta in fermento per la regata delle Repubbliche Marinare e il corteo storico. Con la giacca sul braccio,Marzio apre il portone. Dalla fresca penombra profumata di cera dell’atrio dell’antico palazzo ristrutturato, si passa al caldo maleodorante del vicolo. C’è già gente che passa. -Marzio!Non andare a lavorare oggi! Scappa con me!- Un paggio con un cappello con la piuma e una maschera che gli copre quasi tutto il viso lo sta tirando per la camicia! -Vieni con me,dai!- Marzio lo osserva confuso. -Ti riconosco:sei Franci!- -No,non lo sono…Marzio,vieni via con me!- Marzio resta un po’ fermo di fronte a lui squadrandolo da capo a piedi :le gambe sottili fasciate da una calzamaglia nera,un gilet di velluto nero,una camicia con le maniche larghe,un gran colletto e il pizzo attorno ai polsi,cappello e maschera che nascondono volto e capelli…non è tanto alto e dal tono della voce sembra molto giovane. -Sei più basso di me,sai il mio nome…sei quello che ha il negozio di scarpe:abbiamo bevuto insieme l’altra sera! Ora non mi viene in mente come ti chiami…- -Non sono…il negozio di scarpe! Andiamocene su, in casa tua, tutti soli,ti va?- -Fabri!Levati quella cazzo di maschera!- -Hai ancora sbagliato!Devi venire via con me così come sono,senza prima vedermi! Me la levo se mi dici di sì.- Marzio scuote la testa incamminandosi verso il suo negozio,due vicoli più in là. Il paggio mascherato sempre dietro. Quello scocciatore sempre dietro. -Ma perché non mi vuoi?- Marzio lo guarda riflesso nelle vetrine:esile e più basso di lui…chi può essere? Torna con la mente al bar nella piazzetta dove si reca quasi tutte le sere, da quando non c’è più Roby, a bere e cercare compagnia:a cercare qualcuno per scaldarsi il letto che la mattina dopo avrà già dimenticato. Può trattarsi di uno che lo ha notato,uno dei tanti con cui è stato ,e che proprio non ricorda. E passano gruppetti di gente che lo guardano,ma in giro per la città ci sono altri figuranti del corteo storico e quel paggio con la maschera è solo uno dei tanti. -Ma si può sapere chi sei?- -Te lo dico solo se vieni via con me!- Sono arrivati di fronte al negozio:le saracinesche sono già alzate e nelle vetrine fanno bella mostra degli abiti da sposa eleganti e raffinati,realizzati con stoffe pregiate. -Marzio,allora non mi vuoi?- Senza voltarsi Marzio entra nel negozio. La sua collega ,al fresco dell’aria condizionata, sta srotolando un tessuto su un tavolo e parla con una delle due sarte che lavorano per loro. -Ciao,Marzio.- gli spiega qualcosa del lavoro. Marzio ascolta,risponde e poi aggiunge: -Ragazze,oggi è mezza festa e io mi prendo un giorno libero.-tira fuori dalla tasca della giacca il cellulare:-Sono reperibile però. Se c’è bisogno di me non esitate a chiamarmi.- Il cuore del paggio che,a vederlo entrare nel negozio si era fermato,ora batte all’impazzata: -Marzio ha scelto me!- Vorrebbe gridarlo al mondo! -Marzio ha scelto me!- Marzio si volta verso di lui con un sorriso ed esce dal negozio. -Non so se ho fatto bene…- -Sì,sì,Marzio,benissimo!- Camminano per i vicoli sempre più affollati di passanti:in questi giorni di festa la città assume un aspetto stravagante,quasi magico. C’è gente elegante che va in ufficio,turisti in calzoni corti,un guerriero con la balestra, un falconiere con il suo falco sul braccio,una zingara che fa le carte seduta dietro un banchetto, e Cristoforo Colombo che vende il basilico con il suo carretto. Marzio si siede sui gradini bianchi e neri della cattedrale. Un raggio di sole sbucando tra i palazzi accende il rosso dei suoi capelli di mille sfumature dorate. Un gruppo di bambini,tutti con lo stesso cappello chiede al paggio di farsi fotografare con loro. Lui fa un inchino e li accontenta senza parlare. Marzio riconosce la suora che li accompagna: -Salve,suor Cherubina!