Ciò
che state per leggere (perdonate la mia pazzia) è tratto da un bellissimo
libro di Anne Rice “La Mummia” appunto. (Mi perdonino tutte le persone
che l’hanno letto e a cui è piaciuto)
Alcune frasi (le più
belle) e avvenimenti sono completamente copiati dal libro, naturalmente
adattati alle mie necessità.
Tutto il resto è mio
(non molto a quanto sembra) (;_;) e del grande Inoue
Ora vi lascio leggere i
“miei” vaneggiamenti, abbiate pietà.
Grazie
Kinuko.
La Mummia capitolo
I - Il ritrovamento di
Kinuko
Per una frazione di
secondo i flash delle macchine fotografiche lo accecarono.
Fotografi…
Erano ormai mesi che li
aveva alle costole.
Il crepuscolo sulle
colline del Cairo si fece più scuro, stava per succedere qualcosa.
Finalmente dopo mesi di
duro lavoro, Hanamichi Sakuragi era finalmente alle soglie di una scoperta
eccezionale.
N’era sicuro, lo
sentiva, era il più giovane archeologo mai esistito sulla faccia della
terra, e finalmente avrebbe fatto vedere a tutti quanto valeva.
S’infilò nello
stretto passaggio, e osservò le lettere incise sulla porta di marmo.
- Qualcuno faccia un
po’ di luce, per la miseria!-
Il fascio di luce della
torcia sfolgorò, direttamente sulle inscrizioni.
Geroglifici dorati,
incisi su pregiatissimo marmo italiano.
Non aveva mai visto
nulla di simile.
- Predatori di
morti, guardatevi da questa tomba se non volete svegliare il suo
occupante, perché la sua collera è incontenibile-
Lanciò un’occhiata
interrogativa a Yohei Mito, il suo assistente, che stava tenendo ancora la
torcia, puntata contro le inscrizioni.
- Secondo te cosa può
voler dire?-
- Non so, continua a
leggere-
- Il mio nome di
faraone è Ramses l’immortale, regnante dell’alto e basso Egitto.
Sterminatore di
popolazioni intere, costruttore di templi, amato dal mio popolo.
Nell’anno della
sua morte, io mi affido alle tenebre eterne.
Guai a chi oserà
risvegliare Ramses il dannato-
Un brivido corse,
serpeggiante, lungo tutta la spina dorsale dell’archeologo, la voce
oramai, solo più che un sussurro, deglutì aria.
Alcuni fotografi,
riuscirono a penetrare nello stretto passaggio, i flash cominciarono a
scattare a ripetizione.
- Ma che cazz…
mandateli via! Fateli uscire maledizione!-
Si scagliò contro di
loro colpendone uno in pieno volto, e mandandolo letteralmente a gambe
all’aria, la macchina fotografica si ruppe, il fotografo si lamentò
dolorante, al che afferratolo per la giacca lo scaraventò fuori, oltre
l’ingresso.
-FUORI DI QUI, HO
DETTO!-
- Stai calmo Hanamichi,
sono usciti tutti, forza riprendiamo il lavoro-
Sentì la mano calda di
Yohei poggiarsi sul braccio, e tirarlo verso l’inscrizione, doveva
ancora finire di tradurla.
Aveva reagito in modo
spropositato, lo sapeva, ma non era riuscito a trattenersi.
Era come se dovesse
difenderlo… bloccò il pensiero sul nascere, difendere chi?
Scosse leggermente la
testa in segno di negazione, e riprese la lettura.
-Attenti a voi,
io dormo come dorme la terra sotto il cielo della notte, o sotto la neve
dell’inverno, e se sarò risvegliato, non ci sarà uomo capace di
assoggettarmi!-
Per un attimo Sakuragi
rimase senza parole, incapace addirittura di un pensiero razionale, la
voce del suo amico lo riportò alla realtà.
- Non mi piace,
qualunque cosa significhi è di sicuro una maledizione, e poi guarda
l’inscrizione è ripetuta addirittura in greco e in latino.
