Ciò
che state per leggere (perdonate la mia pazzia) è tratto da un bellissimo
libro di Anne Rice “La Mummia” appunto. (Mi perdonino tutte le persone
che l’hanno letto e a cui è piaciuto)
Alcune frasi (le più
belle) e avvenimenti sono completamente copiati dal libro, naturalmente
adattati alle mie necessità.
Tutto il resto è mio
(non molto a quanto sembra) (;_;) e del grande Inoue
Ora vi lascio leggere i
“miei” vaneggiamenti, abbiate pietà.
Grazie
Kinuko.
La Mummia capitolo
II - La mostra di
Kinuko
LA MALEDIZIONE DELLA MUMMIA
UCCIDE UN GIOVANE FOTOGRAFO.
“Ramses il dannato non
perdona chi disturba il suo sonno”
- Idioti! Sono tutti un
branco d’idioti-
- Calmati Hanamichi,
infuriarsi non serve a nulla-
Tutti i più importanti
giornali locali, non facevano altro che parlare della mummia e della
maledizione, ricamandoci sopra storie assurde e totalmente improbabili, a
cui nemmeno un bambino avrebbe creduto, ma a leggere tutte quelle cavolate
non erano bambini, purtroppo.
- Anzi è una fortuna
che il museo ci abbia concesso di fare comunque la mostra, anche se credo
che arrivati a questo punto, nemmeno il padre eterno avrebbe potuto
impedirtelo-
Hanamichi guardò
l’amico biecamente, trattenendosi dal mollargli un sonoro pugno sul
viso, richiuse invece, in malo modo il giornale che stava leggendo,
gettandolo nel cestino dei rifiuti accanto alla scrivania.
Si mosse lentamente
nella stanza, raggiungendo la finestra, guardò il movimento per strada,
passanti mattinieri, una donna con un bambino in braccio parlava
animatamente con un vecchio, mentre il bambino sembrava non voler smettere
di piangere.
Una guardia del museo,
che li piantonava minuto per minuto.
Ma cosa credevano
quegli idioti, che sarebbe fuggito oltre mare con la mummia in spalla?
Erano arrivati appena
da un giorno e già non vedeva l’ora di ritornare in Egitto.
Si era sempre chiesto
come mai l’amasse tanto, forse per via del caldo perenne, o per la
bellezza selvaggia, ancora incontaminata di quei luoghi ricchi di sabbia
dorata, non lo sapeva…
Sospirò, sentendo
crescere in lui una nostalgia che andava ben oltre il semplice fatto di
non essere più lì.
Ancora per poco, pensò,
ancora per poco.
La voce lontana di
Yohei lo riportò alla realtà.
- Cosa…cosa hai
detto?-
- Insomma possibile che
tu non mi stia mai ad ascoltare?-
Hanamichi guardò
l’amico, si passò una mano nervosa fra i capelli, erano lunghi e
morbidi, gli arrivavano quasi alle spalle, ed erano rossi.
Di un bel rosso, a
detta di molti, ma a lui, provocavano non pochi fastidi.
Ogni volta che
passeggiava per le strade affollate, la gente, si voltava a guardare quel
gigante dalla testa rossa, e molti si ritraevano spaventati, forse anche
per questo amava l’Egitto.
Là nessuno faceva caso
a lui.
Il viso era regolare,
non si considerava bello, ma nemmeno da buttare, non aveva avuto molte
donne, e se doveva proprio essere sincero, non gli interessavano poi
molto.
Si chiedeva spesso il
perché anche di questo, ma la risposta che si dava era sempre la stessa.
Non aveva tempo, che
per l’archeologia.
L’immagine di due
occhi neri come la pece e gelidi come una notte d’inverno, attraversò
per una frazione di secondo la sua mente.
Scosse lentamente la
testa, sbuffando fuori l’aria come una locomotiva in partenza.
- Allora! Mi vuoi
ascoltare sì o no?!-
Yohei gli si parò
davanti con fare minaccioso, se avessero fatto a botte, sicuramente il suo
amico avrebbe perso, ma lui non ne sarebbe uscito illeso, forse era meglio
non contrariarlo oltre.
Scoppiò in una
fragorosa risata, Yohei lo guardò furioso, non sopportava che Hanamichi
lo prendesse in giro, ma adorava vederlo ridere.
Bellissimo, era
tutto ciò che gli veniva in mente, mentre la rabbia stava via via
scemando
Si scostò un poco da
lui, averlo vicino gli provocava sempre uno strano effetto, e Hanamichi
non doveva accorgersi di nulla.
- Dobbiamo organizzare
la mostra, sicuramente dopo tutta quella pubblicità, un sacco di gente
vorrà vedere Ramses il dannato-
- Già! Tutta quella
pubblicità non ci voleva, i funzionari del museo non volevano lasciarmi
fare la mostra per paura della maledizione, idioti! Stupidi idioti
superstiziosi, quell’imbecille di un fotografo è morto avvelenato. Sicuramente
pensava che i vasi potessero contenere preziosi e ne ha toccato la
polvere. Ha avuto solo quello che si
meritava-
- Hanamichi non dire
così, bisogna portare rispetto verso i morti, tu dovresti saperlo bene,
ma ora basta, hai ottenuto ciò che volevi, quindi pensiamo a come
organizzare il tutto ok?-
- Per prima cosa direi
di andare a vedere se il nostro amico faraone è comodo nella sala in cui
lo abbiamo disposto, e poi devo ancora finire di tradurre alcune
pergamene-
Fecero per uscire
quando Yohei si bloccò improvvisamente, Hanamichi sbatté contro di lui
facendolo avanzare di un passo.
- Ma che cavolo ti
prende adesso?-
- No…è che…mi è
appena tornato in mente il volto di quel povero fotografo, esprimeva un
terrore folle, come se…non so!-
- Hei! Mito, non ti
farai condizionare anche tu da tutte quelle baggianate che scrivono i
giornali, non esiste nessuna maledizione, e poi se stessi per morire
avvelenato, senza via di scampo, penso che anch’io avrei un volto
sconvolto dal terrore non trovi?-
- Sì…forse hai
ragione tu!-
- Certo come sempre del
resto! Sono o non sono il migliore di tutti!il genio Sakuragi? Hahahaha-
- Sì come no, nei tuoi
sogni forse-
Yohei corse come un
razzo fuori dalla porta della stanza d’albergo in cui alloggiavano
momentaneamente, senza attendere la risposta, da cui
ne sarebbe certamente scaturita una rissa, contrariare Hanamichi
era pericoloso, ma rimanere a vederne l’effetto era da pazzi!
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