- -Signor Spini! Ce ne andiamo a vedere il corte storico. Oggi facciamo un po’ i turisti!- Marzio li guarda allontanarsi sorridendo poi si volta verso il suo paggio: -Messere,ora che sono tutto vostro ,potete mostrarmi il vostro volto?- È vero,i patti erano questi,ma il misterioso paggio sembra aver perso tutta la sua sicurezza e risponde: -Più tardi…-con una vocina tremante e lo sguardo rivolto al gruppetto dei bambini con la suora. Marzio se ne accorge e lo tira per la manica facendolo sedere vicino a lui sul gradino. Le loro ginocchia si toccano. Marzio in un elegante completo a giacca color carta da zucchero e quel tipo strano e mascherato. -Dimmi almeno il tuo nome:il mio lo sai…- -Antonio…- -Messer Antonio! Andiamo a prendere un caffè.- Antonio lo segue:nascosto dalla maschera si sente libero di parlare come se fosse dietro la grata di un confessionale. Seduti al tavolino di un bar pieno di gente, apre il suo cuore a Marzio che si meraviglia:più discorre con quello strano interlocutore che non mostra neanche la sua faccia ,e più si sente a suo agio come con una persona che conosce da sempre. All’inizio Marzio lo aveva scambiato per un suo amico o conoscente in vena di scherzare o peggio,per uno che si prostituisce come ce ne sono tanti in quella zona,ma gli è bastato parlare un pochino con lui per rendersi conto del sentimento che lo ha spinto a incontrarlo e rimanerne colpito. La mano bianchissima di Marzio sfiora quella olivastra del paggio , la stringe : -Antonio…- e sotto l’impenetrabile maschera non può scorgere un sorriso. Non credeva che Marzio lo avrebbe seguito:lo sente vicino,così affabile;gli sta tornando il coraggio che lo ha spinto a organizzare quel bizzarro incontro. ANTONIO E MARZIO La casa di Marzio è al confine tra i vicoli e il centro della città,in quello che doveva essere il palazzo di un’antica nobile famiglia. Si capisce dall’imponenza del portone,dai marmi della scala e dai soffitti affrescati e tutti restaurati. Il suo appartamento è all’ultimo piano,l’arredamento è un misto di cose antiche e modernissime;rispecchia proprio il carattere fantasioso di uno stilista come Marzio. Accomodato su un divano Antonio si guarda intorno:l’ha tanto immaginata quella casa,ora è troppo spaventato per ammirarla,non riesce ancora a rendersi conto di trovarsi lì. Marzio dice qualcosa e intanto si toglie la cravatta,la camicia,i pantaloni,rimanendo con un paio di boxer grigi. -Ora non mi mostrate il vostro volto,Messere?- Si siede vicinissimo ad Antonio che sente le gocce di sudore scorrergli giù per la schiena. Ha fantasticato questo incontro per giorni,notti,mesi e ora che si trova di fronte quasi nudo l’uomo che ha desiderato tanto ,la paura lo assale al punto tale che vorrebbe alzarsi e correre via. Marzio sfiora il contorno della maschera con un dito,gli infila una mano sotto il cappello e glielo leva scoprendo i suoi capelli lisci e corvini. Con l’altra mano gli sta sbottonando la camicia. Antonio trema,ma si slaccia la maschera senza toglierla. Marzio lo abbraccia con gli occhi chiusi: -Non vi guardo:voglio prima un vostro bacio…- La maschera cade sul tappeto. Mentre le loro labbra si uniscono in un bacio sempre più appassionato,le mani tremanti del ragazzo accarezzano la schiena di Marzio,gli disfano la coda di cavallo,si perdono tra i suoi capelli di seta,sulle sue spalle con due ali di angelo tatuate. Marzio smette di baciarlo
e con gli occhi ancora chiusi lo scosta da sé,poi li apre e li fissa sul
volto segnato da una cicatrice bianca con il segno dei punti,anonimo e