No! Non mi piace per
niente, prevedo solo guai!-
- Forza proseguiamo con
gli scavi!-
- Allora non mi stai
ascoltando, questa scritta, ha tutta l’aria di una maledizione, se fossi
in te farei le cose con calma-
- Accidenti Yohei,
abbiamo lavorato tra queste colline per due anni, due lunghi anni, e ora
che siamo davanti alla scoperta più sensazionale del secolo, tu vuoi
andare con calma? Beh, Io no!-
Uscì dallo stretto
passaggio con furia, lasciando l’amico sbigottito, e un po’ confuso.
Hanamichi era sempre
stato un tipo alquanto imprevedibile e impetuoso, ma ora si comportava
come se tutto ciò fosse di vitale importanza, e da un lato lo capiva, da
quando erano iniziati gli scavi, due anni fa, aveva dovuto combattere
contro l’ambasciata del Cairo, che gli intimava di smettere le ricerche,
pochi fondi a disposizione, e poche possibilità di riuscita, ma Hanamichi
aveva sempre avuto fiuto per le ricerche, ed un talento naturale per il
suo lavoro, ed ora che finalmente, aveva fatto una scoperta eccezionale,
l’ambasciata e i funzionari del museo del Cairo gli avrebbero portato
via tutto.
Già! C’era proprio
di che stare allegri, ma non era solo quello, no, stavolta sentiva che
c’era qualcosa di diverso in ballo.
C’era molto di più,
anche se ora gli sfuggiva il nesso, sospirando si decise ad uscire
all’aria aperta.
L’aria calda della
sera l’investì, la sensazione di tepore improvvisa, gli provoco un
brivido freddo lungo la schiena, o forse erano i suoi pensieri a fargli
quell’effetto?
Scotendo la testa si
diresse verso il sentiero che conduceva alle tende illuminate, doveva
assolutamente far ragionare quella testa calda.
La porta di marmo era
stata rimossa con cautela e ora sostava beata all’interno della sua
tenda, la dinamite era stata sistemata, tutto era pronto, fece un cenno
d’assenso, e un boato esplose facendo tremare la terra fin sotto i suoi
piedi, Ramses il dannato, sto arrivando.
I flash delle macchine
fotografiche continuavano a scattare a ripetizione, Hanamichi non ci fece
caso, l’eccitazione che provava in quel momento era indescrivibile, si
diresse quasi correndo verso l’entrata, la polvere sollevata lo faceva
tossire, gli bruciavano gli occhi, ma forse quello non era dovuto alla
polvere.
Un presa forte sul suo
braccio lo trattenne, proprio all’entrata della tomba, Yohei lo fissava
con sguardo preoccupato.
- Aspetta, potrebbero
esserci delle trappole…-
- Levati di mezzo!-
Accese la torcia, entrò.
Le pareti erano
decorate con geroglifici dorati, una frescura inaspettata lo fece
rabbrividire, il cuore gli stava scoppiando in petto, da tanto era veloce,
i flash delle macchine fotografiche scattarono di nuovo, e di nuovo senti
nascere in lui quella strana sensazione di protezione, mista ad una furia
cieca, perché non volevano lasciarlo in pace? Perché?
- Uscite subito da qui!
Vi dirò io quando potrete entrare!Yohei falli subito uscire!- urlò con
ira.
Alcuni fotografi
protestarono, altri uscirono senza battere ciglio, non volevano ripetere
l’esperienza di poche ore prima.
Dopo dieci minuti di
confusione la pace era tornata in quella tomba dimenticata dal tempo e
dagli uomini.
Di fronte a Hanamichi
si parava uno scrittoio, pieno di vasi d’alabastro, e papiri arrotolati,
solo quelli dovevano valere una fortuna.
- Guarda, Hana il
sarcofago della mummia
Hanamichi lo aveva già
notato, gli occhi puntati sul sarcofago interno che non aveva nulla da
invidiare a quelli rinvenuti nella valle dei re.
