Ciò che state per leggere (perdonate la mia pazzia) è tratto da un bellissimo libro di Anne Rice “La Mummia” appunto. (Mi perdonino tutte le persone che l’hanno letto e a cui è piaciuto)

Alcune frasi (le più belle) e avvenimenti sono completamente copiati dal libro, naturalmente adattati alle mie necessità.

Tutto il resto è mio (non molto a quanto sembra) (;_;) e del grande Inoue

Ora vi lascio leggere i “miei” vaneggiamenti, abbiate pietà.

Grazie Kinuko.

 


La Mummia

capitolo IV - Il nuovo venuto

di Kinuko

 

- Ma di che diavolo stai parlando? Hai forse bevuto? Guarda che se ti sei cacciato in un altro guaio con la polizia, stavolta te la dovrai vedere da solo!-

Sasaki Sendoh guardava il figlio come se fosse uscito da chissà quale clinica per pazzi.

- Ti sto dicendo che quella cosa è uscita dal sarcofago e ha cercato di strangolarmi, ecco cosa ti sto dicendo! Maledizione! È viva e ha cercato d’uccidermi!-

- E tu hai lasciato Hanamichi da solo? Solo con…con… sei un deficiente!-

S’infilò alla bene e meglio la vestaglia da camera e senza preoccuparsi d’infilare le pantofole corse a cercare le chiavi dell’automobile, trovatele, si precipitò attraverso l’uscita, diretto alla vecchia casa affittata dal nipote per la mostra.

- Muoviti imbecille!-

Imprecò contro il figlio che lo guardava titubante dalla porta d’ingresso.

 

 

Yohei li trovò così, abbracciati.

La mummia, non appena lo vide entrare, liberò Hanamichi dall’abbraccio, che ancora stordito si costrinse a mantenersi in piedi da solo.

Yohei li guardava allibito dalla porta d’ingresso.

- Hana…ma…ma…questo chi diavolo è? E poi perché è nudo?-

Hanamichi si riscosse momentaneamente dallo stato di torpore in cui era caduto, voltò leggermente il capo verso la creatura, che poco prima lo teneva stretto fra le braccia, sbattendo nervosamente gli occhi, era tutto vero, non aveva sognato, la mummia era lì, in piedi e l’osservava con il solito sguardo freddo, ma un leggero sorriso incurvava gli angoli della bocca, caldo e seducente, Kami-sama è veramente bellissimo.

Voci allarmate provenienti da fuori lo svegliarono del tutto.

Dovevano fare in fretta, da lì a poco sarebbe scoppiato il finimondo.

- Hanamichi allora mi vuoi rispondere chi è costui?-

- Maledizione!te lo spiego dopo, ora va a chiudere la porta d’ingresso principale presto!-

- Ma…ma…-

- Niente ma, fa come ti dico, subito! Mentre io cerco di vestirlo alla bene e meglio, avanti muoviti! E non aprire fino a quando non te lo dico io, ora va!-

Hanamichi lo spinse frettolosamente, fuori della porta, poi si precipitò a richiudere il sarcofago, non appena Yohei mise il catenaccio alla porta, si sentì bussare ed il campanello risuonò furiosamente.

- Aprite polizia!-

I colpi diventarono insopportabili, Hanamichi afferrò la mummia per un braccio e trascinatolo lungo il corridoio, lo portò verso la stanza che avrebbe utilizzato come camera da letto non appena cominciata la mostra.

Il ragazzo moro sembrava totalmente indifferente a ciò che stava capitando, e lo seguì senza opporre alcuna resistenza.

Giunto accanto all’armadio ne estrasse dei vestiti, li aveva lasciati lì come cambio, si voltò verso la creatura, e lo trovò intento a respirare luce accanto alla finestra.