bruttino di un ragazzo mai visto prima che avrà una ventina d’anni…se
lo immaginava tutto diverso. Accarezza i suoi capelli neri: -Antonio…- La mano di Marzio scorre sui capezzoli scuri del ragazzo,le sue labbra ne sfiorano uno facendolo rabbrividire: -Un cioccolatino…- Gli ultimi indumenti cadono sul tappeto,Marzio tira su di sé il ragazzo baciandolo e accarezzandogli la schiena. Antonio sente il suo sesso contro quello di Marzio,apre gli occhi per guardarlo,lo tocca con un dito…sente il cuore che gli scoppia,il respiro diventare affannoso e qualcosa che non può trattenere scoppia tra le sue mani. Appoggia ansimando la testa sulla spalla di Marzio stringendosi il sesso con le mani tutte appiccicate. Marzio lo accarezza dolcemente. -Scusami,Marzio…scusami…io ho perso la testa…non sono riuscito a controllarmi…-e gli volta le spalle rannicchiato sul tappeto come faceva sempre Roby. Marzio ripete automaticamente il gesto che faceva sempre con Roby e appoggia la mano sul fianco di Antonio che sente un brivido lungo la schiena. Quel buffo ragazzino inesperto gli ha ricordato il compagno che non c’è più,però senza tristezza o rimpianto;ha qualcosa che fa sentire Marzio felice,è come se stessero insieme da sempre. Marzio sfiora con un bacio la pelle vellutata delle sue spalle,accarezzandolo lo fa girare e le loro labbra si incontrano. Antonio si copre gli occhi con le mani attaccaticce. Marzio ne prende una e gli lecca le dita. Con l’altra mano Antonio si copre la faccia pieno di vergogna pensando confusamente: -Marzio non sembra vergognarsi:si vede che è molto esperto e io…cosa credevo di fare? Si vede che non sono buono a niente!- Vorrebbe scappare o sparire. Mentre Marzio lo lecca dappertutto,si copre sempre gli occhi con le mani e sente che non può più controllare il suo corpo:vorrebbe soffocare i gemiti che gli scappano mordendo il lenzuolo come ha fatto un’infinità di volte nel suo letto della comunità ,quando non riesce a dormire e pensa a Marzio,ma qui è su un tappeto e Marzio non è un sogno,è reale…e gli scopre il viso baciandolo sulle labbra…quello che Antonio ha sempre desiderato è diventato tutto vero! E intanto la bocca calda di Marzio sta avvolgendo il suo…senza fretta,ma con dei movimenti che fanno sussultare Antonio che presto si lascia andare sommerso da un piacere che nelle notti solitarie poteva a stento immaginare. Si sente come ubriaco d’amore. Marzio lo lascia calmare,poi si siede sul divano,prende il ragazzo sotto le ascelle mettendolo in ginocchio sul tappeto,proprio con la bocca all’altezza del suo… Antonio lo guarda con gli occhi sbarrati,nella sua testa un vortice di pensieri: -Non sarò mai capace! Chissà come mi trova ridicolo! Io non ho mai baciato nessuno e pretendevo di saper soddisfare Marzio che chissà con quanti uomini è stato!- Gli occhi spaventati di Antonio incontrano quelli divertiti di Marzio: -Dai,ti aiuto…- e prende la mano del ragazzo facendola scorrere sul suo sesso con decisione. Antonio sente la sua faccia diventare bollente e,per non far vedere a Marzio che arrossisce come un bambino,china la testa tra le cosce di Marzio e si riempie la bocca con…quello che aveva tanto sognato! Non aprirebbe gli occhi per nessun motivo al mondo. Marzio geme: -Così…così…impari in fretta…- E scosta da sé il ragazzo che sente un fiotto caldo mescolarsi al sudore del suo collo e scivolare sul suo petto. Quando ritrova il coraggio di aprire gli occhi,guarda l’adorato Marzio:con i capelli rossi arruffati e gli occhi lucidi per il piacere è di una bellezza incantevole. -Antonio…- Antonio lo accarezza e si mette a cavalcioni sulle sue ginocchia restando così a lungo,stretto in un abbraccio che vorrebbe non finisse mai. La pelle calda di Marzio ha un profumo;Antonio passa le dita tra i suoi capelli come per pettinarlo,ne arrotola qualche ciocca attorno al suo dito per poi srotolarla…anche i capelli di Marzio profumano…il ragazzo arrossisce:lui ha sudato,è tutto il giorno che suda e non profuma per niente. Preferisce svincolarsi da quell’abbraccio e scivola seduto sul divano. La mano bianca di Marzio stringe la sua che,al confronto,sembra scurissima. -Marzio,non ti ricordi di me,vero?