Hanamichi puntò la
torcia sul volto splendidamente dipinto, gli occhi ornati di nero, le
labbra modellate in modo squisito, un mancamento lo fece barcollare, la
luce puntata sul volto del faraone tremò fino a scomparire, Hanamichi
dovette appoggiarsi al sarcofago per non cadere, la mente proiettata
lontano….
*****
L’antico Egitto,
un regno d’immenso splendore, e Cleopatra n’era la regina.
La prima volta che
lo vide, che vide il grande Ramses l’immortale, lui era solo uno schiavo
di Cleopatra e loro erano amanti.
Era bellissimo, gli
occhi d’ebano erano di una freddezza spaventosa, fieri e carichi di un
fuoco inestinguibile.
I capelli corvini
incorniciavano un viso senza tempo, quasi androgino nella sua delicatezza
e perfezione, le labbra dolcemente modellate, di un rosso rubino, parevano
sempre imbronciate.
Da quando era
diventato servo di Cleopatra, aveva spesso occasione di scorgerlo, non
l’aveva mai visto ridere.
La regina lo aveva
mandato a chiamare perché servisse loro del vino e della frutta,
Cleopatra aveva sempre fame dopo aver fatto l’amore.
Giacevano nudi, sul
grande letto, un leggero lenzuolo di seta nera a coprire ben poco di quei
corpi che parevano scolpiti da un esperto scultore.
Si avvicinò piano,
era arrossito, il faraone dormiva o così almeno sembrava, le labbra
leggermente schiuse, si rammaricò di non poter osservare, anche di
sfuggita, i suoi splendidi occhi.
Un errore…il piede
incespicò contro un bauletto poggiato al lato del letto, la brocca del
vino si ruppe in mille frammenti, due occhi d’ebano incrociarono i suoi,
per un istante il suo cuore smise di battere.
*****
Sentiva la voce
angosciata di Yohei, chiamarlo da lontano, gemette, la testa gli doleva in
maniera quasi insopportabile, ma cosa diavolo era successo? Non lo
ricordava.
Aprì lentamente gli
occhi, Yohei lo guardava nervoso, era sdraiato sulla branda nella sua
tenda, lentamente si mise a sedere.
- Stai bene?-
- Credo di sì, ma
cos’è successo?-
Ricordava ben poco,
solo che erano scesi nella tomba, si era avvicinato al sarcofago, aveva
osservato quel volto di straordinaria bellezza inciso sul marmo del
sepolcro, e poi il buio.
Si portò una mano alla
fronte, dio il dolore lo stava facendo impazzire.
- Sei svenuto, brutto
idiota, ecco cos’è successo-
- Ma...ma la tomba….
E i fotografi…non li avrai mica lasciati entrare spero, devo tornare lì,
devo sapere…-
Fece per alzarsi, ma le
gambe non lo ressero, fu costretto a rimettersi disteso.
- Tu non vai da nessuna
parte, e per quel che riguarda la tomba, non preoccuparti è ben protetta,
non entrerebbe nemmeno una mosca.
Per ora riposa, gli
avvenimenti della giornata devono averti stancato molto, penserò a tutto
io, stai tranquillo-
- Già! Sicuramente è
stato lo stress, passami un cachet per favore ho un mal di testa che mi
sta spaccando in due, riposerò un paio d’ore, ma poi tornerò alla
tomba, tu intanto chiama i manovali e di loro che comincino i lavori per
sollevare il coperchio, ma assicurati che non lo facciano senza di me, e
che non tocchino nulla, mi raccomando!-
Yohei lo guardò con
fare sconsolato, gli passò il cachet e un bicchiere d’acqua, e senza
aprire bocca, tanto non sarebbe servito, si diresse sospirando verso
l’uscita della tenda.
- Yohei!-
- Che c’è ancora?!-
-Grazie!-
Yohei si voltò
sorpreso, Hanamichi stava sorridendo, uno di quei sorrisi che ti sciolgono
il cuore, e ti scaldano l’animo fin nelle fondamenta.
Si chiese perché
doveva proprio essersi innamorato di un tipo come lui.
Perché è
impossibile non farlo, si rispose, e uscì.