Ad Hanamichi parve che fosse diventato ancora più bello, i capelli rilucevano di riflessi neri corvini sotto la luce del mattino, ed il corpo pallido sembrava essere diventato ancora più energico, teneva gli occhi chiusi con il volto alzato, verso il fascio di luce, sembrava un dio sceso dall’Olimpo.

Il cuore mancò un battito, quando gli occhi d’ebano, penetranti e imperiosi, si posarono su di lui, deglutì cercando di attingere aria dalla riserva d’ossigeno dei suoi polmoni.

Altri colpi furiosi alla porta d’ingresso, lo riportarono nuovamente alla realtà.

Si diresse velocemente verso il ragazzo.

-Hanamichi!- disse dolcemente.

Hanamichi lo guardò stupito, poi annui, abbassando di poco il capo per non far vedere all’altro che era arrossito.

-Sì giusto, Hanamichi, ed ora per favore indossa questi-

-Ramses!-

Hanamichi alzò il volto di scatto, verso il ragazzo moro, che ora stava sorridendo.

Un sorriso caldo e avvolgente, semplicemente meraviglioso.

-Ramses- rispose lui in un sussurro.

 

Doveva andare, doveva riuscire a staccargli gli occhi di dosso.

Ancora un po’ e avrebbero buttato giù l’ingresso principale.

Con un enorme sforzo si staccò da lui, cercando di spiegargli che doveva vestirsi ed avere pazienza, che sarebbe tornato al più presto.

Si diresse velocemente verso la porta richiudendola alle sue spalle con un sospiro.

Corse trafelato verso l’entrata, Yohei eri lì ad aspettarlo, pallido e confuso.

Si fermò un secondo per darsi una calmata, tutto era a posto, e poi nessuno avrebbe mai creduto ad una storia simile, nemmeno lui, se non l’avesse visto con i propri occhi.

Respirò profondamente e disse a Yohei che poteva aprire la porta.

Suo Zio era lì in piedi di fronte all’ingresso, scalzo e con in dosso solo una vestaglia da camera.

Dietro di lui due poliziotti, e suo cugino Akira.

Li fece entrare nell’ampio ingresso.

- Ma che diavolo sta succedendo, zio è successo forse qualcosa alla zia? Stavo dormendo profondamente e non ho sentito il campanello, mi spiace!-

- Oh Hanamichi ero così preoccupato per te…Akira …Akira ha detto…-

- Sì, cosa ha detto Akira?-

Hanamichi lo guardava confuso, osservandolo per un lungo istante, per poi spostare lo sguardo direttamente sul cugino.

Hai tentato d’ammazzarmi bastardo! Non posso ancora crederci, ma perché…

Il cuore gli si strinse in una morsa dolorosa, ma non poteva permettersi di cedere proprio ora, avrebbe fatto i conti più tardi con suo cugino.

- Lo sai benissimo cos’è successo…-

Akira Sendoh faticava e non poco a mantenere la calma, aveva i nervi a fior di pelle.

- Dillo! Dì quello che è successo!-

- Non so proprio di cosa tu stia parlando, Akira-

- Il sarcofago…il sarcofago della mummia…voglio vederlo!-

- Senti Akira, adesso mi stai proprio facendo perdere la pazienza! Ti presenti qui con due poliziotti, e lo zio in queste condizioni, guardandomi allucinato, pretendendo cose assurde.

Il sarcofago della mummia non si tocca, capito!

Non è un giocattolo, che puoi guardare a tuo piacimento, sono resti preziosi, che il museo del Cairo mi ha affidato, io non ho tempo da perdere dietro le tue idee astruse, qualunque esse siano!-

- Ma…-

- Adesso taci! Brutto imbecille!-lo zio di Hanamichi era davvero furioso.

- Ed ora se volete scusarmi, io avrei un certo da fare-

Hanamichi stava per congedarsi quando seguendo lo sguardo allibito del cugino e delle altre persone, non vide Ramses avanzare verso di loro senza alcun rumore.

Il rosso era rimasto senza fiato.

Era regale.