- Si siede sul tappeto,allunga una mano per prendere il suo gilet di velluto e dalla tasca interna tira fuori una macchinina rossa tutta scrostata. -Me l’hai regalata tu:la conserverò per sempre! Era Natale,tu sei arrivato dalle suore con…-indica con lo sguardo una fotografia di Roby sul tavolino -…con lui. Portavate dei doni per noi bambini. Non ti avevo mai visto,lui ti ha presentato e tu mi hai regalato questa macchinina rossa. Eri così bello,sei così bello…non sai quante volte andando e venendo da scuola mi sono fermato davanti alle vetrine del tuo negozio per vederti. Quando vado a scuola ci passo sempre davanti e mi sono incantato tantissime volte a guardarti mentre cucivi,mentre parlavi…lo so che al sabato sera fai sempre delle sfilate di vestiti da sposa,sono venuto a vedere le sfilate tantissime volte. Alla fine ti applaudivano e tu sorridevi…Marzio,che bello che sei!- Antonio prende la cornice tra le mani:Roby sorride seduto su una spiaggia: -Ho saputo quello che è successo…- Marzio lo ha ascoltato senza parlare. È vero,a Roby stavano tanto a cuore quei bambini abbandonati. Appena aveva un po’ di tempo libero andava a farli giocare,li aiutava a studiare;qualcuno dei più grandi lo avevano portato al cinema,al circo;a certi piccolissimi aveva anche cambiato il pannolino. Marzio non amava in modo particolare i bambini,non accompagnava quasi mai Roby da quelli che lui chiamava “i miei bambini”. Con Roby ne avevano parlato a lungo:questa missione sarebbe stata l’ultima e poi ne avrebbero preso uno in affidamento per un periodo,magari uno già un po’ grande,che sapesse parlare e non avesse tutte le necessità di un neonato. Poi la bomba che si è portata via tutto… Le suore ogni anno fanno dire una messa in suffragio,Marzio ha continuato a elargire offerte,ha sempre assistito alla recita di Natale e a quella di fine anno scolastico,ma i bambini non li ha mai frequentati,né osservati e il progetto di farsene affidare uno è sparito con la bomba. Questo qui che si è intrufolato anche alle sfilate per vederlo, non se lo ricorda proprio,non l’ha mai notato. Antonio guarda la fotografia di Roby che sorride;non potrà mai,mai essere alla sua altezza. Si alza pensando di rivestirsi e andare via. -Me le passi le sigarette,Anto?Sono lì nel cassetto in mezzo…- Marzio è sempre seduto sul divano con un cuscino sotto la testa. -Grazie…di me sai tutto,e tu che cosa fai? Cosa fa un paggio? Strigli i cavalli,accompagni i signori a caccia,salvi fanciulle assalite dai draghi?- Antonio si è infilato gli slip e si è seduto sul divano: -Faccio la seconda liceo…- Vicino alla fotografia di Roby ce n’è una di Marzio con un bambino in braccio. Antonio lo guarda e Marzio sorride: -Non sai proprio tutto di me… È il mio fratellino! Mia mamma è mancata da tanti anni,mio padre si è risposato ed è nato lui:ho trentaquattro anni e un fratellino di tre! E tu quanti anni hai:sedici?- -Diciannove…- Marzio riflette contando con le dita interrotto da Antonio: -Lo so:sono stato bocciato e poi ancora bocciato…ho paura di affrontare la vita! Sono un vigliacco! Mi sono fatto bocciare per poter restare ancora lì con le suore:le sapevo le cose,ma non le ho dette per prendere dei brutti voti e farmi bocciare! Ho paura di quando finirà la scuola ,di dover andare via,non so dove…sono un coniglio…un bambino! Ho paura di tutto!