- Non toccate i
resti di Ramses l’immortale, anche questo è scritto sul
sarcofago, in tutte e tre le lingue, sei ancora sicuro di volerlo fare?-
Hanamichi sbuffò
appena, non degnò l’amico nemmeno di una risposta.
-Proseguiamo, alzate il
coperchio lentamente-
La sagoma umana tutta
fasciata, era stata messa in piedi e appoggiata alla parete.
Hanamichi manteneva lo
sguardo fisso su colui, che un tempo, doveva essere stato un uomo
vigoroso.
Per un istante un senso
di soffocamento lo colse alla sprovvista.
Le membra scarne
avvolte dalle bende ingiallite…le braccia intrecciate sul petto… per
un attimo il tutto gli parve irreale, e la figura originale di
quell’uomo importante, fece capolino nella sua mente, riportando a galla
parte del sogno fatto, mentre si trovava svenuto.
Gemette.
- Stai bene?-
Una mano ferma, si era
poggiata sulla sua spalla, liberandolo da quella specie di trans in cui
era caduto.
Sempre il caro,
premuroso Yohei.
- Sì, sì sto
benissimo-
- Fuori ci sono i
fotografi che premono per entrare!-
- Beh, di loro di
andare a farsi fottere, ok?-
Hanamichi allungò la
mano e toccò la mummia con la punta delle dita, sfiorandola appena, quasi
con reverenza, si poteva intravedere, al di sotto delle bende la sagoma
del volto, gli occhi chiusi, una smania irrefrenabile di vedere se erano
belli come li aveva sognati, lo colse.
Si trattenne a stento,
dallo strappare tutte le bende che avvolgevano quel viso misterioso.
Le dita scesero a
sfiorarne le labbra….Rosse e dolci…sembravano malinconiche, ma
nonostante tutto serene.
- Chissà se ho fatto
bene a riportarti alla luce, Ramses il dannato?-
Per un misero istante,
fu certo che la risposta non fosse quella che sperava.
C’era molto rumore
all’esterno, i fotografi che continuavano a fare la posta attorno
all’entrata, molte persone erano giunte da luoghi vicini per curiosare,
e sicuramente stavano per arrivare anche i funzionari dell’ambasciata e
del museo.
A questi ultimi
preferiva non pensare.
Era seduto di fronte
all’antico scrittoio, di tanto in tanto lanciava qualche occhiata di
sfuggita all’antico re immobile alle sue spalle.
Addormentato, ecco cosa
sembrava.
-Ramses l’immortale,
sicuramente deve trattarsi di uno scherzo, e di pessimo gusto per giunta,
Come puoi veramente
credere che quest’uomo sia sopravvissuto ai secoli?-
- Non lo dico io lo
dicono questi scritti-
- E che addirittura
fosse l’amante di Cleopatra, andiamo Hanamichi è ridicolo!-
- Senti Yohei, anche
per me non è facile credere che un faraone che dovrebbe essere morto
secoli prima di Cleopatra, corrisponda con lei.
Questa che ho in mano
caro amico, è proprio una lettera della regina d’Egitto, in cui lo
implora di non abbandonarla, a quanto pare le cose tra i due non dovevano
essere proprio idilliache-
Posò la lettera da una
parte.
Quando avrebbe avuto
tempo, Yohei, avrebbe visto da sé cosa conteneva quello scritto.
- E poi se credi alle
maledizioni perché non dovresti credere all’esistenza di un uomo
immortale?-
- Non prendermi in giro
Sakuragi, sono stato testimone di molte maledizioni e tu lo sai, ma fino
ad ora non mi è mai capitato d’incontrare un uomo immortale, perché tu
si?-
- No nemmeno io ne ho
mai incontrato uno però mi piace credere che il nostro amico qui, lo sia-
Yohei prese ad
osservare la mummia sbuffando, a volte Hanamichi era proprio un bambino.
- Yohei! Senti qui.
“La sua bellezza
sarà la mia eterna ossessione, come lo saranno il suo coraggio e la sua
dolcezza.
La sua passione per
la vita da sembrare quasi disumana.
Amo.