E li guardava con sguardo penetrante e freddo.

I semplici vestiti che gli aveva dato non ne sminuivano affatto la regalità, nonostante fossero leggermente ampi, il moretto spostò lo sguardo direttamente su Akira, che incapace di reggerne il confronto voltò il capo di lato, arrossendo.

Silenzio.

Fu Hanamichi ad interrompere la stana atmosfera creatasi all’arrivo di quel’insolito ragazzo.

- Eemm…zio…lui è…lui è Kaede, sì Kaede Rukawa ed è un mio vecchio compagno d’università, è venuto trovarmi e si fermerà per qualche giorno e ora se volete scusarmi devo occuparmi del mio ospite-

Hanamichi era sicuro che Akira avesse capito, ma ebbe il buon senso di non dire assolutamente nulla, mentre Rukawa non gli staccava gli occhi di dosso.

- Beh! Allora se le cose stanno così…se tu stai bene…scusaci per il disturbo nipote caro, a volte Akira è un po’…come dire…-

- Oh! Non devi giustificarti per Akira zio, lo sappiamo tutti che a volte è un po’ impulsivo…-

Così dicendo prese sotto braccio lo zio e abbracciatolo lo accompagnò alla porta.

I poliziotti li seguirono, stessa cosa fece Akira che mantenne una certa distanza dal nuovo venuto.

Hanamichi guardò lo zio, allontanarsi, con affetto.

Un dolore più forte di prima gli strinse il cuore, per lo meno qualcuno che gli volesse veramente bene c’era.

Calde lacrime premettero dagli occhi serrati, pronte ad uscire.

Le ricacciò indietro e con un sospiro, richiuse la porta d’ingresso, poi si diresse verso il salottino adiacente la stanza della mostra.

Nel giro di una mezzora aveva spiegato per filo e per segno, tutta la storia a Yohei.

Rukawa si limitava ad osservarlo.

Non aveva fatto altro che quello, Hanamichi sentiva quello sguardo penetrante su di sé, e non poteva fare altro che ascoltare il battito impazzito del suo cuore, mentre parlava.

Si voltò verso di lui, e quello che vide lo lasciò fulminato.

Rukawa aveva gli occhi fissi sul suo torace, sembrava osservarlo alzarsi ed abbassarsi, poi fece scivolare lo sguardo languido, dal torace alla sua bocca, lì si fermò per qualche istante, fino a terminare nei suoi occhi.

Quello che vi lesse Hanamichi, fu inequivocabile.

Vi poteva leggere desiderio e passione.

Un brivido improvviso e delizioso lo percorse lungo tutta la schiena, staccò bruscamente lo sguardo da lui, voltando il capo di lato.

No! Non era possibile, si era certamente sbagliato, per fortuna Yohei non sembrava essersi accorto del suo imbarazzo.

Yohei era sconvolto, aveva bisogno d’aria e di rimettere in sesto tutti i pensieri.

Quello che gli aveva raccontati Hanamichi era a dir poco incredibile.

Ma la prova della inconfutabile verità era lì a pochi passi da lui, seduto tranquillamente sul divano.

Si alzò dalla poltrona, doveva assolutamente uscire da quella stanza, o sarebbe certamente impazzito.

- Vado…vado a prendere del cibo per il nostro ospite, avrà sicuramente fame, torno subito-

Hanamichi lo guardò dirigersi con passo rigido verso la porta, poi riportò lo sguardo, un po’ titubante sul ragazzo silenzioso seduto sul divano.

Stava sorridendo, lo stesso identico, meraviglioso sorriso che gli aveva riservato non più di un ora fa, nell’altra stanza.

Stavolta non era solo caldo e sensuale, ma anche carico d’affetto.

Hanamichi sussultò, oddio era irresistibile, se avesse potuto gli avrebbe gettato le braccia al collo e… e fatto cosa?

Oddio era meglio non pensarci, no! Non doveva assolutamente pensarci.




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