- Marzio si rigira tra le mani la calzamaglia nera:quel ragazzo così fragile e insicuro,che ha osato fare quella messa in scena per conoscerlo,gli ispira tanta tenerezza che vorrebbe abbracciarlo,rassicurarlo,farlo sentire protetto,amato;ma preferisce scherzare per allentare la tensione: -Uno che ha il coraggio di uscire in giro per la città con questa è un eroe senza paura,te lo garantisco!- Antonio guarda in giù e si sta abbottonando la camicia con le mani che tremano. Prende la calzamaglia dalle mani di Marzio e se la infila in fretta. Non vede l’ora di andarsene,di tuffarsi nel suo letto e lasciare libere le lacrime che si sforza di ingoiare. Non si sente all’altezza di un uomo come Marzio,non lo è neanche un po’. Ha fatto una sciocchezza a venirlo a cercare. Marzio aspira una boccata di fumo: -E di venire a vivere con me avresti paura?- Antonio lo fissa negli occhi. Marzio sorride. Fruga in un cassetto. Le sue mani bianchissime prendono quelle scure del ragazzo e gli infilano al dito un anello d’oro. Antonio lo guarda incredulo. -Era il suo…-indica con lo sguardo la fotografia di Roby che sorride -…ora è tuo. È tutto quello che mi è rimasto.- Marzio si volta come se non riuscisse più a parlare: -Non me lo hanno neanche lasciato vedere per l’ultima volta…c’erano anche i suoi parenti. Qualcuno che sapeva di noi me lo ha dato…ora è tuo.- Antonio tira fuori la macchinina rossa dalla tasca del suo gilet e la mette in mano a Marzio,poi esce in fretta chiudendo la porta. Attraversa velocemente le vie calde e affollate di gente rumorosa e si infila nel fresco e rassicurante portone delle suore. Passa così in fretta che fa volare le carte sulla scrivania dell’anziana suora portinaia che,senza alzare gli occhi dal suo lavoro all’uncinetto,ripete la solita frase che rivolge meccanicamente a tutti quelli che passano un po’ più in fretta: -Senza correre!- Non si è neanche accorta dell’abbigliamento insolito di Antonio. INSIEME Quella caldissima notte,due occhi azzurri fissano le ombre sul soffitto. Rivedono la figura esile di un ragazzo dai capelli neri rannicchiato sul tappeto,una maschera che cade e scopre due occhioni profondi e dolcissimi … …quegli stessi occhi che ora fissano il soffitto scrostato di una camerata. I suoi compagni di stanza sono bambini:non ne hanno pensieri,non hanno ancora i pensieri di Antonio che li sente dormire. Guarda il soffitto,alza la mano sinistra con l’anello che gli ha infilato Marzio…lo fa scorrere sulle sue labbra: -Come devo essergli sembrato stupido! Lui è così esperto…e io che non avevo mai baciato nessuno! Sono un marmocchio buono a niente!- Gli tornano in mente le carezze di Marzio come un brivido sulla pelle,i suoi baci;sfiora con le dita il lenzuolo di tela tutto rammendato egli sembra di sentire ancora i capelli di seta di Marzio…la bocca di marzio sul suo…Marzio…Marzio…Marzio…e morde il lenzuolo per paura che i compagni di stanza o la suora che non dorme ancora lo sentano gemere. * * * * * * * * * * * * * * Di primo mattino i rintocchi della campana della cattedrale che suona la prima messa si perdono nell’aria rovente di una domenica estiva. Nell’aria ferma suonano anche le campane di tutte le altre chiese del centro storico. Suor Cherubina guarda le rondini volare tra i vecchi muri dalla finestra del parlatorio: -Signor Spini,mi fa piacere che chieda l’affidamento di un ragazzo,al nostro caro Roberto stavano tanto a cuore,lui desiderava più di ogni altra cosa adottare,se così si può dire,un bambino. Quello di cui parla lei,Antonio,è un ragazzo difficile;è sicuro di volerlo accogliere a vivere in casa sua? Essendo già maggiorenne da un pezzo non si tratta di un affidamento temporaneo,ma di una vostra scelta:lui è un adulto che può andare a vivere dove vuole. Non occorrono documenti,con lei lo mando più che volentieri,ma è così chiuso,asociale,non studia,le darà solo grattacapi;è veramente sicuro di volerlo?