Io Ramses
l’immortale, amo per la prima volta, veramente, qualcuno.
Qualcuno che non
potrà più appartenermi, e che ora appartiene solo alla morte.
E ora mi ritiro in
questa stanza solitaria, dove i miei servi mi rinchiuderanno per sempre
nel dolce sonno simile alla morte”
Sicuramente non si
stava riferendo a Cleopatra, visto il loro rapporto burrascoso, chissà
chi era la fortunata di turno? A quanto vedo doveva amarla veramente
molto, per rinunciare all’eternità-
- Avanti Hana, tutto ciò
è pura follia, tu mi stai dicendo che credi veramente, che questa mummia
sia un faraone egizio, sopravvissuto ai secoli, e magari ora si risveglierà
incazzato nero per l’intromissione, e ci ucciderà entrambi, è che ne
dici? Ti piace l’idea? Oppure sarà così stupito da questo nuovo mondo,
che non ci farà fuori, ma vorrà visitarlo e noi saremo costretti a
fargli da cicerone, il che è peggio! Hana,
questo è più morto di un morto. Ma
ammettendo, lo dico solo come ipotesi, che tutto ciò fosse vero, mi
spieghi come avrebbe fatto?-
- Non lo so, ma lo
scoprirò presto, se avessi solo un po’ più di tempo!-
Yohei lo guardò
stupito, sbuffando si diresse verso l’uscita
- Io vado a mangiare
qualcosa e a dormire un po’, e se avessi un po’ di cervello, cosa di
cui al momento dubito molto, faresti lo stesso anche tu-
E senza più aprire
bocca lasciò il suo amico a rimuginare sulle pergamene di Ramses
l’immortale.
Aveva poco tempo, prima
che quello stupido archeologo e l’idiota del suo assistente tornassero
alla tomba.
Aveva pagato
profumatamente la guardia all’entrata, perché lo facesse entrare, ma ne
sarebbe valsa la pena.
Avrebbe avuto il suo
scoop a tutti i costi, e l’avrebbe fatta pagare a quella scimmia rossa
di un archeologo che aveva osato malmenarlo.
S’immaginava già la
fortuna che avrebbe fatto vendendo le sue foto a tutti i più importanti
giornali locali e non, tutti avrebbero voluto l’esclusiva, ma lui le
avrebbe vendute, solo a chi gliele avrebbe pagate di più, sarebbe
diventato famoso, famoso e ricco.
E se era abbastanza
fortunato, forse, sarebbe anche riuscito a trafugare qualcosa di prezioso
per sé.
Scese lo stretto
passaggio, la temperatura si era fatta più fredda, ma non ci fece caso,
tanta era l’eccitazione.
Entrò nella stanza
facendosi luce con una torcia, illuminò distrattamente il soffitto,
sembrava puntellato di stelle, quegli egizi ne sapevano una più del
diavolo, e tutto per un morto!
Puntò il fascio di
luce sulle pareti, c’erano geroglifici dappertutto, ed erano d’oro
massiccio, quanto ben di dio sprecato per un fossile di duemila anni
prima.
Ed eccolo lì.
Si avvicinò lentamente
stando ben attento a dove metteva i piedi, non voleva certo rompersi
l’osso del collo, magari inciampando in chissà quali altre schifezze
conteneva quella stanza.
Puntò il fascio di
luce proprio sulla mummia, dio che disgusto, non capiva proprio come
alcune persone potessero ritenere interessante una schifezza simile.
La guardò, i tratti
del corpo erano ben modellati sotto le bende allentate, si voltò
nauseato, fece per allontanarsi quando un rumore lo fermò, si voltò
nuovamente a guardare la mummia, cos’era stato? Un fruscio? No, sembrava
più un sospiro, che un fruscio.
E da dove veniva? Dalla
mummia?
Scosse lentamente la
testa, e dalla gola gli uscì una risatina nervosa, quell’ammasso di
carne putrida gli stava giocando brutti scherzi, e la sua fantasia faceva
il resto.