- Marzio è seduto su una poltrona di velluto,tiene in mano una tazzina di caffé e cerca di mostrarsi calmo: -Sì,sorella. È tanto tempo che ci penso e con lui ne ho parlato a lungo.- -Andiamolo a chiamare,allora.- La suora precede Marzio per un lungo corridoio. Dai finestroni entra il sole del mattino e si vedono i tetti delle case dei vicoli fino al mare. Lo stesso panorama che mostrano le finestre della casa di Marzio,però oggi sembra tutto nuovo e radioso. -Signor Spini,se ci fosse qualcosa che non va ,se Antonio si comportasse male,non esiti a rimandarmelo qui. Quel ragazzo vive nella nostra comunità da quando era piccolo;è nato in un ambiente degradato,ha subito abusi,violenze indescrivibili.-la suora si fa scorrere un dito sulla guancia come per indicare la cicatrice che rovina il viso di Antonio: -Non saprei dirle se si ricorda,non parla quasi mai con nessuno. Io non mi sento di parlargli del suo passato. Nessuna famiglia lo ha voluto accogliere,lui ha sempre detto che la sua famiglia siamo noi suore. Sembra che non provi nessuna emozione. Arrivato alla maggiore età avrebbe dovuto andare via,in un’altra comunità,ma mi ha supplicata piangendo di tenerlo qui. Con quelli più piccoli è premuroso,non gioca mai con loro,non ride mai,ma ha tanta pazienza e se ne occupa. Io l’ho tenuto qui con la scusa che abbiamo bisogno di lui per aiutarci con i bambini,ma ogni tanto mi chiedo cosa sarà del suo futuro.- La mano di Marzio si posa sulla spalla della suora: -Andrà tutto bene,vedrà.- * * * * * * * * * * * * * Antonio è nella camerata,indossa un paio di jeans corti mezzi stracciati e una vecchia canottiera. Al dito l’anello d’oro che gli ha dato Marzio. Sta aiutando un bambino piccolo a vestirsi. La suora bussa con energia e apre la porta: -Antonio,c’è il signor Spini che è venuto a cercarti…- Antonio balza in piedi lasciando cadere la maglietta del bambino. Marzio gli fa un sorriso. Antonio si dimentica della suora,dei bambini e corre ad abbracciarlo coprendo di baci le guance lentigginose di Marzio che si tingono vagamente di rosso. La suora,che non lo aveva mai visto manifestare tanta felicità,è commossa e finge un tono severo: -Vestiti,Antonio! Il signor Spini mi ha detto che siete d’accordo:raccogli tutta la tua roba,da oggi vai a vivere con lui. Bada che se ti fai bocciare o gli dai dei dispiaceri,ti rispedisce qui col francobollo!- E gli da un colpo sul sedere come se attaccasse il francobollo. Antonio ha gli occhi fissi in quelli di Marzio,ride,si morde le dita e vorrebbe gridare al mondo che Marzio ha scelto lui! Marzio ha veramente scelto lui! -Spicciati! Bambini,voi andate giù a fare colazione. Signor Spini,venga a vedere come abbiamo migliorato la sala della ricreazione grazie alla sue donazioni. …tu,torna sulla terra!-allunga un’altra patta sul sedere di Antonio: -Raccogli quello che devi e vieni nel parlatorio!- La suora esce dalla camerata seguita da Marzio che si morde le labbra per soffocare la commozione. Prima di chiudere la porta si volta verso Antonio e si tira fuori dalla tasca dei jeans la macchinina rossa strizzando l’occhio:la vita che era stata tanto ingiusta,che sembrava finita ora ricomincia in modo inaspettato.
FINE
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