- Hei amico, rimani lì
a guardarmi mentre sbircio tra le tue scartoffie, e magari dopo che avrò
guardato un po’ in giro, mi porto via l’anello che porti al dito.
Tanto a te non serve più!-
Sorrise di scherno
verso il suo immobile ascoltatore, e lentamente si diresse verso lo
scrittoio pieno di vasi strani e pergamene.
Le foto potevano anche
aspettare, prima voleva cercare qualche prezioso, poi avrebbe fatto le sue
foto, anche al morto, e se ne sarebbe andato tranquillo com’era venuto.
Doveva sbrigarsi gli
rimaneva veramente poco tempo.
Spostò la sua
attenzione su i vasi, le pergamene non erano di suo interesse, ma i vasi
magari contenevano delle pietre preziose o monete d’oro, decise di
aprirne uno.
Polvere violetta, solo
una stupidissima polvere, la toccò con un dito, annusandone l’odore.
Non ne aveva, sembrava
solo fine sabbia colorata, non si diede nemmeno la pena di richiudere il
coperchio.
Poi di nuovo quel
rumore, ma che cos’era? Puntò il fascio di luce di nuovo verso la
mummia, sembrava meno avvizzita di prima, possibile? Anche i contorni del
viso sembravano più lineari, e le bende possibile che fossero più
strette?ora sembravano aderire al corpo quasi come una seconda pelle, e
quelli che intravedeva attraverso le bende che fasciavano il capo, non
erano forse capelli? Sì sembravano proprio capelli, di un lucente nero
corvino.
Distolse lo sguardo, un
po’ spaventato, stropicciandosi gli occhi con le dita, tutto questo era
ridicolo, e a lui stavano saltando i nervi.
- Vecchio mio, ti stai
arrugginendo, ora hai perfino le allucinazioni, forse è meglio se ti dai
una mossa, o finisce che qui ci muori-
Un brivido di freddo,
lo percorse per tutta la spina dorsale, ma a cosa diavolo andava a pesare
in un frangente simile?
Si voltò nuovamente
verso lo scrittoio, spostò senza curarsene e con mala grazia, alcune
pergamene, e finalmente sotto di esse trovò alcune monete d’oro,
accidenti solo quelle dovevano valere una fortuna.
Le prese in fretta,
infilandosele in tasca, non sapeva perché ma dentro di lui stava nascendo
l’urgenza di uscire al più presto
da lì.
Anche senza foto,
grazie a quelle monete, avrebbe vissuto come un re per tutta la vita.
Un altro fruscio, il
panico crebbe a dismisura, doveva uscire subito da lì, e doveva farlo in
fretta.
Fece per allontanarsi
dallo scrittoio quando la sensazione di essere osservato lo immobilizzò
sul posto.
Sì ecco cos’era si
sentiva osservato, ma da chi? Era solo in quella stanza, solo con…
Si voltò di scatto
puntando il fascio di luce direttamente sul volto della mummia, due occhi
scuri come l’inferno lo stavano fissando da sotto le bende.
La mummia stava
fissando proprio lui?
Com’era possibile?
Quell’impressione
scatenò un urlo disumano, che rimase imprigionato tra le sue labbra, uno
strano pizzicore agli occhi gli impedì di pensare ad altro, li fregò
ancora d’istinto, ora il pizzicore aveva lasciato il posto ad un
bruciore violento.
Il dolore divenne
insopportabile, non ci vedeva più, continuava a strofinarsi gli occhi con
le dita, ma il dolore non faceva che aumentare, ora sembrava prendergli
anche la testa.
Inciampò in qualcosa,
cadde a terra con un sussulto, il capo stretto in una morsa d’acciaio di
dolore, le mani si contrassero in spasmi involontari e convulsi.
Un liquido caldo prese
ad uscire a fiotti dal naso e dalla bocca, si rotolò contorcendosi su se
stesso,
Alcune monete
scivolarono fuori della tasca in cui le aveva messe, l’urlo che aveva
trattenuto prima uscì come un rantolo strozzato.
L’ultima cosa che gli
parve di udire prima di perdere definitivamente i sensi, fu una risata
sommessa .
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